Per “Cantine Aperte 2018” anche la distilleria Mazzetti d’Altavilla

Scoprire un inedito abbinamento fra Grappa e Pistacchio di Bronte, ammirare il recupero creativo delle doghe delle barriques, conoscere eleganti miscele di caffè ed ancora ammirare lavori in pietra da cantone, fantasiose opere di pittura, testare gli incontri sensoriali fra sigari e distillati. Il tutto nella cornice del Monferrato Unesco, con un Parco Storico pronto ad accogliere anche l’area relax fra specialità di street food km 0 e birre artigianali.

Sabato 26 e domenica 27 maggio Mazzetti d’Altavilla la più storica Distilleria del Nord-Ovest aderisce a “Cantine Aperte 2018”, il format promosso dal Movimento Turismo del Vino Piemonte, e ospiterà una due giorni di celebrazione del Distillato 100% piemontese, che sta vivendo un momento di vivace riscoperta e valorizzazione con un pubblico sempre più vario che si affaccia alla tradizione, con gli occhi del presente.

Le due giornate saranno da vivere in cima alla collina di Altavilla Monferrato con un programma denso di appuntamenti del tutto originali e arditi.

Si comincerà sabato 26 maggio (apertura dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30) con le speciali Colazioni nella nuova Caffetteria di Casa Mazzetti e la possibilità di prenotare visite guidate gratuite agli impianti e di effettuare degustazioni degli spirits dell’ultrasecolare azienda come i distillati ma anche liquori, frutta al liquore, zuccherini spiritosi e le tante “declinazioni di grappa”. Durante la giornata si potranno liberamente visitare la Cappella Votiva “la Rotonda” risalente al 1808, la mostra “170 Anni di Grappa”, l’esposizione fotografica “Il Piemonte nello Spirito” e prendere parte alla Cena “Cantine Aperte”, dalle ore 20 presso l’area di ristorazione di “Materia Prima” dove si potranno conoscere nuovi sapori ed arditi abbinamenti (su prenotazione).

Domenica 27 maggio la sede resterà aperta fra le ore 10 e le 18.30: torneranno le golose Colazioni di Casa Mazzetti con la novità della possibilità, durante tutta la giornata, di gustare caffè, proposti da Caffè Alberici di Alessandria, ottenuti da “Alberici Rock” (miscela composta da sei tra le migliori origini di caffè selezionate dalla Cafemoka con aromi fruttati di pompelmo, ananas e arancia) e da “Fanciot” (con note speziate del Guatemala SHB, sentori di cioccolato del più pregiato Nicaragua fino ai sentori floreali del Sidamo Etiopia). Oltre alla possibilità di degustazioni libere e tour emozionali gratuiti all’azienda (a intervalli regolari) e di ammirare tutte le esposizioni già visitabili il sabato, il pubblico di Cantine Aperte potrà compiere un viaggio nell’arte creativa e pittorica, anch’essa km 0: nel Parco Storico troveranno spazio i lavori nella locale pietra da cantone proposti da Gianmaria Sabatini de L’Antica Edilizia di Olivola, le “Botti di fantasia”, create da Pietro Bonaudi di Viarigi attraverso il riuso artistico delle doghe delle barriques e i capolavori pittorici dell’artista casalese Paolo Novelli raccolti nell’esposizione “La Libertà di Sognare”, un percorso artistico onirico interpretando Frida Kahlo, Alice nel paese delle meraviglie e inventando universi lontani.

Anche il gusto sarà indiscusso protagonista della giornata: ospite della distilleria, in un’azzeccata alleanza siciliano-piemontese, sarà il Pistacchio Verde di Bronte DOP a cura di Gemma Verde, che verrà abbinato ad alcuni specifici distillati piemontesi. Tornerà anche l’atteso e studiato abbinamento gratuito fra i sigari italiani e i distillati invecchiati di Mazzetti d’Altavilla, proposti dal Club dell’ADT.

E per gli amanti delle tipicità vi sarà il pranzo “Cantine Aperte” (con piatti di stagione e la possibilità di incontri sensoriali con distillati, su prenotazione) e, nel Parco, l’area relax verrà affiancata dalla postazione dell’Agrimacelleria Fratelli Micco di Moncalvo che porteranno uno street food locale con distribuzione di panini monferrini, carni monferrine e il ghiotto panino col il bollito piemontese con vini locali. Altro ospite sarà il Birrificio CANEDIGUERRA di Alessandria con le sue fresche produzioni artigianali.

Durante la giornata di domenica 27 maggio sarà a disposizione anche la navetta gratuita che collegherà regolarmente (fra le ore 11 e le 17.30) Mazzetti d’Altavilla e la cantina vinicola Tenuta Montemagno, situata nelle immediate vicinanze, per poter ampliare le opportunità di visita del pubblico in Monferrato.

La manifestazione, promossa nell’ambito della rassegna “Riso & Rose in Monferrato 2017”, si terrà con ogni condizione climatica, ad eccezione, in caso di maltempo, delle attività proposte all’aperto.

C.G.

“Dove nascono le idee. Luoghi e volti del pensiero nelle foto Magnum”

L’esposizione, curata da Giulia Cogoli e Davide Daninos, realizzata con Magnum Photos e Contrasto in occasione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo, si propone di continuare il percorso sul tema della nona edizione del festival di antropologia del contemporaneo “Rompere le regole: creatività e cambiamento”.

L’esposizione, composta da 40 fotografie, ci permette di entrare nello studio di artisti, scrittori, architetti, registi, musicisti e di osservare il luogo in cui non solo le idee nascono, ma dove trovano anche i giusti strumenti per diventare tangibili. Fin dalla sua nascita, l’agenzia Magnum Photos ha raccolto reportage sui principali intellettuali del Novecento, ritraendo così le personalità, i luoghi e i comportamenti che hanno stimolato alcune fra le idee più rilevanti della storia della nostra cultura. In mostra possiamo così scoprire, fra gli altri, gli studi di Francis Bacon, Constantin Brancusi, Giorgio de Chirico, Albert Einstein, Alberto Giacometti, Ernest Hemingway, Frida Kahlo, Primo Levi, Giorgio Morandi e Pablo Picasso, ritratti attraverso lo sguardo di venti fra i più importanti fotografi Magnum, tra cui Werner Bischof, René Burri, Robert Capa, Elliott Erwitt, Herbert List, Inge Morath, Paolo Pellegrin e Ferdinando Scianna.

