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Alessia Biasiolo, direttrice del giornale, accompagnata da Renato Hagman, ha fatto parte di una Delegazione italiana di Poeti ospiti al Parlamento Europeo di Strasburgo il 22 novembre 2023 su invito. Accolti con i dovuti riguardi, i circa quaranta italiani componenti la Delegazione, tra i quali circa la metà erano Poeti, hanno avuto la possibilità di presenziare ai lavori d’Aula dell’Assemblea plenaria, incontrare Eurodeputati scambiando con loro interessanti approfondimenti sulla loro attività e su come l’Italia viene vista dai colleghi dell’Unione Europea, condividendo l’idea che soltanto con un forte lavoro di squadra è possibile portare a casa risultati per l’Italia in chiave soprattutto di rispetto per le nostre particolarità, la nostra creatività, la nostra straordinaria capacità di innovare, pur restando fedeli alle tradizioni. Anche i Poeti ospiti a Strasburgo hanno dimostrato, ancora una volta, la freschezza della Cultura italiana che non si fregia soltanto del passato, ma produce e diffonde punti di vista odierni.
Nel caso specifico, l’argomento principe è stata la Pace. In una sala riservata, i Poeti hanno potuto leggere in presenza di illustri ospiti i propri componimenti, raccolti da MAGI Editore in una elegante antologia, ricevendo un riconoscimento per la propria attività prima di recarsi alla Sala delle Bandiere per la fotografia di rito, sia singolarmente che in gruppo. Le poesie scelte da Alessia Biasiolo, specificamente, sono tratte da una plachette dedicata a Kalil Gibran dal titolo “Dissetarsi di parole”, editata nel settembre 2023. Partendo dallo stile de “Il Profeta”, la poetessa ha scelto alcune tematiche naturalistiche (in modo particolare la recente scarsità di acqua potabile, richiamando i contenuti della sua precedente raccolta “Acqua e Luna”), umane e sociali per sviluppare l’omaggio al grande poeta in occasione del 140esimo anno dalla nascita, incontrando il positivo commento critico degli esperti e dei lettori. Il premio ricevuto a Strasburgo appaga l’Autrice per i molti anni dedicati alla poesia, suo primo cimento letterario che l’ha accompagnata per tutta la vita. Il senso della poesia, come bene è stato sottolineato da Luigi Ruggeri e dall’eurodeputato Marco Campomenosi, è quello del seme che continuamente fa nascere letteratura e pensiero, per quanto si cerchi di dire che è la cenerentola delle parole. Significativo, secondo la Biasiolo, è anche l’incontro avvenuto a Strasburgo: persone che viaggiano, in auto, in treno, in aereo, si spostano, per la poesia e i suoi contenuti condivisi dal vivo, non da faccine su uno schermo. Non un’usanza desueta, ma il modo di dimostrare che soltanto l’incontro con l’altro è importante, e lo diventa nel momento in cui avviene a metà strada, nel cammino, non nella staticità di fatti e di pensieri.
Tutto questo è stato ribadito a Strasburgo, evento che segue l’incontro poetico al Senato della Repubblica italiana e a Palazzo Marino di Milano, “opportunità di uno scambio di riflessione diretta con gli esponenti della Presidenza e del Parlamento, con cui, sulle rive della poesia, abbiamo parlato di integrazione, nell’obiettivo comune di mettere insieme arti, culture, storie e personaggi europei, instaurando collegamenti tra i diversi popoli come fattore chiave della civiltà europea”, ribadisce Luigi Ruggeri, anima dell’organizzazione, che a breve ora produrrà un folder fotografico dell’emozionante ed entusiasmante incontro.
Si è tenuta ieri, 18 aprile, presso il C.A.M., Centro di Aggregazione Multifunzionale “Falcone e Borsellino” Municipio I, in Via Strehler a Milano, nei pressi del Piccolo Teatro, la conferenza “Il diverso, tra passato e futuro. La giudeofobia nella nostra società: spunti lombardi” a cura della professoressa Alessia Biasiolo. La conferenza, nell’ambito delle prestigiose iniziative dell’Antica Credenza di Sant’Ambrogio, con il patrocinio del Comune di Milano, Municipio 1, è stata introdotta dal presidente del sodalizio Crola, coadiuvato da Ambrogio Colombo.
