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Domenica 23 febbraio alle ore 17.00 presso l’Auditorium Eugenio Montale del Teatro Carlo Felice di Genova, l’Associazione Golfini Rossi Onlus e la Residenza Universitaria Capodifaro, in collaborazione con l’Opera Carlo Felice, presenteranno il Progetto di raccolta fondi per la Comunità Mvimwa in Tanzania. Per tale occasione è previsto un concerto di straordinario valore con i Solisti dell’Accademia di Alto Perfezionamento dell’Opera Carlo Felice, diretta da Francesco Meli, e l’Ensemble di Percussioni del Liceo Musicale Sandro Pertini di Genova. Al termine dell’esecuzione musicale, un momento conviviale con assaggio di olio e vino offerto dall’Azienda Agricola Pierluigi Pace.
Un pomeriggio culturale interamente dedicato al dialetto, anzi ai dialetti, autentici patrimoni linguistici: è quello che viene proposto domenica 23 febbraio 2025, dalle 15:30, al MAF di San Bartolomeo in Bosco, via Imperiale, Ferrara. Il 21 febbraio di ogni anno si celebra infatti la Giornata Internazionale della Lingua Madre, deliberata dall’Unesco per valorizzare le ricchezze linguistiche dei diversi territori e delle nazioni del mondo. A distanza di due giorni dalla data canonica, ma in piena sintonia con le finalità della Giornata, la sala “Guido Scaramagli” dell’istituzione museale ospiterà un evento che si tradurrà nella presentazione in anteprima di un volume di poesia dialettale ferrarese e in una performance-omaggio a tutti i dialetti.
La “poesia colta” ferrarese si arricchisce di una nuova gemma con il nuovo libro di Edoardo Penoncini, “Cant dal paéś” (Canti dal paese), edito da Puntoacapo di Cristina Daglio (nella prestigiosa collana di critica e scrittura neo-dialettale “AltreLingue”, diretta da Manuel Cohen), con la prefazione di Paolo Pezzolo e la postfazione di Patrizio Bianchi. Per la sua quinta raccolta di poesie in dialetto scrive Paolo Pezzolo nella prefazione: “a questi ‘Cant dal paéś’ doveva necessariamente approdare Edoardo Penoncini, semplicemente perché il dialetto e la terra che l’ha nutrito – per le ragioni della poesia- sono la stessa cosa”. Dopo aver girato per il MAF due video della serie “A trebbo con…”, Penoncini torna al MAF per dialogare ancora con Corrado Pocaterra e presentare il suo nuovo libro. Farà quindi seguito una performance-omaggio dedicata alla Giornata Internazionale della Lingua Madre, animata dal Gruppo GAD di Lettura Espressiva di Ferrara, attivo a Ferrara e provincia da sette anni, composto da lettori e lettrici tutti residenti a Ferrara, ma provenienti da diverse città italiane. Così nell’ambito di questa importante Giornata Unesco saranno lette poesie vernacolari di autori – contemporanei e classici – che hanno scritto e scrivono nei dialetti delle seguenti località italiane: Palermo (Sicilia), Napoli (Campania), Foggia (Puglia), Roma (Lazio), Ferrara (Emilia Romagna) e Padova (Veneto). Saranno in pedana per la performance vernacolare: Gianna Andrian, Ambretta Balboni, Susanna Benini, Maria Calabrese, Grazia Pantaleo, Elvira Tanzilli e Athos Tromboni. A conclusione dell’evento, a ingresso libero e gratuito, ai partecipanti sarà riservato un buffet con i prodotti della terra ferrarese. L’iniziativa è promossa dal Comune di Ferrara, dal MAF e dall’Associazione omonima, con la collaborazione del Gruppo GAD di Lettura Espressiva.
Per info:MAF tel. 0532 725294, e-mail info@mondoagricoloferrarese.it.
Mercoledì 26 febbraio 2025 alle 18.00 riprendono i concerti di Roma Sinfonietta presso l’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1). Protagonisti di questo saranno il gospel, gli spiritual e altre forme di canto religioso nate in America ma anche celebri canzoni di protesta degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Ad interpretarli sarà il Coro Gospel di Roma Tor Vergata, nato nel 2018 per un’iniziativa di Giorgio Adamo e Alberto Annarilli (che ne è il direttore) e diventato subito parte integrante delle attività del Laboratorio di Musica Jazz e del dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società dell’Università “Tor Vergata”. Questo Coro, diretto da Alberto Annarilli, si è esibito in occasioni ufficiali dell’Ateneo, in vari eventi culturali e in concerti organizzati da altre università, ambasciate, associazioni culturali. Dal 2024 è gemellato con il Sidney Sussex Choir del Sidney Sussex College dell’Università di Cambridge.
