A Brescia inaugura il nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia

Un evento eccezionale firmato da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei segna l’apertura dell’anno in cui Brescia sarà Capitale Italiana della Cultura 2023: l’inaugurazione del nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia. Completamente rinnovato nei contenuti, nell’allestimento e negli spazi, ha aperto al pubblico domenica 29 gennaio, grazie all’essenziale contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.

Il nuovo Museo sarà caratterizzato da un approccio fortemente narrativo, orientato alla comprensione degli avvenimenti storici e allo sviluppo dell’historical thinking, allo scopo di leggere e interpretare le questioni della contemporaneità a partire dalla conoscenza del passato. La riscoperta della storia rappresenta, infatti, uno strumento essenziale per custodire la memoria, valorizzare il nostro patrimonio culturale, analizzare il presente e sviluppare il senso critico rispetto all’attualità.

Tre sono i pilastri della trama narrativa del nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia: i reperti storici, ovvero l’evidenza della cultura materiale del Risorgimento; le opere d’arte, che hanno contribuito a formare il nostro immaginario sull’epopea risorgimentale; infine, la collezione digitale, che permette un approccio esperienziale al Museo, coinvolgendo il pubblico in un percorso di conoscenza ed esplorazione.

Conservare e spiegare oggetti e opere d’arte non è infatti l’unico scopo del Museo di Brescia, che si fa portatore di una nuova concezione di Risorgimento, quale epoca più lunga e complessa di quanto siamo abituati a pensare. Nel nuovo allestimento, il Risorgimento italiano viene letto come parte integrante di fenomeni storici più ampi, che hanno riguardato l’intero continente europeo e la cui forza simbolica non si è esaurita nell’Ottocento.

Raccontando la storia del Risorgimento come un viaggio complesso e fatto di molte voci, il Museo alterna scala locale ed europea, racconto e analisi, contenuti fisici e collezioni digitali, allo scopo di illustrare eventi, luoghi e protagonisti della storia risorgimentale in maniera innovativa. Il percorso museale, inoltre, riconosce e valorizza il fondamentale ruolo svolto dalle donne nel processo di unificazione dell’Italia.

La narrazione parte dalla Repubblica bresciana del 1797, passando attraverso le Guerre d’indipendenza e arriva alle soglie dei nostri giorni. Un focus particolare è riservato all’episodio delle Dieci giornate, che valsero alla città l’appellativo, reso celebre da Aleardo Aleardi e da Giosuè Carducci, di “Leonessa d’Italia”, in ragione dell’eroica resistenza popolare alle forze austriache (1849).

Il Leonessa d’Italia amplia e completa l’offerta museale di Fondazione Brescia Musei, da un punto di vista artistico e iconografico, arricchendo il disegno della pittura bresciana già in la Pinacoteca Tosio Martinengo – che copre l’arco temporale dal Trecento all’Ottocento – con opere di artisti ottocenteschi e novecenteschi quali Angelo Inganni, Jean Adolphe Beaucé, Adolfo Wildt, Giovanni Battista Gigola, Caroline Deby, Eliseo Sala, Faustino Joli. Dal punto di vista storico il Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia si affianca infatti, anche nella posizione interna al Castello, al Museo delle Armi Luigi Marzoli, che racconta la lunghissima e prolifica tradizione armiera bresciana nei secoli. Entrambi i musei sono, non a caso, visitabili con un unico biglietto.

Il nuovo Museo intrattiene con il Castello di Brescia un legame inscindibile: durante l’Ottocento la fortezza – uno dei più affascinanti complessi fortificati d’Italia e il secondo più grande d’Europa – fu sede della guarnigione francese e poi di quella austriaca, che decise di rifunzionalizzare gli edifici e gli acquartieramenti militari, donando al Castello la forma di una grande caserma. Anche nel secolo successivo e fino al termine della Seconda guerra mondiale esso fu luogo di detenzione e tortura fino a diventare, a partire dal dopoguerra, uno dei luoghi più cari ai bresciani.

Negli anni, ospitò anche l’antico Museo del Risorgimento di Brescia, istituito nel 1887, tra i primi ad essere creati in Italia. Fu chiuso nel 2005 per lasciare spazio a esposizioni temporanee. Gravi problemi statici, palesatesi nella sede del Grande Miglio, portarono a una definitiva chiusura degli spazi espositivi nel 2015, finalmente oggi sanata dall’apertura del nuovo museo Leonessa d’Italia.

L’intervento del Comune di Brescia e di Fondazione Brescia Musei, grazie al Bando Emblematici Maggiori di Fondazione Cariplo, ha voluto quindi recuperare e valorizzare un bene storico fondamentale nella storia della città di Brescia. Il progetto di riqualificazione ha interessato non solo la struttura del Grande Miglio – edificio nato come deposito delle vettovaglie del Castello e poi divenuto, in epoca contemporanea, spazio espositivo – ma anche quello del Piccolo Miglio, ulteriore antico deposito che oggi diventa sede dell’accoglienza, della biglietteria e del bookshop; esso contiene al suo interno uno spazio per laboratori e conferenze e, al secondo piano, uno per mostre temporanee e appuntamenti e, in ultimo, l’intero ambito servirà in futuro la Fossa Viscontea all’esterno, palcoscenico di eventi dal vivo.

Il Museo conserva e valorizza una parte consistente del suo patrimonio dedicato alla storia risorgimentale, che è frutto principalmente delle donazioni che la cittadinanza ha destinato ai Civici Musei già a partire dalla fine dell’Ottocento. Cimeli, oggetti, dipinti, memoriali e sculture si sono così sedimentati nel corso di più di un secolo, caratterizzando in maniera peculiare la vicenda collezionistica del Museo. Rispetto agli allestimenti novecenteschi, quello del nuovo Museo prevede una selezione dei pezzi più significativi, tra cui spiccano anche nuove acquisizioni, come il grande dipinto realizzato da Jean Adolphe Beaucé Il generale Niel sul campo di Medole del 1861.

La ricca selezione dei quadri, che include numerose opere mai associate sin qui all’illustrazione del Risorgimento, costituisce una vera e propria galleria della pittura italiana dell’Ottocento. In ottemperanza al proprio mandato, Fondazione Brescia Musei ha provveduto al restauro di gran parte di queste opere, garantendone così una ottimale leggibilità e valorizzandone le qualità estetiche oltre che la rilevanza documentaria.

I nuovi apparati multimediali, invece, nascono non solo per integrare la narrazione, ma anche per fornire strumenti didattici e divulgativi pensati appositamente per un pubblico di tutte le età. Non solo gli adulti e gli appassionati di storia, ma anche bambini, famiglie e scuole potranno, grazie a console interattive, approfondire in modo multimediale reperti e documenti dell’epoca; inoltre, con exhibit digitali e attività didattiche ideate ad hoc da Fondazione Brescia Musei, esplorare la storia e i suoi contenuti in modo divertente e interattivo.

