Concerto di Capodanno dell’Orchestra e del Coro Teatro Carlo Felice di Genova in TV

Francesco Meli e Serena Gamberoni

Costretto ad annullare il consueto Concerto di Capodanno in presenza, a causa del protrarsi dell’emergenza sanitaria, il Teatro Carlo Felice di Genova non rinuncia a festeggiare l’inizio del nuovo anno insieme al suo pubblico. Il 1 gennaio 2021, alle ore 10.30 e alle ore 18.30, l’emittente televisiva Primocanale trasmetterà uno speciale Concerto di Capodanno a porte chiuse con protagonisti il direttore Andriy Yurkevych, i cantanti Serena Gamberoni (soprano), Francesca Benitez (soprano), Francesco Meli (tenore),

Michele Patti

Michele Patti (baritono) e l’Orchestra e il Coro del Teatro Carlo Felice, preparato dal Maestro Francesco Aliberti. Il concerto – in coproduzione con Primocanale Productions – verrà riproposto on line il 5 gennaio, alle ore 21.00, sui canali social del Teatro Carlo Felice, sul sito dell’ANFOLS e sul sito della rivista “l’Opera”.

Francesca Benitez

Il concerto è interamente dedicato all’operetta, un genere che, per leggerezza e raffinatezza, si presta in modo particolare a salutare con la musica l’arrivo del nuovo anno. In programma le più celebri e amate pagine dalle operette di Johann Strauss Jr., Franz Lehár, Franz von Suppé e Jacques Offenbach.

Massimo Pastorelli (anche per le fotografie)

Saluti in volo libero

Il volo libero giunge agli sgoccioli di un anno che definire “particolare” è giusto un eufemismo, ma con assoluta certezza che tutto tornerà come prima e non solo per chi vive con la passione di esplorare il cielo.

La quarantena, da reclusione e patimento, si è evoluta in occasione di crescita e informazione. Grazie alle modalità di incontro on-line, centinaia di piloti hanno potuto partecipare a riunioni dove sono intervenuti esperti di volo in parapendio e deltaplano. Sono state occasioni di studio, istruzione e riflessione sulle tecniche di volo libero e sulle materie connesse. La stessa assemblea annuale FIVL è avvenuta a distanza.

Ovviamente le restrizioni sanitarie hanno influito sulle attività di volo agonistiche e amatoriali, a partire dalla cancellazione dei campionati europei che si sarebbero dovuti svolgere nel comprensorio del Monte Cucco (Perugia), quelli di deltaplano, e in Serbia, quelli di parapendio. Tutto rimandato al 2022 perché l’anno prossimo si volerà per i titoli mondiali.

Durante lo scorcio estivo, allentate le restrizioni anti epidemia, si è tentato di recuperare almeno i campionati italiani. Operazione fallita e titolo non assegnato nel caso del deltaplano e non per colpa del virus, ma del maltempo che ha imperversato sul sito di volo proprio nella settimana scelta per la gara. È andata meglio allo Spring Meeting in Friuli. Bene anche il salvataggio del campionato di parapendio, trasferito d’urgenza dall’Emilia Romagna al comprensorio di Cuorgnè-Chiesanuova (Torino). All’impresa, perché tale è stata di fatto, hanno lavorato senza badare a risparmi di energie i volontari del club Volo Libero Santa Elisabetta.

Ne è scaturita una bella settimana di voli, con una partecipazione sorprendente e numerosa oltre ogni aspettativa. Scudetto a Joachim Oberhauser di Termeno (Bolzano), già campione mondiale di parapendio in carica insieme a tutta la squadra azzurra, come quella di deltaplano lo è da sei edizioni consecutive.

Sempre approfittando della pausa dopo la prima quarantena, è stato possibile praticare l’hike & fly, volo ed escursionismo, cioè completare un percorso in volo o a piedi. La Hike & Fly Presolana, tra le montagne della Val Seriana (Bergamo), la Dolomiti Super Fly in Trentino, la Hike & Fly Experience sul Monte Grappa, non sono i soli esempi di come questa disciplina stia affascinando sempre nuovi piloti. Il calendario prevedeva una dozzina di questi raduni che non sempre la pandemia ha permesso. Se ne riparlerà nel 2021 quando il peggio sarà alle spalle come tutti ci auguriamo.

Gustavo Vitali

Food Social Night

Il piatto vincitore

Dopo la giuria di esperti, che hanno selezionato i 30 finalisti, ci ha pensato il popolo di Instagram a decretare il vincitore e le 6 menzioni d’onore della Food Social Night, con un record di pollici in su che ha portato la prima arrivata, Noemi Ciabattoni, a conquistare, con lo scatto di un piatto creativo, emozionale e di originale disegn, un pranzo o cena per due persone in un ristorante stellato in prossimità della sua residenza. Il primo contest dedicato al Food e alla condivisione della tavola si conclude anche con un’affluenza record, nella sua puntata “zero”: i dati confermano infatti 73735 visualizzazioni totali per 40400 voti; 450 le foto inviate (di cui 350 ammesse) e un totale di 99094 impressions.

Le sei menzioni speciali

“Food Social Night lascia il segno sin dal suo esordio” dichiarano Marco Panella, presidente di Artix, e Daniela Galdi, presidente dell’Associazione Italiana Chef, che hanno promosso e organizzato l’iniziativa “e registra ottimi numeri di partecipazione, condivisione e engagement con il popolo di Instagram. Di ottima qualità le foto inviate e di grande suggestione la voglia di partecipazione e di ritorno alla convivialità, che manca a tutti e che Food Social Night vuole accompagnare verso la ripresa. Un risultato che ancora una volta testimonia come il cibo sia un media per eccellenza e la tavola sia il social network ideale per raccontare vite, passioni, momenti e affetti con un racconto estetico e visuale che, una volta al mese per i prossimi sei mesi, noi continueremo ad animare”

Il prossimo appuntamento con la Food Social Night si terrà il 22 gennaio 2021, sempre su Instagram. Orari e modalità verranno comunicati nelle prossime settimane tramite comunicati stampa e sul sito ufficiale: https://www.foodsocialnight.com/ dove da oggi è già online la gallery con vincitore, menzioni speciali e finalisti.

E.C. (anche per le fotografie)

Emergenza sanitaria, arriva il progetto “Ferrara si aiuta” a partire dallo sport

Dopo “Ferrara Rinasce” parte “Ferrara Si Aiuta”, il nuovo progetto della Giunta Fabbri che, in tempi di pandemia, rivolge l’attenzione ai cittadini per accogliere e rispondere a tutte le nuove esigenze che l’emergenza sanitaria ha creato. Sotto l’ombrello di “Ferrara si aiuta” che avrà un suo marchio ben riconoscibile e utile ai cittadini per identificare la natura delle proposte, i diversi assessorati, in modo coordinato, attiveranno servizi interdisciplinari dedicati a diverse tipologie di cittadini, senza trascurare nessuno, in una sorta di welfare allargato che vuole costruire ed offrire nuove risposte.

