Now is Your Time to Shine

L’opera Now is your time to shine, di Alessandro Calabrese, che resterà visibile fino al 31 agosto 2023 presso il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina in Piazza Ducale, 20 a Vigevano (PV), nasce all’interno del progetto Tredici fotografi per tredici musei: un percorso di esplorazione e interpretazione dei tredici musei statali lombardi affidato ad altrettanti giovani artisti italiani, grazie alla committenza pubblica della Direzione regionale Musei Lombardia diretta da Emanuela Daffra e in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo.

Nel suo progetto per il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina Alessandro Calabrese si concentra sui depositi del museo, dove sono collocati i reperti non esposti, conservati all’interno di recipienti di uso quotidiano utilizzati dalla direttrice storica, Rosanina Invernizzi: vaschette da gelato, vasetti di crema, scatole di fazzoletti…

Come spiega Alessandro Calabrese “una volta venuto a sapere che all’interno dei contenitori del magazzino del museo si trovano delle scatole in plastica di vari prodotti di consumo, con al loro interno i reperti più piccoli, ho deciso di farne dei calchi in gesso come se fossero dei nuovi e futuri ritrovamenti destinati a fare parte della collezione”.

Dalla fascinazione dell’artista per questi ambienti e gli inattesi contenitori, dunque, nasce un viaggio verso il futuro, osservato però con l’occhio dell’archeologo – attento alle tracce del passato. I contenitori vengono studiati, catalogati e fotografati. Di alcuni vengono realizzati anche calchi in gesso. Calchi e fotografie sono quindi esposti come reperti del presente, offerti agli occhi del visitatore perché li osservi con uno sguardo nuovo, immaginandone significati e funzioni. Accompagna le opere un diario di lavoro, in cui sono raccolte le varie fasi di studio, annotate le scoperte e le curiosità.

È il museo che celebra e mette in scena l’atto stesso del conservare e nel farlo riflette su sé stesso e sul proprio ruolo, in un gioco di sguardi e riflessi a cui è invitato a partecipare anche il visitatore.

L’opera di Alessandro Calabrese – aggiunge Stefania Bossi, direttrice del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina – è l’occasione per raccontare il ruolo fondamentale svolto dai depositi per gli istituti museali in genere e, più specificatamente, per la storia del nostro museo. Rendere sempre più accessibile questo luogo nevralgico è uno degli obiettivi che vogliamo raggiungere nei prossimi mesi. Biblioteche di oggetti, enciclopedie materiali, i depositi sono punti di partenza per lo studio e la ricerca, ovvero per le attività fondamentali e propedeutiche al buon funzionamento di un museo”.

Sempre nella giornata di sabato 13 maggio, alle ore 11.00, si terrà all’interno del Museo il laboratorio Archeologi del futuro rivolto a bambini e ragazzi dai 7 anni di età.

Ispirato dall’opera Now is your time to shine di Alessandro Calabrese, il laboratorio ci proietta nel futuro per poi volgere lo sguardo all’indietro, sul nostro presente. Come archeologi del XXX° secolo, i partecipanti saranno invitati a osservare alcuni oggetti di uso comune come li incontrassero per la prima volta e, applicando in maniera giocosa gli strumenti dell’indagine archeologica, ne immagineranno nuovi usi e nuovi scopi.

Quindi, insieme allo staff del Museo, studieranno come esporli e raccontare ai visitatori i risultati del proprio lavoro di osservazione.

S.E.

In lontananza. Opere di Claudio Borghi

La Direzione regionale Musei Lombardia ha dedicato il 2023 al grande scrittore Italo Calvino, per celebrare il centenario della nascita. Scrittore dai mille sentieri, assiduo visitatore di mostre, appassionato d’arte e di musei, questo autore ha sempre unito con grande sapienza le parole alle immagini, evocandole, raccontandole, inventandole.

Questa la chiave di lettura per comprendere la scelta di ospitare nella Cappella Espiatoria una mostra di Claudio Borghi, per la scoperta affinità tra le sue opere e la poetica dello scrittore italiano.

Quando si cammina per strade poco battute, si fissa l’orizzonte nel tentativo di cogliere in distanza sagome di un paesaggio noto, di qualcosa che ci renda famigliare il percorso. E’ questo che accomuna il fare arte di Claudio Borghi e le descrizioni de “Le città invisibili” di Italo Calvino: uno scorgere in lontananza per poi mettere a fuoco avvicinandosi gradualmente.

Uno con la scultura, l’altro con la scrittura, forniscono elementi descrittivi, ma non troppo, che possano concedere di immergersi nelle atmosfere da loro create: boschi e alberi, città e persone. Ad ogni nuovo incontro qualcosa cambia, sono un po’ diversi e non solo per l’effetto del tempo che passa. Ed entrambi trovano posto in un luogo nato per cristallizzare l’attimo, per fermare il suo trascorrere, per ricordare: la Cappella Espiatoria.

Le presenze delle sculture e lo spirito delle città invisibili aleggiano lungo un percorso ideale che dall’ingresso porta alla cappella, poi al giardino e infine alla cripta. Opere che creano un dialogo tra interno ed esterno del monumento, tra storia e contemporaneità, coinvolgendo gli elementi naturali e gli artifici dell’uomo. Immagini appena sussurrate in bilico tra realtà e fantasia: “Le città come i sogni sono costruite di desideri e paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”, scrive Calvino. “Perché l’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose”.

Claudio Borghi è nato a Barlassina nel 1954. Si è diplomato al Liceo e all’Accademia di Brera. La sua prima esposizione è del 1978 alla Galleria elle Ore di Giovanni Fumagalli e Giuliana Pacini, in concomitanza della Biennale di Scultura del Comune di Arese alla Villa Medici-Burba di RHO quale rappresentativa degli studenti di Brera. Ha partecipato a mostre collettive a carattere nazionale e internazionale, tra cui “Asti Scultura,” curata da Mario De Micheli, XXIX^, XXX^, XXXI^ edizione della Biennale di Milano. Da allora ha tenuto regolarmente mostre personali alla Galleria delle Ore e, successivamente, alla Galleria Spaziotemporaneo di Milano. Sue opere fanno parte di importanti collezioni italiane e straniere. Ha realizzato la grande scultura/teatro per la piazza del comune di Barlassina accompagnata dal volume monografico “…dalle cinque alle sette” editi da Silvana Editoriale d’Arte il con testi di Maddalena Mazzocut-mis, Simona Bartolena e Anna Comino (2014), il volume Il silenzio delle cose a cura di Luca Pietro Nicoletti (2018) e L’intorno delle cose, a cura di Lorenzo Fiorucci, Editoriale Umbra ed. Recentemente ha allestito una mostra personale presso le segrete di Palazzo Ducale a Gubbio curata, da Lorenzo Fiorucci e inaugurato il monumento Angolo di bosco per l’associazione ASECSI a S. Vito al Tagliamento (Friuli V.G.). Nel novembre 2021 ha pubblicato nella collana Morfologie di Mimesis editore il volume: In lontananza. Passaggi per una scultura non sospetta.