Partendo dal volume dell’Istituto del Nastro Azzurro omonimo, edito da Edizioni Nuova Cultura di Roma, scritto dalla Biasiolo, la conferenza verteva in modo particolare su aspetti legati alla diffusione delle comunità ebraiche in Nord Italia, individuando ragioni storiche, tipiche di vari periodi, per accettare, integrare oppure discriminare gli appartenenti alla comunità ebraica. Questi, destreggiandosi tra permessi e divieti, sono riusciti ad industriarsi sempre nelle proprie azioni lavorative, spesso creando attività e sapendole adeguatamente gestire, sia per il proprio mantenimento e sviluppo, sia per lo sviluppo della comunità nella quale operavano. Non senza diffidenze e problemi di ordine teologico, politico, culturale, gli ebrei nei secoli passati si sono occupati di trattare con quella moneta sterile vietata altrimenti, ed erano spesso dediti al prestito di denaro. Così avvenne a favore degli armigeri di Bartolomeo Colleoni, dopo la sua scomparsa; così avvenne durante la guerra che interessò i territori lombardi sotto Francesco Sforza ai tempi del Trattato di Cavriana. La relatrice ha spiegato alcuni punti salienti di una storia affascinante di cui si conoscono sommi capi spesso senza saperla o poterla approfondire, fatto interessante ed utile anche per conoscere meglio lo sviluppo delle comunità cristiane e musulmane che nell’ebraismo hanno le radici storiche e religiose. Alessia Biasiolo, citando numerosi dati per oltre un’ora e un quarto di intervento davanti ad un pubblico attento ed interessato, ha anche presentato i quadri appositamente realizzati dall’artista Ivo Compagnoni a corollario ed interpretazione delle pagine di storia di un volume da leggere.
Domenica 30 aprile alle ore 16, presso il Teatro parrocchiale di Mozzecane, in provincia di Verona, verrà presentato il volume “Pura Pagani. Piccola, grande Suora”, Velar Edizioni. Presenzieranno alla presentazione pubblica, ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti, la superiora generale delle Piccole Suore della Sacra Famiglia suor Simona Pigozzi, il presidente dell’Associazione “Amici di Suor Pura Pagani” Maurizio Tosoni e l’autrice, Alessia Biasiolo.
Pura Pagani, appartenente all’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia con Casa generalizia a Castelletto di Brenzone, sulla sponda veronese del lago di Garda, è stata una suora esemplare, molto amata dalle persone che la stampa ben presto ha definito “il suo popolo” e che oggi, a distanza di poco più di vent’anni dalla sua salita al cielo, la vede Serva di Dio. La conclusione del processo diocesano per la canonizzazione/beatificazione avverrà a Castelletto il prossimo 27 aprile, alla presenza del Vescovo di Verona, con una cerimonia ufficiale; gli incartamenti al vaglio delle autorità ecclesiastiche prenderanno quindi la strada di Roma, mentre tra le mani delle persone giungerà il volume che esplora con estrema precisione storica gli eventi umani che hanno portato Carmela Cesira Pagani ad essere degna di avviarsi verso gli altari.
Prezioso sarà l’intervento durante la presentazione nel territorio che ha visto lunghi anni di dedizione e di ascolto di Suor Pura, di don Claudio Zanardini, rettore dello splendido santuario di Santa Maria delle Grazie di Brescia, città dove vive ed opera l’Autrice del volume, che espliciterà proprio il senso della preghiera d’invocazione a Dio e l’importanza di coloro che si pongono come tramite tra Dio e i fedeli che si rivolgono a lui.
Al termine della presentazione del libro, lo stesso sarà disponibile in acquisto presso l’Associazione “Amici di Suor Pura Pagani”.
Presentazione della silloge poetica “Poesie numerate” alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria di Roma Più libri Più liberi dal 7 all’11 dicembre prossimi.
L’autrice Alessia Biasiolo presenzierà allo stand della Casa Editrice Albatros il Filo dalle ore 15 di venerdì 9 dicembre.
Il nostro viaggio (in automobile, in bicicletta, con i mezzi pubblici) che prende come spunto il volume “Il diverso tra passato e futuro. La giudeofobia nella nostra società”, edizioni Nuova Cultura, parte da Brescia, dalla Biblioteca Queriniana, istituita nel 1747 dal vescovo di Brescia, il cardinale Angelo Maria Querini che, oltre a stabilire la destinazione ad uso pubblico delle raccolte librarie e a dotare la biblioteca di fonti di rendita, provvide anche alla costruzione del palazzo che ancora oggi ne è la sede.
Venne aperta al pubblico nel 1750 e, per alcuni decenni successivi, svolse anche una funzione museale e di sede di accademie cittadine.
A partire dal secondo Settecento, e per tutto l’Ottocento e i primi del Novecento, confluirono in biblioteca numerosi legati privati, per la maggior parte smembrati e fusi con il patrimonio librario generale. Nel 1797 il Governo Provvisorio cittadino trasformò la Queriniana in “Libraria Nazionale”, destinandola a sede delle biblioteche di enti ecclesiastici e religiosi che nel frattempo erano stati soppressi.
Il patrimonio della Queriniana è di circa 600.000 volumi a stampa, tra antichi e moderni (150.000 circa costituiscono il fondo antico, di cui 1158 incunaboli e 8386 cinquecentine) e oltre 10.000 manoscritti, tra codici, documenti sciolti e materiali epistolari.
