“Tosca” al Teatro Carlo Felice dal 2 al 12 maggio

Spettacoli Brescia Teatro Grande stagione lirica 2018/19 prova generale Tosca secondo atto; nella foto scena reporter Favretto

Tosca, opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, a più di un secolo dalla prima assoluta del 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma, torna al  Teatro Carlo Felice di Genova dal 2 al 12 maggio.

Sul podio, a dirigere l’Orchestra del Teatro Carlo Felice, Valerio Galli, diplomato nel 2002 con il massimo dei voti, lode e menzione ad honorem, Galli, oltre ad essersi esibito come pianista solista, dal 2007 ha intrapreso la carriera di direttore d’orchestra riscuotendo grandi successi in tutti i teatri del mondo, applaudito recentemente dal pubblico genovese nella direzione del dittico Rapsodia satanica e Gianni Schicchi appena concluso.

Spettacoli Brescia Teatro Grande stagione lirica 2018/19 prova generale Tosca primo atto; nella foto scena reporter Favretto

La regia, è firmata da Andrea Cigni, laureato al Dams di Bologna, dopo numerose esperienze di recitazione, mimica, dizione, danza ed espressività corporea e aver collaborato con importanti registi quali Pier Luigi Pizzi, Giancarlo Cobelli, a partire dal 2007 dedica buona parte della sua attività artistica alla regia d’opera firmando numerosi allestimenti in Italia e in ambito internazionale vincendo nel 2015, come miglior regista, il primo social ‘oscar’ della lirica GbOscar per le eccellenze della lirica.

Spettacoli Brescia Teatro Grande stagione lirica 2018/19 prova generale Tosca terzo atto; nella foto scena reporter Favretto

È docente di Arte Scenica, Storia del Teatro, Drammaturgia Musicale, Recitazione, Diritto Legislazione e Management dello Spettacolo, Tecniche della Comunicazione, presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali di Cremona ‘Claudio Monteverdi’.

Le scene sono state realizzate da Dario Gessati, i preziosi costumi sono di Lorenzo Cutùli e le luci di Fiammetta Baldiserri. L’allestimento proviene da Teatri di OperaLombardia e Fondazione I Teatri di ReggioEmilia.

L’opera si avvale di due cast prestigiosi, che si alterneranno nelle recite: Maria Josè Siri e Donata D’Annunzio Lombardi (Floria Tosca), Murat Karahan, Diego Torre e Jorge de León (Mario Cavaradossi), Alberto Gazale, Devid Cecconi e Carlos Álvarez (Scarpia), John Paul Huckle (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Didier Pieri (Spoletta), Ricardo Crampton (Sciarrone) e Antonio Mazza che si alternerà con Alessio Bianchini nel ruolo del Carceriere e in più, le voci bianche di Denise Colla, Manuel Meledina e Eliana Uscidda (Un Pastorello).

La Tosca di Giacomo Puccini è un’opera degli eccessi. La gelosia di Tosca, l’eroismo repubblicano del suo amato, il pittore Mario Cavaradossi, la cattiveria del Barone Scarpia, capo della polizia: tutto è estremo, in questa vicenda ambientata nella Roma politicamente in subbuglio del 1800. I momenti forti non si contano: la tortura di Cavaradossi e la sua fucilazione in scena; Tosca che, cantante lirica vissuta sempre “d’arte e d’amore” senza far “mai male ad anima viva”, uccide Scarpia, colui davanti a cui “tremava tutta Roma”, congedandosi dal suo cadavere con un rituale tra il macabro e il solenne; il salto nel vuoto di Tosca dai bastioni di Castel Sant’Angelo; la libidine sfrenata di Scarpia.

C’è chi, come Alberto Arbasino, vede in Tosca una messa in scena della Crudeltà, il manifesto di un “Teatro della Ferocia” davanti a cui impallidiscono, secondo lo scrittore, titoli giudicati di solito molto più perfidi. La storia, del resto, è tratta dal dramma omonimo (1887) di  Victorien Sardou, uno specialista del teatro a tinte forti che andava di moda nella Parigi di fine ‘800.

L’impatto della vicenda è intensificato dalle scelte compositive di Puccini, che si susseguono con il tempismo di un montaggio cinematografico: melodie di sicuro effetto (“Vissi d’arte”, “Recondita armonia”, “E lucevan le stelle”), armonie inaspettate, colori timbrici di densità pittorica.

