“Adriana Lecouvreur” al Teatro Carlo Felice, un’occasione per ricordare il rapporto tra Cilea e la Liguria

 Villa Cilea, esterno

 Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, in scena al Teatro Carlo Felice dal 12 al 16 febbraio, manca a Genova da oltre trent’anni. La sua ultima apparizione in città fu al Teatro Margherita, nel 1989, con Daniel Oren sul podio e Raina Kabaivanska e Giorgio Merighi come protagonisti. Il suo ritorno a Genova (diretta da Valerio Galli, regia, scene e costumi di Ivan Stefanutti) è dunque innanzi tutto un’operazione culturale grazie alla quale il pubblico del Teatro Carlo Felice può nuovamente apprezzare dal vivo un’opera importante nel teatro musicale italiano di inizio ’900 (Adriana debuttò nel 1902, con grande successo, al Teatro Lirico di Milano). Un’importanza figlia della sua originalità.

Adriana non è la tipica opera verista dell’Italia dei primi del secolo XX: l’ambientazione non è paesana e la protagonista non è una donna del popolo, ma un’attrice teatrale realmente esistita nella Parigi del ’700; il verismo dell’opera, se c’è, è un verismo gentile, garbato, che guarda più alle raffinatezze della musica francese che alle partiture sanguigne di Mascagni e Leoncavallo. Nell’eleganza ornamentale di Adriana c’è l’Italia che si innamora dell’architettura Liberty, così come nella sua malinconia di fondo ci sono già le avvisaglie dell’imminente stagione crepuscolare.

Un salone di Villa Cilea

Ma questa Adriana genovese è anche altro: è il ritorno in cartellone di un nome, quello di Francesco Cilea, legato alla Liguria. Alla sua cultura, ma anche al suo immaginario popolare. A Varazze, per dire che si va a fare una passeggiata fino al mare, si usa l’espressione “vado a trovare Cilea”, ovvero il busto del compositore che si trova sul lungomare. E i varazzini dicono anche che toccare il naso del busto porti fortuna… Questo perché Cilea, nato a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, nel 1866, visse per quarant’anni, fino alla morte avvenuta nel 1950, a Varazze (di cui fu nominato cittadino onorario), nella villa che oggi porta il suo nome: “Villa Cilea”. Uno splendido edificio ottocentesco, in stile floreale, situato in via Marconi, nel levante cittadino, decorato dagli affreschi del pittore lucchese Luigi De’ Servi (molto attivo, in quegli anni, a Genova e in Liguria), che ancora conserva le partiture del maestro e il suo pianoforte a coda, su cui Cilea compose moltissimi lavori, tra cui un poema sinfonico dedicato a Giuseppe Verdi, ispirato a versi di Sem Benelli, eseguito in prima assoluta proprio al Teatro Carlo Felice nel 1913.

Alla morte del compositore, la villa fu donata dalla vedova di Cilea, Rosa Lavarello, alla SIAE, che ne è ancora la proprietaria e che ne cura la manutenzione. In ricordo e in onore dei rapporti tra Cilea e la Liguria, alla prima di Adriana Lecouvreur saranno presenti il sindaco di Varazze, l’avvocato Alessandro Bozzano, e, in  rappresentanza della SIAE, il Maestro Oscar Prudente, compositore e produttore discografico.

 

Massimo Pastorelli (anche per le fotografie)

Divismo e passioni drammatiche in Adriana Lecouvreur, al Teatro Carlo Felice

Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea non è mai stata messa in scena al Teatro Carlo Felice: la sua ultima rappresentazione genovese fu al Teatro Margherita nel 1989, oltre trent’anni fa. Grande attesa e curiosità, dunque, per il ritorno a Genova di questo titolo, in cartellone al Teatro Carlo Felice dal 12 al 16 febbraio.

La protagonista dell’opera è ispirata a una figura realmente esistita: l’attrice Adrienne Lecouvreur, regina delle scene teatrali parigine degli inizi del ’700, ammirata e amata sia dal pubblico che dagli artisti e intellettuali dell’epoca, tra cui Voltaire, morta in circostanza misteriose. Si racconta, infatti, che fosse stata assassinata dalla Principessa di Bouillon, sua rivale in amore, attraverso un mazzolino di viole avvelenate. Il fascino e il mistero della vicenda colpirono Eugène Scribe, che ne trasse un dramma, diventato un cavallo di battaglia di Sarah Bernhardt, da cui Arturo Colautti ricavò il libretto per l’opera di Cilea.

