Tosca al Carlo Felice di Genova

Il quinto titolo della Stagione Lirica 2022-2023 dell’Opera Carlo Felice Genova sarà Tosca, che andrà in scena con sei recite programmate tra il 24 febbraio e il 5 marzo 2023. Il celebre melodramma composto da Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, tratto dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, sarà diretto da Pier Giorgio Morandi che salirà sul podio dell’Orchestra, del Coro (Claudio Marino Moretti è il maestro del coro) e del Coro di voci bianche (Gino Tanasini è il maestro del coro di voci bianche) dell’Opera Carlo Felice Genova. L’allestimento di proprietà della Fondazione Teatro Carlo Felice porta la firma del regista Davide Livermore, che ha curato anche le scene e le luci, mentre i costumi sono di Gianluca Falaschi; la regia sarà ripresa nell’occasione da Alessandra Premoli. Nel cast ricordiamo la presenza di Maria José Siri/Monica Zanettin (Tosca), Riccardo Massi/Sergio Escobar (Mario Cavaradossi), Amartuvshin Enkhbat/Stefano Meo (Scarpia), Donghoo Kim (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Manuel Pierattelli (Spoletta), Claudio Ottino (Sciarrone), Franco Rios Castro/Roberto Conti (Un carceriere). 

Redatto dai fidati collaboratori Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il libretto di Tosca fu tratto dall’omonima pièce del celebre drammaturgo francese Victorien Sardou (Parigi 1887), che Giacomo Puccini ebbe l’occasione di veder interpretata da Sarah Bernardt a Milano e Torino nel febbraio e marzo del 1889. Il compositore toscano poté lavorare a Tosca tra l’estate 1895 e l’ottobre 1899; l’opera debuttò il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Da allora, la struggente vicenda d’amore e morte di Floria Tosca e Mario Cavaradossi, mirabilmente intrecciata nel contesto politico tardo settecentesco della restaurazione papale, rappresenta uno dei più grandi successi operistici di sempre. Tosca, certamente uno dei titoli del repertorio lirico più amati dal grande pubblico, non fu però accolta altrettanto benevolmente da una parte della critica che ne considerò invece con sospetto il carattere di dramma ‘a forti tinte’, intessuto d’azioni e passioni estreme: amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo, tenerezza idilliaca e truce violenza. In verità l’accusa che tuttora più spesso si sente muovere a Tosca – l’essere costantemente esposta al rischio di scadere nel kitsch – è parziale: essa verte solo intorno a taluni aspetti della vicenda e non tiene conto del fatto che, oggi come ieri, questa presenta contenuti non propriamente banali o scontati, come l’equivalenza tra fede bigotta e ipocrisia, potere politico e corruzione.

Muovendo inoltre dall’ovvio assunto che un’opera è non solo un libretto, ma anche e soprattutto una partitura, bisognerebbe saper riconoscere la dirompente e formidabile energia drammatica posseduta dalla musica di Tosca. In essa l’obiettivo di una capillare aderenza all’azione appare assolutamente centrato e la creatività di Puccini – alla ricerca, dopo l’intimismo della Bohème, di nuovi soggetti e nuove situazioni drammatiche – poté conseguire ulteriori traguardi nel coniugare suggestioni desunte dall’opera verista ad un’interpretazione del soggetto storico in chiave realistica. Sul piano musicale ciò dischiuse possibilità d’invenzione inedite che spaziano dal recupero della modalità alla sperimentazione di regimi stilistici radicalmente alternativi a quelli tradizionali, di norma associati dalla musicologia a nomi quali Schoenberg, Stravinskij e Debussy. Proprio l’intensa ammirazione provata per Tosca da compositori quali Arnold Schoenberg e Alban Berg dovrebbe indurre alla riflessione e spingere a considerare l’opera in una prospettiva radicalmente diversa, quella prospettiva che additava Fedele D’Amico: «SalomeElektraWozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe al primo posto».

U.S. (anche per le fotografie)

Die Fledermaus

La divertente operetta di Johann Strauss II nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna, ha felicemente debuttato il 31 dicembre scorso, con replica altrettanto applaudita il primo gennaio. Le prossime repliche saranno sabato 7 e domenica 8 gennaio alle ore 15, e martedì e mercoledì 10 e 11 gennaio alle ore 20.

