Il disco The Lumineers al Festival del Vittoriale

THE LUMINEERS_press picAnticipazione dell’edizione 2016 del Festival del Vittoriale, sono The Lumineers, che si esibiranno a Gardone Riviera il 20 luglio in una delle due date italiane della band.

Come PatMetheny e Ron Carter, anche il gruppo newyorkese ha scelto il prestigioso palcoscenico gardesano per presentare in anteprima nazionale la sua ultima fatica: a quattro anni di distanza dall’uscita dell’album che li ha resi famosi in tutto il mondo, il trio torna nel nostro Paese con il suo secondo disco Cleopatra, in uscita l’8 Aprile 2016 per Universal Music.

Il loro coinvolgente sound ha scalato le classifiche mondiali conquistando milioni di fan e il loro omonimo disco di debutto è stato nominato ai Grammy Awards come Best New Artist e Best Americana Album, rimanendo per 46 settimane alla #2 posizione della Billboard 200. Ho Hey, il singolo che ha consacrato il loro successo, è rimasto per ben 62 settimane in #3 posizione nella Billboard Hot 100, raggiungendo oltre 142 milioni di visualizzazioni su YouTube.

The Lumineers nascono nel 2005 dall’incontro tra il chitarrista e cantante Wesley Schultz e il batterista JeremiahFraites, entrambi cresciuti a Ramsey, un sobborgo a sud di New York. Dato il tenore troppo alto di vita della City, i due decidono di trasferirsi a Denver, in Colorado, dove incontrano la violoncellista NeylaPekarek e il duo diventa trio. Nel 2009 stampano un primo EP, ma il successo arriva nel 2011 quando il brano Ho Hey viene notato e utilizzato come sigla della serie tv Hart of Dixie. La band firma quindi un contratto con la DualtoneRecords e il 3 aprile 2012 pubblica il suo album di debutto, intitolato semplicemente The Lumineers.

A quattro anni di distanza dal disco che li ha consacrati, il trio torna sulla scena musicale con un secondo lavoro capace di dimostrare come Schultz e Fraites, insieme alla violoncellista e cantante NeylaPekarek, non abbiano dato la loro fortuna per scontata, né si siano seduti sugli allori. Con l’aiuto del produttore Simone Felice, l’uomo che Wesley chiama il nostro sciamano, la band si è trasferita a Clubhouse, uno studio di registrazione in cima a una collina nelle zone rurali Rhinebeck, NY, non lontano da Woodstock, per registrare il nuovo lavoro. «Abbiamo utilizzato lo stesso approccio del primo album, registrando demo in una piccola casa che abbiamo affittato vicino a Denver la prima volta» spiega Wesley.

«Wes si occupa di tutti i testi», dice Jeremiah, «e insieme facciamo tutto il resto: la musica, la melodia e la struttura. Non ci sono né regole né ruoli nel nostro processo di scrittura, lavoriamo insieme fino a che non siamo convinti  di essere arrivati a qualcosa di veramente fantastico».

«Il disco riflette ciò che ci è successo negli ultimi tre anni», aggiunge Wesley, «abbiamo cercato di creare la migliore versione possibile di ogni canzone […]. C’è voluto un sacco di lavoro per farle funzionare insieme. È stata un’esperienza molto intensa. Abbiamo combattuto molto, versato molte lacrime, ma abbiamo tirato fuori delle cose davvero incredibili, e alla fine siamo stati meglio. Lavorare a questo progetto ha trasformato anche il nostro rapporto».

Cleopatra prende il nome dalla titletrack, e si ispira a una donna della Repubblica della Georgia, una conoscente della migliore amica della moglie di Wesley che lui ha incontrato durante una visita lì. La donna guidava un taxi con una lattina di birra tra le gambe e una sigaretta in bocca. Aveva avuto una vita molto difficile e si struggeva per l’uomo che l’aveva lasciata dopo la morte del padre. «C’era un senso di sfida di lei», annuisce Wesley. «Accettava il suo destino, ma non riusciva ancora a comprenderlo».

Sono passati quattro anni dal loro album di debutto e The Lumineers sono pronti – e maturi – per rimettersi in gioco.

M. G.

Musiche di Ricci, Sollima e Schubert per il Warhol Piano Quartet

foto quartetto warhol.2Il Warhol Piano Quartet è un gruppo emergente nel panorama attuale della musica da camera, per il suo intenso percorso di perfezionamento a stretto contatto con alcuni dei grandi interpreti e maestri di oggi e per la sua attenzione ai linguaggi contemporanei, che lo porta a dedicare ampio spazio nei suoi progetti alla nuova musica, accostata ai grandi capolavori del repertorio tradizionale. Mercoledì 10 febbraio alle 18.00 suonerà all’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1) per la stagione di concerti dell’Associazione Roma Sinfonietta.

