“Guardami oltre…”. I risultati

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In concomitanza con il Festival di Sanremo ed in collaborazione con il Comune di Sanremo e il Comune di Napoli e con Rai Responsabilità Sociale, si è conclusa la rassegna “Guardami oltre…!” (Sanremo per il sociale) che, giunta al suo terzo anno consecutivo, ha registrato un assoluto consenso di pubblico ed operatori del settore. La prestigiosa location del Teatro del Casinò di Sanremo ha infatti ospitato, nei pomeriggi dal 7 all’11 febbraio, oltre 100 persone per 20 progetti artistico-sociali relativi a sette regioni d’Italia: Liguria, Piemonte, Lombardia, Marche, Lazio, Campania, Emilia Romagna.

La manifestazione ideata da Gino Aveta e Patrizia del Vasco e presentata da quest’ultima insieme a Maurizio Ferrini nasce senza alcuna finalità di lucro, ma esclusivamente dal desiderio di sostenere e dare visibilità a quanti in Italia si adoperano a favore di categorie sociali fragili. Accanto a loro hanno sfilato sul palco artisti del calibro di Peppe Vessicchio che, con Il Sesto Armonico, ha presentato il nuovo Cd “Parenti latini” e il libro “La musica fa crescere i pomodori”; Vittorio De Scalzi, che ha ripercorso brevemente in un emozionante live musicale i suoi 50 anni di carriera; Don Backy, con la presentazione in anteprima del suo nuovo album “Pianeta donna” e fautore di un dibattito sul tema del disagio mentale che affrontò proprio in occasione di un festival di Sanremo qualche decennio fa con il brano “Sognando”; Roberta Alloisio e Armando Corsi nell’esibizione del loro nuovo CD dedicato a Luigi Tenco a 50 anni dalla morte; Anna Bischi Graziani vedova di Ivan che, oltre a presentare il nuovo triplo Cd dedicato al grande cantautore teramano, ha testimoniato la causa di un popolo dimenticato, il popolo Saharawi; Zibba, già presente al festival di quest’anno come compositore con due brani, ha presentato il suo nuovo singolo “Universo”; il grande chitarrista Antonio Onorato; oltre a giovani artisti come B and B&B, Jole Cannelli e Leonardo Marcucci,  e Susy Barbato, artista diversamente abile che ha presentato un suo brano inedito in cui denuncia il trattamento delle persone non normali: “L’Universo dei diversi”.

Abbiamo concepito questo progetto – afferma Patrizia del Vasco – all’insegna della solidarietà, dell’impegno civile, nella consapevolezza che nessuno può vivere solo per sé stesso, che si vince e si è felici solo insieme, che incoraggiare e sostenere la vita degli altri è un dovere morale che consente alla nostra stessa vita, di manifestare un’immensa condizione di felicità. L’incremento dei consensi e dell’affluenza di questa edizione, che ha raggiunto importantissimi dati di affluenza anche sul web con le dirette streaming di Radio LDR, ci consente di continuare e rafforzare i legami non solo istituzionali, ma tra le varie associazioni sociali che hanno storie particolari da raccontare.

L’iniziativa è stata infatti un volano di interessanti appuntamenti pubblici atti a sviluppare un vero e proprio network finalizzato ad approfondire – anche fuori del contesto sanremese – una serie di collaborazioni a fini solidali e umanitari. Sono veramente felice – aggiunge Ferrini – di aver avuto questa opportunità di co-conduzione che mi ha permesso di conoscere meglio certe realtà e di quanto e di come molte persone ed associazioni stiano facendo per sostenere e migliorare le condizioni di vita di persone meno fortunate.  Il ricco programma ha visto esibire, tra gli altri, il coro di voci bianche dell’ I.C. Giovanni Pascoli di Aprilia a rappresentanza del progetto Lapiazzaincantata (Il più grande coro del mondo), progetto finalizzato ad introdurre la musica nelle scuole e a far suonare insieme i ragazzi delle scuole medie-superiori provenienti da tutta Italia (presenti da Napoli

l’Assessore alla Cultura del Comune Nino Daniele, l’On. Luigi Berlinguer e la coordinatrice MIUR Annalisa Spadolini).

