La parola ai genitori

È giunta in Redazione la richiesta di divulgazione di un questionario online per genitori di ragazzi in età scolare compresa tra i 12 i e 17 anni, ma al quale possono rispondere anche genitori di ragazzi di altre fasce d’età. La compilazione del questionario richiede solo alcuni minuti, anonima e gratuita. Lo scopo della raccolta di informazioni è cercare di mettere a punto adeguate strategie per aiutare i genitori nella delicata fase adolescenziale dei propri ragazzi, grazie ad una start-up.

Per chi volesse partecipare alla raccolta di informazioni, il link del questionario è il seguente:

https://www.survio.com/survey/d/K3N9A4C5C7L9L7I1Y

Corso di fotografia “A caccia di fiori”: quattro lezioni in biblioteca e nel sottomura a Ferrara

Un corso di fotografia intitolato “A caccia di fiori nella campagna del sottomura” quello organizzato dalla Biblioteca Bassani (via Grosoli 42, Barco di Ferrara) e al via da sabato 12 marzo 2022 per quattro appuntamenti (due lezioni teoriche nelle mattine di sabato 12 e sabato 26 marzo, un’uscita pratica il pomeriggio di sabato 2 aprile e discussione sul lavoro la sera di venerdì 8 aprile). Il corso è gratuito. Per informazioni e iscrizioni: Biblioteca comunale Giorgio Bassani, tel. 0532 797418 o 797414, email info.bassani@comune.fe.it.

La biblioteca Bassani inaugura la primavera con un laboratorio di fotografia rivolto a giovani e adulti di ogni età che usano strumenti fotografici (smartphone, macchine compatte, bridge, mirrorless o reflex) e desiderano trovare nuovi spunti e idee per migliorare il proprio stile. Agli iscritti sarà proposto un approccio teorico e pratico alla macrofotografia, incentrato sulla fotografia di fiori, con un’uscita pratica in comune nei prati del sottomura di Ferrara a caccia di germogli, corolle o insetti nel loro ambiente naturale.
Le date del corso:

SABATO 12 MARZO ORE 10-12 – Lezione teorica

SABATO 26 MARZO ORE 10-12 – Lezione teorica

SABATO 2 APRILE POMERIGGIO – Uscita fotografica tra le mura e il parco urbano

GIOVEDI’ 7 APRILE ORE 21-23 – Discussione del lavoro fotografico

Il laboratorio sarà condotto da Andrea Guerzoni con la collaborazione dell’associazione Music Road. Andrea Guerzoni è appassionato di musica e fotografia, le sue doti di fotografo si sviluppano attorno a questi due mondi coniugandoli negli scatti che immortalano meravigliosamente i musicisti che partecipano ai festival musicali di mezza Italia. Andrea pensa che la macchina fotografica vada sempre usata, per mantenere alto il livello qualitativo e per questo nel tempo libero, tra un concerto e l’altro si è appassionato all’uso della macchina in giardino e nelle splendide campagne del Bondenese, dove le distese agresti e le rive del Grande Fiume gli offrono quotidianamente meravigliosi spunti per sperimentare ottiche e scatti particolari.

Alessandro Zangara

Un simbolo della Shoah a Montorio

Una struttura fatiscente, danneggiata dal trascorrere del tempo e dall’aggressione della vegetazione. Un luogo della Memoria andato dimenticato dalla storia e dal ricordo civile per oltre 70anni, rimanendo nascosto nelle campagne tra Montorio e San Michele Extra. È questa la storia del Campo di Concentramento di Montorio, individuato ufficialmente nel 2017 e oggi, dopo un primo intervento di riordino, restituito alla città per diventarne uno dei luoghi simbolo della Shoah e di tutte le sue vittime.

