Sulla Quarta: un violoncello tra sogno e incubo per Alessio Pianelli

Seconda tappa del progetto di sei album attorno alle Suite di J. S. Bach del violoncellista e compositore Alessio Pianelli nel nuovo lavoro con Almendra Music, “Sulla Quarta” è un bel modo per conoscere questo interessante violoncellista, definito dal suo Maestro Thomas Demenga “uno dei migliori violoncellisti italiani della nuova generazione”.

Barocco e contemporaneo, rispettoso e personale, Pianelli propone un CD di 11 tracce, per una durata complessiva di 47 minuti (Almendra Music -AM0030-, Distr. The Orchard – Bandcamp e Digitale -iTunes, Spotify, Amazon, etc-).

Almendra Music è nato nel 2013 “e con essa il mio personale progetto di incidere le sei Suites di Johann Sebastian Bach. Un’integrale delle Suites è un grande punto di arrivo per qualsiasi violoncellista, e io allora stavo ancora ultimando la mia formazione, alla ricerca del mio vero suono. Con Gianluca e Luca, produttori di Almendra, pensai che potesse essere molto interessante per gli ascoltatori, e onesto da parte nostra, presentare sì un’integrale delle Suites, ma dipanata negli anni: un percorso in grado di raccontare la crescita intellettuale, timbrica e umana di un musicista tra i suoi venti e trent’anni d’età. Un percorso di otto o nove anni in cui, album dopo album, una di queste pietre miliari della storia della musica per violoncello, è affiancata alla musica del secolo appena passato e a quella appena nata, di oggi, vicina alla cultura e alle percezioni di un ragazzo nato in Sicilia nel 1989”.

Sulla Quarta prosegue in questa avventura presentando una superba rilettura della Suite n. 4 in Mi bemolle maggiore, BWV 1010. “Per me la più nobile, quella che suono ogni mattina e che ho perennemente dovuto, potuto e voluto studiare: per le difficoltà di risonanza che la sua tonalità provoca ad ogni violoncellista, ma anche per il suo carattere che è secondo me quello che accusa maggior cambiamento se suonata con montatura antica e col diapason a 415Hz, più basso rispetto al diapason “standard” di oggi a 440Hz. Sul violoncello attuale, la tonalità di Mi bemolle maggiore, mi trasmette timidezza, debolezza, e tende a far diventare la musica di questa Suite astratta, “verso l’alto”; sul violoncello barocco invece sento subito grande forza, nobiltà d’animo, e radici ben piantate al suolo”, afferma Alessio Pianelli.

Sulla Quarta è un disco molto atteso, non solo per la prestigiosa vicenda artistica del suo autore, ma anche per i “quality listener” di Almendra Music, che stanno seguendo con crescente attenzione l’evoluzione della factory palermitana, che si conferma ancora una volta un laboratorio di idee che semplice etichetta discografica. Dopo la suggestiva collana piano solo (il cui ultimo capitolo è Cycles di Marcello Bonanno), dopo l’avant-rock folleggiante e rigoroso dei Forsqueak e il lancio della side-label Pistacho con il duo indie-tronic When Due, Alessio Pianelli qualifica ulteriormente l’etichetta con un lavoro che coniuga rilettura del classico, interpretazione del contemporaneo e visione personale della composizione. Tre direzioni espresse attraverso la scelta di una scaletta sorprendente, con il trittico The Songlines di Giovanni Sollima, la Quarta Suite di Bach e Sulla Quarta, il brano che vede debuttare Pianelli come compositore, la cui figura e la cui ricerca riconducono ad unità la triplice premessa iniziale.

Nato in Sicilia nel 1989 e residente in Svizzera, istinto e passione mediterranea e rigore nordeuropeo, Alessio Pianelli grazie alla sua tecnica fenomenale, la sua fantasia, intelligenza musicale e la sua presenza scenica e artistica, riesce ad affascinare ogni volta l’ascoltatore”. Lo testimonia il suo eccezionale percorso, costellato di vittorie in concorsi nazionali e internazionali, iniziato ancora sedicenne con il Primo Premio e il Premio Speciale “Città di Porec” all’International Cello Competition “Antonio Janigro” e di partecipazioni prestigiose sui palchi di tutto il mondo, di un’attività cameristica con tour e incisioni in Italia e all’estero, con collaborazioni, dialoghi e scambi all’insegna dell’arricchimento. Pianelli è stato l’unico italiano sul podio del Concorso Internazionale di violoncello “B. Mazzacurati” di Torino. Nell’ottobre 2016 con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ha suonato come cello solista nel Concerto di Dvořák.

L’incontro tra Alessio Pianelli e Almendra Music ha qualcosa di “karmico”, niente affatto casuale. La scoperta della casa discografica ha stimolato il violoncellista nella ricerca del proprio cammino, fatto di lavoro duro, di formazione continua, ma anche di meditata, sentita e ponderata attesa. Nel 2014 ha debuttato da solista proprio con Almendra: il disco Prélude, con musiche di J.S.Bach, Weinberg, Tsintsadze e Demenga (prima incisione mondiale). A tre anni di distanza, seguendo la linea di ricerca intrapresa con Prélude, arriva Sulla Quarta. Lo splendido lavoro grafico di Antonio Cusimano (3112htm), nel suo fondere materialità e voli cosmici, seppia, roccie, alberi e linee, evoca il lavoro di scavo profondo realizzato da Pianelli, il suo itinerario di ricerca tra interpretazione e suono, tecnica esecutiva ed emotività.

In apertura i quattro movimenti di The Songlines di Giovanni Sollima: “quel mio primo Maestro, siciliano come me, che mi iniziò al violoncello. Songlines, nato nel 1993 dopo la lettura dell’omonimo libro di Bruce Chatwin e dedicato a Rocco Filippini, non è ispirato ai canti degli aborigeni australiani di cui il libro parla, ma a “vie dei canti” suggerite dalla Sicilia, terra le cui innumerevoli culture lasciano intrecciare detriti di canti”. E dalla Sicilia, dal suo cuore e dal talento di un suo giovane, nasce anche Sulla Quarta, figlia di uno studio “matto e disperatissimo” su Bach che così Pianelli rievoca: “Nei tre mesi precedenti la registrazione, la Suite era diventata quasi una ossessione: la studiavo notte e giorno, alternando di continuo violoncello “moderno” e “barocco”, alla ricerca dell’impossibile “giusto compromesso”. Ero talmente appassionato ed ossessionato che spesso mi accadeva di continuare lo studio durante il sonno, un sonno caratterizzato da sogni particolarmente… udibili! C’ero sempre io a suonare, con entrambi i violoncelli che si alternavano all’improvviso, ed esploravo nuove articolazioni della materia bachiana, tra le quali apparivano anche nuove note, nuovi ritmi, e melodie che si intersecavano inframmezzate da terribili voragini. L’atmosfera di quei sogni era talmente surreale che al risveglio non riuscivo a distinguere se fosse stato un sogno o un incubo. Cominciai ad appuntare per gioco alcuni dei pensieri musicali sognati, finché mi resi conto di aver riempito, giorno dopo giorno, intere pagine pentagrammate. Intanto la mia lettura della Suite di Bach pareva aver trovato una sua possibile strada verso l’incisione, e fu così che decisi di dare a quelle idee dai sogni una struttura, e dare infine la nascita a Sulla Quarta”.

La prossima release Almendra tra le quindici in calendario domani, venerdì 26 maggio 2017 con il Duo Blanco Sinacori che ritorna dopo Hacked Overtures e le scorribande chitarristiche tra Mauro Giuliani, la musica contemporanea e l’Opera italiana.

L’ascolto di “Sulla Quarta” è davvero interessante e una fantastica avventura musicale ed emozionale. La capacità di strappare all’ascoltatore immagini e sensazioni va al di là della musica stessa, confermando Pianelli non un esecutore, ma un artista. Si capisce come la produzione sia diventata un’ossessione anche “onirica”, perché il suono coinvolge, “prende” fino alle corde più profonde dell’anima, grazie a quello strumento eccezionale, così vicino alla voce umana, che è il violoncello.

