LUCA 1,26-38
In quel tempo, 26. l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27. a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Per introdurci al Natale, così vicino, la liturgia della quarta Domenica di Avvento ci offre la meditazione del brano tratto dal Vangelo di Luca, anziché uno del Vangelo di Marco, come sarebbe consuetudine nell’anno B.
L’angelo Gabriele annuncia a Maria di Nazareth che l’Altissimo ha posto il suo sguardo su di lei. Solo il suo “Sì” può consentire la realizzazione del mistero dell’Incarnazione. Maria è il modello dell’attesa e dell’accoglienza, che siamo chiamati a seguire, perché la nostra vita sia irradiazione della presenza di Dio nel mondo. Abbiamo tutti la possibilità di esercitare la libertà di accogliere o di respingere il Salvatore nella nostra storia personale.
Questo brano è in parallelo con quello della nascita del Battista, collocato precedentemente, per cui consideriamo:
• due annunci: nascita di Giovanni Battista e nascita del Figlio di Dio;
• messaggero: angelo Gabriele in entrambi gli episodi;
• luoghi: il tempio, per Zaccaria, in un momento solenne; la casa, per Maria, nella quotidianità;
• tempo: (indicato nella parte omessa del primo versetto) sesto mese dal concepimento di Giovanni Battista;
• destinatari: Zaccaria, scettico; Maria, accogliente nella fede;
• due nascituri: Giovanni, precursore; Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio.
I protagonisti di questo brano sono: l’angelo Gabriele, inviato da Dio; Maria, “sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe”.
Il luogo dell’evento è sconosciuto, piccolo e ignoto. È citato nella Bibbia solo in questo brano: Nazareth (Luca lo chiama “città”). Si trova in una terra ai margini della Palestina, territorio dei lontani e degli impuri, in un villaggio insignificante, in una casa semplice e sconosciuta.
Dio è talmente grande che sceglie un luogo insignificante. Lui, l’Onnipotente, si fa mortale. Lui, il Forte, si fa debole. Lui il Divino, si fa terrestre. “Colui che era Dio svuotò se stesso, diventando uomo” (cf. Filippesi 2,6-7). Lui, il Vicino, si accosta ai lontani, agli emarginati dalla società.
Il primo protagonista dell’episodio è l’angelo Gabriele che, nel libro di Daniele, è presentato come colui che annuncia il tempo della salvezza (cfr. Daniele 8,16-17; 9,21-27); precedentemente aveva annunciato a Zaccaria la nascita di Giovanni (cfr. Luca 1,19; cfr. Tobia 12,15).
Sconosciuta è la destinataria dell’annuncio, una giovane donna, legalmente già sposata con Giuseppe. Secondo l’usanza ebraica doveva intercorrere del tempo prima che gli sposi vivessero insieme. In greco il termine “vergine” indica semplicemente una giovane ragazza. Più avanti, al v. 34, verrà esplicitamente dichiarato che è “vergine”.
Dio opera le sue scelte tra persone che non fanno parlare di sé, che abitano luoghi insignificanti, che vivono in modo semplice e umile. Ciò che attira lo sguardo di predilezione di Dio è l’umiltà e la fede accogliente della sua azione, vera, reale, tangibile attraverso i segni.
28. Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. 29. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
“Entrando da lei”: l’espressione indica che l’angelo è entrato nella casa di Maria, non in un tempio solenne e prestigioso, ma nella dimora usuale, nella quotidianità. Anche a noi Dio parla attraverso le normali attività del vivere, senza effetti straordinari, nel comune dipanarsi del tempo, nello scorrere ripetitivo e monotono della vita semplice di ogni giorno.
“Rallegrati” (cfr. Sofonia 3,14 e Zaccaria 9,9): l’angelo rivolge a Maria un saluto non convenzionale, un invito alla gioia. È la gioia del Vangelo, del lieto annuncio, che pervade Maria. Anche noi, discepoli del Signore, possiamo essere pieni di gioia e rallegrarci perché il Suo sguardo è su di noi e la sua Presenza rallegra la nostra vita.