Magnum Photos, la più celebre agenzia fotografica della storia, nasce a New York il 22 maggio 1947, quando Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David Seymour e William Vandivert siglano il suo atto di fondazione. Con le sue sedi a New York, Londra, Parigi e Tokyo, oggi riunisce sessanta tra i migliori fotografi internazionali indipendenti, continuando a produrre importanti reportage su guerre, catastrofi o eventi sociali, sottolineando, con personali e originali interpretazioni, anche gli aspetti della società ignorati dal giornalismo tradizionale.

Sale Affrescate del Palazzo Comunale, Piazza del Duomo, Pistoia

Fino all’1 luglio 2018

Orari di apertura: dal 25 al 27 maggio: 10 – 20

Dal 28 maggio all’1 luglio: lunedì – venerdì 10-13 e 15-18; sabato, domenica e festivi 10-18

Ingresso gratuito

 

Delos

Foto di Laura Pietra

“Lucia di Lammermoor” al Teatro Carlo Felice dal 29 maggio al 5 giugno

Da martedì 29 maggio alle ore 20.30, al Teatro Carlo Felice, dopo l’ultima edizione del febbraio 2015 successivamente portata in tournee in Oman, va in scena “Lucia di Lammermoor”, dramma tragico in due parti e tre atti di Salvatore Cammarano, tratto dal romanzo The Bride of Lammermoor di Sir Walter Scott, su musiche di Gaetano Donizetti.

Sul podio, a dirigere l’Orchestra ed il Coro del Teatro Carlo Felice, sarà l’abile bacchetta di Andriy Yurchevich, le scene sono di Maurizio Balò, i costumi sono firmati da Silvia Aymonino, le luci sono di Linus Fellbom e le parti video sono state realizzate dai videomaker Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii in un nuovo allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice – Fondazione Teatro Comunale di Bologna– ABAO-OLBE di Bilbao, con la regia di Lorenzo Mariani.

Scozia, XVI secolo: Lucia, costretta, su pressione del fratello, a rinunciare a Edgardo, il suo vero amore, precipita nella follia, assassinando il marito il giorno delle nozze e morendo di dolore. Nessuna delle tante “scene della pazzia” che si incontrano nel teatro d’opera è realistica e toccante come quella del terzo atto della Lucia di Lammermoor, ispirata a un romanzo di Sir Walter Scott. Donizetti va oltre la convenzione, dando voce a quel disagio psichico che la psicoanalisi, poco più di mezzo secolo dopo (l’opera è del 1835), cercherà di comprendere e guarire. Una pazzia moderna: non quella epica di Orlando, iraconda, fatta di sguardi infuocati, urla animalesche e capelli strappati con le mani, “maschile” e a suo modo eroica; una follia al femminile, che si manifesta in insistiti gorgheggi, esili e filiformi. Come ha scritto Alberto Savinio, la pazzia di Lucia «è il soffio più sottile, più leggero, più aereo che si possa dare, e il più gelido, pure.» La regia di Lorenzo Mariani parte dal celebre quadro di John Everett Millais, raffigurante Lucia che si sostiene al braccio di Edgardo: «Capisco dallo sguardo di lei – spiega il regista – un’anima che respira, dall’intimo, una trasparente bontà, ma troppo delicata e indifesa, pericolosamente pura, fino all’estremo.»

L’opera si avvale di due cast prestigiosi che si alterneranno nelle recite: Zuzana Marková, Elena Mosuc (Lucia), Andrea Bocelli, Luciano Ganci (Edgardo), Stefano Antonucci, Federico Longhi (Enrico), Mariano Buccino, Alessio Cacciamani (Raimondo). Completano il cast Marcello Nardis (Arturo), Carlotta Vichi (Alisa) e Didier Pieri (Normanno).

Manifestazioni, eventi, incontri e approfondimenti organizzati e promossi dalla Fondazione Teatro Carlo Felice in preparazione all’andata in scena dell’opera:

Sabato 19 maggio – ore 16.00

Auditorium Eugenio Montale

Conferenza illustrativa “Una romantica pazzia”, a cura di Edwin Rosasco, in collaborazione con l’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini.

Domenica 20 maggio – Open Day

Teatro Carlo Felice

ore 11.00 – Domenica in Musica – prova d’assieme di Lucia di Lammermoor (biglietto d’ingresso)

ore 14.00 – Incontro a sorpresa con il Cast.

Lunedì 21 maggio

Teatro Carlo Felice – dalle ore 9.00 sino alle ore 13.00

Visite guidate agli allestimenti dell’opera, riservate agli studenti organizzati in sede scolastica.

Lunedì 21 maggio – ore 17.30

Sala Paganini

Un pomeriggio all’opera

incontro con il Cast

moderatore Massimo Pastorelli

Martedì 22 maggio – ore 17.30

Sala Paganini

Libri all’opera

Francesco Cento presenta il suo libro Dizionario Donizettiano

Sabato 26 maggio – ore 20.30

Teatro Carlo Felice

Prova ante generale riservata all’Istituto “Davide Chiossone” in occasione del centocinquantesimo anniversario della sua fondazione.

Tutti gli appuntamenti, se non diversamente indicato, sono a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

Marina Chiappa

 

La cultura vegana protagonista per due giorni a Ferrara

Due giorni di degustazioni, incontri e cooking show, tutto in stile rigorosamente vegano. Sabato 12 e domenica 13 maggio piazza Trento Trieste farà da teatro alla terza edizione del ‘Vegan Festival‘ di Ferrara, con una trentina di espositori selezionati e dodici stand gastronomici (tra cui molti ferraresi), oltre a un’area conferenze dove si alterneranno incontri con esperti del tema e dimostrazioni di noti chef.