A parlare di SLA c’era invece Carla Miro (Presidente Ass. Radio LDR), impegnata  su temi importanti, come quello delle Malattie Rare.  Presenti invece, con un’interessante progetto rivolto ai giovani, le rappresentanze delle rassegne  “Mitreofilmfestival” e “Fire Music Festival” di Santa Maria Capua Vetere: #5minutidivita – questo il titolo – che si pone come obiettivo di aiutare e dare visibilità ai giovani film-makers italiani, a promuovere e divulgare l’audiovisivo e sostenere i giovani cantautori italiani. Se le tematiche ambientalistiche erano presenti con Greenpeace e il progetto “Elegia per l’artico” (Musica contro i cambiamenti climatici) – sul palco c’era Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Onlus – numerose sono state le iniziative introdotte a favore del lavoro ed espressioni artistiche nell’ambito della disabilità; a partire dal progetto “Vendemmiaterapia”, a cura di O.D.V. La bottega dei semplici pensieri di Quarto  (NA), nato per permettere a ragazzi diversamente abili di poter interagire con le aziende agricole, per raccogliere prodotti della terra in base al ciclo delle stagioni, al “Cantiere di sogni”, esperienza di teatro, nel contesto della Lega del Filo d’Oro, che trova la sua ragion d’essere in un’ottica di intervento riabilitativo globale. L’arte dei carcerati della Casa di Reclusione di Sanremo – progetto a cura dell’avvocato penalista e pittrice Antonella Cotta, tenta di scoprire quanto di positivo e creativo ci sia anche in persone che hanno compiuto atti non consoni alla vita sociale e, sempre ai fini di un processo di integrazione tra la creatività e il diverso, Fratel Marco Rizzonato (recentemente premiato dal Presidente della Repubblica come Cavaliere di onore al merito “per lo spirito di solidarietà e umanità mostrato nelle sue molteplici e innovative iniziative a favore di detenuti, poveri e disabili”) ha illustrato nei particolari i percorsi con i detenuti del Cottolengo e i singoli progetti legati a teatro (“Polvere”), arti figurative (“Skydream”) e musica (“Drum Theatre”), anticipando sul palco alcune performance uniche nel loro genere.

Si é dato spazio anche alla salute e igiene vocale (argomento di estrema attualità durante il festival) con l’iniziativa “Canta come mangi” dell’ Ass. Musicale Frequenze; alla medicina eco-sostenibile, scienza medica sostenuta dal Dott. Pasquale Aiese all’insegna del Codice Deontologico; ai non vedenti, con la presentazione di una bottiglia di spumante – il celebre “Crudoo” dell’Azienda vinicola Giorgi S.R.L. di Canneto Pavese  (PV) – la cui etichetta è stata realizzata in braille; alla prevenzione dell’AIDS, con l’ Associazione di volontari ospedalieri V.O.L.A, e, infine, alla triste e attuale tematica del terremoto, con la testimonianza  dell’ Ass. Naz. Vigili del fuoco (sez.Forlì-Cesena), Ass. di Protezione Civile, volontariato e con l’anticipazione del progetto a favore della ricostruzione di una scuola materna-elementare a Visso. Toccante il brano composto ad hoc per i bambini e tutte le vittime del sisma eseguito dal vivo, sul finale della manifestazione dall’ Ass. Naz. Bersaglieri in congedo di Lonate Pozzolo (Va).

Sul palco, a spezzare il ritmo degli interventi sono state inoltre proiettate delle pillole video a favore della manifestazione realizzate da noti personaggi dello spettacolo quali Gianni Morandi, Tullio De Piscopo, Peppe Vessicchio, Vittorio De Scalzi, Patti Pravo, Eugenio Finardi, Jocelyn, Andrea Mirò, Giovanni Caccamo, Franco Mussida, Adriano Pennino, Gigi e Ross, Maurizio Casagrande, Fabrizio Frizzi e Tiberio Timperi.

A corollario ed integrazione del senso di questa iniziativa, che ha visto l’importante collaborazione con l’associazione culturale Matteo Bolla di Sanremo, la presenza degli alunni degli Istituti superiori delle scuole di Sanremo, che sono stati protagonisti e parte integrante della manifestazione stessa, interagenti in un processo di sensibilizzazione dei giovani sui vari argomenti trattati.

Non da ultimo, è stata presentata in anteprima una esposizione proveniente dagli archivi Bovio e De Mura del Comune di Napoli dedicata alla canzone napoletana che, proprio attraverso una manifestazione legata alle varie arti e alle tradizione artistiche svoltasi nel teatro del Casino in tempi “non sospetti” (1932), getto’ le basi di quello che sarebbe diventato il rinomato Festival della Canzone Italiana: proiettati in loop filmati inediti dell’epoca e, nelle vetrine e nei pannelli disposti a raggiera nel foyer della struttura, una serie di partiture, ritratti, dischi, manifesti d’epoca, fotografie e testimonianze – non da ultimo un grammofono del 1925 – curiose e molte delle quali inedite.

Appuntamento all’anno prossimo con nuove iniziative solidali e artistiche sempre nel segno del “guardare Oltre”.

 

Elisabetta Castiglioni

Omaggio a Gershwin a ottant’anni dalla morte

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Sabato 18 febbraio 2017 alle 17.30, nell’Aula Magna della Sapienza, la IUC presenta “Serata Gershwin”, con il trio formato da Enrico Pieranunzi al pianoforte, Gabriele Pieranunzi al violino e Gabriele Mirabassi al clarinetto.

È un omaggio a un musicista che è stato una figura fondamentale nella storia della musica americana, a ottant’anni dalla sua precoce morte. Gershwin fu insieme songwriter dalla vena inesauribile, pianista brillantissimo, compositore di fervida immaginazione e soprattutto portatore di una visione straordinariamente profetica, al cui centro si trovava l’accostamento jazz/classica di cui egli era convinto assertore. Fu il primo ad avere l’idea di unire quelle due tradizioni musicali fino allora inconciliabili, e con lavori come il Concerto in fa e la Rhapsody in Blue inventò il jazz sinfonico. La storia del jazz deve molto a questo ebreo di origine russa nato a Brooklyn, che fu uno dei primissimi musicisti non afro-americani a coltivare con successo quel genere musicale allora rivoluzionario.

