Le piazze dei sapori

È ufficialmente iniziata la diciannovesima edizione de ‘Le Piazze dei Sapori’, che quest’anno ritorna in Piazza Bra a Verona con prodotti tipici ed eccellenze enogastronomiche ospitando circa cento aziende provenienti da tutta Italia. Ospiti d’eccezione l’Ungheria, con il dolce tipico ‘Kürtőskalács’, detto anche torta a camino per la forma, la Spagna, con la paella valenciana e Hong Kong con lo street food.

Fino a domenica si potrà gustare una ricca varietà di sapori, soprattutto del territorio scaligero, con prodotti Dop, Docg, Doc all’insegna del rispetto ambientale utilizzando materiale riciclabile per piatti, posate, bicchieri e bevendo acqua potabile utilizzando borracce.

Il taglio del nastro della manifestazione

In piazza tra i tanti prodotti ci saranno le eccellenze della montagna veronese, con tartufi e castagne, assaggiare vini, grazie alla collaborazione con il Consorzio Tutela Vino Custoza Doc e l’olio dei frantoi Redoro. Non mancherà l’intrattenimento per bambini e famiglie, con le attività di Gardaland, Parco Natura Viva, Funivia Malcesine-Monte Baldo e Parco Sigurtà, con le loro mascotte, giochi e animazione, unitamente a musica, maghi e artisti di strada.

È stato consegnato da Confesercenti il premio ‘Guardiano del Gusto 2021’ all’azienda Caseificio San Faustino di Brescia che ha più saputo mantenere vive le tradizioni culturali-gastronomiche. Menzioni speciali sono state date anche alla Focacceria La Figaccia di Verona, per la focaccia fatta con i prodotti della Lessinia e ad un’azienda bolognese che produce formaggi campani.

Durante l’evento Verona Social, in collaborazione con Verona Food, ha organizzato Verona Social Food, un premio dedicato alle eccellenze eno-gastronomiche veronesi e votato dai cittadini, in questa manifesta alla quale interverranno anche 10 influencer enogastronomici.

Gli stand sono aperti fino alle 23. Programma, informazioni e regole anti Covid sono disponibili sul sito www.lepiazzedeisapori.com

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

Una Giornata di studi dedicata alla Commedia di Dante a Ferrara

In occasione delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara dedica, martedì 28 settembre 2021 dalle 9,30, una giornata di studi al rapporto tra la città di Ferrara e il sommo poeta nella cornice della biblioteca Ariostea, che ospita, proprio in questi giorni una mostra di codici ed edizioni antiche dantesche. L’appuntamento è aperto al pubblico che potrà seguirlo in presenza nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via Scienze 17 Ferrara – con capienza ridotta a 36 posti) oppure online (al link: meet.google.com/tog-yjan-fxo)
L’evento si inserisce in una serie di iniziative per la pubblicazione della nuova edizione della Commedia, di cui uscirà nel 2021 l’Inferno (edizione critica e commento di L. Ferretti Cuomo) a cura del prof. Paolo Trovato (che insegna Storia della lingua e Critica testuale a Unife) e del “Gruppo di Ferrara“.
I temi affrontati spazieranno dai testimoni manoscritti della Commedia legati al territorio ferrarese, ai personaggi ferraresi che Dante incontra nell’aldilà, fino all’influenza della poesia dantesca in alcuni dei più importanti letterati ferraresi nei vari secoli: Boiardo, Ariosto, Sandeo, Varano, Bassani.

Il programma degli interventi:
– Le Commedie alla corte degli Este – Martina Pantarotto
– Ferrara e i ferraresi nella Commedia – Beatrice Saletti
– L’influenza della Commedia negli autori ferraresi Interventi di Paolo Trovato (Dante tra Boiardo e Ariosto), Valentina Gritti (Il Dante di Sandeo), Tina Matarrese (Il dantismo di Bassani), Paolo Cherchi (L’imitazione dantesca in Varano)

Al termine (15.30) i partecipanti verranno accompagnati alla mostra “Esposizione di manoscritti, antiche edizioni e opere artistiche del ‘Viaggio’ dantesco alla Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara”, a cura di Mirna Bonazza, responsabile U.O. Biblioteche del Comune di Ferrara, e di Sandro Bertelli, docente di Paleografia e di Codicologia all’Università di Ferrara.

Informazioni: elisabetta.tonello@uniecampus.it
In questa fase, per l’accesso del pubblico alla Sala Agnelli (con capienza ridotta a 36 posti) è richiesto il rispetto di alcune prescrizioni previste dai protocolli anti Covid. In particolare, sarà necessario: esibire il Green Pass, indossare la mascherina, sanificare le mani all’ingresso e sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea tramite ter­mo scanner.

