Il diverso, tra passato e futuro. La giudeofobia nella nostra società

“I numeri della memoria”, Ivo Compagnoni. La poesia originale è di Renato Hagman

È uscita per i tipi Edizioni Nuova Cultura di Roma, scritta per l’Istituto del Nastro Azzurro e il CESVAM, una ricerca storica sul diverso, inteso espressamente come il popolo ebraico in Italia, nell’ambito dell’impegno storico dell’Istituto in occasione del triste anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia.

Oggetto del volume è quello di tracciare, nel modo più chiaro e lineare possibile, gli aspetti di intolleranza e chiusura verso il “diverso”, espressamente riferito al popolo ebraico. Attraverso uno studio storico che inizia dai primordi del Popolo eletto, si arriva fino a noi e si descrivono le vicissitudini di un popolo che ha sempre mantenuto le sue caratteristiche nell’ambito delle varie collettività che lo hanno ospitato dai tempi della Diaspora. Si è scelto, tra i tanti “diversi” possibili, appunto il popolo ebraico, il “diverso” per antonomasia nelle varie comunità e lungo i secoli, e attraverso lo studio delle sue vicissitudini, presentare in modo indiretto la giudeofobia nella nostra società, sia nel passato che nel presente. I limiti di tempo vanno da circa duemila anni prima di Cristo ad oggi, con particolare riguardo al Secolo definito breve. I limiti di spazio sono ampi: riguardano i luoghi sacri delle Tribù d’Israele e poi principalmente l’Italia, dove esistono da tempi remoti le Comunità ebraiche, tra le prime in Europa. Si analizzano dati spagnoli e portoghesi, francesi e balcanici, tracciando un percorso storico spesso, capace di dare al lettore più di uno spunto di riflessione che renda completo lo studio e la possibilità di approfondimento personale. L’accento cade poi soprattutto sul periodo razzista europeo, non tralasciando di prendere in esame anche casi che interessavano gli ebrei dell’Unione Sovietica.

Affrontare il tema della giudeofobia significa addentrarsi nel mondo millenario dei nostri Padri, scritto a partire dai testi sacri che costituiscono la storia dell’Umanità. Capire le nostre origini e approfondire argomenti troppo spesso sulle bocche di tutti soltanto per notizie di cronaca o per fatti riportati senza verifica e senza contraddittorio, magari a sostegno dell’ideologia del momento, è doveroso in una società che si vanta della propria evoluzione, ma che retrocede in tema di comprensione di testo e di cultura. Il vanto di non aver mai letto un libro da parte di molti, si scontra con la profonda cultura che ha da sempre caratterizzato il mondo ebraico, dal quale la cultura italiana ha tratto molti insegnamenti e più di una radice. Il piacere della cultura, di conoscerla e di tramandarla, così come di crearla innovando la società, è proprio delle anime elette di ogni tempo e luogo, e di certo è sempre stato proprio della cultura ebraica. Nel presente volume, l’accento è posto su questo particolare tratto ebraico, ma anche su tanti motivi o su tante scusanti per definire, considerare, vivere l’ebreo come diverso. I dati storici qui riportati sono una meditata sintesi che traccia un percorso puntuale, capace di dare una spiegazione dell’odio atavico verso gli ebrei, origine della giudeofobia.

Molte sono state le ragioni per detestare gli ebrei e molte le loro ragioni per nascondersi o non apparire per quello che erano: persone colte, istruite, desiderose di riuscire, spesso benestanti proprio grazie ai loro studi o in risposta ai limiti loro imposti. Spesso, invece di imparare i migliori aspetti della cultura ebraica, sono stati usati per giustificare ruberie, soprusi e violenze, teorie e leggi razziali, epurazioni ed eliminazioni sistematiche. È evidente che la società tutta non accetta la diversità nel suo interno, mentre è più semplice accettare le diversità di chi non mette in gioco il potere e il sapere della società stessa. Il denso excursus che ne risulta in questo lavoro, permette di avere un quadro chiaro di quanto siamo tutti chiamati a difendere lo studio e la conoscenza, per non cadere in errori che, come è chiaro in questo volume, si sono ripetuti nei secoli sempre presentandoli come le migliori novità.

Il motivo dell’opera lo leggiamo dalle righe del presidente nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare, generale Carlo Maria Magnani: “L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare ha voluto ricordare l’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia attraverso l’adozione, lo sviluppo e la realizzazione di un progetto appositamente dedicato alla vicenda. Sono già stati pubblicati nel 2018 e nel 2019 due volumi […]. Questo volume completa il trittico previsto e programmato nel progetto e ci offre un excursus della vicenda del diverso, in questo caso l’appartenente alla razza ebraica, nell’arco dell’era cristiana […]”.

