Etiopia. Conquista e conoscenza

Roberto Matarazzo nasce a Roma nel 1909 e nel 1929 viene arruolato come soldato di leva nel Primo Reggimento Radiotelegrafisti, grazie al diploma di perito radioelettrico conseguito presso il “Galileo Galilei” della capitale. Congedato l’anno seguente, verrà assunto dall’EIAR di Firenze. Appassionato di fotografia, acquisterà una Kodak a soffietto con la quale scatterà fotografie un po’ a tutti e a tutto. Nel 1935 viene richiamato nell’esercito per la Campagna di Etiopia; imbarcatosi a Napoli nel gennaio 1936, aggregato al Quarto Battaglione Radiotelegrafisti, Seconda Compagnia Telegrafisti del Quarto Corpo d’Armata, visiterà e soggiornerà a Massaua, Asmara, Adua, Macallè, Addis Abeba, tra gli altri luoghi di conquista. Scatterà molte fotografie anche laggiù, il suo miglior passatempo, fino al suo rientro in Italia nel 1937, dove ritroverà il suo lavoro alla EIAR. Sarà proprio grazie a quello che potrà essere dichiarato indisponibile per l’arruolamento durante la seconda guerra mondiale. Sposatosi con Livia, con la quale aveva costantemente intrattenuto rapporti epistolari anche durante la sua permanenza in Africa, nel 1942, si trasferirà a Roma, presso il centro trasmittente dell’EIAR. Nel dopoguerra mantenne il suo lavoro in quella che diverrà RAI, per la quale lavorò fino al 1974, morendo poi nel 1982. Il ricco archivio fotografico “Roberto Matarazzo” è stato digitalizzato dal Centro Documentazione Memorie Coloniali, che da anni si occupa di archivi privati del periodo coloniale italiano, su proposta dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico AAMOD. Il Centro Documentazione Memorie Coloniali (CDMC) viene sostenuto ed è stato istituito, dall’Associazione “Modena per gli altri”, che si occupa di cooperazione internazionale in Etiopia, e quindi si è trovata a confrontarsi con il passato coloniale del Paese. Ha promosso pertanto la raccolta di materiale coloniale, soprattutto iconografico, che ha dato origine a due mostre e a pubblicazioni, portate poi anche in Etiopia, fino alla digitalizzazione della notevole mole di fonti storiche, catalogate da un apposito comitato scientifico. Lo stesso è avvenuto per il fondo Matarazzo di cui ha organizzato non soltanto gli apporti fotografici, ma anche i dati appuntati dal radiotelegrafista e le lettere che inviava a casa. Il fotografo è stato testimone della battaglia dello Scirè dal 23 febbraio al 12 marzo 1936, ad esempio, che lo aveva profondamente colpito e di cui annota l’elenco delle tappe, dattiloscrivendo l’occupazione di Amba Alagi, le battaglie di Tembien e dello Scirè appunto. Matarazzo apparteneva al Genio e ai reparti speciali radiotelegrafisti, quindi non torna a casa come sperava dopo la presa di Addis Abeba. Intanto continua a fotografare con la sua Kodak, ma anche con altre macchine fotografiche; sviluppa i negativi sul posto e stampa le foto, probabilmente usando la luce del sole o lampade elettriche della stazione radiotelegrafica, che forse vendeva anche agli altri militari, spesso oggetto dei suoi ritratti fotografici. Anche Matarazzo, come altri soldati, aveva iniziato a scrivere un diario per fissare i ricordi di guerra, ma dedicava più volentieri il tempo alla memoria per fotografie, tanto che il diario smise di scriverlo e andò perduto. La curiosità per il continente africano era tanta, infatti, che era necessario fissare i dati per mantenerli nella memoria e riportarli a casa, dove di certo sarebbero stati raccontati. L’Africa misteriosa dei romanzi era finalmente lì, davanti agli occhi, e diventava impresa coloniale, parte dell’Italia, dove molti avrebbero voluto realizzare i propri sogni di terra, casa, futuro. Pertanto le fotografie ritraggono soldati sulla nave che li portava in terra di conquista, lungo il Canale di Suez, fino alle distese etiopiche dove si stagliavano le linee telegrafiche; varie le immagini di Matarazzo al radiotelegrafo da campo, o con bambini locali, o con le sue fotografie sparse sulla branda. Curioso l’orto militare, ci sono ritratti gli ascari o vengono immortalati oggetti ricordo in bella posa per la fotografia. Si vedono i soldati italiani, oppure gli ascari, mentre lavano i propri panni al fiume, o impegnati nella costruzione di un ponte in muratura al posto di quello di legno, o addetti ai lavori stradali, o ancora su una teleferica. Non mancano momenti di “caccia grossa”, con l’uccisione di un ippopotamo, di un coccodrillo, di un enorme serpente, di un avvoltoio testabianca, di un leopardo. Tra le panoramiche, quelle dei monti Semien, mentre sono molte le fotografie ritratto di ragazze, donne, bambini e uomini indigeni, sia in posa che nelle faccende quotidiane. Tra le foto dei centri urbani, Adua, Gondar con il castello del negus Fasilide, Axum con le steli (di cui una venne trasportata a Roma), per esempio. Grande attenzione da parte dei soldati italiani la ottenne la Festa del Maskal del settembre 1936 ad Adua, una delle più importanti feste della religione ortodossa etiope. Il mese del Maskaram è l’inizio dell’anno etiope e commemora il ritrovamento della Croce di Cristo. Durante le celebrazioni si accende un grande falò che produce molto fumo, ricordando il fumo che guidò Sant’Elena alla ricerca della Croce. La religione cristiana sostituì i riti tribali di cui rimane memoria nella celebrazione, che funge da divinazione per la fine della stagione delle piogge e di buon auspicio per buoni raccolti. Matarazzo documenta la festa, e poi anche la celebrazione del Natale italiano del 1936, con la Messa al campo, un ottimo pranzo comprendente anche il panettone Motta, il ricordo della preghiera. Un racconto per immagini racchiuso in un prezioso libro, dall’ottima veste grafica, che permette di avere tra le mani un pezzo di storia poco raccontata nel nostro Paese. Da leggere.