La componente digitale è trattata come una vera e propria collezione, che possiede la stessa dignità estetica, scientifica e narrativa degli oggetti fisici e si compone di slideshow in loop, ovvero delle raccolte di immagini a rotazione che servono ad ampliare il racconto storico; tracce musicali, attivate attraverso sensori di prossimità in determinate aree del Museo, che fungono da soundscape e stimolano l’apprendimento dei contenuti; un Atlante Storico del Risorgimento, supporto didattico finalizzato a ricostruire le vicende storiche che a partire dal Settecento hanno condotto all’attuale configurazione geopolitica europea e infine 6 installazioni multimediali, dislocate in parti differenti del percorso.

Infine, tra gli strumenti digitali disseminati nelle sezioni del nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia, ci saranno le Prove di Risorgimento attivabili alzando una cornetta, in cui importanti documenti e testi letterari del Risorgimento sono interpretati dagli attori della Scuola del Piccolo Teatro di Milano, in un laboratorio teatrale guidato da Maria Paiato, Daniele Squassina e Gioele Dix (a cura di CTB – Centro Teatrale Bresciano).

Il Museo è articolato in otto sezioni che, oltre a ripercorrere cronologicamente le principali vicende del Risorgimento, utilizzano in successione otto concetti chiave: Rivoluzione; Dissenso; Insurrezione; Guerra; Unità; Partecipazione; Mito; Eredità.

Apre il percorso museale Risorgimenti, un’installazione multimediale in cui delle immagini iconiche del presente sono affiancate dalle definizioni dei concetti chiave in cui si articolano le sezioni.

Nel Museo Leonessa d’Italia sarà possibile utilizzare l’App di visita, realizzata da Fondazione Brescia Musei. La visita dal titolo Le Dieci Giornate: dalle barricate alla memoria prosegue infatti nel tessuto urbano, grazie a un walking tour che offrirà un’inedita prospettiva sugli spazi pubblici urbani, valorizzando epigrafi, vedute e monumenti legati al racconto museale e al Risorgimento. Orari: dal martedì alla domenica, dal 1° ottobre al 30 maggio dalle 10:00 alle 18:00 (chiusura biglietteria 17.15). Dal 1° giugno al 30 settembre dalle 10:00 alle 19:00 (chiusura biglietteria 18.15). è previsto n biglietto d’ingresso a pagamento. Gratuità a tutti i Musei Civici per i residenti a Brescia fino al 31/12/2023

Delos (anche per l’immagine)

Lady Gaga. Applause

Esce finalmente anche in Italia, per Gremese Editore, il ritratto della regina del pop del XXI secolo, LADY GAGA – Applause, scritto dalla pluripremiata autrice e giornalista statunitense Annie Zaleski. Un volume, disponibile in tutte le librerie italiane e sulle piattaforme digitali dal 27 gennaio 2023, che intende celebrare lo stile e la creatività di una delle più controverse artiste del nostro tempo, una vera e propria icona che in ogni ambito ha fatto sempre parlare di sé proprio per la sua originale evoluzione umana e professionale.

Neworchese di origini italiane, Stefani Joanne Angelina Germanotta, percorre un itinerario artistico tanto travagliato a livello personale quanto rivelatore e lungimirante dal punto di vista performativo. Un cammino – dal suo album d’esordio del 2008, The Fame, fino al recente Love for sale, in duetto col leggendario Tony Bennett – segnato dal dettagliato studio della propria immagine, eccentrica e in continua trasformazione.

Talento poliedrico e appassionato, negli anni si è saputa costantemente reinventare dimostrando di essere molto più che una semplice pop star e toccando livelli di eccellenza anche in ambito jazz, rock e disco. La sua versatilità, impegno e volontà di cambiare l’hanno consacrata anche come attrice cinematografica, scelta come protagonista per film di successo quali A star is born (2018) e House of Gucci (2021).

Con più di 124 milioni di dischi venduti e numerosi riconoscimenti di rilievo, tra cui 12 Grammy Awards, 3 Brit Awards e 18 MTV Music Video Awards, il mito “Lady Gaga” continua a stupire: insieme agli Haus of Gaga, il suo team di artisti e creativi, ogni sua nuova ‘creatura’ può essere considerata come un’opera d’arte innovativa e unica che anticipa nuove mode o sviscera problematiche attuali con messaggi semplici e diretti. Attivista per la difesa dei diritti LGBT e della lotta alla violenza sulle donne, è fondatrice della Born this way Foundation, associazione no profit che incoraggia e sostiene i giovani.

Lady Gaga at The Roseland Ballroom New York City, on December 12, 2008 Credit: WENN Rights Ltd / Alamy Stock Photo

Una narrazione che si sviluppa attraverso la verità della sua vita, compresi i non pochi momenti difficili, offrendo molteplici aneddoti e retroscena sconosciuti al pubblico italiano; un volume articolato in 12 sezioni, con ben 170 straordinari scatti fotografici, 1 discografia completa e decine di fonti di riferimento.

Annie Zaleski, autrice, giornalista ed editrice pluripremiata, ha collaborato con le più grandi testate d’Oltreoceano di musica, e non solo, scrivendo profili artistici, interviste e recensioni. Sua la firma su molti articoli di Rolling Stone, NPR Music, The Guardian, Salon, Time, Billboard, The A.V. Club, Vulture, Classic Pop, Record Collector, The Los Angeles Times, Stereogum, Cleveland Plain Dealer e Las Vegas Weekly. Ha contribuito con le note di copertina alla ristampa del 2016 di Out of Time dei R.E.M. e alla raccolta del 2020 di Game Theory Across The Barrier Of Sound: PostScript e ha scritto il saggio dei Duran Duran per il loro ingresso nella Rock & Roll Hall of Fame del 2022.Nel corso della sua carriera ha svolto il ruolo di commentatrice radiofonica su vari argomenti di musica e cultura pop, apparendo su NPR (All Things Considered e stazioni regionali), CBC, Sirius XM Canada e MPR. È stata anche una speaker nel film del 2005 Punk’s Not Dead e in uno speciale omaggio televisivo del 2014 sulla band Blondie. In passato faceva parte della redazione musicale presso “The Riverfront Times” ed era caporedattore presso Alternative Press. Ha lavorato come direttrice editoriale per la serie “33 1/3 Genre” di Bloomsbury. Risiede a Cleveland, Ohio.

Elisabetta Castiglioni (anche per le fotografie della copertina del libro e di Lady Gaga )

Monica Silva. Art Beyond Imagination

Nasce da un desiderio di rilettura e di attualizzazione dell’arte antica la collaborazione tra una delle gallerie più apprezzate nel settore in Italia, la Longari Arte Milano e la fotografa brasiliana Monica Silva. Ne risulta una mostra a tutti gli effetti rivoluzionaria, aperta fino al 31 gennaio prossimo a Palazzo Cicogna: Art beyond imagination, questo il titolo del progetto, riaccende la luce sul passato reinterpretandolo in chiave “extra pop”.

“Ci siamo innamorati del modo di Monica Silva di interpretare i soggetti d’arte, così abbiamo pensato di scegliere cinque opere della nostra collezione e proporli alla sua fantasia” spiega Marco Longari.