Francesca Grispello e Alessia Biasiolo

Amnesty International lancia la nuova campagna globale “Coraggio”

Leader di comunità, avvocati, giornalisti e altre persone che difendono i diritti umani stanno subendo un livello senza precedenti di persecuzioni, intimidazioni e violenze. Lo ha dichiarato Amnesty International, lanciando una nuova campagna globale che chiede la fine dell’ondata di attacchi contro persone che con coraggio si battono contro l’ingiustizia. “Oggi stiamo assistendo a un assalto frontale a tutto tondo da parte di governi, gruppi armati, aziende e altri potenti attori al diritto di difendere i diritti umani. Coloro che difendono i diritti umani subiscono le conseguenze di questo attacco globale”, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.  “Da Putin a Xi fino ad al-Sisi, i leader di ogni parte del mondo si stanno dedicando sempre di più a smantellare le fondamenta necessarie per una società libera, equa e uguale. Togliendo loro il diritto di protestare, ponendoli sotto sorveglianza, prendendoli di mira con intimidazioni, minacce e aggressioni fisiche, i governi stanno togliendo le scorte di ossigeno a coloro che difendono i nostri diritti”, ha aggiunto Shetty.

In un nuovo documento intitolato “Difensori e difensore dei diritti umani sotto attacco. Sempre meno spazio per la società civile”, che accompagna il lancio della campagna “Coraggio”, Amnesty International elenca i pericoli senza precedenti cui vanno incontro coloro che difendono i diritti umani, la cui missione si fa sempre più mortale: secondo l’organizzazione non governativa Front Line Defenders, da 156 uccisioni nel 2015 si è passati a 281 nel 2016.  “Leader autoritari intenti a ridurre in frantumi i diritti umani vorrebbero farci credere che stanno agendo nel nostro interesse, ma non è così. Sono coloro che difendono i nostri diritti umani a battersi per noi e vengono perseguitati proprio per questo motivo. Nel 2017 le misure via via adottate dai governi hanno portato la persecuzione di coloro che difendono i diritti umani a un punto di crisi”, ha aggiunto Shetty.

Sempre più strumenti a disposizione per la repressione di chi difende i diritti umani. La combinazione tra sorveglianza di massa, nuove tecnologie, abuso delle leggi e repressione delle proteste pacifiche ha dato luogo a un livello senza precedenti di pericolo per coloro che difendono i diritti umani. Tra le tendenze in crescita, c’è il massiccio uso delle nuove tecnologie e della sorveglianza mirata, anche online, per minacciare e zittire chi difende i diritti umani.  Attivisti del Bahrein in esilio sono stati monitorati dal loro governo attraverso software-spia, mentre governi di ogni parte del mondo stanno ordinando ai fornitori di mettere a disposizione le chiavi d’accesso alla crittografia e di decriptare comunicazioni private, senza preoccuparsi delle conseguenze. Nel Regno Unito la polizia ha posto sotto sorveglianza dei giornalisti per riuscire a identificare le loro fonti. In stati come il Messico e la Russia, le reti dei troll stanno producendo un crescente numero di campagne di disinformazione con l’obiettivo di screditare e stigmatizzare coloro che difendono i diritti umani, come ad esempio i giornalisti.  Queste nuove tendenze vanno ad aggiungersi al già pericoloso armamentario di strumenti tradizionali di repressione come le uccisioni, le sparizioni forzate, la soppressione del diritto di manifestazione pacifica e l’abuso delle norme penali, civili e amministrative allo scopo di perseguitare coloro che difendono i diritti umani.

Amnesty International mette in rilievo che nel 2016 coloro che difendono i diritti umani:

* in almeno 22 paesi sono stati uccisi per aver chiesto pacificamente il rispetto dei diritti umani;

* in 63 paesi sono stati al centro di campagne diffamatorie; 

* in 68 paesi sono stati fermati o portati in carcere per le loro attività pacifiche e

* in 94 paesi hanno subito minacce o aggressioni.

“Quando non li minacciano o non li perseguitano direttamente, i governi di ogni tendenza politica cercano di creare un ambiente ostile verso i difensori dei diritti umani, attraverso una retorica demonizzante che li etichetta come terroristi o agenti stranieri. Ciò non potrebbe essere più lontano dal vero”, ha commentato Shetty. “Ora la domanda da farci è questa: vogliamo rimanere a guardare e lasciare che chi ha il potere continui ad accanirsi contro chi difende i diritti umani, ossia proprio contro coloro che sono spesso l’ultimo baluardo per una società libera ed equa? O vogliamo reagire e metterci di traverso?”, ha chiesto Shetty.

La risposta è nella nuova campagna globale di Amnesty International per proteggere coloro che hanno coraggio. Dato il livello senza precedenti di pericolo che coloro che difendono i diritti umani stanno affrontando, la campagna “Coraggio” chiede agli stati di riconoscere la legittimità del lavoro di coloro che si battono per la dignità e l’uguaglianza dei diritti di ogni persona e di assicurare la loro libertà e la loro sicurezza.

Amnesty International chiede inoltre che tutti gli stati diano seguito agli impegni assunti con l’adozione, nel 1998, della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori e sulle difensore dei diritti umani. Questo testo richiede agli stati di riconoscere l’importanza del ruolo e del contributo di coloro che difendono i diritti umani e di adottare misure efficaci per la loro protezione.

La campagna globale di Amnesty International metterà in luce le vicende di persone in imminente pericolo a causa delle loro attività in favore dei diritti umani e premerà sui governi e su altri decisori affinché siano rafforzati i sistemi legali.  Amnesty International continuerà a indagare sugli attacchi contro coloro che difendono i diritti umani e lavorerà insieme alle comunità e alle campagne locali per mobilitare le persone a passare all’azione.  “Da Frederick Douglass a Emily Pankhurst, da Rosa Parks a B.R. Ambedkar fino a Nelson Mandela, la storia è piena delle gesta di persone comuni che hanno rifiutato di accettare lo status quo e si sono battute per ciò che era giusto. Lo spirito di quel coraggio è vivo ancora oggi. Da Malala Yousafzai a Chelsea Manning, ci sono persone che si prendono enormi rischi per noi”, ha sottolineato Shetty. “Senza il loro coraggio il mondo è meno equo, meno giusto e meno uguale. Ecco perché oggi chiediamo a tutti, e non solo ai leader mondiali, di stare dalla parte di chi difende i diritti umani e di proteggere le persone coraggiose”, ha concluso Shetty.  Il documento “Difensori e difensore dei diritti umani sotto attacco. Sempre meno spazio per la società civile” è online all’indirizzo: https://d21zrvtkxtd6ae.cloudfront.net/public/uploads/2016/10/16105010/difensori-diritti-umani-briefing.pdf

Per maggiori informazioni sulla campagna “Coraggio”:

https://www.amnesty.it/campagne/coraggio/

Amnesty International Italia

Week-end da Principe alle Isole Borromee

Tutto ha inizio con la barca privata in attesa al Lido di Carciano di Stresa per un veloce e comodo trasferimento all’Isola Bella. Accoglienza al Palazzo nobiliare e consegna delle chiavi di uno degli appartamenti Borromeo’s Dream Home, ricavati nel piccolo borgo. Un tempo antiche dimore di pescatori, oggi completamente restaurati con stile intimo e confortevole – da 2 a 6 posti letto – per offrire soggiorni di relax, circondati dallo scenario naturale del lago Maggiore.

Ha inizio il viaggio nel tempo quello del Gran Tour, e nel bello dell’arte e della natura. Si può partire dalla dimora principesca del Seicento e ricca di opere d’arte: arazzi fiamminghi, statue, stucchi neoclassici e grotte a mosaico. Da non perdere i 130 dipinti della Galleria Berthier, la stanza di Napoleone, e la Sala della Musica, dove si svolse la Conferenza di Stresa tra Mussolini, Laval e Mac Donald che avrebbe dovuto garantire la pace europea. Uscendo, il giardino all’italiana di gusto barocco si sviluppa su parterre e terrazze alternando statue e obelischi, scalinate e balaustre che creano un impianto scenografico pensato per simboleggiare la potenza della nobile casata.

Fuori dalla residenza, il piccolo e caratteristico borgo in cui perdersi. In particolare nel Vicolo del Fornello, dove si snodano eleganti botteghe che ospitano una selezione di marchi del Made in Italy, fra cui Alessi, Italian Independent, Antonini, Herno, Bagutta e Gallo. Il Fornello, Bottega con cucina è il luogo ideale per una sosta gourmet: sulla terrazza per degustare i piatti della tradizione rivisitati in chiave contemporanea, nel negozio accanto per acquistare materie prime di altissima qualità e portarsi a casa i migliori sapori di cibo italiano.