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“Serata Gershwin” intende rendere omaggio a quella sua intuizione geniale, coraggiosa e sempre attuale, presentando una selezione di alcuni dei suoi più celebri capolavori. Il concerto inizia con le Variazioni su un tema di Gershwin di Enrico Pieranunzi, cui seguono una serie di brani di Gershwin stesso, alcuni dei quali saranno eseguiti nelle trascrizoni/elaborazioni di Enrico Pieranunzi e di Jasha Haifetz. Brani di ampie dimensioni – quali An American in Paris e Rhapsody in Blue – si alternano a composizioni brevi ma non meno geniali e fascinose, quali i Songs (tra cui i celeberrimi “The man I love”, “I got rhythm” e “It ain’t necessarily so” tratto da Porgy and Bess) e i Preludi.

Cresciuti all’intersezione tra jazz e classica, Enrico e Gabriele Pieranunzi e Gabriele Mirabassi sono idealmente vicini a Gershwin e ripropongono con totale adesione la musica di colui che per primo ha unito jazz e classica – oggi parleremmo di ibridazione – e che proclamò che “se ci sono idee e feeling, tutto è possibile in musica”: quest’affermazione era allora tutt’altro che scontata, ma la storia gli ha dato ragione. Sicuramente sono tre dei migliori interpreti di Gershwin. È perfino superfluo ricordare i loro meriti. Enrico Pieranunzi è da anni ambasciatore del jazz italiano nel mondo. Gabriele Pieranunzi è uno di migliori violinisti classici italiani – è “spalla” del Teatro San Carlo di Napoli – ma  il fratello gli ha trasmesso anche la passione per il jazz. Gabriele Mirabassi è un fantastico virtuoso del clarinetto, che si muove con uguale disinvoltura sia nella musica classica che nel jazz, suonando spesso – oltre che con i fratelli Pieranunzi – insieme a Richard Galliano, John Taylor, Roberto Gatto e Mario Brunello.

 

PROGRAMMA SERATA GERSHWIN

G.Gershwin (1898 – 1937)     An American in Paris*

  1. Gershwin                             3 Preludi*

G.Gershwin                              6 Songs

The man I love

(E.Pieranunzi, piano solo)

But not for me        (G.Mirabassi/E.Pieranunzi)

Love walked in       

(E.Pieranunzi piano solo)

I got rhythm  

(G.Mirabassi /E.Pieranunzi)                                                                              G. Gershwin-J. Heifetz             da “Porgy and Bess”:

My man’s gone now

                                               – It ain’t necessarily so

(G.Pieranunzi/E.Pieranunzi)

                                                                                                 

E.Pieranunzi (1949 – )      Variazioni su un tema di Gershwin

G.Gershwin                        Rhapsody in Blue*

 

Gabriele Pieranunzi, violino

Gabriele Mirabassi, clarinetto

Enrico Pieranunzi, pianoforte

 

* Trascrizioni/elaborazioni originali  di Enrico Pieranunzi

Mauro Mariani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Imparare di Distillati. Un corso a Brescia

Bere bene sembra una frase fatta, semplice e scontata. In realtà nel mondo massmediatico odierno, anche il bere è diventato una moda e, purtroppo, una moda pericolosa. Soprattutto per i giovani, che pensano alcune marche siano di nuova invenzione, mentre hanno soltanto adeguato il contenuto alcolico, riducendolo, per permettere una divulgazione maggiore, appunto soprattutto tra i giovani e giovanissimi. Le campagne di informazione asseriscono varie certezze sul bere, ma un’associazione bresciana, che pur non essendo ancora maggiorenne si difende bene sullo scenario nazionale avendo divulgato i propri canoni anche fuori regione, preferisce dire che l’alcol fa male. E siccome non viene metabolizzato, se si vuole bere meglio poco e buono. Ecco allora che organizza corsi per conseguire la “Patente di Degustatore di Distillati”, insegnando le nozioni basilari sulla distillazione, le caratteristiche dei principali distillati (grappa, cognac, armagnac, gin, tequila, rum, whisky, distillati di frutta, eccetera) e i principali concetti di abbinamento cibo-distillato.

Il prossimo corso inizierà a Brescia il 20 febbraio. Info disponibili contattando l’Associazione A.D.I.D. all’indirizzo adidbrescia@virgilio.it

La fotografia di Elliott Erwitt a Genova

USA. Reno, Nevada. 1960. 'The Misfits'.

USA. Reno, Nevada. 1960. ‘The Misfits’.

Palazzo Ducale di Genova presenta la prima grande retrospettiva di immagini a colori del celebre fotografo Elliott Erwitt.

Un evento unico e straordinario. Se i lavori in bianco e nero del grande maestro sono stati esposti in numerose mostre di grande successo all’estero e in Italia, la sua produzione a colori, invece, è completamente inedita.

