“M’illumino di meno”. Arena al buio per la giornata del risparmio energetico

Arena al buio, venerdì 1° marzo, dalle 18 alla mattina successiva. Anche quest’anno, infatti, Verona aderisce all’iniziativa “M’illumino di meno” in occasione della Giornata dedicata al risparmio energetico.

Il Comune partecipa, con Agsm, spegnendo simbolicamente l’illuminazione del suo monumento più noto per lanciare un messaggio di sostenibilità ambientale. L’auspicio è che altre istituzioni, ma anche scuole, negozi, aziende, associazioni e cittadini aderiscano a questo simbolico “silenzio energetico” spegnendo le luci di piazze, vetrine, uffici, aule e abitazioni.

In particolare, nel corso della Giornata, gli alunni delle scuole elementari, che stanno partecipando al progetto “Ease – Una scuola sostenibile”, monitoreranno l’utilizzo delle luci nei locali scolastici. E poi una volta a casa, coinvolgeranno i genitori per una maggiore attenzione al risparmio energetico anche in famiglia.

Il focus di questa 15ª edizione di “M’illumino di meno” è dedicato all’economia circolare. L’obiettivo è riutilizzare i materiali, ridurre gli sprechi e prolungare la vita delle cose perché, dopo averle utilizzate, tutto si può rigenerare, senza dover utilizzare risorse nuove.

Al Centro di Riuso Creativo dell’Arsenale, a marzo e nei mesi successivi, si terranno laboratori dedicati proprio alla trasformazione degli scarti in risorse.

 

Roberto Bolis

 

“Hitler Contro Picasso e gli Altri”: Miglior Film Evento sull’Arte in occasione dei Nastri D’Argento 2019

3D Produzioni e Nexo Digital sono orgogliose di annunciare che “Hitler Contro Picasso e gli Altri” è stato premiato come Miglior Film Evento sull’Arte in occasione dei Nastri D’argento 2019, i premi assegnati ogni anno dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani con il sostegno del Mibac – DG Cinema.

“Hitler Contro Picasso e gli Altri” è un film prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con Sky Arte con la partecipazione straordinaria di Toni Servillo. Il premio è stato assegnato al regista Claudio Poli.

Premiato anche Remo Anzovino, autore della colonna sonora originale già disponibile per Sony Classical, che ha ricevuto una menzione speciale nella sezione “La musica nell’Arte”.

In finale ai Nastri D’Argento 2019 anche “Van Gogh. Tra il Grano e il Cielo”, un altro titolo sull’arte firmato 3D Produzioni e Nexo Digital con la regia di Giovanni Piscaglia.

La collaborazione tra 3D Produzioni e Nexo Digital è partita nel 2018 e ha già portato in sala tre docufilm  “Hitler Contro Picasso e gli Altri”; “Van Gogh. Tra il Grano e il Cielo”; “Klimt e Schiele. Eros & Psiche”, distribuiti in oltre 60 paesi del mondo da Nexo Digital dopo aver conquistato il botteghino italiano.
Prossimo appuntamento al cinema il 25, 26, 27 marzo con “Gauguin a Tahiti. Il Paradiso Perduto”, un altro grande film evento firmato 3D Produzioni e Nexo Digital con la regia di Claudio Poli e la partecipazione straordinaria di Adriano Giannini.

I documentari d’arte firmati da 3D Produzioni e Nexo Digital torneranno nelle sale il 15,16,17 Aprile con il film “Il Museo del Prado. La Corte Delle Meraviglie” in occasione dei 200 anni del museo spagnolo. La regia è di Valeria Parisi. In autunno usciranno altri importanti titoli tra cui quello realizzato in collaborazione con l’ ANNE FRANK FONDS BASEL che racconta la storia di 5 sopravvissute alle Shoah scelte per le attinenze delle loro vite con quella di Anne.

3D Produzioni firma la produzione esecutiva di un altro dei titoli vincitori di questa edizione dei Nastri d’Argento: “SONO GASSMAN!” Vittorio Re Della Commedia di Fabrizio Corallo, prodotto da Surf Film e Dean vince infatti il premio come miglior documentario nella sezione Spettacolo. Nella stessa sezione era stato selezionato un altro nostro documentario “Giosetta Fioroni. Pop sentimentale”, regia di Gabriele Raimondi.

La serie di riconoscimenti segna alcuni tra i molti successi di 3D Produzioni, impegnata da oltre vent’anni nella realizzazione di documentari e film dedicati ad arte, storia, architettura, sport e design. Fondata da Didi Gnocchi, 3D Produzioni riunisce un gruppo di professionisti del settore video specializzati nel trattamento di contenuti a tema culturale e in questi 20 anni ha cresciuto giovani talenti tra operatori, montatori, registi e autori. Dall’ideazione di innovativi progetti per la comunicazione video sul web, in collaborazione con istituzioni come Biennale di Venezia e Piccolo Teatro di Milano, la società è diventata punto di riferimento per istituzioni, brand e importanti broadcaster.