Letizia Cortini, Elisabetta Frascaroli, Anna Storchi (a cura di): “Etiopia. Conquista e conoscenza. Rappresentazioni per immagini di Roberto Matarazzo (1936-1937)”, AAMOD, Roma, 2022, pagg. 192, euro 20,00.

Alessia Biasiolo

Il sesso degli angeli diventa film

Scritto a quattro mani con Filippo Bologna, diretto e interpretato da Leonardo Pieraccioni, il nuovo film “Il sesso degli angeli” riporta alla riflessione sulla necessità per il clero di sposarsi. È ciò che si domanda nel suo tormento di vita sacerdotale, don Simone di una parrocchia di Firenze su cui la fotografia apre ampie panoramiche di incomparabile bellezza. Don Simone è giovane, dinamico, fa ascoltare le canzoni di Lady Gaga durante i battesimi, ma è destinato ad una parrocchia con pochi introiti, poco frequentata, con la chiesa che fa acqua da tutte le parti e ogni tanto è protagonista di qualche crollo. Insomma, parroco in crisi, parrocchia in crisi. Fino a quando lo zio miscredente muore a Lugano lasciando al nipote una lauta eredità: un milione e oltre ottocentomila franchi svizzeri. Don Simone, convocato dal laconico notaio, è libero di accettare l’eredità o meno. Così don Simone (Pieraccioni) va subito nella bella Lugano e conosce Lena (Sabrina Ferilli), la tenutaria del bordello che di fatto lo zio burlone gli ha lasciato. Con la solita commedia degli equivoci, sarà il sacrista Giacinto (Marcello Fonte) accompagnatore a svelare l’arcano, mentre un sempre più confuso prete si domanda se deve dare retta alle tentazioni in sogno del defunto zio Waldemaro (Massimo Ceccherini), oppure rimanere fedele ai suoi voti. La sempre brava Ferilli conduce un gioco sottile di seduzione, pur se da vent’anni non lavora diversamente che da gestore del posto, e rivela il suo lato sensibile quando pensa al figlio che non può vedere molto spesso. Conduce anche il prete a passeggio per le montagne svizzere, a guardare un superbo panorama, tanto bello quanto le ragazze che lavorano di fatto per il prete, e spesso anche con preti che pagano le loro performance. Don Simone vuole conoscere meglio il mondo delle prostitute di alto bordo e non si capacita di come possa essersi ritrovato in una situazione simile. Fino a quando non si trova la giusta soluzione che, come vogliono le fiabe belle, salvi capra e cavoli. Spretarsi? Dare ragione al libertino zio che non lo voleva affatto vedere prete? Lasciare l’eredità al cugino farfallone Antonello (Vincenzo Salemme), salvare le ragazze perché non siano più costrette a vendersi? Insomma, tra risate divertite, il pubblico si ritrova a considerare come ai sacerdoti basti il proprio Dio (che è donna, secondo Mimì “la muta” interpretata da Giulia Perulli) e la cura delle anime, mentre alle altre anime serve la cura di un prete che sappia davvero fare bene il suo lavoro… o meglio, la sua missione.