“Piena di grazia”: l’angelo non chiama Maria per nome, ma “piena di grazia”. Maria è colmata di grazia da parte di Dio, è beneamata, è “amata per sempre”, così come ognuno di noi, divenuto figlio di Dio nel Battesimo.
“Grazia”: il termine indicava il favore del re (Cantico dei Cantici 8,10; Ester 2,17; 8,5).
“Il Signore è con te!”: l’angelo si rivolge a Maria ricalcando il genere letterario dell’annuncio vocazionale rivolto ai grandi personaggi biblici.
“Fu molto turbata”: Maria riceve un saluto speciale, da un personaggio speciale, in modo molto speciale. Non può che essere turbata, ma, a differenza di Zaccaria, cerca di penetrare il significato di ciò che le sta avvenendo. Ella già vive un rapporto di grande fede e disponibilità a Dio, per cui desidera comprendere ciò che Egli desidera da lei (cfr. Luca 1,34 e 2,19).
30. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”.
“Non temere”: in tutto l’Antico Testamento, quando Dio chiama una persona ad un particolare compito, la rassicura, le dice di non avere paura, perché Egli è il suo sostegno e la sua forza. Maria supera il timore con una illimitata fiducia nel Suo Signore.
“Gesù”: “il Signore salva”. Colui che nascerà è pertanto il Salvatore, il Messia promesso.
Scrive nelle “Orazioni” san Bernardo di Chiaravalle: “Hai sentito [o Maria] che concepirai e partorirai un figlio; hai sentito che ciò avverrà senza concorso di uomo, bensì per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: è ormai tempo che a Dio faccia ritorno colui che egli ha inviato. Anche noi aspettiamo, o Signora, la parola di misericordia, noi cui pesa miserevolmente la sentenza di condanna. Ecco che ti si offre il prezzo della nostra salvezza; se acconsenti, saremo liberati sul momento”.
32. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33. e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
L’angelo Gabriele ora spiega a Maria tutto ciò che riguarda la nascita di Gesù.
“Figlio dell’Altissimo”: il termine ricorda la promessa che il profeta Natan fa al re Davide, di una discendenza eterna (2 Samuele 7,12-16; Salmo 2,7; 89,27), perché da lui nascerà il Messia.
“Dell’Altissimo”: nell’Antico Testamento l’espressione viene usata per indicare Dio. Colui che nascerà, pertanto, è il Figlio di Dio.
“Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre”: Davide si era stabilito nella sua casa di cedro e sentiva il bisogno di costruirne una anche per il suo Dio, in sostituzione della tenda, in segno di amore e di nobile dedizione al suo Signore. Tuttavia è Dio che costruirà una casa a Davide nel senso che il suo nome durerà per sempre, grazie al fatto che dalla sua discendenza nascerà Gesù, il Cristo. Egli sarà la vera Casa di Dio, il vero Tempio.
“Egli regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe”: all’inizio sembra che il Salvatore regnerà solo su Israele, ma più avanti verrà detto che il suo è un regno universale ed eterno.
Gesù viene presentato con vari titoli per annunciare che in lui si compiono davvero le promesse di Dio.
34. Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”.
Maria riceve un annuncio straordinario, che nessuna donna non ha mai ricevuto e mai riceverà dopo di lei. Si chiede come possa avvenire, dal momento che non è possibile umanamente concepire e rimanere vergine. Anche noi possiamo porre domande a Dio, utilizzando tutta l’intelligenza, ma dobbiamo accettare di non comprendere appieno un disegno che va oltre la nostra capacità di comprensione. Nel rapporto con Dio è necessaria una incrollabile fiducia, nella certezza che Egli è la Verità e che mantiene ciò che promette.
35. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”.
Nella risposta, l’angelo afferma che Dio è talmente potente da intervenire in modo prodigioso. Utilizza l’immagine dell’“ombra”, che richiama la presenza di Dio (cfr. il racconto di Esodo 33,7-11): dopo la costruzione della tenda del convegno, una nube scendeva sull’arca dell’alleanza (cfr. Esodo 40,45; Numeri 9,18.22). Maria ora sta per diventare la nuova arca dell’alleanza, la nuova dimora dell’Altissimo.