Si tratta di opere molto diverse tra loro per tipologia e periodo storico che va dal Quattrocento al Settecento: dalla Maddalena di Barthélémy Chasse di fine XVII secolo a Lo stampatore, una tempera su tavola dell’inizio del XVIII secolo. E ancora una testa femminile in marmo del 1470 circa; una scultura in marmo raffigurante San Lorenzo sulla graticola, realizzato da artista della cerchia di Pietro Bernini e infine un Angelo annunziante, scultura in legno policromato della fine del XIV secolo.

Monica Silva ha raccolto la sfida lanciata dai Longari impiegando un po’ del suo realismo magico e un po’ di humour. I cinque scatti d’autore in mostra vengono affiancati a ogni opera d’arte antica con il risultato di attualizzarle e dare loro una nuova vita, annullando la distanza temporale. Monica Silva integra nella sua ricerca nuovi sviluppi linguistici e tecnologici come ha già fatto in Lux et filum sempre a Milano, una delle sue mostre più sorprendenti in cui ha tradotto l’arte di Caravaggio con un’opulenta scenografia barocca che ha generato stupore nella critica.

“questa mostra è sicuramente una proposta non tradizionale, penso a un collezionista in cerca di qualcosa di speciale, che possa essere interessato all’insieme dell’opera antica e alla sua rilettura per il tramite della fotografia”, spiega Marco Longari titolare della galleria.

Si parte con Angel Gabriels White Light, una scultura lignea senese della fine del XIV secolo 1400 raffigurante un angelo annunziante che nel corso dei secoli ha perso ali, aureola e il giglio che aveva tra le mani, finendo per essere riconoscibile solo dalla sua postura. Queste “mancanze” sono state lo spunto per ritrovare ciò che aveva perso. Intanto, l’artista lo ha impacchettato in un tessuto dorato citando la Venere e l’Enigma dell’Isodore Ducasse di Man Ray e le legature sbalorditive di Christo. Poi lo ha trasformato in un santino avvolto in led fluo che ha moltiplicato in un trittico fotografico in rosso, verde e blu. I colori che mescolati insieme diventano bianco puro, cioè la “white light”, la luce dell’angelo Gabriele. Infine, la tecnologia digitale, gli ha ridato le ali ricostruendole con tessere in resina che ricordano l’effetto mistico delle vetrate delle chiese e che saranno esposte nella mostra fotografica di novembre.

Do androids dream of electric sheep? ha lo stesso titolo del romanzo di Philip K. Dick da cui Ridley Scott ha tratto il film Blade Runner. «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?», si è chiesta anche l’artista guardando Lo stampatore, il quadro di un pittore lombardo del Settecento. Ci ha pensato perché sono stati creati robot-artisti, alcuni semplici bracci robotici, altri androidi come Al-DA o Sophia in grado di dipingere addirittura autoritratti. Così, il protagonista dello scatto è uno “stampatore-androide” talmente umanizzato che sta prendendo coscienza di sé. È seduto a un tavolo mentre tiene in mano una macchina fotografica Polaroid da cui sta uscendo una foto che riproduce il quadro antico e, sul piano di lavoro, sono sparse disordinatamente foto identiche. Accanto a lui, in fila, altri androidi e il braccio robotico con cui sono stati realizzati. La Silva fotografa l’attimo di umano stupore dell’androide che, per un istante, fissa lo stampatore e sente un’inattesa e inspiegabile nostalgia per un “essere” che non è più e lo sconcerto per l’”essere” nuovo che sta diventando.

Twilight of Gods reinterpreta una piccola scultura in marmo del ‘600 scolpita nell’ambito di Pietro Bernini (il padre del più famoso Gian Lorenzo: San Lorenzo è raffigurato sdraiato sulla graticola, abbandonato ormai al dolore. Monica Silva si sofferma sul concetto d’estasi traslandolo dall’aspetto mistico a quello profano e fotografa un atleta con in mano un drink, sdraiato nell’atto di brindare a un tramonto ormai radioattivo (il crepuscolo degli dei, appunto). Ma è disteso sui bidoni che raccolgono rifiuti chimici anziché su un lettino e invece degli occhiali da sole indossa un visore da metaverso perché la realtà virtuale è inconsciamente assai più consolatoria.

A-stoned beauty prende spunto da un frammento scultoreo in marmo della Sibilla di Nicolò di Giovanni Fiorentino del 1470. Monica Silva la ritrae di spalle prestandole il corpo di una giovane donna, appena coperta da un panneggio rosso come fosse la Venere allo specchio di Velazquez o La nude concubine di Ingres. L’elaborata acconciatura ricorda quella della testa in marmo riflessa nello specchio, mentre la pelle di un bianco statuario cattura l’occhio quasi ci trovassimo ad ammirare Paolina Borghese Bonaparte del Canova. I testi impilati sul piano rappresentano i Libri sibillini in cui erano trascritte le profezie. Poetessa vergine e profetessa di sciagure, quando viene posseduta da Apollo rivela il futuro: per questo, accanto a lei si scorge un riccio schiuso di castagna, simbolo della sessualità femminile inespressa. Lo scatto mostra una bellezza sensuale vissuta in modo distaccato. E freddamente sprecata.

Modern Prophets

Lo scatto prende spunto da un quadro della fine del ‘600 di Barthélémy Chasse raffigurante Maddalena. Monica Silva affronta il tema della Maddalena, ponendo l’accento sul suo declassamento da portatrice di Rivelazione a quello di peccatrice penitente, sull’ambivalenza fra sacro e profano.  L’iconografia classica la dipinge come una penitente dai lunghi capelli, spesso in atteggiamento estatico, accanto a un teschio (memento mori) e con in mano un libro o uno specchio. Da “rivelatrice” Maddalena diventa oggi un’infelice influencer vittima del suo stesso ruolo, proprio com’è accaduto alla sua antenata. La donna seduta su una poltroncina del ‘700 accarezza distrattamente piume azzurre e non presta alcuna attenzione agli articoli di lusso sparsi sul set che normalmente “pubblicizza”. È scalza, come da tradizione. Morale: nasciamo nudi e col tempo ci carichiamo di sovrastrutture che non sempre rappresentano quello che realmente siamo. Finendo per lasciarci mettere in croce da uno smartphone (inserito proprio in un selfie stick a forma di croce) e da tutto quello che rappresenta.

La mostra ha ottenuto il Patrocinio dal Consolato del Brasile.

S.E.

Collezione Strada, una mostra nella cornice del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina

La più antica delle Scuderie del Castello Sforzesco di Vigevano propone, dal 10 febbraio al 4 dicembre 2023, l’esposizione completa della collezione Strada, recentemente acquisita dal Ministero della Cultura e da questo affidata al Museo archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano.

Una raccolta importante, costituita da 260 oggetti appartenenti ad un arco cronologico che va dalla preistoria all’età rinascimentale, ma particolarmente ricca in relazione all’età della romanizzazione della Lomellina (II – I secolo a.C.) e alla prima epoca imperiale (I – II secolo d.C.).