Cappella Espiatoria, via Matteo da Campione 7 a, Monza, fino al 14 settembre 2023

Orari di apertura: mar-mer-gio-dom 9-13.30 / ven-sab 9-18.30

S.E.

Le foto di Agnese Garrone e Dominique Laugé

La Galleria 70 di Milano (Via Pietro Calvi 2) presenta dal 18 maggio al 30 settembre, ad ingresso libero, la mostra “Stand E 015” con le opere fotografiche di Agnese Garrone e di Dominique Laugé, recentemente presentate a MIA Photofair 2023 riscuotendo un notevole successo da parte del pubblico.

Le 28 fotografie in bianco e nero esposte alla Galleria 70, quattordici per ogni autore, mostrano il senso di profonda corrispondenza e assonanza che unisce i due artisti.

Le opere di Dominique Laugé, vero maestro del paesaggio, e della giovane Agnese Garrone, sono associate in una sequenza che, a dispetto della reciproca diversità dei temi trattati e dell’impostazione, fluisce in un inatteso accordo poetico, in una linea di continuità che ha il carattere della più naturale armonia.

Agnese Garrone, Café Cherie, Parigi, 2022

La grande classe di Laugé nel ritrarre la natura e il vivido interesse della Garrone per l’umanità che la circonda declinano con diverso linguaggio la medesima qualità di sentimento, che ha in sé qualcosa di nobile e antico; un’affinità che si riscontra nello stesso allestimento delle opere in mostra che mette in relazione i lavori di due artisti diversi per età, esperienza, stile e scelta dei soggetti, ma che si rivelano tuttavia molto vicini nella sensibilità e nella temperie emotiva conferita alle rispettive immagini.

A Milano Dominique Laugé presenta, con l’ordine compositivo dal ritmo posato e solenne che contraddistingue la sua arte e la sua anima, i paesaggi del Canton Vaud in Svizzera e della Provenza in Francia: paesaggi senza mai figure umane, sospesi, introversi, quasi fosse questo l’unico modo per avvicinarsi all’interiorità della vita, dove la luce, morbida e soffusa, gioca un ruolo determinante e viene trattata dall’autore in maniera magica, quasi pittorica.

Con differente ispirazione, la giovane Agnese Garrone si mostra animata da un vivo senso di partecipazione e affetto peri propri simili. Le immagini che crea paiono sempre rivolte verso l’esterno, persino quando sono autoritratti, e con uno strano afflato lirico, che rimanendo sotterraneo e implicito percorre tuttavia l’intera scena, danno l’impressione di accarezzare la realtà. Le sue figure, le sue situazioni, appartengono certo all’esistenza quotidiana e formalmente non recano in realtà alcunché di speciale, se non per la circostanza, determinante, di albergare entro sé una pregnanza del tutto singolare, e di ammantarsi di un’aura romanzesca che le rende autentiche quanto la vita.

Orari di apertura: da martedì a sabato 10-13.30 / 16-19. Inaugurazione giovedì 18 maggio ore 18.30

De Angelis (anche per le fotografie)

“Se leggi sei forte!”, a Casa Niccolini una mostra bibliografica

Anche Casa Niccolini partecipa al “Maggio dei libri 2023” con un’esposizione bibliografica dal 2 al 27 maggio 2023 che celebra l’importanza della lettura come strumento di forza e consapevolezza, capace di rendere autenticamente liberi.
In esposizione, e disponibili per il prestito, tanti libri ispirati ai tre filoni proposti dalla campagna nazionale: La forza delle paroleI libri, quelli forti… e Forti con le rime.
I titoli da prendere in prestito possono essere prenotati o scelti al momento.

Ingresso libero e gratuito, negli orari di apertura al pubblico della biblioteca (mar e gio 15.00-19.00 – mer e sab 9.00-13.00). 
Per informazioni: info.niccolini@comune.fe.it; 0532418231.

Alessandro Zangara

Fluo-geometrie

L’arte come espressione ottica, il colore come forma pura d’arte.

La Fondazione Luciana Matalon di Milano in collaborazione con Colonna Arte Contemporanea di Appiano Gentile (CO) presenta fino al 1° aprile 2023 la mostra di Dario Zaffaroni dal titolo “Fluo-Geometrie”.

Artista di spicco del panorama italiano contemporaneo che vive e lavora a Legnano, classe 1943, Dario Zaffaroni ha sempre caratterizzato il suo percorso di ricerca all’insegna della sperimentazione di nuovi linguaggi e mezzi di comunicazione creativa, focalizzandosi sempre più sull’interazione cromatica del fluorescente tra razionalità e sensibilità attraverso l’accostamento e l’intersecazione di nastri cromatici a gradiente fluorescente che danno fenomeni percettivi e cinetici sempre differenti.

Questi suoi interessi sempre più marcati sulla percezione cromatica e cinetica, ove la geometria delle linee e la variazione della superficie crea suggestioni ricettive-ondulatorie negli occhi di chi osserva, nascono negli anni Sessanta dal profondo sodalizio spirituale e artistico con Dadamaino, con la quale firma installazioni artistiche come il progetto Environnement lumino-cinétique sur la place du Chatelet a Parigi su invito del Centre National d’Art Contemporain, e dalla frequentazione di importanti artisti dell’avanguardia milanese quali Colombo, Calderara, Minoli, Scaccabarozzi, Tornquist, Varisco.

Il titolo della mostra “Fluo-geometrie”, che comprende oltre trenta opere degli anni Duemila, indica chiaramente come Zaffaroni sia un artista estremamente eclettico e raffinato, sempre attento all’evoluzione dell’arte contemporanea che lo ha spinto verso metodologie e tecniche esecutive sempre più innovative.