“Il periodo che stiamo vivendo richiede a tutti grandi sforzi e sacrifici non solo in termini economici, ma anche personali: le limitazioni che siamo chiamati a rispettare per contenere la diffusione del contagio rischiano di modificare in senso negativo le nostre abitudini e di incidere pesantemente sui tempi e gli stili di vita – spiega il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri -. Per questo abbiamo deciso di attivare un nuovo filone di attività e progetti dedicato ad individuare e attuare iniziative utili ad aiutare i ferraresi a risolvere problemi legati al momento di emergenza, ma che possano continuare a essere utili anche in futuro, in un’ottica sempre positiva e di crescita”.

Ferrara Si Aiuta, esattamente come Ferrara Rinasce è volto a convogliare le energie positive della città in un sistema partecipato da tutti i soggetti attivi sul territorio: “I progetti di Ferrara si Aiuta verranno condivisi e discussi con tutte le realtà che si occupano di sport, educazione, volontariato, sostegno alle famiglie, agli anziani e ai soggetti deboli- spiega ancora Fabbri -. Condividere nuove possibilità e studiare insieme nuove strategie sarà un modo per trarre qualcosa di positivo da questo periodo così duro. Ferrara ne uscirà come una città più coesa e unita”.

Sono già due i progetti che il Comune di Ferrara propone alla città nel filone di Ferrara Si Aiuta ed entrambi riguardano il mondo dello sport, tra i più colpiti dalla pandemia e dalle restrizioni che hanno chiuso le palestre mettendo in grave difficoltà utenti e professionisti del settore.

Attraverso Ferrara si Aiuta il Comune propone quindi due iniziative: la Ginnastica dolce in tv dedicata a chi non si può muovere da casa e vuole rimanere in forma e una piattaforma digitale che raccoglierà tutta l’offerta sportiva online delle palestre cittadine che potranno usufruire di una importante vetrina collegata al sito del Comune, e con un accesso semplificato per gli utenti che vogliono usufruire dei servizi a distanza.
Consapevole delle conseguenze legate alla chiusura delle palestre e alla limitazione di movimento e attività sportive, il Comune ha pensato in primo luogo alle categorie più fragili, agli anziani e alle persone che per precauzione sono rimaste più ferme e in casa. Per aiutare chi non esce a mantenersi comunque attivo e a muoversi correttamente, da lunedì (14 dicembre 2020) partiranno Video-lezioni di ginnastica dolce in tv, preparate per un pubblico di età medio-alta o persone poco allenate e più fragili. “Io resto in forma – La palestra a casa” è la proposta che il Comune di Ferrara ha organizzato in collaborazione con Telestense . A guidare i telespettatori ferraresi dal piccolo schermo saranno gli istruttori qualificati e con esperienza in ginnastica dolce per la terza età che hanno risposto all’appello diramato attraverso gli enti di promozione sportiva e che si alterneranno con proposte personalizzate e diverse ogni settimana. Le lezioni di ginnastica dolce andranno in onda per quattro settimane di seguito dal lunedì al giovedì con programmazione quotidiana alle 9 su Telestense (canale 16), alle 11 su Telesanterno (canale 18) e alle 18 su TeleFerraraLive (canale 188). Sul canale TeleFerraraLive sarà possibile recuperare le lezioni in replica anche il venerdì e il sabato (due al mattino e una al pomeriggio).

Oltre a queste lezioni di ginnastica in tv, da metà gennaio 2021 sarà disponibile una piattaforma web dedicata alle Palestre virtuali. Su questo spazio accessibile dalla home-page del Comune di Ferrara attraverso il computer o qualsiasi dispositivo elettronico, tutti gli istruttori, le palestre e gli allenatori ferraresi potranno caricare le loro proposte per promuovere la loro attività. Che si tratti di ginnastica, yoga, arti marziali o danza, gli operatori ferraresi potranno usare questa vetrina per inserire i loro video, le video-lezioni, link e testi visibili e consultabili attraverso Internet. A curare la realizzazione della piattaforma è la cooperativa Alpaca, che sta predisponendo anche istruzioni e video di supporto all’inserimento delle informazioni. Tante realtà sportive ferraresi si sono già organizzate in questi mesi per offrire ai loro clienti lezioni da seguire online. Chi ha già video pronti o un calendario di lezioni in programma potrà inserire il link sulla piattaforma, che sarà accessibile e collegata alla home-page del sito del Comune.

Per chi vorrebbe fare dei video ma ancora non è riuscito ad attrezzarsi per farlo, il Comune metterà a disposizione uno spazio con un set di base da utilizzare per le riprese e la cooperativa Alpaca che sta realizzando la piattaforma darà supporto con indicazione semplici e chiare per caricare le proprie informazioni sulla piattaforma consultabile dal proprio computer o da un qualsiasi dispositivo elettronico.


Alessandro Zangara (anche per le fotografie)

