“Picasso” a Verona dal 15 ottobre

presentazione_mostra_picassoUn’opera per ogni anno della vita di Pablo Picasso nell’arco temporale che va dal 1906 fino all’inizio degli anni ‘70: questa la novità assoluta della grande mostra che aprirà ad AMO Arena Museo Opera di Verona il 15 ottobre. Dopo anni dall’ultima retrospettiva milanese dedicata al più eclettico degli artisti del Novecento, tornano per la prima volta in Italia 90 opere tra le quali Nudo seduto (da Les Demoiselles d’Avignon del 1907), Il Bacio (la piccola e struggente tela del 1931) e La Femme qui pleure e il Portrait de Marie-Thérèse entrambe del 1937, solo per citare alcuni dei capolavori tra i molti concessi in prestito dal Musée national Picasso – Parigi. Opere di pittura, scultura e arti grafiche creano un percorso capace di raccontare la metamorfosi a cui l’artista sottopone la rappresentazione del corpo umano, mentre la sua arte attraversa le fasi del pre-cubismo, del Cubismo, l’età Classica e il Surrealismo, fino a giungere agli anni del dopoguerra, superando le barriere e le categorie di “ritratto” e “scena di genere” per giungere sempre a un nuovo concetto di “figura”: quella che rese Picasso costruttore e distruttore al tempo stesso di un’arte solo sua, dal fascino inesauribile. L’evento è stato presentato a palazzo Barberi dal Sindaco Flavio Tosi; presenti il direttore di AMO Francesco Girondini, il presidente di AGSM Fabio Venturi e Iole Siena e Sergio Gaddi per Arthemisia Group. «Un’occasione irripetibile che la città ha saputo cogliere, grazie ad Arthemisia Group e alla collaborazione con il Museo Picasso di Parigi, che ha scelto Verona per ripercorrere la vita di uno dei più grandi interpreti/artisti del Novecento, attraverso la selezione di 90 opere fra i suoi capolavori» – commenta il Sindaco Flavio Tosi. «Grazie a questa esposizione» – prosegue il Sindaco -, «Verona riconferma dunque la sua statura internazionale di città europea dell’arte e della cultura. Siamo certi che questa grande mostra, oltre ad attrarre un altissimo numero di visitatori, saprà consolidare il prestigio e la fama di Verona, valorizzando ulteriormente la ricchezza artistica e monumentale della nostra città. Questo evento, infine, è la dimostrazione che il sistema-cultura di una città come la nostra, che racconta i suoi duemila anni di storia in ogni angolo di chiesa, piazza e museo, è in grado di intrattenere relazioni proficue con i più grandi centri culturali del mondo e di offrire al pubblico prodotti di altissimo livello artistico. Ci aspettiamo numeri di visitatori molto alti, visto che sarà una delle più belle mostre presenti in Italia nel periodo invernale”. «Sono trascorsi più di venticinque anni, era il 1990, dall’ultima mostra veronese interamente dedicata a quel genio dell’arte che è stato Pablo Picasso e che oggi ritorna a Palazzo Forti, all’Arena Museo Opera in una grande esposizione dal titolo “Picasso – Figure 1906-1971”» – commenta Francesco Girondini direttore di AMO Arena Museo Opera di Verona. «La mostra di allora, “Picasso in Italia”, fu realizzata grazie all’intuizione, e alla costante ricerca critica, del compianto direttore della Galleria d’Arte Moderna di Verona, Giorgio Cortenova. L’attuale esposizione è stata invece resa possibile grazie alla fattiva collaborazione avviata con la società Arthemisia Group e riafferma, se ancora ce ne fosse bisogno, il ruolo centrale assunto da AMO nella produzione di mostre di alto livello nell’ambito di una programmazione iniziata con la retrospettiva dell’artista Tamara de Lempicka e proseguita con la mostra dedicata a Maria Callas». «Il Gruppo Agsm ha deciso di sostenere, dopo la bellissima mostra su Maria Callas, anche l’esposizione ad AMO di Pablo Picasso» – commenta Fabio Venturi, presidente del Gruppo Agsm – «e ne vado molto orgoglioso. La cultura, in questo caso sotto forma di pittura e addirittura con un nome così importante come quello di Picasso, è un valore aggiunto che la nostra società vuole offrire al territorio. Noi non pensiamo solo ai profitti ma vogliamo regalare a Verona delle opportunità di crescita e di approfondimento con questi importanti eventi. E poi speriamo che il nome di un pittore prestigioso come Picasso possa richiamare nella nostra città un ampio numero di appassionati e non, così da rendere Verona conosciuta non solo per le meraviglie storiche e architettoniche che offre ma anche per le sue possibilità culturali».