Che si tratti delle prime opere, definite “Cromodinamiche fluorescenti” o “Modularità fluorescenti”, realizzate esclusivamente con carte fluorescenti limitatamente precolorate in 9 tonalità, ritagliate e composte con rigore matematico in forme geometriche, anche tridimensionali, di “Policromie olografiche”, “Polimodularità fluorescenti” o “Geometrie polidinamiche”, dove si ha l’interazione delle carte fluorescenti con altre diversificate, tutte queste opere nascono dal connubio tra sensibilità cromatica, intuito e razionalità, che permettono all’artista di arrivare a combinazioni e accostamenti di colore audaci, artisticamente evoluti e impattanti, orientando la percezione visiva di chi osserva.

La peculiarità dei miei lavori, dettati dal bagliore dei fluorescenti” – sottolinea inoltre lo stesso Zaffaroni – “consiste anche nel voler attrarre lo sguardo dell’osservatore e renderlo partecipe, attraverso il suo movimento, alla ricerca della mutevole cromo-geometria composta”.

In mostra alla Fondazione Luciana Matalon anche alcune opere dei primi cicli “lumino-cinetico” che Zaffaroni mise a punto nel 1969 insieme con Dadamaino, ossia i “Rulli”: giochi visivi in movimento tra colore e forma che li rendono tra i lavori ancora oggi più interessanti, dalle dinamiche percettive particolarmente suggestive.

L’astrattismo geometrico di Dario Zaffaroni in forme ricercate è leitmotiv della propria interpretazione estetica, una forma d’arte in costante evoluzione che rende riconoscibilissime e inequivocabili le sue opere, contraddistinte da uno stile assolutamente unico, dove la cura rigorosa dei dettagli non è assolutamente casuale e amplifica la forza che le irradiazioni luminose hanno sulla psiche e le emozioni delle persone.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Colonna Arte Contemporanea con testi critici di Dadamaino, Tommaso Trini e Alessandro Paolo Mantovani.

De Angelis

TRE-DI-CI. Sguardi sui musei di Lombardia

Tredici musei statali lombardi interpretati da tredici giovani artisti italiani, in una committenza pubblica della Direzione regionale Musei Lombardia (Ministero della Cultura), realizzata con la collaborazione scientifica del Museo di Fotografia Contemporanea di Milano – Cinisello Balsamo.

Un progetto ampio durato oltre dieci mesi, che culmina in una mostra promossa dal MiC (Direzione regionale Musei Lombardia) e dal Museo di Fotografia Contemporanea (MUFOCO) con il Comune di Milano – Cultura, e prodotta insieme a Palazzo Reale in occasione di Milano MuseoCity.

La mostra sarà aperta al pubblico gratuitamente dal 3 marzo al 2 aprile 2023 nelle sale dell’Appartamento dei Principi di Palazzo Reale a Milano.

“La nostra rete di Musei – evidenzia Emanuela Daffra Direttrice della Direzione Regionale Musei Lombardia – è diffusa in tutto il territorio regionale, senza continuità, a macchia di leopardo. Porre le diverse componenti a sistema è una sfida stimolante e ardua, date le distanze, l’esiguità del personale e le diversissime caratteristiche”.

Tra i musei statali in territorio lombardo troviamo infatti monumenti celebrati in tutto il mondo come il Cenacolo Vinciano e la Certosa di Pavia, realtà archeologiche di epoca romana tra le più importanti d’Europa come le Grotte di Catullo a Sirmione, significative testimonianze medievali e rinascimentali (il Castello Scaligero di Sirmione, Palazzo Besta a Teglio), la Valle Camonica delle incisioni rupestri e della romanizzazione. Si tratta di musei, monumenti, palazzi, parchi dislocati in realtà geografiche molto diverse tra loro (sul lago, in valle, in città) che, nel loro insieme, costituiscono il più visitato museo di Lombardia. Da non dimenticare il Parco Archeologico di Castelseprio, aggiunto al gruppo nel dicembre 2021 che, con i siti rupestri della Valle Camonica e il complesso di Santa Maria delle Grazie e Cenacolo a Milano, porta a tre i siti Unesco statali gestiti dalla Direzione regionale Musei Lombardia.

Questi luoghi eterogenei, carichi di storia, possiedono un potenziale ancora in parte da scoprire, capace di suscitare echi molteplici e impensati se li si guarda con attenzione. È nato così il progetto “13 fotografi per 13 musei”, ideato da Emanuela Daffra e condotto insieme a Giulia Valcamonica, con la collaborazione scientifica del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano. Insieme a Gabriella Guerci e a Matteo Balduzzi del MUFOCO sono stati selezionati tredici professionisti giovani (nati tra il 1979 e il 1991), ma già affermati e più volte premiati: a loro è stata lanciata la sfida di guardare, raccontare o, meglio, interpretare, il museo loro affidato.

La mostra “Tre-di-ci. Sguardi sui musei di Lombardia” è l’esito di questo processo, che vuole dare concretezza al primo passo di una strategia pluriennale intesa da una parte a presentare i tredici siti come insieme imprescindibile per conoscere la storia culturale non solo della regione e dall’altra farne percepire l’attualità, la presenza viva nell’oggi.

Gli artisti coinvolti raccontano i musei in modo libero e personale attraverso i linguaggi e le pratiche più diverse, sollevando interrogativi, scoprendo storie inedite, dando voce ai visitatori, ai custodi, agli oggetti e ai paesaggi. I commenti del pubblico di fronte all’Ultima Cena di Leonardo vanno a comporre un poema. La Cappella Espiatoria di Monza, costruita dove fu assassinato il re Umberto I, diventa luogo immaginario di una missione spaziale che accende la luce sui contrasti della storia. La voce di un adolescente racconta la vita quotidiana nella Villa Romana di Desenzano. Gli abitanti di Teglio danno vita e movimento agli affreschi di Palazzo Besta. Il Castello Scaligero, il più fotografato, si nasconde alla vista per lasciare spazio ai ricordi sommersi dal lago. Sono esempi, che siamo invitati a scoprire insieme agli sguardi e ai racconti dei custodi, alla fauna notturna che popola le incisioni rupestri di Naquane, a una moltitudine di altre storie.