Elisabetta Castiglioni

 

Mostre, incontri ed eventi in programma a Pontelagoscuro

La Pro loco di Pontelagoscuro inaugura nel 2019, la rassegna Fetonte e dintorni, con sede alla Sala Nemesio Orsatti in via Risorgimento 4 a Pontelagoscuro: un calendario che raccoglie mostre d’arte, contest fotografici e pittorici, presentazioni letterarie, incontri sul benessere psico-fisico, vernissage letterari oltre ad iniziative di diversa natura come ad esempio conferenze o assemblee, derivanti dalla richiesta di associazioni o privati che richiedono gli spazi della Sala per poter svolgervi i propri eventi.
Le principali categorie in cui vengono suddivisi gli eventi, sono di seguito illustrate assieme agli incontri già in calendario, pur non escludendo che si possano successivamente inserirne di ulteriori, visto la natura aperta e non programmata della richiesta degli spazi nelle modalità sopracitate, oltre alla modalità su invito, esercitata dalla Pro Loco stessa.

La rassegna Fetonte e dintorni si pone l’obiettivo di incentivare la crescita, sia culturale che economica, del territorio attraverso le seguenti iniziative nonché di aumentare l’afflusso dei visitatori non solo dell’immediato circondario ma, si augura, anche proveniente dalla città di cui fa parte, senza mai dimenticare il passato che ha reso Pontelagoscuro dapprima una zona di industrie e manifatture, sia ora un paese con grandi potenzialità ancora non del tutto scomparse.

Il calendario, è organizzato e gestito dalla Pro loco con il coordinamento artistico e culturale di Arianna Fornasari.

3^ mostra del Modellismo corazzato statico e dinamico – Città di Ferrara – Mostra nazionale di modelli e diorami in varia scala, 8-9-10 marzo. Rassegna di modelli in scala di “tank” corazzati, anche di pregio notevole, oltre ad una sezione dedicata a modellini in Lego. Collaborano associazioni di modellisti provenienti anche da fuori regione.

Personale di pittura Luisella Salvau, Disegni e grafica, 23 marzo – 7 aprile.
Cre-attivi pontesani 11-26 maggio. Esposizione dedicata all’artigianato locale, nella quale gli abitanti appassionati dell’ingegno, dell’arte, della creatività potranno mettersi in mostra.

Bruno Buozzi: da Pontelagoscuro alla Storta – 1-16 giugno. Evento in collaborazione con Fondazione Bruno Buozzi e Archivio di Stato. Mostra di documenti e immagini del grande sindacalista pontesano nel 75° anniversario dell’uccisione in loc. La Storta di Roma, per mano dei nazisti.

Maria Luisa Onestini, Mondo alato… e dintorni – 6-18 settembre. Personale di pittura in concomitanza con una seconda esposizione alla biblioteca G. Bassani.

Un Po di Ponte: opere del contest – 8-15 settembre. Esposizione delle opere prodotte nel contest (vedi oltre) pittorico.

40 anni di Vulandra – 21 settembre – 2 ottobre. Mostra degli aquiloni realizzati dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo C.Tura di Pontelagoscuro con la regia di Vulandra, nel 40° anniversario della nascita dell’associazione.

Fetonte e dintorni: mito e vita del fiume nelle opere d’arte del Centro Civico e nei documenti storici di Pontelagoscuro – 5-27 ottobre. Esposizione di una selezione, a tema “Fetonte…e dintorni“, delle opere donate al Comune di Ferrara – Circoscrizione zona Nord  dagli artisti che hanno esposto alla Sala Orsatti dal 1991 al 2014.

Contest

Concorsi fotografici e pittorici, alcuni già avviati, altri inaugurati quest’anno:
FOTOnte-Pontelagoscuro in bianco e nero – 10 febbraio – 26 aprile e successiva esposizione assieme alle concorrenti del contest Gat un can. Concorso fotografico su tre obiettivi di carattere territoriale e locale:

  1. Pontelagoscuro, architetture e paesaggi urbani
  2. Il fiume Po
  3. Il mercatino “Il Baule in Piazza”

“Gat un can”, 3^ edizione – 27 aprile – 5 maggio. Concorso, con esposizione, di fotografie sul tema gatti e cani;

Un Po di Ponte – 8 settembre. Concorso estemporaneo di pittura, sul tema Pontelagoscuro ed il suo fiume;