Il programma del concerto è imperniato sullo spiritual afro-americano, sul gospel tradizionale e contemporaneo e sul christian pop, un genere di canto religioso sviluppatosi negli Usa a partire dagli anni Sessanta-Settanta e che innesta la musica folk, pop e rock su una base derivata dal gospel e che ha raggiunto una grande popolarità (anche al di fuori degli Usa) nei decenni successivi. Ma si ascolteranno anche alcune celebri song legati ai movimenti civili statunitensi degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, come We shall overcome,cantato durantele manifestazioni del movimento per i diritti civili degli afro-americani e Blowin’ in the wind di Bob Dylan. Gli arrangiamenti di alcuni di questi canti sono dello stesso direttore Alberto Amarilli
Biglietti € 12,00 intero, € 8,00 ridotti personale universitario, over 65 e titolari CartaEffe Feltrinelli, € 5,00 studenti. I biglietti si possono prenotare telefonicamente (06 3236104) e ritirare il giorno del concerto oppure acquistare direttamente prima del concerto.
Il paravento, che LeCorbusier definiva un separatore mobile di spazi interni di una unità abitativa, diviene protagonista assoluto nella mostra itinerante “Schermi d’Arte- Il paravento da oggetto a favola”, che trasforma il paravento da oggetto di utilità quotidiana a luogo di pensiero attraverso l’opera di 23 artisti tra scultori, pittori, poeti e designer, appartenenti a generazioni diverse e differenti fra di loro per pensiero e formazione artistico-culturale.
L’esposizione, ideata e progettata da Gabriella Brembati, direttrice di Spazio Arte Scoglio di Quarto, con la curatela del critico e storico dell’arte Alberto Barranco di Valdivieso, dopo essere stata presentata a Villa Borri Manzoli di Corbetta e da Colleoni Proposte d’Arte di Bergamo, arriva alla Galleria Virgilio Guidi di Cascina Roma, Piazza delle Arti, a San Donato Milanese dove è stata inaugurata oggi pomeriggio, e rimarrà aperta fino al 16 marzo 2025.
Tradizionalmente utilizzato per separare ambienti o proteggere dalla vista, Il paravento ha acquisito nel tempo una grande rilevanza come oggetto d’arte, grazie alla sua doppia anima funzionale ed estetica.
Spesso realizzato con materiali pregiati come legno, seta e carta, il paravento si distingue per la sua capacità di trasformarsi in una tela su cui vengono dipinti paesaggi, fiori o motivi geometrici, scene di vita quotidiana o allegorie, e la sua forma, che può essere ripiegata o allungata, lo rende anche un’opera d’arte dinamica, capace di dialogare con lo spazio in modi diversi.
Tuttavia, l’obiettivo della mostra non è quello di presentare il paravento come un semplice oggetto utile, né come un banale supporto per l’arte. Si è voluto invece mettere in risalto il paravento come uno “schermo”, che attraverso l’interazione con il pensare artistico si trasforma, diventando uno stimolo per riflessioni e percezioni poetiche.
“Schermare” non significa soltanto bloccare, separare o proteggere, ma implica anche un filtrare che racchiude in sé l’idea di trasformazione, che tuttavia non nega la funzione primaria del paravento: un diaframma che divide e organizza lo spazio.
Le 23 opere esposte, una per ogni artista, non sempre rispettano la forma canonica del paravento ed esplorano il concetto di schermo in senso poetico e interpretativo, trasformando l’oggetto funzionale in materia psichica, ossia in uno spazio di pensiero e libera espressione, svincolato da qualsiasi utilità pratica.
Come osserva Alberto Barranco di Valdivieso nel suo testo in catalogo: “Questi diaframmi si servono dell’arte per intervenire in modo lirico oltre lo spazio che li accoglie, diventando il pretesto per un viaggio poetico attraverso lo schermo verso altri luoghi della coscienza.”
Gli artisti chiamati ad esporre sono stati totalmente liberi in fase creativa di rispettare la forma tradizionale del paravento, oppure di reinterpretata radicalmente.
Per facilitare la comprensione delle opere, gli artisti sono stati suddivisi in tre gruppi distinti, e naturalmente anche l’allestimento ha seguito questa visione:
Schermo Plastico. Un gruppo di scultori ha interpretato il tema del paravento attraverso la tridimensionalità e la forza espressiva della materia. Lo schermo, in questo caso, interagisce con la luce e la materia, raccontando una storia attraverso la sua fisicità.
