Quando Dario Argento incontrò “Lucia di Lammermoor”

“Quando mi è stato offerto di mettere in scena per il Teatro Carlo Felice di Genova Lucia di Lammermoor ho provato un tuffo al cuore perché opera più interessante per la mia anima artistica non si poteva scegliere.” Così Dario Argento apriva le sue Note di regia pubblicate nel programma di sala della Lucia di Lammermoordi Donizettidi cui firmò la regia nella Stagione 2014/15 del Teatro Carlo Felice di Genova.

Quell’allestimento, in cui il maestro italiano del thriller e dell’horror incontrava una storia ottocentesca di delitto e follia a lui particolarmente affine, verrà riproposto martedì 5 maggio, alle ore 20:00, sui canali social del Teatro Carlo Felice, nel consueto appuntamento settimanale del ciclo #musicalmenteinsieme, l’iniziativa in streaming con cui la Fondazione lirico-sinfonica genovese tiene vivo il rapporto con il proprio pubblico fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus. La recita che verrà trasmessa è la “prima” dello spettacolo, datata 21 febbraio 2015.

Calato nell’atmosfera misteriosa delle scene di Enrico Musenich, avvolto in quella simbolista e preraffaellita dei costumi di Gianluca Falaschi, un cast di eccezione: DesiréeRancatore (Lucia), Stefano Antonucci (Enrico), Gianluca Terranova (Edgardo), Alessandro Fantoni (Arturo), Giovanni Battista Parodi (Raimondo), Marina Ogii (Alisa), Enrico Cossutta (Normanno). Luci di Luciano Novelli, Video Design di Eugenio Pini. Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice diretti da Giampaolo Bisanti. Maestro del Coro, Pablo Assante. Su:

https://www.streamingcarlofelice.com/

https://www.facebook.com/TeatroCarloFelice/

https://www.facebook.com/TeatroCarloFelice/

https://www.youtube.com/user/TeatroCarloFelice

 

Massimo Pastorelli

Prende in via con “La Locandiera” la rassegna virtuale del CTB “Il posto delle fragole”

È con una imperdibile Locandiera di Goldoni che inizia la rassegna virtuale del Centro Teatrale Bresciano Il posto delle fragole.Il CTB spalanca i suoi archivi per condividere con il pubblico un fitto calendario di appuntamenti che propongono le riprese integrali – gratuitamente visibili sul sito del CTB – di alcuni tra i più amati spettacoli di produzione che hanno fatto la storia dello Stabile nell’ultimo decennio. Protagonisti di questi allestimenti alcuni tra gli artisti più importanti della scena nazionale e particolarmente amati dal pubblico di Brescia, come Elena Bucci e Marco Sgrosso, Elisabetta Pozzi, Franco Branciaroli, Lucilla Giagnoni, Simone Cristicchi. Al loro entusiasmo nell’aderire a questa iniziativa va il più sincero ringraziamento del CTB.

La Locandiera, Elena Bucci e la compagnia

Ed è proprio con una delle coppie di artisti che ha conquistato il pubblico bresciano che prende il via la rassegna: Elena Bucci e Marco Sgrosso.Dalle ore 10 alle 24 di martedì 5 maggio e, in replica, venerdì 8 maggio, sarà disponibile gratuitamente sul sito del Centro Teatrale Bresciano la registrazione de La locandiera di Carlo Goldoni, spettacolo andato in scena nel 2010, con Elena Bucci, interprete e regista, Marco Sgrosso e un casto di bravissimi attori: Daniela Alfonso, Maurizio Cardillo, Gaetano Colella, Nicoletta Fabbri, Roberto Marinelli.Il disegno luci è di Maurizio Viani, il suono di Raffaele Bassetti.

In quella che Goldoni stesso definisce “la più morale, la più utile, la più istruttiva” tra le sue commedie, tutti i personaggi sembrano alla ricerca di un atto miracoloso – amore, matrimonio, accomodamento – che sia antidoto all’angoscia e che risolva pavidità e sogni infranti. Facendo leva sulla spettacolarità di un intreccio a orologeria che innesca una vivace guerra dei sessi, condita da una minuziosa analisi dei comportamenti e dei caratteri e da una feroce ironia sui contrasti sociali e sul mutare di tempi e convenienze, Elena Bucci e Marco Sgrosso offrono una lettura divertentissima e illuminante del capolavoro goldoniano, che apre a inaspettati orizzonti di inquietudini, consapevolezze e speranze di folgorante attualità.