Con il patrocinio del Comune di Verona, la mostra Picasso. Figure (1906-1971) è organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Musée national Picasso – Parigi ed è curata da Emilie Bouvard, conservatrice del Musée national Picasso – Parigi. La mostra vede il fondamentale contributo del Gruppo AGSM main sponsor dell’iniziativa.

LA MOSTRA Il viaggio nel processo creativo picassiano, attraverso le sei sezioni di mostra, porta a scoprire il perché delle produzioni in serie e del riprendere sempre lo stesso soggetto da parte del Maestro, per riprodurlo nel corso degli anni (e cavalcando le diverse epoche e stili) al fine di raccontare quanto fosse ossessivo per lui il ripetersi, nelle proprie creazioni, della figura umana e dei ritratti. Tra foto e filmati d’epoca che accompagnano il visitatore alla scoperta del vissuto dell’artista, la mostra abbraccia l’arco temporale della sua produzione che va dal 1906 fino agli anni inizi degli anni ‘70 e racconta – oltre all’entourage intellettuale e letterario e agli studi sul movimento – anche la ricerca durante il primo dopoguerra di un nuovo primitivismo attraverso il disegno infantile, le fonti preistoriche e quel desiderio di liberarsi dalle forme che durerà fino agli anni ‘40.

Orario apertura Lunedì dalle 14.30 alle 19.30 Dal martedì a Domenica dalle 9.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Roberto Bolis

Premi Amnesty al Giffoni

Nel corso della 46esima edizione del Giffoni Film Festival una giuria composta da attivisti campani di Amnesty International ha selezionato i film che hanno meglio rappresentato il tema dei diritti umani. Il Premio Amnesty 2016 al Giffoni Film Festival è stato assegnato a “Dreaming of Denmark” di Michael Graversen con la seguente motivazione: “Per la capacità e la discrezione con cui il regista ha raccontato una storia che ci rende consapevoli delle difficoltà di essere un richiedente asilo nell’Europa di oggi. Per aver saputo esprimere compiutamente il desiderio di una vita normale dei tanti ragazzi che con grande coraggio ed estrema difficoltà arrivano in Europa e si vedono respinti a causa di una burocrazia ottusa che non tiene conto dei diritti dei minori una volta diventati adulti. Per la scelta di narrare una storia vera, nella quale è facile immedesimarsi e provare le stesse forti emozioni del protagonista.” La giuria ha voluto dedicare il premio a Wasiullah, il ragazzo protagonista del film, nella speranza che un giorno possa esaudire tutti i sogni della sua vita. La settima edizione del Premio Amnesty Corto 2016 ha visto vincitore il film di animazione “Ploty” di Natalia Krawczuk. Questa la motivazione del premio: “Per aver posto l’accento sul tema del diritto alla libertà e sulle conseguenze che la sua limitazione comporta in un momento storico come questo in cui si ergono sempre più barriere. Le barriere, come i confini, impediscono di conoscere realmente chi vediamo diverso, anche soltanto per adesione a un pensiero omologato e spesso indotto da strumentali politiche di massa. Tuttavia, una volta rimossi i ‘recinti’ che danno il titolo all’opera, ci si rende conto che la diversità è essenzialmente fittizia, figlia di una società incattivita dalla politica della paura e contraria all’idea dell’accoglienza. Una società pronta a implodere sotto il peso della propria chiusura.” Durante il Giffoni Film Festival, Amnesty International Italia ha invitato giurate e giurati a partecipare alle iniziative dell’azione “Canali sicuri per i rifugiati” attraverso attività di gioco e sensibilizzazione sulla tematica. Nelle precedenti edizioni, il premio Amnesty Giffoni Film Festival è stato assegnato a “The Wooden Camera” di Ntshaveni Wa Curuli (2004), “Innocent Voices” di Luis Mandoki (2005), “Zozo” di Josef Fares (2006), “Rosso Malpelo” di Pasquale Scimeca (2007), “Heart of Fire” di Luigi Falorni (2008), “Skin” di Anthony Fabian (2009), “The story of me” di Luiz Villaça (2010), “Lost in Africa” di Vibeke Muasya (2011), “Stay” di Lourens Blok (2012), “Mike says goodbye!” di Maria Peters (2013), “Lucky Devils” di Verena Endtner (2014) e “Fatima” di Philippe Faucon (2015). Nelle scorse edizioni il premio Amnesty Corto Giffoni Film Festival è stato assegnato a “DisAbili” di Angelo Cretella (2010), “Hai in mano il tuo futuro” di Enrico Maria Artale (2011), “Heimatland” di Loretta Arnold, Andrea Schneider, Marius Portmann e Fabio Friedli (2012), “Hollow Land” di Uri Kranot e Michelle Kranot (2013), “Feathers” di Adriano Giotti (2014) e “Beach Flags” di Sarah Saidan (2015).
Amnesty International Italia