I lavori di valorizzazione dell’area hanno riguardato, in particolare, la pulizia dell’area da rifiuti e vegetazione, la posa di recinzioni per la limitazione del percorso di visita e la messa in sicurezza degli spazi attorno allo stabile non ancora recuperato. La struttura è stata liberata nella parte esterna dalla vegetazione, così da consentirne una migliore visione. Infine, cartelli informativi, sulla storia del luogo e sul suo ritrovamento, sono stati posizionati nell’area antistante lo stabile, a supporto della visita. L’intervento è ad opera delle associazioni Figli della Shoah e Montorioveronese.it, in collaborazione con la Regione Veneto, Comunità ebraica di Verona, Comune, Agsm-Aim e Amia.

Lo stabile è stato utilizzato nella seconda guerra mondiale come campo di concentramento e luogo di detenzione per prigionieri politici ed ebrei. Il Campo, oggi chiamato “DAT Colombara”, è stato individuato grazie ad una ricerca storica svolta dall’associazione Montorioveronese.it. Tutto è partito da un documento, più precisamente una lettera datata 21 giugno 1945, inviato dall’’Ufficio Accertamenti e Amministrazione Beni Ebraici al Prefetto, dove si chiedeva riscontro delle spese sostenute per il campo di concentramento per ebrei di Montorio. A seguito del ritrovamento iniziarono, da parte di alcuni studiosi, le ricerche per la sua individuazione. Ritrovamento avvenuto nel 2017, nelle campagne tra Montorio e San Michele Extra. Oggi, in una cerimonia che rientra nel programma celebrazioni del Giorno della Memoria, oltre a ricordare i drammatici accadimenti di cui il luogo è stato protagonista, sono stati anche presentati gli interventi effettuati per il suo riordino e pulizia.

Presenti, oltre al sindaco Federico Sboarina, i presidenti dell’associazione Figli della Shoah Daniela Dana Tedeschi e dell’associazione montorioveronese.it Roberto Rubele. Sono inoltre intervenuti, in rappresentanza del Prefetto il capo di Gabinetto Daniela Chemi, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto, il consigliere nazionale dell’associazione figli della Shoah e della comunità ebraica di Verona Roberto Istrael, il vescovo monsignor Giuseppe Zenti, l’onorevole Vincenzo D’Arienzo e rappresentanti dell’Esercito. E, ancora, il presidente di Agsm-Aim Stefano Casali, di Amia Bruno Tacchella, del Consorzio Zai Matteo Gasparato, della Fiera Maurizio Danese, il comandante della Polizia locale Luigi Altamura.

“Questa struttura è un segno tangibile di quanto è successo – sottolinea il sindaco –. Abbiamo il dovere di non dimenticare e luoghi come questo, soprattutto per le nuove generazioni, sono una straordinaria testimonianza. Ognuno di noi, nel proprio ruolo, deve essere portatore di questi ricordi, non solo per darne memoria ma, soprattutto, per far comprendere agli uomini e alle donne di domani l’atrocità e il dolore che sono stati generati dall’odio per l’umanità. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro migliore e una società più giusta, affinché certe tragedie non si ripetano mai più”.
“E’ per certi versi incredibile che a quasi 80anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale – dichiara la presidente dell’associazione Figli della Shoah Tedeschi – ci siano ancora luoghi della ‘Memoria’ dimenticati. Per troppo tempo questo campo di Concentramento è rimasto nascosto, invece di diventare un luogo simbolo, una testimonianza per le giovani generazioni. Grazie agli interventi di valorizzazione effettuati, ora l’area è visitabile e diventerà un luogo di conoscenza e storia”.

Per l’occasione è giunto a Verona anche un messaggio dalla senatrice Liliana Segre, di cui ha dato lettura la presidente Tedeschi. “Praticare la memoria – precisa Segre nel suo scritto – aiuta a mantenere in buona salute la democrazia. La memoria dei luoghi ha una valenza particolarissima, perché il paesaggio è di per se un elemento di richiamo. Ci sono spazi, angoli senza nome, che hanno un’anima e che costituiscono memento. Sapere da dove veniamo è fondamentale per comprendere dove possiamo e dove vogliamo andare”.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

L’antenna di Guglielmo Marconi esposta a Palazzo Barbieri

L’icona più importante delle comunicazioni nel terzo millennio è in mostra nel pronao di Palazzo Barbieri. È stata infatti posizionata lì l’antenna dalla quale il premio Nobel Guglielmo Marconi fece partire le prime onde elettromagnetiche. Fino a fine gennaio 2022 si potrà ammirare il simbolo della comunicazione tecnologica che, negli anni, si è sempre più evoluto fino all’attuale Wifi.