Organizzato da Feshion Event”, con il supporto dell’associazione “Animal Defenders”, la collaborazione di Confesercenti e il patrocinio del Comune di Ferrara, il festival animerà il centro storico con un ricco programma di appuntamenti dalle 11 di sabato fino alla serata di domenica, offrendo occasioni di approfondimento e degustazione per chi già segue questo stile di alimentazione e per chi è curioso di scoprirne principi e caratteristiche.

Un festival in crescita che, dopo il successo delle prime due edizioni, quest’anno aumenta i suoi numeri: sono 30 le aziende selezionate che esporranno e venderanno nell’area commerciale, 12 gli stand gastronomici (molti dei quali ferraresi) che delizieranno il pubblico con piatti e specialità vegane; numerosi i relatori, autori e chef che animeranno la pagoda conferenze.
Nel corso dell’evento si terranno seminari ed incontri aperti al libero confronto su tutte le tematiche riguardanti la cultura Vegana, ma non mancheranno show cooking e importanti consigli alimentari su come rendere la cucina vegana irresistibile a tutti i palati.

Questa sera sarà il momento del super ospite: il giocatore della nazionale di rugby Mirco Bergamasco che, insieme alla moglie Ati, parlerà della sua “transizione vegana”, dimostrando che anche uno sportivo può seguire un regime alimentare vegano per migliorare le proprie prestazioni.

Tre le novità della terza edizione:

– Sabato a pranzo ci sarà un “Veg Nic“, un pic nic in chiave vegana, organizzato nel suggestivo Parco Pareschi, poco distante dalla piazza
– Sabato sera, in collaborazione con “A Ferrara con la Guida” verrà proposta una visita turistica della città con partenza dal festival

– Sarà allestita un’area baby in cui verranno proposti diversi laboratori (riciclo, orto in cassetta, disegni con i semini, decorazione shopper naturale, etc)
Un festival sostenibile e innovativo, che vanta centinaia di condivisioni sui social network e citazioni in decine di riviste specializzate; aperto ad un pubblico eterogeneo, curioso e responsabile.

Anche quest’anno il “Vegan Festival” sarà gemellato con “Interno Verde”,  la manifestazione che per due giorni renderà possibile visitare i più belli e suggestivi giardini privati del centro storico di Ferrara, isole segrete ricche di memoria e ricordi, attraverso i quali è possibile leggere la storia, i cambiamenti e i vissuti della città.

Ogni giardino sarà accompagnato da informazioni di carattere botanico e storico-artistico: l’obiettivo infatti è promuovere una nuova comprensione del capoluogo estense e delle sue ricchezze, offrire sia ai ferraresi che ai turisti l’opportunità di scoprire ciò che si nasconde dietro i muri di cinta e le facciate dei palazzi.

Confesercenti, che fin dalla prima edizione appoggia e sostiene il Vegan Festival, è fermamente convinta che rappresenti un mondo verso il quale orientare diverse aziende della ristorazione e non solo ma che operano nel food, nella loro trasformazione.

Un’ottima occasione per la Città di Ferrara per dimostrarsi promotrice di uno stile di vita etico, in sintonia con la natura e nel pieno rispetto della dignità di ogni essere vivente.

 

Alessandro Zangara

Dialoghi sull’uomo

Si terrà da venerdì 25 a domenica 27 maggio la nona edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli.

“Rompere le regole: creatività e cambiamento” è il tema del 2018, sul quale verteranno i 26 incontri con antropologi, filosofi, storici, scrittori e pensatori italiani e internazionali, chiamati a riflettere su cosa abbia fatto evolvere la civiltà umana, quale sia il motore che spinge costantemente l’essere umano al cambiamento e quanto sia importante rompere le regole per rinnovarsi. La creolitudine, il meticciato, gli incroci e le ibridazioni culturali sono stati da sempre occasione di forte impulso creativo: in un momento storico caratterizzato da imponenti flussi migratori e da una globalizzazione pervasiva, l’antropologia può offrire una diversa angolatura dalla quale riflettere su cosa sia oggi la creatività e quali siano le sue leve, per sopravvivere o semplicemente per vivere meglio.

Il festival è animato, fin dalla sua prima edizione, da un forte impegno culturale e civile e dalla volontà di offrire un nuovo modo di fare approfondimento culturale, con contenuti inediti e nuovi sguardi sulle società umane. I dialoghi sono quelli tra i relatori, quelli con il pubblico e quelli tra le diverse discipline, perché dialogare è fondamentale per meglio capire, conoscere e confrontarsi. Sono stati anni di grande riconoscimento e attenzione da parte del pubblico – di tutte le età e proveniente da tutt’Italia – che è triplicato dalla prima edizione e che nel solo 2017 è cresciuto del 38%.

In nove anni il centro storico di Pistoia ha accolto circa 250 appuntamenti culturali tra conferenze, spettacoli, incontri con relatori italiani e internazionali.

Inoltre, negli anni, al festival si sono affiancate una serie di importanti iniziative di produzione e documentazione culturale: una collana di volumi editi da UTET, un vasto archivio di registrazioni audio e video (che sul canale Youtube dei Dialoghi ha raggiunto il mezzo milione di visualizzazioni), un progetto di divulgazione antropologica per le scuole che ha visto la partecipazione di circa 20.000 giovani, e una serie di mostre con grandi firme della fotografia che ogni anno completano il percorso del festival.

Torna con la seconda edizione il Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo, conferito a una figura del mondo culturale che con il proprio pensiero e la propria opera abbia testimoniato la centralità del dialogo per lo sviluppo delle relazioni umane. Quest’anno vede vincitore lo scrittore africano Wole Soyinka, Premio Nobel per la Letteratura 1986. Soyinka – che nell’intera sua opera ha spiegato come la vitalità e la spiritualità africane potrebbero aiutarci ad affrontare un presente sempre più difficile – è la guida perfetta per accompagnarci verso un incontro che deve avvenire, per la salvezza della nostra specie e per fronteggiare il flusso migratorio a cui assistiamo oggi. Sabato 26 maggio in piazza del Duomo una serata sulla grande letteratura: Wole Soyinka, in un dialogo con l’antropologo Marco Aime, indicherà come recuperare valori forti attraverso il riconoscimento reciproco, conoscersi e dialogare è necessario: occorre abbandonare vecchi pregiudizi e guardarsi negli occhi. Come diceva Plinio Il Vecchio: ex Africa semper aliquid novi, dall’Africa ci arriva sempre qualcosa di nuovo.