Il concerto inizia con Quartetto Classico del compositore romano contemporaneo Guido Ricci, autore di un ampio e variegato catalogo di musica strumentale (sia da camera che sinfonica), vocale e teatrale. I suoi lavori sono stati eseguiti in Italia e all’estero. Recentemente diverse sue rielaborazioni per orchestra d’archi su temi della musica di Nino Rota per il cinema sono state presentate con grande successo all’interno della Stagione da Camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Segue Quartetfiles del palermitano Giovanni Sollima, compositore e interprete poliedrico, che frequenta la musica di ogni genere – dalla barocca alla classica contemporanea e alla pizzica – e la porta davanti al pubblico variegato e trasversale delle grandi sale da concerto, della “Notte della taranta” e del concerto del 1° maggio in piazza San Giovanni, conquistando tutti, dagli estimatori della musica “colta” ai giovani metallari e agli appassionati della musica folk.

Conclude il concerto il Quintetto op. 114 “La trota” di Franz Schubert, uno dei capolavori del periodo romantico, il cui il titolo viene dal fatto che nel quarto movimento compare la melodia di un Lied (dunque una piccola canzone per voce e pianoforte) così intitolato. È una delle composizioni più popolari del musicista austriaco e tra le più emblematiche della sua vena per la purezza del sentimento e la spontaneità dell’immaginazione.

Il Warhol Piano Quartet è protagonista di un’importante carriera concertistica e si è esibito con unanime successo di pubblico e di critica in numerosi palcoscenici, tra cui Festival dei Due Mondi di Spoleto, Festival Esprit de Fès (Marocco), Accademia Filarmonica di Bologna, Festival Pontino, Festival Internazionale “Dino Ciani di Stresa”, Concerti del Quirinale, CitéInternationaledesArts di Parigi.

Agli elementi del Warhol Piano Quartet (Andrea Feroci, pianoforte, Filippo Fattorini, violino, Alessio Toro, viola e Paolo Andriotti, violoncello) si aggiungono per questo concerto Francesco Peverini (violino) e  Massimo Ceccarelli (contrabbasso).

 

Mauro Mariani

 

A. I. chiede alla Turchia di garantire rifugio ai siriani in fuga

Amnesty International ha sollecitato il governo turco a garantire l’ingresso in condizioni di sicurezza alle decine di migliaia di persone – da 40.000 a 70.000 – in fuga da Aleppo a causa degli attacchi delle forze russe e dell’esercito siriano.
Secondo le notizie ricevute dall’organizzazione per i diritti umani, almeno 20.000 persone sarebbero già in attesa di entrare in Turchia dal valico di Oncupinar, nella provincia di Kilis, che tuttavia resta chiuso.
“La Turchia ha permesso a tantissime persone di fuggire dall’orrore della guerra e della catastrofe umanitaria. Non può ora chiudere la porta a persone alla disperata ricerca di salvezza” – ha dichiarato SherifElsayed-Ali, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International.
“Queste persone sono scampate ad attacchi aerei e a duri combattimenti e con ogni probabilità sono traumatizzate ed esauste. La Turchia deve consentire loro di entrare e la comunità internazionale deve fare tutto il possibile per dare adeguato sostegno al paese” – ha aggiunto Elsayed-Ali.
Amnesty International ha documentato massicci attacchi illegali contro centri abitati e strutture sanitarie da parte delle forze governative siriane per tutta la durata del conflitto e, recentemente, sempre più spesso da parte delle forze russe, che nel settembre 2015 sono intervenute in appoggio al governo siriano. Amnesty International ha raccolto prove circa l’uso illegale di bombe non guidate contro centri densamente popolati così come delle bombe a grappolo, che per loro natura sono armi indiscriminate.
“L’offensiva congiunta russo-siriana su Aleppo sta facendo pagare un duro prezzo alla popolazione civile, costringendo numerose migliaia di persone alla fuga e alimentando il timore di un ulteriore assedio, dato che le vie di rifornimento verso le zone controllate dall’opposizione sono state bloccate. Non vediamo come la comunità internazionale possa dirsi sorpresa di questo esodo” – ha proseguito Elsayed-Ali.
“La conferenza dei donatori svoltasi il 4 febbraio a Londra si è impegnata a versare 10 miliardi di dollari in favore delle persone colpite dalla guerra della Siria, ma gli sviluppi odierni testimoniano ulteriormente l’urgenza di questi fondi. La Turchia, insieme al Libano e alla Giordania, sta ospitando un numero enormemente sproporzionato di rifugiati ed è fondamentale che la comunità internazionale dia seguito agli impegni e metta inoltre a disposizione un numero maggiore di posti per il reinsediamento”.