A. S.

Domenico Asmone “Milano e i suoi colori”

La Fondazione Luciana Matalon di Milano (Foro Buonaparte 67) in collaborazione con Colonna Arte Contemporanea di Appiano Gentile (CO) inaugura il nuovo anno con la mostra dell’artista toscano Domenico Asmone dal titolo “Milano e i suoi colori”, in programma dal 18 al 28 gennaio 2023 (da martedì a sabato: 10-13; 14-19, ingresso libero) e dedicata interamente al capoluogo lombardo.

Eclettico nello stile e nel linguaggio, nato a Bologna nel 1963 ma trasferitosi sin da bambino a Pistoia dove tutt’oggi vive e lavora, Domenico Asmone ha iniziato a dipingere negli anni Ottanta partendo da un figurativo ragionato e oggettivo, dalle forme delineate e leggibili, per poi avvicinarsi all’informale per un’arte più istintuale e soggettiva caratterizzata dal colore e dalla luce, i due elementi che maggiormente definiscono le sue opere.

Con la sua nuova mostra dedicata Milano e ai suoi colori, Domenico Asmone torna a una pittura figurativa basata su un sottile gioco di bilanciamenti e contrappesi e sull’uso intenso del colore.

Il risultato è sempre una produzione fortemente materica, ricca e densa, dove tuttavia il soggetto dell’opera è in perfetto equilibrio con il senso dello spazio e la capacità dell’artista di amalgamare i colori; un doppio dettaglio di grande importanza, perché proprio nella capacità di accostare i colori chiari con quelli scuri, gli spazi pieni con quelli vuoti, la luce con il buio, il soggetto del quadro prende vita.

Alla Fondazione Luciana Matalon di Milano sono esposte oltre 30 opere tra dipinti ad olio e lavori in ceramica smaltata, tutte realizzate nell’ultimo anno, in decisa dialettica con il suo recente passato.

Tuttavia, come sottolinea lo stesso Domenico Asmone, non si tratta solamente di una proposta di sensazioni ed emozioni attraverso le sintesi cromatiche a lui care, ma di una pittura in linea con la sua ricerca ventennale sullo studio del colore, in pittura e scultura: “Ho pensato che l’unico modo per riuscire nell’intento di segnare un proseguimento in questa mia ricerca nel rispetto del tema dato fosse quello di andare dritto verso una particolare figurazione. Una figurazione che fosse comunque conseguenza ed evoluzione del mio percorso e non un ritorno alle origini. Un gioco di emozioni visive, di creazioni estetiche, un vedo-non vedo che lasciasse ampio spazio alla materia cromatica e alla struttura compositiva caratteristiche della mia produzione recente”.

Le nuove opere di Asmone evidenziano come in lui vi sia la consapevolezza che saper dipingere non può prescindere dal saper disegnare: i lavori in mostra a Milano, che prendono spunto da un’immagine fotografica, ovvero da un dato reale, hanno nel disegno il punto di partenza, dove segni essenziali a carboncino o con pennello delineano l’idea di quello che sarà il soggetto con una particolare cura alla composizione, alle proporzioni e alla prospettiva, senza indugiare nei particolari.

Solo dopo aver impresso l’idea del quadro sulla tela sopraggiunge il colore che cancella il tratto sottostante con pennellate corpose e spatolate generose, rimandi di colore, giustapposizioni tono su tono e contrasti chiaro-scuro, tutte “riflessioni” che restituiscono al componimento pittorico quello che l’artista definisce il ritmo musicale dell’opera.

L’ultima fase realizzativa è un personale “codice” di realizzazione dell’artista con l’utilizzo di velature a esaltare e rinforzare il colore prevalente e a donare un particolare effetto di uniformità cromatica ed emotiva.

Accanto ai quadri ad olio vi sono alcuni lavori in ceramica smaltata, sempre dedicati a Milano e che si caratterizzano per la doppia cottura, prima del corpo ceramico e poi dello smalto che lo ricopre, offrendo un’ulteriore varietà di forme e di effetti cromatici assolutamente inaspettati.

Anche in questo caso la dimensione emotiva è centrale. Tuttavia, sebbene ci sia coerenza di stile e di linguaggio, il risultato percettivo ed emozionale è del tutto diverso perché il medium non sono più i colori a olio stesi a spatola bensì gli smalti ceramici: la lucentezza della smaltatura, i gradienti di intensità cromatico-luminosa variegati, la singolarità delle gamme cromatiche tipiche degli smalti ceramici, nonché la fusione di due o più colori voluta dall’artista, portano a soluzioni dalla singolare efficacia estetica.

Ciò che accomuna le opere informali della produzione precedente a quelle attuali di carattere figurativo esposte alla Fondazione Luciana Matalon è la volontà dell’artista di restituire l’energia viva e palpabile della materia pittorica puntando sulla forza emotiva che scaturisce dal colore e sulle implicazioni percettive che accompagnano la fase emozionale.

De Angelis (anche per l’immagine)

Alla Cappella Espiatoria di Monza 163 corone attendono un restauro

Con un piccolo investimento – da 300 a 3 mila euro, deducibile grazie all’Art Bonus – chiunque può ‘far propria’ una corona della Cappella Reale Espiatoria di Monza, museo nazionale.

Le corone, ben 163, sono quelle che imperatori, re, istituzioni, associazioni di tutto il mondo inviarono alla famiglia reale italiana in memoria di Umberto I di Savoia, ucciso il 29 luglio 1900, a Monza, dall’anarchico Gaetano Bresci.

Questi omaggi, segno di vicinanza alla Famiglia Reale, erano stati inizialmente collocati all’interno della Villa di Monza, negli appartamenti reali. Nel 1921 sono stati trasferiti all’interno della cripta della Cappella Espiatoria, dove sono tuttora conservati.

“Le 163 corone sono in bronzo e ferro, di dimensioni differenti ma caratterizzate tutte da una raffinata esecuzione artigianale”, afferma Emanuela Daffra, responsabile della Direzione Regionale Musei della Lombardia, del Ministero della Cultura. “Soprattutto però costituiscono una straordinaria testimonianza storica: di relazioni familiari e diplomatiche- sono presenti quelle inviate dalle case regnanti europee ed una è dono dell’Imperatore della Cina- come di partecipazione popolare, attraverso quelle fatte realizzare da associazioni di mestiere o dalle comunità italiane residenti all’estero”.

“Dal punto di vista conservativo le corone, prevalentemente in bronzo o ferro – evidenzia ancora la direttrice Daffra – presentano diverse criticità. Sono presenti alterazioni dovute all’inquinamento atmosferico, con processi di corrosione a volte molto estesi che – se non adeguatamente trattati e arrestati – possono portare a danni irreversibili. Alcune corone hanno perso, nel tempo, piccoli elementi decorativi (foglie o altri dettagli figurativi), in alcuni casi le mancanze interessano parti rilevanti dell’opera. Inoltre i trattamenti ricevuti in passato con vernici e cere protettive col tempo si sono naturalmente alterati provocando patine scure e macchie, offuscando i lustri che, originariamente, baluginavano nella penombra della cripta. Perciò è importante intervenire, per rendere leggibili i dettagli esecutivi ma soprattutto per arrestarne il degrado”.