 

Delors (fotografia di Laura Pietra)

 

 

 

Percorso di degustazione con A.D.I.D. Brescia

Domani, domenica 13 maggio, dalle ore 15.00 alle 18.00 (con ultimo accesso alle 17.30), A.D.I.D. Brescia farà degustare alcune eccellenze del territorio bresciano (produzione e vendita) in abbinamento a distillati e liquori.

L’appuntamento è all’Antica Birreria Wuhrer dove sarà possibile degustare i prodotti de “I Bergnocc” di Lodrino, produttori di sopraffini formaggi freschi e stagionati. Veri e propri latticini a kmzero, con certificazione di utilizzo di fienagione di ottima qualità per le loro mucche: il fieno proviene dai 1400 metri di altitudine delle montagne attorno, con purezza di clima e di terreno che si sentono nel formaggio pienamente.

“La Contadina” permetterà di conoscere un’eccellenza di vendita a Brescia di prodotti campani e non, di varia tipologia di latte, abbinati a pane casereccio e oli, con alcuni salumi.

QBIO di Sarezzo porterà in degustazione focaccia e biscotteria.

Il cioccolato fondente Primitivo sposerà bene sia i formaggi che i distillati (Distillerie Peroni Maddalena di Gussago) e i liquori (Liquorificio Frati di Rovato), che verranno serviti dai degustatori A.D.I.D.

Informazioni in loco.

 

A Brisighella la Sagra del Carciofo Moretto

Carciofaia Gramantieri Calanco 2

A Brisighella, uno dei Borghi più belli d’Italia (facente parte del nuovo sistema turistico locale), l’appuntamento è per il 13 maggio con la sagra dedicata a uno dei prodotti autoctoni più apprezzati e ricercati, il “Carciofo Moretto”.

Il Carciofo Moretto potrebbe essere definito “autoctono dell’autoctono”, infatti quello vero si trova solamente nel comune di Brisighella e, ancor più con precisione, soprattutto nei tipici calanchi gessosi con una buona esposizione al sole (Brisighella si trova al centro del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola. In tali luoghi riesce a raggiungere le massime espressioni organolettiche, che ne fanno un prodotto inimitabile e dal sapore autentico e inconfondibile. Durante l’intera giornata di Sagra ci saranno bancarelle di prodotti tipici e dell’artigianato, stand gastronomico, intrattenimenti musicali e animazioni.

Il Moretto si mangia crudo e leggermente lessato, condito con sale e olio, preferibilmente con il rinomato “Brisighello”, col quale si sposa molto bene in quanto i due prodotti hanno una base aromatica comune. Sono molte e gustose le ricette che si possono realizzare utilizzando il Carciofo Moretto: capesante arrostite su crudità di Moretto e Olio di Brisighella, tagliolini calamari e Moretto, mezzelune con Moretto a formaggio di fossa, insalatina di Moretto con caprino in parmigiano croccante, tagliatelle al ragù di agnello sul Moretto all’aceto balsamico, strudel al moretto, crespelle ripiene di cuori di Moretto, cappelli di prete con ripieno di Moretto e ricotta.

Pinzimonio di carciofo Moretto

Il carciofo non è altro che il bocciolo dell’infiorescenza che si raccoglie immaturo, cioè prima che sbocci, a fine aprile e maggio. Il Moretto è una varietà rustica, sulla quale non sono stati fatti interventi genetici e ciò ha consentito di mantenere inalterate nel tempo le caratteristiche e gli aromi originari, diversamente da altre varietà largamente coltivate nel bacino del Mediterraneo. La pianta del Moretto si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti basali chiamati “carducci” che vengono usati per la riproduzione. Dal punto di vista agronomico predilige i terreni siliceo-argillosi, tipici dei calanchi romagnoli, ben esposti al sole. Le foglie, verdi-grigiastre, sono grandi e spinose, pendenti all’infuori. Il Moretto si presenta violaceo con riflessi dorati, spine giallo nere ben formate e rigide. Il suo sapore è leggermente amaro, fresco, appetitoso.

Per informazioni: Pro Loco Brisighella, tel. 0546 81166

 

Pierluigi Papi (anche per le foto)

Roma Tre Film Festival

Dal 7 al 13 maggio torna al Teatro Palladium il Roma Tre Film Festival, con un programma ricco di appuntamenti e riflessioni culturali. Nato come “Carta bianca Dams” all’interno del Festival romano “Arcipelago” per valorizzare i cortometraggi degli studenti, la rassegna, ideata e diretta da Vito Zagarrio, si è gradualmente evoluta e, crescendo, ha conquistato ormai da tredici anni un proprio spazio diventando il Festival del cinema dell’Università di Roma Tre. Da manifestazione per gli studenti si è trasformata in un laboratorio aperto a giovani professionisti provenienti dai Dams italiani o dalle scuole di cinema, ma anche ad autori di varie generazioni.

Negli anni il Festival ha monitorato l’immaginario di una generazione, ha seguito l’irruzione del digitale, ha tastato il polso di un “cinema espanso”, di una immagine in movimento che attraverso numerose contaminazioni ritrova la propria vitalità. E anche in questa tredicesima edizione il Roma Tre Film Festival si propone come punto di incontro di appassionati di cinema attraverso proiezioni, anteprime e dibattiti alla presenza di studiosi nazionali ed europei, addetti ai lavori, operatori del settore e studenti delle discipline audiovisive.
Placido, Montaldo, Bellocchio: bastano questi nomi a rendere gli appuntamenti del RM3FF avvincenti. E poi Giovanna Taviani, Claudio Sestieri, Wilma Labate, tutti nomi importanti del cinema italiano, per non parlare della nuova generazione emergente tra documentario e fiction  come Bellino, Bertozzi e Aiello.