In tre atti, l’operetta Die Fledermaus (Il pipistrello) venne rappresentata la prima volta al Theatre an der Wien di Vienna il 5 aprile 1874 e vede come protagonisti il banchiere Gabriel von Eisentstein, sua moglie Rosalinde e la sua cameriera Adele, Ida sorella di Adele, il principe Orlovskij, il direttore della prigione Frank e la guardia carceraria Frosch, Alfred, il dottor Falke, oltre che varie maschere, servi, ballerini, signori e signore. L’orchestra del Teatro Carlo Felice, diretta da Fabio Luisi, è stata strepitosa nell’interpretare le belle musiche di Strauss, tra le quali alcune molto note anche al pubblico meno frequentante il teatro. L’azione si svolge in una località balneare nei pressi di una grande città nell’ultimo terzo del XIX secolo, e il regista Cesare Lievi ha optato per una scenografia semplice ed efficace, non priva di interessanti spunti capaci di sorprendere gli spettatori. Le linee pulite della scena che contraddistinguono spesso i lavori firmati da Lievi (scene e costumi di Luigi Perego), sono avvalorate da uno struzzo che percorre il palcoscenico venendo ad un certo punto “spennato” e tramutato, almeno parzialmente, in eleganti ventagli da parte di tutti gli interessati alla scena, vestiti elegantemente ma con estro moderno, mentre alcune comparse si muovono come tecnici luci e come spalla di una commedia che diventa esilarante. Lo stesso dicasi per le grandi gabbie della prigione, oppure per i sobri mobili che lasciano lo spazio a imponenti idee di saloni per le danze e per la festa voluta dall’annoiato principe Orlovskij. Molto bella e azzeccata la parte comica della guardia interpretata dall’attore Ugo Samel, mentre Rosalinde (Valentina Farcas) è davvero molto brava a mantenere un’azione interessante, mettendo in luce le sue ottime qualità canore. Si tratta della solita commedia degli equivoci, resa affascinante dalla musica operettistica e dalle belle voci, trascinati dalle arie di Strauss e da un vortice di eventi che vanno seguiti da presso per non perdere il filo, grazie anche alla recitazione in tedesco, pur se coadiuvata dalle simultanee e scritte traduzioni principali in italiano.

Von Eisentstein (Simon Schorr) tre anni prima degli eventi narrati, aveva partecipato ad un ballo in maschera vestito da farfalla, assieme all’amico Falke (Liviu Holender) vestito da pipistrello. Complice l’ubriacatura e la voglia di burlarsi dell’amico, il banchiere lo abbandona addormentato in un bosco, costringendolo ad attraversare la città vestito da pipistrello l’indomani mattina, al suo risveglio. Quindi è arrivato il momento di vendetta di Falke che riesce a fare mascherare un po’ tutti allo scopo di burlarsi a sua volta di Gabriel. La cameriera di Rosalinde Adele (Julia Knecht) parteciperà al ballo dal principe Orlofsky (Caterina Piva) invitata dalla sorella Ida (Alena Sautier) camuffata da attrice dopo essersi appropriata di un abito della sua padrona e averla supplicata di darle la serata libera per poter assistere una zia morente. La menzogna viene smascherata dal suo padrone che però non può tradirla, dato che anche lui è andato al ballo di nascosto dalla moglie, in cerca di qualche compagnia femminile, utilizzando la solita finta promessa di regalare un orologio da tasca. Gabriel, a sua volta, avrebbe dovuto andare in carcere al quale era stato condannato a otto giorni, ma si lascia convincere dall’amico Falke di rimandare la sua carcerazione all’indomani. Al suo posto, il direttore del carcere Frank (Levent Bakirci) arresta Alfred (Enrico Casari) che si è introdotto in casa di Rosalinde assumendo le vesti del marito, dato che vuole corteggiare la bella donna che a fatica riesce a resistergli. Quando Frank lo arresta, non può dire la verità per non compromettere una donna sposata che, a quel punto, può andare alla festa del principe mascherata per osservare le gesta libertine del marito. Lei tuttavia è più scaltra e si impossessa dell’orologio dopo essere stata corteggiata dal marito stesso, ignaro della sua identità, conoscendola solo per la mascherata contessa ungherese. Tutto si mescola tra danze e ampie bevute di champagne, fino a quando non arriva la chiusa con chiarimenti e smascheramenti che mettono in luce di ciascuno le vere identità, sia in senso stretto che in senso figurato. Se von Eisentstein chiede vendetta perché pensa di essere stato tradito, ha ben da farsi perdonare per essere stato scoperto dalla moglie, mentre Adele capisce che il suo destino è diventare attrice, data la sua disinvoltura a fingersi chi non era. Falke ha la sua vendetta e si capacita di farsi scoprire dall’amico, affinché non si ripeta un tradimento come quello che l’aveva visto svolazzare come pipistrello per la città.

Insomma un aroma da “molto rumore per nulla”, mentre il pubblico è divertito e convinto da un lavoro ben fatto, molto ben cantato e recitato, e con una regia capace di farlo apprezzare anche un secolo e mezzo dopo. Eccellente l’orchestra dalla direzione impeccabile.

Uno spettacolo da non perdere!