Le corone commemorative sono collocate sulle pareti della cripta che è alla base della Cappella Espiatoria di Monza. Il monumento progettato dall’architetto Giuseppe Sacconi- l’autore del Vittoriano e architetto di fiducia dei Savoia- è costituito da un sacello che si erge sopra questa cripta ed è a sua volta sormontato da una croce in alabastro di 12 metri.

Nel 1910 in occasione del decennale dalla morte del re, coincidente con l’inaugurazione del monumento, ha luogo la prima ufficiale cerimonia commemorativa, durante la quale una corona in metallo viene deposta nel punto in cui Umberto I era stato ucciso. Da quel momento si aggiungono nel corso degli anni un gran numero di corone e col tempo è stato naturale collocarle lungo le pareti di marmi preziosi della cripta. Essa infatti “protegge” il cippo di marmo nero posto nel punto esatto in cui avvenne il regicidio sovrastato da mosaici che raffigurano cieli stellati e pavoni, simbolo di eternità, alternati agli stemmi dei Savoia.

La luce bassa, filtrata dalle lastre in alabastro che chiudono le finestrelle, sottolinea con discrezione gli spazi, creando un ambiente mistico e raccolto.

“Il Ministero per la Cultura, tramite la nostra Direzione Regionale, – evidenzia ancora Emanuela Daffra – sta portando avanti il recupero dell’intero monumento monzese che prosegue l’azione della Soprintendenza. Siamo già intervenuti su strutture e paramenti murari, con la creazione di nuovi percorsi di visita e sulla qualificazione degli spazi a verde pubblico che circondano la Cappella. Si sta monitorando lo stato di conservazione dei mosaici”.

“Ora è la volta degli “arredi” interni per i quali, negli scorsi anni, è stato steso un progetto conservativo complessivo. Voglio sottolineare che l’importo necessario a sostenere il restauro di una delle 163 corone è molto contenuto. Anziché esporre il costo totale dell’intervento (di oltre 190.00 €) abbiamo preferito frazionarlo, per consentire di adottare una sola corona o gruppi di esse. Fa parte di una strategia complessiva portata avanti con Giuseppina di Gangi, direttrice del sito, che si propone la riscoperta e la riappropriazione di questo luogo difficile da parte, in primo luogo, della popolazione locale.

In questo modo infatti consentiremo a molti, persone fisiche oltre che imprese, di intervenire, acquisendo il merito senza prezzo di custodire attivamente una testimonianza della storia del nostro Paese. Assicurandosi inoltre il credito di imposta garantito dall’Art Bonus. 

Partecipare è davvero semplice: è sufficiente entrare nel sito dell’Art Bonus www.artbonus.gov.it, cercare la pagina della Cappella Espiatoria di Monza e lì selezionare la corona che si vuole “adottare”. Ciascuna delle 163 corone è illustrata da una immagine e da una breve storia, nonché dall’indicazione del costo del suo restauro”.

L’auspicio è di stilare in breve, accanto a quello dei donatori, l’elenco dei ‘numi tutelari’ di queste corone perenni.

S.E.

Ricco calendario di incontri all’Istituto Gramsci di Ferrara

Sono le due direttrici lungo cui, anche nel 2023, si muoverà l’attività dell’Istituto Gramsci di Ferrara che, in collaborazione con l’Istituto di Storia contemporanea (Isco), la Cgil, la biblioteca Ariostea e il patrocinio del Comune di Ferrara, proporrà tre nuovi cicli di incontri e conferenze con studiosi e docenti di varie discipline, su temi di attualità, cultura e storia, tra pace, linguaggi e centenari da celebrare.

Ad aprire la ricca serie di conferenze, che si svilupperà nel corso di tutto il prossimo anno, con la partecipazione come relatori di numerosi studiosi e docenti, è il ciclo di sette incontri “I colori della conoscenza – I linguaggi e le arti” (con valore legale di corso di formazione-aggiornamento per docenti e studenti) al via mercoledì 11 gennaio 2023; mentre il ciclo “Anatomia della pace” (dieci incontri) prenderà il via venerdì 20 gennaio 2023. Entrambe le rassegne si svolgeranno nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via Scienze 17, Ferrara), mentre l’Istituto di Storia Contemporanea (vic. Santo spirito 11, Ferrara) ospiterà un laboratorio con Chiara Baratelli il 3 marzo 2023. Il terzo ciclo, dedicato alla celebrazione di quattro centenari con altrettanti incontri dal 27 febbraio 2023, si svolgerà invece nella sala conferenze della Camera del Lavoro di Ferrara (piazza Verdi 5).

“Credo che la cultura sia nella natura delle cose – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli – e a noi amministratori spetta la responsabilità di sostenere gli istituti della cultura, promuovendo una programmazione di incontri che sia allineata con il nostro tempo. Ringrazio l’istituto Gramsci che, tra l’altro, quest’anno festeggia 60 anni di attività e che, con l’Istituto di Storia contemporanea, ha saputo costruire, anche per il prossimo anno, un programma culturale di grandissimo spessore. A tutti i componenti e sostenitori di queste associazioni che, con passione e competenza, portano avanti una preziosa attività culturale per la città, va il ringraziamento dell’Amministrazione comunale”.

A proposito del ciclo “Anatomia della pace”, il direttore Alessandrini ha spiegato che il termine pace “è dotato di una grande carica sovversiva, ma tutti i giorni assistiamo a un processo di banalizzazione del termine che finisce per appiattirne il campo semantico. Il nostro tentativo sarà quindi quello di ricomporre, almeno parzialmente, questo campo semantico e per farlo, proprio come nell’anatomia, cercheremo di individuare alcune delle tantissime parti che compongono questo termine complesso. Quindi tenteremo, con l’aiuto di diversi studiosi, di proporre delle incursioni culturali da diverse prospettive, partendo da quella storico-teologica, per poi proseguire con quelle filosofica, letteraria, estetica e psicoanalitica, chiudendo il ciclo con una lectio magistralis di Luigi Ferrajoli”.

Per quanto riguarda invece il ciclo “I colori della conoscenza” rivolto a docenti, studenti e cittadini interessati, la sua curatrice, Daniela Cappagli, ha spiegato che “gli incontri saranno focalizzati sui temi delle arti e dei linguaggi. Si vuole riflettere sulla interdisciplinarità, intesa come integrazione e interazione di discipline diverse: umanistiche, tecnico-scientifiche, artistiche. Ai fini della conoscenza è necessario, infatti, mettere in comunicazione tra di loro i molteplici ambiti dei saperi e i loro linguaggi, orientandoli verso un sapere unitario e integrato. Solo così la formazione dell’uomo e del cittadino può avvenire in modo completo, e possono formarsi intelligenze capaci di leggere il mondo”.

“Da più di dieci anni l’Istituto Gramsci e l’Istituto di Storia contemporanea – ha sottolineato infine Anna Quarzi – collaborano per mettere in campo un’offerta annuale di incontri culturali per la città, con percorsi di vario tipo e su vari temi, a disposizione anche degli insegnanti con una parte laboratoriale a loro dedicata”.