Un film divertente, da vedere.

Alessia Biasiolo

“Radici”, una mostra a Verona

“La vecchiaia non è un male incurabile, ma senza aiuto può essere molto dura”. Con questo slogan nasce nel 2004 il Fondo Monsignor Giuseppe Ciccarelli finalizzato a dare risposte d’urgenza e di carattere temporaneo a persone anziane, in situazioni di necessità sociosanitaria ed in precarie condizioni economiche, al fine di migliorare la loro qualità di vita. Per contribuire ad incrementare il Fondo, che negli ultimi cinque anni ha incassato oltre 400 mila euro di donazioni, dal 26 aprile al 10 maggio nella sala Polifunzionale della Gran Guardia si terrà la mostra “Radici” dell’artista architetto Paolo Zoppi. L’inaugurazione è fissata per martedì 26 aprile alle ore 18. L’esposizione resterà poi aperta ad ingresso gratuito tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30.

L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune e la Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus, presenta venti tele dipinte ad olio dall’architetto Zoppi, legate da un tema evocativo, quello delle radici, a significare i legami familiari, culturali, umani che ci uniscono.

Il ricavato della vendita delle tele esposte, che verrà devoluto dall’artista al Fondo Monsignor Giuseppe Ciccarelli, servirà a potenziare l’iniziativa “Abbasso la Solitudine” rivolta alle persone anziane in difficoltà per realizzare percorsi di vicinanza concreta, come la consegna di pasti a domicilio o pacchi alimentari o l’accoglienza temporanea in RSA per motivi di emergenza sanitaria o abitativa improvvisa, con l’obiettivo di scongiurare situazioni di isolamento e disagio, accelerate anche dalla pandemia da Covid, che li spingerebbero sempre più verso una condizione di povertà assoluta. Attività già strutturate e messe in campo grazie al Fondo Monsignor Ciccarelli, attraverso una organizzazione consolidata che parte dalla segnalazione e dalla presa in carico degli anziani da parte dei Servizi Sociali del Comune per arrivare agli operatori della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus che li raggiungono a domicilio garantendo loro un pasto o una sistemazione e, con essi, un sorriso e una attenzione che scalda il cuore.

L’iniziativa è stata presentata in municipio dall’assessore ai Servizi sociali Maria Daniela Maellare. Presenti il direttore dei Servizi istituzionali Fondazione Pia Opera Ciccarelli Domenico Marte e l’artista Paolo Zoppi.

“Un progetto che unisce l’arte e il sociale, per un obiettivo davvero importante – ha detto l’assessore Maellare-Fondazione Pia Opera Ciccarelli è un sopporto insostituibile per il Comune, davvero preziosa l’attività svolta a favore degli anziani durante la pandemia, garantendo tutti i servizi e attivandone di nuovi. Il ricavato della mostra andrà a sostenere il Fondo e quindi i numerosi aiuti per gli anziani, sia quelli che vivono nelle loro case sia quelli ospiti negli istituti di assistenza”.

Paolo Zoppi è nato il 31 agosto 1947 a Verona dove vive e svolge la professione di architetto. Oltre alla libera professione tra gli anni Settanta ed Ottanta si è interessato anche di pittura, fotografia e cinema a passo ridotto, esponendo le sue opere in alcune personali, partecipando a rassegne nazionali ed internazionali e conseguendo numerosi riconoscimenti.

Roberto Bolis

“Il Palio per la pace” attorno alla comunità ucraina

“Il Palio per la pace” è in programma oggi a Ferrara, in piazza Castello, dalle 16 alle 18.

L’evento ricorda “La Ventura” che era una vicenda che nel Rinascimento vedeva il Duca e la sua Corte uscire dalla dimora del Casato in abiti più dimessi di quelli che si fosse soliti indossare nella quotidianità e percorrere le strade della nostra città, sollecitando dalle attività del commercio, delle arti e dei mestieri, la donazione di beni e quant’altro possibile che poi lo stesso Duca Estense faceva distribuire ai più poveri dei poveri.

