Mai più schiavi. Abolire la schiavitù in Mauritania

Maria Tatsos racconta la lotta pacifica di Biram Dah Abeid per l’effettiva abolizione della schiavitù nel suo Paese: la Mauritania. Prefazione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, e Postfazione di Giuseppe Maimone (CoSMICA), profondo conoscitore della situazione storico-politica in Mauritania.

Le donne lavorano quindici-venti ore al giorno e spesso sono violentate dai padroni e dai loro parenti. I bambini sono bollati come schiavi prima ancora che nascano e avviati al lavoro durante l’infanzia. Gli uomini, in cambio della loro attività, ricevono a malapena di che sfamarsi. Non è cronaca dell’Ottocento, ma viva attualità, realtà quotidiana di un Paese, la Mauritania, nel quale, sebbene la schiavitù sia stata ufficialmente abolita nel 1981, un numero difficilmente quantificabile di neri (tra oltre quarantamila e mezzo milione) è vittima di qualche forma di asservimento da parte della popolazione arabo-berbera. Con il tacito consenso delle autorità politiche e religiose.

Per sovvertire questa situazione, Biram Dah Abeid, nero e nipote di una schiava ma nato libero, ha fondato l’Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista (IRA): dal 2008 lotta con metodi non violenti per la difesa dei diritti umani e per una società senza schiavi. Imprigionato più volte, è riuscito a portare la condizione del suo Paese sotto i riflettori degli osservatori internazionali. Nel 2013 è stato insignito del premio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e l’anno successivo è stato candidato al Nobel per la pace. La stampa internazionale lo ha paragonato a Nelson Mandela e a Malcolm X. In realtà, le modalità della sua lotta lo avvicinano di più al Mahatma Gandhi. « Preferisco essere solo Biram », ribatte con un sorriso l’uomo che promuove marce pacifiche e sit-in, mobilita l’opinione pubblica e porta la voce degli schiavi anche fuori dai confini del suo Paese, la Mauritania. È grazie a Biram Dah Abeid e agli attivisti di Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista in Mauritania (IRA Mauritanie), il suo movimento, se donne e uomini haratin hanno oggi il coraggio di spezzare le catene che li tengono in soggezione economica e psicologica dei loro connazionali arabo-berberi. E ciò senza mai reagire con la violenza a nessuna provocazione. È questa una caratteristica fondamentale di IRA Mauritanie e del suo fondatore: la lotta per rivendicare i diritti dei neri ancora soggetti a forme di schiavitù deve essere assolutamente pacifica. Biram crede nella bontà delle proprie idee e nella giustizia della propria battaglia.

La giornalista Maria Tatsos ne racconta ora la storia e l’impegno nel suo nuovo libro Mai più schiavi, una sorta di biografia narrata dalla voce dello stesso Biram. Scrive l’autrice: “A sentirlo parlare – senza mai un’invettiva né una parola d’odio verso la classe dirigente arabo-berbera responsabile di questa situazione – ricorda un altro grande uomo, più piccolo di statura, che seppe piegare un impero con le sue idee: Mohandas Gandhi. È a lui che Biram, uomo libero che avrebbe potuto felicemente godersi il suo status personale di hartani privilegiato, dice di ispirarsi. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, suggeriva il Mahatma. Con ostinazione, energia e modestia, Biram sottoscrive, sognando una Mauritania in cui nessun essere umano sia padrone della vita di un altro”.

Nota sull’autrice – Maria Tatsos, di origine greca, è giornalista professionista. Laureata in scienze politiche e diplomata in lingua e cultura giapponese presso l’Isiao di Milano, attualmente lavora come freelance e collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Tiene corsi di scrittura autobiografica, svolge attività di ghostwriting ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. Con Paoline ha pubblicato il romanzo storico La ragazza del Mar Nero. La tragedia dei greci del Ponto (20172).