Cinquanta sfumature di Ponte – 10 novembre, concorso fotografico a tema “Pontelagoscuro in bianco e nero”. Da confermare;

Incontri letterari

Presentazioni di libri di recente uscita oppure presentati in serate tematiche riprendendo testi editati negli ultimi anni:

La Litterature Française – Tre incontri letterari dedicati ad altrettanti best-seller della letteratura storica francese tradotti in italiano da Luciano Montanari, letterato ferrarese, ed accompagnati dalle letture di Sandro Mingozzi e Patrizia Fiorini, con pillola introduttiva di teatro a cura di Vuoto Cronico:
1 marzo, Honorine di H. de Balzac,

15 marzo, Madame Sourdis e altri racconti di E. Zola,

29 marzo, L’uliveto e altri racconti di G. de Maupassant

Prima ipotesi di catalogo completo

12 aprile, di Arianna Fornasari, Giuseppe Virgili – Buongiorno signora luna

3 maggio, Donatella Bignardi – Dialogo sulle eccellenze sportive ferraresi

28 giugno, Ilaria Corli e Giorgia Pizzirani: Storia di una bambola

8 novembre, Roberto Marescotti

Spettacoli

Vernissage letterari in apertura di eventi artistici o di presentazione di libri, promossi dall’associazione culturale Vuoto cronico, presentando testi ad hoc legati all’evento della serata o riformulando eventi già presentati con largo successo di pubblico. Gli eventi, sono ispirati ai grandi classici della letteratura o a particolari artisti in campo fotografico, musicale etc.
15 e 29 marzo, Tu sai chi è?!;

19 aprile, Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio.

L’accesso all’iniziativa è gratuito.

L’incasso delle offerte liberali è destinato alla copertura parziale delle spese previste per l’iniziativa.

 

Alessandro Zangara

Miracoli a Lourdes

Un bel libro, da leggere indipendentemente dal fatto di essere credenti o meno, perché racconta dettagliatamente, con stile preciso e semplice, le storie di chi è andato a Lourdes malato ed è guarito. Accomuna le persone miracolate, spesso, il fatto di non recarsi a visitare la famosa grotta con la Madonnina per chiedere qualcosa, talvolta nemmeno per chiedere la guarigione. O almeno non coscientemente. Tutte, con le molte organizzazioni o individualmente, sono andate a Lourdes in ricerca di una parte di sé, quell’incontro con il proprio essere che rimane tale, anche se malato. Tendiamo a voler annullare la malattia e a trattarla sempre come un’aggressione esterna ma, comunque sia generata, siamo alla fine noi sempre, con quella ricchezza e dignità che ci rende persone in quanto siamo. Tuttavia, la possibilità di tornare o diventare “normali”, seguendo una vita piena anche per testimoniare la potenza divina o della fede o dell’energia positiva del mondo che può tornare appieno in noi, conduce al viaggio, primariamente interiore e poi ai luoghi di fede. Dove l’energia spirituale è talmente forte da sconvolgere tutti, credenti o no, malati, accompagnatori, curiosi. Il caso di Lourdes commuove per la sua semplicità e profondità. Anna Santaniello, ad esempio, non avrebbe potuto viaggiare per le sue precarie condizioni di salute. Aveva solo una quarantina d’anni la donna campana che già aveva perso due fratelli per la stessa patologia, un’asistolia grave in seguito a malattia mitralica. I sacerdoti che la seguivano le consigliarono di recarsi a Lourdes e, malgrado le difficoltà fisiche, ci andò tornando a sentire rifluire in sé la vita. La domanda di Anna non era di essere guarita, ma di poter partire, di poter andare a Lourdes, malgrado nel giorno del suo onomastico, il 26 luglio, le venisse somministrata l’unzione degli infermi. Forse proprio per quello, qualche giorno dopo era sul treno UNITALSI per Lourdes e una volta arrivata, dovette supplicare non tanto la Madonna, quanto i medici di portarla alla piscina dove, a seguito delle sue insistenze, venne calata. La testimonianza afferma: “Sentii prima un caldo interno, non respiravo più, ma dopo attimi mi alzai e gridai di non mettermi più in barella”, dalla barella si è alzata da sola. L’indomani viene sottoposta alle visite mediche collegiali che dichiarano le sue ottime condizioni di salute, fatto impossibile date le condizioni in cui era arrivata in Francia. La guarigione inspiegabile è certificata il 3 maggio 1964. Anna morirà alla bella età di 95 anni. Queste sono le testimonianze raccolte nel libro di Fabio Bolzetta, fino all’ultimo miracolo di Lourdes, il settantesimo, a favore di suor Bernadette Moriau, annunciato un anno fa, nel febbraio 2018. Il libro propone anche testimonianze di assistenti e custodi del santuario, di OFTAL e di UNITALSI e molti altri dati interessanti per chi vuole avvicinarsi a Lourdes anche attraverso la preghiera del santo rosario, che può essere seguita, ad esempio, grazie a TV2000.

