Greg&the Fatbones. A Swingin’ Affaire

Un connubio ormai collaudato, quello fra Claudio “Greg” Gregori, il maestro Massimo Pirone e l’orchestra FATBONES, che torna a farsi ascoltare! È uscito presso tutte le principali piattaforme musicali digitali l’album “A swinging affaire“, prodotto da Francesco Comunale per Highlights. Si tratta di un progetto discografico che si presenta al pubblico come un vero e proprio show degno delle migliori platee di Las Vegas. Swing all’ennesima potenza e allegria pura sono le matrici di questa operazione in cui Greg mostra di
esaltare a pieno le sue innate doti vocali di crooner, prendendo a modelli di riferimento artisti come Frank Sinatra, Dean Martin, Nat King Cole e Bobby Darin. Pronti ad indossare il tuxedo con un ideale bicchiere di scotch fra le dita, Greg e Max, insieme ad un organico di ben 14 elementi, ripercorreranno un percorso musicale improntato ai classici del genere, nell’attesa di potersi nuovamente esibirsi dal vivo insieme al loro nuovo “affaire”…

Elisabetta Castiglioni (anche per l’immagine)

Aeroporto Catullo Verona Autism Friendly

Da oggi la squadra del Welcome Blu è ancora più grande. Anche l’Aeroporto Catullo, infatti, è fra le società ed attività economiche veronesi che si sono impegnate ad offrire servizi dedicati a soggetti affetti da autismo e alle loro familiari.

Il simbolo dell’iniziativa, che sarà presente da oggi all’Aeroporto su tutti gli accessi, è la scritta ‘Verona Autism Friendly’, lo speciale bollino blu, che indica alla clientela la presenza di personale qualificato e preparato, di spazi e tempi di attesa che favoriscono la permanenza di chi è affetto da questa particolare sindrome comportamentale.

Un impegno sostenuto già da diversi anni dall’Aeroporto veronese che, prima dell’avvio del progetto pilota ‘Welcome blue’, sottoscritto lo scorso anno, ha iniziato a rivedere alcuni dei suo servizi, proprio per garantire una migliore accoglienza per questa tipologia di clientela.

La consegna dei bollini blu è stata effettuata in Municipio dall’assessore al Commercio Nicolò Zavarise insieme al consigliere comunale proponente il progetto Welcome Blue Laura Bocchi. Presenti Pierluigi Saiu Post Holder Terminal Aeroporto Catullo e Giovanni Marcolini del coordinamento ‘Autismi Verona’.

“Il progetto Welcome blue allarga sempre di più i suoi confini per offrire servizi mirati a chi è affetto da questa particolare sindrome comportamentale – precisa l’assessore Zavarise –. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita di queste persone speciali e, soprattutto, la loro capacità di socializzazione con il mondo che li circonda. Un particolare ringraziamento all’aeroporto Catullo che, fra i primi, ha sempre dimostrato un’attenzione particolare per la sua clientela, avviando da tempo, progetti mirati per quanti, in diverso modo, possono avere più difficoltà nel viaggiare e nel accedere agli spazi aeroportuali”.

“La grande onda blu che continua ad espandersi sul territorio veronese – sottolinea il consigliere Bocchi – è la dimostrazione della grande attenzione che viene rivolta a questa problematica grazie al progetto pilota, primo in Italia, ‘Welcome blue’. Un successo che mi riempie di gioia e di soddisfazione. Giorno dopo giorno il progetto prende forma e forza, promuovendo la sensibilizzazione e la formazione in maniera capillare. In poco tempo, tutte le società e attività economiche che hanno aderito al protocollo avranno esposto il Bollino blu, con l’avvio di servizi e la formazione di personale preparato in supporto di soggetti affetti da autismo e delle loro famiglie”.

“Da oggi l’Aeroporto – dichiara Saiu – si arricchisce di un nuovo importante simbolo, lo speciale bollino blu con la scritta ‘Verona Autism Friendly’, che segnala la presenza di servizi dedicati per questa tipologia di clientela. Un’attenzione che l’Aeroporto Catullo rivolge da diverso tempo alle persone affette da disturbi dello spettro autistico, sviluppando un programma mirato in grado di accoglierli e supportarli con la maggiore attenzione possibile”.

Soddisfazione per l’iniziativa è stata espressa anche da Monica Scarpa, Amministratore Delegato di Catullo. “Ringraziamo il Comune di Verona per la consegna del Bollino Blu, che attribuisce al Catullo lo status di aeroporto autism friendly e che con orgoglio esporremo sulle porte di accesso del terminal e nei punti di assistenza preposti – dichiara Scarpa –. Per persone affette da disturbi dello spettro autistico, affrontare un viaggio in aereo può rappresentare un’esperienza molto difficoltosa e per loro abbiamo sviluppato il programma ‘In viaggio attraverso l’aeroporto’, che si compone di servizi dedicati, tra i quali la possibilità di effettuare una visita del terminal preparatoria al viaggio, con l’opportunità di salire anche a bordo di un aeromobile. Siamo convinti che il progetto “Welcome Blue” del Comune di Verona, nel coinvolgere su questa tematica molteplici realtà del territorio, accresca il valore dell’iniziativa dei singoli, contribuendo alla sensibilizzazione su temi di importante rilievo sociale”.