Gli incontri collaterali che il Teatro Carlo Felice ha organizzato intono all’evento sono:

Domenica 28 aprile 2019 – dalle ore 13.30 alle ore 15.00

Open Day

Visite guidate agli allestimenti di Tosca

 

Lunedì 29 aprile alle ore 17.30

Libreria La Feltrinelli

UN POMERIGGIO ALL’OPERA

Incontro con gli artisti di “Tosca”

a cura di Massimo Pastorelli

Ingresso libero

 

Marina Chiappa (anche per le fotografie)

Brescia Photo Festival: i luoghi

Visual Brescia Photo Festival 2019 by Ramona Zordini

Il Museo della città, un antico monastero femminile di origine longobarda, accoglie Da Man Ray a Vanessa Beecroft, un percorso di 9 mostre: un trittico tematico dedicato al rapporto tra donne e obiettivo fotografico; 3 monografiche dedicate al ritratto dal XIX al XXI secolo; un’installazione che ripercorre la vita e la carriera di oltre trenta fotografe italiane, dall’inizio del secolo ad oggi e due progetti one-off, omaggio a grandi artisti contemporanei.

Donne davanti l’obiettivo, a cura di Mario Trevisan,racconta il nudo femminile con 110 straordinari scatti di artisti di fama internazionale dagli albori della fotografia a oggi, passando dagli anni ’20 e dalla Parigi del periodo surrealista all’America Latina degli inizi del ‘900, non dimenticando il Giappone e la sua cultura. Tra i fotografi in mostra:Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, E.J.Bellocq, Bill Brant, Robert Mapplethorpe, Elmut Newton, Man Ray, Peter Witkin, Francesca Woodman (inedita, produzione Brescia Photo Festival).

Dietrol’obiettivo. Fotografe italiane 1965-2018, dalla collezione Donata Pizzi, a cura di Alessandra Capodacqua, conta 100 immagini di 70 tra le più importanti fotografe italiane appartenenti a generazioni e ambiti espressivi diversi, tra cui:Paola Agosti, Marina Ballo Charmet, Letizia Battaglia, Silvia Camporesi, Lisetta Carmi, Gea Casolaro, Anna Di Prospero, Adelita Husni-Bey, Allegra Martini, Paola Mattioli, Marialba Russo, Alba Zari.Attraverso le opere in mostra – da quelle di reportage a quelle più spiccatamente sperimentali – affioranoi mutamenti concettuali, estetici e tecnologici che hanno caratterizzatola fotografia italiana dell’ultimo cinquantennio.

Autoritratto al femminile, a cura di Donata Pizzi e Mario Trevisan, chiude idealmente il trittico e ammicca alla cultura del selfie con 50 opere che non si fermano alla semplice e formale produzione del ritratto ma sono caratterizzate da una forte ricerca nella rappresentazione intimista del soggetto/oggetto. In mostra, tra gli altri, scatti di Marcella Campagnano, Paola De Pietri, Florence Henry e Carolee Schneemann (inedita, produzione Brescia Photo Festival).

Due le esposizioni dalla collezione di Massimo Minini,entrambe per la prima volta in Italia: Julia Margaret Cameron, con 25 fotografie vintage della storica fotografa inglese, la più importante ritrattista di epoca vittoriana, ed Elisabetta Catalano. Ritratti dell’arte: 30 scatti di una delle più importanti fotografe italiane che, attraverso i ritratti di grandi personaggi del Novecento, si è fatta testimone della storia d’Italia dagli anni Settanta ai giorni nostri.

Un’altra eccezionale prima per il nostro Paese: MihaelaNoroc. The Atlas of Beauty, a cura di Roberta D’Adda e Katharina Mouratidi, con la collaborazione della galleria berlinese f3– freiraumfür fotografie. La fotografa romena – che dal 2013 viaggia in tutti gli angoli del pianeta per catturare, con i suoi scatti, la varietà del nostro mondo, attraverso ritratti di donne– espone a Brescia 44 opere. Il suo Atlante della bellezza è un progetto aperto che, a oggi, conta oltre 2.000 ritratti da più di 50 paesi e che, attraverso volti e storie, testimonia come la bellezza non abbia etnia né confini geografici ridefinendo il concetto di bellezza multiculturale.