La tredicesima edizione apre lunedì 7 maggio alle 20.30 al Teatr Palladium con “Quelli del Dams”, in collaborazione con Agiscuola
Il cratere di Luca Bellino e Silvia Luzi, alla presenza dei registi e di Luciana Della Fornace
martedì 8 maggio
9.00 – Dams, Aula 1
“50 anni di ‘68”
Teorema di Pier Paolo Pasolini, 1968, 100’
a seguire:
Pasolini e il ‘68”, tavola rotonda a cura di Giacomo Martini. Partecipano Paola Dalla Torre, Simone Isola, Wilma Labate, Giacomo Marramao, Enrico Menduni, Stefania Parigi, Daniele Vicari, Vito Zagarrio
15.30 – Teatro Palladium
“Quelli del Dams”
Moglie e marito di Simone Godano, 2017, 100’, alla presenza del regista
18.00 – Teatro Palladium
“50 anni di ’68” – “Quelli del Dams”
A pugni chiusi di Pierpaolo De Sanctis, 2016, 74’ con Lou Castel, alla presenza del regista, di Lou Castel e di Marco Simon Puccioni

20.30 – Teatro Palladium
“Master Class”
Incontro con Michele Placido
Sequenze di film di e con Michele Placido
a seguire:
“50 anni di ‘68”
Il grande sogno di Michele Placido, 2009, 101’, alla presenza del regista e di Toni Trupia
mercoledì 9 maggio
15.30 – Teatro Palladium
“CPA presenta”
Femminismo! di Paola Columba, 2016, 50’, alla presenza della regista e del produttore Fabio Segatori
Partecipa Lidia Ravera
a seguire:
Guerrieri di Fabio Segatori, 2017, 52’
Partecipa Stefano Geraci
18.30 – Teatro Palladium
“CPA presenta”
Seguimi di Claudio Sestieri, 2017, 91’, alla presenza del regista, di Patrizia Pistagnesi e di Fabrizio Mambro
20.30 – Teatro Palladium
“50 anni di ‘68”
La morte legale: Giuliano Montaldo racconta la genesi del film Sacco e Vanzetti di Silvia Giulietti e Giotto Barbieri, 2017, 52’ (evento a cura di Giacomo Martini)
a seguire:
“Master Class”
Incontro con Giuliano Montaldo
Estratti da Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, 2017, con Giuliano Montaldo (David di Donatello come migliore attore non protagonista)
giovedì 10 maggio
15.30 – Teatro Palladium
“Quelli del Dams”
Concorso Carta Bianca
a seguire:
“Quelli del Dams”
Corti dei laboratori di “Filmmaking” a.a. 2017/2018
Il leone del Tevere, 14’ e Motorefisico, 8’, a cura di Francesco Crispino
18.00 – Teatro Palladium
“CPA presenta”
Il sogno di Omero di Emiliano Aiello, 2018, 45’, prodotto da Luca Bellino e dal CPA, alla presenza del regista e del produttore

19.00 – Teatro Palladium
“Master Class”
Raccontare Venezia di Wilma Labate, 2017, 52’, alla presenza della regista e di Irene Bignardi
20.30 – Teatro Palladium
Consegna Premio “Giulio Cesare Castello” per la migliore tesi di laurea magistrale.
Alla presenza di Stefania Parigi e Veronica Pravadelli
a seguire:
“Master Class”
Evviva Giuseppe di Stefano Consiglio, 2017, 90’, alla presenza del regista, di Irene Bignardi e di Mimmo Rafele
venerdì 11 maggio
15.30 – Teatro Palladium
“Quelli del Dams”
Concorso Carta Bianca
18.00 – Teatro Palladium
“Quelli del Dams” – “Master Class”
Cinema grattacielo di Marco Bertozzi, 2017, 97’, alla presenza del regista20.30 – Teatro Palladium
“Master Class”
Incontro con Paolo Taviani
a seguire:
Una questione privata di Paolo e Vittorio Taviani, 2017, 84’
sabato 12 maggio
15.30 – Teatro Palladium
“Quelli del Dams”
Concorso Carta Bianca
18.00 – Teatro Palladium
Presentazione del libro Routledge Companion to World Film History, a cura di Rob Stone, Paul Cooke, Stephanie Dennison, Alex Marlow-Mann; ospite Alex Marlow-Mann, University of Kent. Partecipano Christian Uva e Anna Casalino.
18.30
Webstar di Angelo Pio Ritrovato, 15’, realizzato dalla Libera Università del Cinema
a seguire:
“Master Class”
Workshop Sergio Leone, immagine e mito di Patrizia Genovesi (in collaborazione con Libera Università del Cinema)
20.30
“50 anni di ‘68” – Evento speciale
C’era una volta il West di Sergio Leone, proiezione in pellicola (in collaborazione con CSC – Cineteca Nazionale), alla presenza di Stefano Delli Colli, Vincenzo e Simona Santaniello.
Presentano Christian Uva e Vito Zagarrio
Guest star: Dario Argento
domenica 13 maggio
15.30 – Teatro Palladium
“Quelli del Dams”
Concorso Carta Bianca
a seguire:
“Quelli del Dams”
Corti dei laboratori di “Filmmaking” a.a. 2017/2018
Evidence #22 di Filmmaking Group, 2018, 8’30”, a cura di Antonio Di Trapani
“CPA presenta”
N.L.A. di Marco Minciarelli, 2018, 12’27”
18.00 – Teatro Palladium
“50 anni di ‘68” – “Master Class”
Omaggio a Vittorio Taviani
Incontro con Giovanna Taviani
Estratti da:
I nostri trent’anni. Generazioni a confronto di Giovanna Taviani, 2004
Fughe e approdi di Giovanna Taviani, 2011
20.30 – Teatro Palladium
Premiazione Concorso Carta bianca
Proiezione del corto vincitore
“Master Class”
Incontro con Marco Bellocchio
a seguire:
Nel nome del padre di Marco Bellocchio, 1972, 109’ (director’s cut, in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà)
Roma Tre Film Festival XIII
Direzione artistica: Vito Zagarrio
Direzione organizzativa:Emiliano Aiello
Comitato direttivo: Giacomo Martini, Andrea Rabbito con la collaborazione di Luca Aversano e Christian Uva
Giuria “Carta Bianca Dams”: Stefano Consiglio, Wilma Labate, Alex Marlow-Mann, Mimmo Rafele, Toni Trupia
Segreteria generale: Elio Ugenti
Comitato redazionale: Nicolas Bilchi, Arianna Calogero, Flavio Ferro, Malvina Giordana, Francesca Lopez, Giulia Magro, Tiziana Terranova
Ufficio stampa: Elisabetta Castiglioni
Responsabile alla comunicazione: Anna Bisogno
Sigla festival: Tindaro Trimarchi
Editing video: Arianna Calogero
Grafica Premio Palladium:Carmela Parissi
Selezione “Carta bianca Dams”: Emiliano Aiello, Nicolas Bilchi, Malvina Giordana, Elio Ugenti
Tirocinanti Palladium: Luisa Banfi, Linda Bagalini, Marta Bracci, Laura Capone, Simone Cappellacci, Elisa Carta Carosi, Maria Chiara Cioccariello, Carlotta De Lungo, Simone Diamanti, Eleonora Ferrari, Diana Francomano, Isabella Giacchi, Chiara Mantovano, Paride Occhibianco, Lorenzo Pescatori, Daniele Ricci, Michele Tomaiuoli, Fiamma Trillò, Simone Veo
Tirocinanti Dams: Giulia Cerretti, Virginia Cirillo, Francesco D’Asero, Caterina Giove, Clara Morlino, Chiara Scorpio, Shana Sereni, Francesco Simone, Claudia Stirpe
con la collaborazione di: Music Theatre International
Teatro Palladium
Presidente: Luca Aversano
Consiglieri di amministrazione: Francesca Cantù (Vicepresidente), Silvia Carandini, Giuseppe Leonelli, Vito Zagarrio
Dipartimento Filosofia Comunicazione e Spettacolo
Direttore: Paolo D’Angelo
Coordinatrice Sezione  Comunicazione e Spettacolo: Veronica Pravadelli
Segretario amministrativo: Attilio Durpetti
Segreteria amministrativa: Tiziana Ceriola, Andrea Pini
Segretaria della ricerca: Antonella Baldacchino
Segretaria Sezione  Comunicazione e Spettacolo: Patrizia Necci
Collegio didattico Dams
Coordinatore: Luca Aversano
Centro Produzione Audiovisivi
Direttore: Vito Zagarrio
Responsabile tecnico: Christian Carmosino
Responsabile relazioni esterne: Emiliano Aiello