Una breve traversata porta all’Isola Madre, descritta da Gustave Flaubert come “il luogo più voluttuoso che abbia mai visto al mondo”. È un giardino all’inglese realizzato nell’Ottocento che, grazie ad un clima favorevole, ospita rare piante e fiori esotici provenienti dalle più diverse latitudini. A cui si aggiungono pavoni, pappagalli e fagiani in libertà, creando il fascino di una terra tropicale. Al centro di questo scrigno si staglia il famoso cipresso del Kashmir, divelto da una tromba d’aria e oggi, come un miracolo della natura, sembra di nuovo rifiorire. Accanto, il Palazzo cinquecentesco conserva prestigiosi arredi di Casa Borromeo e i teatrini delle marionette, le cui rappresentazioni erano destinate all’intrattenimento e allo svago dei membri della famiglia e degli amici.

La sera, è possibile scoprire la cucina di lago, nei tanti ristorantini della costa o della suggestiva Isola dei Pescatori.

Fino al 22 ottobre, il pacchetto “Week-end da Principe” comprende il pernottamento di due notti in uno degli appartamenti Borromeo Dream’s Home, il trasferimento in barca privata all’arrivo e al rientro, i biglietti di ingresso ai Palazzi e ai Giardini dell’Isola Bella e dell’Isola Madre. Quote a partire da 420 euro a coppia.

 

S.E.

Improvvisare improvvisando: Patrizio Fariselli al FIM 2017!

Patrizio Fariselli

Sabato 27 maggio 2017: Patrizio Fariselli al FIM 2017! Dopo l’annuncio dei big stranieri (David Cross, David Jackson, David Knopfler, Arthur Brown), dell’omaggio a Elvis Presley e di Omar Pedrini, un altro straordinario artista ufficializza la propria partecipazione alla Quinta Edizione di FIM – Fiera Internazionale Della Musica.

Una vita in musica, quella di Patrizio Fariselli. È proprio il caso di dirlo: figlio d’arte (suo papà Terzo è stato un’autentica istituzione nel liscio romagnolo con la sua Orchestra), allievo di Sergio Cafaro al Conservatorio di Pesaro, a soli 21 anni entra negli Area, con cui realizzerà alcune tra le più belle e memorabili pagine di musica “totale” degli anni ’70. Sue le tastiere in capolavori dell’epoca Cramps come Arbeit Macht Frei (1973) e Maledetti (1976), ma anche le idee avventurose dell’album solista Antropofagia (1977). Alla fine della straordinaria esperienza Area, Fariselli non si ferma: dagli anni ’80 fino ad oggi, scrive musiche per il cinema, la danza, la televisione, i documentari e il teatro, da popolari titoli di Alessandro Benvenuti come Benvenuti in casa GoriCaino e CainoBelle al barIvo il tardivo, alla partecipazione nel programma Rai L’albero azzurro dal 1990 al 1995.

Ripresa l’attività degli Area nel 1997 con Chernobyl 7991, Fariselli si dedica anche alla propria attività da solista fondando l’etichetta Curved Light, che pubblica i suoi album all’insegna di un audace jazz di frontiera con musicisti del calibro di Paolino dalla Porta e Massimo Manzi. Inevitabile il passaggio alla scrittura, con il delizioso libro Storie Elettriche (Auditorium Edizioni), che raccoglie aneddoti e riflessioni sulla sua storia. Figura poliedrica, tra le poche in Italia ad avere profonda consapevolezza della composizione e dell’improvvisazione, Patrizio Fariselli al FIM si soffermerà in particolare sul percorso oltre gli Area, tra jazz, documentari, seminari e altre iniziative. Egli sarà presente al FIM di Erba nel pomeriggio di sabato 27 maggio 2017 per dialogare con il pubblico di CASA FIM (lo stage-tv in diretta streaming).

26, 27 e 28 maggio 2017, tre giorni speciali per la musica con FIM – Fiera Internazionale della Musica, alla Fiera di Erba (a soli 40 km da Milano). FIM 2017 (Quinta Edizione) è un villaggio musicale aperto a tutti. FIM 2017 sarà un importante momento di formazione, informazione, incontro, confronto, cultura e divertimento. Al FIM 2017 sarà possibile trovare diverse aree: Showroom (esposizioni, incontri, esibizioni etc.) Prog Day (area dedicata al progressive-rock), Casa FIM (stage tv in diretta streaming con Jocelyn), FIM Social (presentazione musicisti), Radio FIM (web radio in diretta), FM OffStage (interviste musicisti), FIM On Air (web radio e web tv). Sulla APP di FIM Fiera: Programmi aggiornati, Artisti e Ospiti internazionali, Sconto di 2€ sul Biglietto, Alberghi convenzionati, Localizzazione e come raggiungere LarioFiere, Mappe, Espositori e tanto altro.

FIM – FIERA INTERNAZIONALE DELLA MUSICA

La Fiera della Musica e dei Musicisti

26/27/28 Maggio 2017

LarioFiere

Viale Resegone

Erba (CO)

 

Francesca Grispello

(anche per credit fotografico di Art Up Art)

Davide Van De Sfroos alla Fiera Internazionale della Musica

“Per uno che non ha mai giocato a calcio, neppure all’oratorio, entrare in campo a San Siro è come andare sulla luna”: dichiara così Davide Van De Sfroos, pronto per una delle iniziative più ambiziose della sua carriera, il concerto del 9 giugno allo Stadio San Siro. Per l’occasione il cantautore sarà a Lariofiere con la sua “Curiera”, punto di riferimento per autografi e per i biglietti dell’imminente concerto. Sarà questo l’argomento principale della sua partecipazione alla Quinta Edizione di FIM – Fiera Internazionale della Musica, in programma a Erba (CO) dal 26 al 28 maggio 2017.

Insieme a Omar Pedrini, Max Casacci, Corrado Rustici, gli Almamegretta e altre importanti personalità della musica italiana, Davide Van De Sfroos è una delle figure più attese al FIM 2017. Attivo dai primi anni ’90, autore di sette album (l’ultimo dei quali, Synfuniia, lo vede accanto a un’orchestra sinfonica) caratterizzati dai testi in dialetto lombardo e dall’uso originale della variante comasca (laghée), Van De Sfroos nel 2002 ha vinto la Targa Tenco per il miglior disco in dialetto con …e semm partii (2001), che ha venduto più di 50.000 copie, e nel 2009 con Pica!. Lavori grazie ai quali ha ottenuto grande popolarità nazionale, diventando un vero e proprio simbolo per la cultura comasca, oltre che una delle voci più amate del folk-rock italiano. Van De Sfroos sarà in Casa FIM – il “salotto” di FIM in diretta streaming sul sito della Fiera – per incontrare il pubblico e parlare di alcuni dei temi chiave della sua lunga attività artistica. In particolare, nella conversazione con Jocelyn, Piero Chianura e Giulia Iannello, si toccherà un argomento importante per comprendere il fenomeno Van De Sfroos: il rapporto con i valori, la cultura e il linguaggio del territorio, ma anche con il pubblico, sia quello di una comunità circoscritta che quello nazionale. Infine a Van De Sfroos sarà consegnato il Premio Special Guest FIM 2017.

26, 27 e 28 maggio 2017, tre giorni speciali per la musica con FIM – Fiera Internazionale della Musica, alla Fiera di Erba (a soli 40 km da Milano). FIM 2017 (Quinta Edizione) è un villaggio musicale aperto a tutti. FIM 2017 sarà un importante momento di formazione, informazione, incontro, confronto, cultura e divertimento. FIM 2017 sarà strutturato in diverse aree: Showroom (esposizioni, incontri, esibizioni etc.), Prog Day (dedicata al progressive-rock), Casa FIM (stage tv in diretta streaming con Jocelyn), FIM Social (spazio di presentazione musicisti), Radio FIM (web radio in diretta), FM OffStage (spazio per interviste musicisti), FIM On Air (web radio e web tv), FIM Educational (laboratori di orientamento musicale per ragazzi), Area Demo (prove, workshop, presentazioni), infine FIM Awards (incontri con i big della musica e consegna premi). E’ disponibile anche la APP di FIM Fiera, con Programmi aggiornati, Artisti e Ospiti internazionali, Sconto di 2€ sul Biglietto, Alberghi convenzionati, Localizzazione e come raggiungere LarioFiere, Mappe, Espositori e tanto altro.