Attualmente la Queriniana è biblioteca centro-sistema del Sistema Bibliotecario Urbano di Brescia, che comprende anche l’Emeroteca scientifica con oltre 6.000 testate di periodici storici e correnti, l’Emeroteca d’attualità, otto biblioteche decentrate, una biblioteca specialistica, la Mediateca e una sala di lettura esterna.
Particolare dell’interno della Torre Civica di Lonato del Garda
Giungiamo quindi a Lonato del Garda dove, accanto alla bellissima torre civica (aperta in questa stagione il giovedì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 17, ma meglio verificare), alla basilica dedicata a San Giovanni Battista, alla bellissima chiesa di Santa Maria del Corlo o alla chiesa di Sant’Antonio Abate, troviamo la Rocca e la Casa del Podestà.
La Rocca di Lonato, una delle prima fortificazioni in pietra della zona, fatta risalire a prima del Mille, si trova in una magnifica posizione, su una collina morenica che domina il lago di Garda e la pianura Padana, permettendo di essere un punto di osservazione unico. La Rocca dalla merlatura guelfa frutto di restauri eseguiti nel corso del tempo, è stata di proprietà viscontea e scaligera; è visitabile e, prima di arrivarci, si passa dalla bellissima Casa del Podestà, sorta verso la metà del Quattrocento come sede del podestà appunto, il rappresentante della Repubblica di Venezia che dominava il territorio.
Anche Lonato, come dimostra il Leone di San Marco posto in piazza, era sottoposta alla dominazione veneta dal 1441 e lo rimase per 350 anni, fatto salvo il periodo dal 1509 al 1516, quando dominò Francesco Gonzaga.
Con l’arrivo di Napoleone Bonaparte e la cessione di Venezia all’Austria, la Casa divenne caserma austriaca e poi passò al Comune lonatese.
Caduta in disuso, venne acquistata all’asta dall’avvocato Ugo Da Como (poi senatore del Regno) nel 1906; egli la fece restaurare, la abitò fino al 1941 quando morì, quindi venne lasciata alla Fondazione alla morte della moglie Maria Glisenti avvenuta nel 1944.
Oltre alla casa museo, la Casa del Podestà ospita una meravigliosa biblioteca ricca di 50mila volumi, tra le più importanti biblioteche private d’Italia. Ne fanno parte 400 incunaboli e 500 codici manoscritti dal XII al XIX secolo. Tra i tanti gioielli ricordiamo la copia de “I Promessi Sposi” con le correzioni di Manzoni e le lettere di Ugo Foscolo.
Il nostro viaggio prosegue verso Salò dove gli ebrei, argomento del volume, vivevano già dal Quattrocento, in una sorta di ghetto chiamato La Grola, occupandosi soprattutto di prestare denaro, e da lì allontanati a ondate. Salò, dal bellissimo lungolago e con prestigiosi musei e raccolte, sarà argomento di ulteriori approfondimenti.
Proseguiamo verso Toscolano Maderno, dove troviamo la Fondazione Valle delle Cartiere, costituita dal Comune, dalla Società Burgo Group e dall’Associazione Lavoratori Anziani Cartiera di Toscolano con lo scopo di promuovere la cultura della carta.
La fabbricazione della carta nel territorio di Toscolano Maderno risale al tardo Medioevo e fu favorita dalla presenza del torrente Toscolano. Se l’uso delle acque del fiume mediante seriole è attestato già alla fine del Duecento, bisogna attendere il secolo successivo per ritrovare nei documenti il riferimento esplicito alle cartiere. È datato 17 ottobre 1381 il primo documento che attesta in maniera certa la presenza di una cartiera lungo il fiume Toscolano.
Nel corso del Quattrocento la manifattura della carta si diffuse a tutta la Valle e furono costruiti insediamenti produttivi lungo il tratto del fiume che da Promontorio arriva fino a località Camerate. La vera affermazione delle cartiere della Valle si avrà a partire dalla fine del Quattrocento, quando alla domanda di carta da scrivere si aggiunse, in maniera sempre più crescente, quella di carta da stampa. Tra il XV e il XVI secolo la Valle delle Cartiere, con il suo incomparabile addensamento di fabbriche, divenne il polo produttivo principale della Repubblica di Venezia. Sarà solo la peste del 1630 a fermare la consolidata produzione manifatturiera di Toscolano Maderno.
Tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento però le cartiere che erano rimaste inattive o abbandonate furono ripristinate, gli impianti potenziati e l’attività produttiva riprese più vigorosa di prima.
Con la caduta della Serenissima nel 1797 iniziò una fase d’inesorabile declino per la Valle delle Cartiere.
Da Toscolano Maderno proseguiamo fino al punto estremo del lago, in territorio trentino, e arriviamo a Riva del Garda.
Un’importante stamperia ebraica prese avvio anche a Riva del Garda nel 1557.
La fondò un medico, Jacob Marcaria, che arrivò a Riva da Cremona a seguito della Bolla papale Cum nimis absurdum di Paolo IV, che vietava ai medici ebrei di curare pazienti cristiani.