A custodire il prezioso simbolo, il Museo della radio di Verona che l’ha messo a disposizione di curiosi, appassionati e turisti nel centro della città. Sul supporto dell’antenna e sul cancelletto davanti al pronao sono stati posti due QR Code che, se inquadrati con telefono cellulare o tablet, permettono di ascoltare un messaggio registrato dalla figlia di Gulglielmo Marconi, la principessa Elettra.

La stessa Elettra è intervenuta per un saluto telefonico all’inaugurazione fatta dall’assessore alla Smart city e Innovazione tecnologica Francesca Toffali, dalla consigliera comunale Paola Bressan, dal presidente del Museo della radio Francesco Chiantera e dal fondatore Alberto Chiantera. È inoltre intervenuta la classe 5^ della scuola primaria dell’Istituto Seghetti.

“Ringrazio a nome di tutta l’Amministrazione il Museo della radio per averci dato la possibilità di esporre l’antenna – ha detto l’assessore Toffali -. Credo che sia importante scoprire quale sia l’origine delle nostre telecomunicazioni, tanto utilizzate, a volte anche fin troppo. Tutto però è iniziato da questa antenna, è un’importante occasione per tutti avere la possibilità di ammirarla”.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

Una Giornata di studi dedicata alla Commedia di Dante a Ferrara

In occasione delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara dedica, martedì 28 settembre 2021 dalle 9,30, una giornata di studi al rapporto tra la città di Ferrara e il sommo poeta nella cornice della biblioteca Ariostea, che ospita, proprio in questi giorni una mostra di codici ed edizioni antiche dantesche. L’appuntamento è aperto al pubblico che potrà seguirlo in presenza nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via Scienze 17 Ferrara – con capienza ridotta a 36 posti) oppure online (al link: meet.google.com/tog-yjan-fxo)
L’evento si inserisce in una serie di iniziative per la pubblicazione della nuova edizione della Commedia, di cui uscirà nel 2021 l’Inferno (edizione critica e commento di L. Ferretti Cuomo) a cura del prof. Paolo Trovato (che insegna Storia della lingua e Critica testuale a Unife) e del “Gruppo di Ferrara“.
I temi affrontati spazieranno dai testimoni manoscritti della Commedia legati al territorio ferrarese, ai personaggi ferraresi che Dante incontra nell’aldilà, fino all’influenza della poesia dantesca in alcuni dei più importanti letterati ferraresi nei vari secoli: Boiardo, Ariosto, Sandeo, Varano, Bassani.

Il programma degli interventi:
– Le Commedie alla corte degli Este – Martina Pantarotto
– Ferrara e i ferraresi nella Commedia – Beatrice Saletti
– L’influenza della Commedia negli autori ferraresi Interventi di Paolo Trovato (Dante tra Boiardo e Ariosto), Valentina Gritti (Il Dante di Sandeo), Tina Matarrese (Il dantismo di Bassani), Paolo Cherchi (L’imitazione dantesca in Varano)

Al termine (15.30) i partecipanti verranno accompagnati alla mostra “Esposizione di manoscritti, antiche edizioni e opere artistiche del ‘Viaggio’ dantesco alla Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara”, a cura di Mirna Bonazza, responsabile U.O. Biblioteche del Comune di Ferrara, e di Sandro Bertelli, docente di Paleografia e di Codicologia all’Università di Ferrara.

