Due proposte teatrali del CTB

Due nuove proposte di altissimo livello e in continuità artistica con i progetti originari saranno messe in campo dal Centro Teatrale Bresciano per sostituire i due spettacoli di produzione CTB Ecuba e Prima della pensione che, in ottemperanza alle disposizioni in materia di distanziamento e sicurezza in palcoscenico, non sarà possibile rappresentare a settembre.

Elena Bucci e Marco Sgrosso in “Deliro a due”

La difficile e incerta situazione sanitaria ha prolungato di molto i tempi di chiusura dei teatri, e con essa la sospensione delle prove e del lavoro organizzativo, artistico e tecnico, e in conseguenza ha reso impossibile mantenere intatti i progetti originali già definiti o in cantiere futuro.

Di fatto il rispetto delle regole di distanziamento e sicurezza in palcoscenico stabilite dalle Autorità nazionali e territoriali e le enormi difficoltà di sostenibilità economica causate da questo lungo fermo delle attività non permettono al Centro Teatrale Bresciano di allestire e mettere in scena Ecuba e Prima della pensione, originariamente calendarizzati tra febbraio/marzo e aprile/maggio 2020 e successivamente riprogrammati per il prossimo settembre. Una decisione obbligata, presa dal CTB con immenso rammarico.

Tuttavia, per mantenere l’impegno con il pubblico – che in questi mesi non ha mancato di dimostrare il proprio affetto e vicinanza allo Stabile bresciano – il CTB mette in campo due nuove proposte di altissimo livello, ideate insieme ai registi e attori che di quegli spettacoli erano protagonisti, in una continuità e riconoscibilità artistica che il CTB ha voluto preservare.

Ecuba di Marina Carr verrà dunque sostituito da una innovativa lettura delle Troiane di Euripide, messa in scena sempre dal regista Andrea Chiodi con la collaborazione drammaturgica di Angela Demattè (autrice dell’apprezzatissima produzione CTB Avevo un bel pallone rosso). Una emozionante rilettura per quattro voci, una riflessione corale alle radici di uno dei più grandi testi del canone occidentale, della quale sarà protagonista Elisabetta Pozzi, attrice di immenso talento legata a Brescia da progetti artistici di grandissimo valore e successo come Una bestia sulla luna, Apologia e la rassegna di nuove drammaturgie Teatro Aperto. Al suo fianco due interpreti straordinarie come Federica Fracassi e Valentina Bartolo, e un attore amatissimo dal pubblico bresciano come Graziano Piazza, già protagonista de Il vecchio e il mare e di Viaggio al centro della terra.

Prima della pensione di Thomas Bernhard verrà invece sostituito da Delirio a due di Eugène Ionesco, sempre con la regia e l’interpretazione di due grandissimi artisti legati da un lungo e importante sodalizio con il Centro Teatrale Bresciano e particolarmente cari al pubblico della nostra città come Elena Bucci e Marco Sgrosso. Uno spettacolo dai toni allucinati e grotteschi, divertente e raffinatissimo, una parabola di incredibile attualità sulla solitudine e la ricerca (o la perdita) di senso che attraversa inesorabilmente gli esseri umani all’incrocio dei loro destini con le svolte drammatiche ed epocali della storia.

Troiane sarà in scena al Teatro Sociale dal 9 al 20 settembre 2020 (feriali ore 20.30, festivi ore 15.30, lunedì riposo)

Delirio a due sarà in scena al Teatro Sociale dal 5 all’11 ottobre 2020 (feriali ore 20.30, festivi ore 15.30)

Gli spettatori originariamente in possesso di biglietti o di tagliandi d’abbonamento per Ecuba e per Prima della pensione e che non hanno fatto richiesta di voucher, hanno diritto ad assistere ai nuovi spettacoli in programma e possono contattare la biglietteria a partire dal 17 giugno 2020 al numero 351 7352034/ 030 2808600 (dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00) o alla mail biglietteria@centroteatralebresciano.it per dare conferma della loro partecipazione e definire la nuova data in cui assistere agli spettacoli oppure recarsi di persona a partire da lunedì 22 giugno presso il punto vendita di Piazza della Loggia 6 (apertura lunedì – venerdì dalle 10.00 alle 13.00).

 

Veronica Verzeletti (anche per la fotografia)

Prossima fermata teatro. Voci e volti per ricominciare

Prossima fermata teatro, una breve video-narrazione che racconta il senso e l’importanza dell’arte teatrale e dei teatri come luoghi fisici di incontro, pensiero e comunità attraverso una passeggiata-staffetta di artisti che partendo dal Teatro Sociale attraversa le vie e le piazze della città di Brescia per approdare al Teatro Santa Chiara Mina Mezzadri, luogo che ha visto nascere il teatro di prosa della città, con la straordinaria esperienza della Compagnia della Loggetta divenuta poi il Centro Teatrale Bresciano, ancora oggi unico teatro stabile ad iniziativa pubblica in Lombardia insieme al Piccolo Teatro.