 Amnesty International Italia

 

Elliott Erwitt / Icons a Terni

Mostra ICONSCAOS – centro arti opificio siri di Terni, ospita fino al prossimo 30 aprile, la mostra ElliotErwitt ICONS,un progetto espositivo di Civita e SudEst57, a cura di Biba Giacchetti, promossa dal Comune di Terni in collaborazione con Indisciplinarte. La mostra ripercorre la carriera e i temi principali della poetica del grande fotografo e artista americano Elliott Erwitt (1928), attraverso 42 scatti da lui stesso selezionati come i più rappresentativi della sua produzione artistica. Sarà esposta inoltre una serie di 9 autoritratti, esclusivi di questa mostra, che costituiscono un “evento nell’evento”.

Tra gli autoritratti esposti anche quelli a colori in cui l’artista veste i panni di André S. Solidor, alter ego inventato per ironizzare sul mondo dell’arte contemporanea e sui suoi stereotipi. Andrè S. Solidor (si noti l’acronimo irriverente) ed Elliott Erwitt saranno anche protagonisti del film “I Bark At Dogs” che sarà proiettato in mostra.

Grande autore Magnum, reclutato nel 1953 all’interno della celebre agenzia direttamente da Robert Capa, Elliott Erwitt ha firmato immagini diventate icone del Novecento. Tra queste, in mostra a Terni alcune delle più celebri: il bacio dei due innamorati nello specchietto retrovisore di un’automobile, una splendida Grace Kelly al ballo del suo fidanzamento, un’affranta Jacqueline Kennedy al funerale del marito, i ritratti di Che Guevara e Marilyn Monroe, alcune foto appartenenti alla serie di incontri tra i cani e i loro padroni, iniziata nel 1946.

E ancora, gli scatti che Erwitt, reporter sempre in viaggio, ha raccolto per il mondo, a contatto con i grandi del Novecento ma anche con la gente comune. E i paesaggi, le metropoli. Gli scatti di denuncia, in cui al suo sguardo di grande narratore, si mescola sempre ironia e leggerezza, e la sua capacità di trovare i lati surreali e buffi anche nelle situazioni più drammatiche. La mostra sarà corredata da una esclusiva pubblicazione curata da Erwitt stesso in collaborazione con Sudest57 e disegnata da AndersWeinar. Una collezione di stampe rilegate ed amovibili, ciascuna con testi inediti di backstage, scritti da Biba Giacchetti che collabora con Erwitt da circa 20 anni.

Elliott Erwitt è nato in Francia da una famiglia di emigrati russi, nel 1928. Passa i suoi primi anni in Italia. A 10 anni si trasferisce con la famiglia in Francia e da qui negli Stati Uniti nel 1939,stabilendosi dapprima a New York, poi, dopo due anni, a Los Angeles. Nei primi anni ‘50, Erwitt dopo aver soggiornato a Pittsburg, in Germania e in Francia, si stabilisce a New York, città che elegge sua base operativa. Dotato di flessibilità e spirito di adattamento, Erwitt ha viaggiato in tutto il mondo. Durante i suoi studi alla Hollywood High School, Erwitt lavora in un laboratorio di fotografia sviluppando stampe “firmate” per i fan delle star di Hollywood. Nel 1949 torna in Europa, viaggiando e immortalando realtà e volti in Italia e Francia. Questi anni segnano l’inizio della sua carriera di fotografo professionista. Chiamato dall’esercito americano nel 1951 continua a lavorare per varie pubblicazioni e, contemporaneamente, anche per l’esercito americano stesso, mentre soggiorna in New Jersey, Germania e Francia.

La grande opportunità gli viene offerta dall’incontro, durante le sue incursioni newyorchesi a caccia di lavoro, con personalità come Edward Steichen, Robert Capa e RoyStryker che amano le sue fotografie al punto da diventare suoi mentori. Nel 1953 congedato dall’esercito, Elliott Erwitt viene invitato da Robert Capa, socio fondatore, ad unirsi a Magnum Photos in qualità di membro fino a diventarne presidente nel 1968.