Jacob si industriò per trovare per prima cosa la carta, fatto semplice in zona di cartiere come quella che caratterizzava il lago di Garda; quindi diede inizio ad un’attività che ebbe sede nella casa di Antonio Broini in quadra di Mezzo (tenendo conto che a Riva del Garda gli ebrei non vivevano in un ghetto, ma avevano case contigue tra la Piazza Granda, la Contrada Lata, detta poi Via Larga e poi Via Fiume, e Vicolo delle Larve che viene comunque indicato come Vicolo degli Ebrei; accanto a Casa Olivieri, in Vicolo del Ferro, Vicolo del Fabbro, Vicolo della Lucertola).
La tipografia fiorì anche grazie alla stampa delle opere in latino per il Concilio di Trento nell’ultima fase del 1563.
Gli ebrei rivani godevano della protezione di Cristoforo Madruzzo e gli stampatori, in modo particolare, godevano anche di privilegi; questo consentì la stampa di libri ebraici, compreso il Talmud, malgrado la proibizione imposta dallo stesso Paolo IV.
Cristoforo Madruzzo era il successore, dal 1539, di Bernardo Clesio, principe vescovo di Trento con giurisdizione su Riva; Madruzzo (di famiglia imparentata con la grande aristocrazia italiana ed europea) era di posizione erasmiana, considerato protettore dei più seri riformatori.
Riva del Garda
Partecipò a sei conclavi parteggiando per i candidati degli Asburgo e promuovendo a Trento il Concilio. Concilio che segnò un alto momento per la zona, dal momento che vi conversero alte personalità ed eminenti studiosi da tutto il mondo.
Madruzzo abolì il segno distintivo per gli ebrei e agevolò la loro vita pubblica, tanto che la comunità ebraica aumentò a Riva, causando le rimostranze della cittadinanza.
Il vescovo rimase comunque favorevole agli ebrei, cosa che non venne seguita dal nipote Ludovico che gli successe nel 1567, quando Cristoforo gli cedette la carica essendo stabilmente impegnato a Roma.
Ludovico iniziò a rendere operative a Riva le decisioni del Concilio, imponendo restrizioni alla comunità ebraica rivana che, per esempio, era sottoposta al pagamento di una tassa più alta rispetto agli altri cittadini. Venne ripreso l’obbligo di segno distintivo per uomini e donne ebrei, compreso un segno bianco sulla spalla per le prostitute, e furono severamente proibiti tutti i tipi di rapporti tra ebrei e cristiani, pena la scomunica di questi ultimi.
Vennero poi emessi bandi per la cacciata degli ebrei che si conclusero con quello definitivo del 1776.
Cristoforo Madruzzo volle che le edizioni dei libri stampati a Riva del Garda riportassero il suo nome e che in tre di esse fosse impresso il pregevole stemma del suo governo; edizioni che sono l’orgoglio delle più prestigiose biblioteche del mondo.
I testi stampati erano prevalentemente di carattere religioso, come le cinque megillot cioè il Pentateuco, il Cantico dei Cantici, le Lamentazioni, l’Ecclesiaste, il Libro di Ester e il Libro di Ruth, poi la Mishnah, tra gli altri; si aggiungono un testo satirico, alcuni testi filosofici, testi di belle lettere e due testi dedicati alla Qabbalah.
Dell’attività della stamperia ebraica di Riva, soprattutto per quanto riguarda le pubblicazioni del Concilio, non se ne seppe nulla per molto tempo, visto che non si doveva pubblicizzare troppo il fatto di utilizzare una tipografia ebraica per stampare opere cattoliche, che prevedevano elementi di lotta contro gli eretici, anche ebrei.
Anche Riva ha la sua torre, che campeggia su Piazza III Novembre con i suoi 34 metri d’altezza, mantenendo la sua antica funzione di sorveglianza a partire dal XIII secolo. È una torre visitabile salendo 165 gradini che permettono di avere un bellissimo panorama sul lago e i territori limitrofi di entrambe le Gardesane.
L’argomento è stato esposto, in forma sintetica, nella trasmissione “BrixiaChannel Cultura” che andrà in onda su Brixia Channel domani sera.
Ospite della Federazione di Ferrara dell’Istituto del Nastro Azzurro e del Circolo Roverella, nella splendida cornice della Sala Verde di Palazzo Roverella, lo scorso 18 marzo la direttrice de lemienotizie.com Alessia Biasiolo ha tenuto una lezione magistrale sul delicato, e spesso poco conosciuto, tema del nascondimento, partendo dal volume “Il diverso, tra passato e futuro. La Giudeofobia nella nostra società”, edito da Nuova Cultura per il Nastro Azzurro e il CESVAM.