Mentre il generale Massimo Coltrinari, Direttore del CESVAM, Centro Studi sul Valore Militare dell’Istituto del Nastro Azzurro, scrive: “Il volume si apre con la storia del popolo ebraico: una carrellata dall’antichità ad oggi con riferimento temporale alle organizzazioni statuali che si sono succedute nei secoli.

Ne emerge in questa stesura un quadro variegato del popolo ebraico che, pur mantenendo e coltivando rapporti cordiali nelle collettività che lo ospitano e collaborando con esse nel migliore dei modi, mantiene, appunto, le sue caratteristiche e le sue peculiarità, dando indirettamente forma al diverso, a colui che non è maggioranza per libera scelta e non si vuole integrare con la maggioranza stessa.

Si affronta poi il tema spinoso delle teorie razziali che si sono via via affermate dal Settecento in poi; che videro l’Ottocento il secolo proprio della nascita di idee e miti antisemiti che trovano la loro realizzazione nel Secolo breve. Un crescendo di concezioni contro il popolo ebraico fino a raggiungere la ignominia, per un pensiero civile ed evoluto quale voleva essere quello europeo di prima metà del Novecento, di dare credibilità scientifica oggettiva ad un falso documento costruito a tavolino da elementi di una polizia segreta screditata che è rimasto in auge, ed è citato perfino oggi, anche quando questo documento, “I Protocolli dei Savi di Sion”, fu palesemente dimostrato essere, appunto, un falso con prove inoppugnabili.

Indi si affronta il tema del rapporto tra gli ebrei e il nazismo che apre un quadro di come il popolo tedesco affronta questo tema complesso ogni oltre dire; un variegato quadro in cui c’è di tutto, persino l’ebreo nazista convertito; vi si sottolinea il dramma personale di molti tedeschi che si consideravano tedeschi autentici e null’altro che tedeschi, ancorché ebrei che pur di sopravvivere ruppero con il padre, la madre, le nonne, i nonni, le sorelle, i fratelli, i parenti e gli amici fino anche ad arrivare a rinnegare il loro nome, in un’abiura che ricorda il periodo medievale, quando per sopravvivere ci si doveva dichiarare Cristiano.

Il capitolo IV tratta del rapporto tra gli ebrei e il popolo italiano, un rapporto che si esaltò durante il Risorgimento nazionale e il processo unitario e si suggellò nel sangue e nei sacrifici della Prima Guerra Mondiale, per poi precipitare nella negazione del Ventennio. […] Infine, il volume propone una sintesi della situazione attuale in cui i germi della avversione al diverso sono sempre presenti. Un dato che permette di dire che in futuro avremo situazioni come quelle che abbiamo visto nel recente passato, se tali germi non vengono distrutti o contenuti.

Attraverso questo lavoro, l’Autrice ci offre un quadro ben documentato in cui dimostra che quando si rompono gli argini della tolleranza, della competenza e della accettazione del diverso si va incontro, come già accaduto, a grandi tragedie. Tragedie che non sono solo di un popolo, ma di tutta l’umanità.

Una lettura attenta di questo volume serve a tutti, compresi gli amici ebrei che non possono non riflettere su come anche il loro atteggiamento può contribuire a mantenere equilibri e tolleranze in un contesto sia nazionale che internazionale. […] L’educazione alla tolleranza e alla comprensione del diverso è il messaggio che proviene da questo volume, più volte sottolineato dall’Autrice.

Questa educazione è il baluardo per non avere in futuro, nelle nostre comunità, né le une, le vittime, né gli altri, i carnefici, ma solamente il rispetto dell’uomo inteso come tale”.

Il volume ha un denso apparato fotografico specifico, ma una menzione particolare va alle opere espressamente prodotte dall’artista Ivo Compagnoni. l’Artista è riuscito a condensare le pagine in quadri dal forte impatto emotivo, particolarmente significativi per riassumere la sofferenza, ma anche la forza, di un popolo e di tutto ciò che ha rappresentato nei secoli.

Ci stiamo avvicinando al Giorno della Memoria, doveroso atto di ricordo nazionale, eppure questi argomenti non si devono esaurire soltanto nell’arco di una giornata: questa deve essere un punto di arrivo e di ripartenza, per non dimenticare davvero che la società civile deve essere tale, sempre, in tutte le sfumature della sua esistenza.