Anticipazione delle mostre dell’anno che verrà

Questo 2021 sarà l’Anno di Dante e due delle città dantesche per eccellenza, Ravenna e Verona, per l’occasione alleate tra loro, hanno messo in campo un calendario di eventi davvero impressionante. Il programma di Ravenna, annunciato in occasione della visita alla città del Presidente della Repubblica, prevede ben 4 mostre. La prima, allestita alla Classense con il titolo “Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante”, ripercorre il VI centenario dantesco del 1921, inaugurato l’anno prima alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce.
Sino al 14 luglio, l’antica chiesa camaldolese di San Romualdo accoglierà Le “Arti al tempo dell’esilio”, mostra che ripercorre le tappe dell’esilio dantesco, attraverso una raffinata selezione di opere fondamentali dei più importanti artisti del tempo di Dante: Giotto e Cimabue, Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio, Giovanni e Giuliano da Rimini… insieme a capolavori assoluti dell’oreficeria e della miniatura.
Da settembre, “Un’epopea pop” mostrerà al MAR – Museo d’Arte la fortuna popolare della figura di Dante, attraverso i secoli e i generi espressivi, dai manoscritti del Trecento fino agli articoli di merchandising. Intrecciato alla mostra, un percorso d’arte contemporanea proporrà, sui temi danteschi, opere di Richard Long, Kiki Smith, Rä di Martino, Elisa Montessori, Tracey Emin, Robert Rauschenberg, Gilberto Zorio… Al centro del chiostro cinquecentesco del MAR, il pubblico avrà l’occasione di entrare fisicamente in Sacral di Edoardo Tresoldi.
Con la Galleria degli Uffizi il Comune di Ravenna ha avviato una collaborazione pluriennale ed è da essa che prende vita anche il progetto espositivo “Dante nell’arte dell’Ottocento. Un’esposizione degli Uffizi a Ravenna” che quest’anno propone il dipinto di Annibale Gatti raffigurante “Dante in esilio”, in mostra sino a settembre 2021 nei chiostri francescani limitrofi alla tomba del Poeta.
Anche Verona, la città di Cangrande della Scala, ricorda Dante con un importante programma di eventi. Tra quelli espositivi spicca la mostra “Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona”, allestita dal 23 aprile al 3 ottobre, alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Sei sezioni, prestiti d’eccezione per ricordare Dante, Beatrice, Romeo e Giulietta. Muniti di una apposita Mappa, si percorre poi quella che è una mostra diffusa dal titolo “Dante a Verona”, fatta di storie e luoghi nella città che per Dante fu «lo primo… refugio e ‘l primo ostello». Alla riscoperta della Verona scaligera e medievale.
Giunti al Museo di Castelvecchio, dove si conserva la statua equestre di Cangrande, nella Sala Boggian, verrà esposto l’Inferno dantesco rivissuto nelle potenti immagini dell’americano Michael Mazur (1935-2009), a vent’anni dalla loro ‘prima’ al Castello scaligero.
Gli Uffizi sono scesi in campo anche per una mostra-evento programmata dalla prossima primavera alla Reggia di Colorno. Nei Saloni della sontuosa dimora tornerà la mitica Collezione di Porcellane dei Duchi di Parma. Tesori delle più importanti manifatture europee del ‘700, che a seguito dell’unione del Ducato al Regno d’Italia sono stati dispersi tra diverse sedi tra cui il Quirinale. Ora lo storico, seppur temporaneo, ritorno a casa.
A Parma, la Nuova Pilotta affronta il 2021 presentandosi in veste ampiamente rinnovata. Tre le mostre in programma: “L’Ottocento e il mito di Correggio”, che dopo il mancato avvio a causa dell’emergenza sanitaria, aprirà i battenti a fine febbraio. Per essere seguita da “Le passioni del Maggiordomo. I Fiamminghi della Nuova Pilotta” che documenterà l’arrivo a Parma della pittura fiamminga e ciò che questo significò nell’arte del Ducato. Concluso il periodo espositivo, i Fiamminghi andranno a comporre una sezione del nuovo allestimento museale della Pinacoteca.
Per l’autunno Simone Verde, Direttore della Pilotta, non nasconde l’orgoglio di poter presentare a Parma, Capitale della Cultura, i tesori de “I Farnese”, spettacolare storia di una Dinastia che dell’arte ha fatto un suo simbolo.
Nella vicina Fondazione Magnani Rocca, a Mamiano di Traversetolo, l’appuntamento di maggior rilievo sarà nell’autunno del 2021, con una grande retrospettiva su Mirò. Nei mesi che la precederanno, la Fondazione prevede due eventi: un focus su Modigliani e uno su Pasolini.
Dalle porcellane della Reggia di Colorno, ai vetri veneziani 800 pezzi dei maggiori maestri e delle grandi fucine muranesi che aprirà in primavera alla Galleria Rizzarda di Feltre (BL). La mostra, destinata successivamente a trasformarsi in nuova sezione del Rizzarda, ha come titolo “Collezione di vetri veneziani Carla Nasci – Ferruccio Franzoia”.
Restando in Veneto, Rovigo di grandi mostre ne propone addirittura quattro. In Palazzo Roverella, la primavera sarà riservata ad “Arte e musica. Dal Simbolismo alle avanguardie”, un’esposizione di vasto respiro sulle molteplici relazioni tra queste due sfere espressive, dalla stagione simbolista fino agli anni Trenta del Novecento. L’autunno sarà invece riservato alla fotografia, con una originale monografica di Robert Doisneau, alla ricerca degli attimi di felicità che egli ha saputo catturare nelle sue immagini.
In Palazzo Roncale, la primavera vedrà protagonisti i sette Teatri Storici del Polesine, magnifici edifici, cuore di infinite storie. Che la mostra “Quando Gigli, la Callas e Pavarotti…I Teatri Storici del Polesine”, racconta per immagini, suoni, testimonianze.
Stessa sede, ma in autunno, “Giovanni Miani. Il leone bianco del Nilo”: per la prima volta la storia di un Indiana Jones dell’Ottocento, l’uomo a cui venne impedito di intestarsi la scoperta delle sorgenti del Nilo.
Dal Veneto al Friuli per due monografiche di oggettiva qualità, dedicate ad altrettanti artisti locali per nascita ma non certo per livello ed interesse. “Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487 – 1561)” è il titolo della mostra che all’artista e architetto rinascimentale dedicherà il Castello di Udine. Pordenone invece, nella sede dei Civici Musei, indagherà “Michelangelo Grigoletti (1801-1870)”, un necessario omaggio ad un artista che ha interpretato in modo originale l’arte dei decenni centrali dell’Ottocento, tra Italia e Ungheria.
Quando anche le donne si misero a dipingere, o meglio venne loro riconosciuto il diritto di farlo, Fede Galizia fu tra le prime a ottenere riconoscimento e successo internazionali. A lei, trentina d’origine, il Castello del Buonconsiglio, a Trento, riserva la sua grande mostra estiva.
Nel campo della Fotografia è pronta ad aprire i battenti, non appena sarà consentito, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano (TV): “Steve McCurry. Icons”, una selezione di oltre 100 fotografie di uno dei più acclamati fotografi contemporanei.
Mentre a Torino, CAMERA il Centro Italiano per la fotografia svela un programma da grande annata. A partire da marzo una doppia personale su Horst P.Horst e Lisette Model. Lui grande genio della moda, lei ironica e dissacrante street photographer. Seguirà a giugno una personale dedicata ad uno dei più importanti fotografi italiani contemporanei, Walter Niedermayr (Bolzano, 1952). Immancabili i temi dei paesaggi alpini, delle architetture e il rapporto fra spazi aperti e spazi chiusi. Per l’autunno, in occasione delle attesissime ATP Finals, che si svolgeranno a Torino dal 2021 al 2025, CAMERA mette in campo una grande personale del fotografo inglese Martin Parr che naturalmente esporrà scatti dal mondo del tennis.
Il 2021 sarà anche l’anno di apertura di nuovi musei o del rinnovo di altri. Si è già fatto cenno alla nascita della Nuova Pilotta. Dove “Nuova” non è solo un aggettivo da aggiungere ad un nome storico, ma l’idea di un museo di nuova concezione.
Attesissimo, a Treviso, il nuovo Museo Nazionale della Collezione Salce, creato dal Mibact nell’ex chiesa di Santa Margherita. Per la sua inaugurazione il Nuovo Salce accoglierà una delle tre sezioni della ricchissima esposizione che Treviso dedicata a “Renato Casaro L’ultimo cartellonista del Cinema. Treviso, Roma, Hollywood”. Oltre che al Nuovo Salce, la mostra sarà allestita nella seconda sede del Salce, al Complesso di San Gaetano, e al Museo Civico di Santa Caterina.
A Cittadella, città murata tra le meglio conservate e valorizzate in Italia, non appena le norme lo consentiranno aprirà i battenti il nuovo “Museo del Duomo”, con una spettacolare sequenza di dipinti, sculture e arti applicate dal Duecento all’Ottocento.
Un altro, rilevantissimo intervento di restyling è in corso al Museo Nazionale Sanna a Sassari. Coinvolge l’intera Sezione Etnografica, ricchissima di testimonianze. A darle un volto nuovo è impegnato un ‘allestitore’ d’eccezione, lo stilista Antonio Marras.
Tra gli appuntamenti milanesi, quello proposto da Bottegantica spicca per novità: la galleria proporrà infatti (dal 5 marzo) una monografica dedicata al Giovane Boccioni, focalizzata interamente sugli anni tra il 1901 e 1909, una fase dell’artista mai prima studita così attentamente.
Il 2021 è anche l’anno dei massimi appuntamenti con l’antiquariato.
TEFAF Maastricht slittata a fine maggio (31 maggio – 6 giugno) punta a una edizione in presenza con circa 270 dei più importanti galleristi mondiali che propongono oltre 7000 anni di storia dell’arte. A cavallo tra settembre e ottobre del 2021 torna la Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze (25 settembre – 3 ottobre) 32ma edizione. Autentico vanto italiano per la proposta d’arte e per l’incantevole sede di Palazzo Corsini affacciato sull’Arno, ancora una volta sotto la guida di Fabrizio Moretti. Fine anno, a Torino, la decima edizione di Flashback all’insegna de “L’arte è tutta contemporanea”.
Ultime, ma non certo per il valore delle loro iniziative, due piccole città che costituiscono altrettanti poli di attrazione del turismo interno e internazionale: Pienza e Abano Terme. Entrambe prolungano le loro mostre dedicate a due collezioni d’arte del Novecento. La Collezione di Leone Piccioni, a Pienza e la Collezione Merlini, ad Abano, in Villa Bassi Ratgheb. Quest’ultima collezione posta in dialogo con le opere di arte classica, patrimonio della casa-museo ai piedi dei Colli Euganei. Subito dopo Villa Bassi punta sul cinema, con la mostra “La giusta distanza. Il Veneto del Cinema. Fotografie di scena dal 2000 al 2019” e poi nuovamente sull’arte con “Oltre l’apparenza. Un racconto nella pittura di Luigi Pellanda. 30 anni di iperrealismo”. Annunciato per l’autunno, invece, un importante appuntamento con la grande fotografia.
Questi i primi, ottimi segnali. Che fanno pensare ad un mondo dell’arte che ha deciso di guardare avanti, leccandosi le ferite, certo, ma senza chinare la testa.