Un libro da leggere per avvicinarsi, grazie alle storie di vita e di sofferenze vissute, alla nostra spiritualità, magari ringraziando per ciò che di buono abbiamo, soprattutto quando stiamo bene. Da leggere.

Fabio Bolzetta: “Miracoli a Lourdes”, Paoline, Milano, 2018, pagg. 224; euro 15,00

 

Alessia Biasiolo

 

Le Civiltà e il Mediterraneo

Un’interessante mostra aperta a Cagliari, presso il Palazzo di Città e il Museo Archeologico Nazionale fino al prossimo 16 giugno, permette di osservare da vicino 550 reperti sardi e di altre culture del Mediterraneo e del Caucaso, provenienti dal Polo Museale della Sardegna e dai musei di Napoli, Tunisi, Salonicco, Berlino e San Pietroburgo. Una mostra curata da Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage e da Manfred Nawroth del Pre and Early History National di Berlino, con Carlo Lugliè dell’Università di Cagliari e Roberto Concas direttore del Museo Archeologico di Cagliari. La mostra è promossa dalla Regione Autonoma Sardegna con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comune di Cagliari, musei e fondazioni.

Esposti monili, ceramiche, armi, vasellame, ornamenti, idoli, oggetti di culto, attrezzi da lavoro, soprattutto 120 opere dell’archeologia preistorica sarda, dal Neolitico al primo millenni avanti Cristo, specialmente dell’Età del Bronzo, tra i quali figure della dea madre, terrecotte a disegno geometrico che venivano utilizzate come stampi (pintadere), ciotole e miniature di nuraghi. È possibile quindi verificare gli scambi di materie prime, soprattutto rame e stagno, nel bacino mediterraneo, soprattutto tra la Sardegna e Cipro, Creta, Troia; manufatti che si diffondono dal Mar Nero alla Francia, lavorati da popolazioni nuragiche che commerciano fino all’Oriente e alla Spagna. La mostra permette di conoscere lo sviluppo della civiltà nuragica sarda fino al post-nuragico e di sapere quanto la Sardegna fosse centrale nel sistema di scambio di materiali e prodotti finiti nell’area mediterranea. Pochi sanno, ad esempio, che i sardi nuragici erano abili combattenti, probabilmente i guerrieri Shardana che nessuno riusciva a battere, con lance, scudi ed elmi rotondi. Il periodo di massima espansione nuragica lo si ebbe circa 7500 anni fa, con la presenza di 4500 fortificazioni, 311 insediamenti e 182 villaggi.

L’area Su Nuraxi, del XV secolo a.C., costituita da un imponente nuraghe e da un villaggio di capanne, è patrimonio UNESCO dal 1997, unico sito sardo ad avere il prestigioso riconoscimento. I siti archeologici sull’isola sono ben 54 e tutti possono diventare un gioiello da visitare, producendo economia. Da quando è stata creata la Fondazione Barumini Sistema Cultura il numero di visitatori dei nuraghi è in costante aumento, valorizzando un’area che merita attenzione e creando un indotto per la splendida Sardegna che merita molta più attenzione e cura da parte di tutta Italia. Un’organizzazione che è stata premiata per la cura del patrimonio culturale e, soprattutto, per la sua gestione. Interesse suscitano anche i launeddas, strumenti tipici sardi, che si affiancano ai nuraghi e ai museo archeologico ed etnografico, ai parchi archeologici e alle aree archeologiche ricche di resti di natura fossile e di manufatti preistorici o dell’età antica. Interessante è che molti giovani si dedicano alla valorizzazione dell’isola, recuperando anche siti trascurati come Noddule e, su esempio della Fondazione, creando motivo di interesse per i visitatori e lavoro. La mostra di Cagliari sarà senz’altro un modo per attirare l’attenzione sulla Sardegna non soltanto per i bei mari presi d’assalto d’estate.