Schermo Lirico. Gli artisti di questo gruppo, esperti nell’uso di diverse tecniche come pittura, scultura, assemblage e installazioni, vedono nell’arte un mezzo per indagare i valori umani e la relazione tra uomo e natura. Attraverso l’uso di parole, segni e geometrie, trasformano l’oggetto in una macchina linguistica, riflettendo sull’esistenza umana in relazione al mondo.
Schermo Planare. In questo gruppo, gli artisti lavorano sulla bidimensionalità, esplorando il segno estetico attraverso tecniche come collage, pattern planari e pittura su tela o carta. Pur mantenendo una fedeltà alla bidimensionalità, in alcuni casi introducono elementi materici come bassorilievi.
Artisti: Davide Bolzonella, Francesco Cucci, Stefania Dalla Torre, Clarissa Despota, Pino Lia, Mintoy (Puledda Piras).
Il catalogo della mostra pubblica il testo critico del curatore Alberto Barranco di Valdivieso con un testo della storica dell’arte Marilisa Di Giovanni dal titolo “Le molte vite del paravento”, che offre un’analisi del tema del paravento attraverso coordinate storiografiche e antropologiche, arricchendo ulteriormente la riflessione proposta dal progetto espositivo.
Orari di apertura al pubblico: da lunedì a venerdì 09.00-18.30; sabato 09.00-12.30 / 14.30-18.30; domenica 10.00-12.30 / 15.00-19.00.
In occasione del Giorno del Ricordo lunedì 10 febbraio 2025 alle 10 avrà luogo una cerimonia di commemorazione davanti al monumento dedicato ai Martiri delle Foibe di p.le Poledrelli 1/F a Ferrara.
Dopo gli Onori ai caduti e la benedizione del monumento, interverranno Alessandro Balboni vicesindaco del Comune di Ferrara, Massimo Marchesiello prefetto di Ferrara, Martino Ravasio presidente della Consulta Provinciale degli Studenti, Riccardo Rizzardi a nome dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Presidente dell’Istituto Nastro Azzurro.
Nella giornata del 10 febbraio, su disposizione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le bandiere degli edifici pubblici saranno esposte a mezz’asta, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale.
Altre iniziative nel ferrarese organizzate in occasione del “GIORNO DEL RICORDO”in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale (istituito con legge 30 marzo 2004 n. 92):
– mercoledì 12 febbraio 2025, alle 10:30 Sala Estense (P.zza del Municipio n. 14- FE) “LE TESTIMONIANZE DEI SOPRAVVISSUTI” Estratto del film ‘Red Land° di Maximiliano Hernando Bruno Interventi di Alessandro Balboni Vicesindaco del Comune di Ferrara Massimo Marchesiello Prefetto di Ferrara. L’incredibile storia di Graziano Udovisi (1925 – 2010) raccontata dalle immagini. Gli studenti intervistano Luciana Miani, esule istriana e Adriana Giacci, testimone di seconda generazione.
– sabato 15 febbraio 2025, alle 20:30 Sala Estense (P.zza del Municipio n. 14 – FE) Proiezione del film RED LAND (ROSSO ISTRIA) di Maximiliano Hernando Bruno, dedicato alla tragica vicenda della giovane studentessa universitaria torturata e gettata nelle foibe. Norma Cossetto. Ingresso gratuito.
Termina sabato 8 febbraio da Colleoni Proposte d’Arte (Via Baioni 19) di Bergamo il secondo “atto” della mostra “Schermi d’Arte – Il paravento da oggetto a favola”, realizzata in occasione dei primi 70 anni di “Colleoni Roberto & C. Tappezzieri”, azienda fondata nel 1954, nello stesso anno in cui l’architetto e designer Gio Ponti ideava il Premio internazionale “Compasso d’Oro”.
Ideata e progettata da Gabriella Brembati, direttrice di Spazio Arte Scoglio di Quarto, con la curatela del critico e storico dell’arte Alberto Barranco di Valdivieso, a Bergamo la mostra si apre con un paravento site-specific dal titolo “Omaggio a Gio Ponti”, che dialoga con le opere di altri 23 artisti tra scultori, pittori, poeti e designer, appartenenti a generazioni diverse e differenti fra di loro per formazione artistico-culturale, che hanno trasformato il paravento da oggetto di utilità quotidiana a luogo di pensiero.
