Il coraggio di dire no. La storia di Perlasca in scena a Brescia

Dopo la scolastica di stamattina, andrà in scena nuovamente stasera, alle ore 20.30, al Teatro Sociale di Brescia, lo spettacolo “Perlasca. Il coraggio di dire no”, di e con il sempre superlativo Alessandro Albertin, a cura di Michela Ottolini. Prenotato dal CTB nel 2018 perché fosse a Brescia proprio nella Giornata della Memoria 2020, Albertin non è nuovo in città, che l’ha ospitato ripetutamente sia al Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri, che poi al Sociale, dato il vasto consenso di pubblico. Impossibile non restare rapiti dalla capacità recitativa dell’attore, reso ancor più partecipe della toccante storia che racconta perché l’ha dedicata al padre, quando si è trovato nel cimitero di Maserà di Padova, lo stesso che custodisce il riposo eterno di Giorgio Perlasca, Giusto delle Nazioni. La dedica porta l’attore, e quindi ogni spettatore, nel profondo della propria coscienza, perché, al di là di una storia molto ben narrata, non si può non essere colpiti dai molti interrogativi che ciascuno, nel silenzio della sala, pone a se stesso. E se fosse toccato a me? E se fossi stato al suo posto? Mi sarei lasciato cogliere dallo sconforto? Sarei partito per tornare in Italia? in quale Italia, poi, all’indomani dell’8 settembre 1943? Ciò che indubbiamente più colpisce del lavoro teatrale “Perlasca”, e di conseguenza della biografia del “vero” Perlasca, è che ogni parola, ogni immedesimazione di Albertin in un personaggio, sono seguiti da centinaia di persone, e di ragazzi nelle scolastiche, in un silenzio irreale. Non è un silenzio attento, né un silenzio rapito. È come se l’attore fosse davvero solo in scena, nel suo monologo che porta a vedere con gli occhi del cuore ciascuna scena che non c’è sul fondale, ma che egli ben rende, tra il nero di due cubi-sedia, il nero del suo vestire, il nero di una storia che solo il coraggio di un uomo ha illuminato, salvando la vita a migliaia di ebrei dal destino segnato.

Si legge nella presentazione dello spettacolo: “Budapest, 1944. Giorgio Perlasca, un commerciante di carni italiano, è ricercato dalle SS. La sua colpa è quella di non aver aderito alla Repubblica di Salò. Per i tedeschi è un traditore e la deve pagare. In una tasca della sua giacca c’è una lettera firmata dal generale spagnolo Francisco Franco che lo invita, in caso di bisogno, a presentarsi presso una qualunque ambasciata spagnola.

In pochi minuti diventa Jorge Perlasca e si mette al servizio dell’ambasciatore Sanz Briz per salvare dalla deportazione quanti più ebrei possibile.

Quando Sanz Briz, per questioni politiche, è costretto a lasciare Budapest, Perlasca assume indebitamente il ruolo di ambasciatore di Spagna. In soli 45 giorni, sfruttando straordinarie doti diplomatiche e un coraggio da eroe, evita la morte ad almeno 5.200 persone.

A guerra conclusa torna in Italia e conduce una vita normalissima, non sentendo mai la necessità di raccontare la sua storia, se non a pochi intimi. Vive nell’ombra fino al 1988, quando viene rintracciato da una coppia di ebrei ungheresi che gli devono la vita e solo allora, la sua storia torna alla luce.

Oggi il suo nome è scritto nel giardino di Gerusalemme come “Un giusto tra le nazioni”. Un esempio straordinario, il suo, raccontato in uno spettacolo che accompagna lo spettatore a riflettere sul fatto che sempre abbiamo una scelta, che sempre possiamo cambiare la nostra storia.

Alessandro Albertin porta in scena, pur se in forma di monologo, una decina di personaggi che, nel bene e nel male, hanno affiancato Perlasca nella sua straordinaria avventura nella Budapest dell’inverno 1944-45. Un’avventura che è necessario conoscere. In quanto italiani. In quanto uomini.

Per scrivere il testo della pièce, Albertin si è consultato con la Fondazione Giorgio Perlasca, fondata dal figlio dell’eroe padovano”.

In un’ora e mezza circa di dialogo con gli spettatori, Albertin permette a Perlasca di rivivere e di raccontarsi solo uomo: senza appartenenze, senza etichette, perché quando si arriva al dunque, a scegliere (consapevolmente o meno), a doversi porre a paladini della giustizia, della libertà, della vita sulla morte, non serve altro che quello. Jorge si è differenziato dai nazisti perché ha salvato vite umane e non le ha condannate a morte per uccisione sul posto o per deportazione nei campi di sterminio. E non perché avesse rinnegato la sua politica, ma perché credeva profondamente nell’essere umano. Davanti ai grandi principi esistenziali siamo tutti uguali: un insegnamento che Giorgio Perlasca ha pagato con la vita, perché nel dopoguerra fu inviso da tutti proprio per questo. Molto idoneo il parallelo calcistico, che mantiene attenti anche i meno interessati; molto adatto il contatto con il presente, con i Like, per dimostrare che chi si interessa della verità di questi temi non è un avanzo preistorico rimaterializzatosi in un misero giorno di gennaio.