“Tra lo sguardo di un giovane e un museo – afferma Davide Rondoni, Presidente del Museo di Fotografia Contemporanea (MUFOCO) – si crea un vivo cortocircuito. Il tempo cerca la sua inesausta verità, tra senso dell’eterno, durata, attimo dello scatto, tradizione e futuro. L’audace opera messa in campo dalla sapiente rete museale lombarda puntando su validi giovani artisti serve non solo a chi ha passione per arte e musei (e per la nuova fotografia) ma per chiunque si voglia interrogare sul senso del tempo e sul tempo che stiamo vivendo”.

L’esposizione presenta immagini (fotografiche a colori e in bianco e nero, di sintesi, in movimento), lavori video, sculture e altre forme installative, realizzati tra gennaio e luglio 2022. Approcci variegati, a volte sorprendenti, che aprono prospettive nuove, ma compongono un unico percorso: guardare insieme il patrimonio che costituisce la nostra storia e partecipare attivamente – oggi – alla costruzione della sua multiforme identità.

Gli artisti in mostra: Arianna Arcara, Fabio Barile, Claudio Beorchia, Roberto Boccaccino, Alessandro Calabrese, Marina Caneve, Federico Clavarino, Rachele Maistrello, Caterina Morigi, Flavia Rossi, Alessandro Sambini, Delfino Sisto Legnani, Vaste Programme.

I musei: Museo del Cenacolo Vinciano, Milano; Cappella Reale Espiatoria, Monza; Certosa e Museo della Certosa, Certosa di Pavia; Parco Archeologico e Antiquarium, Castelseprio; Museo Archeologico Nazionale della Lomellina, Vigevano; Palazzo Besta, Teglio; Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, Capo di Ponte, loc. Naquane; Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo, Capo di ponte; MUPRE – Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, Capo di Ponte; Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica, Cividate Camuno; Grotte di Catullo e Museo Archeologico, Sirmione; Villa Romana e Antiquarium, Desenzano del Garda; Castello Scaligero, Sirmione.

S.E.

Monica Silva. Art Beyond Imagination

Nasce da un desiderio di rilettura e di attualizzazione dell’arte antica la collaborazione tra una delle gallerie più apprezzate nel settore in Italia, la Longari Arte Milano e la fotografa brasiliana Monica Silva. Ne risulta una mostra a tutti gli effetti rivoluzionaria, aperta fino al 31 gennaio prossimo a Palazzo Cicogna: Art beyond imagination, questo il titolo del progetto, riaccende la luce sul passato reinterpretandolo in chiave “extra pop”.

“Ci siamo innamorati del modo di Monica Silva di interpretare i soggetti d’arte, così abbiamo pensato di scegliere cinque opere della nostra collezione e proporli alla sua fantasia” spiega Marco Longari.

Si tratta di opere molto diverse tra loro per tipologia e periodo storico che va dal Quattrocento al Settecento: dalla Maddalena di Barthélémy Chasse di fine XVII secolo a Lo stampatore, una tempera su tavola dell’inizio del XVIII secolo. E ancora una testa femminile in marmo del 1470 circa; una scultura in marmo raffigurante San Lorenzo sulla graticola, realizzato da artista della cerchia di Pietro Bernini e infine un Angelo annunziante, scultura in legno policromato della fine del XIV secolo.

Monica Silva ha raccolto la sfida lanciata dai Longari impiegando un po’ del suo realismo magico e un po’ di humour. I cinque scatti d’autore in mostra vengono affiancati a ogni opera d’arte antica con il risultato di attualizzarle e dare loro una nuova vita, annullando la distanza temporale. Monica Silva integra nella sua ricerca nuovi sviluppi linguistici e tecnologici come ha già fatto in Lux et filum sempre a Milano, una delle sue mostre più sorprendenti in cui ha tradotto l’arte di Caravaggio con un’opulenta scenografia barocca che ha generato stupore nella critica.

“questa mostra è sicuramente una proposta non tradizionale, penso a un collezionista in cerca di qualcosa di speciale, che possa essere interessato all’insieme dell’opera antica e alla sua rilettura per il tramite della fotografia”, spiega Marco Longari titolare della galleria.

Si parte con Angel Gabriels White Light, una scultura lignea senese della fine del XIV secolo 1400 raffigurante un angelo annunziante che nel corso dei secoli ha perso ali, aureola e il giglio che aveva tra le mani, finendo per essere riconoscibile solo dalla sua postura. Queste “mancanze” sono state lo spunto per ritrovare ciò che aveva perso. Intanto, l’artista lo ha impacchettato in un tessuto dorato citando la Venere e l’Enigma dell’Isodore Ducasse di Man Ray e le legature sbalorditive di Christo. Poi lo ha trasformato in un santino avvolto in led fluo che ha moltiplicato in un trittico fotografico in rosso, verde e blu. I colori che mescolati insieme diventano bianco puro, cioè la “white light”, la luce dell’angelo Gabriele. Infine, la tecnologia digitale, gli ha ridato le ali ricostruendole con tessere in resina che ricordano l’effetto mistico delle vetrate delle chiese e che saranno esposte nella mostra fotografica di novembre.

Do androids dream of electric sheep? ha lo stesso titolo del romanzo di Philip K. Dick da cui Ridley Scott ha tratto il film Blade Runner. «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?», si è chiesta anche l’artista guardando Lo stampatore, il quadro di un pittore lombardo del Settecento. Ci ha pensato perché sono stati creati robot-artisti, alcuni semplici bracci robotici, altri androidi come Al-DA o Sophia in grado di dipingere addirittura autoritratti. Così, il protagonista dello scatto è uno “stampatore-androide” talmente umanizzato che sta prendendo coscienza di sé. È seduto a un tavolo mentre tiene in mano una macchina fotografica Polaroid da cui sta uscendo una foto che riproduce il quadro antico e, sul piano di lavoro, sono sparse disordinatamente foto identiche. Accanto a lui, in fila, altri androidi e il braccio robotico con cui sono stati realizzati. La Silva fotografa l’attimo di umano stupore dell’androide che, per un istante, fissa lo stampatore e sente un’inattesa e inspiegabile nostalgia per un “essere” che non è più e lo sconcerto per l’”essere” nuovo che sta diventando.