Leggero, autoportante, pieghevole, spesso realizzato con materiali pregiati come legno, seta e carta, il paravento si distingue per la sua capacità di trasformarsi in una tela su cui vengono dipinti paesaggi, fiori o motivi geometrici, scene di vita quotidiana o allegorie, e la sua forma, che può essere ripiegata o allungata, lo rende anche un’opera d’arte dinamica, capace di dialogare con lo spazio in modi diversi.
Tuttavia, l’obiettivo della mostra non è quello di presentare il paravento come un semplice oggetto utile, né come un banale supporto per l’arte. Si è voluto invece mettere in risalto il paravento come uno “schermo”, che attraverso l’interazione con il pensare artistico si trasforma, diventando uno stimolo per riflessioni poetiche.
Per facilitare la comprensione delle opere esposte, gli artisti chiamati ad esporre sono stati suddivisi in tre gruppi distinti.
Il catalogo della mostra pubblica il testo critico del curatore Alberto Barranco di Valdivieso con un testo della storica dell’arte Marilisa Di Giovanni dal titolo “Le molte vite del paravento”, che offre un’analisi del tema del paravento attraverso coordinate storiografiche e antropologiche, arricchendo ulteriormente la riflessione proposta dal progetto espositivo.
Colleoni Proposte d’Arte / Per saperne di più…
La Galleria Colleoni Roberto & C., nata dalla passione per l’arte e per il bello di Roberto Colleoni e della sua Famiglia, si sviluppa in un articolato e vasto ambiente, con le pareti bianche che non interferiscono con quanto esposto.
L’illuminazione deriva anche dalla luce naturale che si irradia nello spazio interno attraverso ampie finestre.
Così l’arte, come strumento di crescita e di stimolo culturale, si coniuga con l’attività di produzione artigianale aggiungendo valore.
Arte e Casa sono due anime che convivono nello stesso ambiente favorendo livelli d’eccellenza.
Nel mese di febbraio 2025 Donato Renzetti, Direttore emerito dell’Opera Carlo Felice, tornerà sul podio del Teatro genovese per dirigere Andrea Chénier, sesto titolo della Stagione Lirica 24-25, e i concerti Racconti sinfonici e Brahms e Šostakovič nell’ambito della Stagione Sinfonica.
Andrea Chénier, dramma storico in quattro quadri di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica, sarà in scena da giovedì 6 febbraio alle ore 20.00 (turno A). Con la direzione di Donato Renzetti, la regia di Pier Francesco Maestrini, le scene e i video di Nicolás Boni, i costumi di Stefania Scaraggi, la coreografia di Silvia Giordano e le luci di Daniele Naldi. Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Bologna e dell’Opéra Garnier de Monte-Carlo. Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS.
Il cast si compone di Fabio Sartori (Andrea Chénier), Amartuvshin Enkhbat / Stefano Meo (Carlo Gérard), Maria Josè Siri (Maddalena di Coigny), Cristina Melis (La mulatta Bersi), Siranush Khachatryan (La contessa di Coigny), Manuela Custer (Madelon), Nicolò Ceriani (Roucher), Matteo Peirone (Fléville), Marco Camastra (Fouquier Tinville), Luciano Roberti (Mathieu), Didier Pieri (Un incredibile), Gianluca Sorrentino (L’abate), Franco Rios Castro (Il maestro di casa), Angelo Parisi (Dumas), Andrea Porta (Schmidt).
Repliche domenica 9 febbraio alle ore 15; mercoledì 12 febbraio alle ore 20 e sabato 14 febbraio alle ore 15.
Andrea Chénier, dramma composto nel 1896 su libretto di Luigi Illica, è stato il primo grande successo di Umberto Giordano. L’azione si svolge nei pressi di Parigi al tempo della Rivoluzione francese. Gli ideali costituzionalisti del protagonista sono in contrasto con lo stile di vita corrotto della nobiltà parigina, e durante il Regime del Terrore il poeta verrà perseguitato e giustiziato per la sua appartenenza politica. Sullo sfondo dei tragici avvenimenti storici, si sviluppa una storia d’amore con Maddalena, figlia della Contessa di Coigny. Andrea e Maddalena rimarranno insieme fino all’ultimo istante.