Lo Spirito Santo agisce in Maria come aveva agito nella creazione (cfr. Genesi 1,2; Salmo 104,30) per generare la vita sulla terra. Ora Egli ricopre come ombra Maria, con la sua Presenza. È lo stesso Spirito che dovrà investire il Messia, secondo Isaia 11,1-6. Maria diventa il “luogo” in cui Dio raggiunge l’uomo, generando suo Figlio quale “Figlio nato da donna” (cfr. Galati 4,4).
“Sarà Santo”: la santità consiste nella totale appartenenza a Dio. Il termine indica la divinità di Gesù.
“Figlio di Dio”: non solo Gesù è il Messia, ma ha un rapporto del tutto particolare con Dio, essendo il Figlio. È dichiarata ancora una volta la divinità di Gesù.
36. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37. nulla è impossibile a Dio”.
In tutti gli annunci speciali dell’Antico Testamento viene dato un segno perché l’eletto abbia conferma della sua missione. Maria viene confermata con l’annuncio della nascita di Giovanni Battista da Elisabetta, sua parente.
“Nulla è impossibile a Dio”: Dio interviene in modo sorprendente e prodigioso, manifestando la sua Onnipotenza. Solo Dio poteva darci un Uomo che non è frutto della volontà umana o generato da una coppia.
Gesù è un dono che solo Dio poteva darci. Questo evento inaudito e impossibile per noi esseri umani, è avvenuto perché “tutto è possibile a Dio”.
38. Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei.
“Serva del Signore”: come per tutti i personaggi biblici dell’Antico Testamento, è un titolo di gloria essere servo del Signore (cfr. Rut 3,9; 1 Samuele 25,41). La serva del re è la prima dopo il re, la persona di fiducia. Quindi Maria ha la dignità di colei che collabora all’azione creatrice di Dio.
“Avvenga per me secondo la tua parola”: Maria accetta con umiltà, fede e amore il suo essere scelta da Dio con predilezione particolare per portare a compimento il disegno di salvezza di Dio. Conoscendo la Bibbia, sa che ogni eletto va incontro ad una vita difficile e aperta alla fatica. Obbedisce nella fede, diventando modello per noi, discepoli del Signore, chiamati ogni giorno a lottare per scegliere la realizzazione del progetto di Dio, anziché il nostro.
Chiediamo a Dio di seguire l’esempio di Maria, perché anche noi possiamo accogliere il Cristo Salvatore con gioia grande, per donarlo al mondo. Rispondiamo al dono di amore che Dio concede a
ciascuno di noi con un “amen”, un sì disponibile, sull’esempio di Maria. Ella si consegna senza riserve a Dio che riconosce essere il Tutto per la sua vita.
Siamo chiamati a rimanere fedeli alle promesse fatte anche quando la prova tenta di spegnere il fuoco vibrante di amore che ha incendiato il nostro cuore, almeno per un momento nella vita. Siamo chiamati ad accogliere il Figlio di Dio. Ciò che è avvenuto duemila anni fa continua ad avvenire, perché il tempo è inserito nell’eternità di Dio, nel continuo “oggi”.
La nostra persona può diventare la casa in cui Gesù viene ad abitare, la Betlemme di Giudea, la dimora del Figlio dell’Altissimo. Contempliamo la grandezza e l’umile piccolezza della Sua Presenza in noi e in coloro che ci vivono accanto.
Accogliamo l’”Emmanuele” che desidera adagiarsi sulla povera paglia del nostro cuore. Diveniamo sua mangiatoia, pronti a lasciarci coinvolgere dal suo disegno d’amore, nell’umile dipanarsi del nostro quotidiano, abitato da Dio.
“Nulla è impossibile a Dio”! Egli può trasformarci in gioiosi annunciatori della salvezza, Egli può fare di noi la Sua dimora. Apriamoci a Lui, come Maria, senza timore, con illimitata fiducia.
Suor Emanuela Biasiolo
Grazie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!