Informazioni: elisabetta.tonello@uniecampus.it
In questa fase, per l’accesso del pubblico alla Sala Agnelli (con capienza ridotta a 36 posti) è richiesto il rispetto di alcune prescrizioni previste dai protocolli anti Covid. In particolare, sarà necessario: esibire il Green Pass, indossare la mascherina, sanificare le mani all’ingresso e sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea tramite ter­mo scanner.

Alessandro Zangara

Corso di perfezionamento all’Accademia verdiana

Il Teatro Regio di Parma annuncia la V edizione dell’Accademia Verdiana, che offre a 12 giovani cantanti lirici la possibilità di frequentare gratuitamente il corso di “Alto perfezionamento in repertorio verdiano” (Operazione Rif. PA 2020-15377/RER approvata con Delibera di Giunta Regionale n.401/2021, cofinanziata con risorse del Fondo Sociale Europeo e della Regione Emilia-Romagna). I cantanti selezionati potranno conseguire una preparazione vocale, musicale e teatrale d’eccellenza, sotto la guida di alcuni tra i massimi interpreti del repertorio vocale verdiano di tutto il mondo, oltre a beneficiare di sessioni di training dedicate, tenute da pianisti accompagnatori specializzati e a incontrare esponenti dell’universo manageriale musicale di spicco, usufruendo di una borsa di studio di 1000 euro.

Le domande di partecipazione, complete della relativa documentazione, dovranno essere inviate via mail entro domenica 30 maggio 2021 all’indirizzo accademiaverdiana@teatroregioparma.it. Le selezioni avranno luogo al Teatro Regio di Parma dal 9 al 11 giugno 2021. Nella fase eliminatoria i candidati dovranno eseguire un’aria a scelta e un’aria selezionata dalla Commissione tra quelle indicate nel programma presentato. Nella finale, dovranno eseguire una o più arie a scelta della Commissione, tra quelle indicate nel programma presentato. Ciascuno di loro dovrà inoltre sostenere un colloquio individuale. Gli esiti della fase finale saranno pubblicati lunedì 14 giugno 2021 su teatroregioparma.it.

Il Corso, che giunge alla sua quinta edizione, è realizzato dalla Fondazione Teatro Regio di Parma in collaborazione con Scuola di Musica di Fiesole, Accademia d’arte lirica di Osimo, Comune di Parma Assessorato alla cultura, Istituto nazionale di studi verdiani, Fondazione Arturo Toscanini, Fondazione I teatri di Reggio Emilia, Fondazione Franco Zeffirelli. È aperto, previa selezione, a candidati maggiorenni al 30 maggio 2021, residenti o domiciliati in Emilia-Romagna che, assolto l’obbligo d’istruzione, abbiano conseguito il diploma di canto o studiato privatamente con attestato dell’insegnante che ne dichiari la maturità.

Madrina d’eccezione di Accademia Verdiana è Renata Scotto che contribuirà a curare la preparazione dei giovani interpreti insieme a insegnanti, professionisti e vocal coach specializzati nel repertorio verdiano, del calibro – tra i docenti delle ultime due edizioni del corso – di Giovanna Casolla, Fiorenza Cedolins, Mariella Devia, Barbara Frittoli, Sonia Ganassi, Silvia Paoli, Anna Pirozzi, Roberto De Candia, Vincenzo De Vivo, Michele Pertusi, Giulio Zappa. Lezioni individuali e di gruppo, masterclass dedicate a tutti gli aspetti che attengono all’interpretazione e alla gestione del profilo professionale di un cantante d’opera: studio dello spartito, dizione, tecniche vocali e interpretative, musica vocale d’insieme, movimento scenico e interazione di gruppo, movimenti coreografici, recitazione, storia dell’opera, management del proprio profilo professionale e materie contrattualistiche compongono il percorso d’insegnamento.

La formazione si svolgerà anche attraverso laboratori, seminari di approfondimento e incontri con direttori, registi, cantanti e professionisti del teatro d’opera, che gli allievi potranno seguire sul campo in occasione delle prove delle produzioni, in particolare nel Festival Verdi e Verdi Off 2021.