Solo in tempi molto recenti Erwitt ha infatti deciso di affrontare, come un vero e proprio viaggio durato lunghi mesi, il suo immenso archivio a colori; una tecnica che aveva scelto di dedicare solo ai suoi lavori editoriali, istituzionali e pubblicitari: dalla politica al sociale, dall’architettura al cinema e alla moda. Immagini dunque sostanzialmente diverse, immagini sulle quali ha posato uno sguardo critico e contemporaneo a distanza di decenni, che ci fanno conoscere un mondo parallelo altrettanto straordinario.

E’ nato così un percorso sorprendente per l’eleganza compositiva, l’uso del colore, l’ironia, talvolta  la comicità e gli altri poliedrici aspetti che rendono Erwitt un autore amatissimo e inimitabile.

La mostra comprende circa 135 scatti, che Elliott Erwitt ha selezionato personalmente, traendoli dai suoi due grandi progetti a colori, Kolor e The Art of André S. Solidor.

Kolor è il titolo del grande volume retrospettivo per realizzare il quale Erwitt ha rivisitato tutto il suo archivio, con un impegno imponente che attraversa tutta la sua produzione a colori. The Art of André S. Solidor è invece l’esilarante e sottile parodia del mondo dell’arte contemporanea con i suoi controsensi e con le sue assurdità.

Mentre il primo progetto vive di scoperte dei vecchi negativi Kodak, in cui si ritrova il tipico linguaggio di Erwitt, dai ritratti di personaggi famosi alle immagini più ironiche e talvolta irriverenti, nella sezione di André S. Solidor, invece, egli crea un vero e proprio alter ego del maestro, con tanto di autoritratti, che si esprime in una produzione che non lascia più niente al caso o all’intuizione, come emerge anche in un breve ed esilarante filmato.

André S. Solidor ama il digitale e il photoshop, la nudità gratuita e l’eccentricità fine a se stessa, ma somiglia ad Elliott Erwitt più di quanto appaia: ironia, metafora e puro divertimento surreale sottendono una seria riflessione sui meccanismi e le assurdità dell’arte contemporanea e del suo mercato.

Membro dal 1953 della storica agenzia Magnum, fondata tra gli altri da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, Erwitt ha raccontato con piglio giornalistico gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea, cogliendo gli aspetti più drammatici ma anche quelli più divertenti della vita che è passata di fronte al suo obiettivo.  “Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”. Non a caso è considerato il fotografo della commedia umana.

Marilyn Monroe, Fidel Castro, Che Guevara, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger, sono solo alcune delle numerose celebrità colte dal suo obiettivo ed esposte in mostra. Su tutte Erwitt posa uno sguardo tagliente e al tempo stesso pieno di empatia, dal quale emerge non soltanto l’ironia del vivere quotidiano, ma anche la sua complessità.

Con lo stesso atteggiamento d’altra parte Erwitt riserva la sua attenzione a qualsiasi altro soggetto, portando all’estremo la qualità democratica che è tipica del suo mezzo. Il suo immaginario è infatti popolato in prevalenza da persone comuni, uomini e donne, colte nel mezzo della normalità delle loro vite.

Nato a Parigi nel 1928 da una famiglia russa di origini ebraiche, Elliott Erwitt trascorse l’infanzia in Italia e si trasferì definitivamente negli Stati Uniti nel 1939, prima a New York e poi a Los Angeles. Ebbe a dire, a proposito delle leggi razziali: “Grazie a Benito Mussolini sono Americano”.

Il percorso espositivo si conclude con una sezione multimediale  che comprende la proiezione di due filmati che documentano la sua lunga carriera di autore e regista televisivo e una video collezione di alcune delle sue più significative fotografie in bianco e nero.

La visita è corredata da una audioguida inclusa nel biglietto, che fornisce al visitatore il racconto di quanto accade nelle immagini di Erwitt. Un testo prezioso, frutto di una documentazione ricostruita dalla curatrice con l’autore, e mai pubblicato in precedenza.

La mostra è curata da Biba Giacchetti, con il progetto grafico e di allestimento di Fabrizio Confalonieri. Promossa dal Comune di Genova e dalla Fondazione di Palazzo Ducale, la rassegna è prodotta da Civita Mostre con la collaborazione di SudEst57.

Genova, Sottoporticato di Palazzo Ducale, fino al 16 luglio 2017

 

Barbara Izzo e Arianna Diana

 

San Valentino prende… quota! A Cortina d’Ampezzo

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Una cena romantica nello splendido scenario delle Dolomiti innevate con vista panoramica sulla conca ampezzana illuminata dalla luna e dalle stelle. Un sogno che per molte coppie può diventare realtà la notte di San Valentino grazie alla proposta di Capanna Ra Valles, il ristorante più alto di Cortina d’Ampezzo situato a 2.475 m sulla Tofana di Mezzo, che martedì 14 febbraio celebrerà l’amore con una raffinata esperienza gourmet.

La bellezza della neve, finalmente caduta copiosa nel comprensorio Tofana-Freccia nel Cielo, l’emozione e la magia di una serata a due in alta quota, la musica calda dei ritmi swing e del tango con dj e pista da ballo… ci sarà davvero un’atmosfera indimenticabile a Capanna Ra Valles.

La serata inizierà alle ore 19.00 presso la funivia di Tofana-Freccia nel Cielo, vicino allo Stadio del Ghiaccio di Cortina d’Ampezzo. Il programma prevede aperitivo e cena con menù speciale dedicato agli innamorati e grande festa fino alle ore 23.00 quando è prevista l’ultima discesa a valle.