La locandiera, disponibile il 5 e l’8 maggio dalle 10 alle 24, gratuitamente e senza obbligo di registrazione, sul sito www.centroteatralebresciano.it

V.V. (anche per la fotografia di Tommaso Le Pera)

La Tosca di Puccini sui canali social del Teatro Carlo Felice

Tosca di Puccini, un titolo su cui Davide Livermore lavora da molto prima dello spettacolo che ha inaugurato la Scala lo scorso 7 dicembre. Più di cinque anni fa, infatti, il 20 dicembre 2014, andò in scena al Teatro Carlo Felice di Genova una Tosca di cui Livermore firmava regia, scene e luci. Uno spettacolo molto diverso da quello recente milanese, ma apparentato almeno in un aspetto: il taglio cinematografico. Non c’è da stupirsi, dato cheTosca, per Livemore,è“una proto-sceneggiatura cinematografica, dove armonia e poesia creano un flusso narrativo degno di un classico thriller hollywoodiano.”

Tosca, Teatro Carlo Felice, Genova, 2014

La Tosca genovese di Livermore, a suo tempo molto applaudita e lodata dalla critica, si potrà rivedere martedì 28 aprile, alle ore 20:00, sui canali social del Teatro Carlo Felice, nel consueto appuntamento settimanale del ciclo #musicalmenteinsieme, l’iniziativa in streaming con cui la Fondazione lirico-sinfonica genovese tiene vivo il rapporto con il proprio pubblico fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus.

Una scenografia che modifica lo spazio creando angolazioni, campi, controcampi e piani sequenza. Allusioni cinematografiche presenti un po’ ovunque: la Roma di Magni e Fellini, la suspense di Nodo alla gola di Hitchcock, l’angelo de Il cielo sopra Berlino di Wenders. I costumi diGianluca Falaschi che rendono visibile sul corpo stesso dei protagonisti lo scontro ideologico tra lo Stato Pontificio e la modernità illuminista. Queste le caratteristiche principali di una Tosca da rivedere o da vedere per la prima volta per chi l’avesse persa nel 2014. E da ascoltare, grazie a un cast di prim’ordine.

Carlos Alvarez (Scarpia) e Maria Guleghina (Tosca)

Sul podio, il Maestro Stefano Ranzanidirigeva l’Orchestra, il Coro (preparato dal Maestro Pablo Assante)e il Coro di Voci Bianche (preparato dal Maestro Gino Tanasini) del Teatro Carlo Felice. Protagonisti: Maria Guleghina (Floria Tosca), Roberto Aronica (Mario Cavaradossi), Carlos Álvarez (Il barone Scarpia), Giovanni Battista Parodi (Cesare Angelotti), Armando Gabba (Il Sagrestano), Enrico Salsi (Spoletta), Davide Mura (Sciarrone), Cristian Saitta (Un carceriere), Filippo Bogdanovic (Un pastorello).

Maria Guleghina (Tosca) e Roberto Aronica (Cavaradossi)

Nelle Note di Regia pubblicate nel programma, Livermore scriveva parole oggi ancora più attuali: “L’Opera è arte, è bellezza, quella che attraverso la grazia espressa in questi giorni dallo straordinario lavoro di oltre 200 anime (tecnici e artisti del Teatro Carlo Felice) scandaglia la vertiginosa profondità della vita, raccontandone i bagliori e gl’inferi”. Su:

https://www.streamingcarlofelice.com/

https://www.facebook.com/TeatroCarloFelice/

https://www.facebook.com/TeatroCarloFelice/

https://www.youtube.com/user/TeatroCarloFelice

 

Massimo Pastorelli (anche per le fotografie)

 

#musicalmenteinsieme. Un’opera in streaming alla settimana

#musicalmenteinsieme,l’iniziativa in streaming con cui il Teatro Carlo Felice di Genova tiene vivo il rapporto con il proprio pubblico fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus, diventa un appuntamento fisso settimanale.

Sul sitohttps://www.streamingcarlofelice.com/, sulle pagine Facebook https://www.facebook.com/TeatroCarloFelice/ e https://www.facebook.com/TeatroCarloFelice/, e sul canale Youtube https://www.youtube.com/user/TeatroCarloFelice, ogni martedì alle ore 20:00 fino al 26 maggio, si potrà assistere gratuitamente a opere, concerti e balletti tratti dall’archivio video del Teatro Carlo Felice. Le trasmissioni saranno attualizzate da una presentazione ad hoc e precedute da un breve messaggio di saluto del Sovrintendente e/o di testimonial che parlano dello spettacolo.

Martedì 28 aprile

Giacomo Puccini, Tosca.