Progetto pilota ‘Welcome blue’. Vi partecipano Comune, Azienda Ospedaliera, Ulss 9, Centro regionale per l’autismo, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casa Artigiani, Aeroporto Catullo, Esselunga e Adigeo. Un impegno concreto per rendere fruibili le attività commerciali anche dalle persone con disabilità, frutto della collaborazione con i genitori del Coordinamento Autismi Verona. Il Comune di Verona si occupa del coordinamento, mentre il Centro regionale per l’autismo predispone il materiale didattico e informativo per i commercianti e li supporta nella realizzazione delle specifiche misure, rispondendo a domande e necessità. Una commissione permanente, formata da tutti i rappresentanti dei soggetti firmatari, valuta le richieste di adesione al progetto, esamina eventuali segnalazioni, divulga il protocollo e ha il compito di modificarlo e integrarlo affinché sia sempre al passo con le necessità di ragazzi e bambini autistici.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

Aulicus Classics

È nata meno di due anni fa e ha iniziato la sua distribuzione coraggiosamente nel settembre 2020, sfidando il mercato e la difficoltosa epoca pandemica una nuova label discografica: Aulicus Classics. Un’impresa che appare in controtendenza rispetto alla realtà vigente del business musicale ma che, proprio attraverso le sue scelte e i contenuti, sta avendo diversi consensi con una produzione all’attivo decine di album.  Aulicus Classics nasce con l’intento di rivolgere uno sguardo ampio ed attento sia su repertori inediti di grande valore che sulle partiture dei grandi compositori, affidandone l’Interpretazione ad artisti di fama internazionale e a giovanissimi talenti. L’intento, infatti è quello di dare a questi ultimi un particolare spazio e sostegno attraverso la produzione e promozione del loro talento.

“Abbiamo deciso di entrare nel settore della musica classica – afferma Romano Di Bari, CEO di Aulicus Classics – perché  abbiamo raccolto intorno alla nostra iniziativa importanti artisti nazionali ed internazionali: tra questi Bruno Canino, Giovanni Punzi, Fabrizio Falasca, Costantino Mastroprimiano, Paolo Beltramini, Toke Moldrup, Costantino Catena, Olga Zdorenko, Stefania Redaelli, Marsida Koni, Sebastiano Brusco, Paolo Vivaldi e molti altri che ci hanno permesso di realizzare ad oggi, ed in breve tempo, una produzione di oltre 40 CD mentre circa altri 20 CD sono in completamento per assicurare la pubblicazione di 2 nuovi album mensili”.

Le scelte del repertorio prescelto sono orientate non su uno ma su molteplici fronti, come dichiara la direttrice artistica, il M.o  Rosella Clementi, docente al Conservatorio di Musica G. Martucci di Salerno in Musica da Camera per Fiati nonché responsabile nella produzione e nella post-produzione di svariate produzioni discografiche con artisti ed orchestre di fama internazionale. “Abbiamo pensato di distinguerci dalle classiche case discografiche che settorializzano la musica in specifici ambiti, per dar respiro ad un panorama musicale che spazia dalla musica antica con strumenti originali a quella classica tradizionale e moderna fino alla contemporanea-elettronica-d’avanguardia curando la realizzazione delle opere discografiche non solo nella scelta del repertorio e dell’interprete ma anche nella realizzazione della produzione e post-produzione con le tecnologie più avanzate fino alla pubblicazione con grande cura della veste grafica.”

La label va ad aggiungersi alle altre etichette della casa editrice Flippermusic,  attiva da oltre 50 anni nel settore della musica per l’immagine, con un catalogo di oltre 900.000 titoli utilizzabili e produttrice di numerose colonne sonore per film e sceneggiati televisivi, tra cui Gomorra, The Young Pope, Romanzo Criminale, 1992, Romulus, ecc.

In virtù di questa speciale attenzione alla musica attuale, Aulicus Classics ha dedicato un catalogo speciale alla “Modern Classical Music”, interpretazione moderna tout court della Classica che si rivolge alla diffusione della musica di compositori viventi, allargata anche a colonne sonore, generi musicali non conosciuti, sincronizzazioni e realizzazioni prodotte con suoni virtuali. “Questa sezione – continua Rosella Clementi – è uno spazio dove l’ascoltatore viene immerso in suoni sinfonici classici, mescolati a timbri elettronici, realizzati con le più innovative tecnologie audio. Il compositore scrive e realizza le sue partiture utilizzando strumenti acustici classici, insieme a virtuosismi compositivi che trovano corpo sonoro con i mezzi musicali tecnologici più sofisticati. Proprio queste ricchezze stilistiche e timbriche rendono la Musica Classica Moderna perfetta per entrare in dialogo con l’immagine e la fantasia e capace di evocare le diverse sensazioni, stati d’animo, ambientazioni, narrazioni, epoche che vengono raccontate. Proprio in tale ambito, anche la musica estrapolata dal contesto di commento all’immagine riesce a valorizzare la propria indipendente espressività.”

Infine, oltre al sito ufficiale https://www.aulicusclassics.com/, è online da qualche giorno anche il sito dedicato al licensing: https://www.licensing.aulicusclassics.com/, finalizzato alla distribuzione diretta e all’utilizzo delle musiche di sincronizzazione, dotato anche di watermark per il libero accesso alla versione quasi integrale delle opere.

Elisabetta Castiglioni

I Tarocchi: dai giochi in osteria al gioco del futuro

Sabato 10 aprile prossimo, alle ore 17.00 (euro 10 a persona), sarà possibile visitare la mostra “I Tarocchi dell’inatteso”. Un’introduzione al gioco di carte dei Tarocchi presenti anche nella collezione di Genus Bononiae con l’opera di Giuseppe Maria Mitelli: tanti gli esempi in città come il tarocchino bolognese di Palazzo Felicini-Fibbia e gli affreschi della cappella Bolognini in San Petronio dove compare la figura dell’appeso.
Con la partecipazione di Sartoria Utopia, si scoprirà da vicino il loro ultimo progetto editoriale dedicato ai Tarocchi dell’Inatteso ricostruendo il contesto storico in cui nacque questa tradizione.

Il mazzo di Tarocchi è un vero e proprio vocabolario in immagini, un linguaggio vivo e multiforme che cambia, si modifica e si amplia con il tempo e tramite la temperatura emotiva e le conoscenze delle persone che lo utilizzano.

Il mazzo cresce insieme a noi, come se fosse un nostro vecchio amico d’infanzia o un copione teatrale da interpretare ogni volta in modo diverso a seconda della nostra crescita personale.

I Tarocchi dell’Inatteso seguono un percorso intuitivo, i ventidue Arcani Maggiori non si cristallizzano nelle immagini e nei significati tradizionali, ma si spalancano verso l’imprevisto.