Alessandro Zangara

Ciribiribin Italian Swing Orchestra al Museo del Saxofono

Il nuovo anno apre la stagione del Museo del Saxofono con il concerto tutto italiano della Ciribiribin Italian Swing OrchestraSabato 7 gennaio alle ore 21.00 l’ensemble formato da Coky Ricciolino (voce solista), Andrea Tardioli (saxofono e clarinetto), Dario Pierini (pianoforte), Flavia Ostini (contrabbasso) e Antonio Donatone (batteria) darà vita al progetto Do you swing italiano? Un concerto che si trasforma in un viaggio alla riscoperta del nostro patrimonio musicale, tra melodie indimenticabili, come Silenzioso Slow e Ma l’Amore No e artisti ineguagliabili, quali Alberto Rabagliati, Bruno Martino, Natalino Otto, Fred Buscaglione, il Trio Lescano e molti altri.

L’idea prende spunto anche dalla storia artistica e musicale del grande Nick La Rocca, musicista, compositore e band leader nato da genitori siciliani che nel 1880 erano emigrati a New Orleans. Nick La Rocca è considerato un pioniere del jazz classico, di cui fu uno dei primi interpreti in assoluto, ed è lui, con la Original Dixieland Jass Band, che nel 1917 incide il primo disco della storia del Jazz. Come lui, proprio dalla penisola italiana, provenivano altri jazzisti poi divenuti famosi nel mondo come Tony Sbarbaro, Frank Signorelli, George Vitale, Joe Venuti e Adrian Rollini solo per citarne alcuni. E allora perché non far riscoprire un repertorio che nulla ha da invidiare a quello americano?

Con estro e grande affiatamento, la Ciribiribin Italian Swing Orchestra assicura un piacevole e divertente ascolto ad un pubblico variegato e di ogni fascia d’età. Un lavoro di squadra tra grandi musicisti appassionati di jazz ma con il “Made in Italy” nel sangue che consentirà di rispolverare i vecchi ricordi, esattamente come quando si sfoglia un vecchio album di fotografie, rendendo la memoria storica musicale italiana più briosa e frizzante.

Il concerto, come da consuetudine, è anticipato da un apericena opzionale. I biglietti del concerto sono in vendita sul circuito Liveticket o direttamente al Museo. È suggerita la prenotazione.

Elisabetta Castiglioni

Prodigy Kid. Francesco Cavaliere – Leonardo Pivi a Ravenna

Doppio appuntamento domenica 8 gennaio 2023, in occasione della chiusura della mostra Prodigy Kid. Francesco Cavaliere – Leonardo Pivi, a cura di Daniele Torcellini, il MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna propone al pubblico una conversazione con gli artisti alle ore 15, in Sala Martini, e, alle ore 17, presenta la performance inedita dal titolo Lingua Cygno Soffia.

La performance prosegue il ciclo di opere Anubis vs Baboon, installato nella sua interezza nelle sale del secondo piano del MAR e recentemente confluito in un volume edito da Postmediabooks, Anubis vs Baboon. Archeo-fantasie di un mosaico romano nel XXI secolo. L’appuntamento della conversazione con gli artisti alle ore 15 sarà anche occasione per presentare il volume. Anubis vs Baboon è un ciclo di opere, dedicato ad un reperto archeologico di grande fascino –  il mosaico cosiddetto di Anubi conservato presso il Museo della Città di Rimini -, a cui gli artisti lavorano dal 2019, a partire da una residenza artistica presso lo spazio Gluck50 di Milano.

Con l’idea di riattivare nel presente una testimonianza materiale del passato, Cavaliere e Pivi hanno condotto un’intensa indagine dell’opera antica, dal punto di vista dei materiali impiegati, dello stato di conservazione e dell’iconografia, mescolando accuratezza storica e immaginazione. Nel 2019, negli spazi di Gluck50, il lavoro svolto durante la residenza è stato presentato al pubblico con un’installazione animata da una suggestiva azione performativa. La performance ha visto Francesco Cavaliere, nelle vesti di un oscuro esegeta, il Cavaliere Leonardo, raccontare un possibile significato altro del mosaico antico, indossando una pesante armatura di terracotta. 

Nelle sale del Museo MAR, la nuova azione performativa, al cospetto del mosaico antico e di una sua replica alterata realizzata dagli artisti, vedrà riapparire l’oscuro Cavaliere Leonardo intento a raccontare Lingua Cygno Soffia, il secondo e ultimo atto della storia immaginifica del mosaico di Anubi, a definitiva chiusura del ciclo.

Orari: martedì – sabato 9:00 – 18:00, domenica e festivi 10:00 – 19:00. Aperture festive il 6 gennaio 2023. La biglietteria chiude un’ora prima

Ingresso con pagamento di biglietto.
MAR (anche per la fotografia)

Mostre in Italia

Sono molte le mostre da non perdere. Ne abbiamo scelte alcune.

Sottsass /Spazzapan, fino al 30 aprile 2023, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan

“Sottsass /Spazzapan” è una di quelle occasioni realmente da non perdersi per tutti coloro che studiano o semplicemente apprezzano i due maestri, diversissimi per origine, formazione, destino. Eppure strettamente vincolati da un fondamentale momento di tangenza. Avvenuto a Torino tra il pittore friulano, già nel pieno della sua attività, e il giovanissimo Sottsass, appena giunto dal Trentino. Un incontro che l’allievo più volte riconobbe essere stato per lui fondamentale.

Antonio Carlini. Il maestro di Arturo Martini, fino al 5 marzo 2023, Treviso, Museo Civico Luigi Bailo

Carlini, maestro di Arturo Martini, è stato uno scultore finissimo e prolifico. Collocato su posizioni neocanoviane, fu capace di una assoluta originalità creativa. Come la mostra al Bailo ben documenta. Ma a renderlo famoso – più della sua pur ammirata capacità artistica – fu il suo pioneristico impegno nella tutela del patrimonio artistico di Treviso e non solo. Se la città può vantare oggi alcuni dei suoi tesori, il merito va ascritto all’intervento di Antonio Carlini.

I Bassano. Storia di una famiglia di pittori, fino al 2 maggio 2023, Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico

Nessun pannello storico artistico, nessuna didascalia che vada oltre l’essenzialità, solo le meravigliose creazioni dei Bassano e l’intenso filo del racconto di Melania Mazzucco della vita dei Dal Ponte, poi noti al mondo appunto come “i Bassano”, protagonisti indiscussi della pittura del Rinascimento veneto. Per vivere la dinastia dei Bassano attraverso più di 40 capolavori, oltre a oggetti e documenti preziosi, sull’onda emotiva delle parole della scrittrice.

Le ‘invenzioni di tante opere’ Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri, fino al 19 febbraio 2023, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera

La carriera e le opere dell’architetto Domenico Fontana poste in dialogo con i numerosi artisti che collaborarono alla realizzazione dei grandi cantieri da lui progettati e diretti, tra Roma, Napoli, Amalfi e Salerno. Dove i muratori lavoravano accanto a pittori, scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori e incisori. Come il Cavalier D’Arpino, Cesare Nebbia, Giovanni Guerra, Paul Bril, Andrea Lilio, Ferraù Fenzoni, scultori in bronzo e in marmo, come Bastiano Torrigiani, Lodovico Del Duca e Leonardo Sormani, e medaglisti come Domenico Poggini.