Concordo con Albertin che lo spettacolo si può vedere sempre, in ogni giorno e mese dell’anno, perché la Memoria non si estingue con un liberarsi la coscienza per avere osservato il dettame scelto oltre dieci anni fa dal nostro Parlamento, il 27 gennaio. La costruzione del Sé, della coscienza personale, della capacità di avere valori, riconoscerli e saperli difendere è un processo quotidiano che chiama in causa tutti e non si esaurisce mai, finché c’è vita.

La soddisfazione più grande di condividere lo spettacolo con ragazzi e studenti è sentirsi chiedere quando replica, perché sentono il bisogno di condividerlo con amici e familiari. Ogni anno. Ogni volta.

Grazie Alessandro.

 

Alessia Biasiolo (foto di scena fornite dal CTB)

 

 

Il Teatro Nazionale di Genova e il Teatro Carlo Felice ancora insieme per l’abbonamento Quartetto

Il Teatro Nazionale di Genova e la Fondazione Teatro Carlo Felice rinnovano la loro collaborazione con l’abbonamento congiunto Quartetto che consente di assistere a 4 spettacoli, scegliendone due dai rispettivi cartelloni, al prezzo speciale di 90 euro. I giovani fino a 26 anni hanno le stesse possibilità al costo di 60 euro.

Quartetto permette di spaziare fra il teatro classico e quello contemporaneo, il teatro danza e il melodramma, la commedia e il teatro civile passando da Giuseppe Verdi a Bertolt Brecht, da Giacomo Puccini a Italo Calvino, da Gaetano Donizetti a Henrik Ibsen.

Ci sono oltre 20 spettacoli fra cui scegliere con grandi interpreti come Umberto Orsini, Fabio Armiliato, Desirée Rancatore, Gabriele Lavia, Laura Marinoni e grandi registi quali Davide Livermore, Giuliano Montaldo, Leo Nucci, Alessandro Gassmann, Giorgio Gallione.

L’ iniziativa giunta alla sua 6° edizione conferma una volta di più il dialogo e la volontà sinergica tra due importanti istituzioni culturali genovesi.

Ecco le proposte di ciascun teatro:

Teatro Nazionale di Genova per Quartetto

Barzellette

di e con Ascanio Celestini

4-6 febbraio Teatro della Corte

Riccardo III

di William Skakespeare | regia Massimo Mesciulam

con gli attori della Scuola di Recitazione del Teatro Nazionale di Genova

5-9 febbraio Teatro Duse

I fratelli Karamazov

di Fedor Dostoevskij | regia Matteo Tarasco

con Glauco Mauri, Roberto Sturno

11-16 febbraio Teatro della Corte

L’anima buona del Sezuan

di Bertolt Brecht

regia e interpretazione Elena Bucci, Marco Sgrosso

13 – 15 febbraio Teatro Gustavo Modena

The Deep Blue Sea

di Terence Rattigan | regia Luca Zingaretti

con Luisa Ranieri

19 – 23 febbraio Teatro della Corte

Il costruttore Solness

di Henrik Ibsen | regia Alessandro Serra

con Umberto Orsini

19 – 23 febbraio Teatro Gustavo Modena

Creatura di Sabbia

di Tahar Ben Jelloun | regia Daniela Ardini

con Raffaella Azim

26 febbraio – 1° marzo Teatro Duse

Il nodo

di Johnna Adams | regia Serena Sinigaglia

con Ambra Angiolini e Ludovica Modugno

26 febbraio – 1 marzo Teatro Gustavo Modena

I promessi sposi alla prova

di Giovanni Testori | regia Andrée Ruth Shammah

con Luca Lazzareschi, Laura Marinoni

27 febbraio – 1 marzo Teatro della Corte

La prova

testo e regia Bruno Fornasari

con Tommaso Amadio, Emanuela Arrigazzi, Orsetta Borghero, Eleonora Giovardi

12 – 15 marzo Teatro Duse

Fronte del porto

di Budd Schulberg | regia Alessandro Gassmann

con Daniele Russo

18-22 marzo Teatro della Corte

John Gabriel Borkman

di Henrik Ibsen | regia Marco Sciaccaluga

con Gabriele Lavia, Laura Marinoni, Federica Di Martino

31 marzo – 5 aprile Teatro della Corte

Roger

testo e regia Umberto Marino

con Emilio Solfrizzi

1 – 5 aprile Teatro Duse

Tintarella di luna

da Italo Calvino | regia Giorgio Gallione

con Enrico Campanati, Rosanna Naddeo, Aldo Ottobrino

2 – 24 aprile Teatro Gustavo Modena

Una notte sbagliata

di e con Marco Baliani

21 – 22 aprile Teatro Duse

Alda. Diario di una diversa

da Alda Merini | regia Giorgio Gallione

con Milvia Marigliano

15 – 17 maggio Teatro Duse

Teatro Carlo Felice per Quartetto

Adriana Lecouvreur
di Francesco Cilea
direttore d’Orchestra Valerio Galli
regia, scene e costumi Ivan Stefanutti

giovedì 13 febbraio ore 20, sabato 15 febbraio ore 15

Un ballo in maschera
di Giuseppe Verdi
direttore d’Orchestra Jordi Bernacer
regia Leo Nucci
martedì 17 marzo ore 20, venerdì 20 marzo ore 20

Anna Bolena
di Gaetano Donizetti
direttore d’orchestra Andriy Yurkevich
regia Alfonso Antoniozzi
giovedì 16 aprile ore 20, sabato 18 aprile ore 15
Turandot
di Giacomo Puccini
direttore d’orchestra Dorian Wilson
regia Giuliano Montaldo
domenica 3 maggio ore 20, sabato 9 maggio ore 15
Manon Lescaut
di Giacomo Puccini
direttore d’orchestra Andrea Battistoni
regia Davide Livermore
sabato 6 giugno ore 15, mercoledì 10 giugno ore 20

Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro, Francesco Aliberti

Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini

L’abbonamento Quartetto può essere acquistato alla biglietteria del Teatro Carlo Felice e presso le tre biglietterie del Teatro Nazionale di Genova (Teatro della Corte, Duse e Gustavo Modena).