In ogni momento l’inaspettato può entrare nelle nostre vite e gli Arcani sono una bussola: orientano i desideri che sono il primo passo per fondare ciò che ancora non esiste, ma che vorremmo esistesse.

Le figure dei ventidue Arcani Maggiori frugano e spesso ribaltano i significati antichi delle carte, danno un diverso punto di vista non univoco, ma aperto a tutto quello che il lettore intuisce e che magari rimane fuori dalla carta stessa, come i ritagli di collage che rimangono inutilizzati sul tavolo alla fine di un lavoro.

Osservate gli Arcani, fatevi guidare dalle immagini, dai colori, dai particolari nascosti, dagli elementi giustapposti.

Partite dai suggerimenti forniti per ogni figura e a poco a poco, seguendo l’intuito, il desiderio e lo stupore ampliateli: sboccerà il vostro mazzo particolare, il vostro linguaggio personale, un microcosmo unico e ricco collegato a una sapienza collettiva.

Per info e prenotazioni www.genusbononiae.it

G.B.

Volo libero

Pur costretti dall’emergenza sanitaria a restare con i piedi a terra, i piloti di deltaplano e parapendio non rinunciano a mantenersi informati sulla disciplina e a programmare il futuro.

Grazie alla tecnologia, una serie di appuntamenti a distanza tutt’ora in corso hanno raccolto quasi 4000 presenze. Ospiti tecnici, istruttori e i nostri campioni mondiali, sono stati affrontati argomenti come meteorologia, materiali, strategie di volo, manutenzione dei mezzi, sicurezza e volo in parapendio abbinato all’escursionismo, meglio noto come hike and fly, in pratica o voli o cammini.

Sull’onda del successo che questa disciplina sta raccogliendo, sono stati programmati tre raduni per la prossima estate: Hike&Fly Experience, il 12 giugno, con salita a piedi lungo i sentieri storici del Monte Grappa. Poi volo in un sito noto per le sue eccellenti condizioni aerologiche e atterraggio di precisione nei pressi del Garden Relais di Borso del Grappa (Treviso). Organizzazione Volo Libero Montegrappa e Parazoo.

La Prealpi Tour 2021 si terrà a Feltre (Belluno) dal 18 al 20 giugno, una combinazione di trekking e volo in parapendio tra rifugi e malghe nelle Prealpi Trivenete. Partenza dall’area Boscherai a Pedavena e aggiramento di sette punti prestabiliti prima dell’arrivo in val di Lamen. Organizzazione Para&Delta Club Feltre.

Pensata dal club Volomania, l’11 e 12 settembre appuntamento a Rovetta (Bergamo) per la H&F Presolana, nome mutuato dal massiccio montuoso delle Prealpi Bergamasche, detta anche “Regina delle Orobie” per i suoi 2.521 metri. Lo scorso anno i cinquanta posti previsti sono andati esauriti e il trofeo è finito al capo opposto della penisola, vinto dal pilota siciliano Giuliano Minutella.

A proposito di regine, nell’hike & fly il titolo regale spetta alla XAlps, gara biennale giunta quest’anno alla decima edizione. Decollerà il 20 giugno dalla piazza di Salisburgo dedicata a Mozart per raggiungere il Monte Bianco e tornare in Austria, un viaggio di andata e ritorno attraverso Germania, Svizzera, Francia e Italia. Dodici i punti di aggiramento, detti anche boe o turnpoint per un totale di 1.238 km da coprire entro il 2 luglio in volo o consumando le suole delle scarpe. Infatti in questa tipologia di competizioni nessun altro mezzo di trasporto è ammesso. Ogni 48 ore l’ultimo della coda viene eliminato. Parteciperanno 33 piloti da tutto il mondo, comprese tre donne. Dal Trentino e Alto Adige gli azzurri in lizza: Aaron Durogati, Tobias Grossrubatscher e Nicola Donini.

Per portare a termine questa massacrante maratona ogni atleta dovrà fare i conti con il tempo, le condizioni meteo, l’orografia e la propria forma fisica L’uomo da battere è l’inossidabile, coriaceo ed eterno svizzero Christian Maurer che di Xalps ne ha vinte ben cinque.

Gustavo Vitali

Primo premio di laurea contro la sperimentazione animale

C’è tempo fino al 30 luglio per presentare la domanda di partecipazione al Primo premio di laurea “Animal Free”. La migliore tesi su metodologie alternative alla sperimentazione animale sarà premiata con un premio del valore di 1500 euro messo a disposizione dal Comune.

Possono concorrere le tesi redatte dal 2015 al 2021 da studenti dei Corsi di laurea di Medicina o di Biotecnologie dell’Università di Verona, che saranno valutate da una commissione ad hoc composta da rappresentanti delle istituzioni e dell’ateneo veronese.

Nonostante l’attività di ricerca scientifica effettuata dall’Università di Verona abbia sempre rispettato in modo rigoroso sia la normativa europea che la legislazione italiana, che pongono entrambe paletti precisi sull’utilizzo degli animali ai fini della sperimentazione, è forte ora la volontà di andare oltre il dettato normativo, cogliendo la sensibilità comune di una maggiore tutela animale.

L’obiettivo, che Comune e Ateneo intendono perseguire insieme, è quello di trovare un nuovo punto di equilibrio tra le necessità della ricerca e il rispetto del benessere animale, considerato anche che i mezzi alternativi all’uso di cavie animali in laboratorio ci sono e l’Università di Verona li sta già utilizzando.

Partecipazione e scadenze. Inviare entro il 30 luglio la domanda di partecipazione al concorso in carta semplice, unitamente a una copia della tesi di laurea in formato digitale PDF, indirizzandola all’Ufficio Animali – Direzione Ambiente del Comune di Verona, alla mail: ambiente@comune.verona.it o alla pec: ambiente@pec.comune.verona.it. Alla domanda va allegata copia di un documento di identità del candidato in corso di validità.