Oggi, questa memoria si concretizza con la consegna da parte dell’Ente Palio di beni necessari alle popolazioni dell’Ucraina sconvolte dalla guerra, doni che verranno portati direttamente in quei luoghi dall’Organizzazione di Padre Vasyl Verbitskyy, con la collaborazione di Andrea Firrincieli, che è stato anche Vicepresidente dell’Ente Palio.

Sulla falsa riga dell’evento di allora, l’Ente Palio dalle 16 di oggi allestisce alcuni carretti di legno storici posizionati in Piazza Castello, che presentano quanto preparato per la donazione, con l’accompagnamento di un Corteo proveniente dal Castello Estense.

Un’esibizione di musicisti del Conservatorio cittadino “Frescobaldi” saluta il Duca circondato dalla guardia armata che assiste alla lettura dell’editto di donazione da parte dell’Araldo Ducale.

A seguire un’esibizione del Gruppo “Armati” dell’Ente Palio che rappresenta le gesta dei Cavalieri della nostra città che fu culla dell’arte della scherma rinascimentale.

Il Corteo, accompagnato dai tamburi e dalle chiarine delle Contrade, annuncia alla città l’evento che si conclude con la donazione e i balli dei gruppi di danza storica della Corte Ducale e delle Contrade.

Alessandro Zangara

“Vita di Mario. Storia d’amore e di amicizia”

Domenica 24 aprile 2022 alle 16 alla sala Estense (piazza del Municipio a Ferrara), si terrà la rappresentazione teatrale “Vita di Mario. Storia d’amore e di amicizia“, tratta dall’omonimo volume di Andrea Tugnoli (Editrice Tresogni, Ferrara). L’appuntamento, ad ingresso gratuito, è inserito nell’ambito del calendario messo in campo dal ‘Comitato Celebrazioni 25 aprile‘, con il coordinamento dell’Istituto di Storia Contemporanea del Comune di Ferrara, per ricordare il 77° anniversario della Liberazione.

Il progetto vede protagonista l’ANPI di Bondeno in collaborazione con il Museo del Risorgimento e della Resistenza del Comune di Ferrara e porta in scena una storia d’amore esemplare di un giovane ferrarese che, partito dalla nostra provincia sarà costretto ad affrontare Auschwitz. Il testo tocca tutte le tematiche più importanti della vita degli esseri umani come odio, guerra, ma anche amicizia ed amore. Sono soprattutto queste ultime ad essere capaci di sorreggere gli esseri umani, anche nella tragedia della deportazione. «Quella non è un’industria, bensì un campo di prigionia molto più grande di Auschwitz, può contenere più di centomila internati. Non ci sono mai stato, ma so di certo che in quel luogo succedono cose terribili; è il campo di Birkenau… Quello che succede qui è una storia che non potrà mai essere dimenticata, il tempo non basterà».

Accesso consentito con Green Pass rafforzato e mascherina ffp2.

Alessandro Zangara

“Libri e rose”, kermesse letteraria in Gran Guardia e alla Società Letteraria

Prosegue sabato e domenica la kermesse letteraria ‘Libri e rose. Scrivere, stampare, leggere’, che racconta il mondo del libro attraverso gli autori, i tipografi, gli illustratori, le case editrici e i lettori. Gli incontri sono ospitati al palazzo della Gran Guardia e alla Società Letteraria di Verona. Ecco gli eventi prossimi.

Sabato 23 aprile. Alle ore 17.15 si parla di ‘Fedeltà e dintorni’ con lo scrittore Marco Missiroli e la giornalista Alessandra Tedesco. Alle 18.30 dialogo tra Isabella Bossi Fedrigotti e il direttore de L’Arena Massimo Mamoli sulle ‘Relazioni al tempo del secondo millennio’. La giornata si concluderà alle 21 alla Società Letteraria per la presentazione del libro ‘I cani di Barrio’ di Gianni Biondillo, con Luigi Mascheroni.  

Domenica 24 aprile. Gli appuntamenti nella sala Buvette della Gran Guardia: alle 10 la giornalista e scrittrice Anna Briganti racconta il libro ‘Coco Chanel. Una donna del nostro tempo’ con Andrea Kerbaker. Alle 11.30 ‘Il caso Franco Maria Ricci’, il giornalista Stefano Salis dialoga con il curatore di mostre  Edoardo Pepino, alle 14.30 lo scrittore Pier Luigi Vercesi e Annarita Briganti raccontano il libro ‘La donna che decise il suo destino’.