Tutte le informazioni sui siti teatronazionalegenova.it e carlofelice.it

Massimo Pastorelli

 

 

 

 

Un Barbiere di Siviglia con il tocco inconfondibile di Lele Luzzati

Al Teatro Carlo Felice di Genova Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Un tesoro del patrimonio operistico nazionale, che tuttavia, alla prima assoluta al Teatro Argentina di Roma, il 20 febbraio 1816, cadde clamorosamente. Subito dopo il debutto disastroso, il compositore pesarese, allora appena ventiquattrenne, scrisse alla madre: «Le meraviglie della mia opera sono state disprezzate. Pensavo che il pubblico uscisse dal teatro felice e contento. Ma così non è stato». Già a partire dalla seconda recita, però, il Barbiere iniziò a trionfare, diventando, col tempo, il simbolo stesso del Rossini comico e, forse, dell’opera buffa italiana in generale, arrivando a conquistare persino artisti e filosofi dai gusti difficili come Beethoven, Stendhal e Hegel.

Al Barbiere hanno messo mano tutti, e spesso si è trattato di una mano “pesante”, che ha calcato gli aspetti comici del libretto di Cesare Sterbini tratto dall’omonima commedia di Beaumarchais. Alla tentazione della volgarità comica a tutti i costi non hanno ceduto Filippo Crivelli, Lele Luzzati e Santuzza Calì, rispettivamente regista, scenografo e costumista dell’allestimento del Teatro San Carlo di Napoli che, datato 1998, il Teatro Carlo Felice ripropone oggi non solo perché si tratta di uno spettacolo storico, di un Barbiere “all’italiana” ormai divenuto un classico, ma anche per rendere omaggio a un grande artista genovese, Lele Luzzati, scomparso nel 2007. «Noi presentiamo – dice Crivelli – un Rossini non grottesco, divertente ma non forsennatamente divertente, dove la commedia non è farsa, dove i recitativi sono trattati e interpretati come prosa, dove gli oggetti e i mobili creati da Luzzati possono provocare situazioni paradossali ma mai inutili». Un Rossini fantasioso e colorato, a metà tra la fiaba e il libro illustrato per ragazzi, davanti al quale vengono in mente le parole con cui Giorgio Strehler ha definito lo stile di Luzzati: «Di fronte alle sue scenografie si ha quasi sempre l’impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno».

A dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro Carlo Felice, preparato da Francesco Aliberti, Alvise Casellati, che per il Barbiere ha una particolare predilezione, testimoniata dai numerosi incontri avuti in questi ultimi anni con la partitura rossiniana. Protagonista, un affiatato cast di specialisti rossiniani: Alessando Luongo, Daniele Terenzi e Sundet Baigozhin (Figaro), Annalisa Stroppa e Paola Gardina (Rosina), René Barbera e Francesco Marsiglia (Il Conte di Almaviva), Paolo Bordogna e Misha Kiria (Don Bartolo), Giorgio Giuseppini e Gabriele Sagona (Don Basilio), Simona Di Capua (Berta), Roberto Maietta (Fiorello/Un Ufficiale).

Le luci sono di Luciano Novelli, il Maestro ai recitativi è Sirio Restani. Un contributo fondamentale alla ripresa dell’allestimento originale danno Marco Castagnoli (Assistente alla regia) e Paola Tosti (Assistente ai costumi). Repliche oggi il 21 gennaio alle ore 15.

  

Massimo Pastorelli

La bohème di Puccini, colorata e giocosa, al Teatro Carlo Felice dal 13 dicembre

La bohème di Giacomo Puccini, una delle opere liriche più popolari al mondo, va in scena al Teatro Carlo Felice a partire da domani, venerdì 13 dicembre alle ore 20, con repliche fino al 29 dicembre.

Tenuta a battesimo il 1 febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, La bohème è il titolo che rivelò definitivamente la modernità musicale e teatrale di Puccini, allora trentottenne. L’opera è ambientata in una Parigi di metà Ottocento che, secondo Debussy, nessuno aveva mai saputo descrivere meglio in musica; la Parigi della folla di avventori del “Caffè Momus”, esempio straordinario di caos musicale organizzato, delle trombe da fiera, che anticipano di quasi vent’anni quelle di Petruška di Stravinskij, dell’atmosfera desolata della Barrière d’Enfer coperta dalla neve, resa con timbri rarefatti che nessuno aveva mai osato prima. Tra esplosioni vitali tanto travolgenti quanto effimere, parentesi liriche commoventi e strazianti (immancabili in Puccini) e invenzioni compositive senza precedenti, la partitura di Bohème è una di quelle che segnano un prima e un dopo nella storia del teatro d’opera. Con Puccini, i giovani bohémiens, gli aspiranti artisti sempre in bolletta immortalati da Henri Murger nel romanzo Scènes de la vie de bohème, irrompono nell’opera e la scompaginano, contaminando la musica e il racconto teatrale con il loro modo di vivere scapestrato e “alla giornata”.