Tamini. Un vecchio leone e il suo cammino

Il cammino del vecchio leone. Così viene definito il percorso di vita di Carlo Tamini, creatore nel 1916 di un’eccellenza italiana: un’officina che in soli dieci anni divenne la Tamini Costruzioni Elettromeccaniche. Passato indenne, o quasi, attraverso due guerre, Tamini ha molto da raccontare con la sua storia fatta d’amore e di lavoro, amore per il lavoro e lavoro per amore di creare un’industria che fosse molto più del guadagno. Oggi che si guarda al momento e al particolare, perdendo il più delle volte la visione d’insieme di un progetto e di un perché che possano avere un senso per l’oggi e per il futuro, sia per sé che per altri in un contesto di società dai problemi e dai successi condivisi, Tamini può diventare un punto di riferimento. Ecco allora storia industriale, con i big dell’acciaio come Riva e Lucchini, oppure altri grandi dell’imprenditoria come Olivetti, ma anche familiare e non sempre semplice e lineare; storia di interessi anche extralavorativi, dallo sport all’arte, fino agli scavi archeologici dell’erede Luciano che, con carattere deciso, mantiene il suo ufficio di presidente nella palazzina di Melegnano. Insomma, una storia italiana da cui imparare idee e coraggio, determinazione e creatività. Scritta con l’esperienza giornalistica di Erika Dellacasa, per anni nella redazione di “Globo”, dell’agenzia di stampa “Adnkronos, poi de “il Secolo XIX” e “Corriere della Sera”, fino al suo bel libro su un’altra dinastia imprenditoriale italiana “I Costa”.

Il racconto più interessante riguarda gli anni dei conflitti sindacali, oppure delle forniture di trasformatori per l’industria bresciana, come alle Acciaierie Stefana o all’Alfa Acciai. In questo, il rinnovamento dei trasformatori da forno che ebbero un’evoluzione ininterrotta nel tempo per alimentare forni sempre più grossi allo scopo di aumentare la produzione riducendo i consumi, soprattutto di energia elettrica. La storia dell’energia e dell’industria in Italia si ripercorre pertanto nel libro, ed è interessante leggere anche tra le righe come si è andati perdendo pietre miliari dell’industria nazionale. Arriviamo poi al 2013, quando una società di Tamini riceve il prestigioso premio International Utility Award dell’Edison Electric Institute di Washington, incoronandola tra le migliori utility europee per rendimento totale del titolo in tre anni, gli ultimi tre anni, e si parla di anni di crisi estrema. Infatti, ebbe un rendimento del 24per cento contro performance medie del settore negative. La “Tamini” resterà italiana, pur se le notizie parlavano già di acquisto da parte estera. Poi la chiusura del lungo racconto, arricchito anche da immagini e copie di documenti, è un cammino di altra natura, per le vie di un pellegrinaggio a Santiago. Come per dire che per trovare noi stessi, nel lavoro, nella vita, dentro di noi, dobbiamo comunque camminare.

Da leggere.

 

Erika Dellacasa: “Il cammino del vecchio leone”, Marsilio, Venezia, 2016.

 

Alessia Biasiolo

 

Giovanni Dal Ponte. Protagonista dell’Umanesimo tardogotico

fig-1-giovanni-dal-ponteLa grande mostra del 2016 della Galleria dell’Accademia di Firenze, voluta dal nuovo direttore del museo, Cecilie Hollberg,è ormai da mesi in fase di intenso studio e preparazione.

Si tratta della prima rassegna monografica dedicata al pittore fiorentino Giovanni di Marco (1385-1437), più noto con il soprannome di Giovanni dal Ponte, dovuto all’ubicazione della sua bottega in Piazza di Santo Stefano al Ponte a Firenze.

Nell’ambito degli studi sulla pittura fiorentina del cruciale momento di passaggio tra la cultura tardogotica e quella rinascimentale era attesa da tempo una mostra come questa, in grado di offrire un bilancio critico aggiornato sull’attività di questo protagonista di primo piano nel panorama artistico fiorentino del primo quarto del secolo XV.