Alessia Biasiolo

Die Fledermaus

Il terzo titolo della Stagione Lirica 2022-2023 dell’Opera Carlo Felice Genova sarà Die Fledermaus (Il pipistrello), che andrà in scena con sei recite programmate tra il 31 dicembre 2022 e l’11 gennaio 2023. La fortunata operetta, composta da Johann Strauss II su libretto di Carl Haffner e Richard Genée tratto da Le révellion di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, sarà diretta da Fabio Luisi, direttore onorario del teatro, che ritorna a dirigere al Carlo Felice il repertorio operistico dopo gli appuntamenti concertistici delle scorse stagioni. Il nuovo allestimento, realizzato in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna, porta la firma del regista Cesare Lievi, che si è avvalso della collaborazione di Luigi Perego per quanto concerne le scene e i costumi e di Luigi Saccomandi per le luci. Nel cast ricordiamo la presenza di Bo Skovhus/Thomas Johannes Mayer (Gabriel von Eisentstein), Valentina Nafornita/Valentina Farcas (Rosalinde), Levent Bakirci (Frank), Deniz Uzun/Caterina Piva (Prinz Orlofsky), Bernhard Berchtold/Enrico Casari (Alfred), Liviu Holender (Dr. Falke), Benedikt Kobel (Dr. Blind), Danae Kontora/Julia Knecht (Adele), Alena Sautier (Ida), Udo Samel (Frosch). 

In molte occasioni è stato notato come la definizione di “operetta” sia effettivamente riduttiva per Die Fledermaus. Questa celebre composizione di Johann Strauss II va infatti ben oltre la tipologia di riferimento del genere: la partitura è estremamente ricca di stimoli e suggestioni e presenta parti di notevole difficoltà per gli artisti protagonisti. Johann Strauss II, il più noto e prolifico dei figli del “Padre del valzer”, crea un vero gioiello, un capolavoro del teatro musicale di tutti i tempi, nel quale si fondono mirabilmente brio, malizia, leggerezza, affascinanti melodie, la parodia dell’opera “seria”, la danza, l’eleganza e l’umorismo, ma nel quale non mancano anche spunti per una riflessione lucida sull’umanità, su ciò che siamo, su quello che ci fa paura e su quello che non vorremmo affrontare. Strauss traduce la leggerezza e il disincanto della vicenda in un fantasmagorico montaggio di elementi eterogenei. Il cuore pulsante del Pipistrello batte a ritmo ternario di valzer ma il potpourri musicale creato dal compositore prevede anche polke, arie che fanno il verso all’opera italiana, citazioni dei brani più conosciuti del momento (le operette di Offenbach) e brani folcloristici, come la scoppiettante csárdás intonata da Rosalinde alla festa. 

Il pipistello durerà circa tre ore.

La Redazione

Natale in piazza per La Bottega delle Maschere

Natale in piazza è una programmazione unitaria per i suoi contenuti, per le tante linee trasversali che uniscono gli stessi concetti. È un progetto che dà un significativo apporto allo sviluppo culturale e alla promozione turistica della nostra Città. La manifestazione natalizia di teatro dura dal 2007.

Da una parte. Sogno di Natale, la novella di Pirandello, sviluppa una tesi: le voci di dentro non sono soltanto pensieri, ricordi o immagini, ma valenza delle cose perdute. Dall’altra. La messinscena Natale in piazza di Henri Ghéon è un progetto non abusato, non comune, non scontato, nuovo, originale e raro. Un canovaccio, un metateatro, una recita a soggetto, un contenitore d’eccezione capace di superare gli echi di certe inattuali sperimentazioni teatrali.

Tutto avviene nella cripta della Basilica di Sant’Alessio. La scena rappresenta il lato di una piazzetta di un villaggio, dove gli zingari hanno sistemato il loro carrozzone ed eretto un palco sgangherato. È notte. Il barlume di un fuoco, le stelle e la luna. Una lampada ad acetilene è issata in cima ad una pertica. Qualche sgabello, valigie, un fuoco. Gli zingari stanno cenando. Qualcuno li sta osservando. È la gente del villaggio che si aspetta una rappresentazione teatrale. Si apre una valigia ricolma di costumi. Si accende la lanterna ad acetilene. Un vecchio zingaro apre un libro antico. Gli altri si ritirano dietro il carro, si truccano a vista. Inizia lo spettacolo: In quei tempi i popoli vivevano nell’attesa…

Comincia così lo strano racconto di Natale, costruito con una rara intelaiatura di teatro nel teatro sacro. Su un praticabile che sembra essere stato riesumato dalla scenografia di un carro di Tespi, nasce un presepe metafisico dove si dispongono gli attori e tutto diventa come una disputa dentro un dipinto fiammingo. Gli affreschi, tutto intorno, sono il coro. Il gruppo si sistema; da una parte si ascoltano i passi antichi della Notte Santa, dall’altra arrivano Maria e Giuseppe, sono a Betlemme per il censimento di Augusto, cercano un alloggio. Nell’aria anche i versi di Gozzano… Poi l’arrivo dell’Angelo, di Maria, di Giuseppe. Povertà. L’innocenza del testo. Un violino, un soprano come in una favola e un flauto di Pan per l’Ave Maria di Schubert. Gli attori si compongono, si scompongono e ricompongono nella sera favolosa della Vigilia.