S.E.

Il Polittico di San Luca a Castelvecchio

Il Polittico di San Luca

Un’opera dal valore storico-artistico inestimabile, acquisita quest’estate dal Mibact e arrivata a Castelvecchio. Si tratta dello straordinario polittico rinascimentale detto di S. Luca, opera attribuita ad un intagliatore veronese che, da oggi, entra a far parte della collezione dei Musei Civici di Verona, in esposizione permanente al museo scaligero. Gli studi recenti collocano l’opera tra gli anni ‘70 e ‘80 del Quattrocento, con richiami artistici all’ambito veronese come trait d’union tra la bottega dei Giolfino e l’attività di Giovanni Zebellana. Proprio per la sua appartenenza alla storia culturale della nostra città, il polittico è stato destinato al museo veronese mentre la titolarità è in capo alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia. In attesa della riapertura dei Musei, il polittico potrà essere ammirato attraverso alcuni video di presentazione che, nelle prossime settimane, saranno resi disponibili sul sito e sui canali social dei Musei Civici.

Il Polittico, a tre scomparti e due registri, nella parte alta raffigura la Madonna con il Bambino in trono, attorniata da San Bernardino da Siena e San Vincenzo Ferrer. Nel registro inferiore, San Luca evangelista seduto allo scrittoio con San Rocco e San Sebastiano ai lati.

La cornice è integra ed originale con montanti costituiti da lesene traforate e piccole porzioni di colonnine foliate. I trafori sono applicati su fondi in carta rossi o blu, a imitazioni di smalti, secondo una tradizione presente in area veneta. La finitura policroma è raffinatissima nella resa degli incarnati e nei dettagli preziosi che ornano le vesti. L’impianto architettonico della cornice e la concezione delle statue sono la testimonianza del clima di ricezione presente a Verona in quegli anni e del rinnovamento portato da Andrea Mantegna. Prima dell’esposizione, l’opera è stata sottoposta ad un intervento conservativo e, per la sua collocazione, è stato studiato il riallestimento completo della sala del Mantegna destinata ad accoglierla, presente negli spazi espositivi al secondo piano del Museo.

Dall’ultimo Dpcm che ha imposto la chiusura dei musei – spiega il sindaco – è stato avviato un importante percorso di arricchimento delle collezioni dei Musei Civici veronesi che oggi, con questo Polittico in esposizione permanente a Castelvecchio, raggiunge indubbiamente uno dei suoi momenti più alti. Ringrazio il Mibact per l’opportunità offerta e per la stima riconosciuta al sistema museale civico di Verona, scelto per accogliere questo straordinaria opera”.

Un risultato importante – dichiara l’assessore Briani –, frutto della lungimiranza gestionale del direttore Rossi che, quest’estate, con formale richiesta al Mibact, ha concretizzato l’assegnazione ai Musei Civici veronesi di questa stupenda opera quattrocentesca. Un capolavoro dal valore storico-artistico inestimabile, da oggi in mostra permanente negli spazi del Museo scaligero. In questo tempo di chiusura, per offrire al pubblico un’anteprima di questo capolavoro, saranno effettuati dei girati che saranno resi poi visibili sul sito e su social dei Musei”.