Direttore: Stefano Ranzani. Regia, Scene e Luci: Davide Livermore. Costumi: Gianluca Falaschi.

Interpreti: Maria Guleghina (Floria Tosca), Roberto Aronica (Mario Cavaradossi), Carlos Álvarez (Il barone Scarpia), Giovanni Battista Parodi (Cesare Angelotti), Armando Gabba (Il Sagrestano), Enrico Salsi (Spoletta), Davide Mura (Sciarrone), Cristian Saitta (Un carceriere), Filippo Bogdanovic (Un pastorello). – Spettacolo del 20-12-2014.

Martedì 5 maggio

Gaetano Donizetti,Lucia di Lammermoor.

Direttore: Giampaolo Bisanti. Regia: Dario Argento. Scene: Enrico Musenich. Costumi: Gianluca Falaschi. Luci: Luciano Novelli.Interpreti: Stefano Antonucci (Enrico), Desirée Rancatore (Rosina), Gianluca Terranova (Edgardo), Alessandro Fantoni (Arturo), Giorgio Giuseppini (Basilio), Orlin Anastassov (Raimondo), Marina Ogii (Alisa), Enrico Cossutta (Normanno), Fabiola Di Blasi (Mimo). – Spettacolo del 21/02/2015.

Martedì 12 maggio

Gaetano Donizetti, L’elisir d’amore.

Direttore: Daniel Smith. Regia: Filippo Crivelli. Scene: Emanuele Luzzati. Costumi: Santuzza Calì. Luci: Luciano Novelli.

Interpreti: Serena Gamberoni (Adina), Francesco Meli (Nemorino), Federico Longhi (Belocre), Roberto De Candia (Dulcamara), Marta Calcaterra (Giannetta). – Spettacolo del 19-03-2017.

Martedì 19 maggio

Georges Bizet, Carmen.

Direttore: Philippe Auguin. Regia, Scene e Luci: Davide Livermore. Costumi: Gianluca Falaschi. Movimenti mimici: Giovanni Di Cicco.

Interpreti: Sonia Ganassi (Carmen), Francesco Meli (Don José), Mattia Olivieri (Escamillo), Serena Gamberoni (Micaëla), John Paul Huckle (Zuniga), Ricardo Crampton (Morales), Roberto Maietta (Il Dancario), Manuel Pierattelli (Il Remendado), Daria Kovalenko (Frasquita), Marina Ogii (Mercedes). – Spettacolo del 08-05-2015

Martedì 26 maggio   

Gaetano Donizetti, Maria Stuarda.

Direttore: Andriy Yurkevych. Regia: Alfonso Antoniozzi. Scene: Monica Manganelli. Costumi: Gianluca Falaschi. Luci: Luciano Novelli.

Interpreti: Elena Mosuc (Maria Stuarda), Silvia Tro Santafé (Elisabetta), Celso Albelo (Roberto), Andrea Concetti (Giorgio Talbot), Stefano Antonucci (Lord Guglielmo Cecil), Alessandra Palomba (Anna Kennedy). – Spettacolo del 17-05-2017

 

Massimo Pastorelli

 

Il trucco e l’anima, il CTB di Brescia in apertura virtuale

Mantenere un legame con il pubblico è importante, non tanto per operazione di marketing, quanto per quel sodalizio che si crea tra pubblico e attori, tra recitazione e platea, tra il teatro e la sua città. Non è possibile perdere quanto è stato costruito in tanti anni, con uno dei teatri stabili più noti e attivi del panorama nazionale. La formazione delle coscienze, della riflessione, dell’abitudine al teatro, che passa dalle produzioni al diffondere l’amore per le tavole di legno tra gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, si è manifestata con quel modo prettamente bresciano e italiano di fare. Poche parole, adesso, e fatti.

Molti abbonati alla stagione teatrale non hanno chiesto il rimborso del costo dei biglietti, attendendo con pazienza la riapertura dell’amato Teatro Sociale o del Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri di Brescia, senza porre vincoli o problemi. Altri tifano per la squadra di lavoro, che non vedono l’ora di rivedere. Quindi ecco pronte delle rassegne, perché anche il CTB di Brescia si è attivato in modo virtuale. E con una proposta unica sul panorama nazionale. Nell’ambito di “Il trucco e l’anima. Rassegna virtuale di storie, spettacolo e nostalgie teatrali”, completamente gratuita e fruibile senza sign up direttamente dal sito del teatro stabile bresciano, è nato