Il 15 giugno è un giorno speciale per il teatro: dopo 113 giorni di chiusura delle sale e di fermo delle attività di spettacolo dal vivo a causa della pandemia, in virtù del lento ma progressivo miglioramento della situazione sanitaria sarà finalmente possibile ricominciare.

Il video Prossima fermata teatro segna l’ultimo passo della lunga fase di incontro virtuale tra pubblico e artisti – animata in questi mesi dalla rassegna online Il trucco e l’anima – e festeggia il desiderio, la gioia e la possibilità di un nuovo inizio e di una riapertura per i teatri della nostra città.

Affidato alla creatività e maestria di Fausto Cabra, col quale il Centro Teatrale Bresciano ha appena concluso la straordinaria avventura della web serie BS020 Home theater, il video vede la partecipazione di attori e attrici bresciani di varie generazioniche daranno voce ad alcuni maestri, uomini e donne, che hanno segnato in modo indelebile la storia del teatro italiano ed europeo del Novecento e alle loro riflessioni proprio intorno al senso del teatro: si ascolteranno infatti le parole di Giorgio Strehler, MinaMezzadri, LucaRonconi, PeterBrook, EleonoraDuse, MassimoCastri, LuisJouvet, Leo De Berardinis, PinaBausch. Perché nei momenti di crisi e svolta – come quello attuale – fa sempre bene salire sulle spalle dei giganti, non per nostalgia verso il passato, ma per lanciare uno sguardo lontano, per il futuro. In una manciata di minuti saranno ripercorsi percorsi e visioni artistiche profondamente differenti, ma che sorprendentemente convergono nel riconoscere al teatro un potere trasformativo e un valore comunitario unici e di straordinaria forza.

Otto attori bresciani – Alessandro Bandini, Fausto Cabra, Monica Ceccardi, Piero Domenicaccio, Silvia Quarantini, Alessandro Quattro, Anna Scola, Daniele Squassina – e Guglielmo Poggi, un giovane attore romano che è anche un talentuoso filmaker, prenderanno il pubblico per mano e lo guideranno in un piccolo viaggio tra le sale teatrali chiuse da molti mesi e le strade del centro cittadino, con un racconto-passeggiata che vuole testimoniare simbolicamente anche la ripresa di uno spazio e di un ruolo del teatro e dei suoi artisti all’interno della comunità.

Il Centro Teatrale Bresciano sta lavorando per la messa in sicurezza degli spazi, nel rispetto di tutte le regole a tutela dei lavoratori, degli artisti e degli spettatori e per la data simbolica del 15 giugno il CTB vuole offrire al pubblico e alla comunità che hanno dimostrato grande affetto in questi mesi – seguendo con grande partecipazione i progetti online e facendo pervenire tantissimi messaggi di amicizia e fiducia – un piccolo segno, che sia il seme di speranza per un ritorno a breve al teatro dal vivo.

Un ritorno possibile, anche se viaggiando lungo un binario molto difficile e incerto. Perché le incognite economiche e organizzative che lascia dietro e avanti a sé questo doloroso periodo sono tante, anche per il settore teatrale. Tuttavia, nonostante le numerose difficoltà, il CTB non vuole occultare la bellezza e l’importanza di questo giorno simbolico.

Il Centro Teatrale Bresciano sta già progettando la sua ripresa a partire da questa estate, con una rassegna estiva che verrà presentata a breve, e con le attività nelle sale a partire da settembre, insieme a numerosi artisti di primissimo piano della scena nazionale.

Sarà possibile vedere gratuitamente il video a partire dalla ore 18 di lunedì 15 giugno, collegandosi al canale Youtube o Facebook del CTB. Il video rimarrà fruibile sempre in seguito.

V.V.

Ultimi titoli per BS020Home Theater e Il posto delle fragole

Una bestia sulla luna, Pozzi, Pepe, Bignone

Giunge al termine il viaggio di BS020 HOME THEATER. Le voci da dentro, la web serie del Centro Teatrale Bresciano che porta sul palcoscenico virtuale creato dal CTB una galleria di brevi ritratti di personaggi noti o sconosciuti del territorio bresciano che attraversa i secoli e i luoghi, per raccontarele virtùdi tenacia, umanità, resistenza, e creatività che sono i tratti distintivi della comunità del territorio.

Dopo aver stupito con le sue sorprendenti cornici a tutti gli appuntamenti di Bs020 Home Theater, l’artista cui il CTB ha affidato la cura del progetto, Fausto Cabra, sarà il protagonista della puntata di sabato 6 giugno In parata per la città: un racconto del patriottico corteo che nel 1826 porta in gioiosa e laica processione per le vie del centro storico il simbolo di Brescia, la Vittoria alata appena scoperta.