 

Alessia Biasiolo

Storie di ordinaria famiglia

Non esistono famiglie perfette. E non c’è una formula per costituirne una senza problemi. Sembra una frase fatta o un concetto fiabesco, ma in realtà è la prima regola che si deve imparare per interpretare al meglio il famoso “Finché morte non vi separi” che tanto ha di corrispondenza con il “E vissero tutti felici e contenti”. Nelle più rosee aspettative, ci immaginiamo il “per sempre”: nelle amicizie tra bambini, nelle relazioni sentimentali, nel lavoro (si inizia a lavorare in un posto e si spera di non doverne cercare altri). La vita però è fatta di cambiamenti e, giocoforza, se non vogliamo cambiare noi cambiano le circostanze esterne, tanto da indurci a modificare i nostri comportamenti, volenti o nolenti. Cosa c’è, allora, di definitivo? Ci sono le nostre convinzioni che, mi dispiace sottolinearlo, stiamo tendendo a trasmettere sempre meno ai nostri figli. Con la scusa del mondo liquido, abbiamo l’alibi per crearci la vita liquida, in cui i fatti sono ma potrebbero non essere, in cui i pareri dipendono dall’esterno, in cui “si vede” di volta in volta cosa accade e ci comportiamo nell’imminente tanto nell’immanente. Un po’ più di fiducia in noi stessi e un po’ più (talvolta tanto di più) di silenzio, riflessione, cultura (anche, se non soprattutto, filosofica) devono portare a convincimenti profondi, fino ad uscire da sé ed accettare l’altro, introiettarlo, farlo diventare diade. E da quella decidere di diventare famiglia. Poi ci sono le eventualità e le difficoltà. Il bel libro di Antonio Fatigati e Francesca Mancini ne propone alcune, tratte dalla trasmissione televisiva “Siamo noi” in onda su TV2000.

Il format prevedeva una situazione campione intorno alla quale si confrontavano varie famiglie ospiti del programma, raccontando emozioni, episodi, soluzioni al problema posto e vissuto. Lo stesso impianto del libro. Gli esempi sono il nido vuoto, cosa succede alla coppia quando, finalmente, torna ad essere tale una volta cresciuti i figli, ma che invece di essere complice è costituita da quasi due sconosciuti che, ad un certo punto e non è dato sapere quale, si sono persi senza rendersene conto. Oppure il problema della separazione per motivi lavorativi, che spesso mette a dura prova la fedeltà e la sopportazione della gelosia, destinata spesso ad ingigantirsi, anche senza motivi reali. Il caso in cui dovrebbe essere l’uomo a restare a casa ad occuparsi delle faccende casalinghe e dei figli per aiutare la moglie nella carriera, contravvenendo a comodi nascondigli nel “socialmente e tradizionalmente corretto”, oppure dei figli del partner, che a volte diventano motivo di attrito o di intralcio o di gelosia nel rapporto di coppia. E sono tante le situazioni sulle quali ragionare e riflettere, per trasmettere al lettore la considerazione che è vero, ci si innamora, ma poi l’amore va costruito su solide basi fatte di quotidiano, pratico e mentale, quella meravigliosa parte di noi che, se in sintonia con il romantico, istintivo, sentimentale, porta la persona alla pienezza di sé. Anche in coppia con l’altro. Interessante e da leggere.

Antonio Fatigati, Francesca Mancini: “Storie di ordinaria famiglia”, Paoline, Milano, 2018, pagg. 244; euro 12,00

Alessia Biasiolo

 

Pieranunzi, Leardini, Maio alla IUC

Mercoledì 27 febbraio alle 18 per i concerti di Roma Sinfonietta nell’Auditorium Ennio Morricone dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea Lettere e Filosofia, via Columbia 1) suona il trio formato da Gabriele Pieranunzi, violino, Alessandra Leardini, violoncello, e Antonello Maio, pianoforte. In programma musiche di Galante, Cilea e Mendelssohn.

Di Carlo Galante sarà eseguito il recentissimo “Terzo libro di kenning” (2018), che fa parte di una serie di brani per vari organici ispirati all’arte del kenning praticata dagli antichi bardi del nord, che consisteva nel sostituire con perifrasi spesso oscure una parola concreta. In tempi moderni è stata ripresa da Tolkien e dalla Rowling nei loro romanzi e ora il compositore trentino, di cui si ricorda il “Diesirae” del Requiem per le vittime della mafia, eseguito nel 1993 nella cattedrale di Palermo, l’ha trasferta anche in ambito musicale. Segue il Trio in Re Maggiore di Francesco Cilea, autore di opere famose come “Adriana Lecouvreur” ma anche di un piccolo numero di raffinate composizioni strumentali del massimo interesse, come questo brano del 1886. Il concerto si conclude col Trio n. 1 in re minore, op. 49di Felix Mendelssohn, un capolavoro del romanticismo tedesco, che dopo la prima esecuzionefu paragonato da Schumann alle composizioni di Beethoven e Schubert per questo stesso organico.Lo stesso Schumann affermò che “Mendelssohn è il Mozart del nostro momento storico”.