Bs020. Home Theater. La prima puntata di una rassegna di 21 è “andata in scena” ieri, lunedì 20 aprile 2020, e i prossimi appuntamenti saranno di mercoledì e di sabato secondo un calendario che accompagnerà fino a giugno. I giorni della settimana sono quelli in cui vengono caricati i video che poi rimarranno a disposizione. Sono adatti alla visione di tutti e soprattutto degli studenti. La breve durata, una ventina di minuti totali, permette l’agile fruizione di un percorso interessante attraverso la storia bresciana, con personaggi, momenti, fatti che sono parte del tessuto sociale più di quanto lo stesso tessuto sociale si renda conto. Ne è nata una webserie ideata e diretta da Fausto Cabra con la collaborazione drammaturgica di Marco Archetti e di un gruppo di attori. Interessante è che la prima puntata, in onda ieri, racconta la storia della nascita del Teatro Sociale, a partire dalla storia/leggenda della famiglia Guillame che, da un teatro per cavallerizzi, ha originato un teatro in legno, divenuto via via ciò che vediamo oggi, attraverso abbandoni e riadattamenti, discussioni ed eventi storici. Lo spaccato storico diventa testimonianza di storia contemporanea, dal momento che ogni situazione è registrata in casa: Alessandro Quattro diventa funambolo sulla scenografia della sua libreria, mentre Monica Ceccardi è in una camera da letto. Lo spettatore non può non riconoscersi in quanto vede e non può che ammirare l’abilità recitativa che non dipende dal luogo, ma dalla persona. Ciascuno di noi, allora, attraverso gli attori, è attore e protagonista di questo tempo, dando valore (forse per la prima volta) ai suoi suppellettili, che per qualcuno sono diventati palestra, per altri sbarra per gli esercizi di danza, per altri ancora scuola, ufficio, parco giochi. E chissà quant’altro.

Puntata dopo puntata prendono la parola, dopo i Guillame, un armaiolo bresciano, un fruttivendolo di Cerveno che da quarant’anni impersona Cristo nella Santa Crus, l’eroe delle X Giornate Tito Speri, una esuberante e generosa barista del vecchio Carmine, una staffetta partigiana innamorata della libertà, la regista Mina Mezzadri, un grande industriale lumezzanese con la passione delle stelle, una giovane donna di Bagolino che custodisce i segreti del Bagoss, un elegante coltivatore di limoni dell’alto Garda, una ragazza che da Orzinuovi è arrivata alle Olimpiadi, il padre della politica bresciana Giuseppe Zanardelli, un costruttore di barche del lago d’Iseo, il divino pianista Arturo Bendetti Michelangeli, un giovane emigrato da Messina a Brescia e precipitato nell’incendio della Grande Guerra, le meravigliose educatrici Agazzi, un operaio sopravvissuto alla bomba di Piazza della Loggia che racconta ai nipotini perché si trovava lì, il forte e mite Alberto Dalla Volta, che Primo Levi ricordava con affetto nei suoi libri. Infine, il racconto del corteo che nel 1826, nella Brescia asburgica, porta in processione per le vie del centro la Vittoria alata appena scoperta, e poi un contributo conclusivo speciale, scritto appositamente per la webserie dallo scrittore Marco Archetti.

Gli artisti della serie, oltre ai già citati, sono Alessandro Mor, Silvia Quarantini, Anna Teotti, Antonio Palazzo, Abderrahim El Hadiri, Valentina Bartolo, Mimosa Campironi, anche autrice e curatrice delle musiche.

Insieme a loro Franca Penone, indimenticabile protagonista della produzione CTB La storia, e i due giovani attori che l’hanno affiancata, Alberto Onofrietti e Francesco Sferrazza Papa.

Fausto Cabra ha ideato e interpretato una cornice alle puntate. Ecco quanto esprime: “In questo momento non possiamo fare il teatro nelle forme e nei modi che abbiamo sempre praticato, ma possiamo non rinunciare ad essere una palestra di creatività e fantasia: poiché nulla può fermare la creatività degli artisti. Ed è, come sempre, nel gioco serio dell’immaginazione, nella forza libertaria del teatro e della cultura, che sta nascosta una possibile via d’uscita e di salvezza. In quest’ottica l’operazione BS020 è una forma di resistenza, è un atto necessario e politico che riflette sulla libertà che dobbiamo saper custodire e coltivare dentro di noi, come la memoria.

In questo progetto ho dunque chiesto agli attori di continuare a fare ciò che hanno sempre fatto, e cioè essere portatori di fantasia, essere un esempio vivente di come i limiti possono essere travalicati dalla forza del racconto e dell’immaginazione, e dimostrare che l’Altrove è sempre a portata di mano. Per far questo però è necessario che l’attore non smetta di assumersi un rischio, il rischio dell’inventarsi un modo per gettare un ponte sull’altro: anche in webcam, con mezzi e in situazioni completamente diversi da quelli che ha finora condiviso con il pubblico”.