Parlando con voi, ideata dal fotografo Giovanni Gastel, ripercorre, attraverso un suggestivo approccio multimediale, la vita e la carriera di oltre 30 fotografe italiane, dall’inizio del secolo ad oggi. Composta da trenta schermi nei quali scorrono interviste esclusive e sequenze di opere e pubblicazioni, l’installazione consente al visitatore di scoprire e approfondire l’esistenza delle artiste coinvolte e la loro esperienza di donne originali e coraggiose. È promossa da AFIP International (Associazione Fotografi Professionisti) e CNA Professioni (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Impresa) in collaborazione con Superstudio Group e Metamorphosi Editrice.

A completare questo percorso artistico-culturale due progetti speciali, con altrettante opere uniche poste in dialogo immateriale con il patrimonio museale e i suoi modelli senza tempo.

L’esposizione Dea. La Vittoria alata dalle immagini d’archivio a Galimberti è dedicata alla straordinaria statua di bronzo,simbolo della città di Brescia, temporaneamente in restauro. Nella sezione romana del Museo di Santa Giulia a immagini dell’Archivio fotografico dei Musei Civici, che ripercorreranno la storia della Vittoria alata, si affiancano tre opere inedite di Maurizio Galimberti, realizzate con la tecnica del foto collage (produzione Brescia Photo Festival).

In VBSS.002, Vanessa Beecroft ritrae se stessa come una Madonna che allatta due gemelli neri anziché un bambino bianco. Si tratta di un simbolo da una parte di colonizzazione, violenza etnica e predominanza, dall’altra emblema di un amore puro e istintivo come quello materno e di congiunzione tra tutti i popoli. La foto è eccezionalmente collocata nella Basilica di San Salvatore, dal 2011 Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, grazie alla collaborazione con la Fondazione San Patrignano.

Un ulteriore progetto one-off, che si può ammirare nella Pinacoteca Tosio Martinengo, da poco riaperta dopo un lungo restauro, è Ma-donne.Un meraviglioso scatto di Tazio Secchiaroli conSophia Loren nell’inedita veste di una Madonna, icona per eccellenza della femminilità, si inserisce in un dialogo senza tempo con le operedella collezione permanente di pittura raffiguranti la Madonna,in un percorso trasversale a epoche e stili.Ai dipinti del percorso museale si aggiunge, in occasione della mostra, la Vergine consolatrice di Francesco Hayez, opera dipinta negli anni 1851-1853 su commissione del Comune di Brescia e ispirata alla grande tradizione del Rinascimento (inedita, produzione Brescia Photo Festival).

Tutte le mostre al Museo di Santa Giulia e alla Pinacoteca Tosio Martinengo inaugurano in occasione del Brescia Photo Festival e saranno aperte al pubblico fino all’ 8 settembre 2019.

 

Delors (anche per la fotografia)

 

Il volo libero in deltaplano in Friuli

La pedemontana del Friuli fa da contesto territoriale per un avvenimento internazionale di volo libero in deltaplano.

Dal 25 aprile al 1 maggio, organizzato da Flyve e Aero Club Lega Piloti, terza edizione dello Spring Meeting – Trofeo Friuli Venezia Giulia 2019, una competizione che si svolge in una zona ben nota a chi pratica il volo libero. La stessa sarà teatro del XXII Campionato del Mondo di deltaplano il prossimo luglio. Partecipano i migliori piloti da tutta Europa che hanno colmato il numero massimo degli ammessi alla gara.

L’area di volo si sviluppa principalmente nella zona pedemontana del Friuli ma, a seconda delle condizioni atmosferiche, è possibile volare anche nelle Alpi e in pianura. Il decollo principale da cui prenderà il via ogni prova di gara, una al giorno meteo permettendo, è situato sul monte Valinis sopra Meduno (Udine). Tuttavia, sulla base delle condizioni meteorologiche, sarà possibile utilizzare altri punti di decollo situati in territorio italiano e sloveno, cinque in tutto. Atterraggio ufficiale e quartier generale della manifestazione a Travesio (Pordenone).

Molte attività collaterali saranno organizzate per famiglie e visitatori.