Twilight of Gods reinterpreta una piccola scultura in marmo del ‘600 scolpita nell’ambito di Pietro Bernini (il padre del più famoso Gian Lorenzo: San Lorenzo è raffigurato sdraiato sulla graticola, abbandonato ormai al dolore. Monica Silva si sofferma sul concetto d’estasi traslandolo dall’aspetto mistico a quello profano e fotografa un atleta con in mano un drink, sdraiato nell’atto di brindare a un tramonto ormai radioattivo (il crepuscolo degli dei, appunto). Ma è disteso sui bidoni che raccolgono rifiuti chimici anziché su un lettino e invece degli occhiali da sole indossa un visore da metaverso perché la realtà virtuale è inconsciamente assai più consolatoria.

A-stoned beauty prende spunto da un frammento scultoreo in marmo della Sibilla di Nicolò di Giovanni Fiorentino del 1470. Monica Silva la ritrae di spalle prestandole il corpo di una giovane donna, appena coperta da un panneggio rosso come fosse la Venere allo specchio di Velazquez o La nude concubine di Ingres. L’elaborata acconciatura ricorda quella della testa in marmo riflessa nello specchio, mentre la pelle di un bianco statuario cattura l’occhio quasi ci trovassimo ad ammirare Paolina Borghese Bonaparte del Canova. I testi impilati sul piano rappresentano i Libri sibillini in cui erano trascritte le profezie. Poetessa vergine e profetessa di sciagure, quando viene posseduta da Apollo rivela il futuro: per questo, accanto a lei si scorge un riccio schiuso di castagna, simbolo della sessualità femminile inespressa. Lo scatto mostra una bellezza sensuale vissuta in modo distaccato. E freddamente sprecata.

Modern Prophets

Lo scatto prende spunto da un quadro della fine del ‘600 di Barthélémy Chasse raffigurante Maddalena. Monica Silva affronta il tema della Maddalena, ponendo l’accento sul suo declassamento da portatrice di Rivelazione a quello di peccatrice penitente, sull’ambivalenza fra sacro e profano.  L’iconografia classica la dipinge come una penitente dai lunghi capelli, spesso in atteggiamento estatico, accanto a un teschio (memento mori) e con in mano un libro o uno specchio. Da “rivelatrice” Maddalena diventa oggi un’infelice influencer vittima del suo stesso ruolo, proprio com’è accaduto alla sua antenata. La donna seduta su una poltroncina del ‘700 accarezza distrattamente piume azzurre e non presta alcuna attenzione agli articoli di lusso sparsi sul set che normalmente “pubblicizza”. È scalza, come da tradizione. Morale: nasciamo nudi e col tempo ci carichiamo di sovrastrutture che non sempre rappresentano quello che realmente siamo. Finendo per lasciarci mettere in croce da uno smartphone (inserito proprio in un selfie stick a forma di croce) e da tutto quello che rappresenta.

La mostra ha ottenuto il Patrocinio dal Consolato del Brasile.

S.E.

Collezione Strada, una mostra nella cornice del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina

La più antica delle Scuderie del Castello Sforzesco di Vigevano propone, dal 10 febbraio al 4 dicembre 2023, l’esposizione completa della collezione Strada, recentemente acquisita dal Ministero della Cultura e da questo affidata al Museo archeologico nazionale della Lomellina a Vigevano.

Una raccolta importante, costituita da 260 oggetti appartenenti ad un arco cronologico che va dalla preistoria all’età rinascimentale, ma particolarmente ricca in relazione all’età della romanizzazione della Lomellina (II – I secolo a.C.) e alla prima epoca imperiale (I – II secolo d.C.).

A. S.

Domenico Asmone “Milano e i suoi colori”

La Fondazione Luciana Matalon di Milano (Foro Buonaparte 67) in collaborazione con Colonna Arte Contemporanea di Appiano Gentile (CO) inaugura il nuovo anno con la mostra dell’artista toscano Domenico Asmone dal titolo “Milano e i suoi colori”, in programma dal 18 al 28 gennaio 2023 (da martedì a sabato: 10-13; 14-19, ingresso libero) e dedicata interamente al capoluogo lombardo.

Eclettico nello stile e nel linguaggio, nato a Bologna nel 1963 ma trasferitosi sin da bambino a Pistoia dove tutt’oggi vive e lavora, Domenico Asmone ha iniziato a dipingere negli anni Ottanta partendo da un figurativo ragionato e oggettivo, dalle forme delineate e leggibili, per poi avvicinarsi all’informale per un’arte più istintuale e soggettiva caratterizzata dal colore e dalla luce, i due elementi che maggiormente definiscono le sue opere.

Con la sua nuova mostra dedicata Milano e ai suoi colori, Domenico Asmone torna a una pittura figurativa basata su un sottile gioco di bilanciamenti e contrappesi e sull’uso intenso del colore.

Il risultato è sempre una produzione fortemente materica, ricca e densa, dove tuttavia il soggetto dell’opera è in perfetto equilibrio con il senso dello spazio e la capacità dell’artista di amalgamare i colori; un doppio dettaglio di grande importanza, perché proprio nella capacità di accostare i colori chiari con quelli scuri, gli spazi pieni con quelli vuoti, la luce con il buio, il soggetto del quadro prende vita.

Alla Fondazione Luciana Matalon di Milano sono esposte oltre 30 opere tra dipinti ad olio e lavori in ceramica smaltata, tutte realizzate nell’ultimo anno, in decisa dialettica con il suo recente passato.

Tuttavia, come sottolinea lo stesso Domenico Asmone, non si tratta solamente di una proposta di sensazioni ed emozioni attraverso le sintesi cromatiche a lui care, ma di una pittura in linea con la sua ricerca ventennale sullo studio del colore, in pittura e scultura: “Ho pensato che l’unico modo per riuscire nell’intento di segnare un proseguimento in questa mia ricerca nel rispetto del tema dato fosse quello di andare dritto verso una particolare figurazione. Una figurazione che fosse comunque conseguenza ed evoluzione del mio percorso e non un ritorno alle origini. Un gioco di emozioni visive, di creazioni estetiche, un vedo-non vedo che lasciasse ampio spazio alla materia cromatica e alla struttura compositiva caratteristiche della mia produzione recente”.