È una commedia dell’arte con Marcello Amici, Giuseppe d’Onofrio, Carlotta Galmarini, Emilia Guariglia, Federico Giovannoli, Tiziana Narciso, Martina Pelone e Michela Marconi (soprano). Assistente alla regia Roberto Di Carlo

Natale in piazza, 3, 4, 5 gennaio 2023 – ore 18.30, Cripta della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, Piazza S. Alessio 23 – Roma. Ingresso libero e gratuito

Elisabetta Castiglioni

“Cena con eclissi” a favore della Fondazione Ado

Uno spettacolo teatrale divertente ma anche benefico, perché gli incassi verranno devoluti a favore delle attività della Fondazione Ado di Ferrara, che si occupa di assistenza domiciliare oncologica. È la commedia con inserti di musica e danza che si intitola “Cena con eclissi”, in programma sul palco della Sala Estense nelle serate di venerdì 18 e sabato 19 novembre (ore 21) e nel pomeriggio di domenica 20 novembre 2022 (ore 15.30). Protagonista in scena sarà la compagnia Teatro Studio, che ha organizzato lo spettacolo a favore della Fondazione Ado. È prevista la partecipazione del Teatro Danza di Anna Lolli con un intervento esterno del danzatore Federico Carturan e la partecipazione straordinaria di don Stefano Zanella.

“L’evento – ha sottolineato l’assessore Coletti – fa parte di una delle molteplici attività di Ado che l’amministrazione ha il piacere di sostenere e supportare attraverso il suo patrocino. L’intero ricavato sarà devoluto a favore della Fondazione Ado, per continuare a sostenere le encomiabili attività di assistenza, garantite gratuitamente a cittadini malati a domicilio, in ambulatorio e negli hospice. Con il patrocinio a questa iniziativa, l’Amministrazione comunale vuole ribadire ancora una volta la propria vicinanza e la propria riconoscenza a una realtà come quella della Fondazione Ado che, con la professionalità e la competenza di tutto il proprio personale, da sempre svolge, nel nostro territorio, un impareggiabile ruolo di supporto e accompagnamento per i malati e le loro famiglie”.

La consigliera della Fondazione Ado Mirabella ha quindi ricordato che “Questo spettacolo è dedicato alla memoria di tre nostri amici e membri della compagnia che purtroppo non sono più con noi: Adele Barone, Luca ‘Ciccio’ Montanari e Rita Buoso, che ci ha lasciati da poco”.

“La nostra è una compagnia amatoriale – ha infine raccontato il regista e coordinatore della serata Tebaldi – formata da un gruppo di amici che da ormai vent’anni organizza spettacoli a scopo benefico. Nel corso degli hanno fatto parte della compagni un centinaio di persone fra attori, ballerini e cantanti. Lo spettacolo sarà una commedia in cui ci sarà anche un balletto iniziale, dedicato ai nostri compagni venuti a mancare, con le coreografie di Benedetta Mantovani e Elisa Ardizzoni del gruppo Teatro Danza di Anna Lolli”.

Per info e prevendite dei biglietti: Fondazione Ado onlus, via Veneziani 54, Ferrara, tel. 0532 977531.