FIM – FIERA INTERNAZIONALE DELLA MUSICA

La Fiera della Musica e dei Musicisti

26/27/28 Maggio 2017

LarioFiere

Viale Resegone

Erba (CO)

Francesca Grispello

(anche per credit fotografici)

Memorie di una famiglia ferrarese ebrea fra Otto e Novecento in mostra

Enrica Calabresi

Racconta, attraverso foto e documenti d’epoca, le vicende di una famiglia ferrarese ebrea, fra Otto e Novecento, la mostra che fino al 16 luglio 2017 riapre al pubblico al Museo civico del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara (corso Ercole I d’Este, 19).

L’esposizione, curata dalla responsabile del Museo Antonella Guarnieri, ha per titolo ‘Una famiglia ferrarese ebrea: la storia d’Italia raccontata dai “Calabresi” (1867-1945)’ e torna dopo una prima esposizione negli scorsi mesi di gennaio e febbraio, che ha fatto registrare una grande affluenza di pubblico. La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 9,30 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Hanno collaborato all’allestimento della mostra Elena Ferraresi e Martina Rubbi.

La mostra nasce dall’incontro con Massimo Calabresi, pronipote di una famiglia di ebrei sefarditi, sfuggiti alle persecuzioni spagnole, approdati, probabilmente in Calabria e, quindi, giunti a Ferrara già nel ‘700. Massimo Calabresi ha messo a disposizione del Museo del Risorgimento e della Resistenza la vasta documentazione archivistica, ricca di interessante e particolare materiale fotografico. Questa documentazione che parte dal 1867 e arriva sino al 1945 racconta, incarnandola in personaggi con un nome e un volto, la storia dei ferraresi e degli italiani ebrei che in quel frangente passarono dall’aver conquistato una completa integrazione all’essere perseguitati, sino alla morte, da un regime, quello fascista, che in origine, diversi di loro, a causa della propria provenienza sociale, avevano sostenuto. Senza dimenticare l’importante e variegato aiuto fornito dall’ebraismo estense, e nazionale, all’antifascismo ed alla Resistenza.

Su tutti emerge un volto, quello di Enrica Calabresi, nata a Ferrara nel 1891, scienziata di chiara fama, che venne arrestata e si suicidò, per non finire in campo di concentramento, nel carcere di Santa Verdiana a Firenze il 20 gennaio 1944, ingerendo una fiala di floruro di zinco, che portava sempre con sé, alla vigilia della deportazione ad Auschwitz.

 

Alessandro Zangara

(anche per credit fotografico)

69a Estate Teatrale Veronese

La 69a edizione dell’Estate Teatrale Veronese prevede – dal 16 giugno al 16 settembre – cinquantuno serate di spettacolo, trenta al Teatro Romano e ventuno in Corte Mercato Vecchio. Organizzata dal Comune di Verona, l’Estate Teatrale Veronese ha come main sponsor per il decimo anno consecutivo Banca Popolare di Verona – Banco BPM e si avvale della collaborazione di Agsm. Tre le sezioni in cui si articola l’edizione 2017: prosa, danza e musica. Per la prosa, quattro gli spettacoli in cartellone, due dei quali nell’ambito del Festival Shakespeariano: Riccardo II e Sogno di una notte di mezza estate.

Riccardo II andrà in scena, inaugurando la sezione prosa, il 6, 7 e 8 luglio alle 21.15. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Metastasio – Teatro Stabile della Toscana, avrà per protagonisti Maddalena Crippa, Paolo Graziosi, Graziano Piazza e Alessandro Averone e sarà firmato da Peter Stein. Il Festival Shakespeariano proseguirà con Sogno di una notte di mezza estate in programma il 26, 27, 28 e 29 luglio alle 21.15. Gli interpreti principali saranno Violante Placido, Giorgio Pasotti, Paolo Ruffini e Stefano Fresi con la regia di Massimiliano Bruno. Entrambe le produzioni shakespeariane saranno proposte in prima nazionale. In prima nazionale anche Le baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni messe in scena – il 19, 20, 21 e 22 luglio alle 21.15 – dal Teatro Stabile del Veneto -Teatro Nazionale con la regia di Paolo Valerio. Chiuderà la sezione prosa il 15 e 16 settembre alle 21.00 la tragedia Sette contro Tebe di Eschilo proposta dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico nella nuova traduzione di Giorgio Ieranò. La collocazione dell’evento a metà settembre è piuttosto insolita per la manifestazione. Ma dal momento che le due serate coinvolgeranno le scuole medie superiori del Nord Italia, era necessario attendere la ripresa dei corsi scolastici 2017-18. Tra i protagonisti della tragedia di Eschilo che il 6 maggio debutta al Teatro Greco di Siracusa, gli attori Marco Foschi, Aldo Ottombrino e Anna della Rosa diretti da Marco Baliani.

Per la danza, grande ritorno a Verona del Victor Ullate Ballet – Comunidad de Madrid che il 4 e 5 agosto alle 21.15 proporrà in prima ed esclusiva nazionale una nuova versione di Carmen a firma di Victor Ullate. Sarà invece la prima esibizione in assoluto al Teatro Romano quella dei danzatori-percussionisti-attori-acrobati della compagnia inglese Stomp in scena l’8, 9, 10, 11 e 12 agosto alle 21.15.

Per la musica sono tre le serate di Rumors (16, 18 e 19 giugno) che avranno per protagonisti, rispettivamente, il giovane cantautore inglese Rag’n’Bone Man, il grande crooner americano Tony Bennett e Francesco Gabbani, vincitore dell’ultimo festival di Sanremo. Sette le serate di Verona Jazz (dal 20 al 26 giugno) che proporrà la Billy Cobham Band, Paolo Fresu, David Gazarov, Rafhael Gualazzi, Stefano Bollani, Simona Molinari, Luca Aquino & The Jordanian National Orchestra’S Ensemble.

Completano il cartellone 2017 i nove spettacoli (cinque di prosa e quattro di danza) di Corte Mercato Vecchio in programma dal 30 giugno al 28 luglio.

Riccardo II (finora rappresentato solo tre volte nell’ambito del Festival Shakespeariano) mancava da dieci anni dal cartellone del Teatro Romano. L’ultima edizione, quella del 2007, fu del Berliner Ensemble (la compagnia fondata da Bertolt Brecht) con la regia di Claus Peymann.

«Riccardo II – dice Peter Stein – occupa un posto particolare nell’opera di Shakespeare, anche fra le sue tragedie dedicate ai re. Il dramma tratta esclusivamente della deposizione di un re legittimo, un tema politico eminente che facilmente si può traslare ai nostri tempi: è possibile deporre un sovrano legittimo? Il nuovo re non è un usurpatore? Una tale deposizione non è simile all’assassinio di ogni ordine tradizionale? Durante il suo regno – prosegue Stein – Riccardo II ha messo contro di sé tutte le forze sociali: egli ha sfruttato il proprio potere in tutte le direzioni immaginabili, ha sconfinato le proprie competenze e si è preso ogni libertà, anche sessuale. È un giocatore, un attore, ma pur sempre un re che anche dopo la sua deposizione rimane un re. Mentre il suo rivale che prende il suo posto sul trono come usurpatore, genera esattamente lo stesso meccanismo di ostilità contro il suo potere, poiché tale potere si basa sul puro arbitrio. Riccardo, che nella sua esaltazione va oltre il proprio tempo, poiché la monarchia assoluta si sarebbe sviluppata molto più tardi, può essere interpretato da una donna che recita la parte maschile. In questo modo – conclude Stein – diventa ancora più chiaro il carattere inconsueto di questo re e gli aspetti fondamentali della discussione politica risultano più evidenti»

Sono invece ben sedici le precedenti edizioni del Sogno di una notte di mezza estate. La nuova versione sarà firmata da Massimiliano Bruno, apprezzato protagonista della scena teatrale quanto di quella cinematografica. Suo il film Beata ignoranza con Alessandro Gassmann e Marco Giallini uscito due mesi fa, divertente commedia che racconta le vicende di due nemici/amici, insegnanti di liceo, che si sfidano su una problematica attualissima, se sia legittima o no la dipendenza dai social network.