Introdotta dal dott. Riccardo Modestino per il Nastro Azzurro e il Circolo, la conferenza è avvenuta alla presenza di un folto numero di persone attente e interessate. Tra gli altri erano presenti il Presidente della Comunità Ebraica di Ferrara, il Presidente del MEIS, un delegato del Prefetto, cinque professori universitari e diversi delle scuole superiori. Secondo Modestino “Il libro si è rivelato in tal senso un’opera di grande interesse scientifico, esposto in una prospettiva di lunga durata (F. Braudel), esposto in modo chiaro e semplice (evidente frutto di una lunga esperienza di insegnamento nelle scuole superiori di Brescia, etc.). Una esperienza quindi di sicura efficacia nell’apprendimento di una lezione di storia passata che tuttavia insegna – onde non ripetere le tragiche esperienze del passato – a fare tesoro delle pericolose concettualizzazioni antisemitiche, prive di alcuna scientificità (ma intrise di violenza e di negazione del pensiero razionale e di intolleranza)”.
Un dipinto murale di Palazzo Roverella
Nell’occasione, sono stati portati a Ferrara anche quattro dei sei quadri appositamente fatti realizzare per il volume dall’artista Ivo Compagnoni, per permettere agli astanti di ammirarne la tecnica e comprendere il ruolo dei quadri per il suddetto libro storico, ma anche per mostrare quanto arte e storia o letteratura possono andare a braccetto per ottenere trasmissione di sapere e insegnamento della comprensione.
Il dibattito di approfondimento tra la Professoressa e il Presidente della Federazione di Ferrara si è soffermato su alcuni dati specifici del libro, sia rispetto al tema del nascondimento, ampiamente trattato, sia riguardo alla letteratura tedesca e il nazismo, sia il poco noto argomento dei Mischlinge; è stata letta la poesia “I numeri della memoria” di Renato Hagman, inserita nel volume e in un quadro, a conclusione dell’intervento.
La lezione prevista della durata di una quarantina di minuti, si è pertanto protratta per un’ora e mezza tra l’attenzione degli astanti che si sono detti soddisfatti e grati dell’incontro. Argomenti peraltro di lunga trattazione nel libro, pur se molto ben riassunti, e che richiedono giuste esposizioni o spiegazioni, ed un uditorio interessato.
Riccardo Modestino e Claudia Vita Finzi dopo avere scoperto l’opera donata al Circolo
Alla lezione magistrale è seguita una semplice e significativa cerimonia di scopertura di un’opera donata al Circolo dei Negozianti di Ferrara da parte della famiglia Vita Finzi, presente la figlia Claudia del socio Mario Vita Finzi mancato alcuni anni fa, in ricordo del padre Alberto, vittima dell’eccidio del Castello estense del 1943. La strage si consumò nella notte del 15 novembre 1943, quando un gruppo di uomini venne fucilato davanti alle mura del simbolo della città di Ferrara, da parte di membri della R.S.I. L’opera di proprietà della famiglia Vita Finzi, dal titolo “L’eccidio del Castello estense del ’43”, appesa nella sala della Caffetteria di Palazzo Roverella, richiama i contenuti stessi del libro presentato e i temi trattati nella conferenza di quel venerdì pomeriggio.
“I numeri della memoria”, Ivo Compagnoni. La poesia originale è di Renato Hagman
È uscita per i tipi Edizioni Nuova Cultura di Roma, scritta per l’Istituto del Nastro Azzurro e il CESVAM, una ricerca storica sul diverso, inteso espressamente come il popolo ebraico in Italia, nell’ambito dell’impegno storico dell’Istituto in occasione del triste anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia.
Oggetto del volume è quello di tracciare, nel modo più chiaro e lineare possibile, gli aspetti di intolleranza e chiusura verso il “diverso”, espressamente riferito al popolo ebraico. Attraverso uno studio storico che inizia dai primordi del Popolo eletto, si arriva fino a noi e si descrivono le vicissitudini di un popolo che ha sempre mantenuto le sue caratteristiche nell’ambito delle varie collettività che lo hanno ospitato dai tempi della Diaspora. Si è scelto, tra i tanti “diversi” possibili, appunto il popolo ebraico, il “diverso” per antonomasia nelle varie comunità e lungo i secoli, e attraverso lo studio delle sue vicissitudini, presentare in modo indiretto la giudeofobia nella nostra società, sia nel passato che nel presente. I limiti di tempo vanno da circa duemila anni prima di Cristo ad oggi, con particolare riguardo al Secolo definito breve. I limiti di spazio sono ampi: riguardano i luoghi sacri delle Tribù d’Israelee poi principalmente l’Italia, dove esistono da tempi remoti le Comunità ebraiche,tra le prime in Europa.Si analizzano dati spagnoli e portoghesi, francesi e balcanici, tracciando un percorso storico spesso, capace di dare al lettore più di uno spunto di riflessione che renda completo lo studio e la possibilità di approfondimento personale.L’accento cade poi soprattutto sul periodo razzista europeo, non tralasciando di prendere in esame anche casi che interessavano gli ebrei dell’Unione Sovietica.