Alessandro Zangara

Love in the Villa di Netflix girato a Verona

Tornano in città le grandi produzioni cinematografiche. Verona sarà set a cielo aperto del nuovo film Netflix ‘Love in the Villa’. Le riprese inizieranno già la prossima settimana. Da lunedì 27 settembre la troupe, per un mese, si sposterà nei luoghi iconici del centro storico e del territorio scaligero, toccando anche l’aeroporto Catullo e il lago di Garda. Dalla Casa di Giulietta a piazza Erbe, da Ponte Pietra a piazza Bra, scorci e immagini della nostra città faranno il giro del mondo. Tra le mura veronesi è già arrivata Kat Graham, star delle serie tv The Umbrella Academy e The Vampire Diares. La protagonista del film ha percorso la scalinata di Palazzo Barbieri, di rosso vestita. Assieme a lei anche il regista Mark Steven Johnson, i produttori Margret Huddleston, Stephanie Slack e Nicola Rosada. Ad accoglierli e fare gli onori di casa il sindaco Federico Sboarina e l’assessore alla Cultura Francesca Briani, oltre al direttore della Veneto Film Commission Jacopo Chessa

Produttori, regista e protagonista del film con il Sindaco

“Una produzione internazionale che segna il ritorno a Verona dei grandi set cinematografici – ha affermato Sboarina -. L’arrivo di Netflix si innesta nel momento perfetto, tutto sta riprendendo e i turisti stanno tornando. Verona, più di ogni altra città d’arte italiana, in questi mesi ha registrato un incremento altissimo di visitatori. Poter far vedere le nostre bellezze al mondo, ora che tutti sperano di tornare a viaggiare e spostarsi, significa accendere un propulsore potentissimo per l’immagine e l’economia di Verona. Non possiamo che essere soddisfatti e orgogliosi che la città dell’amore sia stata scelta per questa pellicola. Ovviamente i set occuperanno delle zone del centro storico, e ci potrà essere qualche disagio, ma i cittadini saranno sempre informati tempestivamente. Sono certo che i veronesi, vedendo la nostra città sugli schermi del resto del mondo, capiranno anche l’importanza che questa produzione ha per il nostro tessuto economico”.

“L’attrattività di Verona è ai massimi livelli – ha aggiunto Briani -, la città sarà di nuovo presente su una vetrina internazionale. E il pubblico di Netflix potrà conoscere il territorio scaligero, le sue bellezze, storia e monumenti, attraverso le immagini che verranno girate nelle prossime settimane e seguendo i protagonisti di questa storia d’amore. Ringrazio tutti gli uffici comunali che hanno collaborato, gestire una produzione così complessa non è semplice, proprio perché ci sono delle esigenze importanti e perché coinvolgerà i luoghi più frequentati della città”.

“Un progetto di respiro internazionale e contemporaneo che dà risalto alla città di Verona, che ne diventa protagonista – ha detto Chessa -. L’inizio di questa produzione è un’occasione lieta per rinnovare il rapporto tra la Veneto Film Commission, il Comune di Verona e i produttori esecutivi del territorio che come in questo caso hanno fatto da link con piattaforme del settore ormai sempre più presenti e preziose per la varietà di progetti e per la continuità che garantiscono a tutto il settore dell’audiovisivo”. Cariche di entusiasmo le parole di produttori e protagonista del film.

“In questo momento Verona è il mio posto preferito nel mondo – ha raccontato Graham -. E questo film, che ha una sceneggiatura stupenda, è la più bella pellicola della mia carriera. Ho passato molto tempo in Italia e sono davvero felice di girare in questa città, sono certa che il resto del mondo si innamorerà di Verona vedendo il film, tanto quanto lo sono io ora”.

“Ho scritto la sceneggiatura ancora l‘anno scorso senza mai essere stato a Verona, anche se l’Italia è il mio paese preferito – ha aggiunto Johnson -. Desideravo arrivare a girare in questa città, nel luogo più romantico del mondo. Ringrazio tutti per la grande accoglienza avuta in questi giorni”.

“Cercheremo di restituire un’immagine complessiva della città, raccontandola attraverso Love in the Villa che sarà una commedia romantica” ha concluso Rosada.

Il richiamo a Giulietta sarà ovviamente inevitabile. E i luoghi cult frequentati dagli innamorati diventeranno un set naturale. Pertanto Casa di Giulietta rimarrà chiusa al pubblico il 28-29-30 settembre e la Tomba di Giulietta il 7 ottobre, proprio per ottimizzare i tempi delle riprese del film.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

Giornate Europee del Patrimonio Culturale a Ferrara

Domenica 26 settembre 2021, dalle 15,30, il Maf – Centro di documentazione del Mondo agricolo ferrarese  di San Bartolomeo in Bosco (via Imperiale 263) proporrà un affascinante percorso culturale, nei suoi spazi aperti, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio Culturale promosse dal Consiglio d’Europa. Ospitato in una splendida cornice della ruralità ferrarese, dai colori preautunnali, l’evento si articolerà tra pittura e musica.

La proposta culturale si aprirà con la presentazione della mostra di pittura e di incisioni (e del relativo catalogo) “L’orizzonte visibile. Artisti a confronto”, in parete fino al 30 settembre, più volte illustrata anche sul canale You Tube “Mondo Agricolo Ferrarese”. I curatori, Gian Paolo Borghi e Corrado Pocaterra, avranno l’opportunità di incontrare i visitatori e si avvarranno dell’autorevole contributo di artisti-espositori: Riccardo Bottazzi, Gianni Cestari, Alberta Silvana Grilanda, famiglia Occari-Zampini, Vito Tumiati e Paolo Volta. Il pomeriggio culturale proseguirà con il gradito ritorno al Maf della Banda Musicale “Giuseppe Verdi” di Cona, diretta da Roberto Manuzzi. Particolarmente atteso dal pubblico, il concerto sarà incentrato su un repertorio fra tradizione bandistica e nuovi fermenti innovatori.