Roberto Bolis

Mototematica! Annunciate le date della nuova edizione

Nuova location e nuove date per la prima manifestazione italiana dedicata al mondo della motocicletta! MotoTematica (Motorcycle Film Festival), si svolgerà il 18, 19 e 20 giugno a Roma, all’interno del cinema e dei padiglioni del quinto Eternal City Custom Show, nella spettacolare cornice scenografica di Cinecittà World.

Le proiezioni delle opere a tema in concorso e la successiva cerimonia di premiazione, rinviate lo scorso novembre a causa del secondo lockdown dovuto all’emergenza Covid-19, avranno dunque una nuova location ad ospitarli: in due pomeriggi, il 18 e 19 giugno in orario pomeridiano, saranno mostrati al pubblico, ad ingresso libero, i lavori finalisti della rassegna ed un omaggio a Steve Mc Queen con la proiezione di “On Any Sunday“, opera che ottenne la nomination all’Oscar nel 1972 per il miglior film documentario; il 20 giugno mattina avrà invece luogo sul palco del padiglione centrale del grande salone “custom” della capitale la presentazione dei vincitori e la consegna dei premi per ogni categoria. 

Questo l’elenco delle opere in programma, selezionate per la terza edizione di Mototematica:

Categoria miglior lungometraggio documentaristico

The diaries of the young Don – Diarios de Don Quixote di Walter Schmuck (Germania)

972 BREAKDOWNS – On The Landway to New Yorkdi Daniel von Rüdiger (Germania)

Bañeza Grand Prix di Oscar Falagán (Spagna)

Transiberiana. Venezia – Hiroshima di Raffaele Brunetti (Italia)

Categoria miglior corto documentaristico

Holland Tunneldi Michael Amter (USA)

SCOTLANDERS di Fulvio Terminellie e Jacopo Grilli (Italia)

Ray Tauscher: America’s Forgotten World Champion Motorcycle Racerdi Ned Thanhouser (USA)

Best Man Cornerdi Jaremey McMullin (Gran Bretagna)

Italian Sporting Bikes of the 70’s di Roberto Serrini (USA)

Drawing machine Inspired by the Triumph bike di Jun-su LEE (Corea)

Fizzy Boys di Christine Bullock (Gran Bretagna)

Categoria miglior cortometraggio

Ö-Moviedi Pekka Poramo (Finlandia)

SCOTLANDERS di Fulvio Terminellie e Jacopo Grilli (Italia)

Reappeardi Tommy Clarke (Gran Bretagna)

The Unbearable Lightness of Crashing di James J. Butler, Charles Austin Muir (USA)

Neuga Budapestdi Mauro Talamonti (Ungheria)

Il festival è in collaborazione con il portale Moto.it, sulla cui piattaforma sarà possibile seguire la diretta streaming della cerimonia finale e visionare le opere candidate per una settimana nei giorni successivi alla fine della manifestazione.

Sito ufficiale: http://www.mototematica.com

Elisabetta Castiglioni

Davvero quest’uomo era figlio di Dio!