Alle 16 focus sul testo ‘Cose da fare a Francoforte quando sei morto’ con lo scrittore Matteo Codignola e Stefano Salis. Chiude la kermesse l’incontro delle 17.15 sul libro ‘La ragazza che cancellava i ricordi’, con Chiara Moscardelli e Andrea Kerbaker.

L’iniziativa, promossa da Comune e Società Letteraria di Verona, in collaborazione con l’Accademia Filarmonica di Verona e l’Associazione Kasa dei LIbri di Milano, propone un programma di oltre 20 incontri articolati in cinque sezioni: Fuori Classe, tre incontri per le scuole superiori e aperti al pubblico, per approfondire alcuni dei maggiori temi proposti dai programmi scolastici; Vite che non sono la mia, il racconto di personaggi fuori dall’ordinario che hanno attraversato la loro epoca con l’inconfondibile passo dei protagonisti; Freschi di stampa, libri usciti negli ultimi due mesi, ancora poco recensiti, che vengono presentati in anteprima al pubblico veronese; Relazioni, incontri che esplorano le diverse dinamiche relazionali, dai rapporti familiari passando per i legami d’amore e d’amicizia. Infine, la sezione Dietro le quinte, per raccontare l’affascinante mondo dell’editoria e della carta. Agli incontri si accede gratuitamente con green pass rafforzato e mascherina ffp2.  Aggiornamenti ed eventuali variazioni sul programma alla pagina Facebook dell’evento: https://www.facebook.com/events/495605178709443.

Roberto Bolis

L’anima della materia: il volto degli apostoli tra testimonianza e destino

Una mostra multisensoriale, multimediale e inclusiva, dove arte e spiritualità dialogano insieme una nuova spinta culturale cittadina. Dal 29 aprile al 28 maggio la Cripta della chiesa di Santa Maria in Organo ospita la mostra “L’anima della materia: il volto degli apostoli tra testimonianza e destino”, con opere dell’artista Antonio Amodio, promossa dalla Fondazione Verona Minor Hierusalem e organizzata in partenariato con le sezioni veronesi dell’Ente Nazionale Sordi e dell’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti.

Curata dal professor Davide Adami, la mostra vedrà esposti dodici dipinti e dodici sculture in legno di cedro per intraprendere un viaggio dedicato all’interpretazione del volto degli apostoli, nei momenti intensissimi e drammatici degli ultimi giorni di Gesù.

La pittura materica di Amodio è caratterizzata dalla tridimensionalità corporea, tattile, olfattiva della scultura lignea. Il legno utilizzato per le sculture è stato recuperato dagli alberi caduti durante la tempesta che colpì Verona il 23 agosto 2020, ispirando l’artista che immaginò all’interno di un tronco spezzato l’immagine degli apostoli.

La mostra è soprattutto inclusiva. Colore, materia, voce, racconto si intrecciano dando vita ad una narrazione multiforme, immersiva e profonda, in grado di essere vissuta da tutti e capace di colpire l’animo di ciascun visitatore. Le dimensioni molto grandi dei dipinti permettono infatti a tutti, comprese le persone ipovedenti, di immergersi nella personalità degli apostoli, mentre le sculture, con la loro tridimensionalità, garantiscono la fruibilità dell’opera d’arte anche ai ciechi, che con il tatto possono ricostruire, percettivamente, le linee dei volti di ogni personaggio.

Ciascuna opera, inoltre, è accompagnata da QR code che, una volta attivato, permette di ascoltare un monologo recitato dall’attore Alessio Tessitore e scritto dal biblista monsignor Martino Signoretto, vicario alla Cultura della Diocesi di Verona, che indaga e racconta pensieri, emozioni e riflessioni di ognuno degli apostoli effigiati.

La mostra è ad ingresso gratuito, e sarà inaugurata venerdì 29 aprile alle ore 17. Sarà aperta il venerdì dalle 10 alle 17.30 e il sabato dalle 10 alle 16. Durante gli orari di apertura i volontari della Fondazione saranno disponibili per l’accoglienza, inoltre sarà possibile richiedere una visita guidata per gruppi. È necessario essere in possesso di mascherina.