Il violinista Gabriele Pieranunzi si è imposto giovanisismo all’attenzione del pubblico e della critica, ottenendo una lunga serie di premi in importanti concorsi internazionali. La sua attività lo ha portato ad esibirsi nei principali centri musicali in Italia ed all’estero, tra cui Accademia di Santa Cecilia di Roma, Wigmore Hall di Londra, Herculessaal di Monaco di Baviera, Coliseum di Buenos Aires, Opera City Hall di Tokyo. Nel 2004 gli è stato conferito per chiara fama il posto di Primo violino di spalla presso il Teatro San Carlo di Napoli. Suona un violino Ferdinando Gagliano del 1762, appartenuto alla grande violinista Gioconda De Vito e gentilmente prestatogli dalla Fondazione “Pro Canale”.

La violoncellista Alessandra Leardini svolge la sua attività nel campo del solismo, della musica da camera e dell’orchestra. Numerose le sue collaborazioni con l’Orchestra Sinfonica della Rai e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, sotto la direzione di illustri musicisti quali Prêtre, Gatti, Sinopoli, Morricone eNyman. Come solista ha eseguito numerosi concerti in Italia e all’estero.

Il pianista Antonello Maio è vincitore di numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali. Collabora con diversi gruppi strumentalie ha tenuto concerti in Austria, Spagna, Svizzera, Israele, Messico, Turchia, Giappone, affrontando un vasto repertorio che va da Bach fino ai contemporanei.

Mauro Mariani (anche per la fotografia)

Sabine Meyer insieme ai sax e al piano dell’Alliage Quintett alla IUC

Alliage Quintett, foto di Ira Weinrauch

Sabine Meyer, uno dei più celebri clarinetti di oggi, suona con i sassofoni e il pianoforte dell’Alliage Quintett ai concerti IUC nell’Aula Magna della Sapienza (Città Universitaria, Piazzale Aldo Moro 5) sabato 23 febbraio alle 17.30.

Herbert von Karajan voleva assolutamente Sabine Meyer come primo clarinetto dei suoi Berliner Philharmoniker, ma l’orchestra non era d’accordo, perché per secolare tradizione le donne non erano ammesse nei suoi ranghi: si giunse a un passo dalla rottura, ma alla fine Karajan la spuntò. A sorpresa, dopo appena un anno, la Meyer lasciò i Berliner per intraprendere una strepitosa carriera di solista, suonando con più di trecento orchestre, tra cui praticamente tutte le più prestigiose del mondo. È particolarmente interessata alla musica da camera e in questo campo ha collaborato con celebrati musicisti, come i pianisti Heinrich Schiff, Leif Ove Andsnes e Fazil Say, il violinista Gidon Kremer, i Quartetti Tokyo, Hagen e Modigliani. Ha inciso numerosi dischi per EMI, Deutsche Grammophon, Sony e Avi-music, con un repertorio che va dal periodo preclassico all’epoca contemporanea e include tutte le più importanti composizioni per clarinetto. Ha vinto numerosi premi tra cui per otto volte l’Echo Classic. Nel 2010 è stata nominata “Chevalier des Arts et des Lettres” dal governo francese. Si deve in gran parte a lei la rinnovata attenzione data al clarinetto, strumento spesso sottovalutato in ambito solistico.

L’Alliage Quintett – basato in Germania e formato da musicisti che vengono dalla stessa Germania, Canada, Corea e Armenia – coltiva sonorità quasi sinfoniche, inusuali per appena cinque strumenti. Il suo repertorio consiste di arrangiamenti di musiche di tutte le epoche, realizzati appositamente per questo gruppo. Già col suo primo disco, nel 2005, ha vinto l’Echo Klassik, cui ne è seguito un altro nel 2014. È ospite delle più grandi sale e dei principali festival d’Europa, America e Asia.

In questo loro concerto la Meyer e l’Alliage Quintet propongono un programma di trascrizioni uniche, spettacolari e popolarissime, dalle Danze polovesiane del “Principe Igor” di Borodin all’Apprendista Stregone di Dukas e all’Uccello di Fuoco di Stravinskij, passando per il barocco di Purcell, i sapori brasiliani di Milhaud e per cinque brevi pezzi di Šostakovič, stranamente leggeri e disimpegnati per un autore solitamente così complesso e cupo. Un’occasione davvero speciale per godere di questo incredibile impasto timbrico, allo stesso tempo raffinato e tagliente, elegante e tzigano, brillante e malinconico. Da questo progetto straordinario è nato anche un cd, acclamatissimo, ci cui la stampa ha scritto che la Meyer e questo quintetto “creano la straordinaria illusione del suono di una grande orchestra e danno vita a una musica magica come alcune storie fatate che ci incantano” (Classic FM). Da non perdere.