 

Gustavo Vitali

“La stanza dei fiori” a Montichiari

Aperta fino al prossimo 4 agosto presso Museo Lechi di Montichiari, “La stanza dei fiori” propone quindici opere private mai prima esposte sulla pittura botanica dell’Ottocento francese. La sala espositiva diventerà anche occasione di alcuni approfondimenti. L’11 maggio una visita guidata con il direttore del Museo Lechi, Paolo Boifava; il 18 maggio una conferenza su “Il potere dei fiori nell’Europa Romantica. Da Redouté ad Hayez”; il 25 maggio un corso di acquarello botanico; il primo giugno una conferenza su “La rosa tra Otto e Novecento, storia e fortuna botanica della regina dei giardini”. Pierre Joseph Redouté realizzò circa 500 tavole acquerellate, poi tradotte in incisioni di grande formato e alta qualità, tra il 1802 e il 1816, nella serra di Joséphine de Beauharnais, al castello Malmaison. Le tavole, a colori e ritoccate ad acquerello, vennero raccolte nell’opera “Le Liliacee”, in otto volumi tirati in 200 copie grazie al sostegno di Napoleone Bonaparte. Il volume era di straordinaria importanza, data la difficoltà di conservare erbari di bulbose, divenendo quindi fondamentale per i naturalisti dell’epoca. Dell’opera, sono esposti in mostra cinque fogli: Ixia Maculata, Hemerocallis japponica, Kaempferia longa, Colchicum arenarium, Iris triflora.

Kaempferia longa

Di Augustin Thierriat è, invece, Tulipani, un acquerello su carta tra il 1830 e il 1840: Thierrat era uno dei maestri della scuola di decorazione floreale di Lione. Allieva di Redouté fu Appoline Chacheré de Beaurepaire che esponeva i suoi acquerelli a Parigi: la moda lanciata da Joséphine de Beauharnais di decorare le camere da letto dell’aristocrazia e della ricca borghesia con acquerelli naturalistici fu il successo di alcuni di questi artisti. Le si affiancano Anne Ernestine Panckoucke, Adèle Lallemand, Madame Charles, Marie Prudence Couvreux. La loro produzione di Camelie, Vasi di rose, Vasi di fiori con camelie, zagare polemonium, ma anche Bouquet con narcisi, lillà, tulipani, peonie e altri bellissimi fiori, sono da vedere. Occasione per visitare l’interessante Museo Lechi, con opere di assoluto rilievo, come i quadri del Romanino e del Pittocchetto.

“La stanza dei fiori”, Museo Lechi, Montichiari (Brescia)

Fino al 4 agosto 2019; da mercoledì a sabato 10-13 e 14.30-18; domenica 15-19. Primo maggio chiuso.

 

Alessia Biasiolo

Tocatì patrimonio immateriale UNESCO. A Verona il primo incontro internazionale

Da Belgio, Francia, Croazia, Cipro e Bulgaria per sostenere il Tocatì. Passo avanti del Festival dei giochi antichi per entrare a far parte del patrimonio culturale immateriale Unesco. È stata questa la proposta al centro del primo incontro di confronto internazionale a palazzo Barbieri.

L’appuntamento veronese, sostenuto da Comune, Regione e Associazione Giochi Antichi AGA, ideatrice del Festival Tocatì, rappresenta la prima fase di confronto per la definizione ufficiale della candidatura multinazionale del Tocatì al Registro delle Buone Pratiche di Salvaguardia del patrimonio Culturale immateriale Unesco.

L’obiettivo principale è quello di promuovere, oltre i confini nazionali, il valore culturale della manifestazione che, dal 2003, sostiene con le sue attività la salvaguardia della tradizione del gioco antico, promuovendo a Verona l’incontro tra giocatori di vari paesi del mondo e la scoperta di elementi del patrimonio culturale immateriale, come danze, canti, artigianato e rituali, rappresentativi delle diverse comunità partecipanti.

Un festival sempre più apprezzato e partecipato che, da 16 edizioni, a settembre, anima vie e piazze del centro storico cittadino, con giochi ed iniziative diverse realizzate in collaborazione con le comunità ludiche nazionali ed internazionali.

“Il progetto di candidatura multinazionale – spiega l’assessore alla Cultura e Turismo – è il risultato di un lungo percorso di riflessioni ed esperienze condivise a livello nazionale e internazionale con le principali comunità ludiche di gioco tradizionale. Una proposta che punta ad accrescere la conoscenza, oltre i confini nazionali, della manifestazione Tocatì e con essa, l’impegno della città di Verona nel mantenere vive le tante e diverse tradizioni ludiche del nostro Paese”.

 

Roberto Bolis

 

Brescia Photo Festival “Donne”

 

La terza edizione del Brescia Photo Festival, rassegna internazionale di fotografia con la direzione artistica di Renato Corsini, si terrà a Brescia da giovedì 2 a domenica 5 maggio 2019.