Costo a persona: € 60,00 (che include anche la salita in funivia e il parcheggio). Prenotazione obbligatoria.

 

ATCommunication (anche per credit fotografico)

Ecco il 487esimo Bacanal del Gnoco a Verona

È stata presentata a palazzo Barbieri la 487ª edizione del Bacanal del Gnoco, il tradizionale Carnevale veronese che sfocerà venerdì 24 febbraio con il corteo mascherato che sfilerà per le vie del centro cittadino.

Il programma delle iniziative è stato illustrato dal Sindaco Flavio Tosi insieme al presidente del Comitato Carnevale Bacanal del Gnoco Valerio Corradi; presenti il presidente di ATV Massimo Bettarello con il direttore generale Stefano Zaninelli e Alberto Tabacchi nelle vesti di Papà del Gnoco.

“Quest’anno il Carnevale si arricchisce di due giornate di festa in piazza San Zeno e piazza Corrubbio – ha spiegato il Sindaco – volutamente coinvolte in quanto  rappresentano il cuore del Carnevale. Per la giornata di venerdì 24 febbraio – ha annunciato Tosi – sarà in vigore l’ordinanza per la chiusura alle ore 12 di tutte le scuole del  centro storico e di quelle vicine a piazza San Zeno e piazza Cittadella. Un modo – ha concluso il Sindaco – per garantire una maggiore fluidità del traffico e, soprattutto, per permettere a bambini e ragazzi di assistere alla sfilata dei carri”.

Questo il programma della manifestazione.

#100 Menù di gnocchi: dall’1 al 28 febbraio in 100 ristornati ed osterie di Verona e provincia si potranno gustare dei menù tipici con il piatto tradizionale del carnevale veronese. Per conoscere i menù e i locali che li propongono basta scaricare l’applicazione gratuita #100MenùDi o andare sul sito www.100menudi.it; il progetto è realizzato in collaborazione con l’associazione culturale Hostaria.

Il pullman del Carnevale: da lunedì 13 febbraio un pullman attrezzato farà tappa nei mercati rionali di Verona e provincia per promuovere il carnevale veronese e tutte le sue iniziative. Durante queste tappe il Papà del Gnoco insieme alle maschere di Verona offrirà un assaggio di gnocchi e promuoverà le varie manifestazioni carnevalesche di tutto il territorio veronese. Il progetto è realizzato in collaborazione con ATV e il Bus Club.

“Maschera Verona”, due anteprime del Venerdì Gnocolar: mercoledì 22 e giovedì 23 febbraio  dalle 14 alle 20 in piazza San Zeno si terranno due giornate di festa dedicate soprattutto ai bambini. Saranno presenti animatori e trucca bimbi, i giochi di legno di Mastro Geppetto, zucchero filato per tutti i bambini presenti e concerti di musica italiana e latina. Saranno presenti le maschere veronesi.  Giovedì 23 febbraio dalle 17.30 piazza Corrubbio sarà animata da balli e musiche. “Maschera Verona” è realizzato in collaborazione con il Comune, AGSM, Abbazia di San Zeno e Botteghe di San Zeno.

Il Venerdì Gnocolar 24 febbraio: il giorno più importante del Carnevale veronese si aprirà alle ore 9 con le maschere che porteranno il saluto ufficiale al Prefetto di Verona e alle 10.30 saranno ricevuti dal Sindaco a Palazzo Barbieri. Alle 11 il Sindaco, insieme al Papà del Gnoco e al testimonial del Carnevale veronese 2017 Max Laudadio e alle maschere veronesi, daranno inizio alla “Grande Gnocolada” in piazza Bra con gli gnocchi conditi con i vari sughi preparati dagli chef dell’Osteria Moderna e dell’Enoteca Vescovo Moro di San Zeno.

La sfilata: alle 13.45 partirà ufficialmente il 487° Bacanal del Gnoco a cui parteciperanno circa 5 mila figuranti e 15 carri allegorici.

L’attenzione per le persone più fragili: sui gradini del palazzo della Gran Guardia sarà allestita una speciale area per disabili fornita di punto ristoro, mentre in piazza San Zeno sarà allestita la speciale “tribuna del nonno” dove le persone più anziane potranno comodamente assistere all’arrivo del torneo carnevalesco.

 

Roberto Bolis

La vita di Georges Pretre: successi e aneddoti

Riproponiamo l’intervista rilasciata dal Maestro Pretre a Bruno Bertucci.

Il M° Georges Pretre, incontrato a Roma, durante la direzione di alcuni concerti, dopo aver ricevuto il premio Una Vita Per La Musica come omaggio alla carriera nell’ambito della rassegna Uto Ughi per Roma, rilassato e sorridente, dimostra una verve non comune per un ottantenne. Il grande direttore, con queste riflessioni, vuole inviare un messaggio ai giovani: “Dico spesso loro che nella musica troveranno, dal punto di vista generale, un grande aiuto. Per conoscere quest’arte bisogna avvicinarsi alla letteratura, ma anche alla psicologia, in quanto nelle opere incontriamo la psicologia dell’autore, poiché egli vi ha messo la sua passione, i suoi sogni, il suo dramma… ! Lo ha fatto per trasmettere al pubblico il suo modo di scrivere. In tutto questo c’è la vita. Se voi amerete e approfitterete della musica sarete certamente ripagati e felici”.