Alessandro Zangara

Al Camploy la nuova stagione degli amatoriali

Sei mesi di teatro amatoriale. Prende il via il 29 ottobre la nuova stagione ‘Verona passione teatro’ organizzata dal Comune di Verona con le compagnie amatoriali del territorio. Al Camploy, fino a fine aprile, il sipario si alza per 19 spettacoli, in orario sia pomeridiano che serale. Un ricco programma all’insegna del divertimento e della comicità.Il teatro amatoriale veronese è una significativa proposta che caratterizza l’offerta culturale cittadina – afferma l’assessora alla Cultura Marta Ugolini- . Lo anima infatti una grande passione e la volontà di offrire al pubblico spettacoli di alta qualità. Ringrazio gli uffici dello Spettacolo che rendono possibile una rassegna così vasta, sia per numero di rappresentazioni che varietà di generi proposti”.Fa da apripista la Compagnia Gino Franzi (29-30 ottobre) con la commedia musicale Cuore matto – Cronaca semiseria dietro le quinte, un viaggio dietro le quinte di una piccola compagnia di provincia che deve affrontare una grande impresa. Le donne e le loro mille sfaccettature sono al centro della commedia Andrà tutto bene messa in scena da La Tiraca (12-13 novembre). L’Odissea infinita è il titolo proposto da TrixTragos, un viaggio lungo 3000 anni che segue la rotta dello spingersi oltre il limite mediante la forza e il coraggio (19-20 novembre). Chiude il mese di novembre La Pocostabile, con Tutti in campagna! (26-27 novembre), commedia che racconta i rapporti tra alcuni personaggi della Venezia post-unitaria durante una gita fuori porta. L’unico appuntamento di dicembre è quello con GTV Niù (10-11 dicembre), che porta in scena In Panne, una commedia il cui umorismo si lega a grandi temi quali giustizia, coscienza, destino e individualità.A gennaio vanno in scena 3 spettacoli: Gianburrasca, a cura di Zeropuntoit (14-15 gennaio); La Dieta, messa in scena da Artefatto Teatro (21-22 gennaio), una commedia ambientata in una palestra molto esclusiva e particolare, che vedrà parte dei sui clienti ribellarsi ad alcune angherie; e infine la compagnia GAD Renato Simoni APS in Sogni sull’Adese… e dintorni (28-29 gennaio), un viaggio con la fantasia lungo il fiume della nostra città.4 sono gli spettacoli in programma a febbraio: si inizia con La nonna, messa in scena dal Teatro Armathan (4-5 febbraio), una delle commedie più conosciute del teatro argentino; segue il giallo 8 donne e un mistero proposto dal G.T. Einaudi – Gallilei (11-12 febbraio); Duparùn la rivisitazione proposta da Estravagario Teatro del testo “Il servitore di due padroni” di Goldoni; e per finire la Compagnia Giorgio Totola (25-26 febbraio)porta sul palco I pettegolezzi delle donne, altra brillante commedia dell’autore veneziano.Altrettanto ricco di appuntamenti è il mese di marzo. Si inizia con l’originale commedia Prima della prima. Il mondo fuori squadra della Compagnia dell’Arca (4-5 marzo), che vede un improbabile gruppo di attori cercare di mettere in scena l’Amleto di Shakespeare. Seguono La Maschera con Il cornuto immaginario (11-12 marzo), commedia che ci trasporta nella Francia di Luigi XIV e la compagnia ACT Tabula Rasa con un altro classico goldoniano: La Locandiera (18-19 marzo). Chiude il mese lo spettacolo Chi è di scena: il nostro 8 ½ de La Bugia APS, che racconta che cosa accade ad un gruppo di attori quando viene negato loro di andare in scena a commedia pronta.Chiudono la rassegna: Il matrimonio era ieri di Micromega, che ci mostra cosa succede se lo sposo salta il giorno delle proprie nozze (1-2 aprile); l’unico musical della rassegna è Bacialo Kate – Una Bisbetica in Scena del CMT Musical Theatre Company, dove finzione e realtà sono molto difficili da distinguere (15-16 aprile); e Delitto sul Nilo, il classico di Agatha Christie portato in scena dalla compagnia Verbavolant (22-23 aprile).Il calendario è stato presentato oggi in municipio. In rappresentanza delle compagnie amatoriali veronesi erano presenti Fabrizio Piccinato di ArteFatto Teatro e Marco Cantieri di Teatro Armathan.Ringrazio il Comune per la preziosa collaborazione, l’auspicio è che si possa lavorare tutti insieme per far crescere questa rassegna, tra le più importanti nel panorama nazionale” ha detto Piccinato.Ci contraddistingue la volontà di fare ricerca e sperimentare – ha aggiunto Cantieri-. Crediamo fortemente nella qualità della rassegna e lavoriamo per migliorarla sempre di più”.Il programma completo e tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Comune.Mail teatrocamploy@comune.verona.it, tel. 045 800 95 49, orari spettacoli, sabato ore 21 e domenica ore 16.30.Roberto Bolis

Perlasca, il coraggio di dire no” a Monza

La Cappella Espiatoria di Monza (via Matteo da Campione, 7) accoglie martedì 6 settembre, con inizio alle ore 20.30, il sesto e penultimo appuntamento del nuovo Festival Voci Umane. Musei e teatro di narrazione, organizzato dalla Direzione regionale Musei Lombardia, diretta da Emanuela Daffra, e affidato alla direzione artistica di Maria Grazia Panigada.

Ad essere messo in scena alla Cappella Espiatoria di Monza è Perlasca, il coraggio di dire no di e con Alessandro Albertin, regia Michela Ottolini, produzione Gli Incamminati, Teatro di Roma, Overlord Teatro. 