Per poter accedere alla webserie, si deve entrare nella homepage del sito www.centroteatralebresciano.it e poi accedere a Bs020. Home Theater. Le puntate verranno caricate il lunedì, mercoledì e sabato fino al 7 giugno prossimo, alle ore 18, e rimarranno disponibili.

Da vedere.

 

Alessia Biasiolo

Prorogata la sospensione delle attività del CTB sino al 15 aprile

Il Centro Teatrale Bresciano rende noto che, in ottemperanza alle disposizioni atte al contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 contenute nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1 aprilee nell’Ordinanza n. 514 del 21 marzo emanata da Regione Lombardia, sono sospese fino a mercoledì 15 aprile compreso tutte le attività di spettacolo nei Teatri Sociale e Mina Mezzadri e le attività culturali in programma.

Il Centro Teatrale Bresciano rivolge un sincero ringraziamento al pubblico di abbonati, appassionati e sostenitori del Teatro della città per la solidarietà e la vicinanza che sta esprimendo al CTB in questo momento di grave criticità.

In particolare, uno speciale grazie va ai numerosi spettatori che spontaneamente e generosamente stanno rinunciando ai rimborsi, testimoniando con un gesto concreto un sostegno davvero prezioso in questo momento difficile e incerto.

È questo il tempo di grandi sacrifici, per tutti, e così per il Centro Teatrale Bresciano. Decine di artisti scritturati sono costretti ad accantonare i loro progetti, i Teatri Sociale e Mina Mezzadri sono chiusi, le tournée in tutta Italia sono cancellate e molti dei dipendenti sono in cassa integrazione o in congedo.

Ma la vita e la salute delle persone vengono prima di ogni cosa.

Ed è con fiducia nel futuro e nella convinzione che attraversare uniti queste ore di sofferenza e smarrimento ci troverà più forti domani che, in queste settimane così dolorose per la città di Brescia e del territorio,il Centro Teatrale Bresciano sta provando a fare la sua piccola parte, mantenendo accesa una luce di speranza attraverso l’arte e la cultura, continuando il dialogo con il suo pubblico e con gli artisti, per immaginare insieme il teatro di domani.

 

Veronica Verzeletti

 

Il teatro diventa ‘social’. Nuovo appuntamento fisso con #ildirettoreconsiglia

Ha preso il via il nuovo appuntamento ‘social’ con #ildirettoreconsiglia. Tutti i venerdì e i martedì mattina, sulla pagina facebook L’Altro Teatro, il direttore artistico del settore spettacolo del Comune di Verona, Carlo Mangolini, darà spunti e suggerimenti, proponendo articoli e podcast per approfondire come il mondo teatrale sta vivendo questo periodo. Racconti e riflessioni per tenere vivo l’interesse e offrire al pubblico concrete possibilità di svago e arricchimento culturale.

Lo spettacolo non si ferma quindi, ma prosegue sul web, a portata di like e condivisioni, per coinvolgere i cittadini che si trovano a casa.

“Un modo per essere vicini ai veronesi e offrire occasioni per occupare questo tempo in maniera ‘virtuale’ ma anche ‘virtuosa’ – spiega l’assessore alla Cultura Francesca Briani -. L’arte, la lettura e lo spettacolo hanno un cuore che batte nonostante i palazzi siano fisicamente inaccessibili. In questi giorni difficili di chiusura forzata per i musei, i teatri e le biblioteche non rinunciamo alla missione che ci siamo dati. Grazie alla competenza e alla professionalità dei nostri collaboratori, vogliamo continuare a raccontarvi, seppur virtualmente, la meraviglia e la bellezza del nostro patrimonio culturale”.

Una sorta di ‘Verona Social Club’ per portare l’arte e il teatro sul web, dove verranno postati interventi video o riprese di spettacoli che non sono riusciti ad andare in scena. Un contenitore anche per raccogliere le preferenze del pubblico. Tra le iniziative in programma, il lancio dell’hashtag #ateilpalco, un invito aperto a condividere e segnalare poesie, canzoni, brevi letture, citazioni tratte da testi teatrali o aforismi, un’occasione di crescita personale e di relazione a distanza.