«Quello che voglio da questo Sogno – sottolinea Massimiliano Bruno – è tirare fuori la dimensione inconscia che Shakespeare suggeriva neanche troppo velatamente. Puntellare con l’acciaio la dimensione razionale imprigionata nelle regole e nei doveri bigotti e rendere più libera possibile quella onirica, anarchica e grottesca. E così il nostro bosco sarà foresta, Patria randagia di zingari circensi e di ambivalenti creature giocherellone, Puck diventerà un violinista che non sa suonare, Bottom un pagliaccio senza palcoscenico, Oberon un antesignano cripto-gay e Titania una ammaestratrice di bestie selvagge. L’intenzione è essere affettivi senza essere affettuosi, ferire per suscitare una reazione, divertire per far riflettere, vivere nella verità del sogno tralasciando la ragione asettica e conformista. Un Sogno di una notte di mezza estate che diventa apolide e senza linguaggio codificato, semplici suoni e immagini  che sono – conclude il regista – meravigliose memorie senza mai essere ricordi».

Ad affiancare Shakespeare ritorna quest’anno Goldoni. Vi torna con il suo capolavoro Le baruffe chiozzotte che mancava da quasi trent’anni al Teatro Romano: l’ultima edizione andò infatti in scena nel 1988 per la regia di Gianfranco de Bosio. Questo nuovo allestimento nasce con l’intento di unire e valorizzare il meglio delle espressioni artistiche e delle energie produttive venete “nel segno – come voleva Goldoni – della coralità”. Lo spettacolo è frutto della collaborazione fra l’Estate Teatrale Veronese e il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. «La storia teatrale delle Baruffe – dice Valerio – è intimamente legata a Verona. Renato Simoni, che diede vita all’Estate Teatrale Veronese nel 1948 con Romeo e Giulietta, aveva messo in scena nel 1936 alla Giudecca una memorabile edizione delle Baruffe con la soprano Toti dal Monte nei panni di Lucietta che apriva e chiudeva lo spettacolo con due canzoni. Come ricorda Luigi Lunari, le Baruffe sono l’”ultimo” testo di Goldoni. E infatti, in questo affresco di grande leggerezza e irresistibile divertimento, s’intravede – prosegue il regista – il colore della malinconia, la sensazione del tempo irresistibile che fugge. Le donne delle Baruffe hanno l’urgenza di non far passare un altro inverno senza essersi maritate. Poi gli uomini ripartiranno per mare, e torneranno, forse, presto o tardi a Chioggia. E per raggiungere questo scopo, l ‘anello e il matrimonio, le regole di Chioggia vanno rispettate, e le differenze di censo tra pescatori sono semplici ma chiare. Il mondo femminile, fatto di famiglie e relazioni, di lavoro al merletto e di sogni d’amore, è il luogo della strada. Accanto, il canale, il mondo degli uomini del mare – conclude Valerio – che tornano per ripartire».

Completa e conclude il cartellone della prosa, collegandosi idealmente con Riccardo II sul tema del potere e della guerra, la tragedia Sette contro Tebe che descrive con icastico nitore il terrore della guerra e richiama in modo diretto ed efficace il dramma epocale dei popoli che oggi, alle porte d’Italia e nel bacino del mediterraneo, vivono in stato d’assedio e di guerra con le sofferenze che rimbalzano quotidianamente anche sulle società europee.

«Tebe – dice Marco Baliani – è una città assediata, in preda al panico, contesa tra eserciti fratelli. È la paura la protagonista dell’intera opera, una paura fomentata dai suoni, dal clamore e dagli echi dell’esercito nemico che circonda la città. Una città abitata più da donne che da uomini, come tutte le città contemporanee dove la guerra e l’assedio sono stillicidio quotidiano. Tebe è come Sarajevo ieri, come Aleppo oggi.

Quando il Messaggero descrive la terribilità degli scudi dei sette guerrieri nemici che si apprestano ad assaltare le sette porte della città, proietta su quegli scudi la paura dell’intera città. Eteocle – prosegue Baliani – deve faticosamente trovare altre parole che rendano inefficaci le apocalittiche visioni del Messaggero, riducendo i sette guerrieri nemici a umanissimi corpi contro cui scagliare altri corpi guerrieri, i sette eroi tebani che li affronteranno, compreso lui stesso che si scontrerà alla settima porta col fratello Polinice. Eteocle è un eroe fragile, L’efficacia delle sue parole si misura solo sul plauso del popolo, prima ancora che sulla scena della battaglia. Fin dall’inizio si scontra con le donne impaurite, scaricando su loro l’ansia dello scontro imminente. Antigone è figura anch’essa fragile, attonita di fronte alla catastrofe, guidata unicamente dall’istinto. A lei, fin dall’inizio metterò in bocca parole che spetterebbero al coro, perché la guerra fratricida avviene da subito anche all’interno della città, è una guerra tra fratelli malnati. La scissione finale tra chi vorrebbe seppellire Polinice e chi no – conclude Baliani – è quello che sempre accade dopo una vittoria, quando comincia la spartizione cruenta tra i vincitori alleati, quello che è accaduto alla Libia dopo Gheddafi, quel che accadrà a Mosul tra breve, quel che accadde a Berlino nel secolo scorso».

Riccardo II e Sette contro Tebe saranno al centro di una serie di eventi, convegnistici e spettacolari, sul tema “Regalità e potere” nel teatro shakespeariano e classico, organizzati in collaborazione con l’Università di Verona nei mesi di maggio e giugno quale preludio alla stagione del Teatro Romano.

Per la danza la compagnia spagnola più affermata a livello internazionale, il Victor Ullate Ballet – Comunidad de Madrid nato nel 1988 su iniziativa del Ministero spagnolo della Cultura, presenterà la nuovissima coreografia Carmen su musiche di Georges Bizet e Pedro Navarrete. Una versione rinnovata di questo classico che Ullate intende liberare da alcuni abusati cliché per approfondire l’essenza della vicenda in sintonia con i tempi moderni. A tredici anni di distanza torna dunque al Teatro Romano (dove aveva proposto i suoi “cavalli di battaglia” De Triana a Sevilla, Jaleos, Burka e Sola) questa grande compagnia assurta da anni ad “ambasciatrice” ufficiale della Spagna nel mondo. La formazione, diretta da Eduardo Lao, lega il suo nome a quello del condirettore e fondatore Victor Ullate, danzatore nato nel 1947 a Saragoza e cresciuto artisticamente con Maurice Bejart all’interno del Ballet du XX Siècle.

Il settore danza propone inoltre la compagnia Stomp conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, da Broadway a Parigi, da Los Angeles a Tokyo, per le sue originali ed entusiasmanti esibizioni. Stomp mette in scena il suono del nostro tempo, traducendo in una sinfonia intensa e ritmica i rumori e le sonorità della civiltà urbana contemporanea. Lo fa usando i comuni oggetti della vita quotidiana (bidoni, pneumatici, lavandini, scope, spazzoloni) in uno straordinario “concerto” di ironia travolgente. Fondata nel 1991 a Brighton da Luke Cresswell e Steve McNicholas, la compagnia può oggi vantare cinque formazioni internazionali fisse che in contemporanea (visto il grande successo mondiale) si esibiscono nell’ambito di diverse tournée.

Nel contesto scenico più intimista di Corte Mercato Vecchio altre proposte di prosa e di danza. A inaugurare la sezione prosa il 3 e il 4 luglio sarà Fondazione Aida che presenterà Il mago di Oz di Lyman Frank Baum con la regia di Giuseppe Costalunga. Seguirà, il 5 e 6 luglio, proposto sempre da Fondazione Aida, Una storia a tempo di jazz di Giuseppe Costalunga che ne curerà anche la regia. L’11, 12, 13 e 14 luglio sarà la volta di Cantieri Invisibili con Liberté, egalité, varieté, regia di Alberto Bronzato. Il 18, 19, 20 e 21 luglio

Punto in Movimento / Shiftingpoint porterà in scena Molto rumore per nulla di William Shakespeare con la regia di Roberto Totola. Chiuderà la sezione prosa, il 25, 26, 27 e 28 luglio, il Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio con Cassandra site specific nell’interpretazione di Elisabetta Pozzi che ne curerà anche la drammaturgia con il contributo di Massimo Fini.

