Leggiamo il parere personale di un viaggiatore.
L’attrazione è fortissima, e non ce ne accorgiamo subito, perché il fascino della cultura araba è veramente coinvolgente. Ho visitato quasi tutti i Paesi arabi dal 1980 e sono riuscito a penetrare la cultura che a noi italiani e europei risulta così difficile da comprendere. Per questi e altri motivi che cercherò di illustrare in questo breve articolo, la civiltà che circonda la nostra Europa, è spesso guardata da noi con quella superficialità da primi della classe. Ricordo bene invece, come il mio professore di arabo, un marocchino serio e preparato, un giorno dopo le prime difficoltà nello studio delle prime lezioni, mi disse: “Se vuoi capire la lingua araba, devi pensare al contrario”. E aveva ragione! Ho avuto molta fortuna nella ricerca di capire gli usi e i costumi di questa etnia che si estende praticamente dall’Iraq e dall’Arabia Saudita fino al Regno Alawita del Marocco affacciato sull’Oceano Atlantico. Così sono riuscito ad entrare nelle case e a carpire la fiducia di molti locali, che altrimenti non avrebbero raccontato ad un europeo sperduto le loro tradizioni cui sono legatissimi e che fino a pochi anni fa, venivano tramandate oralmente. Insomma, come si dice, avevo perfettamente il polso della situazione. Gli Arabi non sono tutti Musulmani (si pensi all’Iraq dove c’era il Patriarcato Caldeo o al Libano dove esiste ancora oggi un Patriarca Cristiano-Maronita). Se prendiamo invece in esame propriamente i musulmani, ci accorgiamo che questi sono riusciti ad islamizzare diverse parti dell’Asia e dell’Africa con alcune comunità che si sono insediate dove non ti aspetteresti di incontrarle, ad esempio in alcune città della lontana Colombia in Venezuela e, perché no, nel più grande Paese musulmano del mondo, l’Indonesia. Andando in giro nei mercatini e parlando nei caffè, ho avuto molte occasioni di riuscire ad ottenere tante informazioni che mi hanno aiutato nei viaggi successivi a capire immediatamente le situazioni in cui mi sono venuto a trovare. In questo modo, sono riuscito ad approfondire la conoscenza di un mondo così bello e allo stesso tempo così complesso. Da subito, ci si accorge che la maggior parte delle idee del sociale e del culturale ha una stretta relazione con il motivo religioso che diventa il leít-motiv.
Non vi è festa, momento della giornata, circostanza sociale, politica o culturale che non abbia questi legami.
Per questo motivo, se pensiamo al Califfato, non dobbiamo di certo soffermarci all’odierna rappresentazione dello Stato islamico (Daesh in arabo) L’Isis infatti, si è autoproclamato califfato, ed erano almeno 90 anni che non sentivamo questa parola: l’ultimo califfato fu abolito nel 1924 da Mustafa Kemal Ataturk in Turchia. Lo Stato a cavallo fra Siria e Iraq, ci viene spesso presentato in maniera superficiale con poche informazioni e qualche volta distorte ad arte. La capacità di seduzione del Califfato contemporaneo è coinvolgente in particolare per quanti si lasciano ammaliare dalla promessa di un ordine ottenuto attraverso la coercizione e la violenza. Il vero Califfo negli anni di massimo splendore del califfato, fu invece, un personaggio mitico ma realmente esistito nell’antica Mesopotamia Harùn Al-Rasheed protagonista delle Mille e una notte il quale, regnò a Bagdad nei secoli di massimo splendore del grande Califfato. La società in questi anni così importanti, era divisa in quattro classi:
– gli Arabi musulmani, che detenevano il potere;
– i Mawali, cioè gli infedeli convertiti all’Islam;
– i Dhimmi, adepti di altre religioni tollerate dal Corano, che godevano della protezione dei musulmani in cambio del pagamento di un tributo;
– da ultimi, gli schiavi.
