Inizio con questo, una serie di articoli sulle località italiane che si prestano ad una vacanza primaverile o estiva, quando di solito maggiore è il tempo a disposizione per visitarle, ma che sempre costituiscono un vanto per l’Italia. Ottima la recente pubblicità che sostiene il turismo interno, non tanto per questioni di campanilismo, quanto perché, a fronte del previsto aumento del 40% di turismo estero che arriverà nei prossimi mesi nel Belpaese, molti italiani non lo conoscono altrettanto bene.
Così ecco Ravello, che ricordo come ridente cittadina che raggiungi da un posto cartolina come Positano, ad esempio, o Amalfi. Ci si inerpica per una strada panoramica su coltivazioni che sembrano dipinte, e poi si arriva dove non ti aspetti. Già gli antichi Romani avevano trovato ameno questo bellissimo posto, patrimonio UNESCO dal 1997 e nota come “Città della musica”, grazie anche al “Ravello Festival” che ogni anno fa accorrere nella città ballerini e musicisti di prim’ordine a livello mondiale.
A 350 metri sul livello del mare, sopra Maiori e Minori, Ravello gode di una buona ventilazione soprattutto durante le calde estati, e permette una vista panoramica unica sul Golfo di Salerno e il Mar Tirreno in genere.
La leggenda vuole che i patrizi romani che giunsero a Ravello fossero i naufraghi dell’affondamento della loro imbarcazione lungo le coste dalmate, anche se probabilmente qualche villa romana era già presente in loco. Sono molti i belvedere di ville attualmente visitabili o tramutate in alberghi e ristoranti nel corso degli anni.
Sicuramente il palazzo più famoso è “Villa Rufolo”, del 1270 e citata nel “Decameron” di Giovanni Boccaccio, con bellissimi giardini e dimora della famiglia più importante di Ravello, sede del “Ravello Festival”. Sempre duecentesco è il convento fondato da San Francesco, mentre il Convento di Santa Chiara è stato chiuso nel 2021.
Nota è anche “Villa Cimbrone”, ottocentesca, che presenta molti rilievi antichi e bei giardini, con il belvedere “dell’Infinito” a picco sul mare. Ravello è famosa per le sue cento chiese che sottolineano l’importanza della cittadina soprattutto a partire dalla costituzione della Repubblica marinara di Amalfi, avvenuta nell’839, con la costituzione del territorio in Ducato. Intensi erano i commerci con Bisanzio fino a quando i Normanni giunsero a proteggere le famiglie ravellesi per ottenere il controllo di Amalfi. Per volere del figlio di Roberto il Guiscardo, Ravello divenne sede vescovile nel 1086, dipendente direttamente dalla Santa Sede, sempre in contrasto della Repubblica di Amalfi. I contrasti dei Normanni con i Pisani posero Ravello a ferro e fuoco nel 1137, traghettandola per l’epoca sveva e poi angioina, durante la quale l’episodio più noto è la “guerra del Vespro”, del 1282, che minò i commerci sul Mediterraneo per la sua lunga durata. La crisi economica e le lotte interne portarono la popolazione, giunta introno alle venticinquemila persone, a trasferirsi verso la Puglia, mentre iniziavano i contrasti con la vicina cittadina di Scala.
Nel tempo, molti nobili si trasferirono a Napoli, anche se i potenti banchieri del Regno di Napoli, i Rufolo, rimasero a Ravello. Interessante l’azione dei nobili ravellesi intorno al 1583, quando pagarono il Ducato messo in vendita da Maria d’Avalos, vedova di Giovanni Piccolomini, per diventarne possessori e portando quella zona a diventare demanio reale. Durante il dominio dei Borbone, Ravello ebbe un altro momento di splendore, fino alla contestazione dell’unificazione nazionale che portò anche qui qualche fenomeno di brigantaggio. Tuttavia, grazie alla fortunata posizione geografica, Ravello ottenne sempre il consenso e l’interesse dei viaggiatori, come Richard Wagner che proprio a Ravello compose il suo lavoro “Parsifal”, e lo stesso re Vittorio Emanuele III.
Insomma, non mancano motivi di interesse per visitare Ravello. Attendo i commenti dei visitatori che confermino la bellezza di questo autentico gioiello italiano, davvero un Patrimonio.
Alessia Biasiolo