Sarà obbligatoria la presentazione del Green Pass all’ingresso al Museo.

L’iniziativa, come sempre a titolo gratuito, è promossa dal Comune di Ferrara, dal MAF e dall’Associazione omonima. In caso di maltempo, sarà rinviata a data da destinarsi.

Alessandro Zangara

Chi non è contro di noi è per noi

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – MARCO 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, 38. Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Il brano di Vangelo della liturgia odierna viene denominato “piccolo catechismo della comunità”, raccolta di insegnamenti che invitano ad essere attenti ai membri più piccoli e più deboli.
Nel primo versetto si coglie come i discepoli si sentono talmente legati e appartenenti a Gesù da escludere chiunque interferisca nelle attività che essi ritengono riservate a loro esclusivamente.
I taumaturghi del tempo antico erano soliti invocare il nome di qualcuno ritenuto potente, così da ottenere il miracolo richiesto. Gesù, invece, opera miracoli in virtù della potenza propria. I suoi discepoli, successivamente, opereranno nel suo nome.
“Giovanni disse a Gesù”: il discepolo Giovanni è colui che Gesù amava. Qualche esegeta intravede la tensione tra costui, che rappresenta la chiesa carismatica, e la Chiesa istituzionale. Altri pensano che Giovanni sia intervenuto a denunciare chi operava miracoli, ma non apparteneva alla comunità di Gesù, semplicemente a causa del suo carattere impulsivo e focoso (era denominato “figlio del tuono”- Marco 3,17).
“Nel tuo nome”: solo nel nome di Gesù è possibile avere la salvezza: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Atti 4,12).
“Scacciava demòni”: chi è di Dio ha il compito di sconfiggere il male invocando il suo nome. Non è necessario, però, che appartenga alla comunità dei discepoli, come invece essi pretendevano. “Volevamo impedirglielo”: secondo alcune interpretazioni i discepoli erano gelosi di colui che era riuscito a scacciare il demonio, mentre essi avevano fallito. Anche Giosuè, figlio di Nun, voleva impedire a Eldad e a Medad di profetizzare perché non erano andati alla tenda del raduno. Mosè aveva risposto a Giosué: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito”.
39. Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40. chi non è contro di noi è per noi.
La risposta di Gesù non si fa attendere: chi opera miracoli nel suo nome, anche se non appartiene al ristretto gruppo dei suoi discepoli, vuol dire che riconosce la sua potenza e la sua autorità. Gesù esorta a uscire da una mentalità chiusa e settaria, ad accogliere chiunque si presenti nel Suo nome, senza ritenersi detentori del monopolio della Grazia.
“Non glielo impedite”: chi ama veramente, gode del bene degli altri, delle azioni buone che essi compiono. Non dobbiamo essere gelosi, non dobbiamo possedere il prossimo, non dobbiamo escludere chi non appartiene alla nostra cerchia, etnia, mentalità, estrazione sociale o politica. Dobbiamo rispettare chi fa il bene anche se non appartiene alla Chiesa: il Regno di Dio è più vasto della Chiesa e non coincide con nessun gruppo. L’importante è seguire l’Amore, l’importante è fare il bene: se imposteremo così la nostra vita, se rispetteremo chiunque si prodighi per fare di questa terra un giardino, se loderemo Dio che gli ispira questo desiderio saremo autentici figli del Padre e fratelli fra noi.
Chiunque opera il bene viene da Dio e dobbiamo permettergli di agire in suo nome. La terra sarebbe un paradiso se ogni uomo facesse un’azione buona, offrisse un sorriso, desse un po’ d’acqua e un po’ di pane a chi non ne ha, accogliesse chi ha perso tutto. Anche il deserto dei cuori, allora, fiorirebbe.