Le lezioni si svolgeranno, per una durata di 1000 ore, con frequenza obbligatoria a tempo pieno (per un ammontare minimo di 5 ore al giorno), indicativamente dal 28 giugno al 23 luglio 2021 e dal 23 agosto 2021 al 25 febbraio 2022, secondo il calendario che sarà successivamente comunicato. Ai partecipanti potranno inoltre essere proposte collaborazioni artistiche nell’ambito della programmazione della prossima Stagione Lirica, del Festival Verdi e di Verdi Off.

“Dopo appena cinque anni, – dichiara Anna Maria Meo Direttrice generale del Teatro Regio di Parma – l’Accademia Verdiana è diventata un punto di riferimento per l’alta formazione musicale e teatrale nel repertorio verdiano agli occhi della nuova generazione di interpreti vocali, che accompagna nella delicata fase del perfezionamento e dell’esordio in ambito professionale. Oltre a godere degli insegnamenti, dei consigli e di poter carpire i “trucchi del mestiere” dai loro docenti, tutti star internazionali, i nostri allievi hanno l’opportunità di prendere parte agli spettacoli prodotti dal Teatro Regio in Stagione, nel Festival Verdi e in Verdi Off, suggellando il loro percorso formativo con un debutto, in veste di comprimari o di protagonisti, accanto a professionisti, cantanti e registi, affermati. È quanto è accaduto agli allievi dell’edizione 2020 del Corso che sono stati coinvolti in qualità di protagonisti dell’allestimento de Lo spirito di Violetta, lo spettacolo ispirato a La Traviata, per la regia da Manuel Renga, che è stato presentato nelle piazze di Parma, Busseto e Zibello grazie all’innovativo format del Caravan Verdiano del Festival Verdi e di Verdi Off”.

Il regolamento completo della V edizione di Accademia Verdiana è disponibile su teatroregioparma.it.

Paolo Maier

Primo premio di laurea contro la sperimentazione animale

C’è tempo fino al 30 luglio per presentare la domanda di partecipazione al Primo premio di laurea “Animal Free”. La migliore tesi su metodologie alternative alla sperimentazione animale sarà premiata con un premio del valore di 1500 euro messo a disposizione dal Comune.

Possono concorrere le tesi redatte dal 2015 al 2021 da studenti dei Corsi di laurea di Medicina o di Biotecnologie dell’Università di Verona, che saranno valutate da una commissione ad hoc composta da rappresentanti delle istituzioni e dell’ateneo veronese.

Nonostante l’attività di ricerca scientifica effettuata dall’Università di Verona abbia sempre rispettato in modo rigoroso sia la normativa europea che la legislazione italiana, che pongono entrambe paletti precisi sull’utilizzo degli animali ai fini della sperimentazione, è forte ora la volontà di andare oltre il dettato normativo, cogliendo la sensibilità comune di una maggiore tutela animale.

L’obiettivo, che Comune e Ateneo intendono perseguire insieme, è quello di trovare un nuovo punto di equilibrio tra le necessità della ricerca e il rispetto del benessere animale, considerato anche che i mezzi alternativi all’uso di cavie animali in laboratorio ci sono e l’Università di Verona li sta già utilizzando.

Partecipazione e scadenze. Inviare entro il 30 luglio la domanda di partecipazione al concorso in carta semplice, unitamente a una copia della tesi di laurea in formato digitale PDF, indirizzandola all’Ufficio Animali – Direzione Ambiente del Comune di Verona, alla mail: ambiente@comune.verona.it o alla pec: ambiente@pec.comune.verona.it. Alla domanda va allegata copia di un documento di identità del candidato in corso di validità.