Prediletta dai più grandi soprani del ’900, Adriana Lecouvreur è senza dubbio il capolavoro del compositore calabrese, il titolo in cui riuscì a esprimere in modo più completo il suo stile, originale nel teatro musicale italiano di quegli anni. Mentre la maggior parte degli altri operisti inseguiva i successi della linea verista, Cilea preferì rivolgersi alle raffinatezze dell’opera francese, da cui prese il gusto per la melodia sempre in primo piano (come nella pagina più celebre dell’opera, “Io son l’umile ancella”), accompagnata da armonie ricercate e da colori orchestrali ricchi di sfumature. Andata in scena per la prima volta nel 1902 al Teatro Lirico di Milano, Adriana Lecouvreur ottenne fin da subito un grande successo di pubblico, anche grazie all’effetto coinvolgente dato dall’alternanza tra momenti intimi, slanci passionali e parentesi comiche (il dietro le quinte della Comédie-Française è descritto con garbata ironia).

Il Teatro Carlo Felice di Genova propone Adriana Lecouvreur nell’allestimento dell’Associazione Lirica Concertistica Italiana (As.Li.Co.) con la regia, le scene e i costumi di Ivan Stefanutti (assistente alla regia Filippo Tadolini). Una rilettura della vicenda originale che sposta l’ambientazione ai primi del ’900, negli anni iniziali della storia del cinema, con i primi conseguenti fenomeni di divismo femminile. Adriana, nell’idea di Stefanutti, diventa così una sorta di Lyda Borelli, una delle prime grandi dive del cinema muto. «Una definizione della Borelli – spiega il regista – mi ha fatto pensare che una strada interessante era quella di ambientare l’opera nell’epoca in cui il teatro e il neonato cinema respiravano la stessa aria e le stesse emozioni. Un mondo ancora in bianco e nero fatto di forti contrasti. Anche il libretto mi suggeriva l’atmosfera di quegli anni venata di decadentismo che consentiva di vivere con estrema emotività tutte le vicende di amore e gelosia.»

Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Carlo Felice (preparato da Francesco Aliberti), Valerio Galli, direttore particolarmente attento al repertorio operistico italiano degli inizi del secolo scorso, come ha dimostrato nella Stagione 2019/20 del Teatro Carlo Felice dirigendo il dittico Gianni Schicchi di Puccini e Rapsodia satanica di Mascagni.

Di grande prestigio il cast, in cui spiccano nomi importanti del panorama lirico internazionale: Barbara Frittoli, Amarilli Nizza e Valentina Boi (Adriana); Marcelo Álvarez, Fabio Armiliato e Gianluca Terranova (Maurizio di Sassonia); Judit Kutasi e Giuseppina Piunti (Principessa di Bouillon); Devid Cecconi e Alberto Mastromarino (Michonnet); Federico Benetti (Principe di Bouillon); Didier Pieri (Abate di Chazeuil). Completano il cast: Marta Calcaterra (Mademoiselle Jouvenot), Carlotta Vichi (Mademoiselle Dangeville), John Paul Huckle (Quinault), Blagoj Nacoski (Poisson), Claudio Isoardi (Un maggiordomo). Le luci, che nella regia di Stefanutti hanno un ruolo centrale, sono di Paolo Mazzon.

Nell’Atto III di Adriana Lecouvreur c’è una famosa scena danzata, che in questo allestimento ha le coreografie di Michele Cosentino ed è interpretata da Michele Albano, Ottavia Ancetti e Giancarla Malusardi.

Lunedì 10 Febbraio 2020 – ore 17.30, Spazio Eventi della Libreria Feltrinelli – via Ceccardi 16 r. Un pomeriggio all’Opera. Incontro con i protagonisti di Adriana Lecouvreur. Moderatore Massimo Pastorelli. Accesso libero e gratuito sino ad esaurimento posti disponibili

“Percorso di prova” per l’andata in scena dell’Adriana Lecouvreur con il Corso di Fotografia di Scena dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova a cura della professoressa Patrizia Lanna.

– Collaborazione con l’artista Monica Frisone che presenta i “Gioielli della lirica”, una linea dedicata al titolo in scena.

Azienda Preti presente alle recite con dolci sorprese agli spettatori.

– Riparte la sinergia con AMT a beneficio del pubblico che viene a Teatro e degli abbonati AMT.

– Collaborazione con Unite, con un corso dedicato all’avvicinamento alle opere del Teatro Carlo Felice, che prevede una card dedicata per la visione dei vari titoli.

– Visite guidate agli allestimenti dell’opera per le scuole.

 

Massimo Pastorelli