“Chi non è contro di noi, è per noi”: se desideriamo essere veramente del Signore, non dobbiamo avere invidia per il bene compiuto dagli altri, dal momento che l’obiettivo per tutti è quello di riconoscerlo come Padre e di accoglierci e amarci fra noi. Gli altri non devono essere nostri antagonisti, ma fratelli da amare. Solo in questo modo possiamo creare l’unità dei figli di Dio.
41. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Dare un bicchiere d’acqua nel nome di Gesù a chi ha sete, è equivalente a darlo a Gesù stesso. La “ricompensa” è il termine che mette in relazione con il salario della parabola degli operai chiamati alle diverse ore del giorno (Matteo 20,1-16).
Attingiamo da questa affermazione di Gesù la valorizzazione del nostro piccolo, nascosto dono quotidiano, del nostro servizio umile e sconosciuto. Da ogni piccolo seme di bene scaturisce il futuro eterno. Dal dono concreto e disinteressato si evince se siamo davvero persone che cercano il Signore e non la carriera o il protagonismo.
42. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
In questo versetto è presente il termine “scandalo” che significa inciampo, causa di caduta. Dobbiamo evitare di essere motivo di perdita o di diminuzione della fede nei riguardi degli altri. Gesù è molto forte nel giudizio contro il colpevole, al punto che utilizza un’iperbole (hyperbolé, “eccesso”: è una figura retorica o un’espressione che consiste nell’esagerare la descrizione della realtà tramite espressioni che l’amplifichino, per eccesso o per difetto): “sarebbe meglio che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”. Non solo la violenza fisica, ma anche quella verbale o il cattivo esempio sono mezzi di diffusione del male e vanno combattuti con tutte le forze.
Gesù si identifica con i piccoli (Matteo 25,40.45): coloro che subiscono scandalo, abusi,
persecuzioni, violenza, fame, guerra, ingiustizia. Noi cristiani dovremmo essere coloro che riconoscono Gesù nel povero, nell’indifeso, in chi è senza diritti, senza casa, senza patria.
Chiediamoci se davvero lo facciamo e se siamo fari di luce nella notte del mondo oppure se meritiamo anche noi l’invettiva di Cristo: “è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”.
43. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. [44. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue].
Per comprendere queste espressioni è necessario considerare che per la cultura ebraica le parti del corpo sono collegate con gli istinti umani. La mano (yàd) è la sede delle azioni, la parte del corpo che afferra, prende, ma anche uccide (cfr. Siracide 6,18). Gesù intende dire che bisogna troncare con decisione ogni azione cattiva contro il prossimo. Solo da un cuore buono può nascere un’azione buona. Gesù insegna a liberarsi dalle cattive inclinazioni, costi quello che costi. “Geenna”: la Geenna era il luogo in cui si riteneva che ci sarebbe stato il castigo finale. Dal punto di vista geografico è la valle di Hinnom, a sud di Gerusalemme, Nel passato era divenuta sede del culto a Moloh, che imponeva sacrifici umani di bimbi, prima sgozzati e poi bruciati, appunto, “facendoli passare per il fuoco” (2Re 23,10). Venne trasformata in discarica dove, per motivi igienici, continuamente ardeva il fuoco.
45. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geenna, [46. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue].

Parlare di una parte del corpo per riferirsi a tutta la persona fa parte del linguaggio figurato. Il piede (règhel) può avere il significato di passo veloce di colui che porta buone notizie “sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie” (Isaia 52,7), ma anche, come in questo caso, vuol dire prendere una direzione sbagliata. Dirigere i nostri passi verso il Signore significa avere il coraggio di lasciare abitudini contrarie alla volontà di Dio. Dobbiamo chiederci se stiamo andando verso la Vita vera oppure se ci stiamo allontanando da Lui operando scelte contrarie.
47. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, a, [46. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue].
Nella Bibbia l’occhio non è solo l’organo della vista, ma indica anche tutta la persona nella sua interiorità: “La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre” (Matteo 6,22-23). Gesù in questo versetto ci dice che tutta la nostra persona deve essere luminosa, a partire dalla purezza delle intenzioni, dal vedere le cose con lo sguardo di Dio e non dal punto di vista materiale e umano, con trasparenza e senza secondi fini: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Matteo 5,8).
48. dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Questo versetto si richiama al profeta Isaia “Quando gli adoratori usciranno, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; poiché il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà; e saranno in orrore a ogni carne” (Isaia 66,24). Egli prevedeva nuovi cieli e nuova terra, in cui tutti i popoli faranno la volontà di Dio e lo adoreranno, mentre chi si ribellerà a Dio soffrirà il supplizio continuo del verme (segno di decomposizione del corpo) e del fuoco (usato per distruggere i cadaveri), cioè condannati a un castigo senza fine. La crudezza del linguaggio usato da Gesù è giustificata dal fatto che vuole farci evitare le occasioni che ci distolgono dal nostro vero bene, per eliminarle. È necessaria una decisione radicale: tagliare con tutti gli impedimenti che ci separano da Gesù, dall’ascolto della sua Parola, dalla sequela convinta, dalla conformazione al suo stile di vita. Non dobbiamo colpevolizzare gli altri per il male che ci attornia: cominciamo noi stessi ad eliminarlo dal nostro cuore. Se perderemo la vita per Cristo, se la consumeremo nell’amore la salveremo. Se avremo il coraggio di lasciare le nostre inclinazioni cattive, se ci convertiremo dalle malvagità, se persevereremo nel bene godremo già qui sulla terra la pace interiore e nel futuro la vita eterna, che nessuno ci potrà togliere.
Suor Emanuela Biasiolo

Di fiore in fiore a Roma

Si apre un nuovo spazio espositivo nel centro storico di Roma, poco lontano da Piazza Navona e Castel Sant’Angelo (Vicolo della Campanella, 42 – 00186 Roma): lo Spazio Arti Floreali, adiacente all’omonimo Studio Arti Floreali, che da tempo si occupa di molte discipline collegate ai fiori e alla loro cultura. Al luogo dove, in venti anni di attività, sono stati realizzati workshop, corsi, mostre e molte iniziative culturali, ora si aggiunge dunque una nuova cornice espositiva, collegata allo Studio da un cortile fiorito, restaurata e attrezzata per accogliere mostre, conferenze, presentazioni, eventi. “Cinquantametriquadrati” – realizzati con criteri e materiali tecnologicamente avanzati – dotati di un sistema di illuminazione adatto a diversi tipi di allestimento, a disposizione per iniziative proposte anche da operatori culturali esterni.