 

Elisabetta Castiglioni

Dal Veneto alla Campania, con la guida di Francesco Lusciano

È una guida per il viandante, tra le bellezze paesaggistiche della penisola, il libro di Francesco Lusciano ‘Italia – Passeggiate’ di cui lunedì 7 maggio 2018 alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via delle Scienze 17, Ferrara) sarà presentato il ‘Primo volume: dal Veneto alla Campania’ L’incontro sarà introdotto da Fausto Natali del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara. Dopo tanti libri di filosofia l’autore si cimenta in una guida che è una sorta di diario di viaggio attraverso le italiche bellezze. Più di 600 pagine per un itinerario che parte dal Veneto e termina, per il momento, in Campania, l’antica Capua, città di origine proprio di Lusciano. Una vera e propria filosofia del viandante con il quale l’autore cerca di coniugare vita interiore e vita esteriore, quest’ultima intesa soprattutto come dispensatrice di bellezze naturali e artistiche.

Francesco Lusciano, laureato in Filosofia a Napoli, ex insegnante e giornalista pubblicista, è stato assessore alla Cultura del Comune di Chioggia e due volte consigliere comunale della città lagunare. Ha pubblicato diversi saggi di filosofia divulgativa e due romanzi. Partecipa attivamente alla vita sociale di alcuni cenacoli letterari e culturali.

 

Alessandro Zangara

Land Of Blue Echoes: una conversazione con Marco Ragni

 

Land Of Blue Echoes è il tuo quinto album, che arriva a breve distanza dal precedente Mother From the Sun, addirittura un doppio… che differenze ci sono tra i due dischi?

Ci sono delle sostanziali differenze. Dopo la stesura di Mother from the sun sentivo il bisogno di evolvere il mio modo di comporre. L’unico modo che avevo per farlo era quello di abbandonare per un po’ la mia amata chitarra acustica e iniziare a suonare molto di più le tastiere, il mellotron e il synth, creando così un ambiente sonoro più “space”, più ambient. Molte melodie sono poi nate dal pianoforte e dall’arrangiamento orchestrale.

Una grande mano me l’hanno data tutti gli ospiti presenti, con la loro visione. Ho lasciato piena libertà a tutti i musicisti di esprimersi al meglio, dando solo qualche suggerimento, perché credevo molto nelle qualità di ognuno. Un grosso cambiamento è stato anche avere un batterista e un bassista di “ruolo”. Nei miei album precedenti ho suonato praticamente ogni strumento con il risultato a volte di esser un po’ scontato. In Land of Blue Echoes questa prevedibilità non c’è affatto e spero che anche gli ascoltatori se ne accorgeranno.

Land focalizza la tua attenzione su due grandi amori: il prog-rock da una parte, i Pink Floyd dall’altra. Qual è la chiave per unire questi due mondi, a volte complementari, altre volte conflittuali?