Quindi c’era una convivenza pacifica e regolamentata nei minimi dettagli. Ricordo di aver proposto negli anni Novanta a un editore un libro su queste tematiche, ma la poca lungimiranza, lo ha fatto optare per un cortese rifiuto. Detto per inciso, erano gli anni Novanta quando in Algeria venivano sterminate intere famiglie a colpi di scimitarra e di coltello. Non era propriamente la festa del montone la più grande ricorrenza musulmana che ricorda il sacrificio di Abramo, fermato all’ultimo momento da Dio che riconoscendo la sua fede, ha voluto salvare la vita dell’unico figlio tanto atteso dal Patriarca e da sua moglie Rebecca. Molti non conoscono per esempio che la famiglia araba è matriarcale, anche se è sempre l’uomo a contare e a decidere come avveniva ai tempi di Gesù. Molti credendo di offrire un gesto di galanteria, allungano la mano ad una donna, che viene sistematicamente ritirata da quest’ultima non per scortesia, ma solo perché è la mano di un estraneo che non fa parte della famiglia. Ricordo a tal proposito la sorpresa di una dirigente parzialmente velata, incontrata in un hotel importante vicino Muskat la capitale dell’Oman, poiché non avevo allungato la mano come era consuetudine dello straniero di turno, e le ho spiegato che questo mi era stato insegnato durante una delle mie esperienze in Marocco. Per questi e altri motivi, un’Europa sonnolenta e superficiale ha lasciato correre molto tempo prima di accorgersi con grande sorpresa di aver ospitato il suo assassino in casa. D’altronde, la parola assassino, deriva proprio dall’arabo e precisamente da una tribù detta per l’appunto assassini. Le cose sono state preparate con molta cura e senza fretta, metodo tipico degli arabi che non hanno mai fretta e aspettano il momento opportuno per passare all’azione. Quante persone, sapevano con esattezza il significato del termine talebano? Molti lo utilizzavano a sproposito e comunque in contesti sbagliati. Talebano deriva propriamente dalla parola araba talib che significa nient’altro che studente. Ho potuto incontrare personalmente ragazzi e ragazze che mi chiedevano un visto per andare in Italia, ma alla domanda su cosa volessero fare una volta arrivati nel nostro Bel Paese, rispondevano: “Non lo so”. La mia replica era sempre la stessa, “Allora rimani in Marocco!”. Di certo i bombardamenti degli europei e degli americani, hanno contribuito ad inasprire il clima, ma i viaggi in Italia Belgio Francia e Spagna avevano spesso, per non dire quasi sempre, un unico scopo, quello di inserire nella società il migrante e quindi di fare in modo che fosse pronto al momento opportuno per l’azione preparata secondo i dettami del Corano e sotto la guida dei cosiddetti fratelli guida, cioè gli Iman. Ricordo bene quando tutto questo è iniziato, ne parlavo con gli amici anche di una certa cultura e questi mi rispondevano: “Sei esagerato!”. Certo l’uomo che ascolta le notizie e legge i giornali è di sicuro informato, ma non riesce ad avere il polso della situazione come chi sta vivendo queste esperienze direttamente, quindi non può comprendere lo svolgimento di fatti che risultano a lui così lontani. A tal proposito, non va dimenticato che la Guerra Santa o jihad che dir si voglia, è un dovere! Vi siete mai chiesti perché il testo sacro preveda di avere fino a quattro mogli? Bene, chi faceva la guerra erano gli uomini e naturalmente, molti morivano, per cui era previsto che il fratello o il cugino o il miglior amico si prendesse cura della donna rimasta vedova. Inoltre, la conquista in nome di Allah è un’azione collettiva. La jihad, nella sua forma di guerra santa, risponde a tre requisiti, scrive lo storico Jean Flori:
– essere condotta in nome di una religione con la promessa di essere ricompensati dopo la morte in battaglia;
– essere una guerra di conquista al fine di stabilire la legge islamica;
– essere proclamata da un’autorità religiosa.