 Spazio Arti Floreali verrà inaugurato ufficialmente il 7 ottobre con la mostra “Di fiore in fiore”, una esposizione di Artisti che operano nel campo dell’acquarello botanico, riconosciuti a livello internazionale. Si tratta di Lucilla Carcano, Maria Lombardi, Alfredina Nocera, Luca M. Palermo, Angela Petrini, Carla Pucci da Filicaja, Daniela Savoia, Maria Rita Stirpe, Marina Ubertini, Milena Vanoli, Silvana Volpato ed Elena Zito. Le opere dei suddetti artisti, esposte in molti Musei ed Orti Botanici italiani – perfino nehli esclusivi Kew Gardens di Londra – sono state spesso acquistate da prestigiose raccolte internazionali, come la Sherley Sherwood che possiede la più grande collezione privata, o la Mellon University di Pittsburg, il più importante collezionista pubblico. Una tecnica particolare e preziosa, quella della Botanica dipinta, che si avvale di un medium specifico e difficile da usare, l’acquarello, con trasparenze e colori vibranti impressi in carte preparate, cartoncino o pergamena, con effetti di traslucido alabastro. È stato Luca Palermo – tra gli artisti che esporranno in mostra – a riportare alla luce questa particolare forma d’arte, ricercando nelle pagine degli antichi Maestri modalità tecniche ed insegnandole per anni; alcune sue opere sono esposte al Castello di Windsor, nella Casa regnante inglese.

Nell’ambito dell’inaugurazione, giovedì 7 ottobre (orario 17:30 – 20:00), oltre ad alcuni dei pittori espositori, parteciperà il Prof. Fabio Garbari, ordinario di Botanica sistematica presso la Facoltà di Scienze M.F.N. e poi presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa, dove ha diretto per diversi anni l’Orto Botanico e il Dipartimento di Scienze botaniche, Presidente della Società Botanica Italiana.

Un secondo evento a tema, incentrato sullo stretto rapporto tra Botanica e Ambiente, avrà luogo giovedì 14 ottobre, alla presenza di Giulia Caneva, Professore Ordinario di Botanica Ambientale ed Applicata dell’Università Roma Tre, e il naturalista ed entomologo Enzo Colonnelli, esperto mondiale di insetti coleotteri curculionidi, ben conosciuto nella comunità scientifica nazionale ed internazionale.

Al finissage di mercoledì 20 ottobre (orario 17:00 – 20:00) ci sarà invece Alberta Campitelli, storica dell’Arte e dei giardini, ed ex direttore del Macro e dell’Ufficio Ville e Parchi Storici del Comune di Roma, responsabile della gestione e della conservazione di 42 complessi, nonché artefice di importanti restauri, tra cui Villa Borghese e Villa Torlonia.

Elisabetta Castiglioni

“L’ortolano del Gamberone”, il romanzo di Moreno Po

Si sviluppa in un continuo alternarsi tra passato e presente, alla scoperta di un’antica vicenda nelle terre alla foce del Panaro, il romanzo di Moreno Po ‘L’ortolano del Gamberone’ che, martedì 28 settembre 2021 alle 17, sarà presentato nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via Scienze 17 Ferrara). Nel corso dell’incontro, dialogherà con l’autore il giornalista Sergio Gessi. In programma letture a cura di Simonetta Malaguti. Sarà presente l’editore Fausto Bassini (Faust Edizioni).

Deodato, un monaco medievale in odore di stregoneria. Una tomba scoperta nel 2014, a Bondeno, nella chiesa di San Giovanni. Clarissa Fordiani, detta Claire, una tenace giornalista locale che, seguendo i cantieri della ricostruzione post terremoto, inciampa in una storia antica e sorprendente, alle radici della sua terra appoggiata alla foce del Panaro.

Moreno Po è nato a Pilastri di Bondeno nel settembre del 1953, la domenica del patrono. Vive a Bondeno. Nella sua più che quarantennale vita professionale di architetto ha pubblicato numerosi saggi e articoli sulla protezione e valorizzazione del paesaggio, sulla pianificazione territoriale strategica, sull’utilizzo delle risorse UE per lo sviluppo dell’economia locale. Suoi brevi racconti sono già comparsi su due antologie dedicate al  Po (inteso come fiume). Con questo volume è al suo primo impegno narrativo individuale.

In questa fase, per l’accesso del pubblico alla Sala Agnelli (con capienza ridotta a 36 posti) è richiesto il rispetto di alcune prescrizioni previste dai protocolli anti Covid. In particolare, sarà necessario: esibire il Green Pass, indossare la mascherina, sanificare le mani all’ingresso e sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea tramite ter­mo scanner.

Alessandro Zangara

Venezia sulle palafitte

Al Museo di Storia Naturale di Verona si può ammirare la Venezia delle palafitte, da cui ha preso forma quella che è diventata una delle città più caratteristiche al mondo.

L’appuntamento è per martedì 28 settembre alle ore 16, con la presentazione del volume ‘Vivere tra terra e acqua. Dalle palafitte preistoriche a Venezia’, ovvero il catalogo a cura di Federica Gonzato e Ivan Toluzzo che ripercorre la mostra allestita a Palazzo Corner Mocenigo, in San Polo a Venezia in programma fino al 31 ottobre 2021.