Promosso da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Ma.Co.f. – Centro della fotografia italiana, esplorerà per quattro giornate molteplici aspetti del vastissimo universo femminile affiancando allo sguardo di grandi artisti della fotografia dall’Ottocento a oggi – da Man Ray a Robert Mapplethorpe, da Vanessa Beecroft a Francesca Woodman, da Julia Margaret Cameron a MihaelaNoroc ed Elisabetta Catalano – riflessioni e progetti inediti che indagano la complessità del femminile nella società contemporanea.

10 sedi– per un totale di 4.000mq espositivi– nel centro storico di Brescia e in provincia ospiteranno 19 esposizioni– tra mostre tematiche, monografiche e one-off, in gran parte produzioni originali – che valicheranno i confini temporali del festival e proseguiranno fino all’estate; talk con gli artisti; workshop; concerti; proiezioni cinematografiche e visite guidate. Saranno coinvolte anche le gallerie d’arte di Brescia, le librerie e le biblioteche con progetti sul tema: il festival vuole infatti essere anche un momento di festa per esplorare lo straordinario patrimonio artistico e architettonico del capoluogo lombardo e il suo territorio.

La rassegna fotografica sarà un’importante occasione per valorizzare il patrimonio museale di Brescia. Pertanto il biglietto d’ingresso alle mostre allestite al Museo di Santa Giulia permetterà di accedere anche al complesso museale; viceversail pubblico del museo,con una minima integrazione del biglietto, avrà la possibilità di visitare le 9mostre.

Giovedì 2 maggio alle 18 il concerto per pianoforte di Alessandro Taverna, offerto dal Festival Pianistico Internazionale, inaugura il Brescia Photo Festival. Il giovane pianista veneziano, insignito del Premio Presidente delle Repubblica 2012, si esibisce al Museo di Santa Giulia per una straordinaria preview delle 9 mostre del festival allestite nel museo. L’ingresso è libero (max 100 posti, prenotazione obbligatoria).

Sarà inoltre indagato il rapporto tra donne e musica con due eventi in programma domenica 5 maggio alle ore 18.30 al Salone delle Danze del Ma.Co.f.: la presentazione del libro Riot Not Quiet di Laura Pescatori e lo spettacolo L’altra metà del cielo. Le donne nelle copertine dei dischi di Paolo Mazzuchelli.

Un’occasione di incontro e dialogo con grandi esponenti della fotografia italiana saranno i Talking heads on photography, alMuseo di Santa Giulia, al Ma.Co.f. e all’Università Cattolica di Brescia.

Letizia Battaglia,Monica Bulay, Maurizio Galimberti, Giovanni Gastel, Uliano Lucas, Donata Pizzi e altri interpreti parleranno al pubblico di arte, fotogiornalismo e ricerca fotografica. Nell’ultimo giorno del festival, domenica 5 maggio alle ore 11, le fotografe, le cui opere sono esposte nelle numerose mostre allestite in città, saranno protagoniste di una tavola rotonda.

I fotografi esordienti avranno inoltre la possibilità di mostrare i loro lavori a fotografi professionisti e, per i più giovani di loro, in calendario un progetto di street photography, per raccontare il festival, le inaugurazioni, i talk con gli autori. I loro lavori saranno raccolti nella mostra I Giorni del Festival, che sarà successivamente allestitapresso lo spazio Bunker (produzione Brescia Photo Festival).

Le donne saranno raccontate anche attraverso una rassegna cinematografica e documentaristica, al Cinema Nuovo Eden. Si inizia giovedì 2 maggio alleore 21 con The Connection, lungometraggio d’esordio di Shirley Clarke, una delle filmmaker più influenti del New American Cinema. Si prosegue venerdì 3 maggio alle ore 21.15 con l’ultimo lavoro di Laetitia Carton Le grand Bal, un inno senza tempo alla magia del ballo e all’armonia di anime e corpi nella diversità. Si conclude domenica 5 maggio alle ore 21 con Franca. Chaos and creation di Francesco Carrozzini, un ritratto intimo di Franca Sozzani, madre del registae leggendaria direttrice di Vogue Italia. Un’icona che ha dettato lo stile degli ultimi venticinque annida sempre impegnata nell’esplorare tematiche off-limits al fine di scuotere lo status quo e ridefinire il concetto di bellezza.