In un luogo che rappresenta uno dei grandi conflitti del “secolo breve”, dove un anarchico venuto dall’America, dopo le violentissime repressioni del generale Bava Beccaris, sparò al re d’Italia dando alla sua azione il valore astratto di un teorema (Non ho ucciso Umberto, ho ucciso un re, ho ucciso un principio) ascolteremo una storia di quieta rivolta fattiva. 

Siamo a Budapest, nel 1944. Giorgio Perlasca, un commerciante di carni italiano, è ricercato dalle SS. La sua colpa è quella di non aver aderito alla Repubblica di Salò. Per i tedeschi è un traditore e la deve pagare. In una tasca della sua giacca c’è una lettera firmata dal generale spagnolo Francisco Franco che lo invita, in caso di bisogno, a presentarsi presso una qualunque ambasciata spagnola. In pochi minuti diventa Jorge Perlasca e si mette al servizio dell’ambasciatore Sanz Briz per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile. Quando Sanz Briz, per questioni politiche, è costretto a lasciare Budapest, Perlasca assume indebitamente il ruolo di ambasciatore di Spagna. In soli 45 giorni, sfruttando straordinarie doti diplomatiche e un coraggio da eroe, evita la morte ad almeno 5.200 persone. A guerra conclusa torna in Italia e conduce una vita normalissima, non sentendo mai la necessità di raccontare la sua storia, se non a pochi intimi. Vive nell’ombra fino al 1988, quando viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita.

Voluta da Vittorio Emanuele III per commemorare il luogo in cui il padre Umberto I venne ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci il 29 luglio 1900, la Cappella Espiatoria di Monza è un monumento alto ben 35 metri. Sovrastata da una stele con una croce in alabastro, ospita al suo interno una cripta – ricca di mosaici e di preziosi marmi – e una cappella, anch’essa interamente coperta da decorazioni musive. Realizzata su progetto dell’architetto Giuseppe Sacconi, sorge all’interno di un parco chiuso all’ingresso da una cancellata artistica (opera di Alessandro Mazzucotelli) e sul fondo da un’esedra di imponenti dimensioni, rivestita da un mosaico in ciottoli bicromi.

Il costo del biglietto è di euro 5.00.

Nella location i posti a sedere sono limitati; si consiglia pertanto di portare con sé un telo o un cuscino per sedersi a terra e anche una torcia per illuminare il percorso.

In caso di pioggia l’iniziativa si terrà nella Sala Picasso – Binario7 a Monza. 

S.E.

OperaInCanto

Il Festival quest’anno è intitolato Bestiaire: Le Coq, Babar et une méduse ed è dedicato a Erik Satie, musicista stravagante, esoterico, ironico, osannato da alcuni come un genio che non si accodava alle mode e al conformismo mentre altri lo denigravano come personaggio bizzarro ed eccentrico ma di poca sostanza. Oltre che a Satie il festival è dedicato più in generale alla scuola musicale francese del primo Novecento e ai poeti che l’hanno ispirata, in particolare Mallarmé, Apollinaire e Cocteau, negli anni geniali, favolosi ed irripetibili in cui Parigi era la capitale mondiale dell’arte.

Nel Chiostro di San Francesco di San Gemini stasera musiche di Poulenc, De Severac, Debussy e Ravel saranno eseguite dal duo pianistico Antonio Ballista-Bruno Canino, noto letteralmente in ogni angolo della terra. Si può ben dire che ha fatto la storia della musica negli ultimi cinquant’anni, perché è stato il primo a far conoscere innumerevoli nuove musiche, spesso scritte proprio per loro dai più importanti compositori di questo periodo. Il giorno dopo saranno ancora loro a dare inizio a una maratona pianistica che si svolgerà sempre a San Gemini ma al Teatro Comunale dalle 8 di mattina alle 21 di sera(!). Ballista e Canino lanceranno letteralmente la monetina per decidere chi inizierà a suonare una sterminata composizione del 1893, a cui Satie ha dato il titolo piuttosto sadico di Vexations. Consiste in ottocentoquaranta ripetizioni dello stesso breve brano, che creano un effetto che si potrebbe definire allucinogeno, per cui si perde quasi il senso del tempo e dello spazio. Ballista e Canino daranno il via e poi continueranno tanti altri pianisti, sia noti che giovani. Naturalmente si può scegliere di ascoltare solo una parte di questa maratona.

Alle 21, subito dopo queste Vexations, si svolgerà il concerto finale del festival. Con un netto cambio di registro i sette ottimi strumentisti dell’Accademia Erard eseguiranno brevi e gradevolissime musiche da camera di Mozart e Rossini, capolavori di concisione e sublime leggerezza, e di Antonio Rolla, contemporaneo di Rossini, meno famoso ma meritevole di essere riscoperto.