Affrontare il tema della giudeofobia significa addentrarsi nel mondo millenario dei nostri Padri, scritto a partire dai testi sacri che costituiscono la storia dell’Umanità. Capire le nostre origini e approfondire argomenti troppo spesso sulle bocche di tutti soltanto per notizie di cronaca o per fatti riportati senza verifica e senza contraddittorio, magari a sostegno dell’ideologia del momento, è doveroso in una società che si vanta della propria evoluzione, ma che retrocede in tema di comprensione di testo e di cultura. Il vanto di non aver mai letto un libro da parte di molti, si scontra con la profonda cultura che ha da sempre caratterizzato il mondo ebraico, dal quale la cultura italiana ha tratto molti insegnamenti e più di una radice. Il piacere della cultura, di conoscerla e di tramandarla, così come di crearla innovando la società, è proprio delle anime elette di ogni tempo e luogo, e di certo è sempre stato proprio della cultura ebraica. Nel presente volume, l’accento è posto su questo particolare tratto ebraico, ma anche su tanti motivi o su tante scusanti per definire, considerare, vivere l’ebreo come diverso. I dati storici qui riportati sono una meditata sintesi che traccia un percorso puntuale, capace di dare una spiegazione dell’odio atavico verso gli ebrei, origine della giudeofobia.
Molte sono state le ragioni per detestare gli ebrei e molte le loro ragioni per nascondersi o non apparire per quello che erano: persone colte, istruite, desiderose di riuscire, spesso benestanti proprio grazie ai loro studi o in risposta ai limiti loro imposti. Spesso, invece di imparare i migliori aspetti della cultura ebraica, sono stati usati per giustificare ruberie, soprusi e violenze, teorie e leggi razziali, epurazioni ed eliminazioni sistematiche. È evidente che la società tutta non accetta la diversità nel suo interno, mentre è più semplice accettare le diversità di chi non mette in gioco il potere e il sapere della società stessa. Il denso excursus che ne risulta in questo lavoro, permette di avere un quadro chiaro di quanto siamo tutti chiamati a difendere lo studio e la conoscenza, per non cadere in errori che, come è chiaro in questo volume, si sono ripetuti nei secoli sempre presentandoli come le migliori novità.
Il motivo dell’opera lo leggiamo dalle righe del presidente nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Militare, generale Carlo Maria Magnani: “L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare ha voluto ricordare l’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali in Italia attraverso l’adozione, lo sviluppo e la realizzazione di un progetto appositamente dedicato alla vicenda. Sono già stati pubblicati nel 2018 e nel 2019 due volumi […]. Questo volume completa il trittico previsto e programmato nel progetto e ci offre un excursus della vicenda del diverso, in questo caso l’appartenente alla razza ebraica, nell’arco dell’era cristiana […]”.
Mentre il generale Massimo Coltrinari, Direttore del CESVAM, Centro Studi sul Valore Militare dell’Istituto del Nastro Azzurro, scrive: “Il volume si apre con la storia del popolo ebraico: una carrellata dall’antichità ad oggi con riferimento temporale alle organizzazioni statuali che si sono succedute nei secoli.
Ne emerge in questa stesura un quadro variegato del popolo ebraico che, pur mantenendo e coltivando rapporti cordiali nelle collettività che lo ospitano e collaborando con esse nel migliore dei modi, mantiene, appunto, le sue caratteristiche e le sue peculiarità, dando indirettamente forma al diverso, a colui che non è maggioranza per libera scelta e non si vuole integrare con la maggioranza stessa.
Si affronta poi il tema spinoso delle teorie razziali che si sono via via affermate dal Settecento in poi; che videro l’Ottocento il secolo proprio della nascita di idee e miti antisemiti che trovano la loro realizzazione nel Secolo breve. Un crescendo di concezioni contro il popolo ebraico fino a raggiungere la ignominia, per un pensiero civile ed evoluto quale voleva essere quello europeo di prima metà del Novecento, di dare credibilità scientifica oggettiva ad un falso documento costruito a tavolino da elementi di una polizia segreta screditata che è rimasto in auge, ed è citato perfino oggi, anche quando questo documento, “I Protocolli dei Savi di Sion”, fu palesemente dimostrato essere, appunto, un falso con prove inoppugnabili.
Indi si affronta il tema del rapporto tra gli ebrei e il nazismo che apre un quadro di come il popolo tedesco affronta questo tema complesso ogni oltre dire; un variegato quadro in cui c’è di tutto, persino l’ebreo nazista convertito; vi si sottolinea il dramma personale di molti tedeschi che si consideravano tedeschi autentici e null’altro che tedeschi, ancorché ebrei che pur di sopravvivere ruppero con il padre, la madre, le nonne, i nonni, le sorelle, i fratelli, i parenti e gli amici fino anche ad arrivare a rinnegare il loro nome, in un’abiura che ricorda il periodo medievale, quando per sopravvivere ci si doveva dichiarare Cristiano.