Roberto Bolis

“Adriana Lecouvreur” al Teatro Carlo Felice, un’occasione per ricordare il rapporto tra Cilea e la Liguria

 Villa Cilea, esterno

 Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, in scena al Teatro Carlo Felice dal 12 al 16 febbraio, manca a Genova da oltre trent’anni. La sua ultima apparizione in città fu al Teatro Margherita, nel 1989, con Daniel Oren sul podio e Raina Kabaivanska e Giorgio Merighi come protagonisti. Il suo ritorno a Genova (diretta da Valerio Galli, regia, scene e costumi di Ivan Stefanutti) è dunque innanzi tutto un’operazione culturale grazie alla quale il pubblico del Teatro Carlo Felice può nuovamente apprezzare dal vivo un’opera importante nel teatro musicale italiano di inizio ’900 (Adriana debuttò nel 1902, con grande successo, al Teatro Lirico di Milano). Un’importanza figlia della sua originalità.

Adriana non è la tipica opera verista dell’Italia dei primi del secolo XX: l’ambientazione non è paesana e la protagonista non è una donna del popolo, ma un’attrice teatrale realmente esistita nella Parigi del ’700; il verismo dell’opera, se c’è, è un verismo gentile, garbato, che guarda più alle raffinatezze della musica francese che alle partiture sanguigne di Mascagni e Leoncavallo. Nell’eleganza ornamentale di Adriana c’è l’Italia che si innamora dell’architettura Liberty, così come nella sua malinconia di fondo ci sono già le avvisaglie dell’imminente stagione crepuscolare.

Un salone di Villa Cilea

Ma questa Adriana genovese è anche altro: è il ritorno in cartellone di un nome, quello di Francesco Cilea, legato alla Liguria. Alla sua cultura, ma anche al suo immaginario popolare. A Varazze, per dire che si va a fare una passeggiata fino al mare, si usa l’espressione “vado a trovare Cilea”, ovvero il busto del compositore che si trova sul lungomare. E i varazzini dicono anche che toccare il naso del busto porti fortuna… Questo perché Cilea, nato a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, nel 1866, visse per quarant’anni, fino alla morte avvenuta nel 1950, a Varazze (di cui fu nominato cittadino onorario), nella villa che oggi porta il suo nome: “Villa Cilea”. Uno splendido edificio ottocentesco, in stile floreale, situato in via Marconi, nel levante cittadino, decorato dagli affreschi del pittore lucchese Luigi De’ Servi (molto attivo, in quegli anni, a Genova e in Liguria), che ancora conserva le partiture del maestro e il suo pianoforte a coda, su cui Cilea compose moltissimi lavori, tra cui un poema sinfonico dedicato a Giuseppe Verdi, ispirato a versi di Sem Benelli, eseguito in prima assoluta proprio al Teatro Carlo Felice nel 1913.

Alla morte del compositore, la villa fu donata dalla vedova di Cilea, Rosa Lavarello, alla SIAE, che ne è ancora la proprietaria e che ne cura la manutenzione. In ricordo e in onore dei rapporti tra Cilea e la Liguria, alla prima di Adriana Lecouvreur saranno presenti il sindaco di Varazze, l’avvocato Alessandro Bozzano, e, in  rappresentanza della SIAE, il Maestro Oscar Prudente, compositore e produttore discografico.

 

Massimo Pastorelli (anche per le fotografie)

Bellissimi “124 secondi” al Teatro Mina Mezzadri di Brescia

È andato in scena nei giorni scorsi al Teatro Santa Chiara-Mina Mezzadri di Brescia, il bel lavoro teatrale prodotto dal CTB e dal Teatro Telaio dal titolo “124 secondi”, con Alessandro Mor e Alessandro Quattro, scritto e diretto da Angelo Facchetti, scene e costumi di Giuseppe Luzzi, disegno luci di Stefano Mazzanti, Silvia Mazzini consulente filosofica.

Un lavoro ben fatto e molto ben interpretato, portando a conoscere al più vasto pubblico una storia quasi dimenticata, una commistione di storia, politica, razzismo e antirazzismo, con un finale capace di toccare le corde più profonde di ciascuno: quel che resta è l’uomo e la sua umanità, al di là di barriere, finte barriere, mode, politiche, strilloni e pubblicità.