Per le collezioni veronesi si tratta di una forma di valorizzazione senza precedenti nella storia dei Musei Civici di Verona – sottolinea il direttore Rossi –. Espressione concreta della sintonia esistente tra il Ministero e i musei civici italiani, volta a sostenere lo sviluppo del sistema Museale Nazionale. Il Polittico è ora collocato a confronto con dipinti di Mantegna, Francesco Bonsignori, Carlo Crivelli e, in particolare, in rapporto con opere di Francesco Benaglio e Domenico Morone, che rivelano evidenti affinità stilistiche, con l’ambito culturale dell’intagliatore e mostrano analoghi riferimenti figurativi a modelli mantegneschi”.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

In Arena trovata la prima sepoltura umana

Lo scheletro ritrovato in Arena

È la prima e unica sepoltura rinvenuta all’interno dell’Arena. Un ritrovamento davvero eccezionale quello nell’arcovolo 31 dell’anfiteatro, dove i lavori in corso hanno portato alla luce i resti di un corpo umano, perfettamente conservato e che sarà oggetto di un’importante valorizzazione.

Le analisi che verranno effettuate nelle prossime settimane saranno in grado di fornire con precisione tutti gli elementi utili per ricostruire l’epoca in cui è avvenuta la sepoltura e i caratteri dell’individuo ritrovato. Tuttavia gli esperti della Soprintendenza sembrano non avere dubbi: si tratta del corpo di una donna, la cui posizione con le braccia conserte e poste leggermente sotto il petto è tipica delle sepolture. Pure l’epoca sembra abbastanza chiara, e si evince dalla profondità del ritrovamento, che rimanderebbe al periodo tardo antico, compreso tra il terzo e il sesto secolo dopo Cristo.

Ma potrebbero esserci delle sorprese, come è successo per l’inaspettata scoperta, che ha lasciato a bocca aperta addetti ai lavori e non.

La scoperta. È avvenuta nell’ambito degli importanti lavori di restauro che si stanno realizzando all’interno dell’anfiteatro, con un cantiere articolato che prevede la riqualificazione completa degli arcovoli. È proprio all’arcovolo 31 che i ricercatori della Soprintendenza, al lavoro per il sopralluogo necessario al restauro, hanno trovato tracce di bruciatura tra le pareti. Si aspettavano di rinvenire i resti della fornace di un fabbro, come già accaduto durante altri scavi, invece si sono abbattuti su una sepoltura, sicuramente successiva al primo secolo dopo Cristo, epoca a cui risalgono i cocci rotti usati come selciato e spostati, più di 1500 anni fa, per fare spazio alla sepoltura.

Le analisi. Lo studio dettagliato dello scheletro avverrà una volta estratto dall’arcovolo e portato in laboratorio per gli esami e le analisi specifiche. Verrà usato lo strumento del carbonio -14, il metodo più utilizzato per le datazioni in archeologia e che porterà a definire con precisione non solo l’epoca a cui risale il reperto, ma anche a definire i caratteri dello scheletro, dall’età alla corporatura, fino alle cause della morte. Tempo un mese e si avranno tutte le informazioni utili per conoscere meglio questa straordinaria scoperta.

Il Sindaco e l’Assessore sul luogo del ritrovamento

Proprio per la sua straordinarietà, si pensa già a come valorizzarla e far sì che sia fruibile a cittadini e turisti. Il primo a voler vedere il ritrovamento è stato il sindaco Federico Sboarina, con l’assessore ai Lavori pubblici Luca Zanotto, il soprintendente Vincenzo Tinè, Brunella Bruno e Irene Dori rispettivamente archeologa e antropologa della Soprintendenza.

“Questo monumento non finirà mai di stupirci – ha detto il sindaco”.

“In questa fase del cantiere sono in corso i lavori per gli allacciamenti ai quadri elettrici e i passaggi dei sottoservizi – ha spiegato Zanotto-. Da qui la necessità si scavare su più punti, un lavoro che viene fatto con tecniche di precisione e rispettose del monumento e sei suoi materiali. La scoperta è inaspettata quanto bene accolta, rende l’Arena ancora più unica, un monumento davvero ricco di storia che abbiamo il dovere di conservare al meglio”. “È importante attirare l’attenzione di tutti di fronte a tale scoperta – ha aggiunto Tinè-. In archeologia, ritrovare degli scheletri è sempre emozionante, farlo all’interno dell’Arena è qualcosa di unico e davvero eccezionale. Abbiamo già scavato delle sepolture all’interno dell’anfiteatro, ma mai in questa posizione, dentro un arcovolo cieco. Non pensavamo di rinvenire livelli romani conservati in situ, riteniamo che questa sepoltura sia stata inserita in epoca Tardo Antica o Alto Medievale al massimo, tanto che crediamo meriti adeguata valorizzazione”.

Roberto Bolis (anche per le fotografie)