Infine, domenica 7 giugno, ci sarà un contributo conclusivo speciale, una bonus track scritta appositamente per la webserie dallo scrittore Marco Archetti, già autore di alcuni spettacoli CTB di grande successo come La storia, In piena luce e La parola giusta. I dettagli saranno resi noti in seguito.

Giunge al suo ultimo appuntamento anche la rassegna Il posto delle fragole con lo spettacolo Una bestia sulla luna. In questi mesi di sipari calati il CTB ha spalancato i suoi archivi per condividere con il pubblico un fitto calendario di appuntamenti che hanno proposto le riprese integrali – gratuitamente visibili sul sito del CTB – di alcuni tra i più amati spettacoli di produzione che hanno fatto la storia dello Stabile nell’ultimo decennio. La magnetica Elisabetta Pozzi prende la scena virtuale immaginata dal CTB oggi fino alle 24 e, in replica, martedì 9, quando sarà disponibile gratuitamente sul sito del Centro Teatrale Bresciano la registrazione di Una bestia sulla luna di Richard Kalinoski, per la regia di Andrea Chiodi, con Elisabetta Pozzi, Fulvio Pepe, Alberto Mancioppi, Luigi Bignone; le scene sono di Matteo Patrucco, i costumi di Ilaria Ariemme, le musiche di Daniele D’Angelo.

Milwaukee, 1921. Aram è fuggito dal genocidio del popolo armeno in cui è stata assassinata tutta la sua famiglia. Vuole disperatamente ricostruirsi una vita e una discendenza: decide di sposare per procura una donna armena, Seta. Ne nascerà una storia d’amore difficile, in bilico tra conflitti e silenzi, tradizione e voglia di cambiamento, dolore del passato e speranze per il futuro. Andrea Chiodi porta in scena un testo commovente, vincitore di cinque premi Molière in Francia, con la magistrale interpretazione di una delle più grandi attrici del teatro italiano.

 

V.V. (anche per la fotografia di Umberto Favretto)

 

 

“Ottocento” online a “Il posto delle fragole”

Il posto delle fragole programmato dal CTB di Brescia prosegue questa settimana con uno spettacolo molto amato dal pubblico di Brescia, prodotto dal CTB nella Stagione 2017-2018. Dalle ore 10 alle 24 di domani, venerdì 29 maggio e, in replica, sabato 30, sarà disponibile gratuitamente sul sito del Centro Teatrale Bresciano la registrazione di Ottocento che vede il progetto, l’elaborazione drammaturgica, la regia e l’interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso; il disegno luci è di Loredana Oddone, la drammaturgia del suono di Raffaele Bassetti.

 

Cosa suggerisce all’immaginario di oggi la parola Ottocento e quanto invece si può scoprire di nuovo, viaggiando con la macchina del tempo del Teatro, di un periodo che seppe raccontare con incredibile lucidità gli esseri umani e il mondo? Da Anna Karenina a Madame Bovary, da Dostoevskij a Mary Shelley, dalle sorelle Bronte a Dumas e Mann… Elena Bucci e Marco Sgrosso rendono un omaggio appassionato e inquieto alla letteratura e alle arti di un secolo le cui ricchezze e contraddizioni emanano un fascino talmente forte da nutrire ancora il nostro presente.

 

 

 

 

“Il secondo figlio di Dio” online

Prosegue la rassegna virtuale del Centro Teatrale Bresciano Il posto delle fragole con il sesto appuntamento: Il secondo figlio di Dio. Il CTB spalanca i suoi archivi per condividere con il pubblico un fitto calendario di appuntamenti che propongono le riprese integrali – gratuitamente visibili sul sito del CTB – di alcuni tra i più amati spettacoli di produzione che hanno fatto la storia dello Stabile nell’ultimo decennio.

La prossima settimana sarà il magnetico Simone Cristicchi a prendere la scena virtuale immaginata dal CTB. Dalle ore 10 alle 24 di martedì 26 maggio e, in replica, mercoledì 27, sarà disponibile gratuitamente sul sito del Centro Teatrale Bresciano la registrazione de Il secondo figlio di Dio scritto da Manfredi Rutelli e dallo stesso Cristicchi con la regia di Antonio Calenda e l’interpretazione di Simone Cristicchi. Le musiche originali sono di Simone Cristicchi e Valter Sivilotti, le scene e i costumi di Domenico Franchi, il disegno luci di Cesare Agoni, il progetto sonoro di Andrea Balducci.