La locandina della mostra

Per informazioni telefono e whatsapp 3421820111 oppure via e-mail info@veronaminorhierusalem.it

“Verona Minor Hierusalem è una realtà ormai consolidata nella nostra città, che offre visite turistiche qualificate all’interno di parte del patrimonio artistico e religioso della città – ha detto l’assessore Toffali -. E questa mostra permetterà di valorizzare ulteriormente la chiesa di Santa Maria in Organo grazie alla sua multisensorialità. Quando abbiamo visto gli alberi abbattuti dal maltempo, abbiamo sempre sperato che trovassero nuova vita, questa è una soluzione di grande valore”.

“Ringrazio tutte le persone che si sono adoperate alla realizzazione di questa mostra – ha sottolineato don Viviani -. Rappresenta totalmente le finalità di Verona Minor Hierusalem, impegnata dalla sua nascita nella valorizzazione del patrimonio artistico e nella valorizzazione della spiritualità di tutti coloro che beneficiano del suo prezioso servizio culturale”.

“La mostra si svolge in uno spazio assolutamente suggestivo – ha affermato il curatore Adami -. Il taglio che si è voluto dare è quello profondamente umano. L’abilità dell’artista infatti è quella di creare attraverso un corpo della pittura prima e poi con la scultura far emergere l’interiorità degli apostoli nella loro individualità”.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

Verso Berio 100

Due autori distanti nel tempo e nello spazio quanto Robert Schumann e Luciano Berio, un’unica fonte di ispirazione: gli autografi delle ultime sinfonie, la “Grande” e l’incompleta Decima di Franz Schubert. In Schumann, lunedì 25 aprile alle ore 20.00, al Teatro Carlo Felice di Genova, Fabio Luisi, direttore onorario del Teatro sul podio dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice conduce alla scoperta dei sottili, reconditi legami tra un gigante della tradizione sinfonica europea del Romanticismo, come Robert Schumann, e uno dei massimi rappresentanti italiani della scena musicale post avanguardistica mondiale, fautore di una rivoluzione linguistica, poetica, sonora che giunge sino ai nostri giorni, qual è Luciano Berio, tra le massime espressioni di una civiltà musicale che affonda le sue radici in Liguria e che la Fondazione Teatro Carlo Felice desidera riscostruire e celebrare con nuove produzioni concertistiche e operistiche.

In programma, la Sinfonia n. 4 in re minore, op.120 di Robert Schumann e Rendering di Luciano Berio, la cui esecuzione segna l’avvio del percorso concertistico Verso Berio 100, dedicato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in collaborazione con il Centro Studi Luciano Berio all’esplorazione del corpus strumentale per orchestra e operistico del compositore originario di Oneglia, che culminerà nel 2025, anno del centesimo anniversario della sua nascita.

Il concerto, che si tiene nel giorno della 77° ricorrenza della Festa della Liberazione sarà preceduto alle ore 19.45 da una breve esibizione introduttiva del Coro accademico nazionale ucraino G. Veryovka, diretto da Igor Kuriliv, con sede a Kiev. La compagine sarà protagonista di un concerto dedicato, mercoledì 27 aprile alle ore 19.45 al Teatro Carlo Felice, il cui incasso sarà interamente devoluto a sostegno della popolazione ucraina. Il concerto, promosso dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, in collaborazione con il Teatro Carlo Felice, segnerà la prima data di una tournée nazionale.

Luciano Berio compone la “sinfonia” in tre movimenti (Allegro, Andante, Allegro), Rendering, in omaggio a Franz Schubert tra il 1989 e il 1990, per la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, sulla base degli appunti che il compositore viennese andava accumulando nelle ultime settimane della sua vita in vista di una Decima Sinfonia in re maggiore (D. 936 A). Usando l’organico orchestrale dell’Incompiuta e cercando di salvaguardare, in alcune sue parti, un colore schubertiano, Berio restaura la frammentaria partitura, non la ricostruisce, seguendo “nello spirito, quei moderni criteri di restauro che si pongono il problema di riaccendere i vecchi colori senza però celare i danni del tempo e gli inevitabili vuoti creatisi nella composizione (com’è il caso di Giotto ad Assisi)”, come spiega egli stesso sue note. E così, nei vuoti tra uno schizzo, di ispirazione mendelssohniana e altre parti che “sembrano abitate dallo spirito di Mahler”, inserisce un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, sempre pianissimo e «lontano», intessuto di reminiscenze dell’ultimo Schubert, e attraversato da riflessioni polifoniche condotte su frammenti di quegli stessi schizzi, che comprendono molte parti di grande estro contrappuntistico, segnalando i suoi interventi attraverso l’uso di suoni particolari, come quello della celesta.