Proprio questo aspetto giocoso di Bohème, spesso trascurato, è al centro della regia di Augusto Fornari, nell’applaudito allestimento che il Teatro Carlo Felice ha prodotto alcuni anni fa e che ora ripropone al suo pubblico con la collaborazione dell’assistente alla regia Lorenzo Giossi. «È con stupore – spiega Fornari – che m’è parso di ritrovare nei meccanismi drammatici del capolavoro pucciniano il “Gioco” come elemento propulsore della storia. Il “Gioco” quello serio, con la G maiuscola, quello dei bambini, quello che va fino in fondo, che irride la fame, il freddo, la povertà, la ricchezza, la borghesia, gli schemi sociali, quello che vorrebbe sgambettare la morte.» Illuminate da Luciano Novelli, le scene del pittore e artista genovese Francesco Musante (che firma anche i costumi), fiabesche, fumettistiche, a tratti da libro illustrato per bambini, esaltano a tal punto la visione registica di Fornari da diventarne un elemento imprescindibile.

A dirigere l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice, Andrea Battistoni, che, dopo il recente successo – sempre a Genova – del Trovatore si conferma come uno dei più significativi direttori d’orchestra italiani della nuova generazione. Battistoni, nelle ultime tre recite, lascerà il podio a un altro giovane direttore, Leonardo Sini, vincitore del Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale di direzione d’orchestra Maestro Solti. Di grande prestigio il cast, che vede Rebeka Lokar (recentemente applaudita come Leonora ne Il trovatore) e Serena Gamberoni alternarsi nel ruolo di Mimì, e Stefan Pop come primo Rodolfo, in alternanza con il giovane Gabriele Mangione e un altro tenore di grande fama, Celso Albelo. Marcello è interpretato da uno dei giovani baritoni attualmente più apprezzati, il genovese Michele Patti, e da un esperto del ruolo, Alberto Gazale. Musetta, a cui è affidato l’omonimo valzer, una della pagine più celebri dell’opera, è interpretata dalla giovane ma già affermata Lavinia Bini in alternanza con Francesca Benitez. Completano il cast Romano Dal Zovo (Colline), Giovanni Romeo e Italo Proferisce (Schaunard) e Matteo Peirone (Benoît e Alcindoro).  Maestro del Coro, Francesco Aliberti, Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini.

Secondo il regista Fornari: È per gioco che mi sono avvicinato all’opera lirica ed è per uno strano gioco di incastri che dal teatro di prosa mi sono trovato a dirigere L a Bohème. Ed è con stupore che m’è parso di ritrovare nei meccanismi drammatici del capolavoro pucciniano il “Gioco” come elemento propulsore della storia. Il “Gioco” quello serio, con la G maiuscola, quello dei bambini, quello che va fino in fondo, che irride la fame, il freddo, la povertà, la ricchezza, la borghesia, gli schemi sociali, quello che vorrebbe sgambettare anche la morte. Rodolfo e compagnia non fanno altro che “prendersi gioco” di tutto con una leggerezza e una distanza, come fossero consapevoli di essere personaggi da romanzo, da opera lirica. E insieme a loro, gioca il gran burattinaio Puccini che, con grazia di sublime regista, gli fa conoscere l’amore subitaneo e fragile, li conduce nelle strade, nei caffè, che diventano parco giochi pieni di balocchi, frittelle e donne frivole. E gioca, Puccini, con le situazioni e  sovrappone struggenti duetti d’amore a contrasti da opera buffa, quasi a voler ricordare a sé stesso e ai suoi protagonisti di non prendersi troppo sul serio. Conduce le sue creature, come ogni giocatore che si rispetti, fino in fondo, fino al culmine, fino ad inebriarli con l’ultimo gioco del rigodone e poi presenta loro il conto, svelando in maniera cruda, improvvisa e inesorabile, il meccanismo di questo enorme giocattolo che si inceppa e s’arresta solo davanti alla Morte che con uno schiocco di dita, come nebbia fumosa, lenta e penetrante, interrompe la verde stagione delle scorribande amorose, delle gelosie e dei pensieri rivolti al futuro. Un ultimo, ideale, carro, gremito di bambini, che, passando, salutano, agitando la piccola mano, i giovani che non saranno più.

– Tutti i lunedì del mese, visite guidate gratuite per gli Istituti scolastici di ogni ordine e grado agli allestimenti dell’opera in calendario.

– Percorsi di prova con gli studenti del Corso di Storia della Musica della Facoltà di Lettere dell’Università di Genova: si tratta di un percorso guidato a prove di regia, letture, assieme, antepiano, sino alla generale, per comprendere tutti i passaggi di una produzione, dal progetto iniziale alla realizzazione definitiva.

– Assaggi, per il pubblico che assiste all’opera, di delizie natalizie a cura di Preti Azienda dolciaria.

– L’artista Monica Frisone presenta i gioielli declinati e ispirati all’opera.

– Anteprima esclusiva per RINA – partner e sponsor della Fondazione Teatro Carlo Felice.