L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Paesaggi interiori, mappe, volti: 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer, fino al 12 marzo 2023, Reggio Emilia, Palazzo Magnani

140 opere di grandi interpreti dell’arte del ‘900 e dell’oggi – da Paul Klee, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Dubuffet a Hans Hartung e Anselm Kiefer, da Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, Cesare Zavattini a Maria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi – per indagare, come prima mai fatto, “l’Arte Inquieta”. Una sequenza mai vista di capolavori di grandi interpreti, anche dell’art brut internazionale e italiana. Accanto a essi, per la prima volta, le creazioni inedite che provengono dagli Archivi del San Lazzaro, quello che fu il “Manicomio” di Reggio Emilia.

Picasso e Guernica. Genesi di un capolavoro. Contro tutte le guerre, fino al 19 febbraio 2023, Nuoro, Museo MAN

A settant’anni dalla storica esposizione al Palazzo Reale di Milano del 1953, il MAN di Nuoro rende omaggio a un’opera testimone della sua epoca, ma portatrice di un messaggio universale, ancora oggi tragicamente attuale. Un inno contro l’orrore di tutte le guerre. La mostra celebra anche la prima esposizione di Picasso che vide presentata vent’anni fa al MAN di Nuoro la serie completa della Suite Vollard, in collaborazione con il Reina Sofía di Madrid, partner anche di questo nuovo importante progetto.

Antonello Viola incontra un dipinto di Filippo Lippi, fino al 31 gennaio 2023, Milano, Galleria Salamon, Palazzo Cicogna

La Galleria Salamon presenta “Antonello Viola incontra un dipinto di Filippo Lippi”, mostra che nasce dallo studio attento che l’artista romano ha fatto di un’opera di straordinaria lievità e potenza al tempo stesso, una meravigliosa “Madonna con bambino” del 1433, unica opera di Filippo Lippi al mondo custodita in collezione privata. Accanto al capolavoro antico, la mostra espone una selezione di sette opere inedite di Viola realizzate su carta giapponese. Questa piccola ma preziosa esposizione arriva solo pochi mesi dopo quella tenutasi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dove, parimenti, il lavoro dell’artista era in dialogo con il passato.

Monica Silva. Art Beyond Imagination, fino al 31 gennaio 2023, Milano, Galleria Longari Arte

In Art beyond imagination, la fotografa brasiliana Monica Silva riaccende la luce sul passato reinterpretandolo in chiave “extra pop” alcune opere del ‘400, ‘600 e ‘700 esposte da Longari Arte Milano. L’idea di creare un ponte tra arte antica e contemporanea è venuta a Ruggero e Marco Longari, figlio e nipote della famosa antiquaria Nella che negli anni Cinquanta riuscì a far innamorare gli italiani della scultura medievale e rinascimentale: hanno chiesto all’artista di impiegare un po’ del suo realismo magico e un po’ di humour per attualizzare le opere dando loro una nuova vita con scatti d’autore. Nella mostra, infatti, accanto a ogni opera d’arte antica è affiancata la rispettiva rivisitazione fotografica con l’obiettivo di annullarne la distanza temporale.

Acqua Terra Fuoco.L’architettura industriale nel Veneto del Rinascimento, fino al 12 marzo 2023, Vicenza, Palladio Museum

Il Veneto del ‘500: una potentissima Silicon Valley localizzata in aree periferiche, ai piedi delle colline dell’alto vicentino e trevigiano, soprattutto. Qui scorrevano le acque che offrivano la forza motrice, qui venivano trattate le materie prime che, plasmate con il fuoco e la stessa acqua si trasformavano in prodotti innovativi, richiestissimi sui mercati della Serenissima e di mezza Europa. Se Palladio è riuscito a realizzare le sue meraviglie è certo merito del suo genio. Ma anche, se non soprattutto, degli effetti di quel “miracolo economico” che, in epoca rinascimentale, portò il Veneto di terraferma ai vertici dell’innovazione tecnologica e della produttività europee.

Vincenzo Castella.Il libro di Padova. La mostra, fino all’8 gennaio 2023 Padova, Orto botanico

È una sperimentazione quella che l’Orto botanico di Padova propone: trasferire una sequenza di immagini fotografiche dal formato libro a quello espositivo. Operazione solo apparentemente ovvia. Le immagini sono quelle che Vincenzo Castella ha realizzato tra il 2020 e il 2021, raccolte ne “Il libro di Padova”, volume edito da Silvana Editoriale su commissione di Hermès Italie, nell’ambito della collana di libri fotografici nati come omaggio alle città italiane dove la maison è presente.

Canova e Venezia 1822- 2022. Fotografie di Fabio Zonta. Nel bicentenario della morte del grande scultore, fino al 5 febbraio 2023, Venezia, Museo Correr

È una festa ora a Venezia, il corteo di immagini dedicate a Canova che, nel Salone da Ballo del Museo Correr e intorno al Paride, nelle sue morbide forme, ha inscenato Fabio Zonta, scultore nella fotografia. Esperto nell’evocare ciò che è lontano, Zonta ha rubato l’anima ad alcune invenzioni di Canova con una intuizione visiva: una sola fonte di luce, nella stessa posizione. Così “Amore e Psiche”, così “Orfeo e Euridice”, così “Ettore e Ajace”, così “Venere e Marte” rivivono davanti a noi, trasfigurando il gesso e il marmo in pura idea, come la fotografia consente.

Rugby. Rovigo città in mischia, fino al 29 gennaio 2023, Rovigo, Palazzo Roncale

È fuori discussione che sia l’intero Polesine a identificarsi con la sua squadra di Rugby. Qui la palla ovale ha il ruolo che altrove ha il calcio. E questa sua identificazione il Polesine la dimostra con i fatti e non solo con le discussioni al bar: basti osservare la mobilitazione della tifoseria sia al Battaglini che in trasferta, caso unico in Italia. In casa si parla di rugby e i bambini crescono con il mito della palla ovale. Il mito e – soprattutto – i valori. Per questo la mostra non sarà una mera (pur meritata) celebrazione di partite e vittorie ma un’occasione per capire, e far capire, l’unicità del fenomeno del rugby in queste terre, la potenza di una simbiosi che dura da generazioni, sapendo adeguarsi e adattarsi alla mutabilità delle condizioni esterne.

Nino Migliori. L’arte di ritrarre gli artisti. Ritratti di artisti di un maestro della fotografia italiana, fino al 10 aprile 2023, Reggia di Colorno (Parma)

Si possono ammirare 86 opere inedite di Nino Migliori, quasi tutte ritratti di artisti da lui frequentati, realizzate tra gli anni cinquanta ed oggi, che consentono di ripercorrere, attraverso le diverse tecniche adottate, le ricerche e le esplorazioni del mezzo fotografico condotte nel corso di oltre settant’anni di attività. Davanti alle fotografie di Nino Migliori occorre ricordare che con lui nulla deve essere dato per scontato: la macchina fotografica, la pellicola (e ora il supporto digitale), le carte su cui vengono stampate le immagini non sono asservite a una funzione prestabilita, ma essa può sempre essere ridefinita ed esplorata in nuove direzioni.