A inaugurare la sezione danza (il 30 giugno e il 1° luglio) sarà Ersiliadanza con Felicità interna lorda di Laura Corradi. Sarà la volta, l’8 luglio, dello Spellbound Contemporary Ballet con Rossini ouvertures di Mauro Astolfi. Seguirà, il 15 luglio, Piazzolla tango di Luciano Padovani nell’esecuzione di Naturalis Labor. Chiuderà la sezione danza, il 22 luglio, la compagnia spagnola Otradanza con Polvo di Asun Noales.

Enrico Pieruccini

Interviste impossibili. Haydn, la Sinfonia e non solo

Sono come sempre alla ricerca di una nuova intervista speciale da proporre al pubblico della radio, ma vediamo un po’!

Forse ci sono. Ricordo bene di aver ricercato per molto tempo notizie varie su un grande musicista del passato, che venne definito Padre e Creatore della Sinfonia. Eccolo! È proprio Frans Josef Haydn che tanto ha dato alla musica in quasi un secolo di vita.

-Buona sera Maestro!

-Scusi, lei chi è?

-Per dirla tutta, sono un suo cultore, meglio, un vero ammiratore!

-A sì? E come mi conosce?

-Bè, devo dire che la sua musica, è stata una vera rivoluzione del tempo in cui viveva!

-Certo, già la trovo informato sulla mia attività artistica!

-In fondo sono un musicologo…

-Eh? che ha detto?

-Sì, musicologo. Allora? Come fanno i musicologi, ho voluto approfondire proprio tutte le sue sinfonie. Le dirò, che quando ho proposto al mio professore la tesi sulle Parigine, lui mi ha detto: veramente non me l’ha ancora proposto nessuno e io risposi, allora ci sono io. Quindi, mi sono dovuto documentare abbastanza. Ma mi dica, come le è venuta in mente la sinfonia degli addii?

-Per voi è un po’ un mistero, ma a me toccava comporre tutti i giorni per il ghiribizzo del mio principe e mecenate anche se le confesso che ad Esteraza era chiamato il Magnifico proprio come Lorenzo De Medici.

-È vero che le toccava mangiare con la servitù ed era trattato peggio degli impiagati d’oggi?

-Su la prego non mi prenda in giro che quella per un artista era proprio un’umiliazione. Lavoravi, davi spettacolo e poi in un cantuccio come se non esistessi. Oggi almeno potete fare sciopero e ci sono i sindacati, ha presente quello degli artisti come dite voi?

-Eh, sì, sì! Non me ne parli!

-Noi invece…

-Ma non è stato lei che ha inventato il primo sciopero musicale e mentre l’orchestra continua a suonare, nella sinfonia n. 45 se ne vanno tutti e rimangono solo in due?

-Ci risiamo, quello era l’unico modo per dire al Principe, guarda che se non ci dai quei quattro ducati che ci spettano, noi ce ne andiamo per davvero! E poi voglio vedere la sera chi scriverà la musica d’intrattenimento per i tuoi ospiti?

-Insomma un po’ un ricatto senza l’appoggio dei sindacati?

-La chiami come vuole, il fatto è che se non avessi fatto questa trovata, saremo morti tutti di stenti.

-Ma lei Maestro, ne ha inventate di tutti i colori, musicali s’intende!

-Avanti, cosa vorrebbe dirmi? Qual é il messaggio?

-Non si preoccupi, è solo una considerazione.

-Le dirò che nella sfortuna, come dicevo all’inizio, ho avuto tante fortune.

-Per esempio?

-Se all’inizio mi copiavano i pezzi, pensi che all’epoca non c’era nemmeno il diritto d’autore e sa, non potevi dire quella partitura è mia!

-Gia, infatti, alcune delle sinfonie hanno la dicitura A. che al giorno d’oggi sta per attribuito. Perciò lei ha sicuramente composto più di 100 sinfonie.

-Lasciamo perdere, basta sfottere o no? In tutti i casi, me ne hanno rubate parecchie e hai voglia a dire quella musica l’ho scritta io o cose del genere che tanto nel diciottesimo secolo non ti ascoltava nessuno.

-Ma cosa le piaceva scrivere e la divertiva di più?

-Sa, come le dicevo, ero costretto a presentare quella che oggi voi contemporanei chiamate musica di intrattenimento per il mio Mecenate.

-E allora?

-Le dirò, mi sono divertito come un matto a comporre musica da camera.

-Intende dire i suoi bellissimi quartetti?

-Proprio quelli! Mi impegnavo dal mattino presto dopo colazione, e per cominciare mangiavo un po’ di più del solito, così dopo avrei avuto la forza per affrontare al meglio la mia giornata di lavoro. Ero lì che riflettevo  perché chissà cosa gli sarebbe venuto in mente al mio padrone e chi sarebbe venuto la sera ed io come gli altri dovevo essere naturalmente pronto a servirlo! In una parola agli ordini! Altro che articolo 18 come si è inventato quel ragazzo del duemila come si chiama? Renzi! Sì, sì proprio quello. Ecco noi per dirla tutta, non potevamo nemmeno permetterci di dire, ma… Oggi invece discutete con i padroni e come li chiamano in italiano dei giorni vostri, Governanti o datori di lavoro.

-Sa che a tal proposito mi sono inventato una conferenza?

-Lei, e che titolo le ha messo?

-Proprio I Quartetti del dopo cena!

Ah, bella questa non me l’aspettavo!…

-Certo maestro che il lavoro non le mancava!

-No, e poi sono venuti in questo bellissimo castello tanti personaggi della nobiltà austriaca, da Sua Maestà l’Imperatore agli amici abituali del Principe Mio Signore.

-A proposito, c’erano molti bei quadri che magari la ispiravano a comporre con i loro disegni e colori!

-Già, questo non me lo aveva mai chiesto nessuno. Le dirò che passeggiando per i corridoi e ammirando l’infinità di opere d’arte che si potevano vedere nel castello, effettivamente mi sono venute tante idee e proprio colori che facilmente ho potuto applicare all’arte dei suoni. A proposito ho trovato le migliori ispirazioni per intitolare con i nomi più vari le sinfonie che stavo componendo nell’arco della mia lunga vita.

-Certo titoli come “Le repelle du corn o la poul”, militare, rullo di timpani…

-Certamente, ci ho messo del mio, e voi italiani dovreste sapere che i tempi sono scritti rigorosamente in italiano, mentre le danze in francese. Perché sa, a Parigi si ballava! E che coorte!

-Ma prima di addentrarci nelle sue creazioni, mi parli un po’ del periodo detto Sturm unt Drang.

-Ecco, c’era in quel periodo, o epoca come la chiamate voi adesso, una corrente filosofica che per l’appunto era detta sturmeriana e così ho pensato di comporre alcune sinfonie in tono minore diciamo riflessive che potessero riprendere un tema che fosse legato alle riflessioni filosofiche del tempo.

-Insomma, lei ha precorso anche il Romanticismo!

-Bè, cosa vuole avevo il tempo per pensare e riflettere, non come fate voi al giorno d’oggi. Non si dice così almeno in italiano?

-Corretto Maestro. Ma continui!

-Bene, le dirò in confidenza che anche se ero molto occupato a cercare un musico di qua un altro che lo sostituisse perché quello si era ammalato, mi rimaneva anche il tempo per pensare e riflettere, così venivano le idee migliori anche per i dialoghi fra solista e orchestra o anche per i ripieni orchestrali non facili da ottenere specie quando avevo a disposizione pochi elementi di un certo talento.

-Ma dica, come era composto il suo ensemble?

-Come accennato, i musicisti li sceglievo io, l’unica cosa che potevo fare autonomamente e insomma, mica tutti passavano la selezione.

-Come mai?

-Perché veda, ci dovevano essere oltre alla bravura e al sapere eseguire in qualsiasi condizione i brani della serata, anche una certa duttilità interpretativa che non è mica da tutti! Così sono risultato forse anche più interessante per quanti volessero approfondire la mia musica. Lei che ne pensa?