Giovanni dal Ponte fu dotato di un linguaggio al tempo stesso assai individuale ed estroso, nonché aggiornato sull’attività dei maggiori artisti operanti in quel tempo nel capoluogo toscano: da Lorenzo Ghiberti, Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina, a Masolino e al Beato Angelico e Paolo Uccello, a Masaccio. Tutti questi artisti di altissimo livello saranno presenti in mostra per illustrare l’ambiente artistico in cui si svolse la formazione del pittore.

fig-3_ridotta-giovanni-dal-ponte

La produzione di Giovanni dal Ponte sarà accuratamente documentata in ogni fase del suo percorso artistico non soltanto grazie ai prestiti ottenuti dall’Italia, ma in particolare per le numerose opere che giungeranno dall’estero.

A522354g.jpg

Sono davvero in numero ragguardevole le prestigiose istituzioni museali di varie parti del mondo che hanno voluto assicurare la loro partecipazione all’iniziativa della Galleria dell’Accademia di Firenze, soprattutto considerandola comprensibile e ben nota difficoltà a concedere i preziosi e assai fragili dipinti di quest’epoca. Tra le altre, si possono ricordare la National Gallery di Londra, il Museo del Prado a Madrid,il Museum of Art di Filadelfia, il Fogg Art Museum di Cambridge (U.S.A.), o il Museo Jacquemart-André di Parigi.Da quest’ultimo giungerà un importante e raro cassone dipinto, ancora integro nella sua struttura originale, che sarà restaurato per l’occasione. Preme rimarcare in maniera particolare i numerosi e importanti restauri che saranno portati a termine in previsione dell’esposizione e che ne costituiranno un ulteriore punto di merito oltre a rappresentare un contributo non marginale sul versante fondamentale della tutela e della conservazione.

Il progetto scientifico, così come la cura della mostra e del catalogo a corredo,si devono ad Angelo Tartuferi, responsabile del settore dipinti dal Duecento al Quattrocento della Galleria dell’Accademia di Firenze e grande conoscitore dell’argomento,e Lorenzo Sbaraglio del Polo museale regionale della Toscana,che ha approfondito in anni recenti lo studio delle opere di Giovanni dal Ponte.

0238PE

Il catalogo della mostra, edito da Giunti, offrirà, tra l’altro, un repertorio completo dei dipinti oggi riferibili al pittore e un regesto di tutti i documenti sin qui noti che lo riguardano. Grazie agli studi e alle indagini di archivio svolte per l’occasione emergeranno numerose e importanti novità rispetto alla provenienza originale di alcune opere-chiave dell’artista, con riflessi importanti anche sulle datazioni.

Giovanni dal Ponte (1385-1437)

Protagonista dell’Umanesimo tardogotico

Galleria dell’Accademia di Firenze

22 novembre 2016 – 12 marzo 2017

 

Uf. St. (anche per credits foto)

 

Villa Pullè a Verona. Siglato l’accordo

????????????????????????????????????

Il presidente dell’Inps Tito Boeri e il Sindaco di Verona Flavio Tosi hanno sottoscritto a palazzo Barbieri il Protocollo di Intesa istituzionale per il recupero, la valorizzazione e il riuso funzionale di Villa Pullè. Presenti l’assessore all’Istruzione e Politiche giovanili Alberto Benetti, delegato alla trattativa con l’Inps e il presidente della terza circoscrizione Massimo Paci. “Un’operazione di permuta – dichiara il Sindaco Tosi – che consentirà di valorizzare, con la complessiva riqualificazione della Villa, un importante immobile di pregio e di restituire, con la sistemazione del parco, una bellissima area verde alla cittadinanza. Una decisione che conviene a Verona e agli interessi dell’intero Paese – sottolinea il Sindaco – di cui è doveroso ringraziare il presidente Boeri che, fra le sempre mille complicazioni burocratiche, è stato in grado di portare a risoluzione con rapidità un’operazione che rischiava di trascinarsi per anni”. “Grazie all’accordo – precisa l’assessore Benetti – diverrà del Comune l’area del parco prospiciente alla piazza del Chievo che, a seguito dell’abbattimento dell’attuale muro di cinta, potrà finalmente divenire spazio verde pubblico a servizio della cittadinanza. Inoltre – conclude Benetti – sarà posto un vincolo d’uso sulla Villa e sul restante parco di proprietà dell’Inps, in modo da consentire, in alcune occasioni dell’anno, la futura accessibilità degli spazi privati anche da parte dei cittadini”.