Oggi Erwitt è riconosciuto come uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi. I libri di Erwitt, i saggi giornalistici, le illustrazioni e le sue campagne pubblicitarie sono apparse su pubblicazioni di tutto il mondo per oltre quarant’anni. Pur continuando il suo lavoro di fotografo ElliotErwitt negli anni ‘70 comincia a girare dei film. Traisuoidocumentarisiricordano Beauty Knows No Pain (1971) Red White and Blue Glass (1973) premiatodall’American Film Institute e The Glass Makers of Herat (1997).

Negli anni ‘80 Elliott Erwitt produce 17 commedie satiriche per la televisione per la Home Box Office. Dagli anni ‘90 fino ad oggi continua a svolgere un’intensa vita professionale che tocca gli aspetti più disparati della fotografia.

Tra le sediespositivepiùprestigiose dove Erwitt ha presentatoisuoilavori, sisegnala The Museum of Modern Art a New York, The Chicago Art Institute, The Smithsonian Institution a Washington D.C., The Museum of Modern Art di Parigi (Palais de Tokyo), The Kunsthaus a Zurigo, ilMuseo Reina Sofia a Madrid, The Barbican a Londra, The Royal Photografic Society a Bath, The Museum of Art del New South Wales a Sydney.

Attualmente i libri pubblicati da Erwitt sono più di 45.

In occasione della mostra, le proposte didattiche del CAOS – a cura di Coopsociale ACTL, Coopsociale ALIS e Indisciplinarte SRL – sono un’occasione di riflessione e approfondimento sulla teoria e sulla pratica fotografica di un artista che, attraverso la rappresentazione del quotidiano, ha attribuito valore e riconosciuto importanza all’ironia come chiave interpretativa delle cose della vita.

Le attività saranno rivolte alle scuole di ogni ordine e grado e all’utenza libera dai 4 ai 18 anni con percorsi tematici e laboratori articolati per fasce di età.

Sono previste, inoltre, visite guidate per adulti e gruppi solo su prenotazione scrivendo all’indirizzo didattica@indisciplinarte.it o contattando il numero 0744/285946.

 

Orari

Dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Lunedì chiuso

Dal 27 marzo: dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00

 

E’ possibile acquistare il biglietto d’ingresso presso le biglietterie del CAOS

in viale Campofregoso 98, secondo i giorni e gli orari di apertura della mostra.

Biglietti:

Intero 5€

Ridotto 3,50€ (per under 25 anni, gruppi di almeno 20 paganti)

Gratuito: per bambini fino a 6 anni, portatore handicap e accompagnatore,

guide turistiche dell’Unione Europea.

La mostra non rientra nella gratuità della prima domenica del mese.

 

Barbara Izzo

Il Ballet Preljocaj al Teatro Carlo Felice di Genova

Venerdì 12 febbraio alle ore 20.30 l’appuntamento con la Danza al Teatro Carlo Felice di Genova sarà con il Ballet Preljocaj, la celebre Compagnia, fondata nel 1984 da Angelin Preljocaj, presenterà una rilettura del suo balletto Roméo et Juliette (sulle musiche composte da Sergej Prokof’ev  tra il 1935 e il 1938) creato nel dicembre del 1990 per il Lyon Opéra Ballet.

Pensando alla sua cultura e alle sue origini albanesi, il coreografo ha scelto di collocare questa storia d’amore universale nel contesto dei regimi totalitari dei paesi dell’Est dove non si assiste alla lotta tra due famiglie rivali, come vuole la tradizione, ma a uno scontro tra la milizia incaricata di assicurare l’ordine sociale e il mondo dei senzatetto. I costumi di Enki Bilal si sono trasformati e la danza di Angelin Preljocaj si è evoluta a contatto con i danzatori della sua stessa compagnia, interpreti abituati al suo lavoro, con i quali, nel corso degli anni e delle creazioni successive, si è stabilita una forte complicità artistica.

A proposito di questa sua reinterpretazione della trama shakespeariana, Preljocaj ha scritto: «Romeo e Giulietta rifiutano il modo di vivere imposto loro dalle rispettive classi sociali, classi chiuse ad ogni comunicazione come impone il controllo delle coscienze, da cui lo scandalo del loro amore. Entrambi vorrebbero essere altrove, entrambi sentono la necessità di ribaltare i ruoli, ciascuno aspira a ciò che ha l’altro. Lo choc passionale permette loro di andare oltre, di osare la fuga dalla sorte che è stata tracciata per loro.»