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Sabato 23 febbraio 2019 . ore 17.30

Sabine Meyer clarinetto

Alliage Quintett sassofoni e pianoforte

 

Purcell The Fairy Queen suite

Dukas L’apprendista stregone

Šostakovič Preludio e Gavotta

Milhaud Scaramouche op. 165b

Stravinskij L’uccello di fuoco

Šostakovič Elegia, Walzer e Polka

Borodin Danze Polovesiane (da Il Principe Igor)

Trascrizioni di Daniel Gauthier, Rainer Schottstädt, Levon Atovmian, Sebastian Pottmeier, Sebastian Gottschick, Stephane Gassot/Camille Pépin

 

Mauro Mariani (anche per la fotografia)

Lavori di restauro all’Arena di Verona. A marzo conclusione della prima fase di interventi

Nuovi servizi igienici, nuove condutture antincendio, collettore delle acque nere e nuovi collegamenti elettrici. A marzo saranno conclusi i lavori della prima fase di interventi per la manutenzione straordinaria dell’Arena che, con un cantiere su quattro anni, porterà ad una sua complessiva messa in sicurezza.

Nonostante la straordinaria qualità ingegneristico-architettonica che ha da sempre contraddistinto questa importante e particolare struttura romana, dotata fin dalle origini di un perfetto sistema per la raccolta e scolo della acque piovane e di collegamenti diretti all’Adige, sottostanti gli arcovoli 1 e 37, da Castelvecchio a Ponte Aleardi, questa tipologia di lavori rappresentano il primo vero piano di risistemazione realizzato per il complessivo ammodernamento impiantistico del monumento.

Con la consegna dei lavori, avvenuta il 5 novembre all’ATI, tra le imprese CCC Cantieri Costruzioni Cemento spa e Romele srl ha avuto infatti inizio la realizzazione della parte di interventi previsti nel primo dei due lotti in cui è stato suddiviso il progetto generale, che ha come obiettivi principali il rifacimento e la messa a norma dei servizi e degli impianti esistenti.

“Si concretizza, con questo primo lotto, uno dei primi impegni presi dall’Amministrazione. Un ampio programma di lavori che consentirà di fare manutenzione straordinaria per sicurezza che il nostro anfiteatro non vedeva da 30 anni. L’Arena è il più grande teatro lirico all’aperto del mondo ed il principale gioiello storico-culturale della città. Ogni anno migliaia di spettatori frequentano l’Arena, la sua sicurezza e mantenimento rappresentano una delle nostre priorità”.

Così il sindaco Federico Sbaorina che, accompagnato dall’assessore ai Lavori pubblici Luca Zanotto, si è recato nei sotterranei dell’Arena per visionare l’avanzamento dei lavori per la conservazione, valorizzazione e fruizione dell’Anfiteatro come luogo di cultura e spettacolo, finanziati con i 14 milioni di euro messi a disposizione da Unicredit Banca e Fondazione Cariverona con l’Art Bonus.

“Si tratta di un intervento complesso che – spiega il sindaco – oltre a garantire il completo ripristino di un monumento di prestigio, deve permetterne l’utilizzo da marzo a ottobre per i concerti e la stagione lirica. Per questo motivo il cantiere viene portato avanti a stralci ed occorreranno quattro anni per vederlo definitivamente concluso. Alla fine, però, sarà restituita alla città un’Arena più funzionale e sicura che potrà essere visitata anche nella parte dei suoi sotterranei, con nuovi percorsi accessibili al pubblico”.

“E’ in fase di completamento – dichiara l’assessore Zanotto – l’intervento di restauro e di rifacimento completo dell’impianto elettrico, idraulico, antincendio e di smaltimento delle acque. Si tratta di un cantiere particolarmente complesso e articolato. I lavori più importanti e strategici si concentrano, da novembre 2018 a marzo 2019, a livello ipogeo, dove sono in fase di completamento il posizionamento dei nuovi impianti dopo il totale smantellando di quelli esistenti, ormai del tutto obsoleti. Tali opere, compresi gli scavi archeologici esterni ed interni all’anfiteatro, saranno terminati a marzo. Proseguiranno invece anche nel corso delle stagioni di spettacolo, per concludersi entro agosto 2020, i micro-cantieri necessari per realizzare i 10 nuovi servizi igienici ed ultimare i restauri delle superfici all’interno degli arcovoli destinati a nuovi locali tecnici”.

Soddisfazione per l’avanzamento dell’opera è stata espressa anche dal Regional Manager Nord Est di UniCredit Francesco Iannella, che sottolinea come: “sostenere i lavori di ristrutturazione dell’Arena di Verona è per UniCredit motivo d’orgoglio. Il nostro intervento non solo è coerente con la convinzione che lo straordinario patrimonio artistico e culturale italiano costituisca un volano di sviluppo economico e sociale per tutto il Paese ma, vuole essere una nuova, concreta, dimostrazione della nostra attenzione e del nostro legame con questo territorio”.