E infine per le famiglie con bambini saranno organizzati laboratori al Museo di Santa Giulia per conoscere grandi fotografi, scoprendone il linguaggio, il lavoro, l’estetica e la grammatica attraverso immagini intense che restituiscono una visione della donna da molteplici punti di vista.

Nel workshop Un reportage sensazionale si potrà scoprire come l’osservazione attenta di una fotografia permette di immergerci in essa;i partecipanti del laboratorio Espansioni arriveranno ad agire sulle foto “pittoricamente” e il fotomontaggio, tecnica artistica facile da utilizzare che spalanca le porte all’immaginazione, sarà il protagonista di Uno, dieci, cento scatti per divertirsi a smontare le fotografie esposte e crearne di nuove attraverso sovrapposizioni, ritagli, interventi pittorici.

 

Delors

In Arena la prima mondiale del balletto ‘Romeo e Giulietta’

La presenza in città, in via eccezionale, del ballerino di fama mondiale Sergei Polunin (nella foto), è stata l’occasione per presentare l’evento di cui sarà protagonista quest’estate in Arena.

Un evento unico per Verona, che il 26 agosto alle 21 ospiterà in Arena la prima mondiale dello spettacolo ‘Romeo e Giulietta’ diretto da Johan Kobborg, con il ballerino ucraino Sergei Polunin nei panni di Romeo. Sul palco insieme a lui, danzeranno Alina Cojocaru, nel ruolo di Giulietta, e un cast di 20 danzatori di fama internazionale.

Un progetto unico, realizzato apposta per il palco dell’Arena e per Verona, città simbolo del capolavoro skakespeariano, da cui partirà proprio il tour mondiale.

Prima di recarsi in Arena per un servizio fotografico, Polunin ha voluto incontrare in municipio il Sindaco e quanti partecipano alla realizzazione dell’evento. Si tratta infatti di una produzione Polunin ink e Show Bees, che a Verona arriva grazie alla collaborazione tra ATER, agenzia di danza nazionale, e il Festiva della Bellezza.

Insieme al sindaco, erano presenti in sala Arazzi il responsabile degli eventi extralirica di Fondazione Arena Gianmarco Mazzi, Gianmario Longoni di ATER, il direttore artistico del Festiva della Bellezza Alcide Marchioro, oltre al ballerino Sergei Polunin e al coreografo e direttore dello spettacolo Johan Kobborg.

“Polunin è un numero uno al mondo, non c’è palco migliore per lui che la nostra Arena – ha detto il sindaco -. Una produzione in cui crediamo fermamente e che va nella direzione di alzare sempre di più l’asticella della qualità delle proposte offerte. Il che significa anche diversificare, per raggiungere un pubblico sempre più vasto. Quindi non solo lirica e concerti di musica pop e rock, ma anche danza, tanto più se a ballare è uno dei migliori talenti al mondo. Nonostante la giovane età, infatti, Polunin ha già alle spalle una carriera straordinaria, destinata solo a crescere e a fare di lui un artista che passerà alla storia. Averlo sul nostro palco più famoso non può quindi che essere motivo di grande orgoglio e soddisfazione, oltre che la riprova di quanto l’Arena sia uno dei teatri più ambiti da tutte le star internazionali”.

“Insieme a Roberto Bolle, Sergei Polunin è senza dubbio il ballerino di danza classica più famoso al mondo – ha aggiunto Mazzi -. Ha già calcato i maggiori palcoscenici di Londra e della Russia, ed ora è pronto per questa nuova sfida, che lo vedrà per la prima volta nel ruolo di Romeo. Sarà uno spettacolo dal forte impatto emotivo, con scenografie suggestive, per un’esperienza che resterà nel cuore degli spettatori. Ringrazio Il Festival della Bellezza per il prestigioso risultato, la danza è una forme d’arte che più sanno emozionare. L’obiettivo è far si che lo spettacolo entri a far parte in modo stabile della programmazione degli spettacoli in Arena”.

“Qui realizzo davvero un sogno – ha detto Polunin -. L’Arena di Verona, Romeo e Giulietta e un balletto classico lontano dalle compagnie di balletto stabili, tre obiettivi che, per una serie di congiunture fortunate, riesco a raggiungere tutti insieme”.