Tra canto e narrazione Simone Cristicchi racconta la storia incredibile, ma realmente accaduta, di David Lazzaretti, un carrettiere toscano che nel 1878 fonda una comunità cristiana dai tratti socialisti e che si ispira ai Vangeli delle origini. David predica l’uguaglianza, la giustizia sociale e la solidarietà, dice di essere il secondo figlio di Dio: ha migliaia di seguaci, che lo chiamano il “Cristo dell’Amiata”. Un’utopia rivoluzionaria, che fu travolta da un colpo di pistola. Una storia che se non te la raccontano, non la sai. La storia di un’idea. La storia di un sogno.

V.V. (anche per la fotografia di Tommaso Le Pera)

 

Prende in via con “La Locandiera” la rassegna virtuale del CTB “Il posto delle fragole”

È con una imperdibile Locandiera di Goldoni che inizia la rassegna virtuale del Centro Teatrale Bresciano Il posto delle fragole.Il CTB spalanca i suoi archivi per condividere con il pubblico un fitto calendario di appuntamenti che propongono le riprese integrali – gratuitamente visibili sul sito del CTB – di alcuni tra i più amati spettacoli di produzione che hanno fatto la storia dello Stabile nell’ultimo decennio. Protagonisti di questi allestimenti alcuni tra gli artisti più importanti della scena nazionale e particolarmente amati dal pubblico di Brescia, come Elena Bucci e Marco Sgrosso, Elisabetta Pozzi, Franco Branciaroli, Lucilla Giagnoni, Simone Cristicchi. Al loro entusiasmo nell’aderire a questa iniziativa va il più sincero ringraziamento del CTB.

La Locandiera, Elena Bucci e la compagnia

Ed è proprio con una delle coppie di artisti che ha conquistato il pubblico bresciano che prende il via la rassegna: Elena Bucci e Marco Sgrosso.Dalle ore 10 alle 24 di martedì 5 maggio e, in replica, venerdì 8 maggio, sarà disponibile gratuitamente sul sito del Centro Teatrale Bresciano la registrazione de La locandiera di Carlo Goldoni, spettacolo andato in scena nel 2010, con Elena Bucci, interprete e regista, Marco Sgrosso e un casto di bravissimi attori: Daniela Alfonso, Maurizio Cardillo, Gaetano Colella, Nicoletta Fabbri, Roberto Marinelli.Il disegno luci è di Maurizio Viani, il suono di Raffaele Bassetti.

In quella che Goldoni stesso definisce “la più morale, la più utile, la più istruttiva” tra le sue commedie, tutti i personaggi sembrano alla ricerca di un atto miracoloso – amore, matrimonio, accomodamento – che sia antidoto all’angoscia e che risolva pavidità e sogni infranti. Facendo leva sulla spettacolarità di un intreccio a orologeria che innesca una vivace guerra dei sessi, condita da una minuziosa analisi dei comportamenti e dei caratteri e da una feroce ironia sui contrasti sociali e sul mutare di tempi e convenienze, Elena Bucci e Marco Sgrosso offrono una lettura divertentissima e illuminante del capolavoro goldoniano, che apre a inaspettati orizzonti di inquietudini, consapevolezze e speranze di folgorante attualità.

La locandiera, disponibile il 5 e l’8 maggio dalle 10 alle 24, gratuitamente e senza obbligo di registrazione, sul sito www.centroteatralebresciano.it

V.V. (anche per la fotografia di Tommaso Le Pera)

Il trucco e l’anima, il CTB di Brescia in apertura virtuale

Mantenere un legame con il pubblico è importante, non tanto per operazione di marketing, quanto per quel sodalizio che si crea tra pubblico e attori, tra recitazione e platea, tra il teatro e la sua città. Non è possibile perdere quanto è stato costruito in tanti anni, con uno dei teatri stabili più noti e attivi del panorama nazionale. La formazione delle coscienze, della riflessione, dell’abitudine al teatro, che passa dalle produzioni al diffondere l’amore per le tavole di legno tra gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, si è manifestata con quel modo prettamente bresciano e italiano di fare. Poche parole, adesso, e fatti.

Molti abbonati alla stagione teatrale non hanno chiesto il rimborso del costo dei biglietti, attendendo con pazienza la riapertura dell’amato Teatro Sociale o del Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri di Brescia, senza porre vincoli o problemi. Altri tifano per la squadra di lavoro, che non vedono l’ora di rivedere. Quindi ecco pronte delle rassegne, perché anche il CTB di Brescia si è attivato in modo virtuale. E con una proposta unica sul panorama nazionale. Nell’ambito di “Il trucco e l’anima. Rassegna virtuale di storie, spettacolo e nostalgie teatrali”, completamente gratuita e fruibile senza sign up direttamente dal sito del teatro stabile bresciano, è nato