Quali sentimenti ha provato quando ha ricevuto il premio alla carriera nel contesto della rassegna Uto Ughi per Roma?

Ricevere il premio Una Vita Per La Musica è stato per me un momento veramente emozionante per due motivi: l’incontro con il pubblico e i ricordi delle tante direzioni nel vecchio Auditorium di Santa Cecilia che mi ha visto sul podio per quarant’anni.

Lei ha diretto la danza n.5 di Brahms per ben due volte: può parlarci delle differenti interpretazioni nel dirigere lo stesso brano?

È stato un giochetto di fantasia. Lei sa che prediligo le musiche di questo grande autore poiché amo i popoli slavi, perciò in Brahms vedo degli schizzi delle grandi province proprie di questi popoli e siccome ogni villaggio è differente, ciascuna danza riflette una luce diversa. Quando ieri ho diretto la danza n.5 ho visitato la parte nord e quella sud del villaggio, sottolineandone i contrasti e la danza dei contadini. Per rispondere alla sua domanda mi sono divertito e questo per me è fondamentale.

Qual è, oltre la musica, un altro punto fermo della vita di Georges Pretre?

Naturalmente la religione, o meglio le religioni, in quanto sono tutte uguali, riflettendoci meglio: tutte puntano al bene. Sono gli uomini che hanno modificato le cose. Non posso dimenticare, d’altra parte, tutte le arti e direi che la musica è l’arte più completa e, allo stesso tempo, la più effimera. Quando lei assiste ad un concerto le note volano via e adieu!! Il pubblico ha dei ricordi che non resteranno a lungo, mentre nella musica c’è tutto. Non possiamo dire lo stesso per le altre arti, in una scultura non sempre troviamo della musica, l’arte dei suoni invece comprende la letteratura, il riflesso della pittura con le sue immagini, e la scultura quando si crea un’orchestrazione.

Può parlarci delle emozioni da direttore d’orchestra?

Difficile a dirsi, ma quando sono sul podio non sono me stesso, da interprete mi sento pienamente immerso nella partitura. Per me è un momento meraviglioso, in quanto devo far rivivere una partitura scritta che rinasce sempre, ed ogni volta è una cosa nuova. Per questo motivo non ho preferenze per l’uno o l’altro autore. Quando dirigo un brano quello è il genere che preferisco. Ho sicuramente grandi ricordi, come ad esempio il mio debutto alla Scala che fu meraviglioso; al Metropolitan di New York la prima volta; e a Vienna, naturalmente, che ritengo la mia capitale artistica: sono francese di passaporto e di cuore, ma musicalmente sono più vicino ad essere europeo e viennese. Sono rimasto per 35 anni in questa città dove ho diretto le sue due grandi orchestre; qualche volta ritorno e lì ho avuto la fortuna di dirigere tutto Brahms, tutto Mahler, ma purtroppo non tutto Mozart perché la produzione di quest’autore è molto vasta. Per me è stato un arricchimento.

C’è una missione che la musica colta può svolgere per l’unità europea?

La musica si rivolge anche oltre la sola Europa. Pensi ai giapponesi che non sono abituati a questo genere di musica ma ne sono ghiotti. Spesso sono andato in Giappone in tournée con la mia orchestra francese ed è stato sempre un trionfo. La musica ha portato l’unione, ma purtroppo alla gioventù non viene offerta adeguatamente.

Ed allora, come dovrebbe essere prospettata la musica ai giovanissimi?

Rilevo un errore molto grave in quanto viene loro proposta la televisione con delle cose straordinarie!!! Un’arma nefasta che artisticamente offre zero. E tutto questo solo per la pubblicità! Sottolineerei invece che i giovani andrebbero orientati verso l’arte prima della scuola media, quando è troppo tardi, poiché tutto viene vissuto come un obbligo. Bisognerebbe invece iniziare dai bambini della scuola materna: a 4 o 5 anni i bambini giocano con la creta, scolpiscono e disegnano, si faccia ascoltare loro anche della musica.

Durante la sua carriera si ricorda un aneddoto simpatico in cui lei è stato protagonista insolito?

Una volta mi trovavo in tournée con Maria Callas. Durante il concerto lei cantava un’aria italiana con una cadenza divina, l’orchestra si fermò e Maria continuò a cantare. Ascoltando questa magnifica interprete, chiusi gli occhi e andai in trance, dimenticandomi di essere sul podio. Sentivo Maria come se fossi stato tra il pubblico. Avevo dimenticato di ricominciare e tutti ridevano poiché avevano capito.

Un’altra volta, al festival di Aix-en-Provence, dirigevo La voix humaine di Francis Poulenc, storia di una donna abbandonata che chiama al telefono sua madre chiedendole il perché dell’abbandono, un testo magnifico di Cocteau. Mia moglie era tra il pubblico, io nella buca dell’orchestra, mentre gli artisti si trovavano in alto. Alla fine dell’opera andai sulla scena per salutare gli artisti e mia moglie domandò: “Ma chi è quello?” Un’altra donna rispose: “È quello che ha risposto al telefono”.