Il capitolo IV tratta del rapporto tra gli ebrei e il popolo italiano, un rapporto che si esaltò durante il Risorgimento nazionale e il processo unitario e si suggellò nel sangue e nei sacrifici della Prima Guerra Mondiale, per poi precipitare nella negazione del Ventennio. […] Infine, il volume propone una sintesi della situazione attuale in cui i germi della avversione al diverso sono sempre presenti. Un dato che permette di dire che in futuro avremo situazioni come quelle che abbiamo visto nel recente passato, se tali germi non vengono distrutti o contenuti.
Attraverso questo lavoro, l’Autrice ci offre un quadro ben documentato in cui dimostra che quando si rompono gli argini della tolleranza, della competenza e della accettazione del diverso si va incontro, come già accaduto, a grandi tragedie. Tragedie che non sono solo di un popolo, ma di tutta l’umanità.
Una lettura attenta di questo volume serve a tutti, compresi gli amici ebrei che non possono non riflettere su come anche il loro atteggiamento può contribuire a mantenere equilibri e tolleranze in un contesto sia nazionale che internazionale. […] L’educazione alla tolleranza e alla comprensione del diverso è il messaggio che proviene da questo volume, più volte sottolineato dall’Autrice.
Questa educazione è il baluardo per non avere in futuro, nelle nostre comunità, né le une, le vittime, né gli altri, i carnefici, ma solamente il rispetto dell’uomo inteso come tale”.
Il volume ha un denso apparato fotografico specifico, ma una menzione particolare va alle opere espressamente prodotte dall’artista Ivo Compagnoni. l’Artista è riuscito a condensare le pagine in quadri dal forte impatto emotivo, particolarmente significativi per riassumere la sofferenza, ma anche la forza, di un popolo e di tutto ciò che ha rappresentato nei secoli.
Ci stiamo avvicinando al Giorno della Memoria, doveroso atto di ricordo nazionale, eppure questi argomenti non si devono esaurire soltanto nell’arco di una giornata: questa deve essere un punto di arrivo e di ripartenza, per non dimenticare davvero che la società civile deve essere tale, sempre, in tutte le sfumature della sua esistenza.
Alessia Biasiolo: “Il diverso, tra passato e futuro. La giudeofobia nella nostra società”, I Libri del Nastro Azzurro, Editrice Nuova Cultura, Roma, 2020, euro 30,00, ISBN 9788833653259
Per porgere i migliori auguri di liete feste ai nostri lettori, utilizziamo le note del violino e del pianoforte sentite al Teatro Sancarlino di Brescia, con il patrocinio della Provincia di Brescia, grazie alla performance di Celeste Di Meo e di Kwag Jongrey.
Violino e pianoforte hanno portato a Brescia ottima musica, grazie all’organizzazione A.D.I.D. Delegazione di Brescia e Donne della Grappa, in collaborazione con l’Associazione Sidus e la Distilleria Peroni Maddalena di Gussago, con la direzione artistica del maestro Silvano D’Andria, in collaborazione con Alessia Biasiolo.
Romana, sedicenne, Celeste ha incantato per la preparazione e la bravura, evidente con l’esecuzione di musiche non usuali e non facili, sottolineata dall’eccellente pianoforte di Jongrey; entrambe hanno dato alla città di Brescia quel contributo culturale che le Associazioni organizzatrici desideravano, per sottolineare la possibilità di essere e di riuscire, pur essendo giovani, pur essendo semplicemente due ragazze apparentemente uguali a qualsiasi altra.
Il messaggio dedicato al “bere bene e consapevole” ha incontrato il favore dei numerosissimi presenti, ed è giunto nel cuore di tutti, per un evento di successo, per pubblico e critica.
Ha arricchito l’evento l’artista Ivo Compagnoni che ha esposto durante il concerto i suoi artistici strumenti musicali.
A tutti i lettori i migliori auguri di Buon Natale!