Le tre Pietà di Michelangelo. Tre calchi storici per la Sala delle Cariatidi, fino all’8 gennaio 2023, Milano, Palazzo Reale. Sala delle Cariatidi

Le tre Pietà di Michelangelo, nella forma dei loro calchi in gesso, nel contesto emozionante della Sala delle Cariatidi. Eccezionalmente riunite in uno spettacolare ed emozionante allestimento firmato da Massimo Chimenti. Tre lunghi teli, dispiegati per tutta l’altezza della sala e dal grande impatto visivo, faranno da sfondo alle Pietà amplificandone la forte valenza estetica e il senso religioso evocato dallo scultore in tre diverse fasi della sua vita.

Italia in-attesa.12 racconti fotografici, fino all’8 Gennaio 2023, Reggio Emilia, Palazzo da Mosto

Tra cronaca di un recente passato e attualità, “Italia in-attesa. 12 racconti fotografici”, narra di un’Italia sospesa, interdetta, trasformata da un’occasione eccezionale e – auspicabilmente – irripetibile, il primo lockdown causato dal Covid: un tempo diverso dove anche lo spazio, l’architettura e l’ambiente diventano “altro” quando l’uomo non li abita. Un racconto che si sviluppa attraverso le visioni e la sensibilità di altrettanti grandi fotografi: Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge.

Giulio II e Raffaello. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna, fino al 5 febbraio 2023, Bologna, Pinacoteca Nazionale

Il Ritratto di Papa Giulio II della Rovere, uno dei capolavori di Raffaello – ed è un evento del tutto eccezionale – esposto alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, opera clou della mostra a cura di Daniele Benati, Maria Luisa Pacelli e Elena Rossoni. Un grande progetto espositivo e un itinerario che accendono i riflettori su quanto abbia significato per Bologna, e non solo, l’arrivo in città di artisti come Raffaello, Michelangelo o Bramante. Un arrivo che coincise con la presa del potere dello Stato della Chiesa, nella persona di Papa Giulio II della Rovere.

Robert Capa. L’Opera 1932 – 1954, fino al 29 gennaio 2023, Rovigo, Palazzo Roverella

È una mostra che ha l’ambizione di far emergere le tante sfaccettature di un personaggio passionale e in fin dei conti inafferrabile, sicuro di sé, insaziabile e mai del tutto soddisfatto. Che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage. La mostra racconta il ruolo di Capa come testimone storico, indissociabile dall’impegno per una causa che in parte trova le sue motivazioni nelle origini del fotografo.

Ron Galella, Paparazzo Superstar, fino al 29 gennaio 2023, Conegliano (TV), Palazzo Sarcinelli

Ron Galella ha inseguito, stanato e fotografato i grandi personaggi del suo tempo, riuscendo a coglierli nella loro straordinaria quotidianità, agendo quasi sempre di sorpresa, a loro insaputa e spesso contro la loro volontà. Immagini rubate e scattate a raffica, frutto di appostamenti, depistaggi, camuffamenti, inseguimenti, lunghe attese, nello sprezzo di ogni rischio, fisico o legale. Questa, in Palazzo Sarcinelli, è la prima retrospettiva mondiale a lui dedicata dopo la sua recente scomparsa all’età di 91 anni.

Kandinsky e le avanguardie. Punto, linea e superficie, fino al 21 febbraio 2023, Mestre (Ve), Centro Culturale Candiani

“Kandinsky e le Avanguardie. Punto, linea e superficie”, progetto originale di MUVE, l’intero contenuto della ricchissima esposizione dalle proprie Collezioni, fatto del tutto eccezionale in Italia, soprattutto se si fa riferimento ai grandi interpreti del ‘900 internazionale. In mostra, con Kandinsky, si ammirano capolavori di Paul Klee, Lyonel Feininger, Enrico Prampolini, Jean Arp, Victor Brauner, Joan Mirò, Antoni Tàpies, Yves Tanguy, Luigi Veronesi, Ben Nicholson, Karel Appel, Roberto Matta, Giuseppe Santomaso, Mario Deluigi, Tancredi, Mark Tobey, Emilio Vedova, Mirko Basaldella, Eduardo Chillida. Bruno De Toffoli, Julia Mangold, Luciano Minguzzi, Richard Nonas.

Andy Warhol. Icona Pop, fino al 29 gennaio 2023, Padova, Centro Culturale Altinate | San Gaetano

“Andy Warhol. Icona Pop” riunisce oltre 150 opere tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, e si sviluppa su sei sezioni tematiche, a partire dal ritratto biografico del grande artista newyorkese. Questa immersione nell’eccentrico mondo di Warhol, l’icona pop per eccellenza, approfondisce la rappresentazione che Warhol propone della società e della cultura americane. Lo stesso artista ha finito con il trasformarsi in icona di sé stesso, come intelligentemente recita il titolo di questa mostra che porta a Padova un’esperienza culturale insieme profonda e giocosa.

Pedro Reyes. Zero Armi Nucleari, fino al 22 febbraio 2023, Orani, Museo Nivola

Il Museo Nivola presenta la prima personale dell’artista messicano in una istituzione italiana. La mostra presenta gli sviluppi della campagna Zero Nukes, lanciata dall’artista in collaborazione con numerose istituzioni e figure del mondo dell’arte e della scienza, per portare all’attenzione del pubblico la minaccia nucleare e fare pressione sui governi per la riduzione della produzione e il disarmo.

L’occhio in gioco. Percezione, impressioni e illusioni nell’arte, fino al 26 febbraio 2023, Padova, Palazzo del Monte di Pietà

Ad essere proposto qui è un nuovo modello espositivo, che abbraccia e unisce due dimensioni: lo sguardo generale che accompagna il visitatore a comprendere l’indagine e lo sviluppo delle arti sul tema del movimento, e uno, più specifico, che indaga i rapporti tra la psicologia della percezione e la creatività. La sezione dedicata alla percezione, al movimento, al colore, all’optical come caleidoscopio è curata da Luca Massimo Barbero mentre quella denominata “La scuola patavina di psicologia della percezione, il Gruppo N e l’arte programmata” è affidata, tra gli altri ai prof. Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova.

I pittori di Pompei, fino al 19 marzo 2023, Bologna, Museo Civico Archeologico

Una mostra per scoprire da vicino le figure dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana. L’importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato – splendidi affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni – restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe.

Carlo V, dagli Uffizi a Palazzo Besta a Teglio, fino al 6 Aprile 2023, Palazzo Besta, Teglio (So)

A Palazzo Besta, a Teglio, il grande Ritratto dell’Imperatore Carlo V, attribuito a Tiziano e alla sua bottega, patrimonio della Galleria degli Uffizi, è posto a confronto con il ritratto dello stesso imperatore affrescato nel Salone d’Onore del Palazzo. Il primo appare uomo cupo, in assetto da battaglia. Il secondo è raffigurato in veste di pacificatore, sereno nella sua piena funzione regale. Le due facce del potere insomma.

S.E.