Commenta Donato Renzetti: «Dobbiamo ringraziare Luigi Illica per l’idea dell’opera, originale e avvincente, ispirata dalla vita del poeta francese André Chénier, rivoluzionario ghigliottinato a Parigi nel 1794. Qui, come in Fedora, Giordano raggiunse le più alte vette della sua inventiva musicale e, come accadde per altri compositori che seguirono l’esempio di Giuseppe Verdi, sviluppò musicalmente la rapidità dell’azione scenica. Se dopo 120 anni lo Chénier di Giordano viene rappresentato assiduamente in tutti i teatri del mondo è proprio perché custodisce segreti che superano in qualche modo la collocazione dell’opera nel filone del Verismo, c’è qualcosa in più! Il ritmo incalzante con il quale si alternano sonorità e piani visivi rendono estrema la drammatizzazione così come la cura dettagliata dei personaggi comporta passaggi immediati, dal monologo alla romanza, dal duetto alle scene corali. Tutto questo rende evidente la fascinazione che Giordano subì dalla cura dei riferimenti storici e reali su cui Illica creò il libretto».
L’allestimento, realizzato nel 2022 per il Teatro Comunale di Bologna e ripreso a gennaio 2023 all’Opéra Garnier di Montecarlo, vede la regia di Pier Francesco Maestrini: «Andrea Chénier è un titolo al quale sono molto legato poiché è stata per me l’ultima opera come assistente di mio padre che ha avuto la possibilità di dirigere i più importanti interpreti della storia di questo ruolo. Inoltre, posso dirmi fortunato di avere avuto io stesso l’opportunità di metterla in scena con i più grandi artisti del mio tempo, da Giacomini a Kunde fino ad adesso, con Fabio Sartori e Maria Josè Siri. Probabilmente, almeno per me, si tratta della sola opera in cui è quasi impossibile prescindere dal contesto, un contesto che non si limita a fare da sfondo a una storia d’amore: la rivoluzione è tanto protagonista quanto lo sono gli interpreti e ne condiziona le vite, costringendo tutti i personaggi ad adattarsi drasticamente a un cambiamento troppo repentino e radicale pur di sopravvivere».
Racconti sinfonici –Brahms e Šostakovič
Sabato 8 febbraio alle ore 20.00, nel concerto Racconti Sinfonici, Donato Renzetti sarà alla direzione dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice e del soprano Francesca Paola Geretto – attiva sia in ambito operistico sia in ambito concertistico in Italia e in Europa presso prestigiose Istituzioni e vincitrice del Premio Wagner 2017. Il programma musicale prevede l’esecuzione dei Sei Lieder per voce e orchestra op. 8 di Arnold Schönberg e di Shéhérazade, suite sinfonica di Nikolaj Rimskij-Korsakov.
Schönberg compose i Sei Lieder su testi di Heinrich Hart tra il 1904 e il 1905, la prima esecuzione si sarebbe tenuta solo in seguito, nel 1914, a Praga. Il compositore, non ancora approdato a soluzioni armoniche avanguardistiche come dodecafonia e serialismo, affrontava un momento fondamentale del proprio percorso artistico in cui si ravvisano nell’articolato linguaggio musicale, ancora tonale, le prime tensioni verso nuove prospettive. La suite sinfonica Shéhérazade di Rimskij-Korsakov risale al 1888 e si articola in quattro parti: Il mare e la nave di Sinbad, Il racconto del principe Kalender, Il giovane principe e la giovane principessa e Festa a Bagdad. Il mare. Il naufragio. Con una scrittura caratteristica e profondamente legata alla tradizione russa tardo-romantica, il compositore realizza una composizione ispirata ed evocativa in cui i temi musicali ricorrenti di Shéhérazade e del Sultano fanno da tramite tra i diversi episodi da Le mille e una notte.
Venerdì 14 febbraio alle ore 20.00 sarà la volta del concerto Brahms e Šostakovič, con la direzione di Donato Renzetti, l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice e il pianista Michele Campanella – concertista attivo in Europa, Asia e Stati Uniti tra i cui riconoscimenti si ricordano la Medaglia d’oro della Liszt Society of United States of America, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e la Laurea Honoris Causa in Discipline della Musica e dello Spettacolo, Storia e Teoria, per meriti culturali e artistici dell’Università Federico II di Napoli. In programma il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemolle maggiore op. 83 di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 1 in fa minore op. 10 di Dmitrij Šostakovič.