Infine dopo un mese di pausa il festival riprenderà ad ottobre con tre spettacoli di teatro musicale: Queste le anticipazioni sul progrmma: La storia di Babar l’elefantino e altre fiabe l’1 a San Gemini, Die schöne Magelone il 4 a Terni (entrambi questi spettacoli sono dedicati al progetto Operascuola) e la prima assoluta dell’opera Sogno (o forse no) di Matteo D’Amico e Sandro Cappelletto l’8 a Terni con due recite, una per Operascuola e una per il pubblico adulto.
Mauro Mariani

“La lista. Salvare l’arte: il Capolavoro di Pasquale Rotondi” a Cividate Camuno

Sarà il Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro di Cividate Camuno ad accogliere, sabato 27 agosto con inizio alle ore 20.30, il secondo appuntamento del nuovo Festival Voci Umane. Musei e teatro di narrazione, organizzato dalla Direzione regionale Musei Lombardia, diretta da Emanuela Daffra, e affidato alla direzione artistica di Maria Grazia Panigada.

Nel contesto del Teatro e dell’Anfiteatro romano del Parco Archeologico, Laura Curino farà conoscere la vicenda di un uomo ordinariamente straordinario, Pasquale Rotondi, cui il mondo dell’arte e della cultura dovrebbe rendere quotidianamente omaggio.

La lista. Salvare l’arte: il Capolavoro di Pasquale Rotondi è il titolo dello spettacolo con di e con Laura Curino, che si avvale della collaborazione alla messa in scena di Gabriele Vacis, di Alessandro Bigatti (scelta musicale e tecnico di scena). La locandina della serata cita anche, per le ricerche storiche e l’assistenza alla drammaturgia, Beatrice Marzorati e, per le ricerche storiche e l’organizzazione, Federico Negro. Ideazione, produzione e distribuzione: Silvia Brecciaroli e Paola Cimatti – Formula Servizi per la Cultura.

Pasquale Rotondi, un uomo “Corretto. Scrupoloso. Una bella famiglia, cui cerca far ritorno ogni sera. Una moglie bellissima cui regala sempre – tra tanti gesti gentili – un mazzo di violette il primo giorno di primavera. Due bimbe che non devono sentir parlare di lavoro, ma essere allegre e diligenti”. Sotto questo quadretto di normalità quotidiana si nasconde l’uomo che ha salvato quasi 10.000 preziosissime opere d’arte italiane dalla rapacità nazista e dalla distruzione bellica. Il tutto nel più grande segreto.

Lo si deve a lui se i nazisti non sono riusciti a mettere le mani sui Giorgione, Tintoretto, Piero della Francesca, Lotto, Mantegna, Donatello, Correggio, Caravaggio, Tiepolo e tanti altri capolavori delle Marche, del Veneto e della Lombardia, di Roma e di Napoli. È un racconto di avventura, di luoghi preziosi (Palazzo Ducale di Urbino, Rocca di Sassocorvaro, Residenza del Principe di Carpegna), di opere di immenso valore portate in salvo da un pugno di persone senza denaro e senza strumenti. Solo l’intelligenza e la capacità organizzativa di un uomo come Rotondi poteva farcela, contro tutto e contro tutti. È una storia che dà coraggio, fa riflettere sul significato della parola “responsabilità”.

Riascoltare questa vicenda in un luogo che negli ultimi decenni ha visto il proprio volto e la propria identità riplasmata grazie alle scoperte dell’archeologia ne svela tutta la potente attualità.

Palcoscenico della messa in scena è un Parco Archeologico tra i più interessanti a nord del Po. Il Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro di Cividate Camuno è collocato nel cuore dell’antico centro romano di Civitas Camunnorum. Il sito offre un eccezionale spaccato della città antica vantando i resti di un anfiteatro, riportato interamente alla luce nelle strutture perimetrali, e di un teatro, oggi visibile per un terzo del totale. Appartiene al complesso anche una serie di strutture e di ambienti di servizio, tra i quali un sacello e delle piccole terme. La posizione degli edifici è splendida, sia dal punto paesaggistico che funzionale: addossati al colle del Barberino, teatro e anfiteatro si appoggiano al pendio naturale.

Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro – Via Mosè Tovini, 1 – Cividate Camuno (BS). Il costo del biglietto è di euro 5.00. In caso di pioggia l’iniziativa si terrà nell’Auditorium parrocchiale di Cividate Camuno.

Il museo sarà visitabile gratuitamente, secondo gli orari di apertura previsti, presentando il biglietto dello spettacolo il giorno stesso della rappresentazione o entro la settimana successiva.

Info e contatti: Tel. 02 80294405/ +39 340 60 64 866

federicamaria.pennisi@cultura.gov.it

S.E.