Le nuove opere di Asmone evidenziano come in lui vi sia la consapevolezza che saper dipingere non può prescindere dal saper disegnare: i lavori in mostra a Milano, che prendono spunto da un’immagine fotografica, ovvero da un dato reale, hanno nel disegno il punto di partenza, dove segni essenziali a carboncino o con pennello delineano l’idea di quello che sarà il soggetto con una particolare cura alla composizione, alle proporzioni e alla prospettiva, senza indugiare nei particolari.

Solo dopo aver impresso l’idea del quadro sulla tela sopraggiunge il colore che cancella il tratto sottostante con pennellate corpose e spatolate generose, rimandi di colore, giustapposizioni tono su tono e contrasti chiaro-scuro, tutte “riflessioni” che restituiscono al componimento pittorico quello che l’artista definisce il ritmo musicale dell’opera.

L’ultima fase realizzativa è un personale “codice” di realizzazione dell’artista con l’utilizzo di velature a esaltare e rinforzare il colore prevalente e a donare un particolare effetto di uniformità cromatica ed emotiva.

Accanto ai quadri ad olio vi sono alcuni lavori in ceramica smaltata, sempre dedicati a Milano e che si caratterizzano per la doppia cottura, prima del corpo ceramico e poi dello smalto che lo ricopre, offrendo un’ulteriore varietà di forme e di effetti cromatici assolutamente inaspettati.

Anche in questo caso la dimensione emotiva è centrale. Tuttavia, sebbene ci sia coerenza di stile e di linguaggio, il risultato percettivo ed emozionale è del tutto diverso perché il medium non sono più i colori a olio stesi a spatola bensì gli smalti ceramici: la lucentezza della smaltatura, i gradienti di intensità cromatico-luminosa variegati, la singolarità delle gamme cromatiche tipiche degli smalti ceramici, nonché la fusione di due o più colori voluta dall’artista, portano a soluzioni dalla singolare efficacia estetica.

Ciò che accomuna le opere informali della produzione precedente a quelle attuali di carattere figurativo esposte alla Fondazione Luciana Matalon è la volontà dell’artista di restituire l’energia viva e palpabile della materia pittorica puntando sulla forza emotiva che scaturisce dal colore e sulle implicazioni percettive che accompagnano la fase emozionale.

De Angelis (anche per l’immagine)

Mostre in Italia

Sono molte le mostre da non perdere. Ne abbiamo scelte alcune.

Sottsass /Spazzapan, fino al 30 aprile 2023, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan

“Sottsass /Spazzapan” è una di quelle occasioni realmente da non perdersi per tutti coloro che studiano o semplicemente apprezzano i due maestri, diversissimi per origine, formazione, destino. Eppure strettamente vincolati da un fondamentale momento di tangenza. Avvenuto a Torino tra il pittore friulano, già nel pieno della sua attività, e il giovanissimo Sottsass, appena giunto dal Trentino. Un incontro che l’allievo più volte riconobbe essere stato per lui fondamentale.

Antonio Carlini. Il maestro di Arturo Martini, fino al 5 marzo 2023, Treviso, Museo Civico Luigi Bailo

Carlini, maestro di Arturo Martini, è stato uno scultore finissimo e prolifico. Collocato su posizioni neocanoviane, fu capace di una assoluta originalità creativa. Come la mostra al Bailo ben documenta. Ma a renderlo famoso – più della sua pur ammirata capacità artistica – fu il suo pioneristico impegno nella tutela del patrimonio artistico di Treviso e non solo. Se la città può vantare oggi alcuni dei suoi tesori, il merito va ascritto all’intervento di Antonio Carlini.

I Bassano. Storia di una famiglia di pittori, fino al 2 maggio 2023, Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico

Nessun pannello storico artistico, nessuna didascalia che vada oltre l’essenzialità, solo le meravigliose creazioni dei Bassano e l’intenso filo del racconto di Melania Mazzucco della vita dei Dal Ponte, poi noti al mondo appunto come “i Bassano”, protagonisti indiscussi della pittura del Rinascimento veneto. Per vivere la dinastia dei Bassano attraverso più di 40 capolavori, oltre a oggetti e documenti preziosi, sull’onda emotiva delle parole della scrittrice.

Le ‘invenzioni di tante opere’ Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri, fino al 19 febbraio 2023, Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera

La carriera e le opere dell’architetto Domenico Fontana poste in dialogo con i numerosi artisti che collaborarono alla realizzazione dei grandi cantieri da lui progettati e diretti, tra Roma, Napoli, Amalfi e Salerno. Dove i muratori lavoravano accanto a pittori, scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori e incisori. Come il Cavalier D’Arpino, Cesare Nebbia, Giovanni Guerra, Paul Bril, Andrea Lilio, Ferraù Fenzoni, scultori in bronzo e in marmo, come Bastiano Torrigiani, Lodovico Del Duca e Leonardo Sormani, e medaglisti come Domenico Poggini.

L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Paesaggi interiori, mappe, volti: 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer, fino al 12 marzo 2023, Reggio Emilia, Palazzo Magnani

140 opere di grandi interpreti dell’arte del ‘900 e dell’oggi – da Paul Klee, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Dubuffet a Hans Hartung e Anselm Kiefer, da Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, Cesare Zavattini a Maria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi – per indagare, come prima mai fatto, “l’Arte Inquieta”. Una sequenza mai vista di capolavori di grandi interpreti, anche dell’art brut internazionale e italiana. Accanto a essi, per la prima volta, le creazioni inedite che provengono dagli Archivi del San Lazzaro, quello che fu il “Manicomio” di Reggio Emilia.

Picasso e Guernica. Genesi di un capolavoro. Contro tutte le guerre, fino al 19 febbraio 2023, Nuoro, Museo MAN

A settant’anni dalla storica esposizione al Palazzo Reale di Milano del 1953, il MAN di Nuoro rende omaggio a un’opera testimone della sua epoca, ma portatrice di un messaggio universale, ancora oggi tragicamente attuale. Un inno contro l’orrore di tutte le guerre. La mostra celebra anche la prima esposizione di Picasso che vide presentata vent’anni fa al MAN di Nuoro la serie completa della Suite Vollard, in collaborazione con il Reina Sofía di Madrid, partner anche di questo nuovo importante progetto.