Alessia Biasiolo: “Il diverso, tra passato e futuro. La giudeofobia nella nostra società”, I Libri del Nastro Azzurro, Editrice Nuova Cultura, Roma, 2020, euro 30,00, ISBN 9788833653259

Alessia Biasiolo

Auguri in musica

Per porgere i migliori auguri di liete feste ai nostri lettori, utilizziamo le note del violino e del pianoforte sentite al Teatro Sancarlino di Brescia, con il patrocinio della Provincia di Brescia, grazie alla performance di Celeste Di Meo e di Kwag Jongrey.

Violino e pianoforte hanno portato a Brescia ottima musica, grazie all’organizzazione A.D.I.D. Delegazione di Brescia e Donne della Grappa, in collaborazione con l’Associazione Sidus e la Distilleria Peroni Maddalena di Gussago, con la direzione artistica del maestro Silvano D’Andria, in collaborazione con Alessia Biasiolo.

Romana, sedicenne, Celeste ha incantato per la preparazione e la bravura, evidente con l’esecuzione di musiche non usuali e non facili, sottolineata dall’eccellente pianoforte di Jongrey; entrambe hanno dato alla città di Brescia quel contributo culturale che le Associazioni organizzatrici desideravano, per sottolineare la possibilità di essere e di riuscire, pur essendo giovani, pur essendo semplicemente due ragazze apparentemente uguali a qualsiasi altra.

Il messaggio dedicato al “bere bene e consapevole” ha incontrato il favore dei numerosissimi presenti, ed è giunto nel cuore di tutti, per un evento di successo, per pubblico e critica.

Ha arricchito l’evento l’artista Ivo Compagnoni che ha esposto durante il concerto i suoi artistici strumenti musicali.

 

A tutti i lettori i migliori auguri di Buon Natale!

 

La Redazione di lemienotizie.com

 

 

 

 

 

Ivo Compagnoni a “vernice” di Forlì.

L’artista Ivo Compagnoni espone in questi giorni a “Vernice. Art Fair” di Forlì. Un momento ideale per il bresciano, fresco delle esposizioni a Genova e a Parma, perché Forlì e un’importante area e si colloca tra le città più attive nelle offerte artistiche, soprattutto con l’ultima in corso sull’Art Decò, prima grande mostra dedicata a quell’importante periodo artistico italiano.

L’Artista espone quadri interessanti, alcune sue creazioni particolarmente curate realizzate con materiali di riuso, poveri e resi ricci dall’estro creativo.

Troviamo allora i sacchi utilizzati per trasportare i chicchi di caffè, accanto alle linee pulite, geometriche che intercettano i nidi di vespe e api che sono diventati il simbolo di Ivo. Stavolta accompagnato in mostra da ADID Brescia che, con la collaborazione delle Distillerie Peroni Maddalena di Gussago (Brescia), hanno voluto portare a Forlì un tocco di produzione bresciana, nell’intento di sottolineare come l’arte può essere tramite di cultura a tutto tondo. Sia quella della distillazione, che Compagnoni ha impreziosito con le sue opere, avendo ripetutamente dedicato all’arte, soprattutto della produzione di grappa, molti quadri, sia quella del riuso e riciclo che Ivo ha sempre messo in atto con le sue creazioni.

L’Artista, infatti, guarda alla realtà con occhi liberi da condizionamenti e questo fa sì che sappia fare uscire dai singoli oggetti, dai paesaggi, da pezzi di legno o di vetro, o da pelli di serpenti, quel tocco di originalità che diventa rispetto per la materia e materico nel ricrearlo e rigenerarlo.

Ancora una volta un Artista da scoprire. O riscoprire.

Alessia Biasiolo

Con Ivo Compagnoni “La Grappa diventa arte”

sam_4024Inaugurata a Brescia la mostra di Ivo Compagnoni “La Grappa diventa arte” alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico Mauro Parolini, di A.D.I.D. rappresentata da Alessia Biasiolo, Renato Hagman, Bruno Gobbi, Fioravante Buttignol, Franco Nobili, con le riprese di Brixia Channel. Tra i molti presenti, l’ingegnere Masserdotti di A2A, Antonio D’Azzeo della Camera di Commercio di Brescia, don Claudio in rappresentanza del Vescovo di Brescia, gli studenti dell’Agenzia Formativa “don Angelo Tedoldi” di Lumezzane ai quali l’artista ha spiegato la sua tecnica pittorica.