 

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

I sette peccati capitali dell’economia italiana

Carlo Cottarelli ha fondato un Osservatorio Conti Pubblici Italiani presso l’Università Cattolica di Milano, il primo in Italia, mentre un Osservatorio di questo tipo è usuale in altri Paesi. L’esperienza di Cottarelli è solida e indubbia: laureato a Siena e presso la London School of Economics, un’occupazione presso Banca d’Italia ed Eni, quindi al Fondo Monetario Internazionale, poi Commissario straordinario per la revisione della spesa; ancora, Direttore esecutivo del Fondo monetario Internazionale e oggi, oltre che Direttore dell’Osservatorio, è Visiting Professor all’Università Bocconi. Con quasi l’incarico di formare l’ultimo governo, prima della soluzione politica Conte. Insomma, un esperto vero. Che scrive vari libri sull’Economia di cui l’ultimo del 2018 “I sette peccati capitali dell’economia italiana”. Perché l’Italia non cresce, perché l’Italia ha un alto debito pubblico e via così. Scopo delle pubblicazioni di Cottarelli è fare, nel suo piccolo, ciò che unicamente potrebbe essere grande: abituare le persone all’idea di spesa, di debito, di conti pubblici, perché sappiano di cosa si parla e non venga loro liquidata l’Economia come qualcosa di lungo, difficile, ostico e “inutile” da sapere. Dato che poi sono le persone a votare e le persone protagoniste dell’economia del loro Paese, consapevolizzarle o responsabilizzarle o renderle edotte è compito nobile e giusto. Salvo, forse, che dire le parole magiche che cancellano ogni abilità, attestato di studi, capacità riconosciute a livello mondiale: bisogna pagare le tasse. Perché pagandole tutti chi le paga sempre spenderebbe un po’ meno e perché, pagandole tutti, si risolverebbero molti problemi di disponibilità economico-finanziaria per le spese utili: la scuola, gli ospedali, i servizi in genere. Cottarelli viaggia per la penisola per spiegare perché l’Italia è cresciuta poco negli ultimi anni; perché il reddito pro capite è sceso del 2%, mentre il potere d’acquisto dei tedeschi, dal 1999, è cresciuto rispetto a quello italiano del 25%; quali sono i sette peccati capitali dell’economia italiana come l’evasione fiscale appunto, la corruzione, l’eccesso di burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud. Infine, la difficoltà a convivere con l’euro, non potendo più svalutare la Lira, per sistemare i conti, rispetto al resto d’Europa. Il linguaggio del libro è semplice e immediato, di facile comprensione, così come è semplice ascoltare le presentazioni del volume che Cottarelli si presta a ripetere con pacatezza e competenza. Divertente, del resto, sentire come alcuni spettatori, al momento degli interventi personali o delle domande all’Autore, spiegano con dovizia di particolari come è giusto non pagare la fattura dell’idraulico o del meccanico perché “Ho già dato tanto, pagando sempre le tasse quando lavoravo” e similari. Un vizio, quello italiano, che non sarebbe risolto con l’abbattimento delle aliquote o con la possibilità di scaricare ogni spesa, sostiene il nostro, perché il meccanismo economico non è così semplicemente lineare o immediato. Ad esempio, un grosso problema è la mancata crescita demografica senza la quale ogni economia, non soltanto quella italiana, si ferma. Anche in questo caso per vari motivi, forse non ultimo la mancanza di inventiva e di innovazione che i giovani si portano dietro. In ogni caso, un paio di insegnamenti pratici e immediati il libro, quindi anche Cottarelli stesso, li dà. Le tasse bisogna pagarle. Intanto per fare la propria parte, poi il resto, l’economia e i politici, facciano la loro. Politici cha vanno scelti al momento del voto: un voto consapevole, ponderato sul reale operato di chi è stato eletto e ha svolto bene o non, il mandato conferitogli dagli elettori.

Da leggere.

 

Carlo Cottarelli: “I sette peccati dell’economia italiana”, Feltrinelli, Milano, 2018, pagg. 176; euro 15,00.

 

Alessia Biasiolo

 

Anche Verona tra le tappe della Freedom Charity Run

Di corsa per 1050 chilometri da Gdansk a Milano, per favorire la dialogo tra i popoli e raccogliere fondi per i bambini in difficoltà. È la Freedom Charity, Run 2019 che il 4 e 5 luglio farà tappa anche a Verona.