“Un accordo positivo per il Comune di Verona e anche per l’Inps – commenta il presidente Boeri – che rientra nell’ambito di un piano più generale di dismissioni di beni di proprietà dell’istituto. Villa Pullè era abbandonata al degrado da troppi anni: non potevamo più permettere che un immobile di grande pregio continuasse ad offrire un’immagine negativa in un’area tanto importante, ed in piena espansione, della città. Con questa permuta, la cittadinanza avrà a disposizione un’ampia area verde attigua alla piazza del quartiere e, in futuro, la Villa potrà essere aperta ai cittadini in alcuni giorni dell’anno. Abbiamo scelto infatti di garantirne la valorizzazione attraverso una serie di possibilità aperte, in linea con il valore storico e artistico della Villa: poi dipenderà, naturalmente, dall’interesse manifestato dai privati, nell’ambito del piano di dismissioni. Siamo convinti che, in un periodo di grandi ristrettezze per i bilanci degli enti pubblici, l’unica strada possibile per la valorizzazione degli immobili di pregio sia la sinergia fra pubblico e privato”.

L’accordo sottoscritto prevede la permuta fra Comune e Inps di aree del parco di identica superficie (circa 10 mila mq), in modo da lasciare al Comune il pieno possesso dell’area verde a ridosso di piazza Chievo, attualmente di proprietà dell’Inps, destinata a verde pubblico; Inps avrà in cambio analoga area comunale del Parco interno, che sarà destinata a verde privato. L’intesa prevede anche la definizione del progetto di una doppia recinzione sul fronte principale della villa: una (aperta) verso piazza Chievo e l’altra (chiusa) tra il verde pubblico e la villa stessa; progetto da concordare con il Comune di Verona e da assoggettare all’approvazione della Soprintendenza. La recinzione dovrà soddisfare sia l’esigenza del Comune di avere la massima apertura tra piazza Chievo e l’area a verde pubblico, sia l’esigenza dell’Inps di avere un’efficace delimitazione della proprietà privata. Villa Marioni Pullè, di proprietà dell’Inps, verrà valorizzata urbanisticamente attribuendole tutte le destinazioni d’uso che, pur compatibili con il suo valore storico, le consentano di essere appetibile sul mercato immobiliare, in modo da garantirne il restauro e la corretta manutenzione nel tempo con fondi privati. Un successivo accordo di programma potrà quindi attribuire a Villa Marioni Pullè, mediante intervento edilizio diretto, le seguenti destinazioni: residenziale, commerciale, direzionale, turistico ricettiva.

Entro 30 giorni dalla sottoscrizione del presente accordo, Inps e Comune di Verona costituiranno un tavolo tecnico operativo, presieduto dal rappresentante designato dal Comune, per la predisposizione dell’accordo di programma. L’Inps concederà a favore del Comune di Verona l’iscrizione di un vincolo d’uso a carico dell’eventuale privato acquirente o concessionario della Villa, con l’obbligo a lasciare una certa quantità di uso pubblico del complesso immobiliare: libero accesso della cittadinanza al Parco privato per una giornata al mese; uso gratuito di una sala interna di rappresentanza al Comune per almeno sei eventi l’anno.

 

Roberto Bolis

 

 

 

 

WINE2WINE 2016: focus sul mercato tedesco

Guarda con attenzione alla Germania e alle sue potenzialità di mercato la prossima edizione di wine2wine, in calendario alla fiera di Verona il 6 e il 7 dicembre prossimi. Il Forum sul business del vino, ideato e organizzato da Veronafiere-Vinitaly, in collaborazione con Unione Italiana Vini, Federvini e Ice – Agenzia, analizza anche le potenzialità dello storytelling e le dinamiche di esportazione nei Paesi soggetti a monopolio come la Svezia.

Tra i top speaker dell’edizione 2016 hanno già confermato la loro presenza Hermann Pilz, Jonas Rojerman e Felicity Carter. Ad aprire la sessione plenaria, che detta il focus dell’intera edizione, Hermann Pilz, direttore di Weinwirtschaft – una tra le più affidabili e riconosciute riviste tedesche per gli operatori di settore –, chiamato a fare il punto sul secondo mercato per l’export delle cantine italiane. Nel 2015, la Germania ha importato infatti 5,5 milioni di ettolitri per un controvalore superiore a 960 mila euro (Fonte UIV-ISMEA).

Una delle novità 2016, di cui si sta perfezionando il programma, il Fake Tender dedicato al mercato svedese dove vige il monopolio di Stato. Jonas Rojerman, capo del controllo qualità di Systembolaget, azienda pubblica che detiene in Svezia il monopolio della vendita di bevande con gradazione alcolica superiore a 3,5%, sarà a disposizione dei produttori italiani per aiutarli a comprendere le procedure di selezione per la vendita dei vini in loco.