 

 

 

 

 

La storia è quella di due pugili prigionieri di convenzioni sociali: l’uno tedesco e bianco in una Germania diventata nazista; l’altro americano e nero, negli Stati Uniti della discriminazione e segregazione razziale. Mor e Quattro sono narratori, attori, giornalisti e storici. Sono due uomini che si scontrano rappresentando idee diverse. Sono due uomini che si interrogano sul presente e sul senso di tutto quanto sta accadendo intorno a loro, nel 1936 e nel 1938. Nel 1936 Max Schmelling è il più grande e famoso pugile tedesco, bianco e sufficientemente biondo, ma inviso ad Hitler e alla politica nazista perché diventato famoso durante la Repubblica di Weimar di cui tutto dev’essere cancellato. Il pugile va negli Stati Uniti e, grazie al suo manager, ebreo, rimedia l’incontro con il pugile americano che faceva sognare tutti, Joe Luis. Joe Luis è il primo pugile nero campione del mondo dei Pesi Massimi, l’unico che può picchiare un bianco e riceverne degli applausi. Lo scontro ideologico che si vede in scena è quello, ben detto, di un’America paladina di libertà e democrazia in cui una larga fetta della popolazione non è libera di esistere, in cui Joe Luis fa comodo perché fa fare un sacco di soldi venendo usato dalla macchina organizzativa della boxe. E quell’America si scontra con l’ideologia nazista, già invisa, per cui un bianco, ariano, deve dimostrare la sua superiorità su un nero. Infatti, nel 1936 i due si battono e Schmelling vince, mettendo Joe Luis a tappeto. L’incontro porta Max ad essere osannato dal partito al governo nel suo Paese, che lo rende il simbolo della Germania che tutto può, che tutto schiaccia grazie alla sua superiorità razziale. Pazienza se gli organizzatori sono stati ebrei, dato che la boxe è praticamente in mano loro negli U.S.A. L’incontro, però, di certo sottovalutato da Joe Luis che pensava di sconfiggere il più vecchio rivale facilmente e senza allenamenti idonei, non è valido per il titolo per il quale Joe Luis è stato imbattuto, così si arriva al fatidico 22 giugno 1938, davanti a settantamila persone. Quindici round di tre minuti ciascuno. Joe Luis batte l’amico Max Schmelling all’ottavo round per KO tecnico. Mor e Quattro diventano allora due giornalisti, uno per Paese, che raccontano l’evento in due modi diversi, dimostrando come la manipolazione politica, la politica del consenso, la capacità di far credere ciò che si vuole quando si vuole, stritolano le persone, rendendole cenere o eroi, a seconda dell’opportunità. Gli Stati Uniti battono, in quel momento, la Germania hitleriana in cui la capo della propaganda Goebbels aveva investito su Schmelling, divenuto simbolo della razza ariana.

 

L’unica verità vera è la dimostrazione che i due pugili erano entrambi dei grandi campioni, dei grandi sportivi. Joe Luis aiuterà Max Schmelling a rifarsi una vita negli Stati Uniti, divenendo un uomo di successo. Lui, abbandonato da tutti, morirà giovane senza i soldi per pagarsi il funerale. Unico amico Max: l’amicizia tra i due assurge a simbolo della potenza del bene, del rispetto che supera le barriere, della forza morale che distrugge l’onnipotenza di ogni ideologia. Perché alla fine restano le persone. Eccezionalmente bravi i due attori, con ottimi accorgimenti tecnici che rendono la scena entusiasmante, pur nella sua semplicità. Efficaci le trovate sceniche rese, però, dall’altissima capacità recitativa dei due che vengono applauditi dal pubblico con molte uscite.

Uno spettacolo che merita di essere visto; un’ora che rapisce, proprio come un vero incontro di boxe.

 

Alessia Biasiolo

Foto di scena di Mario Barnabi, fornite dal CTB

 

 

Divismo e passioni drammatiche in Adriana Lecouvreur, al Teatro Carlo Felice

Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea non è mai stata messa in scena al Teatro Carlo Felice: la sua ultima rappresentazione genovese fu al Teatro Margherita nel 1989, oltre trent’anni fa. Grande attesa e curiosità, dunque, per il ritorno a Genova di questo titolo, in cartellone al Teatro Carlo Felice dal 12 al 16 febbraio.

La protagonista dell’opera è ispirata a una figura realmente esistita: l’attrice Adrienne Lecouvreur, regina delle scene teatrali parigine degli inizi del ’700, ammirata e amata sia dal pubblico che dagli artisti e intellettuali dell’epoca, tra cui Voltaire, morta in circostanza misteriose. Si racconta, infatti, che fosse stata assassinata dalla Principessa di Bouillon, sua rivale in amore, attraverso un mazzolino di viole avvelenate. Il fascino e il mistero della vicenda colpirono Eugène Scribe, che ne trasse un dramma, diventato un cavallo di battaglia di Sarah Bernhardt, da cui Arturo Colautti ricavò il libretto per l’opera di Cilea.