Brahms cominciò a lavorare al suo Secondo Concerto per pianoforte e orchestra nel 1878, per terminare la composizione nel 1881 in vista della prima esecuzione che si sarebbe tenuta il 9 novembre di quell’anno a Budapest. La lunga lavorazione si risolse in un Concerto singolarmente ampio, di notevole densità e articolazione sono sia la scrittura orchestrale sia quella pianistica. L’esperienza nella composizione per pianoforte, maturata da Brahms soprattutto nei suoi primi anni di attività, si coniuga in questo Concerto all’intensa pratica sinfonica, proprio in quegli anni il compositore era impegnato nella realizzazione delle sue quattro Sinfonie. Šostakovič compose la sua Prima Sinfonia nel 1925, come ultimo esame per il diploma in Composizione al Conservatorio di San Pietroburgo. L’anno successivo la composizione venne eseguita per la prima volta a Leningrado con la direzione di Nikolaj Malko. Nonostante si tratti del primo lavoro sinfonico di uno Šostakovič appena diciannovenne, il linguaggio musicale è già personale e definito da originali scelte timbriche e ritmiche, tra momenti dal brillante guizzo ironico e altri di maggior dolcezza e lirismo.
Alfonso Cortesi. Storia di un corniciaio non è solo un’esposizione di opere d’arte, ma il racconto della vita di un uomo, che nel primo dopoguerra decide di scommettere sul fervore della scena artistica italiana e su un mestiere oggi quasi scomparso, quello del corniciaio. Un uomo a modo suo visionario, che rivoluziona il concetto stesso di cornice, che da mero elemento decorativo si trasforma in punto di equilibrio formale, capace di influenzare la percezione dell’opera d’arte e di espanderne la stessa narrazione visiva.
Alfonso Cortesi. Storia di un corniciaio, in programma allo Spazio Heart di Vimercate (Via Manin 2; da giovedì a domenica 16-19) fino al 16 marzo, curata a quattro mani da Simona Bartolena e Armando Fettolini, offre la possibilità di immergersi nell’universo di un personaggio che, elevando il mestiere del corniciaio a vera e propria arte, ha segnato la scena artistica milanese e italiana del XX secolo in Italia.
Sottolinea Simona Bartolena: “Le opere esposte sono splendide, senza dubbio: tra esse spiccano capolavori di artisti assai noti della scena milanese degli anni Sessanta e Settanta. Ma non sono loro le protagoniste. Protagonista è Alfonso Cortesi. La sua storia, le sue amicizie, il suo ruolo di collezionista, mentore, mecenate, oltre che di corniciaio. Per questo nella selezione delle opere da esporre non ha prevalso la notorietà dell’autore, ma la loro importanza nella vita di Cortesi. Opere firmate da nomi fondamentali per la scena artistica del tempo, si mescolano a lavori realizzati da artisti poco conosciuti o addirittura occasionali. Una scelta eterogenea che riflette a pieno la poliedricità degli oggetti e dei dipinti della collezione di questo visionario corniciaio con il vizio della bellezza e dall’intuito invidiabile.”
Oltre alle 40 opere di 23 artisti differentiesposte allo Spazio Heart di Vimercate, ognuna delle quali è un omaggio all’eccellenza dell’eccellenza artigiana di Alfonso Cortesi, l’esposizionecelebra e mette in evidenza, attraverso documenti inediti, fotografie, cartoline, lettere, disegni, inviti e oggetti cortesemente concessi dalla famiglia Cortesi, le intuizioni e gli stretti legami di Alfonso Cortesi con la maggior parte degli artisti che si rivolgevano a lui, e la sua straordinaria capacità di creare un legame profondo con ogni opera.
Presenti in mostra anche alcuni lavori realizzati da artisti che hanno avuto un legame speciale con Cortesi, di profonda stima e fiducia reciproca, come Enrico Castellani, Arturo Vermi, Antonio Scaccabarozzi, Agostino Bonalumi, Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Lucio Fontana, Emilio Chiusa, Antonio Calderara, e che oggi ci raccontano la sua visione dell’arte e la sua sensibilità, che non conosce confini, pregiudizi, codici o tendenze.
Ma chi era Alfonso Cortesi?
Nato nel 1918 a Castello d’Argile, un piccolo borgo nei pressi di Bologna, alla fine degli anni Venti si trasferisce con la famiglia a Milano. Alfonso, ancora giovanissimo, trova impiego come garzone da Egisto Marconi, fra i principali innovatori dell’arte corniciaia europea, che lavorò con tutti i grandi artisti del tempo, da Sironi a Morandi, e padre di Giorgio Marconi, uno dei maggiori galleristi italiani.
A interrompere la sua crescita professionale sopraggiunge la guerra. Cortesi parte per la Campagna di Russia, un’esperienza terribile, che lo segnerà profondamente.