L’incontro, promosso in occasione delle celebrazioni per i 1600 Anni di Venezia e del Decennale dell’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità del sito seriale transnazionale “Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino” ripercorre le origini del capoluogo veneto. 

La Città di Venezia prendeva forma 1600 anni fa, innalzata su una fitta rete di pali infissi nel terreno limoso di alcune isole della Laguna. Più di due millenni prima, lungo l’intero Arco Alpino, le popolazioni del Neolitico e dell’età del Bronzo innalzavano su pali i loro piccoli agglomerati “urbani”. 10 anni fa, l’UNESCO riconosceva i Siti Preistorici Palafitticoli dell’Arco Alpino come Patrimonio dell’Umanità. Analogo riconoscimento aveva ottenuto nel 1987 la città di Venezia. Due “storie di pali”, lontane secoli e secoli di storia, ma vicine geograficamente e strutturalmente, che documentano come l’ingegno dell’uomo abbia saputo affrontare la sfida di vivere in un ambiente naturale tra terra e acqua.

Fino al 31 ottobre 2021 in Palazzo Corner Mocenigo, a Venezia, questa doppia storia è riunita nella mostra Vivere tra terra e acqua. Dalle palafitte preistoriche a Venezia, promossa dalla Direzione Regionale Musei del Veneto del Ministero della Cultura e dal Comando Regionale Veneto della Guardia di Finanza, che ha la propria sede nel nobile palazzo. Alla mostra hanno attivamente collaborato anche la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e il Museo di Storia Naturale di Verona.

Sono stati proprio gli insediamenti palafitticoli a creare l’occasione per il coinvolgimento del Museo di Storia Naturale di Verona, che raccoglie i rinvenimenti avvenuti nelle palafitte del Veronese sin dalla metà dell’Ottocento e ha rivestito nel Novecento un ruolo chiave nella ricerca degli insediamenti palafitticoli dell’Italia settentrionale. Tra le importanti e ricche collezioni di reperti da numerosi siti palafitticoli del Veneto e della Lombardia occidentale che ospita nei suoi depositi e nelle vetrine dell’esposizione, ci sono quelli dell’insediamento di Tombola di Cerea, uno dei siti palafitticoli iscritti nella lista dell’UNESCO.

Tra le opere scelte per raccontare gli aspetti salienti della vita in palafitta nella mostra veneziana ci sono 27 reperti provenienti dalle collezioni della Sezione di Preistoria del Museo di Storia Naturale: in particolare un gruppo di reperti di proprietà civica è presente nella sezione “Scambi, commerci, contatti” della mostra allestita a Palazzo Corner Mocenigo e dimostra che, ben prima di Venezia, gli scambi su lunghe distanze abbiano antecedenti già tra III e II millennio a.C. Altri oggetti preistorici delle collezioni veronesi, legati alla tessitura, sono stati selezionati per l’esposizione nella sezione “Costumi e mode nei secoli”.

Il volume ‘Vivere tra terra e acqua’. Dalle palafitte preistoriche a Venezia sarà presentato al Museo di Storia Naturale dai suoi curatori, Federica Gonzato e Ivan Toluzzo, che illustreranno il grande tema del costruire in ambienti umidi, utilizzando il legno come principale materiale, e il ruolo della Guardia di Finanza nella tutela del patrimonio culturale.

Attingendo alle più avanzate ricerche internazionali, Federica Gonzato (funzionario archeologo presso la Direzione regionale Musei Veneto, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Verona e Direttore del Museo Nazionale Atestino di Este) illustrerà il mondo palafitticolo e, in particolare, quello dei Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino riconosciuti dall’Unesco.Sono ben 111, localizzati sulle Alpi o nelle immediate vicinanze. Si trovano in Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. Di questi ben 19 si trovano in Italia, di cui 4 in Veneto: Peschiera del Garda-Belvedere; Peschiera del Garda-Frassino; Arquà Petrarca-Laghetto della Costa e Cerea-Tombola. Una selezione di materiali da quest’ultimo sito è tuttora esposta nella Sala di Preistoria del Museo di Storia Naturale, frutto delle ricerche condotte negli anni ’50 del secolo scorso dall’allora direttore Francesco Zorzi.

Le ricerche condotte nei siti palafitticoli alpini, in Italia e negli altri paesi coinvolti (Svizzera, Francia, Germania, Austria e Slovenia) hanno permesso agli specialisti di ricostruire, come in nessun’altra regione del mondo, la vita nelle società di agricoltori e allevatori degli ultimi cinque millenni a. C.