“Ventisette anni dedicati a rendere l’Antica Birreria Wührer un gioiello per la città di Brescia, sia dal punto di vista dell’offerta di birre di altissimo livello, sia dal punto di vista della cura del locale. Quando con i miei soci ho acquisito la Birreria, ho sentito subito di avere coronato un sogno: avere un patrimonio storico-culturale unico in Italia e forse al mondo. Ho sentito anche la responsabilità di quanto andavo a gestire, non soltanto dal punto di vista commerciale. Il mio impegno personale, e quello della Società 5 Stelle che rappresento, a mantenere la Birreria in arredi, oggettistica, cura degli aspetti legali all’eleganza del servizio fedele a quanto avevamo ereditato, era una commozione e una sfida. Negli anni, mi permetto di dire che l’Antica Birreria è diventata ancora più bella. L’impatto storico, in arredi e dipinti murali, non mette soggezione al cliente e diventa un valore aggiunto, creando quell’aspetto curato di una casa in cui si torna sempre volentieri, con amici, da soli, con la famiglia. Questo impegno indefesso e non sempre semplice, mi ha permesso di approfondire la storia di Brescia dal punto di vista della gente che trascorre serenamente qualche ora in Birreria. Sorseggiare una buona birra è un momento di relax e dedicato a se stessi che diventa patrimonio di tutti proprio perché permette un punto fermo dal quale ripartire, ciascuno per la propria strada. Abbiamo vissuto anni spensierati ed anni più difficili, abbiamo urlato di gioia o di rabbia davanti agli schermi che proiettano le partite di calcio, abbiamo trascorso insieme compleanni, anniversari (anche della gestione della Società 5 Stelle che abbiamo festeggiato con tutti i nostri clienti), sfilate, gare canore. E siamo spesso stati immortalati in fotografie che ci ricorderanno ai posteri e che ricorderanno il nostro impegno a “fare bene” il nostro lavoro. Ecco allora che la stessa vita siamo andati a scoprirla negli anni addietro, prendendo a pretesto EXPO, e ci ritroviamo sempre uguali e molto diversi. Proprio come l’Antica Birreria che gestisco. Sempre uguale, come un punto di riferimento che non cambia la sua connotazione storica. Sempre diversa nel sapersi rapportare con le nuove generazioni mantenendo i valori che ci contraddistinguono; insegnando ai giovani a bere consapevolmente, conoscendo le caratteristiche dei prodotti di alto livello che serviamo; insegnando ad amare la storia che abbiamo ereditato. Lo scorso mese di febbraio tutto questo, e lo dico con grande emozione, ha ricevuto il riconoscimento prestigiosissimo di Regione Lombardia. Abbiamo le carte in regola, quindi, per affermare di essere gioiello storico, ma ringraziamo anche chi, nelle Amministrazioni, non si dimostra indifferente davanti a tanto impegno e amore per il bello della nostra regione e della nostra Italia. Il mio ringraziamento va a tutti coloro, a vario livello, che hanno reso possibile raggiungere questo obiettivo: ai miei soci e alla mia famiglia che mi hanno sostenuto; al personale che ha contribuito al progetto societario; ai vari artigiani e tecnici che hanno saputo adeguatamente realizzare progetti societari di ammodernamento; ai clienti che non hanno smesso di dimostrarci la propria preferenza; ad Alessia Biasiolo, già autrice del volume societario “Ieri e Oggi. Brescia e la sua Birra”, per la cura della pratica regionale e della mostra, che mi auguro sia apprezzata come già altre iniziative di rilievo culturale messe in atto dalla Società 5 Stelle”. Il Presidente della Società 5 Stelle, Leo Ruocco
“BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”. Antica Birreria Wuhrer, Viale della Bornata 46, Brescia, Sala Michelangelo. Ingresso libero
Ad un anno di distanza dalla presentazione milanese del volume “Ieri ed Oggi. Brescia e la sua Birra”, presso la sede dell’Archivio Storico Fondazione Fiera Milano, alla presenza del Direttore e dell’Assessore regionale Mauro Parolini, l’Antica Birreria Wührer celebra il riconoscimento di locale storico di Regione Lombardia con una mostra fotografica storica dal titolo “BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”.
Fotografie in bianco e nero provenienti dall’Archivio Fondazione Fiera Milano, che già aveva messo a disposizione alcune immagini per il volume, che raccontano la storia d’Italia con la Birra che occhieggia qua e là, ad indicare quanto la prima fabbrica di birra d’Italia, la Wührer di Brescia, abbia inciso sugli usi e costumi degli italiani.
Gli scatti coprono un arco temporale che va dal 1929 al 1946, con un omaggio del 1956 che i visitatori dovranno scoprire. In 18 pannelli, ciascuno proponente 6 fotografie, la Fiera Campionaria di Milano, una delle più grandi del mondo come ben raccontato nel volume “Ieri ed Oggi. Brescia e la sua Birra”, mette in mostra marchi scomparsi oppure ancora in auge oggi; permette di vedere mode e innovazioni ruotanti intorno al mondo della birra e dell’alimentazione in genere; giunge ai sorrisi del 1946, anno del referendum su monarchia o repubblica che vedrà un Presidente provvisorio in Enrico De Nicola e Alcide de Gasperi presidente del Consiglio esattamente 70 anni fa. Un’Italia tra mille difficoltà che pure raggiungeva Milano per conoscere il mondo e incontrare novità o conferme, così come è stato recentemente con EXPO. Milano al centro del mondo per i giorni della Fiera e Brescia che non mancava, con la sua Birra, il suo estratto per brodo, la “sua” Wührer.
Così la mostra della Società 5 Stelle, che gestisce l’Antica Birreria, sottolinea una volta di più, con semplicità ed eleganza, l’apporto storico-culturale che con l’Antica Birreria Wührer offre alla città di Brescia e suggerisce un dialogo tra sé e il pubblico (visitatore e/o cliente) che consenta di parlare di storia, di momenti trascorsi bevendo una birra e costruendo la propria storia personale e, forse, quella nazionale e non solo.
La mostra “BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”, è a cura di Alessia Biasiolo.