Roberto Bolis

La scuola. Considerazioni-1

Nell’arco dell’ultimo anno, e mai come prima, la scuola è diventata centro delle attenzioni di tutti. Una nazione ai livelli più bassi nella comprensione di testo, che ha disinvestito soprattutto nella sua area principe, quella umanistica, si è ritrovata a sapere tutto e di più. Non potendo dedicarsi allo sport, sembra quindi che la passione per essere tutti Commissario Tecnico della nazionale di calcio si sia trasformata in un esercizio a fare didattica sulla scuola. Estraendo dal cassetto ricordi forse un po’ sbiaditi, di banchi e sedie, di cattedre e bidelli, senza curarsi di verificare quanto di vero ci fosse ancora di quella scuola nel mondo attuale. Spesso infatti si accompagnano i figli a scuola restando in automobile o sul cancello, relazionandosi poco con gli insegnanti. Nell’ultimo anno, miseramente, di discorsi pedagogici se ne sono sentiti davvero pochi, mentre sono emerse molte criticità, zittite dalle rotelle ai banchi, dalla Didattica a Distanza (prima osannata e poi demonizzata), dai concorsi e dalle assunzioni. L’elenco è lungo.

Vorrei iniziare a scrivere alcune considerazioni sulla scuola, per contribuire a fare un po’ di chiarezza e dare spunti di riflessione, ora che abbiamo abbastanza le idee chiare sulle casistiche accadute in questi ultimi mesi.

A partire dalla Pedagogia, tristemente sostituita da una schiera di professionisti che, spesso al pari della gente comune, parla di scuola senza conoscerla davvero.

Oggi la scuola viene discussa fuori sede da neuropsichiatri, psicologi, assistenti sociali, politici, che non si confrontano quasi mai, o troppo poco, con il corpo insegnante. E quel che è peggio, spesso senza riconoscerne la professionalità. L’insegnante è esautorato non solo di autorità, ma anche di riconoscimento, fermo restando che deve, deve, deve un sacco di cose. Il territorio non ha quasi più strutture intermedie alla scuola, dove gli assistenti sociali operino per l’inserimento e il reinserimento. Viene scaricato sulla scuola il fallimento delle attività (vedi l’insegnamento della Lingua Italiana agli stranieri, i corsi di preparazione al conseguimento della Licenza media, le attività di reinserimento concertate con il Tribunale nel caso di percorsi di recupero di comportamenti errati, eccetera) appaltate spesso senza troppo controllo ad enti terzi come varie cooperative, delle quali non tutte lavorano come si deve. E mentre in classe il corpo insegnante non ha potere, il potere degli altri sulla scuola stessa svilisce la possibilità di avere una Scuola, in Italia, degna di questo nome e del sapere che potrebbe creare, al di là della valutazione (per la quale serve un capitolo a parte) e del pezzo di carta.

E poi il lessico. Pezzo di carta. La scuola non fornisce soltanto attestati, qualifiche, diplomi, ma una formazione della persona che si forgia sulla personalità stessa di un insegnante, figura di certo differente da quella dello psicologo, dell’assistente sociale, del neuropsichiatra, del genitore, eccetera.

Chi riesce male a scuola riesce bene nella vita. Altro luogo comune per il quale non esiste substrato civile in grado di arginarne la deriva. Ascoltando le prospettive di molti ragazzi adolescenti di oggi, ma purtroppo anche di bambini in età scolare, il mito non è comportarsi bene e studiare o almeno frequentare la scuola, quanto fare soldi, avere potere, essere rispettati. Quasi nessuno (o troppo pochi, in troppo pochi casi) compie azioni territoriali ex ante valide per questo, temendo quell’idea desueta di autorità e autorevolezza per cui si pensa sinonimo il termine autoritarismo. E tutti coloro che volessero portare aria fresca su questo, vengono demonizzati o scherniti, perché il professore si dileggia, viene trattato come quello che non sa proprio perché insegna, altrimenti farebbe un altro lavoro.