LA BOHÈME

Opera in quattro quadri di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

Musica di Giacomo Puccini

Direttore d’Orchestra

Andrea Battistoni

Regia

Augusto Fornari

Scene e costumi

Francesco Musante

Luci

Luciano Novelli

Assistente alla regia

Lorenzo Giossi

Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice

Personaggi e interpreti

Mimì

Rebeka Lokar

Serena Gamberoni (14, 27, 29)

Rodolfo

Stefan Pop

Gabriele Mangione (14)

Celso Albelo

Marcello

Michele Patti

Alberto Gazale (27, 28, 29)

Musetta

Lavinia Bini

Francesca Benitez (14, 27, 29)

Colline

Romano Dal Zovo

Schaunard

Giovanni Romeo

Italo Proferisce (14, 27, 29)

Benoît e Alcindoro

Matteo Peirone

Parpignol

Giuliano Petouchoff

Giampiero De Paoli (27, 28, 29)

Sergente dei doganieri

Roberto Conti

Filippo Balestra (27, 28, 29)

Un doganiere

Alessio Bianchini

Un venditore ambulante

Antonio Mannarino

Maurizio Raffa (15, 27)

Claudio Isoardi (28, 29)

Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Francesco Aliberti

Maestro del Coro di Voci Bianche Gino Tanasini

Date e turni

Dicembre 2019: venerdì 13, ore 20:00 (A); sabato 14, ore 15:00 (F); domenica 15, ore 15:00 (C); venerdì 27, ore 20:00 (L); sabato 28, ore 20:00 (B); domenica 29, ore 15:00 (f.a.)

 

Massimo Pastorelli (anche per le fotografie di scena di Marcello Orselli)

 

“Il trovatore” inaugura la Stagione d’Opera e Balletto del Teatro Carlo Felice

Per la Genova musicale Il trovatore di Giuseppe Verdi è un simbolo di rinascita e rinnovamento: con questo titolo, infatti, il 18 ottobre 1991 il nuovo Teatro Carlo Felice apriva per la prima volta le porte al pubblico. Ventotto anni dopo è di nuovo il secondo capitolo della “trilogia popolare” verdiana ad inaugurare una Stagione d’Opera e Balletto del Teatro Carlo Felice che guarda al futuro, quella 2019/20, la prima con Claudio Orazi come nuovo Sovrintendente della fondazione lirico-sinfonica genovese.

foto di scena di Associazione Sintesi

La prima, attesissima, è prevista per venerdì 22 novembre alle ore 20. Sul podio, a dirigere Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice nel melodramma romantico per eccellenza, Andrea Battistoni, giovane e carismatico direttore che proprio a Genova, negli ultimi anni, ha consolidato la sua fama. L’allestimento è una nuova produzione del Teatro Carlo Felice (di cui Iren è main sponsor) e porta la firma della regista Marina Bianchi, formatasi alla miglior scuola teatrale italiana sia di prosa che d’opera (diploma in regia alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, Aiuto Regista stabile alla Scala dal 1980 al 1992, collaboratrice di registi come Luca Ronconi, Sofia Coppola e Liliana Cavani). Le Scene e i Costumi sono di Sofia Tasmagambetova e Pavel Dragunov, autori di un progetto scenico che, sottolinea Marina Bianchi, «possiede un’immagine forte, una relazione totale con la drammaturgia dell’opera». Le Luci sono di Luciano Novelli, Direttore Allestimenti Scenici del Teatro Carlo Felice, con una lunga esperienza come Light Designer. Fondamentale, in un’opera come Trovatore, in cui si combatte molto, il contributo del Maestro d’Armi Corrado Tomaselli. Così come quello di Francesco Aliberti, Maestro del Coro del Teatro Carlo Felice, alle prese con una partitura in cui i cori sono protagonisti quanto le singole voci.

Di prim’ordine il cast, formato da voci verdiane tra le migliori oggi in attività: Massimo Cavalletti e Sergio Bologna (Conte di Luna), Vittoria Yeo e Rebeka Lokar (Leonora), Violeta Urmana e Maria Ermolaeva (Azucena), Marco Berti e Diego Cavazzin (Manrico), Mariano Buccino (Ferrando), Marta Calcaterra (Ines) e Didier Pieri (Ruiz).

Lo spettacolo è in memoria del Maestro Peter Maag, nel centenario della nascita, ed è dedicato a Rolando Panerai, da tutto il Teatro Carlo Felice, con affetto e riconoscenza.

– Venerdì 22 novembre, Teatro Carlo Felice, piazza coperta, ore 18

Intervento canoro del Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice, diretto da Gino Tanasini, in occasione dell’accensione delle luminarie che dà inizio al periodo natalizio in occasione della prima de Il trovatore. Saranno presenti le autorità cittadine. In collaborazione con CIV Sestiere Carlo Felice.        

– In occasione de Il trovatore, visite guidate agli appartamenti verdiani di Villa del Principe a prezzo ridotto per i possessori di biglietto e/o abbonamento. Date delle visite: venerdì 22 novembre, ore 15; sabato 23 novembre, ore 11; domenica 24 novembre, ore 11; domenica 1 dicembre, ore 15:30.

Il trovatore è la prima delle quattro opere della Stagione 2019/20 del Teatro Carlo Felice oggetto di approfondimento da parte del corso AUSER, docente Elisabetta Valerio. I corsisti titolari di AUSER-CARD, come ulteriore percorso di avvicinamento all’opera, vengono invitati alle conferenze stampa dei titoli in abbonamento.