Non temere Maria

LUCA 1,26-38
In quel tempo, 26. l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27. a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Per introdurci al Natale, così vicino, la liturgia della quarta Domenica di Avvento ci offre la meditazione del brano tratto dal Vangelo di Luca, anziché uno del Vangelo di Marco, come sarebbe consuetudine nell’anno B.
L’angelo Gabriele annuncia a Maria di Nazareth che l’Altissimo ha posto il suo sguardo su di lei. Solo il suo “Sì” può consentire la realizzazione del mistero dell’Incarnazione. Maria è il modello dell’attesa e dell’accoglienza, che siamo chiamati a seguire, perché la nostra vita sia irradiazione della presenza di Dio nel mondo. Abbiamo tutti la possibilità di esercitare la libertà di accogliere o di respingere il Salvatore nella nostra storia personale.
Questo brano è in parallelo con quello della nascita del Battista, collocato precedentemente, per cui consideriamo:
• due annunci: nascita di Giovanni Battista e nascita del Figlio di Dio;
• messaggero: angelo Gabriele in entrambi gli episodi;
• luoghi: il tempio, per Zaccaria, in un momento solenne; la casa, per Maria, nella quotidianità;
• tempo: (indicato nella parte omessa del primo versetto) sesto mese dal concepimento di Giovanni Battista;
• destinatari: Zaccaria, scettico; Maria, accogliente nella fede;
• due nascituri: Giovanni, precursore; Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio.
I protagonisti di questo brano sono: l’angelo Gabriele, inviato da Dio; Maria, “sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe”.
Il luogo dell’evento è sconosciuto, piccolo e ignoto. È citato nella Bibbia solo in questo brano: Nazareth (Luca lo chiama “città”). Si trova in una terra ai margini della Palestina, territorio dei lontani e degli impuri, in un villaggio insignificante, in una casa semplice e sconosciuta.
Dio è talmente grande che sceglie un luogo insignificante. Lui, l’Onnipotente, si fa mortale. Lui, il Forte, si fa debole. Lui il Divino, si fa terrestre. “Colui che era Dio svuotò se stesso, diventando uomo” (cf. Filippesi 2,6-7). Lui, il Vicino, si accosta ai lontani, agli emarginati dalla società.
Il primo protagonista dell’episodio è l’angelo Gabriele che, nel libro di Daniele, è presentato come colui che annuncia il tempo della salvezza (cfr. Daniele 8,16-17; 9,21-27); precedentemente aveva annunciato a Zaccaria la nascita di Giovanni (cfr. Luca 1,19; cfr. Tobia 12,15).
Sconosciuta è la destinataria dell’annuncio, una giovane donna, legalmente già sposata con Giuseppe. Secondo l’usanza ebraica doveva intercorrere del tempo prima che gli sposi vivessero insieme. In greco il termine “vergine” indica semplicemente una giovane ragazza. Più avanti, al v. 34, verrà esplicitamente dichiarato che è “vergine”.
Dio opera le sue scelte tra persone che non fanno parlare di sé, che abitano luoghi insignificanti, che vivono in modo semplice e umile. Ciò che attira lo sguardo di predilezione di Dio è l’umiltà e la fede accogliente della sua azione, vera, reale, tangibile attraverso i segni.
28. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. 29. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
“Entrando da lei”: l’espressione indica che l’angelo è entrato nella casa di Maria, non in un tempio solenne e prestigioso, ma nella dimora usuale, nella quotidianità. Anche a noi Dio parla attraverso le normali attività del vivere, senza effetti straordinari, nel comune dipanarsi del tempo, nello scorrere ripetitivo e monotono della vita semplice di ogni giorno.
“Rallegrati” (cfr. Sofonia 3,14 e Zaccaria 9,9): l’angelo rivolge a Maria un saluto non convenzionale, un invito alla gioia. È la gioia del Vangelo, del lieto annuncio, che pervade Maria. Anche noi, discepoli del Signore, possiamo essere pieni di gioia e rallegrarci perché il Suo sguardo è su di noi e la sua Presenza rallegra la nostra vita.
“Piena di grazia”: l’angelo non chiama Maria per nome, ma “piena di grazia”. Maria è colmata di grazia da parte di Dio, è beneamata, è “amata per sempre”, così come ognuno di noi, divenuto figlio di Dio nel Battesimo.
“Grazia”: il termine indicava il favore del re (Cantico dei Cantici 8,10; Ester 2,17; 8,5).
“Il Signore è con te!”: l’angelo si rivolge a Maria ricalcando il genere letterario dell’annuncio vocazionale rivolto ai grandi personaggi biblici.
“Fu molto turbata”: Maria riceve un saluto speciale, da un personaggio speciale, in modo molto speciale. Non può che essere turbata, ma, a differenza di Zaccaria, cerca di penetrare il significato di ciò che le sta avvenendo. Ella già vive un rapporto di grande fede e disponibilità a Dio, per cui desidera comprendere ciò che Egli desidera da lei (cfr. Luca 1,34 e 2,19).
30. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”.
“Non temere”: in tutto l’Antico Testamento, quando Dio chiama una persona ad un particolare compito, la rassicura, le dice di non avere paura, perché Egli è il suo sostegno e la sua forza. Maria supera il timore con una illimitata fiducia nel Suo Signore.
“Gesù”: “il Signore salva”. Colui che nascerà è pertanto il Salvatore, il Messia promesso.
Scrive nelle “Orazioni” san Bernardo di Chiaravalle: “Hai sentito [o Maria] che concepirai e partorirai un figlio; hai sentito che ciò avverrà senza concorso di uomo, bensì per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: è ormai tempo che a Dio faccia ritorno colui che egli ha inviato. Anche noi aspettiamo, o Signora, la parola di misericordia, noi cui pesa miserevolmente la sentenza di condanna. Ecco che ti si offre il prezzo della nostra salvezza; se acconsenti, saremo liberati sul momento”.
32. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33. e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
L’angelo Gabriele ora spiega a Maria tutto ciò che riguarda la nascita di Gesù.
“Figlio dell’Altissimo”: il termine ricorda la promessa che il profeta Natan fa al re Davide, di una discendenza eterna (2 Samuele 7,12-16; Salmo 2,7; 89,27), perché da lui nascerà il Messia.
“Dell’Altissimo”: nell’Antico Testamento l’espressione viene usata per indicare Dio. Colui che nascerà, pertanto, è il Figlio di Dio.
“Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre”: Davide si era stabilito nella sua casa di cedro e sentiva il bisogno di costruirne una anche per il suo Dio, in sostituzione della tenda, in segno di amore e di nobile dedizione al suo Signore. Tuttavia è Dio che costruirà una casa a Davide nel senso che il suo nome durerà per sempre, grazie al fatto che dalla sua discendenza nascerà Gesù, il Cristo. Egli sarà la vera Casa di Dio, il vero Tempio.
“Egli regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe”: all’inizio sembra che il Salvatore regnerà solo su Israele, ma più avanti verrà detto che il suo è un regno universale ed eterno.
Gesù viene presentato con vari titoli per annunciare che in lui si compiono davvero le promesse di Dio.
34. Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”.
Maria riceve un annuncio straordinario, che nessuna donna non ha mai ricevuto e mai riceverà dopo di lei. Si chiede come possa avvenire, dal momento che non è possibile umanamente concepire e rimanere vergine. Anche noi possiamo porre domande a Dio, utilizzando tutta l’intelligenza, ma dobbiamo accettare di non comprendere appieno un disegno che va oltre la nostra capacità di comprensione. Nel rapporto con Dio è necessaria una incrollabile fiducia, nella certezza che Egli è la Verità e che mantiene ciò che promette.
35. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”.
Nella risposta, l’angelo afferma che Dio è talmente potente da intervenire in modo prodigioso. Utilizza l’immagine dell’“ombra”, che richiama la presenza di Dio (cfr. il racconto di Esodo 33,7-11): dopo la costruzione della tenda del convegno, una nube scendeva sull’arca dell’alleanza (cfr. Esodo 40,45; Numeri 9,18.22). Maria ora sta per diventare la nuova arca dell’alleanza, la nuova dimora dell’Altissimo.
Lo Spirito Santo agisce in Maria come aveva agito nella creazione (cfr. Genesi 1,2; Salmo 104,30) per generare la vita sulla terra. Ora Egli ricopre come ombra Maria, con la sua Presenza. È lo stesso Spirito che dovrà investire il Messia, secondo Isaia 11,1-6. Maria diventa il “luogo” in cui Dio raggiunge l’uomo, generando suo Figlio quale “Figlio nato da donna” (cfr. Galati 4,4).
“Sarà Santo”: la santità consiste nella totale appartenenza a Dio. Il termine indica la divinità di Gesù.
“Figlio di Dio”: non solo Gesù è il Messia, ma ha un rapporto del tutto particolare con Dio, essendo il Figlio. È dichiarata ancora una volta la divinità di Gesù.
36. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37. nulla è impossibile a Dio”.
In tutti gli annunci speciali dell’Antico Testamento viene dato un segno perché l’eletto abbia conferma della sua missione. Maria viene confermata con l’annuncio della nascita di Giovanni Battista da Elisabetta, sua parente.
“Nulla è impossibile a Dio”: Dio interviene in modo sorprendente e prodigioso, manifestando la sua Onnipotenza. Solo Dio poteva darci un Uomo che non è frutto della volontà umana o generato da una coppia.
Gesù è un dono che solo Dio poteva darci. Questo evento inaudito e impossibile per noi esseri umani, è avvenuto perché “tutto è possibile a Dio”.
38. Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei.
“Serva del Signore”: come per tutti i personaggi biblici dell’Antico Testamento, è un titolo di gloria essere servo del Signore (cfr. Rut 3,9; 1 Samuele 25,41). La serva del re è la prima dopo il re, la persona di fiducia. Quindi Maria ha la dignità di colei che collabora all’azione creatrice di Dio.
“Avvenga per me secondo la tua parola”: Maria accetta con umiltà, fede e amore il suo essere scelta da Dio con predilezione particolare per portare a compimento il disegno di salvezza di Dio. Conoscendo la Bibbia, sa che ogni eletto va incontro ad una vita difficile e aperta alla fatica. Obbedisce nella fede, diventando modello per noi, discepoli del Signore, chiamati ogni giorno a lottare per scegliere la realizzazione del progetto di Dio, anziché il nostro.
Chiediamo a Dio di seguire l’esempio di Maria, perché anche noi possiamo accogliere il Cristo Salvatore con gioia grande, per donarlo al mondo. Rispondiamo al dono di amore che Dio concede a
ciascuno di noi con un “amen”, un sì disponibile, sull’esempio di Maria. Ella si consegna senza riserve a Dio che riconosce essere il Tutto per la sua vita.
Siamo chiamati a rimanere fedeli alle promesse fatte anche quando la prova tenta di spegnere il fuoco vibrante di amore che ha incendiato il nostro cuore, almeno per un momento nella vita. Siamo chiamati ad accogliere il Figlio di Dio. Ciò che è avvenuto duemila anni fa continua ad avvenire, perché il tempo è inserito nell’eternità di Dio, nel continuo “oggi”.
La nostra persona può diventare la casa in cui Gesù viene ad abitare, la Betlemme di Giudea, la dimora del Figlio dell’Altissimo. Contempliamo la grandezza e l’umile piccolezza della Sua Presenza in noi e in coloro che ci vivono accanto.
Accogliamo l’”Emmanuele” che desidera adagiarsi sulla povera paglia del nostro cuore. Diveniamo sua mangiatoia, pronti a lasciarci coinvolgere dal suo disegno d’amore, nell’umile dipanarsi del nostro quotidiano, abitato da Dio.
“Nulla è impossibile a Dio”! Egli può trasformarci in gioiosi annunciatori della salvezza, Egli può fare di noi la Sua dimora. Apriamoci a Lui, come Maria, senza timore, con illimitata fiducia.