DOMENICA DELLE PALME – ANNO B – MARCO 14,1-15,47 Capitolo 14 Congiura dei capi contro Gesù 1. Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». Siamo all’inizio della Settimana Santa, la Domenica delle Palme o della Passione di Gesù. Siamo chiamati a ripercorrere il dramma del suo dolore accolto per amore, a considerare il suo rifiuto, la sua condanna: dolore morale prima che fisico, perché non c’è niente di peggio di sentirsi circondati da ostilità, sfiducia, odio. La festa del suo ingresso come trionfatore l’aveva visto osannato dai bambini, dal popolo. Mantelli, rami, tutto serviva a fare festa. Sembrava che le insidie fossero superate. Invece … Il trionfo avverrà, ma dopo la passione, l’umiliazione, lo spasimo e la morte. Coloro che detengono il potere lo attendono per eliminarlo, hanno già deciso di condannarlo. Sono i sacerdoti, gli anziani, gli scribi, i farisei, i sadducei, gli erodiani, i romani. L’intento di Marco è provocare una conversione nei cristiani per i quali scrive, offrire le basi per resistere con coraggio alle persecuzioni, senza desistere. Il suo stile scarno è attento al messaggio più che ai dettagli. È espressione della memoria orante che spinge il lettore a prendere posizione di fronte a Gesù. Il suo amore e il suo perdono superano la sconfitta e il fallimento dei discepoli e anche i nostri fallimenti. L’importante è rialzarci sempre da ogni caduta. I dodici eletti (i discepoli chiamati proprio uno ad uno da Gesù stesso) fuggono: c’è chi tradisce Gesù, chi lo rinnega; tutti lo abbandonano. Al contrario, ci sono personaggi che rimangono nella storia perché si sono lasciati attirare dall’amore, pur non facendo parte della comunità degli apostoli: la donna anonima di Betania, Simone di Cirene (è costretto ad aiutare Gesù, ma fa sempre di più dei discepoli che, invece, sono scappati via), il centurione (pagano), le donne (Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, Salomé e tante altre), Giuseppe di Arimatea (membro del sinedrio che rischia tutto chiedendo il corpo di Gesù). Meditiamo su quanto Gesù è stato fedele nonostante la terribile prova che ha dovuto affrontare, solo, abbandonato da tutti. Associamoci in spirito al dolore del Servo Sofferente, che soffre per nostro, per mio amore. Rileggiamo i fatti alla luce della risurrezione: “Non è qui: è risorto”. A Betània: gesto profetico di una donna 3. Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5. Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. 6. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». Al tempo di Gesù, per chi moriva in croce non era prevista la sepoltura, né poteva essere imbalsamato. La donna che giunge in casa di Simone, il lebbroso, viene e unge il corpo di Gesù in anticipo, prima della sua condanna, della sua passione e della sua morte. È un atto di fede in Gesù, riconosciuto come il Servo sofferente di Dio, chiamato a morire in croce. Ella accetta che la missione di Gesù termini in questo modo ignominioso e brutale, è in piena sintonia con il Maestro di cui è discepola fedele. Ha completa fiducia nella sua opera di salvezza, diversamente da Pietro che, invece, si scandalizza quando Gesù annuncia che dovrà patire. Gesù è il solo a capire la donna, approva il suo gesto, la difende dai presenti e l’addita a tutti i discepoli di tutti i tempi come modello ed esempio. Gesù venduto da Giuda 10. Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno. Al tempo in cui Marco scrive il vangelo, vi erano discepoli che temevano le persecuzioni, per cui pensavano di andarsene e, magari, denunciare i loro compagni di fede, a scopo di trarne vantaggio economico. Sappiamo dagli altri evangelisti che Giuda concorda in trenta denari il prezzo del tradimento, il prezzo di uno schiavo. Giuda è stato scelto da Gesù, insieme con gli altri Undici, tuttavia, anche se è stato accanto a Lui, non lo capisce, non accetta il suo stile, non assume la sua logica. Da questa incomprensione scaturiscono il male, il tradimento, la tragedia. Preparativi per la cena pasquale 12. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13. Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: «Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?». 15. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16. I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Nella notte di pasqua, gli ebrei, che venivano da tutte le parti del paese, portavano un agnello per offrirlo in sacrificio al tempio, poi si riunivano in casa per una celebrazione intima. La cena pasquale era presieduta dal padre di famiglia. Si faceva memoria della liberazione dall’Egitto, origine del popolo di Dio. Mangiavano l’agnello e benedicevano il Signore per la particolare protezione loro riservata. Facendo memoria ogni anno, consentivano alle nuove generazioni di venire in contatto con le proprie radici, con il proprio passato. Nella celebrazione venivano utilizzati molti simboli: erbe amare, agnello arrostito solo parzialmente, pane non fermentato, calice di vino, ed altro. Durante la celebrazione, il figlio minore doveva chiedere al padre: “Papà, perché questa notte è diversa dalle altre? Perché mangiamo erbe amare? Perché l’agnello è mal cotto? Perché il pane non è fermentato?” Ed il padre rispondeva, raccontando i fatti del passato: “Le erbe amare ci permettono di sperimentare la durezza e l’amarezza della schiavitù. L’agnello mal cotto evoca la rapidità dell’azione divina che libera il popolo. Il pane non fermentato indica il bisogno di rinnovamento e di conversione costanti. Ricorda anche la mancanza di tempo per preparare il tutto, essendo assai rapida l’azione divina”. Gesù non ha dove poter celebrare la festa di pasqua, ha bisogno di un ambiente in prestito, forse in affitto o forse messo a disposizione da un discepolo. Gesù, per non correre rischi, non rivela il luogo preciso dove preparare la pasqua, sapendo che Giuda ha già preso accordi per venderlo. “Vi mostrerà al piano superiore una grande sala”: questo luogo è rimasto nella memoria della prima comunità come il luogo della prima Eucaristia. Gesù presiede la cerimonia e celebra la pasqua insieme ai suoi discepoli, la sua comunità, che prende il posto della sua famiglia. Dopo l’Ascensione del Signore Gesù i discepoli tornano a riunirsi proprio in quel luogo e così anche il giorno di Pentecoste. Uno di voi mi tradirà 17. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19. Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20. Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Siamo in un contesto di grande familiarità, intimità e fiducia, in occasione di una celebrazione importante. Gesù non viene tradito da una persona esterna, ma da uno dei suoi intimi. Non pronuncia il nome di chi lo sta per vendere, ma dà le informazioni utili a identificarlo. Forse vuole lasciargli ancora una possibilità per evitare il male che sta per commettere. Gesù celebra la Pasqua 22. E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». All’interno della celebrazione pasquale, il presidente aveva una certa libertà rituale. Gesù, che presiede la celebrazione nel Cenacolo, introduce una variante sostanziale: offre se stesso. Gesù dà un nuovo significato ai simboli del pane e del vino. Nel distribuire il pane dice: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo dato per voi!” Nel distribuire il calice con il vino dice: “Prendete e bevete, questo è il mio sangue sparso per voi e per molti.” È consapevole che si tratta dell’ultimo incontro, della sua “ultima cena”, perciò afferma: “Io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. Nell’Ultima Cena dobbiamo cogliere il senso del gesto eucaristico: la passione non è un evento subito per caso, non è frutto di un destino ineluttabile voluto da Dio. Gesù si consegna liberamente e anticipa ai discepoli quello che avverrà, in modo che ne siano consapevoli. Avrebbe potuto salvarsi allontanandosi, avrebbe potuto smettere di predicare e di dire cosa spiacevoli contro i capi religiosi, avrebbe potuto evitare di compiere miracoli. Invece rimane fedele al Padre e porta a termine la sua missione. Egli si fa pane spezzato, come la sua vita troncata precocemente poche ore dopo; vino versato nel calice, come il suo sangue colato dalla croce a lavare il male dell’umanità. In questo dono totale si esprime tutta l’esistenza di Cristo, Dio fatto dono per noi. L’Eucaristia è il più grande dono, che sostiene il nostro cammino di pellegrini nel mondo. È il pegno della vita futura, è Cristo stesso che non ci lascia mai soli. Anche nel più grande dolore, Gesù continua ad amare, si dona anche a Giuda che lo tradisce, anche ai discepoli che lo abbandonano. Gesù annuncia l’abbandono dei discepoli 26. Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. 28. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29. Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30. Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31. Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. Gesù si avvia al monte degli Ulivi e annuncia che tutti lo abbandoneranno. Pietro presume delle proprie forze e afferma che è disposto a tutto per Lui. Vuole davvero bene a Gesù, ma crede di poter essere fedele, contando solo suo entusiasmo. Fallirà miseramente, rinnegando il Maestro, ma il suo dolore gli ottiene il perdono. Sarà successivamente reintegrato nella fiducia e diverrà il primo responsabile della Chiesa. Chi è troppo sicuro di se stesso e presume di farcela da solo finisce miseramente per sperimentare il fallimento. È grazia sperimentare l’abisso del proprio niente perché in quel momento è possibile alzare lo sguardo per chiedere misericordia. Gesù è pronto ad accogliere chiunque faccia ritorno a Lui: Egli è misericordia infinita, forza di chi è debole, coraggio del disperato, perdono eterno del peccatore pentito. Cristo è la nostra speranza; è luce nelle tenebre; è riparo nella tempesta; è soccorso nel naufragio; è avvocato nel tribunale degli uomini accusatori. “Dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea”: i discepoli vengono avvisati che la morte sarà vinta. Nonostante questo non riescono ad essere fedeli, scappano tutti, abbandonano il loro Maestro, ma costui non rompe il rapporto con loro. Anzi. Dà appuntamento in Galilea, nello stesso luogo dove li aveva chiamati tre anni prima a seguirlo. Al Getsèmani 32. Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35. Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37. Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38. Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39. Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Nel momento dell’agonia, Gesù sente il bisogno di una presenza consolatrice, di un sostegno umano. Sceglie tre amici, testimoni della sua trasfigurazione, ma essi non resistono alla stanchezza e lo lasciano solo, nonostante che per bene tre volte sia andato da loro a supplicarli. Il loro amicizia non ha saputo affrontare la prova e miseramente si è dissolta. Solitudine, angoscia, agonia: elementi che potevano indurre Gesù a tirarsi indietro, invece, con la forza della preghiera, prosegue fino in fondo la sua adesione alla volontà del Padre, l’Abbà tanto amato. Gesù viene arrestato 43. E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45. Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. 47. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. 48. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. 49. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». 50. Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. 51. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. 52. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. È terribile pensare a Giuda, al suo tradimento, mascherato da un bacio, da un gesto di amicizia. Sappiamo che Gesù l’ha chiamato “amico”: era uno dei suoi, lo aveva scelto come gli altri. Forse sperava fino all’ultimo che rinsavisse. Il comportamento di Giuda è avvolto nel mistero, ma qualunque colpa dovessimo commettere non dovremmo mai lasciarci prendere dallo sconforto, dal rimorso, al punto da procurarci la morte. Gesù è venuto per salvarci e tutti, come Pietro, possiamo ottenere il perdono se lo chiediamo con umile fiducia, con lacrime di pentimento. Gesù è abbandonato da tutti, è solo, ma è signore della situazione: si consegna e afferma: “Si compiano dunque le Scritture!”. Al momento della loro chiamata i discepoli “abbandonato tutto, seguirono Gesù” (Marco 1,18-20). Al momento della passione, invece, “abbandonato Gesù, fuggirono tutti” (Marco 1,18-20). Nel momento dell’entusiasmo si lasciano trascinare da Cristo. Nel momento della prova fuggono. Prendiamo coscienza della nostra debolezza, ma appoggiamoci sulla fedeltà di Cristo risorto che, sempre con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo, ci dà la forza per ricominciare. I discepoli, forti della misericordia ricevuta, evangelizzano il mondo e danno anche la vita per il loro Maestro. Quella storia, che sembrava terminata quel venerdì di passione, è giunta fino a noi e ci dà il coraggio di sfidare l’epoca odierna e quella futura, annunciando a tutti che l’amore di Dio è più forte del buio, della crisi, della morte. Gesù davanti al tribunale ebraico 53. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. 55. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58. «Lo abbiamo udito mentre diceva: «Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo»». 59. Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. 60. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61. Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». 62. Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». 63. Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64. Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. 65. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. Di fronte alle più grandi autorità religiose del suo tempo (sommo sacerdote, anziani, scribi che formano il tribunale o sinedrio) Gesù tace. Non ha l’avvocato difensore, i suoi l’hanno abbandonato, è consegnato ai nemici. Nel Vangelo di Marco, Gesù ha continuato a nascondere la sua identità e ha ordinato di non manifestarla. Ora che è il momento di rivelare chi è veramente. Converge qui tutto il Vangelo di Marco: Gesù rompe il silenzio: “Io sono”. Sono le stesse parole pronunciate da Dio quando Mosè, al roveto ardente, gli chiede il nome (cfr. Esodo 3,14). Per questo il sacerdote le ritiene una bestemmia, perché Gesù si fa come Dio. “E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo”: l’espressione “Figlio dell’uomo” rivela la concretezza umana della persona di Gesù. Dio non è lontano, ma è vicino: condivide la storia degli uomini, le fatiche, i patimenti, il dolore, la morte. Pietro rinnega Gesù 66. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67. e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». 68. Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. 69. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70. Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». 71. Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». 