 

Bruno Bertucci

“Il vecchio e il mare” al Sociale di Brescia fino al 12 febbraio

 

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Ha debuttato a Brescia, al Teatro Sociale, la messinscena “Il vecchio e il mare”, basata sul romanzo di Ernest Hemingway, con regia e adattamento drammaturgico di Daniele Salvo, prodotto dal CTB di Brescia.

Un lavoro bellissimo, da vedere assolutamente, perché la forza espressiva di Hemingway che per questo lavoro specifico viene ricordata soprattutto per la realizzazione del mitico film hollywoodiano, con l’adattamento di Salvo acquista spazio, volume, forza e bellezza. Infatti, la maggior parte delle persone che ricordavamo il film, anche in sala, si aspettavano un po’ di noia, ma allo stesso tempo la curiosità di vedere come un lavoro letterario potesse diventare teatrale. L’operazione è assolutamente riuscita, dopo la già bella collaborazione del CTB con Daniele Salvo in occasione di “Macelleria Messicana” che era stato un altro successo. In scena, Graziano Piazza nel ruolo di Santiago, e Stefano Santospago nel ruolo di narratore. Il ragazzino che aiuta il vecchio Santiago e che funge da suo allievo è il bravo Luigi Bignone. Ottime le scene di Alessandro Chiti e le luci di Cesare Agnoni.

piazza3La scena è composta da un tavolaccio in salita che si apre a diventare la casa del ragazzino o di Santiago, oppure si alza a diventare mare. Le luci permettono di vedere acqua scorrere e diventare impetuosa, quel mare amico-nemico che è il senso della vita di Santiago, ma anche il suo cruccio e la sua morte dentro. La storia è nota: Santiago da tempo non pesca più nessun pesce e viene guardato come un povero vecchio ormai inutile. Il mare, la vita, gli hanno girato le spalle perché ormai alla fine dei suoi giorni. Soltanto un ragazzino può stargli vicino e dimostrargli un po’ d’affetto. Santiago non sarebbe nulla senza di lui, ma anche senza la voce narrante che gli rende giustizia, gli dà carattere e forza. Santospago è Hemingway, di cui fuma il sigaro e veste il cappello, ed è ciascuno degli spettatori che indaga il perché di una vita così, di una lotta con il pesce e con gli squali, quelli che giorno per giorno cercano di portarti via quello che hai. L’allegoria del vivere comune la cerca chiunque in ogni momento dello spettacolo, ma il lavoro è denso, mai senza appigli per tenere l’attenzione, mai retorico, mai buonista, mai fuori dagli schemi tracciati da uno dei più amati narratori del Novecento. Il tutto sottolineato dalle musiche originali di Marco Podda (suono Edoardo Chiaf, costumi di Silvia Aymonino, video di Paride Donatelli), mentre un po’ di magia si impossessa degli astanti quando il pesce che si pensa solo coda e pinna, diventa lisca davvero, ancorata alla povera barca del protagonista come lo stesso Santiago è aggrappato alla sua vita di pescatore, senza la quale non sarebbe null’altro che un’ombra, un relitto umano. Pescato il più grosso pesce della sua vita, pensa a quanto dovrà veleggiare per tornare a casa, quanto ha remato fin lì, molto fuori dai suoi soliti schemi, dalle solite rive. Pensa a quanti soldi potrà ricavare dalla vendita del pesce, che è stato costretto a inseguire e a uccidere, anch’esso così disperatamente attaccato alla vita. In fondo, però, i soldi che potrebbero permettergli un vestito nuovo e del cibo tutti i giorni, sono solo un pretesto di sogno e il senso del tutto è la fatica, l’ingiustizia, la lotta per dimostrare chi si è e cosa si vale.

Un lavoro riuscitissimo, con un Hemingway ancora vitale, pur se dal tavolato di un palcoscenico.

(foto fornite dal CTB)

Alessia Biasiolo

Italiani sulla vetta del mondo!

Due italiani ai vertici del mondo nel volo libero. Sono Aaron Durogati, che si aggiudica per la seconda volta in carriera la Coppa del Mondo di volo in parapendio, e Nicole Fedele ottima seconda nella classifica femminile della medesima gara.

La finale mondiale della PWC (Paragliding World Cup) si è disputata presso Governador Valadares, cittadina di quasi 300.000 abitanti nella valle del Rio Doce, stato di Minas Gerais (Brasile), presenti 123 piloti da 21 paesi.

Sono state disputate dieci giornate di gara, un volo cadauna, su distanze tra gli 80 e 112 chilometri. Il sito di volo prevedeva il decollo dei parapendio dall’area di Ibituruna Peak a 1123 metri d’altitudine, con un dislivello di 860 metri sopra il paesaggio circostante, relativamente piatto e contrassegnato da piccole colline ondulate di circa 200 metri.