Prediletta dai più grandi soprani del ’900, Adriana Lecouvreur è senza dubbio il capolavoro del compositore calabrese, il titolo in cui riuscì a esprimere in modo più completo il suo stile, originale nel teatro musicale italiano di quegli anni. Mentre la maggior parte degli altri operisti inseguiva i successi della linea verista, Cilea preferì rivolgersi alle raffinatezze dell’opera francese, da cui prese il gusto per la melodia sempre in primo piano (come nella pagina più celebre dell’opera, “Io son l’umile ancella”), accompagnata da armonie ricercate e da colori orchestrali ricchi di sfumature. Andata in scena per la prima volta nel 1902 al Teatro Lirico di Milano, Adriana Lecouvreur ottenne fin da subito un grande successo di pubblico, anche grazie all’effetto coinvolgente dato dall’alternanza tra momenti intimi, slanci passionali e parentesi comiche (il dietro le quinte della Comédie-Française è descritto con garbata ironia).

Il Teatro Carlo Felice di Genova propone Adriana Lecouvreur nell’allestimento dell’Associazione Lirica Concertistica Italiana (As.Li.Co.) con la regia, le scene e i costumi di Ivan Stefanutti (assistente alla regia Filippo Tadolini). Una rilettura della vicenda originale che sposta l’ambientazione ai primi del ’900, negli anni iniziali della storia del cinema, con i primi conseguenti fenomeni di divismo femminile. Adriana, nell’idea di Stefanutti, diventa così una sorta di Lyda Borelli, una delle prime grandi dive del cinema muto. «Una definizione della Borelli – spiega il regista – mi ha fatto pensare che una strada interessante era quella di ambientare l’opera nell’epoca in cui il teatro e il neonato cinema respiravano la stessa aria e le stesse emozioni. Un mondo ancora in bianco e nero fatto di forti contrasti. Anche il libretto mi suggeriva l’atmosfera di quegli anni venata di decadentismo che consentiva di vivere con estrema emotività tutte le vicende di amore e gelosia.»

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Carlo Felice (preparato da Francesco Aliberti), Valerio Galli, direttore particolarmente attento al repertorio operistico italiano degli inizi del secolo scorso, come ha dimostrato nella Stagione 2019/20 del Teatro Carlo Felice dirigendo il dittico Gianni Schicchi di Puccini e Rapsodia satanica di Mascagni.

Di grande prestigio il cast, in cui spiccano nomi importanti del panorama lirico internazionale: Barbara Frittoli, Amarilli Nizza e Valentina Boi (Adriana); Marcelo Álvarez, Fabio Armiliato e Gianluca Terranova (Maurizio di Sassonia); Judit Kutasi e Giuseppina Piunti (Principessa di Bouillon); Devid Cecconi e Alberto Mastromarino (Michonnet); Federico Benetti (Principe di Bouillon); Didier Pieri (Abate di Chazeuil). Completano il cast: Marta Calcaterra (Mademoiselle Jouvenot), Carlotta Vichi (Mademoiselle Dangeville), John Paul Huckle (Quinault), Blagoj Nacoski (Poisson), Claudio Isoardi (Un maggiordomo). Le luci, che nella regia di Stefanutti hanno un ruolo centrale, sono di Paolo Mazzon.

Nell’Atto III di Adriana Lecouvreur c’è una famosa scena danzata, che in questo allestimento ha le coreografie di Michele Cosentino ed è interpretata da Michele Albano, Ottavia Ancetti e Giancarla Malusardi.

Lunedì 10 Febbraio 2020 – ore 17.30, Spazio Eventi della Libreria Feltrinelli – via Ceccardi 16 r. Un pomeriggio all’Opera. Incontro con i protagonisti di Adriana Lecouvreur. Moderatore Massimo Pastorelli. Accesso libero e gratuito sino ad esaurimento posti disponibili

“Percorso di prova” per l’andata in scena dell’Adriana Lecouvreur con il Corso di Fotografia di Scena dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova a cura della professoressa Patrizia Lanna.

– Collaborazione con l’artista Monica Frisone che presenta i “Gioielli della lirica”, una linea dedicata al titolo in scena.

Azienda Preti presente alle recite con dolci sorprese agli spettatori.

– Riparte la sinergia con AMT a beneficio del pubblico che viene a Teatro e degli abbonati AMT.

– Collaborazione con Unite, con un corso dedicato all’avvicinamento alle opere del Teatro Carlo Felice, che prevede una card dedicata per la visione dei vari titoli.

– Visite guidate agli allestimenti dell’opera per le scuole.

 

Massimo Pastorelli