Poi, improvvisamente, i genitori, il corpus dei vari professionisti, i politici, si sono accorti di cosa significa non avere qualcuno al quale delegare la propria genitorialità per alcune, anche molte ore al giorno. Se non si portano i figli a scuola, bisogna gestirseli. Il professore è, per un momento, diventato alleato, capace, addirittura un santo, perché si è compreso quanta pazienza serva per “sopportare e supportare” i propri figli. Sembrava un buon momento per costruire una vera e valida alleanza tra genitori e insegnanti, fatta di collaborazione, nella quale si facesse squadra PER i figli, per le nuove generazioni. Molti però purtroppo, dopo un iniziale smarrimento, sono diventati migliori degli insegnanti, che spesso ora devono difendersi dalle loro “ricette” di istruzione come il cuoco di un ristorante quando, andando a pranzo o a cena da lui, non ti serve la pietanza identica a quella dei cuochi delle svariate trasmissioni di ricette televisive. Di nuovo, per molti (sempre non per tutti) l’occasione è diventata una modalità superficiale di relazionarsi con gli studenti, inneggiando alla necessità di tornare ad una scuola in presenza non tanto per la formazione, quanto per la relazione: la ricreazione, l’incontro per strada, il parlarsi. Perché la scuola, e questo si è letto ovunque, serve per parlare, non per imparare; serve per accedere alle macchinette e non per svolgere attività culturali. Si sente solo parlare di questo, svuotando la relazione docente/studente e studente/studente di fondamento pedagogico, per darne solo una funzione psicosociale.

Una ricetta importante, alla fine di questa prima riflessione, che non intende puntare il dito ma suscitare una riflessione un po’ più approfondita dei corti e immediati messaggi sui social, è fermarsi, in questo nuovo lockdown, a pensare alla scuola come fucina di sapere, di crescita economica, coesione sociale. La scuola che insegna davvero e ancora, dato che ne è rimasta l’unica istituzione grande sul territorio dopo la famiglia. La scuola fatta prima di tutto da chi insegna, che deve mettere le basi di un programma che già tiene conto di quanto indicano altri specialisti, perché gli insegnanti sono formati per svolgere il loro lavoro. Si deve cominciare da un corpo insegnante solido, stabile, aggiornato e lasciato libero di dare quella parte di Sé che si trasmette sempre con l’insegnamento.

Ci leggiamo alla prossima puntata.

Alessia Biasiolo

Lezione online di Marco Aime sul tema “Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire”

Riprendono le lezioni preparatorie in attesa della XII edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, in programma dal 18 al 20 giugno: l’antropologo Marco Aime introduce il tema del festival di antropologia del contemporaneo, Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire. Una lezione online, disponibile per tutti gratuitamente sul sito e sul canale YouTube del festival (dialoghisulluomo.it), pensata appositamente per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Il 24 marzo è in programma un altro appuntamento online, sempre con Marco Aime che in collegamento streaming risponderà alle domande degli studenti sul tema della lezione.

I momenti di approfondimento sul tema del festival – ideati dalla direttrice della manifestazione, Giulia Cogoli, e promossi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia – sono da sempre molto attesi: negli 11 anni passati hanno coinvolto circa 27.000 studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia e, grazie allo streaming, anche di altre regioni italiane. A loro si è unito nel tempo un pubblico adulto di appassionati.

Nella prima lezione, Marco Aime spiega come l’andare oltre, il superare l’orizzonte, sia l’anelito di ricerca che ha caratterizzato l’intera evoluzione del genere umano. Dalle esplorazioni della terra e dello spazio, che hanno consentito di creare nuovi habitat e di sviluppare nuove conoscenze, all’esigenza di andare al di là del qui e ora, della quotidianità, alla ricerca di forme di spiritualità tanto religiosa quanto laica.

Ciò che caratterizza la nostra specie, racconta Aime, è la capacità dell’uomo di superare i confini, di camminare verso nuovi orizzonti: il cammino dei migranti che fuggono dalla povertà e dalla morte, quello dei pellegrini di tutte le religioni, il cammino avventuroso degli esploratori, quello di ricerca di scienziati, di artisti e filosofi.