Durogati, trentenne pilota di di Merano (Bolzano), ha costruito il successo con ottime prestazioni durante tutte le prove, vincendone una e classificandosi ora secondo, ora terzo, e comunque nei primi posti durante le restanti. Dopo di lui nella classifica finale Adrian Hachen (Svizzera) e Charles Cazaux (Francia). Aaron, noto anche per le sue performances nelle gare di hike & fly, cioè volo ed escursionismo, come la celebre X-Alps, aveva già vinto la Coppa del Mondo 2012.

Nicole Fedele di Romans d’Isonzo (Udine) non è stata da meno. Il suo parapendio ha gareggiato nelle prime posizioni durante tutta la competizione, fino a prendere il comando nella classifica generale. Solo dopo l¹ultimo giorno ed ultimo volo ha ceduto il passo alla fuori classe franco-nipponica Seiko Fukoka Naville. Terza un’altra transalpina, Laurie Genovese. Nicole aveva già vinto la Coppa del Mondo 2012 insieme ad Aaron. Detiene il record del mondo femminile di distanza con 400 km ed ha vinto un titolo europeo.

Oltre a Durogati e Fedele, facevano parte del gruppo azzurro anche Michele Boschi, Marco Busetta, Antonio Golfari, Gianni Profiti, Alberto Vitale, Christian Biasi, Franz Erlacher, Luca Donini e Joachim Oberhauser. Complessivamente i piloti italiani si sono distinti con buoni risultati parziali. In particolare Oberhauser ha vinto una task e Donini ha conseguito diversi piazzamenti.

 

Gustavo Vitali

Ludovico Maria Chierici. Alla Sala delle Grida del Palazzo della Borsa e nel foyer del Teatro Carlo Felice di Genova

La mostra ”Ludovico Maria Chierici. Un fotografo genovese di primo ‘900” voluta dalla Fondazione Ansaldo che ne ha recentemente acquisito l’intero archivio fotografico e organizzata con la collaborazione della Fondazione Teatro Carlo Felice, si sviluppa attraverso due separati percorsi.

Il primo è collocato presso la Sala delle Grida del Palazzo della Borsa, che Camera di Commercio ha voluto anche in questa occasione mettere a disposizione della Fondazione Ansaldo in virtù di una collaborazione che dura da anni, ed è costituito da circa 80 fotografie scattate fra il 1908 e il 1916, suddivise in cinque temi: Genova, il Porto di Genova, Il Mare bagna Genova, La Riviera di Levante, il Mondo di Chierici; sono immagini fresche che, scattate con una macchina fotografica stereoscopica Verascope, mostrano la formazione autodidatta di un Chierici molto giovane ma sono testimonianze importanti per la storia genovese e preziose immagini della vita di inizio secolo, con vedute cittadine o paesaggi dove le persone appaiono come comparse secondarie senza essere messe in posa.

Il secondo, monotematico, è collocato invece presso il foyer del Teatro Carlo Felice e raggruppa circa quaranta immagini degli spettacoli rappresentati in quel teatro negli anni fra il 1935 ed il 1941. Si tratta di fotografie che hanno la peculiarità di essere state scattate senza flash ma solo con l’ausilio delle luci di scena e riportano visivamente l’aspetto scenografico degli spettacoli melodrammatici di opere di Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi o Richard Wagner, solo per citarne alcuni.

Le fotografie esposte alla Sala delle Grida sono assolutamente inedite mentre quelle presenti al Carlo Felice furono già oggetto di una mostra, tenutasi sempre al Carlo Felice circa 25 anni fa.

La mostra, con ingresso libero, sarà aperta al pubblico alla Sala delle Grida fino al 19 Febbraio con orario 10-19 mentre la parte espositiva collocata presso il foyer del Carlo Felice rimarrà aperta fino al 6 Marzo e sarà visitabile negli orari di apertura del teatro.

Ludovico Maria Chierici (1886-1965) è un fotografo amatore genovese attivo dal primo Novecento, negli anni in cui il dibattito sulla fotografia italiana come tecnica e arte si fa sempre più vivace e inizia a coinvolgere sia fotografi professionisti che amatori. Inizia a fotografare giovanissimo tra il 1901 e il 1902, quando ancora è uno studente che frequenta il Reale Istituto Tecnico di Genova “Vittorio Emanuele II”. Le sue grandi passioni sono la musica, la fotografia e la cinematografia e sarà un amico di famiglia, Adriano Santamaria, fotografo amatore, a dargli i primi insegnamenti di tecnica, permettendogli di utilizzare la sua camera oscura. Figura di spicco nel panorama genovese, Ludovico Maria Chierici è stato membro dell’Associazione Fotografica Ligure e proprietario dalla metà degli anni Quaranta del negozio di fotografia Speich, rinominato poi “F.lli Chierici Fotografia – Cinematografia” con sede inizialmente in piazza della Meridiana e poi in via Roma.

Il Fondo Chierici, oggi conservato presso la Fondazione Ansaldo con sede in Villa Cattaneo dell’Olmo a Genova, sarà oggetto nei prossimi mesi di una completa digitalizzazione e tutte le immagini saranno rese fruibili in rete sul sito http://www.fondazioneansaldo.it; un progetto che fa parte della mission di tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio archivistico della Fondazione Ansaldo, capace di regalare alla città di Genova un’ulteriore arco di storia fatto di immagini.

 

Marina Chiappa