 

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

 

 

 

 

Incontro con il genetista Guido Barbujani

 

“Tutti parenti tutti differenti. Contro la tentazione del razzismo” è il titolo del secondo appuntamento del ciclo di incontri dedicato alle scuole in preparazione alla X edizione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo, ideato da Giulia Cogoli e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Anche questo secondo appuntamento sarà aperto a tutti ad ingresso libero previa prenotazione.

Martedì 26 febbraio, alle ore 11, sul palco del Teatro Manzoni di Pistoia il genetista Guido Barbujani spiegherà al pubblico come il fenomeno delle migrazioni caratterizzi la natura dell’essere umano fin dalle sue origini.

Noi umani siamo sempre stati molto mobili, a partire più o meno da sei milioni di anni fa, quando i nostri antenati sono scesi dagli alberi, segnando un distacco netto con gli altri primati, cioè le altre scimmie. La stazione eretta, lo sviluppo del cervello e tanti prodotti della sua attività fra cui il linguaggio, sono conseguenze di questa prima migrazione, in senso verticale.

Tante altre migrazioni sono seguite, in senso orizzontale nello spazio geografico, documentate nei fossili, nei reperti archeologici e nel DNA.

La nostra specie, Homo sapiens – caratterizzata da uno sviluppo unico della corteccia frontale, la regione del cervello che si attiva quando vengono apprese nuove regole ed esperienze –, compare in Africa 190mila anni fa e da qui parte, forse 100mila anni fa, per diffondersi in tutti i continenti. «Raggiunge l’Australia 45mila anni fa» spiega Guido Barbujani «l’Europa poco dopo; si spinge nelle Americhe 20mila anni fa (e ci arriva a piedi, perché all’epoca il livello del mare era più basso), mentre per colonizzare l’Oceania bisognerà aspettare che si sviluppi l’arte di andar per mare, e ci vorrà qualche millennio.»

Durante gran parte della sua storia, la nostra specie è stata nomade. Abbiamo imparato a coltivare i campi solo 10mila anni fa, e solo allora abbiamo cominciato a costruire villaggi e poi città, e a risiedere stabilmente in un posto. Prima, l’umanità era in continuo movimento, inseguendo gli animali per la caccia, raccogliendo i frutti spontanei della terra, e scappando quando qualche evento naturale rendeva difficile la vita.

È sempre stato così, ed è ancora così: si migra perché si deve o perché si vuole. Via dalla miseria e dal sottosviluppo (ieri gli europei verso le Americhe, oggi tanti verso l’Europa e il nord America, per non parlare degli enormi fenomeni di migrazione interna che interessano l’Africa e la Cina), oppure via in cerca di migliori opportunità (studenti e docenti di tutto il mondo fin dal medioevo).

«Oggi le gigantesche disuguaglianze economiche e sociali hanno solo amplificato un fenomeno, la migrazione, che esiste da sempre» afferma Guido Barbujani «È un fenomeno che non si può sperare di interrompere finché resterà così grande la sproporzione fra le condizioni di vita del nord sviluppato e del sud del mondo. Ma è un fenomeno che si può e si deve gestire, come si è sempre cercato di fare, trovando la maniera di far convivere gente che porta culture e abitudini diverse, e naturalmente pregiudizi diversi sugli altri, duri a morire.»

Il percorso di avvicinamento al tema scelto per il decennale dei Dialoghi, “Il mestiere di con-vivere: intrecciare vite, storie e destini”, aperto il 30 gennaio dall’antropologo Marco Aime, si concluderà martedì 2 aprile con lo storico Carlo Greppi, che terrà la lezione: “La frontiera come luogo di incontro”.

Guido Barbujani è nato nel 1955. Attualmente è professore di Genetica all’Università di Ferrara dove si occupa di genetica delle popolazioni e di biologia evoluzionistica. Collabora con il Sole24ore.

Fra i suoi libri ricordiamo: Dilettanti (Marsilio, 1994; Sironi, 2004); Questione di razza (Mondadori, 2003); L’invenzione delle razze (Bompiani, 2006); Europei senza se e senza ma (Bompiani, 2008); Sono razzista, ma sto cercando di smettere (con Pietro Cheli, Laterza, 2008); Lascia stare i santi. Una storia di reliquie e di scienziati (Einaudi, 2014); Contro il razzismo (con Marco Aime, Federico Faloppa e Clelia Bartoli, Einaudi, 2016); Gli africani siamo noi (Laterza, 2016), Il giro del mondo in sei milioni di anni (con Andrea Brunelli, Il Mulino, 2018) e Tutto il resto è provvisorio (Bompiani, 2018).

 

Delos (anche per la fotografia)