-Credo che assolutamente nella sua musica c’è una grande varietà di stili e di spunti, difficilmente riscontrabili in altri compositori. Qualcosa veramente ho studiato, ma credo che lei con le sue partiture e le esecuzioni, piacesse molto al pubblico della ville lumiere!

-Veramente, i francesi erano proprio dei festaioli all’epoca e anche se non c’era l’illuminazione come la intendete voi, si divertivano molto con feste e che commenti sul look degli invitati! Lei non può nemmeno immaginare lontanamente quante storie e intrighi ho potuto vedere e anche, perché no, vivere di persona!

-Certo che in tutti questi frangenti ne ha abbracciate di belle dame?!

-Sicuro, e le svelerò un segreto, che non è proprio dei più simpatici.

-Prego dica!

-Lei deve sapere che i francesi sono famosi per i loro intensi profumi, fin qui nulla di strano. Non fosse che diciamo così non si lavavano molto, perché all’epoca, l’acqua era ritenuta foriera di malattie. Per questo motivo hanno inventato dei profumi che erano così forti in maniera da coprire altri sgradevoli odori.

-Mi dica, allora lei come se la cavava in questi casi?

-Con un po’ di galanteria e qualche scusa del tipo, sono molto stanco o la lascio a suo marito che ci sta guardando. Lei mi capisce no?

-Perfettamente: non ci vedo e sa, i profumi di vario genere, li avverto molto. Mi dica però, le soddisfazioni non le sono mancate!

-Bella domanda!.. No ma non mi torni ancora una volta sui guadagni economici di cui le ho già detto. Quindi a cosa si riferisce?

-Il fatto ad esempio di avere composto all’inizio sotto l’influsso della Scuola Napoletana e dei figli di un certo Bach che quello sì aveva anche il cognome che rimandava alle note come si scrivono ancora oggi in tedesco, insomma era la musica in persona. Ma non vorrei divagare.

-La ringrazio perciò le più grandi soddisfazioni le ho avute quando la mia musica è diventata proprio la musica di Haydn.

-Infatti, lei è considerato ancor oggi Padre e Creatore della Sinfonia.

-Che dire, c’è ne è voluto del tempo, e c’erano anche dei concorrenti niente male come quel ragazzaccio di Mozart che ha vissuto così poco e ha composto alcune fra le più belle opere e anche sinfonie celebri. Ma non dimenticherei un altro musicista che ha precorso il Bomanticismo come  il mio amico Beethoven che stimavo molto. Che dire di questo grande musicista di Bonn: era un uomo con un caratteraccio che però ha scritto una musica immortale e poi non aveva paura di nessuno. Si figuri che nell’Eroica, inserì la marcia funebre dedicata niente poco di meno che a sua maestà Napoleone perché da liberatore era divenuto un tiranno. Dimenticavo, l’inno dell’Europa Unita è proprio l’Inno alla Gioia scritto proprio da Napoleone, volevo dire da Beethoven per capirci, è il finale della Nona sinfonia che oggi viene eseguito più delle mie sinfonie. Sa, qualche volta, mi confondo lei sa che la mia vita è stata lunga e che dire, i Grandi, me li devo ricordare proprio tutti e qualche volta diciamo così, faccio cilecca! Poi è difficile ricordarsi certi periodi e mi devo un po’ arrangiare con la mia memoria che non è come dite voi 16 giga o che ne so, quindi devo spaziare in queste epoche così diverse.

-Non si preoccupi, ma mi parli piuttosto ancora del suo tempo.

-Pensi che allora non c’era internet e tutto andava in carrozza o a cavallo di corte in corte quindi ci volevano giorni perché una notizia arrivasse dall’Austria dove abitavo fino alla Ville Lumiere.

-In fondo, lei è vissuto proprio attraversando il secolo della rivoluzione francese e che dire, anche lei non è stato da meno nella musica strumentale! -Sì, sono stato un vero precursore credo un pioniere, sempre tenendo conto degli influssi dei figli di Bach che anche loro erano dei musicisti di ottimo livello. Purtroppo il padre non li capiva e diceva che quelli non ci azzeccavano con la musica, se nonché, le loro composizioni hanno influenzato le mie prime sinfonie e poi però sono riuscito a inquadrare questa composizione in quattro tempi, con la forma sonata. All’inizio di solito un tempo allegro un adagio un minuetto e alla fine un altro tempo vivace di solito un allegro.

Della rivoluzione parigina e tutto ciò mi piace questa puntualizzazione, perché sono riuscito dopo tante fatiche come le dicevo, a far accettare le mie sinfonie anche a quei diavoli dei francesi.

-Se non sbaglio però, l’Imperatore di Francia, quando lei stava per morire, le ha inviato una Guardia d’Onore perché la sua casa fosse risparmiata.

-Tutto vero, proprio Napoleone, si prese cura di quel musicista malandato. Me lo avevano detto che oramai in Francia mi conoscevano e così Napoleone ha compiuto un vero gesto di cortesia cavalleresca. Insomma, che dire, la mia musica era piaciuta molto alle associazioni culturali parigine e ho avuto tanti applausi con un numero sempre maggiore di esecuzioni delle mie composizioni.

-Mi preme una domanda.

-Prego.

-Come mai alcune delle sue sinfonie hanno un titolo?

-Le dirò sono state le circostanze fra le più diverse che mi hanno fatto creare le mie composizioni e le svelo un piccolo segreto, sono stato io a introdurre il corno nell’orchestra in maniera stabile.

-Infatti, una delle sue sinfonie si chiama proprio “Il richiamo del corno” o mi sbaglio?

-No, no, è proprio così; lei mi lascia un po’ sorpreso, perché è come se mi conoscesse!

-Bè, mi sono impegnato molto per studiare la sua musica e come le ho detto sono documentato. Ma mi parli ancora degli altri titoli che ha voluto mettere alle sue sinfonie.

-Vede, a parte la già citata sinfonia “Il richiamo del corno”, per Parigi ho scritto un gruppo di sei sinfonie dette per l’appunto “Parigine”.  Alcune hanno proprio un titolo “La Polle”, “La Reine” e  quindi ho scritto anche un gruppo di sinfonie per Londra e fra queste ci sono “Militare” o “Rullo di Timpani” e naturalmente “Londra”!

-Insomma, una bella fantasia!

-La chiami come le pare, fatto sta che ero sempre lì a comporre.

-Nella sua lunga vita, però lei è diventato famoso e poi un ponte fra Classicismo e Romanticismo.

-Si, non nascondo che da quando la Loge Olimpique ha accettato di far eseguire le mie composizioni, mi sono dovuto impegnare parecchio e sa cosa le dico? Gli editori come il mio preferito Artaria, ad un certo punto, non riuscivano più a fare fronte alle richieste, quindi mi toccava lavorare sempre di più.

-Però la Loges, mi risulta fosse un ambiente molto colto e raffinato.

-Certamente, noi musicisti eravamo vestiti con una livrea molto elegante e i bottoni d’oro. Quindi guai a presentarsi per le esecuzioni come oggi in giacca e cravatta, che saresti subito stato messo all’indice e naturalmente non ti saresti potuto più presentare in quel club così esclusivo. Fra l’altro come le dicevo, sono stato anche un compositore longevo e il primo che ha potuto proporre i suoi lavori all’estero come dite voi dell’Europa Unita. Ho avuto proprio il primato assoluto, perché generalmente i miei colleghi, componevano per il loro Principe o Mecenate che poteva essere un Arcivescovo come nel caso di Mozart o prima, in Inghilterra i Reali che ad esempio ad Handel commissionarono “La Musica Sull’acqua” per una passeggiata sul battello reale sul Tamigi. Insomma, un vero capriccio! A me invece è toccato di tutto, naturalmente anche in positivo e spero di incontrarla un’altra volta, ma mi raccomando la prossima, non mi chieda più dei miei trattamenti a corte. D’accordo?

-D’accordo e la ringrazio Maestro.

 

Bruno Bertucci

Capolavori della storia dell’arte e del tessuto riuniti in Casa Giorgione

La “Pala di Castelfranco, capolavoro primo di Giorgione, offre il naturale punto di partenza per una sontuosa mostra che trova negli ambienti del Museo Casa Giorgione il suo fulcro. Per espandersi poi in diversi siti della Città Murata, destinati ad accogliere l’attualità della grande tradizione di tessoria della Serenissima di 5 secoli fa.