– Con Il trovatore riprende la collaborazione con Monica Frisone, artista che realizza gioielli ispirati ai singoli titoli della Stagione.

– Per la promozione del titolo si ringraziano i CIV di via XX Settembre, via Galata, Quadrilatero, via Colombo, Erbe.

– In occasione della prima de Il trovatore gli addobbi floreali sono curati e offerti da Silvana Gianotti, arredatrice floreale.

 

Massimo Pastorelli (anche per la fotografia)

 

 

 

 

 

 

 

“Il tabarro” di Puccini al Maggio Musicale Fiorentino con Vassallo

Venerdì 15 novembre, Franco Vassallo, uno dei più richiesti baritoni del panorama internazionale, debutterà il ruolo di Michele in Tabarro, all‘interno del Trittico pucciniano in scena al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Si tratta di una nuova produzione, firmata da Denis Krief e diretta da Valerio Galli.

Franco Vassallo, ospite dei più importanti teatri del mondo − dal Metropolitan alla Scala, dall’Opera de Paris al Covent Garden di Londra − è al suo quinto ruolo pucciniano: dopo Bohème, Manon Lescaut e Madama Butterfly, la scorsa stagione ha debuttato Scarpiane la Tosca, alla Staatsoper di Amburgo al fianco di Jonas Kaufmann e Anja Harteros con grande successo di pubblico e critica.

“Michele padrone del barcone e inseparabile dal suo tabarro e dalla sua pipa è un ruolo meraviglioso, di grande maturità vocale e scenica – afferma Vassallo. Un personaggio umanissimo, attanagliato sin da prima che si apra il sipario da una profonda tristezza che diviene via via frustrazione, ira e infine cieca violenza. È uno dei più grandi e intensi ruoli scritti da Puccini per la voce di baritono ed è sicuramente un punto di arrivo per drammaticità, estensione e pienezza vocale. Adesso mi sento pronto per questo repertorio, dopo un excursus di 25 anni di carriera e avendone compiuti quest’anno 50 (guarda caso la stessa età di Michele!). La gelosia che si trasforma in furia omicida, è un esito da sempre tristemente connaturato nelle pieghe più buie della natura umana, ma oggi purtroppo è di ancora più sconcertante attualità. Il sipario infatti si chiude su Michele che apre il tabarro lasciando cadere a terra il cadavere di Luigi davanti a Giorgetta e benché la sorte della donna di fatto non ci sia nota, Puccini è magistrale nell‘insinuare nello spettatore il fantasma di un tragico dubbio”.

Lo spettacolo debutterà venerdì 15 novembre con repliche il 17 novembre (ore 15,30), il 20 e 23 novembre alle ore 20.

I prossimi impegni vedono Vassallo protagonista di produzioni di grande prestigio tra cui l’Aida a Barcellona e in primavera l’atteso Don Carlo al Festival di Salisburgo diretto da Christian Thielemann.

 

Delos (anche per la fotografia)

Aspettando “Aggiungi un posto a tavola”: le iniziative intorno al celebre musical, al Teatro Carlo Felice di Genova

Il 7 novembre al Teatro Carlo Felice di Genova, alle ore 20, va in scena una delle più popolari e amate commedie musicali italiane, Aggiungi un posto a tavola, di Garinei e Giovannini con le musiche di Armando Trovajoli eseguite dall’Orchestra e dal Coro del Teatro Carlo Felice diretti da Maurizio Abeni.

Molte le iniziative collaterali che contribuiscono ad aumentare l’attesa per l’arrivo a Genova di un titolo che da quarant’anni diverte e fa riflettere il pubblico di tutto il mondo. Prima con Johnny Dorelli, il primo, storico interprete del ruolo principale di Don Silvestro, e oggi con il figlio Gianluca Guidi, che raccoglie l’eredità del padre riprendendo anche la regia originale di Garinei e Giovannini.

Giovedì 7, la sera della prima, in Piazza De Ferrari si terrà un grande spettacolo pirotecnico sulle note di Aggiungi un posto a tavola, offerto dalla Regione Liguria. Il Teatro Carlo Felice, per l’occasione, aprirà anticipatamente alle 18:50 per permettere ai possessori di biglietto e agli abbonati di assistere ai fuochi di artificio dalle terrazze del Teatro.

Orari biglietteria: martedì-venerdì dalle 11:00 alle 18:00, sabato dalle 11:00 alle 16:00 e un’ora prima dello spettacolo. Domenica, in occasione della recita pomeridiana delle ore 15:00, apertura alle ore 13:00.

Massimo Pastorelli

“Falstaff e il suo Servo” al Teatro Sociale di Brescia

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Branciaroli nel ruolo di Falstaff

Al debutto ieri sera, 22 ottobre, al Teatro Sociale di Brescia “Falstaff e il suo Servo”, produzione CTB con il Teatro de Gli Incamminati e Teatro Stabile d’Abruzzo. Protagonisti in scena Franco Branciaroli, nel ruolo di Falstaff, e massimo De Francovich nel ruolo del Servo, diretti da Antonio Calenda che ha curato il testo, da William Shakespeare, con Nicola Fano. Un testo interessante, parodia del contemporaneo, pur se richiamando in scena il genio di Shakespeare, rotolato fuori da un baule come Branciaroli all’apertura della scena, con un buon effetto scenico. Falstaff/Branciaroli non può non avere una gran stazza, con la pancia tanto grossa che gli impedisce di muoversi, se non aiutato da Alessio Esposito (Sir Page, e Bardolph) e da Matteo Baronchelli (Sir Ford e Francis), che lo sostengono e lo tirano, per impedirgli di rovinare fragorosamente su se stesso.