Come nelle scorse edizioni, wine2wine riserva alcune sessioni al tema della comunicazione e della reputazione nel mondo del web. In particolare Felicity Carter – redattore capo della Meininger Wine Business International, rivista di taglio internazionale in lingua inglese sul business del vino – focalizza l’attenzione sullo storytelling, l’importanza di raccontarsi on line e gli effetti che questa attività può regalare alle aziende che ne sanno fare buon uso.

Wine2wine è nato con l’obiettivo di essere un evento formativo rivolto ai protagonisti del mondo del vino. La partecipazione è a pagamento. 

Tariffe e agevolazioni

Iscrizioni entro il 30 settembre > 195 euro +IVA

Iscrizioni da 1 ottobre > 295 euro +IVA per la prima registrazione e 195 euro +IVA per ulteriori partecipanti della stessa azienda

Altre info sul sito dedicato.

 

Veronafiere

 

Sfida stellare al Val di Fassa Bike 2016

i012764-val-di-fassa-bike-settembre

Un parterre ricco di campioni nazionali e internazionali renderà ancora più avvincente ed entusiasmante la 9° edizione della Val di Fassa Bike in programma domenica 11 settembre a Moena, in Val di Fassa. In campo maschile c’è grande fermento per l’arrivo del campione del mondo marathon Tiago Ferreira e del vincitore dell’edizione 2015 Leonardo Paez, ma dopo le conferme di Periklis Ilias, Philip Handl, Alexander Laugesen, Pietro Sarai, Andrea Dei Tos, Marzio Deho, Tony Longo, Massimo De Bertolis e Pilley Morgan, numerose altre stelle della mountain bike hanno risposto alla chiamata della Val di Fassa Bike. Nomi di calibro internazionale e possibili candidati alla vittoria come Jhonatan Botero Villegas, autore di un fantastico 5° posto alle Olimpiadi di Rio, il campione marathon russo Alexey Medvedev, il campione ceco Under 23 Jan Vastl, il colombiano Diego Alfonso Arias Cuervo, il tedesco Andreas Kleiber, il giovane danese Alexander Laugesen. Davvero folta anche la rappresentanza italiana con Samuele Porro, Martino Fruet, Gerhard Kerschbaumer, Francesco Casagrande, Johnny Cattaneo, Daniele Mensi, Luca Ronchi, Adriano Caratide, Enrico Franzoi, Andrea Righettini, Vittorio Oliva, e Cristian Cominelli. Tra le donne, graditissimo ritorno della portacolori austriaca Christina Kollman che proverà a difendere il titolo conquistato lo scorso anno dall’agguerrita concorrenza di Elena Gadoni, Maria Cristina Nisi, Mara Fumagalli e Costanza Fasolis. Una start-list stellare, i team più forti del mondo si daranno battaglia sull’inedito percorso della Val di Fassa Bike, che, sicuramente saprà far emergere l’atleta più completo. Ad affermarlo sono le decine e decine di bikers che lo hanno testato giungendo al termine esaltati ed euforici. Il nuovo tracciato fa scorrere l’adrenalina nelle vene e viene definito “il più bello della storia di Moena”, una gratificazione enorme per il Comitato Organizzatore dopo l’immenso impegno profuso per realizzarlo proprio con l’obiettivo di creare qualche cosa che potesse veramente far divertire i veri appassionati della mountain bike. Una gara dura ma accessibile a tutti, con diversi single track, salite tecniche, discese spettacolari e tutto intorno il panorama mozzafiato della Val di Fassa. VAL DI FASSA BIKE BOYS 2016 Come da tradizione, grazie alla collaborazione con la società sportiva 3esse-Soraga, anche quest’anno, la ASD Val di Fassa Sport Events ha organizzato una gara dedicata solo a bambini e ragazzi: la Val di Fassa Bike Boys che avrà luogo sabato 10 settembre a Soraga di Fassa, presso il parco “Vischia de Sach”. Sono previste diverse categorie dai 0 ai 16 anni con pacco gara e premiazione finale dei primi tre classificati per ogni categoria. Maggiori info su www.valdifassabike.it Inoltre, domenica 11 settembre, durante la Val di Fassa Bike, dalle ore 10.30 fino alle 12.30 intrattenimento per bambini nello spazio riservato vicino all’arrivo, ed estrazione di una 1 fat bike bimbo/a. Le eventuali offerte libere saranno totalmente devolute alle popolazioni di Amatrice e delle zone colpite dal sisma.