La mostra, promossa dal Comune di Castelfranco Veneto con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la collaborazione dell’Associazione Veneto Museo Sistema, è curata da Danila Dal Pos, la studiosa cui si deve l’allestimento del Museo Giorgionesco, museo che dal 27 ottobre 2017 al 4 marzo 2018, ospita questa rassegna.

“Le trame di Giorgione” si presenta come una mostra affascinante e coinvolgente, ricchissima di capolavori e ancora più di storie e di nuove proposte interpretative. Si muove nel doppio binario della storia dell’arte e della storia del tessuto, a comporre una originale storia del costume. Una delle chiavi di lettura scelta dalla curatrice Dal Pos (e dal Comitato Scientifico che l’affianca) è quella allegorica, visione che consente anche di illuminare diversa-mente l’opera e la figura del Giorgione. Proprio a partire dalla Pala, opera di devozione certo, ma anche potente messaggio politico e allegorico. Molti i nuclei sui quali la studiosa si misura in questa mostra. La nuova lettura della Pala, innanzitutto. Nella raffigurazione della “Madonna e Santi” nulla è “solo” quello che sembra. Nemmeno i 5 magnifici, diversi tessuti che l’artista vi raffigura con assoluta precisione. Secondo la curatrice essi veicolano un preciso messaggio diretto al Senato Veneziano, molto attento alle vicende dell’Isola di Cipro, cui la Pala rinvia in ragione del suo committente, il nobile Costanzo, uomo di stirpe reale.

E le trame, intese come tessuti, sono quelle indossate dagli uomini e dalle donne in mostra, personalità ritratte dai grandi artisti cinquecenteschi di area veneta. L’intera mostra fa volutamente riferimento al solo territorio della Serenissima che, all’epoca, estendeva il suo dominio tra l’Egeo e la Lombardia orientale. A ritrarre questa schiera di personaggi sono artisti come Giovanni Bonconsiglio, Pier Maria Pennacchi, Vincenzo Catena, Francesco Bissolo, lo stesso Giorgione, Giovanni Cariani, Tiziano Vecellio, Lorenzo Lotto, Andrea Previstali, Bartolomeo Veneto, Bernardo Licinio, Domenico Capriolo, Jacopo Bassano e Paolo Veronese. Nei ritratti tutti indossano abiti realizzati con tessuti e complementi il cui costo era, per l’epoca, folle. Per testimoniare status symbol, raffinatezza e capacità di spesa, in un mondano trionfo dell’apparenza. Accanto ai ritratti, come in tutte le sezioni della mostra, preziosi esemplari di tessuti d’epoca.

Anche nel nucleo successivo dedicato al Seicento, il lusso si pone come fattore di distinzione identitaria, quel lusso che consiste da sempre nell’impiego di materiali e di manifatture di grande pregio e di altissimo costo. L’ultimo nucleo a raccontare la storia della manifattura tessile veneziana, in un percorso ancora una volta sviluppato tra arte e raffinato artigianato, è quello dedicato al ‘700. Qui, ancora accanto ai ritratti, viene esibita la prestigiosa collezione tessile settecentesca del Duomo di Castelfranco, insieme con abiti, corpetti, guanti e borsette dell’epoca, provenienti da Palazzo Mocenigo a Venezia. La commistione tra sacro e profano è più apparente che reale. Spesso infatti le sontuose vesti dismesse dalle grandi dame finivano con l’essere portate sull’altare sotto forma di piviali o pianete, intessute di fili di seta e oro.

Usciti dal Museo, il percorso raggiunge i “luoghi di Giorgione” nell’antico centro cittadino: il Duomo, la Torre Civica, lo Studiolo di Vicolo dei Vetri, la Casa Costanzo, la Casa Barbarella. In queste suggestive ambientazioni il pubblico è invitato ad ammirare gli esiti attuali della grande tradizione veneziana della tessitura. Per secoli la manifattura tessile ha rappresentato l’industria più fiorente del Veneto, con molte migliaia di occupati.

Delocalizzate le produzioni industriali, a testimoniare questa importantissima tradizione sono rimasti i laboratori di alta gamma. Dalle sensazionali Rubelli e Bevilacqua di Venezia, alla Bottoli di Vittorio Veneto che alleva pecore nere per evitare la tintura del filato; dalla Bonfanti di Mussolente, con i suoi inconfondibili arazzi, alla Paoletti di Follina che tesse un tartan senza pari; dalla Serica 1870 di Follina che riesce a collocare le sue impalpabili sete sul mercato cinese, fino alla “fabbrica lenta” di Bonotto a Vicenza.

La Galleria del settecentesco Teatro Accademico ospita invece i telai e la straordinaria produzione di Carlo Scarpa della Tessoria Asolana oggi non più sul mercato.

E per chi volesse approfondire di più il tema, ecco Venezia a portata di visita.

Per ammirare le prestigiose tessiture Rubelli e Bevilacqua, le creazioni di Roberta di Camerino, il Palazzo di Mariano Fortuny e il Museo del tessuto e del costume di Palazzo Mocenigo.

Per informazioni: Museo Casa Giorgione – Piazza San Liberale – 31033 Castelfranco Veneto (Tv), Tel. 0423 735626

S.E. (anche per credit fotografici)

Chelsea Manning finalmente libera

Il rilascio, lungamente dovuto, di Chelsea Manning da una prigione militare degli Usa pone finalmente termine alla punizione che le era stata inflitta per aver reso pubbliche informazioni riservate, riguardanti anche possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi.
Lo ha dichiarato Amnesty International, sottolineando che è arrivato il giorno per cui migliaia di attivisti dell’organizzazione negli Usa e nel mondo si sono tanto battuti, sin dall’inizio del suo crudele calvario.
“Il trattamento inflitto a Chelsea Manning è reso particolarmente insopportabile dal fatto che nessuno è stato chiamato a rispondere dei presunti crimini che lei ha portato alla luce. Oggi celebriamo la sua libertà, ma continueremo a chiedere un’indagine indipendente sulle possibili violazioni dei diritti umani da lei denunciate e l’adozione di misure protettive in modo che altri come lei non siano sottoposti a quel trattamento agghiacciante”, ha dichiarato Margaret Huang, direttrice generale di Amnesty International Usa.
Amnesty International aveva avviato la campagna per il rilascio di Chelsea Manning sin dal 2013, quando era stata condannata a 35 anni di carcere, un periodo di tempo più lungo di quello riservato ai militari condannati per omicidio, stupro e crimini di guerra.
In più, Chelsea Manning era stata tenuta per 11 mesi in detenzione preventiva, in condizioni giudicate dal Relatore speciale Onu sulla tortura un trattamento crudele, inumano e degradante. Era poi stata posta in isolamento per aver tentato il suicidio e le erano state negate le cure appropriate relative alla sua transizione di genere.
Nel 2014, durante la campagna “Write for Rights” di Amnesty International, erano state svolte quasi 250.000 azioni per chiedere il suo rilascio.
All’epoca, Chelsea Manning aveva inviato ad Amnesty International questo messaggio:

“Io sostengo la vostra azione per proteggere le persone ogni volta che la giustizia, la libertà, la verità e la dignità vengono negate. A mio avviso la trasparenza nel governo è un prerequisito fondamentale per assicurare e proteggere la libertà e la dignità di tutte le persone”.

Dopo quattro anni di campagne da parte di Amnesty International e di altre organizzazioni, poco prima di lasciare la Casa bianca l’ex presidente Obama aveva commutato la condanna.
Questa settimana Amnesty International ha lanciato la nuova campagna globale “Coraggio”, dalla parte di quei coraggiosi attivisti e whistleblower che spesso nel mondo finiscono in grave pericolo per aver sfidato le violazioni dei diritti umani.
“Il vendicativo trattamento inflitto dalle autorità statunitensi a Chelsea Manning dopo che aveva denunciato possibili violazioni da parte delle forze armate è un triste segno del limite cui coloro che hanno il potere possono spingersi per impedire ad altri di parlare”, ha commentato Huang.

“Il rilascio di Chelsea Manning mostra una volta di più che il potere delle persone può trionfare sull’ingiustizia: un messaggio che deve ispirare i tanti coraggiosi difensori dei diritti umani nel mondo che sono al centro della nuova campagna globale di Amnesty International”, ha concluso Huang.

Amnesty International Italia