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Falstaff (Branciaroli) e il Servo (De Francovich)

Buono lo spunto per riflettere sul presente, incentrato sull’apparenza e il superficiale, senza tenere conto della sostanza, anche quando sembra che di sostanza ce ne sia tanta, come per l’epa del nostro. Il Servo si propone come soluzione e solutore, alleato e acerrimo intimo nemico, saggio e beffardo, capace della più profonda fedeltà, ma anche pronto al più subitaneo tradimento. Non è così forse la società di oggi, fondata troppo spesso e sempre più spesso su amicizie virtuali, legami solidissimamente via etere e che si infrangono ben presto per una chat troppo precipitosa, la risposta senza filtri? Il destino è la fine, come del resto recita la caducità umana, ma l’ottimismo di Falstaff è comunque esilarante, la sua voglia di fare e, soprattutto, di vivere salda, soprattutto se dietro a qualche bella donzella che immancabilmente vuole sposare anche s’ella è già maritata (Valentina Violo nei panni di Madame Page e della Prostituta; Valentina D’Andrea sia Madame Ford che l’Ostessa). Falstaff invoca i suoi amici, coloro che lo capiscono e lo proteggono, come Enrico, figlio di Enrico IV e a sua volta re alla morte di questi con il nome di Enrico V. All’osteria, dove bighellonavano insieme qualche volta, Falstaff chiama Enrico in sua difesa, ma è pronto a dichiarare di volerlo bastonare se nega che il suo anello di rame non è, invece, d’oro zecchino, come vuole fare credere a tutti. Con Enrico esagera, sia in tema di soldi che di briganti che l’hanno derubato, e ci fa il verso, per le tante volte che vorremmo essere differenti da noi, senza riuscirci almeno per noi stessi davvero fino in fondo. Sono tante le battute sagge, anche se si sarebbero potute evitare alcune parolacce che certo portano l’ambientazione facilmente all’orecchio, ma rischiando di fare restare poi solo quella alle orecchie meno abituate all’ascolto. Qualche baluardo ci deve pur essere, se l’Italia scivola miserevolmente sempre più in basso nella classifica dell’istruzione…

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Falstaff/Branciaroli con Violo, D’Andrea, Esposito e Baronchelli

Ottimo Branciaroli nel suo ruolo, ma altrettanto De Francovich che riescono a duettare molto bene, con un tempo scenico ben calibrato. Ho apprezzato molto i costumi della Sartoria Farani e la mancanza di scenografie, sostituite da una luce vivida, ad indicare il tempo fisso e chiaramente visibile, senza vie di fuga nell’ombra. A parte un baule, che diventa tavolo, e un cavallo di legno dalla foggia antica, soltanto gli attori ci danno il ritmo della vita, dimostrando come sia ininfluente il contorno e quanto valga (e debba valere) la persona al di sopra di tutto. Alla fine, gli autori non hanno messo in scena il testo di Falstaff di Shakespeare, ma hanno scritto un copione pescando tra le opere del Bardo, soprattutto cercando cosa c’è di shakespeariano nella vita contemporanea. Ecco allora “Le allegre comari di Windsor”, “Enrico IV”, un pizzico di “Amleto”, “Enrico V”, “Falstaff” stesso. Un testo che diventa personaggio e che perisce quando perde il senso del vero, dell’umano, del colto. Così come è destinato a perire colui che non guarda al futuro, alla costruzione profonda di sé e di qualcosa che resti, che non sia “like” soltanto: Falstaff rappresenta la volontà di presenzialismo di vita più che di essenza esistenziale, ciò su cui oggigiorno serve una riflessione collettiva.

Lo spettacolo replicherà fino al 3 novembre prossimo e inaugura la 46esima Stagione di Prosa del CTB che ne ha curato 14 produzioni in cartellone, oltre alle 27 ospitalità.

 

Alessia Biasiolo

 

 

Fondazione AIDA porta a teatro anche adolescenti e nonni

Sarà ‘Favole al telefono’, la commedia musicale allestita in occasione dei cent’anni dalla nascita di Gianni Rodari, ad inaugurare il 20 ottobre al Teatro Stimate di Verona la trentasettesima edizione di ‘Famiglie a teatro’. La rassegna torna quest’anno arricchita da nuove proposte. Prima novità sarà il progetto ‘TAG-Teatro Genitori e Adolescenti’ in quinta Circoscrizione. E poi laboratori per racconti dedicati ai nonni in collaborazione con i Centri anziani protagonisti dei quartieri.

Le iniziative si susseguiranno fino a fine marzo, con spettacoli per tutte le età, un’occasione per riflettere su temi importanti come l’amicizia, l’amore, la diversità e la fratellanza.

Dal 20 ottobre al 15 marzo, al teatro Stimate, ‘Teatro per famiglie’. Tra gli imperdibili, i mini musical ‘Malvagilandia’, per la sera di Halloween, e ‘Buon Natale Babbo Natale’ l’8 dicembre. Per la Giornata della prematurità, il 17 novembre, andrà in scena ‘Ucci Ucci!’. ‘Rosso Malpelo’, il 15 marzo, sarà invece l’occasione per parlare di bullismo e diritti dell’infanzia.