Voci umane. Musei e teatro di narrazione

Marco Paolini, Laura Curino, Marco Baliani, Silvia Giulia Mendola, Lucilla Giagnoni, Alessandro Albertin, Antonio Catalano… protagonisti, da oggi, 24 agosto, al 7 settembre, della prima edizione di Voci Umane. Musei e Teatro di Narrazione, il nuovo festival del teatro di narrazione promosso dalla Direzione regionale Musei Lombardia (Ministero alla Cultura) per volontà della direttrice Emanuela Daffra.

Ad accogliere e proporre le sette serate di questa importante edizione d’esordio sono altrettante sedi museali statali della Lombardia.

Il debutto è avvenuto in Valle Camonica oggi, al Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri (Naquane) con Antenati.

Il 27 agosto, protagonista al Parco Archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro di Cividate Camuno è Laura Curino con La lista. Salvare l’arte: il Capolavoro di Pasquale Rotondi.

L’indomani, il 28 agosto, Palazzo Besta a Teglio ospita Marco Baliani in Kolhaas.

La Villa Romana di Desenzano del Garda propone, nella serata del 3 settembre, La casa degli spiriti di Isabelle Allende, con Silvia Giulia Mendola.

Al Parco Archeologico di Castelseprio, davanti alla suggestiva chiesa di Santa Maria foris portas, Vergine Madre con Lucilla Giagnoni (4 settembre).

Il 6 settembre, a Monza, la Cappella Espiatoria fa da sfondo alla rievocazione della vicenda di Giorgio Perlasca proposta da Alessandro Albertin con Perlasca, il coraggio di dire no.

Chiude infine la rassegna Il Vangelo raccontato da un asino patentato, con Antonio Catalano, il 7 settembre al Museo Archeologico Nazionale della Lomellina a Vigevano.

“Questo – afferma la direttrice Daffra – è il numero zero, peraltro molto denso e di altissimo livello – di un progetto destinato a connotare la proposta culturale estiva dei nostri Musei. È un festival riservato al “teatro di narrazione”, ambito – almeno sino ad ora – non presente nel pur amplissimo panorama dei festival italiani. La scelta degli spettacoli si sposa con i luoghi, che si legano agli spettacoli pur senza esserne “raccontati”. Cito il caso di Cividate Camuno, località che, a causa di notevolissime scoperte archeologiche, ha letteralmente cambiato volto. Tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno valorizzato queste scoperte come elemento identitario del luogo, da preservare e valorizzare. Qui dunque si è scelto di raccontare l’epopea di Pasquale Rotondi, l’uomo che durante la seconda guerra mondiale ha messo in salvo decina di migliaia di opere d’arte.

Punto di partenza è la naturale capacità di racconto dei musei, soprattutto i piccoli musei di territorio, che questa prima edizione ha scelto di privilegiare.”

“Sarà un po’ come collocarsi nelle pieghe del mondo per ascoltarne il cuore – afferma il direttore artistico Maria Grazia Panigada – avremo il privilegio di dare tempo all’antico rito del narrare in luoghi in cui la mano dell’uomo ha lasciato la sua impronta profonda. Sul finire del giorno o al calare della notte, avverrà un incontro che, ogni volta, sarà unico ed irripetibile, un tempo sospeso in cui stare vicini ad ascoltare una storia. I protagonisti sono stati chiamati non solo perché grandi narratori e narratrici, ma per la profondità del loro sguardo che, con uno stile unico, ci condurrà in sentieri leggendari o in storie reali. Incontreremo Michele Kohlhaas, allevatore di cavalli, e Giorgio Perlasca, salvatore di uomini, Francesca da Rimini con la sua passione e Clara, moglie di Esteban Trueba, con la sua forza…

Assumere la direzione artistica di questa rassegna è per me una gioia ed una emozione, il desiderio è che ciascuno possa assaporare il gusto di questo narrare e portarsi a casa il profumo e il ricordo di questi luoghi di bellezza.”

Il costo del biglietto per ciascuno spettacolo è di € 5.00. È inoltre prevista la possibilità di acquistare un abbonamento all’intera rassegna (€ 20.00). Ai titolari dell’abbonamento è richiesto di confermare la propria partecipazione agli spettacoli inviando una mail avente come oggetto il titolo dello spettacolo al seguente indirizzo mail: federicamaria.pennisi@cultura.gov.it.

Le prenotazioni saranno aperte a partire dalla fine di luglio sul sito www.vivaticket.com.

I musei che ospiteranno di volta in volta i vari appuntamenti saranno visitabili gratuitamente, secondo gli orari di apertura previsti, presentando il biglietto dello spettacolo il giorno stesso della rappresentazione o entro la settimana successiva.

In caso di pioggia gli spettacoli avranno una sede alternativa che sarà comunicata successivamente sui canali ufficiali della Direzione.

S.E.