Finita la guerra e tornato a Milano, nel 1946 sposa Mariuccia Colnaghi, conosciuta a Caidate dopo aver deciso di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana e che resterà per sempre al suo fianco, diventando una preziosissima alleata, consigliera e aiutante, oltre che compagna e madre di Venusta, la loro unica figlia.
Nel 1947 aprono un primo laboratorio di cornici a San Siro, e solo tre anni dopo, nel 1950, si spostano in un atelier più grande a Monza con due aiutanti,
L’Italia del secondo dopoguerra è un paese ancora con molte macerie che cerca di riprendersi poco alla volta, e l’idea di aprire un’attività che punta su un bene effimero come le cornici è a dir poco coraggiosa. Ma Mariuccia e Alfonso non si lasciano spaventare, e il tempo darà loro ragione.
Un tratto distintivo del lavoro di Cortesi è la sua incessante ricerca di innovazione, pur restando fedele alla tradizione artigianale che caratterizza il suo mestiere. La sua capacità di adattarsi alle esigenze degli artisti, collezionisti e galleristi gli ha permesso di diventare un corniciaio di fama, capace di realizzare cornici per ogni tipo di opera, dai dipinti classici alle più moderne installazioni artistiche.
Tuttavia, Alfonso Cortesi non era solo un eccellente artigiano attento ai dettagli, capace di lavorare fianco a fianco con gli artisti e, attraverso le sue cornici, valorizzarne ogni singola opera. Cortesi era anche una persona con un intuito straordinario e un’acutezza rara, aperto a tutte le forme d’arte, capace di scoprire nuovi talenti e contribuire attivamente alla loro crescita, talvolta acquistandone le opere o sostenendo economicamente i loro progetti.
La casa e il laboratorio dei Cortesi diventano ben presto punti di riferimento per moltissimi artisti, con diversi dei quali Alfonso stringe sincere amicizie, destinate a durare per tutta la vita. Insieme alla moglie frequentano mostre, inaugurazioni, eventi, respirando a pieno quel clima di rinascita dell’arte proprio del periodo del “miracolo economico” italiano. Milano, tra gli anni 50 e 60, è una delle capitali dell’arte europea, città energica, proiettata verso il progresso, cuore pulsante di quella rinascita culturale, economica e sociale che sembrava non dovesse aver fine, nonché vivacissimo centro di libera sperimentazione artistica a livello internazionale. Quello stesso clima di grande vitalità e rinnovamento coinvolgeva anche l’area monzese e la Brianza, ricche di piccole gallerie, spazi espositivi e moltissime iniziative culturali.
Personaggio trasversale, Cortesi entra nei meccanismi del mondo dell’arte, ma sempre a modo suo. L’essere collezionista non ha nessun fine speculativo, ma si basa solo su un gusto estetico personale, che lo spinge ad acquistare opere di artisti famosi così come di credere in giovanissimi talenti.
Questo movimento irregolare, che lo portò ad avere nella sua collezione opere di artisti poco conosciuti accanto a uno famoso, è stato seguito anche in fase di allestimento da parte di Simona Bartolena e Armando Fettolini. Nella selezione delle opere, infatti, i due curatori non hanno privilegiato solo i nomi celebri (pur presenti nella collezione e in mostra), ma hanno dato spazio anche ad artisti meno noti che Cortesi frequentava e apprezzava e alle sue varie e disparate passioni, come quella per gli Ex voto dell’800 o quella per la scoperta di talenti irregolari e occasionali.
Alfonso Cortesi. Storia di un corniciaio non è solo una mostra di cornici, ma un omaggio a un uomo che ha saputo coniugare l’arte artigianale della corniceria, interpretata in maniacale nei dettagli e nella scelta dei migliori materiali, con una grande sensibilità estetica e una passione smisurata per l’arte in un modo che ancora oggi appare straordinariamente moderno e attuale.
La sua figura, non solo di artigiano ma anche di collezionista, mentore e mecenate, è inoltre il fulcro di un percorso che, partendo dal suo laboratorio-atelier di Monza, ci porta a scoprire l’evoluzione e la fioritura della scena artistica italiana del secondo dopoguerra, gli anni delle post-avanguardie, delle sperimentazioni, delle libertà espressive, dove ancora arte e società si specchiavano l’una nell’altra.
Terzo incontro del ciclo “Per fare un film”, organizzato dalla Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté presso il Cinema FarneseArtHouse di Roma. Dopo le precedenti conversazioni incentrate sulla relazione tra regista e aiuto regista e tra regista e montatore, si parlerà ora del fondamentale rapporto tra regista e produttore nell’industria cinematografica.