Antonello Viola incontra un dipinto di Filippo Lippi, fino al 31 gennaio 2023, Milano, Galleria Salamon, Palazzo Cicogna

La Galleria Salamon presenta “Antonello Viola incontra un dipinto di Filippo Lippi”, mostra che nasce dallo studio attento che l’artista romano ha fatto di un’opera di straordinaria lievità e potenza al tempo stesso, una meravigliosa “Madonna con bambino” del 1433, unica opera di Filippo Lippi al mondo custodita in collezione privata. Accanto al capolavoro antico, la mostra espone una selezione di sette opere inedite di Viola realizzate su carta giapponese. Questa piccola ma preziosa esposizione arriva solo pochi mesi dopo quella tenutasi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dove, parimenti, il lavoro dell’artista era in dialogo con il passato.

Monica Silva. Art Beyond Imagination, fino al 31 gennaio 2023, Milano, Galleria Longari Arte

In Art beyond imagination, la fotografa brasiliana Monica Silva riaccende la luce sul passato reinterpretandolo in chiave “extra pop” alcune opere del ‘400, ‘600 e ‘700 esposte da Longari Arte Milano. L’idea di creare un ponte tra arte antica e contemporanea è venuta a Ruggero e Marco Longari, figlio e nipote della famosa antiquaria Nella che negli anni Cinquanta riuscì a far innamorare gli italiani della scultura medievale e rinascimentale: hanno chiesto all’artista di impiegare un po’ del suo realismo magico e un po’ di humour per attualizzare le opere dando loro una nuova vita con scatti d’autore. Nella mostra, infatti, accanto a ogni opera d’arte antica è affiancata la rispettiva rivisitazione fotografica con l’obiettivo di annullarne la distanza temporale.

Acqua Terra Fuoco.L’architettura industriale nel Veneto del Rinascimento, fino al 12 marzo 2023, Vicenza, Palladio Museum

Il Veneto del ‘500: una potentissima Silicon Valley localizzata in aree periferiche, ai piedi delle colline dell’alto vicentino e trevigiano, soprattutto. Qui scorrevano le acque che offrivano la forza motrice, qui venivano trattate le materie prime che, plasmate con il fuoco e la stessa acqua si trasformavano in prodotti innovativi, richiestissimi sui mercati della Serenissima e di mezza Europa. Se Palladio è riuscito a realizzare le sue meraviglie è certo merito del suo genio. Ma anche, se non soprattutto, degli effetti di quel “miracolo economico” che, in epoca rinascimentale, portò il Veneto di terraferma ai vertici dell’innovazione tecnologica e della produttività europee.

Vincenzo Castella.Il libro di Padova. La mostra, fino all’8 gennaio 2023 Padova, Orto botanico

È una sperimentazione quella che l’Orto botanico di Padova propone: trasferire una sequenza di immagini fotografiche dal formato libro a quello espositivo. Operazione solo apparentemente ovvia. Le immagini sono quelle che Vincenzo Castella ha realizzato tra il 2020 e il 2021, raccolte ne “Il libro di Padova”, volume edito da Silvana Editoriale su commissione di Hermès Italie, nell’ambito della collana di libri fotografici nati come omaggio alle città italiane dove la maison è presente.

Canova e Venezia 1822- 2022. Fotografie di Fabio Zonta. Nel bicentenario della morte del grande scultore, fino al 5 febbraio 2023, Venezia, Museo Correr

È una festa ora a Venezia, il corteo di immagini dedicate a Canova che, nel Salone da Ballo del Museo Correr e intorno al Paride, nelle sue morbide forme, ha inscenato Fabio Zonta, scultore nella fotografia. Esperto nell’evocare ciò che è lontano, Zonta ha rubato l’anima ad alcune invenzioni di Canova con una intuizione visiva: una sola fonte di luce, nella stessa posizione. Così “Amore e Psiche”, così “Orfeo e Euridice”, così “Ettore e Ajace”, così “Venere e Marte” rivivono davanti a noi, trasfigurando il gesso e il marmo in pura idea, come la fotografia consente.

Rugby. Rovigo città in mischia, fino al 29 gennaio 2023, Rovigo, Palazzo Roncale

È fuori discussione che sia l’intero Polesine a identificarsi con la sua squadra di Rugby. Qui la palla ovale ha il ruolo che altrove ha il calcio. E questa sua identificazione il Polesine la dimostra con i fatti e non solo con le discussioni al bar: basti osservare la mobilitazione della tifoseria sia al Battaglini che in trasferta, caso unico in Italia. In casa si parla di rugby e i bambini crescono con il mito della palla ovale. Il mito e – soprattutto – i valori. Per questo la mostra non sarà una mera (pur meritata) celebrazione di partite e vittorie ma un’occasione per capire, e far capire, l’unicità del fenomeno del rugby in queste terre, la potenza di una simbiosi che dura da generazioni, sapendo adeguarsi e adattarsi alla mutabilità delle condizioni esterne.

Nino Migliori. L’arte di ritrarre gli artisti. Ritratti di artisti di un maestro della fotografia italiana, fino al 10 aprile 2023, Reggia di Colorno (Parma)

Si possono ammirare 86 opere inedite di Nino Migliori, quasi tutte ritratti di artisti da lui frequentati, realizzate tra gli anni cinquanta ed oggi, che consentono di ripercorrere, attraverso le diverse tecniche adottate, le ricerche e le esplorazioni del mezzo fotografico condotte nel corso di oltre settant’anni di attività. Davanti alle fotografie di Nino Migliori occorre ricordare che con lui nulla deve essere dato per scontato: la macchina fotografica, la pellicola (e ora il supporto digitale), le carte su cui vengono stampate le immagini non sono asservite a una funzione prestabilita, ma essa può sempre essere ridefinita ed esplorata in nuove direzioni.

Le tre Pietà di Michelangelo. Tre calchi storici per la Sala delle Cariatidi, fino all’8 gennaio 2023, Milano, Palazzo Reale. Sala delle Cariatidi

Le tre Pietà di Michelangelo, nella forma dei loro calchi in gesso, nel contesto emozionante della Sala delle Cariatidi. Eccezionalmente riunite in uno spettacolare ed emozionante allestimento firmato da Massimo Chimenti. Tre lunghi teli, dispiegati per tutta l’altezza della sala e dal grande impatto visivo, faranno da sfondo alle Pietà amplificandone la forte valenza estetica e il senso religioso evocato dallo scultore in tre diverse fasi della sua vita.