L’Orchestra del Teatro Carlo Felice sarà diretta da Nada Matošević.

In occasione di questo balletto, nel primo foyer del Teatro, dal 12 al 28 febbraio, verrà allestita la mostra fotografica “ Au delà des scenes …” di Christophe Ferrari a cura di Francesca Camponero.

La mostra sarà visitabile in occasione di tutte le aperture del Teatro.

 

Roméo et Juliette

Musica di Sergej Prokof’ev

 

Coreografia Angelin Preljocaj

Direttore Nada Matošević

Scene Enki Bilal

Costumi Enki Bilal e Fred Sathal

Luci Jacques Chatelet

 

Orchestra del Teatro Carlo Felice

 

Repliche

Sabato 13 febbraio – 20.30 (B)

Domenica 14 febbraio – 15.30 (C)

Martedì 16 febbraio – 20.30 (H)

 

Marina Chiappa

Misure d’emergenza in Francia un trauma per le persone, secondo Amnesty

Alla vigilia del dibattito parlamentare sull’inserimento delle norme d’emergenza nella Costituzione della Francia, Amnesty International ha denunciato che misure sproporzionate, tra cui irruzioni notturne nelle abitazioni e obblighi di residenza assegnata, hanno calpestato i diritti di centinaia di uomini, donne e bambini, provocando traumi e stigmatizzazione. Il rapporto, intitolato “Vite sconvolte. L’impatto sproporzionato dello stato d’emergenza in Francia”, rivela come, dalla dichiarazione successiva agli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015, siano state condotte 3242 perquisizioni di abitazioni e imposti più di 400 ordinanze di obbligo di residenza. La maggior parte delle 60 persone intervistate da Amnesty International ha dichiarato che questi provvedimenti sono stati eseguiti con poca o nessuna spiegazione e talvolta con l’uso eccessivo della forza. Una donna ha riferito che agenti di polizia armati hanno fatto irruzione nella sua abitazione in piena notte, mentre stava dormendo sola col suo figlioletto di tre anni. Altre persone hanno raccontato di aver perso il lavoro a causa dello stigma derivato dalla perquisizione. “I governi possono usare misure eccezionali in circostanze eccezionali, ma devono farlo con cautela. Ciò cui stiamo assistendo in Francia è un aumento dei poteri esecutivi, con scarsi controlli sul loro uso, che ha dato luogo a tutta una serie di violazioni dei diritti umani. È difficile comprendere come le autorità francesi possano sostenere che si tratta di una risposta proporzionata alle minacce che affrontano” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. Molte delle persone intervistate da Amnesty International, che hanno iniziato a svolgere ricerche poco dopo l’inizio dei tre mesi di stato d’emergenza, hanno dichiarato che non è stata fornita loro quasi alcuna informazione su come potessero essere coinvolti in una minaccia alla sicurezza. I documenti dell’intelligence nei loro confronti contengono scarse informazioni a sostegno della tesi accusatoria. In tanti stanno cercando di ricorrere contro le restrizioni loro imposte. Ivan, titolare di un ristorante nella periferia parigina, ha raccontato dell’irruzione fatta a novembre da 40 agenti, pesantemente armati, nel suo locale in cui si trovavano 60 clienti. “Hanno intimato a tutti di mettere le mani sul tavolo, poi hanno perquisito ovunque per 35 minuti. Hanno buttato giù tre porte, nonostante gli avessi detto che avevo le chiavi e potevo aprirgliele, ma mi hanno ignorato. Quello che mi sconvolge è che, sulla base dell’ordinanza di perquisizione, ritenevano che nel mio ristorante si fossero trovate persone che costituivano una minaccia alla sicurezza. Tuttavia, non hanno controllato i documenti di nessuno”. Nei confronti di Ivan non c’è stato alcun provvedimento giudiziario. Le misure d’emergenza hanno avuto un impatto notevole sui diritti umani delle persone coinvolte. Quasi tutte hanno ancora episodi di stress e di ansia. Alcune hanno perso il lavoro. Il 4 dicembre 2015 l’abitazione di Issa e di sua moglie, Samira, è stata perquisita sulla base del non meglio precisato sospetto che l’uomo fosse un “radicale islamico”. Sebbene nei suoi confronti non sia stata avviata alcuna indagine penale, la polizia ha copiato tutti i dati del suo computer, gli ha ordinato di non uscire di notte, di presentarsi tre volte al giorno in una stazione di polizia e di non lasciare la città in cui vive. Ha dovuto lasciare il lavoro di spedizioniere e ha destinato la maggior parte dei suoi risparmi alle spese legali. Le persone intervistate da Amnesty International hanno raccontato che le perquisizioni delle loro abitazioni hanno causato paura, stress e altri problemi di salute. “Non riesco più a dormire bene, se qualcuno parla a voce alta inizio a tremare” – ha detto Fatima, dopo che la polizia armi in pugno ha fatto irruzione nella sua abitazione in piena notte mentre stava dormendo sola col figlioletto di tre anni. La maggior parte delle persone intervistate da Amnesty International ha dichiarato che le attuali misure d’emergenza vengono attuate in modo discriminatorio, prendendo specificamente di mira i musulmani, spesso più sulla base della loro fede o delle loro pratiche religiose che di prove concrete di comportamenti criminali. Parecchie moschee e sale di preghiera sono state chiuse dopo gli attacchi di Parigi. A Lagny-sur-Marne, nei pressi di Parigi, una moschea è stata chiusa nonostante secondo un rapporto di polizia non vi fosse “alcun elemento per giustificare l’apertura di un’inchiesta”. “Se hanno delle accuse nei confronti di una o due persone, perché non se la prendono direttamente con loro? Perché prendono di mira un’intera comunità? Ora a Lagny-sur-Marne circa 350 musulmani non hanno più un posto dove pregare” – ha dichiarato il capo della moschea chiusa e di tre organizzazioni sciolte dalle autorità. Le misure d’emergenza introdotte in Francia sono state pagate a caro prezzo in termini di diritti umani ma hanno prodotto pochi risultati concreti, mettendo dunque in discussione la proporzionalità di tali misure. Secondo fonti giornalistiche, le 3242 irruzioni in abitazioni private eseguite nell’ultimo mese hanno dato luogo a sole quattro indagini penali per reati di terrorismo e a 21 indagini sulla base delle vaghe disposizioni in materia di “apologia del terrorismo”. Altre 488 indagini risultano non collegate a sospetti di terrorismo. “È fin troppo facile fare proclami generali su una minaccia riferita al terrorismo che richiede l’adozione di poteri d’emergenza. Il governo francese deve dimostrare la necessità della permanenza in vigore dello stato d’emergenza e il parlamento deve considerare questa tesi con attenzione. Anche se la convalidasse, dovrebbero essere ripristinate garanzie concrete per impedire l’uso incline all’abuso, sproporzionato e discriminatorio delle misure d’emergenza” – ha concluso Dalhuisen.