72. E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto. Pietro nega per ben tre volte di conoscere Gesù e lo fa anche imprecando e giurando. Nemmeno di fronte all’evidenza dei testimoni si arrende. Capisce il male commesso solo quando canta il gallo, come gli aveva preventivato il Signore. Umilmente piange, riconoscendo il suo enorme peccato. Il rinnegamento di Pietro è simbolo di quanto è grande la nostra debolezza umana, di quanto anche per noi è difficile essere fedeli a Cristo. Ma se ci nutriamo dei sacramenti, se ascoltiamo la Parola, se diamo tempo all’adorazione, avremo la forza per cercare sempre gli occhi misericordiosi di Cristo che ci chiedono di accogliere il suo perdono! È Lui per primo che ce lo offre, nonostante la sofferenza che gli procura il nostro misconoscerlo davanti agli uomini. Capitolo 15 Gesù davanti a Pilato 1. E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3. I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5. Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. Lo consegnò perché fosse crocifisso. 6. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10. Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13. Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14. Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Nessuno può dire che Dio è lontano, dal momento che si è talmente abbassato da essere tradito, venduto, scambiato al posto di un malfattore, condannato innocente. Tutti i perseguitati, i condannati, i crocifissi della terra possono trovare in Gesù la comprensione, la solidarietà, la forza e la vittoria perché Gesù è passato attraverso tutte queste prove. Gesù insultato 16. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. I romani trattano Gesù come un personaggio anti-romano. Lo scherniscono mettendogli una corona in testa, ma di spine. La regalità di Gesù si esprime nell’annientamento, nell’umiliazione, nella burla, a cui risponde soffrendo in silenzio. Il nostro peccato di orgoglio e di presunzione è vinto dal Re che soffre ingiurie per amore. “Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2,8). Crocifissione di Gesù 21. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. 22. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23. e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. [ 28] L’evangelista Marco mette in evidenza che Gesù rimane sempre più solo, fino all’ultimo momento in cui anche il Padre sembra abbandonarlo. Tuttavia sappiamo che, come Dio, Gesù è unito al Padre e allo Spirito: Dio non può abbandonare Dio! Un uomo lo aiuta per costrizione: Simone di Cirene, un padre di famiglia; porta la croce fino sul Calvario. Gesù è crocifisso come un emarginato, come un criminale, per essersi fatto re: “Re dei Giudei”. Questa è l’accusa infondata. Viene ridicolizzato dai capi. Due malfattori sono ai suoi lati: testimoni di come muore Dio per amore! Il dolore innocente è il mistero insondabile che attraversa la storia. È la perla preziosa che salva l’umanità, che sconfigge l’odio, che riduce in briciole l’egoismo. La crocifissione è per noi una parola scontata, ma pensiamoci bene a cosa vuole dire lasciarsi trafiggere da uomini impietosi con chiodi enormi, noi che ci lamentiamo per un nonnulla! 29. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30. salva te stesso scendendo dalla croce!». 31. Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32. Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Gesù dona tutto se stesso fino in fondo, non scende dalla croce, non dà prova di potenza, non si lascia prendere dalla rabbia e dalla voglia di farsi vedere per quello che vale davvero! Non cede alla tentazione come facciamo noi! Dio non scende dalla croce, non ripudia la parola data. È solidale con ogni uomo crocifisso, provato dalla malattia, dall’ingiustizia, dal dolore, dalla povertà. Dio entra nella storia e la assume completamente, tanto che, proprio assumendola, la redime. Se fosse fuggito, la morte non sarebbe stata sconfitta. Se avesse fatto un atto di potenza, non ci avrebbe redenti. Unito a noi in tutto, ci porta con sé nel Cielo, dal Padre suo e nostro. Agonia e morte di Gesù 33. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 34. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». 35. Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». 36. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». 37. Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Gesù muore come un impostore, fuori dalla città, appeso tra cielo e terra, con una morte inflitta a coloro che sono ritenuti nemici, delinquenti. Gesù patisce una passione d’amore, amore per il Padre, amore per ciascuno di noi. Si è sentito umanamente abbandonato, ma ha creduto fino in fondo all’amore del Padre e si è consegnato a Lui. Gesù spira e nel suo emettere l’ultimo alito dà a noi lo Spirito che ci consente di gridare: “Tu sei il nostro Signore! Tu hai dato la vita per noi! Grazie, nostro Salvatore!”. La morte è stata vinta dalla Vita e il suo trionfo dura per l’eternità! 38. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». I discepoli, che hanno condiviso anni di vita con lui, non capiscono il Maestro. Una donna anonima, con la sua sensibilità tutta femminile, invece, lo comprende. Ora un centurione romano, pagano, capisce finalmente chi è veramente l’Uomo appeso alla croce! Esperto di condanne crudelissime, abituato a vedere persone spasimare in una morte atroce, capisce che quest’Uomo è diverso. Solo Dio può morire perdonando, solo Dio può amare fino all’estremo, solo Dio vince la violenza assumendola, invece di rispondere al male con male ancora maggiore. Possiamo stare vicino a persone e non comprenderle. Tutto dipende dalla sensibilità, dall’apertura di mente e di cuore. Non fermiamoci mai alle apparenze, superiamo i pregiudizi, guardiamo con gli occhi di Dio alle persone e agli eventi. Egli guarda tutto e tutti con amore. Siamo frutto di un atto d’amore, dell’amore più grande. Siamo amati senza meritarcelo, siamo amati gratuitamente! Alcune donne presso la croce 40. Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, 41. le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. La caratteristica delle donne discepole è riassunta in questi tre verbi: “seguivano”, “servivano”, “erano salite”. Le donne seguono Gesù a rischio della vita, servono come Gesù ha insegnato, salgono a Gerusalemme per essere testimoni della morte e risurrezione. Per vivere il nostro Battesimo ed essere discepoli veri dobbiamo seguire Gesù a qualsiasi costo, servire Lui nei fratelli anche nel sacrificio di noi, salire con Gesù sulla croce per partecipare alla redenzione e risorgere con Lui. Sepoltura di Gesù 42. Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43. Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. L’amore incondizionato di Gesù supera il tradimento, la negazione e la fuga degli amici. Ama gratuitamente come il Padre ama. Niente può separarci dal suo amore: “Né potenze, né altezza, né profondità, ne alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore!” (Romani 8,39). Le donne hanno sempre seguito Gesù con fedeltà e ora, da lontano, osservano il luogo dove Gesù è stato posto. Accompagnano Giuseppe di Arimatea che ha chiesto il permesso di seppellire Gesù. Queste annotazioni sono preziose perché indicano che sono testimoni della sepoltura di Gesù. Le donne (non stimate dalla mentalità ebraica) sono pronte a rendergli l’ultimo ed estremo segno di amore, andando a cospargere il suo corpo di profumo, appena trascorso il giorno di sabato. Da loro scaturirà l’annuncio della fede la domenica di Pasqua. L’amore è sepolto nelle profondità della terra, è nel sepolcro come tutti i comuni mortali. La pietra rotolata è il sigillo che accerta la morte. Ma la Vita non è sconfitta, la morte non ha l’ultima parola! Già ci prepariamo all’alba del mattino di Pasqua!