Bs020. Home Theater. La prima puntata di una rassegna di 21 è “andata in scena” ieri, lunedì 20 aprile 2020, e i prossimi appuntamenti saranno di mercoledì e di sabato secondo un calendario che accompagnerà fino a giugno. I giorni della settimana sono quelli in cui vengono caricati i video che poi rimarranno a disposizione. Sono adatti alla visione di tutti e soprattutto degli studenti. La breve durata, una ventina di minuti totali, permette l’agile fruizione di un percorso interessante attraverso la storia bresciana, con personaggi, momenti, fatti che sono parte del tessuto sociale più di quanto lo stesso tessuto sociale si renda conto. Ne è nata una webserie ideata e diretta da Fausto Cabra con la collaborazione drammaturgica di Marco Archetti e di un gruppo di attori. Interessante è che la prima puntata, in onda ieri, racconta la storia della nascita del Teatro Sociale, a partire dalla storia/leggenda della famiglia Guillame che, da un teatro per cavallerizzi, ha originato un teatro in legno, divenuto via via ciò che vediamo oggi, attraverso abbandoni e riadattamenti, discussioni ed eventi storici. Lo spaccato storico diventa testimonianza di storia contemporanea, dal momento che ogni situazione è registrata in casa: Alessandro Quattro diventa funambolo sulla scenografia della sua libreria, mentre Monica Ceccardi è in una camera da letto. Lo spettatore non può non riconoscersi in quanto vede e non può che ammirare l’abilità recitativa che non dipende dal luogo, ma dalla persona. Ciascuno di noi, allora, attraverso gli attori, è attore e protagonista di questo tempo, dando valore (forse per la prima volta) ai suoi suppellettili, che per qualcuno sono diventati palestra, per altri sbarra per gli esercizi di danza, per altri ancora scuola, ufficio, parco giochi. E chissà quant’altro.

Puntata dopo puntata prendono la parola, dopo i Guillame, un armaiolo bresciano, un fruttivendolo di Cerveno che da quarant’anni impersona Cristo nella Santa Crus, l’eroe delle X Giornate Tito Speri, una esuberante e generosa barista del vecchio Carmine, una staffetta partigiana innamorata della libertà, la regista Mina Mezzadri, un grande industriale lumezzanese con la passione delle stelle, una giovane donna di Bagolino che custodisce i segreti del Bagoss, un elegante coltivatore di limoni dell’alto Garda, una ragazza che da Orzinuovi è arrivata alle Olimpiadi, il padre della politica bresciana Giuseppe Zanardelli, un costruttore di barche del lago d’Iseo, il divino pianista Arturo Bendetti Michelangeli, un giovane emigrato da Messina a Brescia e precipitato nell’incendio della Grande Guerra, le meravigliose educatrici Agazzi, un operaio sopravvissuto alla bomba di Piazza della Loggia che racconta ai nipotini perché si trovava lì, il forte e mite Alberto Dalla Volta, che Primo Levi ricordava con affetto nei suoi libri. Infine, il racconto del corteo che nel 1826, nella Brescia asburgica, porta in processione per le vie del centro la Vittoria alata appena scoperta, e poi un contributo conclusivo speciale, scritto appositamente per la webserie dallo scrittore Marco Archetti.

Gli artisti della serie, oltre ai già citati, sono Alessandro Mor, Silvia Quarantini, Anna Teotti, Antonio Palazzo, Abderrahim El Hadiri, Valentina Bartolo, Mimosa Campironi, anche autrice e curatrice delle musiche.

Insieme a loro Franca Penone, indimenticabile protagonista della produzione CTB La storia, e i due giovani attori che l’hanno affiancata, Alberto Onofrietti e Francesco Sferrazza Papa.

Fausto Cabra ha ideato e interpretato una cornice alle puntate. Ecco quanto esprime: “In questo momento non possiamo fare il teatro nelle forme e nei modi che abbiamo sempre praticato, ma possiamo non rinunciare ad essere una palestra di creatività e fantasia: poiché nulla può fermare la creatività degli artisti. Ed è, come sempre, nel gioco serio dell’immaginazione, nella forza libertaria del teatro e della cultura, che sta nascosta una possibile via d’uscita e di salvezza. In quest’ottica l’operazione BS020 è una forma di resistenza, è un atto necessario e politico che riflette sulla libertà che dobbiamo saper custodire e coltivare dentro di noi, come la memoria.

In questo progetto ho dunque chiesto agli attori di continuare a fare ciò che hanno sempre fatto, e cioè essere portatori di fantasia, essere un esempio vivente di come i limiti possono essere travalicati dalla forza del racconto e dell’immaginazione, e dimostrare che l’Altrove è sempre a portata di mano. Per far questo però è necessario che l’attore non smetta di assumersi un rischio, il rischio dell’inventarsi un modo per gettare un ponte sull’altro: anche in webcam, con mezzi e in situazioni completamente diversi da quelli che ha finora condiviso con il pubblico”.