La Sinfonia n. 4 in re minore op.120 fu scritta da Robert Schumann sull’onda della scoperta dell’autografo di una sinfonia in do maggiore di Franz Schubert, da lui ritrovato nel 1839 tra le partiture incluse nel lascito del compositore viennese, finito in possesso del fratello Ferdinand, anch’egli compositore. Entusiasta dell’ultima e più grande delle sinfonie di Schubert, Schumann ne sottolineò a suo tempo “la completa indipendenza da Beethoven”, così come fece nelle sue note su Rendering Luciano Berio, secoli dopo. L’opera fu composta durante l’estate del 1841, sull’onda dell’impulso grazie a cui vennero alla luce nel gennaio dello stesso anno la Prima Sinfonia e, appena dieci giorni prima, la Fantasia per pianoforte e orchestra (partitura che confluirà nel Concerto per pianoforte op.54) oltre agli abbozzi di una terza sinfonia, quella in do minore. Il modesto esito della sua prima, il 6 dicembre al Gewandhaus di Lipsia e l’insoddisfazione dell’autore fecero sì che la partitura, pronta alla stampa, fosse ritirata. L’opera venne drasticamente revisionata soltanto nel 1851 per essere data alla stampa nella forma definitiva nel 1853.  Per un compositore il cui mondo poetico era stato fino ad allora così fortemente legato alle forme miniaturistiche e ai contesti formali “liberi”, di ispirazione poetica, la sontuosa Quarta Sinfonia rappresenta una svolta senza precedenti, con l’adozione di un’unica tonalità cioè il re, maggiore o minore, che rimane sostanzialmente immutata fino alla fine, l’unità tematica, a partire da materiale derivante dai tre motivi presenti nell’introduzione, il suo sviluppo organico, in un unico flusso tematicamente interrelato in grado di sintonizzarsi con l’espressione dei più svariati e contrapposti stati emotivi, alla luce di un anelito mai sopito a rappresentare il mondo dei sentimenti in forma fantastica e musicale: dall’inquietudine, nel primo movimento (Moderatamente lento, vivace) alla struggente espressività, nella Romanza (Moderatamente lento), alla vigorosa passionalità, nello Scherzo (Vivace), alla contemplazione idilliaca, nel Trio fino alla trascinante esultanza, nel finale (Lento, vivace, più presto).

Teatro Carlo Felice, venerdì 22 aprile 2022, ore 20.00

Programma

Schumann

LUCIANO BERIO (Imperia, 24 ottobre 1925 – Roma, 27 maggio 2003)

Rendering

Verso Berio 100

ROBERT SCHUMANN   (Zwickau, 8 giugno 1810 – Endenich, 29 luglio 1856)    

Sinfonia n. 4 in re minore op. 120
Fabio Luisi, direttore
Orchestra del Teatro Carlo Felice

Nicoletta Tassan Solet

Le soffitte tornano in piazza

Abiti vintage, vecchi utensili, libri, riviste e fumetti. Ma anche dischi, giocattoli e attrezzi sportivi, tutti rispolverati da armadi, cantine e garage. Dalla settimana prossima e fino a novembre ritorna “Soffitte in piazza”, i mercatini dell’usato nei quartieri organizzati dal Comune con il supporto delle associazioni DBA-Anemia Diamond Blackfan Italia ODV e Storie Creative.

Si parte il 30 aprile in Borgo Venezia e al Saval, rispettivamente negli spazi del mercato rionale e nella piazza del centro commerciale in via Marin Faliero.

Anche quest’anno dunque, privati e associazioni senza scopo di lucro, potranno dare nuova vita ai propri oggetti attraverso scambi, baratti o vendite. L’iniziativa infatti ha come obiettivo quello di sensibilizzare al riuso evitando lo spreco in un periodo storico nel quale è sempre più fondamentale avere una coscienza ecologica e sostenibile. Novità di questa edizione saranno i punti ristoro per visitatori e operatori, sempre presenti in tutti gli appuntamenti. Chiunque può partecipare come espositore, l’iscrizione è obbligatoria e gratuita collegandosi al sito Dba Italia Odv https://amici.fondazionedba.org/soffitte-in-piazza-2022 e StorieCreative www.soffitteinpiazza.it Per informazioni www.comune.verona.it cercando poi “Soffitte in piazza”. Le iniziative si svolgeranno nel rispetto delle norme anti-Covid e per accedere non sarà necessario il green pass.