Il rapporto “Vite sconvolte. L’impatto sproporzionato dello stato d’emergenza in Francia” è online all’indirizzo: https://www.amnesty.org/en/documents/eur21/3364/2016/en/

Amnesty International Italia

Per la Morte la vita è meravigliosa!

 Pivetti

Al Teatro Sociale di Brescia è andata in scena “Lady Mortaccia, la vita è meravigliosa!”, impersonata da Veronica Pivetti per il Teatro De Gli Incamminati, in collaborazione con Pigra Srl, su testo e regia di Giovanna Gra, con Oreste Valente ed Elisa Benedetta Marinoni.

Spettacolo musicale, su musiche di Maurizio Abeni, con notevoli spunti per lo spettatore: cantando la vita di umani che la Morte aspetta al varco, ci troviamo davanti a punti di vista lontani e distorti, perché la Morte non ha le nostre stesse considerazioni e, quindi, non dà lo stesso valore a ciò che per noi è fondamentale. Se si trascorre la vita ad accumulare denaro, alla Morte non interessa, perché a lei i soldi non arrivano. Se una persona pensa alla salute, cercando di vivere il più a lungo possibile, arriva la Morte e organizza un camion che porti al più presto il malcapitato nei suoi inferi. I due aiutanti di Lady Mortaccia sono armati di falce, come da tradizione, ma vestiti da Pizzi Calzelunghe e da povero malcapitato finito con le dita nella presa di corrente, a fare sorridere grazie ai costumi di Valter Azzini che veste anche Mortaccia da alta e dinoccolata signora, un può disincantata anche del suo ruolo. Infatti, dopo divertenti canzoncine che deridono gli umani, la Morte si lagna del fatto che tanta gente che doveva arrivare a lei non arriva affatto per eccesso di organizzazione umana, ma alcune persone che non erano nel brogliaccio dei morti quotidiani, eccole là! Compaiono nell’Oltretomba non chiamate e non volute e non si sa più dove metterle. Come fare? Ecco un cadavere in esubero, un simpaticissimo fantoccio con occhiali scuri. Nel camposanto non c’è il posto stabilito. La Mortaccia, tanto dannata dagli umani, deve risolvere il dilemma e si dispera di non essere più la Morte di una volta, di non essere più rispettata neanche lei. Cosa sta capitando in questo mondo?