Italia in-attesa.12 racconti fotografici, fino all’8 Gennaio 2023, Reggio Emilia, Palazzo da Mosto

Tra cronaca di un recente passato e attualità, “Italia in-attesa. 12 racconti fotografici”, narra di un’Italia sospesa, interdetta, trasformata da un’occasione eccezionale e – auspicabilmente – irripetibile, il primo lockdown causato dal Covid: un tempo diverso dove anche lo spazio, l’architettura e l’ambiente diventano “altro” quando l’uomo non li abita. Un racconto che si sviluppa attraverso le visioni e la sensibilità di altrettanti grandi fotografi: Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge.

Giulio II e Raffaello. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna, fino al 5 febbraio 2023, Bologna, Pinacoteca Nazionale

Il Ritratto di Papa Giulio II della Rovere, uno dei capolavori di Raffaello – ed è un evento del tutto eccezionale – esposto alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, opera clou della mostra a cura di Daniele Benati, Maria Luisa Pacelli e Elena Rossoni. Un grande progetto espositivo e un itinerario che accendono i riflettori su quanto abbia significato per Bologna, e non solo, l’arrivo in città di artisti come Raffaello, Michelangelo o Bramante. Un arrivo che coincise con la presa del potere dello Stato della Chiesa, nella persona di Papa Giulio II della Rovere.

Robert Capa. L’Opera 1932 – 1954, fino al 29 gennaio 2023, Rovigo, Palazzo Roverella

È una mostra che ha l’ambizione di far emergere le tante sfaccettature di un personaggio passionale e in fin dei conti inafferrabile, sicuro di sé, insaziabile e mai del tutto soddisfatto. Che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage. La mostra racconta il ruolo di Capa come testimone storico, indissociabile dall’impegno per una causa che in parte trova le sue motivazioni nelle origini del fotografo.

Ron Galella, Paparazzo Superstar, fino al 29 gennaio 2023, Conegliano (TV), Palazzo Sarcinelli

Ron Galella ha inseguito, stanato e fotografato i grandi personaggi del suo tempo, riuscendo a coglierli nella loro straordinaria quotidianità, agendo quasi sempre di sorpresa, a loro insaputa e spesso contro la loro volontà. Immagini rubate e scattate a raffica, frutto di appostamenti, depistaggi, camuffamenti, inseguimenti, lunghe attese, nello sprezzo di ogni rischio, fisico o legale. Questa, in Palazzo Sarcinelli, è la prima retrospettiva mondiale a lui dedicata dopo la sua recente scomparsa all’età di 91 anni.

Kandinsky e le avanguardie. Punto, linea e superficie, fino al 21 febbraio 2023, Mestre (Ve), Centro Culturale Candiani

“Kandinsky e le Avanguardie. Punto, linea e superficie”, progetto originale di MUVE, l’intero contenuto della ricchissima esposizione dalle proprie Collezioni, fatto del tutto eccezionale in Italia, soprattutto se si fa riferimento ai grandi interpreti del ‘900 internazionale. In mostra, con Kandinsky, si ammirano capolavori di Paul Klee, Lyonel Feininger, Enrico Prampolini, Jean Arp, Victor Brauner, Joan Mirò, Antoni Tàpies, Yves Tanguy, Luigi Veronesi, Ben Nicholson, Karel Appel, Roberto Matta, Giuseppe Santomaso, Mario Deluigi, Tancredi, Mark Tobey, Emilio Vedova, Mirko Basaldella, Eduardo Chillida. Bruno De Toffoli, Julia Mangold, Luciano Minguzzi, Richard Nonas.

Andy Warhol. Icona Pop, fino al 29 gennaio 2023, Padova, Centro Culturale Altinate | San Gaetano

“Andy Warhol. Icona Pop” riunisce oltre 150 opere tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, e si sviluppa su sei sezioni tematiche, a partire dal ritratto biografico del grande artista newyorkese. Questa immersione nell’eccentrico mondo di Warhol, l’icona pop per eccellenza, approfondisce la rappresentazione che Warhol propone della società e della cultura americane. Lo stesso artista ha finito con il trasformarsi in icona di sé stesso, come intelligentemente recita il titolo di questa mostra che porta a Padova un’esperienza culturale insieme profonda e giocosa.

Pedro Reyes. Zero Armi Nucleari, fino al 22 febbraio 2023, Orani, Museo Nivola

Il Museo Nivola presenta la prima personale dell’artista messicano in una istituzione italiana. La mostra presenta gli sviluppi della campagna Zero Nukes, lanciata dall’artista in collaborazione con numerose istituzioni e figure del mondo dell’arte e della scienza, per portare all’attenzione del pubblico la minaccia nucleare e fare pressione sui governi per la riduzione della produzione e il disarmo.

L’occhio in gioco. Percezione, impressioni e illusioni nell’arte, fino al 26 febbraio 2023, Padova, Palazzo del Monte di Pietà

Ad essere proposto qui è un nuovo modello espositivo, che abbraccia e unisce due dimensioni: lo sguardo generale che accompagna il visitatore a comprendere l’indagine e lo sviluppo delle arti sul tema del movimento, e uno, più specifico, che indaga i rapporti tra la psicologia della percezione e la creatività. La sezione dedicata alla percezione, al movimento, al colore, all’optical come caleidoscopio è curata da Luca Massimo Barbero mentre quella denominata “La scuola patavina di psicologia della percezione, il Gruppo N e l’arte programmata” è affidata, tra gli altri ai prof. Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova.

I pittori di Pompei, fino al 19 marzo 2023, Bologna, Museo Civico Archeologico

Una mostra per scoprire da vicino le figure dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana. L’importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato – splendidi affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni – restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe.

Carlo V, dagli Uffizi a Palazzo Besta a Teglio, fino al 6 Aprile 2023, Palazzo Besta, Teglio (So)

A Palazzo Besta, a Teglio, il grande Ritratto dell’Imperatore Carlo V, attribuito a Tiziano e alla sua bottega, patrimonio della Galleria degli Uffizi, è posto a confronto con il ritratto dello stesso imperatore affrescato nel Salone d’Onore del Palazzo. Il primo appare uomo cupo, in assetto da battaglia. Il secondo è raffigurato in veste di pacificatore, sereno nella sua piena funzione regale. Le due facce del potere insomma.

S.E.