Per poter accedere alla webserie, si deve entrare nella homepage del sito www.centroteatralebresciano.it e poi accedere a Bs020. Home Theater. Le puntate verranno caricate il lunedì, mercoledì e sabato fino al 7 giugno prossimo, alle ore 18, e rimarranno disponibili.

Da vedere.

 

Alessia Biasiolo

Bellissimi “124 secondi” al Teatro Mina Mezzadri di Brescia

È andato in scena nei giorni scorsi al Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri di Brescia, il bel lavoro teatrale prodotto dal CTB e dal Teatro Telaio dal titolo “124 secondi”, con Alessandro Mor e Alessandro Quattro, scritto e diretto da Angelo Facchetti, scene e costumi di Giuseppe Luzzi, disegno luci di Stefano Mazzanti, Silvia Mazzini consulente filosofica.

Un lavoro ben fatto e molto ben interpretato, portando a conoscere al più vasto pubblico una storia quasi dimenticata, una commistione di storia, politica, razzismo e antirazzismo, con un finale capace di toccare le corde più profonde di ciascuno: quel che resta è l’uomo e la sua umanità, al di là di barriere, finte barriere, mode, politiche, strilloni e pubblicità.

 

 

 

 

 

La storia è quella di due pugili prigionieri di convenzioni sociali: l’uno tedesco e bianco in una Germania diventata nazista; l’altro americano e nero, negli Stati Uniti della discriminazione e segregazione razziale. Mor e Quattro sono narratori, attori, giornalisti e storici. Sono due uomini che si scontrano rappresentando idee diverse. Sono due uomini che si interrogano sul presente e sul senso di tutto quanto sta accadendo intorno a loro, nel 1936 e nel 1938. Nel 1936 Max Schmelling è il più grande e famoso pugile tedesco, bianco e sufficientemente biondo, ma inviso ad Hitler e alla politica nazista perché diventato famoso durante la Repubblica di Weimar di cui tutto dev’essere cancellato. Il pugile va negli Stati Uniti e, grazie al suo manager, ebreo, rimedia l’incontro con il pugile americano che faceva sognare tutti, Joe Luis. Joe Luis è il primo pugile nero campione del mondo dei Pesi Massimi, l’unico che può picchiare un bianco e riceverne degli applausi. Lo scontro ideologico che si vede in scena è quello, ben detto, di un’America paladina di libertà e democrazia in cui una larga fetta della popolazione non è libera di esistere, in cui Joe Luis fa comodo perché fa fare un sacco di soldi venendo usato dalla macchina organizzativa della boxe. E quell’America si scontra con l’ideologia nazista, già invisa, per cui un bianco, ariano, deve dimostrare la sua superiorità su un nero. Infatti, nel 1936 i due si battono e Schmelling vince, mettendo Joe Luis a tappeto. L’incontro porta Max ad essere osannato dal partito al governo nel suo Paese, che lo rende il simbolo della Germania che tutto può, che tutto schiaccia grazie alla sua superiorità razziale. Pazienza se gli organizzatori sono stati ebrei, dato che la boxe è praticamente in mano loro negli U.S.A. L’incontro, però, di certo sottovalutato da Joe Luis che pensava di sconfiggere il più vecchio rivale facilmente e senza allenamenti idonei, non è valido per il titolo per il quale Joe Luis è stato imbattuto, così si arriva al fatidico 22 giugno 1938, davanti a settantamila persone. Quindici round di tre minuti ciascuno. Joe Luis batte l’amico Max Schmelling all’ottavo round per KO tecnico. Mor e Quattro diventano allora due giornalisti, uno per Paese, che raccontano l’evento in due modi diversi, dimostrando come la manipolazione politica, la politica del consenso, la capacità di far credere ciò che si vuole quando si vuole, stritolano le persone, rendendole cenere o eroi, a seconda dell’opportunità. Gli Stati Uniti battono, in quel momento, la Germania hitleriana in cui la capo della propaganda Goebbels aveva investito su Schmelling, divenuto simbolo della razza ariana.

 

L’unica verità vera è la dimostrazione che i due pugili erano entrambi dei grandi campioni, dei grandi sportivi. Joe Luis aiuterà Max Schmelling a rifarsi una vita negli Stati Uniti, divenendo un uomo di successo. Lui, abbandonato da tutti, morirà giovane senza i soldi per pagarsi il funerale. Unico amico Max: l’amicizia tra i due assurge a simbolo della potenza del bene, del rispetto che supera le barriere, della forza morale che distrugge l’onnipotenza di ogni ideologia. Perché alla fine restano le persone. Eccezionalmente bravi i due attori, con ottimi accorgimenti tecnici che rendono la scena entusiasmante, pur nella sua semplicità. Efficaci le trovate sceniche rese, però, dall’altissima capacità recitativa dei due che vengono applauditi dal pubblico con molte uscite.