In parallelo, il volume e la mostra analizzano la nascita “su pali” di Venezia. In questo caso i pali vennero infissi per rendere stabile la superficie su cui innalzare palazzi, chiese e case. Ivan Toluzzo (Tenente Colonnello Ufficiale di Stato Maggiore presso il Comando Regionale della Guardia di Finanza di Venezia e referente per il coordinamento delle iniziative congiunte tra il Corpo della Guardia di Finanza e la Direzione regionale Musei del Veneto, ha condotto accurate e approfondite indagini di polizia giudiziaria nell’ambito della tutela del mercato dell’arte) tratterà delle attività di tutela del Patrimonio della Guardia di Finanza attraverso il Comando Regionale Veneto, ma anche dell’attività di valorizzazione e condivisione del patrimonio culturale di cui è detentrice, col supporto del Museo Storico del Corpo, intrapresa dal 2012 con l’organizzazione di mostre tematiche, la partecipazione alla realizzazione di pubblicazioni e con l’opera di conservazione, recupero e valorizzazione architettonica delle proprie sedi in Laguna. Illustrerà, inoltre, il protocollo di intesa sottoscritto nel febbraio 2021 con la Direzione regionale Musei Veneto, che intende rafforzare la dialettica tra istituzioni pubbliche per la promozione della cultura. Nicoletta Martinelli del Museo di Storia Naturale illustrerà brevemente i reperti della sezione di Preistoria selezionati per l’allestimento della mostra veneziana.

Federica Gonzato, funzionario archeologo presso la Direzione regionale Musei Veneto, è Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Verona e Direttore del Museo Nazionale Atestino di Este. É membro del tavolo tecnico per Regione Veneto per i siti palafitticoli Unesco del Veneto. Ha condotto importanti campagne di ricerca in Italia e all’estero ed è autrice di oltre un centinaio di pubblicazioni scientifiche.

Prenotazione obbligatoria: Segreteria didattica dei Musei Civici di Verona Cooperativa Le Macchine Celibi, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16, il sabato dalle 9 alle 13, tel. 045 8036353 – 045 597140, segreteriadidattica@comune.verona.it (entro le ore 13 del 28 settembre). Ingresso consentito con Green Pass e mascherina.

Roberto Bolis

“Tu donna”: una rassegna artistica a Verona

Una riflessione a 360° sul ruolo della donna nella società. Dal 17 settembre è ripartita la rassegna artistica ‘Tu donna’ realizzata da Modus in collaborazione con l’assessorato alle Pari Opportunità e all’associazione VE.G.A (Associazione Giuriste Veronesi Associate).

La rassegna, in programma al teatro in piazza Orti di Spagna a San Zeno, riparte da dove si era interrotta nell’ ottobre 2020 a causa del Covid, riaccendendo i riflettori su un fenomeno che non smette di preoccupare e sul quale serve moltiplicare i momenti di riflessione.

Sette sono gli spettacoli in cartellone fino al 15 dicembre, nei quali attraverso monologhi teatrali, danza, e canzoni si andranno a trattare anche con ironia tutte le tematiche inerenti al mondo femminile, con gli artisti chiamati a portare in scena testi impegnativi dal punto di vista attoriale perché danno voce a persone e vicende realmente esistite.

Tutti gli eventi, svolgendosi nel teatro, sono organizzati nella massima sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti (dal green pass alla misurazione della temperatura in ingresso, dall’obbligo di mascherine al distanziamento poltrone in platea, dal distanziamento degli attori in scena alla raccolta dati per rintracciabilità).

Ecco i prossimi appuntamenti:

Mercoledì 6 ottobre, ore 21: “Quel che non ha ragione”. Da un’idea del regista ed autore romano Mario Palmieri cinque monologhi per cinque voci femminili, liberamente ispirati alla vita e all’opera di Mario Tobino, come omaggio nel trentennale della morte dello scrittore e psichiatra viareggino per quasi quaranta anni direttore della sezione femminile del manicomio di Maggiano, Lucca.

Sabato 16 ottobre, ore 21:  LPP_Project Dance Company di Katia Tubini, con “Why not?”. Uno spettacolo di teatrodanza che vuole restituire voce alla libertà di scelta di ciascuno di vivere l’essere femminile, anche fuori dagli schemi, senza il timore di essere giudicati.

Sabato 30 ottobre, ore 21, Elena Blu accompagna dalla chitarra di Claudio Moro, in un concerto-spettacolo dal titolo “Né strega né padrona”, un viaggio musicale attraverso cento anni di canzone italiana, per capire come siano le donne ma soprattutto come vogliono essere considerate, oggi come ieri.

Venerdì 19 novembre, ore 21: Teatro Tascabile di Bergamo con il suo celebre “Il principe dei gigli” per la regia di Renzo Vescovi, rapsodia drammatica sulla figura della donna occidentale contemporanea.

Mercoledì 1 dicembre, ore 21, va in scena l’ironia e l’arguzia di Stefano Benni e delle sue “Beatrici”, in un allestimento curato dal Teatro a l’Avogaria di Venezia con un cast tra cui spicca il nome di Nora Fuser. Sei donne, surreali eppur concrete, che vivono emozioni ad ampio spettro: amore, malinconia, tristezza, crudezza, irrequietezza, curiosità, cinismo, ilarità, amore, paura, ansia, speranza.

Chiude la rassegna la compagnia veronese Ippogrifo Produzioni, mercoledì 15 dicembre, ore 21, con Andrea Manganotto, voce e piano performer d’eccezione già nel cast di Riccardo Cocciante Romeo e Giulietta, in un concerto dedicato a tutte le grandi donne coraggiose che hanno cambiato la Storia, attraverso le parole e la musica di grandi cantanti, interpreti, cantautrici e la narrazione scritta da Alberto Rizzi affidata all’interpretazione Chiara Mascalzoni e la partecipazione di Jessica Grossule al canto.