L’evento, in programma sabato 8 febbraio dalle 10:00 alle 13:00, vedrà protagonisti Saverio Costanzo, regista e sceneggiatore tra i più apprezzati del panorama italiano, e Mario Gianani, produttore di spicco nel settore audiovisivo, tra i fondatori di Offside e Wildside, nonché recentemente co-fondatore di Our Films.A moderare l’incontro sarà il giornalista e critico cinematografico Boris Sollazzo.
Il rapporto tra regista e produttore è uno degli aspetti più complessi e cruciali nella realizzazione di un film. Se il regista è il custode della visione artistica, colui che dà forma e anima all’opera, il produttore è la figura che rende possibile la sua concretizzazione, garantendo la sostenibilità economica e organizzativa del progetto, ma anche sostenendo il progetto filmico dal punto di vista artistico. È un dialogo costante tra creatività e pragmatismo, tra esigenze artistiche e vincoli produttivi, che spesso determina il successo di un film. In questo ambito, la sinergia tra Costanzo e Gianani rappresenta uno straordinario esempio di connubio vincente. La loro collaborazione ha preso avvio con il film Private del 2004 ed è proseguita con In memoria di me (2007), dal romanzo Lacrime impure di Furio Monicelli, La solitudine dei numeri primi (2010), adattamento dell’omonimo romanzo di Paolo Giordano, consolidandosi poi negli anni con titoli come Hungry Hearts (2014), premiato a Venezia, Finalmente l’alba (2023) e soprattutto con la serie L’amica geniale (2018-2020), tratta dai romanzi di Elena Ferrante, modello di equilibrio tra narrazione autoriale e grandi produzioni televisive.
La loro collaborazione, che verrà approfondita nell’incontro attraverso racconti diretti e clip delle opere realizzate insieme, dimostra come il ruolo del produttore vada ben oltre la semplice gestione del budget, dimostrando l’importanza di un’interlocuzione strategica, capace di accompagnare il regista in tutte le fasi del processo creativo, dalla scrittura alla distribuzione, e assicurando che la visione artistica possa prendere forma senza compromessi, ma anche senza perdere di vista le dinamiche del mercato.
Sarà dedicato al cambiamento climatico e alle sue conseguenze sulle specie animali il seminario in programma mercoledì 12 febbraio 2025 alle 17, al Polo Chimico Biomedico (Mammuth) di Ferrara (via Luigi Borsari 46, Aula E1), in occasione della diciottesima edizione del Darwin Day Ferrara. L’incontro, dal titolo “A qualcuno piace caldo”, è organizzato dal Museo civico di Storia Naturale di Ferrara e dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara per festeggiare il 216esimo compleanno di Charles Darwin.
Ospite dell’evento sarà Andrea Pilastro (Università di Padova) che parlerà degli effetti dei cambiamenti climatici sull’evoluzione delle specie. Condurranno l’incontro Stefano Mazzotti (Museo Storia Naturale di Ferrara) e Giorgio Bertorelle (Università di Ferrara).
L’iniziativa ha il patrocinio dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici e della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica.
Il riscaldamento climatico rischia di portare all’estinzione molte specie, ma è anche una forte pressione evolutiva che può favorire l’adattamento alle nuove condizioni ambientali. Alcuni animali anticipano la migrazione stagionale, altri cambiano la dieta. Altri ancora diventano più piccoli, fenomeno prevedibile sulla base del fatto che quando si riduce la dimensione aumenta il rapporto superficie/volume e di conseguenza aumenta la facilità di disperdere il calore eccessivo. Ma fino a che punto si ridurranno in futuro le dimensioni corporee di molti animali? E possiamo dire che questo trend è un vero processo evolutivo darwiniano e non una modificazione fisiologica non ereditabile degli organismi? Il Professor Pilastro darà qualche risposta a queste domande presentando i risultati dei suoi studi sul falco grillaio.
Andrea Pilastro è Professore di Zoologia presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova. Biologo evoluzionista ed etologo, si è occupato principalmente di evoluzione dei caratteri sessuali secondari in pesci ed uccelli e di strategie riproduttive in relazione ai cambiamenti climatici. Ha all’attivo oltre 140 articoli scientifici su riviste scientifiche internazionali. È responsabile scientifico dell’unità di ricerca sulla biodiversità degli ambienti terrestri e delle acque interne dell’Università di Padova all’interno del National Biodiversity Future Center. Oltre all’attività di ricerca, è impegnato nella divulgazione scientifica delle tematiche della biologia evoluzionistica e della conservazione della biodiversità.