Giunta ad una tappa ancor più interessante, proprio la tecnica di Ivo Compagnoni attira l’attenzione per i molti materiali di riuso che campeggiano sulle sue tele, fatte di materia che rappresenta un umano di sempre maggiore spessore. sam_4031

In questo caso, il ciclo di quadri realizzati ha come argomento la Grappa, regina dei distillati Made in Italy. Non manca l’omaggio ad A.D.I.D. e al suo percorso di insegnamento e di degustazione, immortalato tra versi dedicati alla grappa e sniffer, con l’ambiente che non è mai secondario. Bedizzole, il campo, la trattoria storica, la natura che incontra l’uomo e si intreccia a lui in un connubio che diventa arte nel bicchiere o sulla tela. Una tela che ferma le emozioni della degustazione dei sensi, che sa essere traghettatrice di una tradizione antica e moderna di cui molto si è parlato nel convegno che ha fatto da cornice alla mostra di Compagnoni.

Una cornice a quadri che non l’hanno, perché il momento fermato dall’Artista non si ferma in realtà del tutto, ma lascia lo spazio per immaginare un prima e un domani, sapendo che il serpente del quale Ivo ha utilizzato la pelle la muterà ancora e che lo sguardo del fruitore deve andare bene al di là di un confine artificiale.

La mostra resterà aperta da lunedì 28 novembre fino a venerdì 2 dicembre dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18 ad ingresso libero nel bellissimo spazio concesso dal Comune di Brescia.

 

“La Grappa diventa arte”, Ivo Compagnoni

Brescia, Palazzo Martinengo Delle Palle, Via San Martino della Battaglia 18

 

La Grappa diventa arte

Nell’ambito del convegno “La Grappa: tradizione di ieri, sfida di oggi, tesoro di domani” che si terrà a Brescia il prossimo 25 novembre dalle ore 9 alle ore 12.30 (palazzo Martinengo Delle Palle, Via San Martino della Battaglia 18), verrà inaugurata la mostra di Ivo Compagnoni “La Grappa diventa arte”. Tra le opere realizzate appositamente dall’artista per questa mostra, spicca un quadro regalato ad A.D.I.D. Brescia, che verrà esposto nel Museo del Distillato che la Delegazione bresciana dell’Associazione ha realizzato.

Mostra D'IVO

“La dimensione artistica di Ivo Compagnoni si misura dallo spessore del suo tessuto strutturale, la trama dell’immaginario che porta alla realizzazione delle sue opere. Oscillanti tra la stilizzazione pittorica e un’originale costruzione scultorea, le opere di Ivo Compagnoni si differenziano da altre produzioni contemporanee per la strutturazione onirica che sta alla base del disegno su tela, quello che poi viene operativamente sviluppato sul quadro finito. Sulla tela, o su ogni altro supporto tecnico, anche per le opere di sintesi scultorea, si nota la traccia precisa di un disegno mentale che travalica il detto e il vissuto, per accaparrarsi di pezzetti di vita fissati sul supporto a mo’ di appunto, ma anche di ritaglio sul quale trovare una giustificazione esistenziale, un percorso a questo nostro contemporaneo incedere. Attraverso gli anni, passando dal figurativo puro ad un astrattismo personalizzato tanto da diventare artistico appieno, senza tralasciare tracce di cubismo, dadaismo e di divisionismo in alcune pieghe del suo discorso, per poi diventare post contemporaneo nell’utilizzo di materiali di riciclo e di recupero, poveri soltanto per il normale intendere, Ivo rimane carico di emozioni e di storie da raccontare, con un sorriso che emerge dal profondo. E infonde nella tela colore, immagini, sguardi.

I pertugi sono indagati e mai giudicati, il cammino segnato con precisione che si affina opera dopo opera; eppure non c’è senso di superiorità, non c’è prevaricazione, e nemmeno senso di educazione imposta all’osservatore.

Chi appende al proprio muro un’opera di Compagnoni, infatti, si appropria esattamente di una parte di sé appresa grazie all’artista, all’arte che diventa sempre più pulita e sicura, con modalità tanto più scarne quanto più sono articolate le ricerche che le sottendono. Il pittore diventa padrone del pennello, l’artista è un tutt’uno con la sinopia e il lavoro finito è la fine di un grande regalo al tempo presente.

Ivo Compagnoni fotografa il reale come pochi e lo rimanda ricco di una luce intrinseca dalla quale abbiamo davvero molto da imparare”.

 

Alessia Biasiolo