“Questa edizione va a consolidare un’iniziativa a cui i cittadini tengono molto, per questo siamo riusciti a realizzarla anche durante la pandemia – ha detto Padovani-. Come sempre è fondamentale il supporto delle associazioni e la collaborazione delle Circoscrizioni, che in questi cinque anni di amministrazione è sempre stata proficua”.

“Soffitte in piazza è un format ormai consolidato, sviluppato e che speriamo possa continuare a regalare momenti interessanti ai nostri quartieri – ha aggiunto l’assessore Zavarise -. Abbiamo voluto ampliare l’offerta inserendo punti di ristoro come ausilio per visitatori e operatori, il tutto per dare vita ad eventi coinvolgenti e inclusivi per i veronesi e le loro famiglie”.

“Questa iniziativa è il frutto di una collaborazione che va avanti con ottimi risultati da anni – ha affermato il presidente Rigo -. I punti di ristoro sono una piccola ma importante novità perché permettono di fare ulteriormente rete tra attività commerciali e associazioni, e sarà da supporto per ogni evento realizzato nei quartieri”.

Il calendario degli appuntamenti con Soffitte in Piazza per il 2022

Circoscrizione 1^ Piazza Isolo – Centro 7 maggio – 4 giugno – 3 settembre

Circoscrizione 2^ Lungadige XXVI luglio 1944 – Parona 14 maggio – 11 giugno – 9 luglio – 10 settembre

Circoscrizione 3^ Piazza del Centro Commerciale Via Marin Faliero – Quartiere Saval 30 aprile e Pista ciclabile – San Massimo 21 maggio

Circoscrizione 4^ Percorso pedonale La Vecchia Ferrovia – Via Tevere e Via Torricelli – Golosine 24 aprile – 29 maggio

Circoscrizione 5^ Parco San Giacomo – lato piazzale ospedale – Borgo Roma 24 settembre

Circoscrizione 6^ Area del mercato rionale – Borgo Venezia 30 aprile – 28 maggio – 18 giugno – 24 settembre – 22 ottobre – 12 novembre

Circoscrizione 7^ Piazza Frugose – Parrocchia Beato Carlo Steeb – San Michele Extra 17 settembre – 8 ottobre

Circoscrizione 8^ Piazzetta Via Valpantena civ. 85c – Quinto di Valpantena 4 settembre

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

“Aperitivi musicali” domani a Castelnuovo del Garda

Evento dedicato al musical, dalla romanza alle opere classiche, intervallato da brani di piano solo interpretati dalla pianista Sara Silingardi, presso DIM-Teatro Comunale di Castelnuovo del Garda (Via San Martino, 4, località Sandrà) domenica 24 aprile alle ore 18. Programma

P.A. Tirindelli… So

P. Tosti… Sogno

L.Denza.… Funiculi funicolà piano solo

R.Stothart… Totem Tom-Tom (da “Rose Marie”)

F. Lehar… Tu che m’hai preso il cuor (da “Il paese del sorriso)

F. Lehar… Polonaise-Tanz-Vilja Lied (da “La vedova allegra”) piano solo

L. Bard… Il Walzer di Frou Frou (da “La Duchessa del Bal Tabarin”)

G. Gershwin… I got rhythm 

G.Gershwin…The man I love

G. Gershwin…Bess you is my woman (da “Porgy and Bess) piano solo

L. Bernstein….Tonight (da “West Side Story)

L. Bernstein… I am easily assimilated (da “Candide”) 

G. Gershwin… Blues (da “Un americano a Parigi”) piano solo

J. Kander… New York, New York BIGLIETTO INTERO  € 10,00 BIGLIETTO RIDOTTO  € 8,00 (entro i 25 anni – oltre i 65 anni e RESIDENTI)

Gratuito fino al 15° anno d’età e a disabili con accompagnatore

I biglietti si acquistano direttamente a Teatro.

Apertura biglietteria ore 17:00

MISURE DI PREVENZIONE COVID-19

Per accedere agli spettacoli è necessario esibire il Green Pass (esclusi under 12) e indossare la mascherina FFP2.

Verranno inoltre applicate le disposizioni in essere in vigore per i luoghi della cultura.

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