In effetti i Pink Floyd non sono mai stati così tanto prog come l’etichetta vuole… Ma ho sempre amato e amerò la loro capacità di creare melodie accattivanti anche quando componevano brani da 20 minuti. Forse l’unico album veramente progressive di Waters e compagni è stato Atom heart mother… Come ho amato loro, così anche i Genesis o i nostri Banco del mutuo soccorso o Biglietto per l’inferno. La chiave per unire questi miei mondi musicali è la libertà compositiva. Non mi sono mai fatto ingabbiare da schemi e non ho mai voluto replicare un sound piuttosto che un’atmosfera. Ho sempre cercato di rielaborare tutte le mie influenze musicali mettendoci quello che ho nella testa non come musicista, ma come persona.

Mi sono sempre immaginato come un vulcano pieno di mille riferimenti artistici pronto a eruttare nuove canzoni rielaborando ciò che ho ascoltato e ascolto, usando prevalentemente la mia sensibilità. Non so se ci sono riuscito ma spero che si riesca a sentire un sound “Marco Ragni” e non qualcosa che assomigli ad una operazione nostalgica. Fare musica per me è assolutamente vitale. Suono e scrivo canzoni per liberarmi dalle costrizioni della vita e per enfatizzare tutto il bello che mi circonda. Suono per far capire chi sono e per far “viaggiare” tutti gli ascoltatori che vorranno avvicinarsi alla mia musica.

 

Un elemento importante sono i due special guest stranieri, Durga McBroom e Fernando Perdomo. Come mai hai scelto loro e come si è sviluppata la collaborazione?

Durga McBroom è sempre stata un mio pallino… Vidi i primi filmati live dei Pink Floyd quando lei era la corista, nel tour di Momentary lapse of reason. Mi innamorai artisticamente di quella voce così potente ma allo stesso tempo dolce. Fantasticavo che sarebbe stato meraviglioso avere una cantante di quel calibro in un mio album… Un giorno dell’anno scorso dissi a mia moglie: “Sai che faccio, io provo a spedirle dei brani e a chiederle se vuole cantare nel mio disco, male che va mi dice no.” E così trent’anni dopo quel tour, grazie ad amicizie comuni, ho avuto l’opportunità di far sentire alcuni miei brani a cui stavo lavorando proprio alla mia corista preferita. Le ho scritto e le ho chiesto che cosa ne pensasse e se avesse il piacere di cantare nel mio nuovo album. Lei è rimasta entusiasta delle atmosfere create in Nucleus, la suite da 22 minuti scritta proprio pensando alla sua voce, così abbiamo iniziato a collaborare.

Le sessioni di registrazione sono avvenute al Reseda Ranch Studios di Los Angeles dell’amico Fernando Perdomo, che subito dopo mi scrisse che quel brano gli piaceva da matti! Io lo avevo sentito suonare nell’ultimo album di Dave Kerzner e mi piaceva molto il suo stile un po’ latino e un po’ anni ‘70 , così quasi per scherzo gli ho chiesto se volesse suonare una canzone che avrei composto proprio per la sua chitarra e la risposta è stata talmente entusiasta che subito mi sono messo a buttar giù qualcosa che potesse mettere in risalto le sue doti di solista, ed è nata Money doesn’t think, un pezzo tra gli Alan Parsons Project e Santana, con una spruzzata di funk. Il risultato finale è stato travolgente e gli oltre 2 minuti e mezzo di assolo di Fernando, memorabili!

Non dimentichiamo l’apporto di Peter Matuchniak, Jeff Mack, Colin Tench, Vance Gloster e Hamlet.

Tutti miei compagni di etichetta, musicisti sopraffini e persone gentilissime oltre che ottimi amici. Ho sempre amato le collaborazioni, così anni ‘60! E devo dire che come mai negli album precedenti in questo nuovo disco ce ne sono state parecchie e tutte meravigliose. Peter ha dato un tocco British con la sua chitarra a metà strada tra Steve Hackett e John Petrucci, suonando gran parte del disco. Colin dei Corvus Stone appare solo in Between moon and earth ma lascia comunque il segno con il suo gusto molto personale. Jeff, bassista molto quadrato e fantasioso, ha dato compattezza alla sezione ritmica anche lui suonando quasi tutto il disco. Poi Vance, ottimo tastierista con un paio di parti all’organo e al synth, Hamlet che suona il basso e le tastiere nel brano di chiusura Queen of blue fires. Ultimo ma non ultimo il batterista Jacopo Ghirardini, amico di vecchia data nonché membro negli anni ‘90 di alcune mie passate formazioni con la sua non convenzionale batteria.

Ospiti a parte, il grosso di Land Of Blue Echoes è realizzato tutto da te: scelta artistica o economica?

È assolutamente una scelta artistica. Per anni mi sono dovuto accontentare di essere parte di qualcosa, non esprimendo mai a pieno le mie potenzialità e la mia voglia di sperimentare cose nuove. Non sono mai riuscito con una vera e propria band ad avere il suono che avevo in mente, così un giorno ho deciso che era meglio per me fare da solo e eventualmente trovare dei bravi session man che mi potessero dare una mano dove io mancavo. Questa scelta ha fatto si che io sia anche riuscito ad ottimizzare molto i tempi e a registrare 6 album in 6 anni, cosa impossibile con qualsiasi altra formazione io abbia avuto. Ciò non toglie che il desiderio di avere una band tutta mia sia sempre presente, magari solo per il live.

Sei lontano da certe dinamiche della discografia italiana e la tua musica ha un respiro internazionale: quali difficoltà incontra un autore nostrano che voglia farsi ascoltare all’estero?

Non ho mai amato particolarmente la musica di casa mia. A parte i grandi gruppi prog degli anni ‘70 e qualche stella come Battisti, Gaber o Rino Gaetano, non ho mai sopportato tutta quella musica esistenzialista anni ‘90 e la musica leggera dagli anni ‘80 in poi. Non è stato difficile per me avere un respiro internazionale vista la mia profonda passione per tutta la musica d’oltremanica e oceano. Le difficoltà sono le stesse che affronta un cantante di musica leggera “Sanremese”, immagino. Non ci ho mai pensato perché non ne ho mai fatto un cruccio. Se posso essere ascoltato ovunque ben venga! Non ho mai amato le gabbie…

Nella seconda metà degli anni ’80 debuttasti con due album all’insegna della psichedelia, che però consideri una sorta di “antefatto” alla tua discografia ufficiale, come mai?