Uno spettacolo che merita di essere visto; un’ora che rapisce, proprio come un vero incontro di boxe.

 

Alessia Biasiolo

Foto di scena di Mario Barnabi, fornite dal CTB

 

 

“Falstaff e il suo Servo” al Teatro Sociale di Brescia

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Branciaroli nel ruolo di Falstaff

Al debutto ieri sera, 22 ottobre, al Teatro Sociale di Brescia “Falstaff e il suo Servo”, produzione CTB con il Teatro de Gli Incamminati e Teatro Stabile d’Abruzzo. Protagonisti in scena Franco Branciaroli, nel ruolo di Falstaff, e massimo De Francovich nel ruolo del Servo, diretti da Antonio Calenda che ha curato il testo, da William Shakespeare, con Nicola Fano. Un testo interessante, parodia del contemporaneo, pur se richiamando in scena il genio di Shakespeare, rotolato fuori da un baule come Branciaroli all’apertura della scena, con un buon effetto scenico. Falstaff/Branciaroli non può non avere una gran stazza, con la pancia tanto grossa che gli impedisce di muoversi, se non aiutato da Alessio Esposito (Sir Page, e Bardolph) e da Matteo Baronchelli (Sir Ford e Francis), che lo sostengono e lo tirano, per impedirgli di rovinare fragorosamente su se stesso.

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Falstaff (Branciaroli) e il Servo (De Francovich)

Buono lo spunto per riflettere sul presente, incentrato sull’apparenza e il superficiale, senza tenere conto della sostanza, anche quando sembra che di sostanza ce ne sia tanta, come per l’epa del nostro. Il Servo si propone come soluzione e solutore, alleato e acerrimo intimo nemico, saggio e beffardo, capace della più profonda fedeltà, ma anche pronto al più subitaneo tradimento. Non è così forse la società di oggi, fondata troppo spesso e sempre più spesso su amicizie virtuali, legami solidissimamente via etere e che si infrangono ben presto per una chat troppo precipitosa, la risposta senza filtri? Il destino è la fine, come del resto recita la caducità umana, ma l’ottimismo di Falstaff è comunque esilarante, la sua voglia di fare e, soprattutto, di vivere salda, soprattutto se dietro a qualche bella donzella che immancabilmente vuole sposare anche s’ella è già maritata (Valentina Violo nei panni di Madame Page e della Prostituta; Valentina D’Andrea sia Madame Ford che l’Ostessa). Falstaff invoca i suoi amici, coloro che lo capiscono e lo proteggono, come Enrico, figlio di Enrico IV e a sua volta re alla morte di questi con il nome di Enrico V. All’osteria, dove bighellonavano insieme qualche volta, Falstaff chiama Enrico in sua difesa, ma è pronto a dichiarare di volerlo bastonare se nega che il suo anello di rame non è, invece, d’oro zecchino, come vuole fare credere a tutti. Con Enrico esagera, sia in tema di soldi che di briganti che l’hanno derubato, e ci fa il verso, per le tante volte che vorremmo essere differenti da noi, senza riuscirci almeno per noi stessi davvero fino in fondo. Sono tante le battute sagge, anche se si sarebbero potute evitare alcune parolacce che certo portano l’ambientazione facilmente all’orecchio, ma rischiando di fare restare poi solo quella alle orecchie meno abituate all’ascolto. Qualche baluardo ci deve pur essere, se l’Italia scivola miserevolmente sempre più in basso nella classifica dell’istruzione…

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Falstaff/Branciaroli con Violo, D’Andrea, Esposito e Baronchelli

Ottimo Branciaroli nel suo ruolo, ma altrettanto De Francovich che riescono a duettare molto bene, con un tempo scenico ben calibrato. Ho apprezzato molto i costumi della Sartoria Farani e la mancanza di scenografie, sostituite da una luce vivida, ad indicare il tempo fisso e chiaramente visibile, senza vie di fuga nell’ombra. A parte un baule, che diventa tavolo, e un cavallo di legno dalla foggia antica, soltanto gli attori ci danno il ritmo della vita, dimostrando come sia ininfluente il contorno e quanto valga (e debba valere) la persona al di sopra di tutto. Alla fine, gli autori non hanno messo in scena il testo di Falstaff di Shakespeare, ma hanno scritto un copione pescando tra le opere del Bardo, soprattutto cercando cosa c’è di shakespeariano nella vita contemporanea. Ecco allora “Le allegre comari di Windsor”, “Enrico IV”, un pizzico di “Amleto”, “Enrico V”, “Falstaff” stesso. Un testo che diventa personaggio e che perisce quando perde il senso del vero, dell’umano, del colto. Così come è destinato a perire colui che non guarda al futuro, alla costruzione profonda di sé e di qualcosa che resti, che non sia “like” soltanto: Falstaff rappresenta la volontà di presenzialismo di vita più che di essenza esistenziale, ciò su cui oggigiorno serve una riflessione collettiva.