Suor Emanuela Biasiolo

L’opera Pagliacci al Teatro Carlo Felice rimandata a data da destinarsi

Alla luce del DPCM del 24 ottobre 2020, art. 1, comma 9, lettera m, concernente “la sospensione degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto”, e dei successivi DPCM del 3 novembre e del 3 dicembre 2020, il Teatro Carlo Felice di Genova rinvia a data da destinarsi la messa in scena dell’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, prevista in cartellone dal 22 dicembre 2020 al 3 gennaio 2021, e annulla il Concerto sinfonico del 1 gennaio 2021.

Per ulteriori informazioni scrivere a: voucher.biglietteria@carlofelice.it

Massimo Pastorelli

Ancona nella shortlist delle città candidate a Capitale Italiana della Cultura 2022

Ancona è tra le dieci città finaliste per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2022.

Delle 28 città che si sono proposte per ottenere l’ambito riconoscimento, la Giuria incaricata dal MiBACT ha decretato la rosa dei 10 progetti di candidatura migliori: Ancona; Bari; Cerveteri (Roma); L’Aquila; Pieve di Soligo (Treviso); Procida (Napoli); Taranto; Trapani; Verbania; Volterra (Pisa).

Una di queste città, entro il 18 gennaio 2021, si vedrà attribuire il titolo.

L’articolato progetto che ha portato Ancona a distinguersi tra le finaliste ha come tema La cultura Tra l’Altro.

Il gruppo di lavoro che ha partecipato al Dossier di Candidatura è composto da chi negli ultimi anni ha contribuito a tracciare i percorsi culturali della città: aziende, enti, associazioni pubbliche e private, istituzioni del territorio che, assieme a un team di giovani, hanno sviluppato 84 progetti originali, cui si aggiungono iniziative di artisti e pensatori della cultura nazionale che hanno deciso di scommettere sulla città dorica. Un percorso di collaborazione corale e sinergico con l’intento di avviare un progetto per il territorio, nel quale la cultura ha un ruolo da protagonista nella metamorfosi della città e delle zone limitrofe. La candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2022 significa, per Ancona, la costruzione di una grande rete partecipata, pubblica e privata, destinata a crescere nel tempo e che affida alla leva culturale le grandi trasformazioni sociali, economiche ed urbanistiche in atto.

Il gruppo ha individuato nell’incontro, nel rapporto con l’Altro, il tema della candidatura.

«Essere finaliste è un onore e una responsabilità, nei confronti soprattutto del territorio regionale» dichiara Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona «Vogliamo essere al servizio di tutta la comunità, come è giusto che sia. Tre cose sono certe: il fatto che la nostra corsa è una corsa di tutto il territorio; il fatto che abbiamo lavorato con concretezza, senza fare il passo più lungo della gamba, e siamo pronti a realizzare tutto quello che abbiamo scritto nel dossier; e infine, il fatto che il lavoro svolto sino ad oggi per la candidatura ha accelerato tante dinamiche e tanti processi culturali da fornire un grande slancio per il domani, comunque vada».

«Per candidarci abbiamo scelto il tema dell’Altro» commenta Paolo Marasca, assessore alla cultura del comune di Ancona «Un tema che è fondamentale per la cultura di ogni tempo, ed è vitale per una città come Ancona, nata, cresciuta e quasi distrutta per mano dell’Altro. Un tema, anche, che oggi assume una valenza ulteriore, e con il quale ci mettiamo a disposizione del Paese per trovare risposte nell’universo complesso delle relazioni, dei legami, degli incontri, ma anche della diffidenza e della distanza. La città ha partecipato con grande impegno e creatività, sviluppando progetti unici e originali, generativi. Sappiamo quanto ve ne sia bisogno».