L’evento, che vuole sottolineare l’importanza della libertà, della democrazia e dell’amicizia tra le nazioni, dal 2013 è promosso annualmente in tutto mondo dall’organizzazione umanitaria Lions Clubs International, con percorsi e tappe sempre diverse. In sette edizioni sono stati percorsi oltre 5000 chilometri di corsa ed attraversate 14 nazioni in 3 diversi continenti.

Una lunga corsa internazionale che quest’anno, dal 26 giugno al 6 luglio, partendo da Gdansk in Polonia, attraverserà Austria, Ungheria, Croazia e Slovenia, per terminare a Milano, dove è in programma, dal 6 al 9 luglio, per la prima volta in Italia, la Convention mondiale Lions.

I corridori arriveranno a Verona il 4 luglio alle 17, per ripartire il giorno successivo alle 8.30 alla volta di Milano.

L’appuntamento è stato presentato a palazzo Barbieri durante l’incontro fra l’assessore allo Sport Filippo Rando e i due rappresentanti del Lions Clubs International Mariusz Szeib e Daniel Wcisło Poznań.

“Sono onorato che Verona sia stata scelta come tappa di questo importante appuntamento sportivo – ha detto Rando –. Un’iniziativa umanitaria di straordinario valore, il cui ricavato sarà devoluto in favore dei bambini del Rwanda”.

Ulteriori informazioni sul sito http://freedomcharityrun.org.

Roberto Bolis

La sagra del Carciofo Moretto di Brisighella

Carciofaia Gramantieri Calanco

Il comune di Brisighella (Ravenna) può vantare numerosi prodotti tipici, vere e proprie eccellenze a livello nazionale. Sicuramente il più famoso e rinomato di tali prodotti è l’Olio extra vergine d’oliva, ma merita una menzione di tutto rispetto anche il piccolo Carciofo Moretto. Il Moretto potrebbe essere definito “autoctono dell’autoctono”, infatti quello vero si trova solamente nel comune di Brisighella e, ancor più con precisione, soprattutto nei tipici calanchi gessosi con una buona esposizione al sole (Brisighella si trova al centro del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola). In tali luoghi riesce a raggiungere le massime espressioni organolettiche, che ne fanno un prodotto inimitabile e dal sapore autentico e inconfondibile.

Per celebrare questo prodotto nel mese di maggio prende vita la “Sagra del Carciofo Moretto”, in programma nelle domeniche 5 e 12. Durante l’intera giornata saranno presenti i produttori di Moretto e di altri prodotti tipici del territorio (dai salumi di mora romagnola ai formaggi, dalle confetture alle primizie di primavera). Sarà in funzione uno stand gastronomico con i menù tradizionali e alcune ricette dedicate al Moretto. Anche i ristoranti del Borgo dedicheranno in queste giornate i loro menù al Moretto. Ci sarà anche un trenino panoramico per accompagnare i turisti lungo i Colli di Brisighella per visitate la Rocca Manfrediana e la Torre dell’Orologio.

Il Moretto si mangia crudo e leggermente lessato, condito con sale e olio, preferibilmente con il rinomato “Brisighello”, col quale si sposa molto bene in quanto i due prodotti hanno una base aromatica comune. Sono molte e gustose le ricette che si possono realizzare utilizzando il Carciofo Moretto: mezzelune con Moretto a formaggio di fossa, insalatina di Moretto con caprino in parmigiano croccante, tagliatelle al ragù di agnello sul Moretto all’aceto balsamico, crespelle ripiene di cuori di Moretto, cappelli di prete con ripieno di Moretto e ricotta.

Il carciofo non è altro che il bocciolo dell’infiorescenza che si raccoglie immaturo, cioè prima che sbocci, fine aprile e maggio. Il Moretto è una varietà rustica, sulla quale non sono stati fatti interventi genetici e ciò ha consentito di mantenere inalterate nel tempo le caratteristiche e gli aromi originari, diversamente da altre varietà largamente coltivate nel bacino del Mediterraneo. La pianta del Moretto si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti basali chiamati “carducci” che vengono usati per la riproduzione. Dal punto di vista agronomico predilige i terreni siliceo-argillosi, tipici dei calanchi romagnoli, ben esposti al sole. Le foglie, verdi-grigiastre, sono grandi e spinose, pendenti all’infuori. Il Moretto si presenta violaceo con riflessi dorati, spine giallo nere ben formate e rigide. Il suo sapore è leggermente amaro, fresco, appetitoso.

 

Pierluigi Papi (anche per le fotografie)