ATC

Pacchetto latte U.E.

In attesa che siano operativi gli strumenti del Pacchetto Latte anticrisi adottato da Bruxelles, con la dote complessiva di 500 milioni di euro (dei quali 350 nella disponibilità degli Stati Membri e 150 a sostegno della riduzione volontaria delle consegne di latte), gli allevatori italiani chiedono che venga costituita una Organizzazione comune di mercato (Ocm Latte) per sostenere l’export nei Paesi terzi e che il contenimento volontario della produzione lattiera tenga conto dello stato di autoapprovvigionamento dei singoli Paesi dell’Unione europea.

È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Fieragricola – rassegna internazionale dedicata al comparto primario, in programma a Veronafiere dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018 – al quale hanno risposto 480 tra allevatori e trasformatori.

In particolare, sarebbero favorevoli alla predisposizione di una Ocm Latte per l’internazionalizzazione nei Paesi terzi il 43,8% degli interessati, seguiti dal 39,6% di quanti chiedono all’Ue di pianificare una riduzione della produzione basata sul reale autoapprovvigionamento. Questo significherebbe che a ridurre maggiormente la produzione lattiera sarebbero le aree del Nord Europa, le Repubbliche Baltiche e Paesi come l’Irlanda, tutti ampiamenti alle prese con un surplus rispetto alle necessità interne. L’Italia, la cui produzione si colloca al di sotto del 75% del fabbisogno interno, non sarebbe pertanto costretta a diminuire le consegne di latte, così come quasi tutto il Sud Europa, essenzialmente deficitario.

Il 22,9% delle risposte è in linea con quanto disposto dalla Commissione europea, cioè di un piano di riduzione volontaria, ai sensi dell’articolo 222 del Trattato sul funzionamento dell’Ue fra tutti i Paesi comunitari.

Spostando l’attenzione sulle richieste degli allevatori al Governo, tenuto conto che l’Italia riceverà 20,9 milioni dei 350 milioni del Pacchetto Latte destinati direttamente agli Stati Membri, le risposte al sondaggio si schierano per il rafforzamento della promozione delle Dop casearie (58,3%), per il sostegno all’export nei Paesi terzi (47,9%), per definire incentivi all’innovazione (27,1%) e per rafforzare le organizzazione di produttori (20,8 per cento). La produzione di formaggi a denominazione di origine protetta, in particolare, costituisce un valore aggiunto notevole per il latte italiano e assicura una tipicità particolarmente apprezzata sui mercati domestico e internazionale.

 

Veronafiere                         

 

Laboratori teatrali a Brescia con Decameron

 chimera-l-giagnoni

 

Anche quest’anno torna il corso “Stage sui linguaggi teatrali – “DECAMERON Che cosa faresti alla fine del mondo?”, riservato ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado promosso e organizzato dal CTB Centro Teatrale Bresciano per la stagione 2016/2017 e condotto da Lucilla Giagnoni, attrice, regista e autrice.

Il corso proseguirà fino al 29 settembre 2016 e tutti gli incontri si terranno dalle ore 15.00 alle ore 18.30.

Di seguito le date e le modalità:

Teatro Sociale – Via Felice Cavallotti,20 – Brescia

Lunedì 12 settembre 2016

Martedì 13 settembre 2016

Mercoledì 14 settembre 2016

 

Teatro Santa Chiara Mina Mezzadri – C.da S.Chiara 50/A

Martedì 20 settembre 2016

Mercoledì 21 settembre 2016

Giovedì 22 settembre 2016

 

Teatro Sociale – Via Felice Cavallotti,20 – Brescia

Lunedì 26 settembre 2016

Giovedì 29 settembre 2016

Il corso si propone di far sperimentare ai partecipanti alcuni degli elementi fondamentali delle tecniche della narrazione e per estensione della comunicazione riguardanti il movimento corporeo, la voce, per comprendere quali sono i passaggi fondamentali attraverso cui un testo si vivifica nel corpo dell’attore-narratore.

INFO:

CTB Centro Teatrale Bresciano

 

Silvia Vittoriano

“La Via Geometrica. Da Scaccomatto agli Scacchi di Leonardo da Vinci” di Franco Rocco. Alla presentazione Vittorio Sgarbi

Ma Leonardo da Vinci giocava a scacchi?

Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ne parla domani, giovedì 8 settembre alle ore 18.30, presso lo Spazio Espositivo PwC Milano di viale Monte Rosa 91 in occasione dell’inaugurazione della mostra di Franco RoccoLa Via Geometrica. Da Scaccomatto agli Scacchi di Leonardo” (8-30 settembre).