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È l’aldilà in difetto, oppure il mondo umano che sta travalicando e travisando il senso della vita? Le dimensioni della vita e della morte sono tante, molte più di quante ne conosciamo e di quante vorremmo approfondire, per noia o per paura di scontrarci con quella parte di noi con la quale non vogliamo fare i conti. La morte, appunto. Alla fine, Pivetti-Mortaccia ci porta proprio a ragionare, sorridendo, sul senso della vita umana, sul punto di non ritorno della vita umana che è la Morte. Quella che vediamo tutti i giorni al telegiornale e alla quale siamo assuefatti, ma che non vogliamo affrontare mai. O almeno non dal punto di vista filosofico, ragionando sul senso del vivere profondo. Ne esce un lavoro teatrale divertente, simpatico, che scivola via ma con una personalità, senza diventare stucchevole. Si lascia vedere senza colpi di scena, perché comunque l’argomento non è leggero, ma reso con leggerezza. Anche con un cornettino regalato agli astanti prima dello spettacolo, con tanto di piumino per togliere il malocchio. Si parla di Morte, ma dal teatro si esce tutti interi!

Alessia Biasiolo

 

Restaurata “La conversione di San Paolo” a Verona

La_conversione_di_San_Paolo

Il consigliere incaricato alla Cultura del Comune di Verona, Antonia Pavesi, è intervenuta questa mattina al Museo di Castelvecchio, alla presentazione del restauro conservativo eseguito dalla Soprintendenza Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza dell’olio su tavola raffigurante “La Conversione di San Paolo” del sec. XVI. Presenti il Soprintendente Fabrizio Magani e la direttrice dei Musei Civici Margherita Bolla. La tavola, di Giulio Licinio, entrata a far parte della collezione museale nel 1871 con il lascito di Cesare Bernasconi, era stata danneggiata dai rapinatori durante il furto al Museo del 19 novembre scorso. “Un ringraziamento alla Soprintendenza – ha detto Pavesi – sia per la sollecita collaborazione che per l’ottimo restauro eseguito, che ha consentito di restituire integralmente l’opera alla città, ancora segnata dalla rapina dello scorso novembre”.  I  due frammenti strappati nel tentativo di rimuovere il dipinto dal muro sono stati portati nel laboratorio di restauro della Soprintendenza per le operazioni preliminari; non presentando parti mancanti, si è provveduto al restauro al Museo di Castelvecchio con il riposizionamento dei frammenti sulla tavola, la stuccatura e l’integrazione pittorica dei lembi di giunzione.

Roberto Bolis

Rivive il mondo musicale di “Orlando furioso” alla Sapienza

foto Micrologus ridotta

 

Con il concerto di sabato 6 febbraio alle 17.30 nell’Aula Magna della Sapienza (Palazzo del Rettorato, piazzale Aldo Moro 5) la IUC celebra il cinquecentenario della prima edizione dell'”Orlando furioso” di Ludovico Ariosto, che ebbe grande e immediata fortuna anche in ambito musicale.

In questo concerto – intitolato“Le cortesie e le audaci imprese io canto” -l’Ensemble Micrologusesegue un’ampia scelta di arie per cantare ottave, barzellette, frottole, madrigali, mottetti e danze della prima metà del Cinquecento, ispirate direttamente all'”Orlando Furioso” o comunque riconducibili all’Ariosto e al suo ambiente.

Autori di queste musiche sono imassimi compositori dell’epoca, comeJosquinDesPres, Jacques Arcadelt, Cipriano de Rore, Giaches de Wert, Bartolomeo Tromboncino, Marco Cara e Francesco dalla Viola, attivi presso la corte ferrarese degli Este,nel cui ambito Ariosto trascorse gran parte della propria vita, o nelle altre capitali artistiche del rinascimento, come la Mantova dei Gonzaga, con cui pure il poeta ebbe contatti. Particolarmente importante la presenza di alcuni compositori franco-fiamminghi, che dominavano la scena musicale europea dell’epoca e che lavorarono a lungo in Italia.