Ero alle prime armi e anche il mio inglese lo era! Oltretutto la qualità audio (registrai con un 4 tracce della Fostex) non era proprio il massimo. Qualcosa di buono c’era ma non così buono da metterlo sul mercato. Fu divertente però scoprire che si poteva fare psichedelia anche solo con una chitarra, una cassetta Basf da 60 minuti e un 4 tracce con la possibilità di registrare un assolo al contrario come in Sgt. Pepper o Are you experienced?

A proposito di psichedelia e underground anni ’60, queste sono due componenti forti della tua musica. Secondo te cosa resta di quella cultura nella musica di oggi?

Difficile dirlo… C’è molto di quella cultura in molti dischi underground di oggi ma non capisco se sia una forzatura discografica o semplicemente un ritorno di mode dal passato. Di sicuro non c’è più nulla o quasi di tutto quello che riguarda la controcultura hippie e il movimento giovanile di allora. Ma si sa, ogni generazione è figlia del momento storico in cui vive e oggi abbiamo gli smartphone e i social. Credo che alla fine sia giusto così. Questa è l’epoca delle tribute band, dei remake cinematografici e della tv spazzatura. Chi vuol sopravvivere a tutto questo deve anche assolutamente accettarlo.

Cosa ascolta di solito Marco Ragni? Anche proposte musicali contemporanee?

Ascolto molto underground perché credo ci sia ancora voglia di sperimentare e perché c’è sempre qualche spunto interessante da far mio. Una band che mi ha entusiasmato dal vivo e che mi piace molto sono i texani Midlake. Niente male anche i War on drugs o Jonathan Wilson (che mi piacerebbe avere nel prossimo disco!). Vado matto per i vecchi Ozric Tentacles, i Porcupine Tree fino a Lightbulb sun e ovviamente non manco mai di farmi un salto dalle parti di Haight Ashbury per ascoltarmi i Grateful o i Jefferson Airplane oppure nella Swinging London. Adoro anche tutta la black music. Invece non ascolto mai Heavy metal e hip hop. Troppo duri per i miei gusti.

Land Of Blue Echoes calcherà i palchi? Cosa succederà prossimamente?

L’idea sarebbe quella di calcarli eccome! Purtroppo c’è una sempre maggiore difficoltà a trovare date, soprattutto qui da noi. Ecco perché sto preparando insieme ad alcuni musicisti un DVD live che vedrà pezzi di Mother from the sun e Land of blue echoes, mescolarsi ad altri più vecchi del mio repertorio da solista. L’idea è quella di trovare un’agenzia di booking e provare a girare l’Europa. Poi c’è un sogno nel cassetto che magari vi svelerò a cose fatte…

Marco Ragni’s musical history dates back to 1975, when, at the age of 6, he discovers his passion for music by asking   for a Farfisa keyboard as present. The love of singing comes only later, fascinated by the vocal harmonies of the Fab Four, the Beatles. At the age of 17, attracted by the California hippie scene of the late sixties and the sound of Pink Floyd and all progressive rock of 70s, he recorded his first tracks of psychedelic music, and his early records, including “Kaleido“(1987) and “Illumination“(1988).

In 1990 he joined the band Deshuesada, which will deeply mark his artistic evolution, leading to the recording of 2 albums of psychedelic pop and to several gigs in Italy from 1992 to 1998. After a couple of years as a soloist, albeit  without significant productions, in 2000  he was approached by a rock band, the Quartafila, which later changed its name to Heza. Three studio albums, a  recording contract with the Red Led and many gigs, resulted in a significant leap in quality.

From 2006 to the end of 2008 he plays with the Mokers, a funk  psychedelic rock band and he records an album called “Don’t forget the music”. In January 2009 he decided to launch his solo career, having gained sufficient experience in both music composition and singing. He dove into the study of new recording techniques and honed in his artistic skills. After having composed about a hundred songs, he decided to found a record label conveying all his musical ideas. In late summer of 2009, Crow Records, his independent label, was born and in the spring of 2010 he released his first solo album “In my eyes” containing 14 psychedelic pop tracks. A live albumMarco Ragni Live at the House of Thunder” comes out in August 2010, recorded in Switzerland and performed with his band  called Velvet Cactus. Tireless and visionary, 4 months after the release of the album, he begins to work on a new trip titled “1969” released in the fall of 2011. In the same year he also specializes in graphic, realizing many of his videos and cover albums.

In the summer of 2012 after some gigs, he released “Lilac days Ep”, 7 tracks of pure modern psychedelic rock, winking to his beloved San Francisco. On September 2012 to celebrate his solo 10 years career he produces an album compilation called “Psychedelicious” containing some previously unreleased material, b-sides and singles. A new live project called “Think outside the box” will keep him busy until the end of the year and from this tour will be released on March 2013 a Radio live album called “On air”, with the amazing collaboration of the Joe Cocker’s chorister Pamela Anna Polland, who will record a new 1969’s “Are you there?” version. In June 2014 he signs a multi- year contract with the American label Melodic Revolution Records and he records his first rock opera entitled “Mother from the sun”, a double concept progressive rock album, with the collaboration of the writer (and his wife) Alessandra Pirani, the chorister Pamela Anna Polland and other great guests, as Giovanni Menarello, Enrico Di Stefano, Enrico Cipollini e Luigi Iacobone released on December 2014. During the whole 2015 he plays the acoustic version of the new album with his friends and guitarist, Giovanni Menarello. At the same time he composes a new album between September 2015 and January 2016 called “Land of Blue Echoes” featuring Durga McBroom, vocalist of Pink Floyd from 1987, Fernando Perdomo guitarist of Dave Kerzner Band, Peter Matuchniak from Gekko Project, Colin Tench from Corvus Stone and other great guests from the world progressive rock scene. The album comes on March 21st, 2016.  Waiting to a new live tour to promote the new album, he collaborates with his guitarist and friend, Giovanni Menarello, writing new songs and live repertoire.

F. G.