Suor Emanuela Biasiolo

Il Museo Marino Marini di Firenze invitato a partecipare alla prima Biennale dei Musei in India e nel mondo

Il Museo Marino Marini di Firenze è l’unico museo italiano ad essere stato invitato a partecipare alla Bihar Museum Biennale 2021: la prima Biennale dei Musei in India e nel mondo ospitata dal Museo di Bihar (Patna) e fruibile, fino al 28 marzo 2021, sia in modalità fisica/in presenza che digitale.

Organizzata dal Dipartimento delle Arti, della Cultura e delle Politiche Giovanili del Governo del Bihar, la Biennale dei Musei si propone di valorizzare il patrimonio museale dell’India offrendo, al contempo, una panoramica delle collezioni chiave di alcuni musei del mondo. L’obiettivo è quello di sensibilizzare il pubblico su significato e importanza della cultura museale indiana favorendone la comprensione e sviluppando un forte senso di identità nazionale.

L’evento alternerà tour virtuali, curati dai musei nazionali ed internazionali, a collegamenti in streaming e partecipazioni in presenza presso il Bihar Museum di Patma; il Museo Marini partecipa con un tour virtuale volto alla scoperta della straordinaria collezione di uno dei più grandi scultori italiani, Marino Marini, e degli spazi in cui è custodita, espressione della storia dell’architettura del nostro Paese, testimoniata dalla Cappella Rucellai di Leon Battista Alberti, nonché dal restauro e dall’allestimento realizzati dagli architetti Bruno Sacchi e Lorenzo Papi.

Ho accolto con grande piacere l’invito dell’Istituto Italiano di Cultura di Nuova Delhi a partecipare, con un contributo video, a questo importante evento – dichiara Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini di Firenze – dal valore altamente simbolico per l’India ed il mondo museale internazionale. Un segnale importante di come l’arte e la cultura riescano ad unire persone e culture diverse in un momento di grandi cambiamenti globali. Siamo, dunque, onorati – prosegue Asproni – di portare la testimonianza del Museo Marini, da sempre aperto al dialogo fra culture differenti e all’innovazione. Voglio qui sottolineare che proprio uno dei vincitori del Playable Museum Award, call internazionale promossa ogni anno dal Museo per dare forma al museo del futuro grazie alle idee di creativi e visionari da tutto il mondo, è stato Arvind Sanjeev, un giovane interaction designer e ingegnere informatico del Kerala, premiato da Yahoo-Accenture fra i 100 ‘Innovatori più Promettenti’. Un dialogo costante ed ininterrotto, dunque, con l’India e la sua energia creativa”.

Il Museo Marino Marini è nato dalla volontà di Marino e Marina Marini che, alla fine degli anni Settanta del Novecento, individuarono l’ex chiesa di San Pancrazio di Firenze come luogo ideale al quale legare la donazione di opere che l’artista, poco prima di morire, aveva fatto alla città. La ristrutturazione della chiesa, recuperata dopo secoli e ridestinata a una funzione pubblica, è stata realizzata dagli architetti Lorenzo Papi e Bruno Sacchi che hanno saputo creare un allestimento a immagine e somiglianza di quel mondo così affascinante di Marino Marini, uno dei personaggi più significativi della cultura figurativa del Novecento. Il museo ospita 183 opere di Marino Marini: disegni, litografie, dipinti, sculture, tutte esposte al pubblico sui quattro livelli del museo. Parte integrante del museo, recuperata alla visita del pubblico dopo un lungo restauro, è una delle meraviglie del Rinascimento fiorentino: la Cappella Rucellai, capolavoro assoluto dell’architetto Leon Battista Alberti, con il Tempietto del Santo Sepolcro.

Rachele Mannocchi

Un ricordo infantile di Leonardo Da Vinci

Sarà dedicato all’opera di Sigmund Freud dal titolo “Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci”, nella nuova edizione a cura di Enzo Cicero, la conferenza in diretta video venerdì 26 marzo 2021 alle 17 sul canale youtube dell’Ariostea.

All’incontro, a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, interverranno lo stesso Enzo Cicero (docente Università di Messina) e Giuseppe De Vita (docente di Storia e Filosofia al Liceo Carducci di Ferrara). Presenta Nicola Alessandrini.

Leonardo da Vinci era adulto, quando raccontò un sogno remoto, eppure vivido in lui. Rammentava che, adagiato nella culla, un “avvoltoio” librandosi nell’aria, con la coda gli picchiettò le labbra: preannuncio delle ricerche pioneristiche sul volo umano. Nel secolo dell’aviazione, un altro pioniere, Freud, lesse in filigrana quel ricordo. Il sogno così si congedò dal cielo, per inabissarsi nei cunicoli dell’anima. Dai sotterranei di labili indizi emerse una biografia controversa. Per la psicoanalisi quel sogno non era più l’oracolo del futuro alato di Leonardo, ma il suo passato di piombo, che non passa, perché dimora nell’abisso dell’anima, più grande di tutti i cieli. La ricerca estetica e scientifica, luce del giorno nel mondo, svela con il metodo di Freud il suo volto notturno. La luna è nera, abitata da fantasmi, le stelle fossili, eppure capaci ancora di irradiazioni. Il sorriso della Gioconda è forse l’accenno di un ghigno alla credibilità della psicoanalisi? E la parete umida da cui si staccano i pigmenti del Cenacolo simboleggia il fallimento dell’investigazione freudiana?

In un labirinto di suggestioni, sensualità e bellezza cercheremo con la nuova, felice traduzione del sogno di Leonardo, le congetture di Freud, la cui biografia diventa prisma, in cui l’autore si riflette nella sua ricerca. Saggezza vuole che allo specchio si chieda la “riflessione”, il “pensare” invece spetta a noi che guardiamo.

Fino al termine della situazione emergenziale tutti gli incontri culturali dell’Ariostea si svolgeranno in diretta video, nell’orario indicato, sul canale youtube della Biblioteca comunale (https://www.youtube.com/channel/UC1_ahjDGRJ3MgG45Pxs90Bg) oppure tramite il link alla homepage del Servizio Biblioteche e Archivi (http://archibiblio.comune.fe.it).

Alessandro Zangara