Alcune di queste musiche sono invece anonime, ma non meno interessanti. Testimoniano infatti l’uso di cantare “Orlando furioso” e gli altri poemi cavallereschi su alcune melodie tramandate oralmente, chiamate “arie per cantar ottave”. Sebbene sia finito solo in epoca recente, quest’uso è ormai quasi completamente dimenticato, ma in quest’occasione se ne potranno ascoltare alcuni esempi, come le prime due ottave del poema intonate su una antica melodia cantata ancora cinquant’anni fa da Vittorio Lorenzi, un cantastorie toscano.

È particolarmente interessante che alcune di queste composizioni usinouna versione del testo ariostesco diversa da quella nota, che forse rappresenta una prima fase del poema, precedente l’edizione a stampa.

Micrologus è un gruppo italiano specializzato nell’esecuzione della musica medioevale e rinascimentale, fondato nel 1984. Il bagaglio professionale dei componenti li spinge ad un approccio al repertorio basato sulla lettura filologica degli spartiti ed al recupero delle sonorità originali per mezzo della ricostruzione degli strumenti e delle vocalità del tempo in cui furono composte le musiche da loro eseguite. Si sono rapidamente imposti a livello internazionale e hanno dato concerti in tutta l’Europa, in America del Nord, estremo oriente e Africa.

Mauro Mariani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ernesto Colnago e Czeslaw Lang: nuova partnership

Colnago ha intrapreso una nuova avventura in Polonia e per farlo ha scelto ancora una volta Czeslaw Lang. Sì, perché è una partnership, e soprattutto un’amicizia, di lunga data quella che lega Ernesto Colnago al direttore generale del Tour de PologneCzeslaw Lang. Lang, medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Mosca 80 e primo professionista polacco in Italia, ha colto i risultati più importanti della sua carriera proprio su bici Colnago.

Lang &Charucki sarà il distributore del brand Colnago in Polonia. La nuova partnership è stata ufficialmente presentata al “Veloart Studio &Cafè” di Varsavia, non un semplice negozio di biciclette ma un vero punto di ritrovo per chi ama la bici, con la presenza di tanti campioni del ciclismo di oggi e di ieri, dei media e soprattutto di moltissimi appassionati delle due ruote che testimoniano la grande crescita della “voglia” di pedalare, a tutti i livelli e a tutte le età, che c’è in Polonia. Presso Veloart è possibile acquistare tutta la gamma di biciclette Colnago.

“Sono venuto in Polonia 35 anni fa per portare a correre in Italia nella Del Tongo-Colnago Czeslaw e Lech Piasecki che possiamo considerare come i veri pionieri del ciclismo professionistico polacco” spiega Ernesto Colnago. “Con la Polonia ho un legame speciale da quando incontrai a Roma Karol Wojtyla, gli portai una bici da corsa perché sapevo che da giovane a Cracovia era stato un ottimo ciclista ma poi la cambiammo con una bici da turismo, più pratica per il Pontefice che usò a Castelgandolfo. Fu un incontro che mi segnò molto. Sono felice di essere di nuovo qui in Polonia, ho trovato un entusiasmo incredibile per la bicicletta. A livello commerciale il marchio Colnago è già presente da molto tempo in Polonia ma la nuova collaborazione che vedrà Lang &Charucki come nostro distributore sul territorio polacco auspico possa portare soddisfazioni ancora più importanti. Con Czeslaw siamo sempre rimasti grandi amici, gli ho sempre promesso che sarei venuto e adesso finalmente ci sono riuscito e farò di tutto per tornare anche quest’estate al Tour de Pologne, almeno per una tappa. Questa corsa sta crescendo tantissimo, Czeslaw sta facendo un lavoro straordinario e ritengo che, per livello tecnico, interesse mediatico ed entusiasmo del pubblico, questa corsa possa puntare ad affermarsi al livello di Giro d’Italia e Vuelta Espana”.

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“Con Ernesto c’è grade amicizia e stima reciproca” dice Czeslaw Lang. “Con le bici Colnago ho ottenuto i successi più importanti della mia carriera. Quando ho smesso di correre è lui che mi ha aiutato a sviluppare la prima squadra professionistica di matrice polacca, la Colnago-Animex, dove ha corso anche Giuseppe Saronni e nella quale sono cresciuti corridori polacchi importanti come ZenonJaskula e ZibignewSpruch. Alla presentazione di ieri c’erano molti appassionati, è stato incredibile vedere sfilare così tante biciclette Colnago, anche del passato, e tutti hanno voluto farsi fare un autografo da Ernesto a testimonianza della notorietà e del prestigio che lui e le sue biciclette hanno anche qui in Polonia”.