 

1-5-scacchiera_cristallo-3

La mostra parte dalla riedizione del libro dell’architetto Franco Rocco “Leonardo e Luca Pacioli. L’evidenza” (Editore Due Torri, Bologna) che, partendo da una approfondita analisi del Manoscritto riconosciuto come preparatorio del De Ludo Scachorum o Schifanoia del famoso matematico Frà Luca Pacioli, dimostra l’indiscutibile contributo di Leonardo da Vinci alla sua stesura e nell’evoluzione del gioco degli scacchi.

Il lavoro editoriale di Franco Rocco nasce infatti dal ritrovamento a Gorizia, fra i fondi storici della biblioteca del conte Guglielmo Coronini Cronberg, proprio del manoscritto sopra citato, databile con sicurezza fra il 1497 e il 1508.

In particolare Franco Rocco evidenzia l’aspetto inedito dei pezzi rappresentati sul Manoscritto rispetto a quelli su altri documenti dell’epoca, e dimostra come in molte pagine i tratti grafici di Leonardo da Vinci siano inconfondibili.

Afferma Vittorio Sgarbi: “Sono anni importanti, quelli rinascimentali che portano alla fine del Quattrocento, anche per la storia degli scacchi, come ci informa Rocco: il gioco medievale si stava modernizzando nella forma detta “alla rabiosa”, prevedendo il cambio di alcune regole fondamentali. Il manoscritto di Gorizia prende atto proprio di questa evoluzione, presentando il gioco secondo due varianti, la vecchia e l’aggiornata. Fra le nuove regole c’è anche la possibilità dell’arrocco, che limita i margini di manovra della regina, fino a quel momento troppo superiori rispetto a quelli delle altre pedine. E’ Leonardo, riferisce Rocco, il primo ad alludere alla mossa scacchistica nel modo in cui normalmente la intendiamo, attraverso la soluzione di un rebus che compare nel grande foglio 12692 di Windsor (1487-90 ca.)”.

8v-9r-7

In particolare, scrive Franco Rocco, negli antichi trattati le posizione dei pezzi sulle scacchiere erano indicate con il loro nome o con figure soltanto accennate, mentre nel Manoscritto pacioliano sulle scacchiere sono rappresentati pezzi veri dalle forme chiaramente distinguibili le une dalle altre, caratterizzate da proporzioni  perfette, pezzi di un design ricercato ed elegante mai visto prima.

Inoltre sulle 96 pagine del manoscritto, suddivise in 5 fascicoli, i pezzi sono disegnati in due maniere differenti: su 48 pagine tutte le figure hanno il contorno ben delineato e spesso ma non sempre sono colorate, mentre sulle altre 48 pagine le figure dei pezzi sono definite con la sola stesura del colore e sono senza contorno.

Franco Rocco dimostra infine come dei 114 problemi scacchistici presentati nel Manoscritto Leonardo ne abbia illustrati 58, dei quali ben 24 inediti, inventanti per il manoscritto, tutti da giocare con le nuove regole “a la rabiosa”, ovvero quelle ancora oggi in uso con la regina in grado di muoversi sulla scacchiera in ogni direzione.

La mostra milanese pone anche l’attenzione sul metodo con il quale Franco Rocco  ha affrontato lo studio del Manoscritto, mettendo in evidenza il suo gioco di scacchi Scaccomatto, nel quale i pezzi neri in bronzo e i pezzi bianchi in bronzo argentato possono essere ricomposti secondo uno schema di incastri in due cubi che racchiudono tutte le 32 pedine del gioco.

L’esposizione è inoltre arricchita da una sezione video che, in realtà virtuale, presenta il minuzioso lavoro di ricerca sul De Ludo Scachorum, lo scomponimento e ricomponimento tridimensionale del cubo Scaccomatto, e un’altra opera fondamentale del lavoro di Franco Rocco: La Via di Colombo, una sfera composta da trentasette parti in legno e bronzo che può essere smontata lasciandosi guidare dalla simbologia incisa sulla sua superficie come addentrandosi in un labirinto.

La mostra è completata da due sculture in bronzo a cera persa: Giano e La Parola e il Gesto, sul tema della natura messa a rischio dal gesto dell’uomo.

********************

FRANCO ROCCO

La via geometrica. Da Scaccomatto agli scacchi di Leonardo da Vinci

 

Spazio Espositivo PwC Milano

Via Monte Rosa 91, Milano

8-30 settembre 2016

Ingresso libero

Orari di apertura:

tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00

 

De Angelis