Lo spettacolo replicherà fino al 3 novembre prossimo e inaugura la 46esima Stagione di Prosa del CTB che ne ha curato 14 produzioni in cartellone, oltre alle 27 ospitalità.

 

Alessia Biasiolo

 

 

“Apologia” di Campbell al Teatro Sociale di Brescia

Foto di scena di Luca del Pia

Co-produzione CTB e Teatro Stabile di Catania, per la regia di Andrea Chiodi, su testo di Alexi Kaye Campbell, tradotto da Monica Capuani, sarà in scena fino al prossimo 12 maggio, al Teatro Sociale di Brescia, “Apologia”, con Elisabetta Pozzi, Giovanni Franzosi, Christian La Rosa, Emiliano Masala, Francesca Porrini e Martina Sammarco. Una commedia divertente, capace di mettere in luce le ottima capacità recitative del cast, e soprattutto di una madre (Elisabetta Pozzi) che si trova a fare i conti con se stessa: donna, madre, amica, moglie, amante, scrittrice. Tutti ruoli, ma soprattutto l’ultimo, che la rendono degli altri, più che di se stessa. Come nella vita reale, di cui il lavoro teatrale è eccellente spaccato, l’esistenza cade addosso in un momento non ben identificato della propria vita, senza preavvisi e senza possibilità di scampo. Peggio di un killer su commissione. Addosso a Kristine, il giorno del suo compleanno, cadono i suoi due figli: Peter (Christian La Rosa), stabilmente impiegato in banca, fidanzato con Trudi (Francesca Porrini) che vuole sposare, e che presenta ora a sua madre; e Simon (Emiliano Masala), dalle millantate doti letterarie che, in sette anni, non hanno prodotto il libro su cui sta lavorando, fidanzato con un’attrice di soap opera (ma che in realtà si prostituisce o che, comunque, lo tradisce). Il giorno del compleanno Kristine aspetta i figli a casa e vuole cucinare, ma il forno non vuole saperne di funzionare, archetipo di quanto poco sia interessata alla vita pratica la protagonista. Che vanta un buon successo editoriale, che è stata un’appassionata contestatrice negli anni della protesta, che è esperta di Storia dell’Arte, andata a vivere per anni a Firenze con i figli fino a quando il padre non glieli ha portati via; che è da sempre e sempre sarà amica di Hugh (Giovanni Franzoni), il contraltare e la spalla che perfeziona lo humor inglese della commedia con la sua omosessualità garante di fedeltà romantica all’amicizia, ma anche ai valori che Kristine incarna e che lui da sempre condivide.

Foto di scena di Luca del Pia

Clima da Anton Checov, ben incorniciato nella scenografia ricca e curata di Matteo Patrucco (luci di Cesare Agoni, costumi di Ilaria Ariemme e musiche di Daniele d’Angelo). Lo humor, che spesso è solo la pura verità della cultura che si scontra con la sua assoluta mancanza nei giovani d’oggi, si scatena sulla ragazza americana, così semplice e pertanto aggredibile, che ha dalla sua parte la fede e gli incontri di preghiera, ciò che Kristine ha sempre contestato e che, forse, poco capisce. Si rende conto proprio grazie a questo, che suo figlio Peter ha tradito il suo insegnamento, le sue convinzioni, senza ammettere che qualcuno possa avere convinzioni diverse dalle sue, ma nel contempo dimostrando di trovarsi disorientata in una società che non ha più nulla di reale in cui credere (tanto che Trudi si chiederà, ad un certo punto, se la sua fede in Dio in realtà non sia solo abitudinarietà vuota di senso). Kristine ha il difetto che dice sempre quello che pensa, senza mezzi termini, talmente schietta che non può che generare fastidio nei suoi confronti. Simon contesta alla madre, come il fratello, di non avere lottato per tenere i figli con sé, di essere stata se stessa, inseguendo le sue passioni, i suoi studi, il suo successo. È la verità dilaniante della donna che, spesso, non sa, non può e/o non vuole conciliare vita privata e professionale, amori e doveri, figli e interessi. Non è una madre tipo, ma nessuna lo è, agli occhi esterni. Che fare, allora? I dialoghi chiariscono un po’ le posizioni, ma la commedia lascia tanti interrogativi sui quali riflettere.

Da non perdere.

 

Alessia Biasiolo