Oltre a queste tradizioni, sono da ricordare un dettame sempre del Corano, che prescrive di pregare 5 volte al giorno con una serie di minuziosi consigli, per esempio se sei in viaggio e non hai la direzione de La Mecca, pregherai più a lungo, una volta arrivato a casa. Tutto ciò per aiutare soprattutto le popolazioni sedentarie a mettere in funzione la peristalsi intestinale. Per questo motivo, è vietata la carne di maiale e il vino, dal momento che l’Islam è nato in una zona della terra dove gran parte è deserto e quindi le temperature sono calde durante tutto l’anno, non certo per paura che, come poteva avvenire una volta, il maiale trasmettesse un parassita come la tenia. Se chiederete ad un musulmano perché la preghiera in moschea si fa il venerdì, riceverete le risposte più variegate, dal fatto che il Profeta si sia inchinato per la prima volta proprio il venerdì al fatto che, siccome gli ebrei pregano il sabato, non ci sarebbero dovute essere sovrapposizioni. Purtroppo sappiamo bene come è andata a finire!
Come molti sappiamo, il Ramadan è il mese del digiuno, ma alcune persone ne sono esenti, come gli ammalati e naturalmente i guerrieri. Fra l’altro questo mese dell’anno Islamico è sempre stato il più fecondo, per alcune ragioni importanti. La diminuzione fino a due ore di lavoro che può essere applicata a chi non mangia e non beve assolutamente dall’alba al tramonto e una fecondità senza confronti negli altri mesi del calendario lunare.
Quante persone fino a qualche anno fa conoscevano l’arabo ed erano quindi in grado di capire i sermoni carichi di violenza che venivano pronunciati senza controllo nella preghiera ad Allah nel giorno sacro proprio il venerdì? Quante persone sono state in grado di dire no alla conversione all’Islam tollerante, senza un background adeguato? E da ultimo, quanti si sono lasciati convertire dalla rete, dove fino a poco tempo fa non c’era un controllo capillare come oggi?
Possiamo fare come con gli Ebrei un concordato? O diventerebbe un Islam-concordato e poi una sola parola, Islam? A tal proposito, quanti sono informati che il terreno concesso per l’edificazione di una Moschea non verrà più restituito allo stato perché vengono applicate alcune clausole che prevedono come quel terreno sarà parte della comunità islamica tollerante per sempre?
Ancora, siamo sicuri che i nostri fratelli Musulmani ci vogliano convertire solo per andare dritti in Paradiso? Quanto siamo consapevoli che, comunque convertiti, saremo sempre dei convertiti, e quindi Musulmani di serie B?
L’Islam, dicono i cosiddetti Musulmani moderati, è una religione di pace, ma come mai allora dopo Mohamed l’Unico Profeta l’Inviato, nominati i quattro Califfi in ossequio al numero magico, sì proprio il quattro, subito uno di loro venne ucciso? Infatti così l’Islam si è subito diviso in Sanniti, circa il novanta per cento, e gli sciiti seguaci di Alì che sono preminenti in Siria Iran e Iraq, all’incirca il 10 per cento. Sempre a proposito di conversione all’unica Fede, cui saremo tutti prima o poi chiamati a obbedire, non deve stupire il fatto che l’Islam si compirà quando verrà pregato ai quattro angoli della terra, cioè dappertutto. Quindi poche illusioni sugli insegnamenti del testo Sacro dei Musulmani che, come è affermato dagli Iman, non è interpretabile, poiché alla fine saremo chiamati, obtorto collo, ad una conversione collettiva o ad una morte sicura, per infedeltà o apostasia. Il progetto è quello di istituire un califfato in Iraq e in tutto l’Oriente. Per riuscire in tal modo a controllare e governare questa entità. Così si potrà estendere la legge islamica in ogni continente. Per restaurare infine il potere e la gloria dell’Islam sunnita. Quello delle armate del Profeta.
Bruno Bertucci