È lo stesso cammino che i nostri lontani antenati hanno intrapreso uscendo dall’Africa, che non è stato fatto solo con i piedi, ma anche con l’immaginazione, la speranza, la fede, la fiducia negli altri, l’aspettativa di nuove scoperte e dimensioni dell’umano, che ha permesso non solo di scoprire il nostro pianeta, ma anche di trascenderlo.

Il tema dei Dialoghi 2021 è stato scelto anche per mettere in luce il come e il perché l’intera storia dell’umanità, anche se con intensità diverse, sia costantemente segnata dalla ricerca del nuovo, dello sconosciuto, dell’ignoto. È stata proprio questa voglia di scoperta che ha fatto sì che da insignificante animale della savana, divenissimo Homo Sapiens.

Marco Aime insegna Antropologia culturale all’Università di Genova. Ha condotto ricerche sulle Alpi e in Africa Occidentale (Benin, Burkina Faso, Mali). Ha pubblicato favole per ragazzi, testi di narrativa e saggi, tra cui: Le radici nella sabbia (EDT, 1999); Il primo libro di antropologia (2008), L’altro e l’altrove (con D. Papotti, 2012), La fatica di diventare grandi (con G. P. Charmet, 2014) per Einaudi; Verdi tribù del Nord (Laterza, 2012), African graffiti (Stampa Alternativa, 2012), Gli specchi di Gulliver (2006), Timbuctu (2008), Il diverso come icona del male (con E. Severino, 2009), Gli uccelli della solitudine (2010), Cultura (2013), L’isola del non arrivo (2018) per Bollati Boringhieri; La macchia della razza (2013), Etnografia del quotidiano (2014) per elèuthera; Tra i castagni dell’Appennino. Conversazione con Francesco Guccini (2014), Senza sponda (2015) per UTET; Comunità (il Mulino, 2019); Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità (Einaudi, 2020). Per Add ha curato Atlante delle frontiere (2018) e scritto Pensare altrimenti. Antropologia in 10 parole (2020). Ha da poco pubblicato nella collana Dialoghi sull’uomo di UTET Il mondo che avrete. Virus, antropocene, rivoluzione (con Francesco Remotti e Adriano Favole).

Delos

Borse di studio “Premio Città di Verona”

Sono sei le borse di studio di mille euro ciascuna destinate agli studenti più meritevoli, che abbiano discusso una tesi di laurea magistrale sulle peculiarità della città di Verona e del suo territorio provinciale.

C’è tempo fino al 16 aprile per iscriversi alla nuova edizione del “Premio Città di Verona”. Il bando, promosso dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Verona, è riservato ai neolaureati che abbiano discusso la tesi nel corso del 2019 e 2020.

Nello specifico, le tesi ammesse al concorso dovranno riguardare studi su aspetti generali o particolari della città di Verona, della vita veronese o del suo territorio provinciale e potranno avere carattere letterario, storico, artistico (architettura e ingegneria), giuridico, sociopolitico ed economico, psico-pedagogico o scientifico (scienze naturali, biologiche e mediche).

Per l’ammissione alla selezione il candidato autore della tesi dovrà aver ottenuto una votazione di laurea non inferiore a 100/110 o punteggio equivalente. Nel caso di tesi elaborate da più soggetti, potranno partecipare al concorso, presentando ciascuno distinta domanda, solo gli autori che abbiano raggiunto questo punteggio. Le domande dovranno pervenire al Comune di Verona entro le 13 del 16 aprile.

L’iniziativa – spiega l’assessore alle Politiche giovanili Francesca Briani – si propone di contribuire alla diffusione di una cultura del merito, attraverso il concreto riconoscimento dell’impegno profuso nell’attività di studio, quale premessa per la costruzione di competenze che permettano la piena realizzazione individuale e sociale dell’individuo”.

Il bando ed il modulo per la partecipazione sono scaricabili dal sito web del Comune di Verona al link www.politichegiovanili.comune.verona.it.

Roberto Bolis