Il programma del Percorso Tu Donna è sul sito di modus, così come il calendario generale della Stagione Culturale 21/22, con tutti i suoi diversi Percorsi di teatro, cinema e musica.

Biglietti: 12 euro intero, 10 ridotto; 5 euro under 18. Come di consueto, il biglietto ridotto è riservato a soci e membri di associazioni e enti convenzionati (elenco sul sito di Modus), tra cui tutte le associazioni facenti parte della consulta femminile del comune di Verona. Accesso previa prenotazione utilizzando il sistema sul sito modusverona.it.

Informazioni 340 5926978 info@modusverona.it modusverona.it

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

Le quattro stagioni a Genova

Dopo Mozart l’italiano, in cartellone lo scorso giovedì 16 settembre, un secondo appuntamento musicale del Teatro Carlo Felice porta alla scoperta di nuovi e diversi prospettive sull’incontro tra la musica di Mozart e quella di Vivaldi, domenica 26 settembre 2021 alle ore 11.00 nel primo Foyer del Teatro. Assieme agli archi dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice, Giovanni Battista Fabris, primo violino di spalla, in veste di violino solista e concertatore esegue il giovanile Divertimento in re maggiore K. 136 di Wolfgang Amadeus Mozart seguito da Le quattro stagioni op. 8 di Antonio Vivaldi, tra i massimi capolavori del Prete Rosso, il cui successo ha eclissato per lungo tempo tutta la restante opera del prolifico compositore veneziano.

Fabris

Il concerto sarà seguito da un informale aperitivo, incluso nel prezzo del biglietto.

Scritto sul finire del 1771 al rientro dei primi due viaggi italiani, che condussero il giovane Mozart a visitare estensivamente il Bel Paese, da Rovereto a Verona, a Milano, a Bologna, fino a Roma e a Napoli, il Divertimento in re maggiore K. 136 testimonia della consapevolezza formale già raggiunta dal compositore all’alba del suo sedicesimo compleanno. All’interno della forma galante del divertimento, di cui mantiene ed esalta il garbo con brillante disinvoltura, Mozart tratteggia un componimento dal respiro sinfonico – forse, pragmaticamente pensato per essere sviluppato in tale direzione, in futuro  – e caratterizzato da temi di grande efficacia lirica, che anticipano i tratti melodici ed espressivi delle arie che da lì a poco avrebbe concepito e destinato al teatro d’opera. Si delinea così, già in queste note, quella vis teatrale tipicamente mozartiana che, di sicuro, risentì dell’influenza italiana esercitata sul compositore da Paisiello, Piccini, Corelli, Tartini e, per il loro tramite, da Vivaldi, che Mozart con ogni probabilità non ebbe la possibilità di ascoltare.

Collocati a introduzione della raccolta di concerti intitolata Il cimento dell’armonia e dell’inventione, data alle stampa nel 1725, i quattro concerti che compongono le Quattro stagioni vivaldiane sono di composizione anteriore, come sotteso da Vivaldi nella sua dedica al Conte Wenzel von Morzin, dove specifica inoltre che ciascuno dei quattro concerti sarà accompagnato da un sonetto (si ritiene di composizione dello stesso Vivaldi), cui le lettere maiuscole annotate sulla partitura rimandano, oltre che da alcuni commenti espliciti su ciò che la musica cerca di illustrare.

Quella delle Quattro stagioni è una musica dai forti contrasti drammaturgici, sia nelle dinamiche, nell’alternanza tra “forti” e “piani”, sia nell’alternanza tra “ripieno“ e “concertino” come prescritto dalla forma del concerto grosso barocco, che in Vivaldi anticipa i tratti del concerto solistico classico: già a partire dalla Stravaganza il concertino è rappresentato da un violino solista e la forma del concerto, a partire dalle Quattro stagioni, si cristallizza nella sua struttura in tre movimenti, con l’alternanza di movimenti lenti e vivi, questi ultimi in particolare nella forma con ritornello. L’abbondanza di contrasti caratterizza sia i movimenti lenti sia i movimenti rapidi di ciascun concerto in cui, nel bel mezzo di una cascata di sedicesimi, irrompono momenti di sospensione di forte impatto teatrale.  A stregare il pubblico, da sempre, è il ricorso frequentissimo alla mimesi, che permette di “riconoscere” lungo l’intera composizione il suono degli uccelli, la pioggia, il vento o la pesantezza di una calda estate.

PROGRAMMA

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791)

Divertimento in re maggiore K. 136

Allegro

Andante

Presto

Antonio Vivaldi (1678 -1741)

Le quattro stagioni op. 8

Concerto n. 1 in mi maggiore, op. 8, RV 269 (La primavera)

I. Allegro – Largo e pianissimo sempre – Allegro pastorale

 Concerto n. 2 in sol minore, op. 8, RV 315 (L’estate)

I. Allegro non molto  –  II. Adagio e piano – Presto e forte –  III. Presto

Concerto n. 3 in fa maggiore, op. 8, RV 293 (L’autunno)

I. Allegro – II. Adagio molto – III. Allegro

Concerto n.  4 in fa minore, op. 8, RV 297 (L’inverno)

I. Allegro non molto – II. Largo – III. Allegro

Nicoletta Tassan (anche per la fotografia)