Il processo partecipato della candidatura di Ancona prende il via dalla consapevolezza che oggi più che mai la cultura ha un ruolo sociale: l’identità, l’inclusione, l’uguaglianza, la coesione sociale, la difficoltà insita in ogni forma di relazione sono i temi delle arti e del pensiero contemporaneo e la cultura è la membrana attraverso cui i cambiamenti, gli avvenimenti e le risposte fornite dalla tecnica sono filtrati e guadagnano così un senso, per migliorare l’individuo e la collettività. Il tema dell’Altro è il sistema di legami, relazioni, conflitti, traumi che si compiono tra uomo e uomo, tra uomo e pianeta, tra uomo e tecnica.

Ad Ancona, città di mare, ciò è quanto mai evidente: partenza e approdo, scambio e mercato, viaggio ed esplorazione sono nel DNA di Ancona, che è profondamente segnata, in positivo e in negativo, dal rapporto con le altre genti. La città sorge sul mare, su un promontorio a forma di gomito: da qui viene il suo nome, attribuitole dai Greci di Siracusa, che la fondarono nel 387 a.C. Il promontorio protegge naturalmente il più ampio porto naturale dell’Adriatico centrale, segnando il destino della città: sede di un grande porto romano; rivale di Venezia e Ragusa in Adriatico; Repubblica marinara, assediata, controllata da imperatori, papi, eserciti e mercanti; roccaforte militare dopo il Risorgimento; focolaio anarchico; repubblica indipendente.

Ma l’incontro con l’Altro è stato anche, più volte, ingovernabile: nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel disastroso terremoto del 1972 e nella frana del 1982.

Il tema dell’Altro è declinato in tre grandi sezioni nel Dossier: Altro come Incontro, Altro come Trauma, Altro come Cura.

L’Altro come Incontro racchiude progetti che mettono al centro la relazione e la scoperta dell’altro nell’esistenza individuale e collettiva: mostre, occasioni sociali, concerti, spettacoli con grande interazione con il pubblico, pensati da grandi personaggi della cultura italiana, tra i quali Marco Baliani, Manuel Agnelli e Mauro Ermanno Giovanardi.

L’Altro come Trauma riflette sulle cicatrici, i conflitti, le complessità, le intrusioni che, sempre, derivano dall’incontro con l’Altro. Trauma è conflitto, ma anche gestione del conflitto, confronto che permette a una comunità di crescere, nella coscienza della differenza: tra i pensatori che porteranno i loro contributi, il filosofo Federico Leoni.

L’Altro come Cura comprende i progetti animati da un forte spirito sociale, che si impegnano per la riqualificazione di spazi e che cercano di ricucire un tessuto sociale sfibrato, animati da personalità come lo psicoanalista Massimo Recalcati. Prendersi cura – dell’Altro, della comunità, della propria città, del Pianeta – è ciò che determina una civiltà.

Ancona si immagina Capitale della Cultura progettando non solo una città, ma un sistema culturale nuovo. Questo impianto progettuale si lega al Piano strategico pluriennale, ideato nel 2013 per aiutare la città a uscire dalla crisi, attualizzato per monitorare la sostenibilità in modo coerente con l’Agenda ONU 2030, e articolato attorno a tre punti focali: Città-Mare, che valorizza la sua posizione nell’Adriatico e l’elemento naturale che le è proprio; Città-Mole perché ad Ancona si trova uno dei più affascinanti complessi monumentali del Paese, la Mole Vanvitelliana, dell’architetto Vanvitelli; Città-Capoluogo, per rivendicare un ruolo centrale nel territorio.

La crisi del 2020 colpisce, dunque, un’Ancona in trasformazione, impegnata in un cambiamento a livello sociale, economico e urbanistico, che affida alla cultura la costruzione di significati nuovi nel tessuto sociale.

Una Capitale di cultura deve interrogarsi sui tre grandi temi emersi con la pandemia: il ruolo della Città oggi, in un’epoca di radicale trasformazione delle relazioni sociali e personali; il ruolo del Corpo e dell’incontro tra corpi, oltre la mera prospettiva tecnico-scientifica; il ruolo della Cultura. Per rispondere a questi interrogativi, Ancona ospita già dal 2021 un processo di formazione biennale a Palazzo Camerata, nel cuore del centro storico: enti di formazione, festival, soggetti scientifici e culturali danno vita ad un centro estemporaneo di formazione per giovani, con incontri, workshop, percorsi didattici e laboratoriali di filosofia, scienza, tecnologia digitale, scienze sociali, arte, per dare un senso e un’intensità al percorso di candidatura e alle iniziative in programma per il 2022.

E, assieme alle persone, anche la città prosegue il suo cammino di preparazione, con importanti interventi di rigenerazione urbana: si concluderà il restauro della Mole Vanvitelliana, con l’apertura di una nuova ala di 6.000 mq, che porta il complesso monumentale a raggiungere i 22.000 mq totali.

Anche lo spazio esterno della settecentesca Mole si trasforma, per l’anno della cultura: i vecchi binari in disuso saranno coperti dal prato e da allestimenti e il mare e le barche ormeggiate nello specchio d’acqua che circonda il monumento diverranno scene per attività ed eventi e per la comunità. Si riallaccia così il legame tra Ancona e il Porto Antico, che diventerà la grande arena per spettacoli all’aperto. La linea della costa torna ad essere unita, in un paesaggio che parla di arte, di archeologia, di lavoro, di scambio e confine: una realtà unica, pedonale e ciclabile, collegata attraverso mezzi pubblici sostenibili, protesa nel mare eppure allacciata senza soluzione di continuità al centro cittadino.

Accanto a questo grande centro di cultura lungo il mare, si lavora in parallelo per rivitalizzare, attraverso la cultura, le periferie: le istituzioni, i festival, le associazioni e i grandi progetti urbanistici ricostruiscono le identità e gli spazi di incontro, riconnettendo le periferie al centro città.

E ancora: il progetto di Ancona si estende oltre i suoi confini. Sono stati rafforzati legami virtuosi e sviluppate idee con altre città marchigiane, a sostegno della candidatura del capoluogo: Loreto con la Santa Casa; Macerata, città del celebre Sferisterio; Recanati, città di Leopardi; Senigallia; Camerano e anche Fano, candidata anch’essa a Capitale della Cultura e pronta ora a lavorare con Ancona per il territorio marchigiano.

Delos (anche per le fotografie)