Tre appuntamenti saranno quelli organizzati nell’ambito del progetto ‘TAG’, in scena al Teatro Blu, sotto la chiesa del Cristo Lavoratore. Un’occasione per trascorrere un sabato pomeriggio tra genitori e figli e riflettere rispetto a tematiche di forte attualità. Il 16 novembre, ‘Enciclopedia della donna perfetta di Dedalo Furioso’, sarà il pretesto per parlare di diritti della donna. ‘Il segreto degli invincibili’, il 18 gennaio, affronterà il tema dell’Olocausto e racconterà la storia di Erno Erbstein, calciatore e allenatore. Infine, il 28 marzo, per la Giornata dedicata alla legalità andrà in scena ‘Cosa Losca’. L’iniziativa è realizzata con la collaborazione della quinta Circoscrizione e di Prospettiva Famiglia.

Il 20 novembre si aprirà anche la rassegna ‘Teatro Scuola’, che proseguirà fino al 31 marzo sempre al Teatro Stimate, per un totale di ventuno titoli, tra i quali ‘Ma perché tutti mi chiamano Frankenstein?’, ‘Avventure straordinarie’, ‘Favole al telefono’.

Alla Biblioteca Civica, appuntamenti con la lettura. L’11 novembre ‘Favole dal mare’, il 21 gennaio ‘Iliade’, il 5 febbraio ‘Odissea’.

Due le iniziative per i nonni: una speciale agevolazione sul prezzo del biglietto di ‘Famiglie a teatro’, con tre ingressi a 12 euro; e il laboratorio di storytelling per gli anziani dei Centri comunali.

Pronto a prendere il via anche ‘Teatro al Nido’, un percorso di avvicinamento al teatro che inizia fin dai primissimi anni di età per sensibilizzare ai diversi linguaggi artistici e al patrimonio culturale collettivo.

Tutte le informazioni e i programmi sul sito http://www.fondazioneaida.it.

La rassegna è organizzata da Fondazione Aida con la collaborazione dell’assessorato all’Istruzione del Comune di Verona, Banco BPM, Agsm, Fondazione Cariverona, Mibact, Arteven e Libreria Libricini.

A presentare tutte le proposte, questa mattina, l’assessore all’Istruzione e Servizi sociali Stefano Bertacco, assieme al direttore generale di Fondazione Aida Meri Malaguti. Presenti anche il condirettore artistico Pino Costalunga, il presidente della quinta Circoscrizione Raimondo Dilara e poi, Francesca Vanzo di Agsm, Luca Mazzi di Banco BPM e Fabio Turesso di libreria Libricini.

“Proposte di cui condividiamo la validità formativa ed educativa – ha detto Bertacco – e che da tanti anni riscuotono sempre un grande successo. Opportunità importanti per le famiglie che potranno stare assieme affrontando tematiche attuali raccontate attraverso il linguaggio dei bambini o degli adolescenti. Un’occasione di riflessione ma anche di divertimento”.

 

Roberto Bolis

“Margherita Hack, una stella infinita” al Teatro Sociale di Brescia

Laura Curino

Nella sua lunga vita Margherita Hack ha riempito auditorium e teatri, diretto un osservatorio, difeso la libertà della scienza, la laicità dello stato e combattuto per la parità dei diritti. Una donna che ha conquistato per i modi schietti, spesso taglienti, ma sempre contraddistinti dalla grande umanità e gentilezza che ne hanno fatto un’icona d’intelligenza. Cogliendo il tema “Brescia, la luna e tu” della Notte della cultura promossa dal Comune di Brescia, il Centro Teatrale Bresciano partecipa al programma della serata con lo spettacolo “Margherita Hack, una stella infinita” che vedrà Laura Curino, una delle più grandi interpreti del teatro di narrazione in ltalia – protagonista in primavera della Stagione del CTB con lo spettacolo “Il rumore del silenzio”–, dare voce a quello che vuole essere un omaggio e un ricordo di una grande donna.

Lo spettacolo avrà luogo sabato 5 ottobre 2019, alle ore 20.30, al Teatro Sociale di Brescia (via F. Cavallotti, 20), con biglietti al costo di 3 euro.

Scritto e diretto da Ivana Ferrari e prodotto da Tangram Teatro Torino, lo spettacolo vedrà Laura Curino muoversi tra fatti, pensieri, ricordi di una scienziata che seppe essere divulgatrice in quel modo intelligente che conquistò il pubblico. Raccontando la sua passione per la scienza e per la cultura, ma anche impegnandosi in prima persona per i diritti civili, Margherita Hack trascorse buona parte della sua vita a Trieste, città in cui diresse per oltre 20 anni l’Osservatorio astronomico raggiungendo risultati che portarono il centro a livelli di rilievo internazionale. Nata a Firenze nel 1922, fu docente universitaria dal 1964, collaboratrice e direttrice di numerose riviste e periodici, e ricoprì ruoli di primo piano nell’ambito universitario internazionale in qualità di ricercatrice. In una Notte dedicata alla luna, alla straordinaria capacità narrativa ed empatica di Laura Curino il compito di far brillare il ricordo di una personalità grande e luminosa.

 

Veronica Verzeletti (anche per la fotografia)