MAI PIÙ SCHIAVI. Biram Dah Abeid e la lotta pacifica per i diritti umani

Maria Tatsos

pp.208 – € 16,00

 

Romano Cappelletto

Greta Thunberg e “Venerdì per il futuro” premio “Ambasciatore della Coscienza” di Amnesty International

L’attivista per il clima Greta Thunberg e il movimento studentesco dei “Venerdì per il futuro” sono stati nominati Ambasciatori della coscienza per il 2019 da Amnesty International.
“Col nostro massimo riconoscimento intendiamo celebrare persone che hanno mostrato di avere grande leadership e coraggio nella difesa dei diritti umani. Non mi vengono in mente premiati migliori di Greta Thunberg e del movimento che ha organizzato gli scioperi del venerdì per il clima”, ha dichiarato Kumi Naidoo, segretario generale di Amnesty International.
“Siamo onorati e commossi dalla determinazione con i giovani attivisti di ogni parte del mondo ci stanno obbligando a confrontarci con la realtà della crisi climatica. Ogni giovane che prende parte ai Venerdì per il futuro rappresenta ciò che significa agire con la propria coscienza. Sono loro a ricordarci che abbiamo più potere di quello che immaginiamo e che possiamo avere un ruolo nella protezione dei diritti umani di fronte alla catastrofe climatica”, ha aggiunto Naidoo.
Il premio Ambasciatore della coscienza è stato istituito nel 2002 per riconoscere l’impegno di singoli e gruppi che hanno promosso la causa dei diritti umani agendo con la propria coscienza, sfidando l’ingiustizia e usando il loro talento per ispirare altre persone. La denominazione del premio trae ispirazione dalla poesia “Dalla Repubblica della coscienza”, del poeta irlandese Seamus Heaney.
Tra i precedenti vincitori figurano Nelson Mandela, Malala Yousafzai, Harry Belafonte, Ai Weiwei, i Gruppi giovanili dell’Africa centrale e occidentale, Angélique Kidjo, il movimento dei popoli nativi del Canada, Alicia Keys e Colin Kaepernick.
Un movimento di giovani determinati a cambiare il mondo
Il movimento dei “Venerdì per il futuro” è stato promosso da Greta Thunberg, la ragazza svedese che nell’agosto 2018 ha deciso di saltare la scuola ogni venerdì per protestare di fronte al parlamento del suo paese fino a quando non avesse intrapreso azioni più serie per contrastare il cambiamento climatico.
L’iniziativa di Greta per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi del clima è diventata rapidamente globale. Oltre un milione di studenti di ogni parte del mondo ha preso parte all’ultimo sciopero dei “Venerdì per il futuro” del 24 maggio. Manifestazioni si sono svolte in oltre 100 paesi.
“È un grande onore ricevere il premio Ambasciatore della coscienza di Amnesty International a nome dei Venerdì per il futuro. Questo non è un premio per me, è un premio per tutti. È incredibile vedere quante persone si sono mobilitate e sapere che ciò per cui stiamo lottando sta avendo un impatto”, ha dichiarato Greta Thunberg
“Agire secondo la propria coscienza vuol dire che tu lotti per qualcosa che pensi sia giusto. È qualcosa che appartiene a tutti coloro che fanno parte del movimento: noi abbiamo il dovere di cercare di migliorare il mondo. La clamorosa ingiustizia contro cui dobbiamo lottare è che le persone del sud del mondo sono quelle che sono e saranno le più colpite dal cambiamento climatico pur essendo quelle meno responsabili”, ha proseguito Greta Thunberg.
Una crisi dei diritti umani
Mentre la crisi del clima è solitamente avvertita attraverso l’impatto che ha sul nostro ambiente naturale, le devastanti conseguenze sulle persone – ora e in futuro – ne fanno anche una questione urgente di diritti umani. Il cambiamento climatico evidenzia ed esaspera le attuali ineguaglianze e i suoi effetti continuano a crescere e a peggiorare, portando rovina a questa e alle future generazioni.
Secondo Amnesty International, la mancanza d’azione dei governi nei confronti del cambiamento climatico può essere considerata la più grande violazione intergenerazionale dei diritti umani della storia.
“Diritti umani e crisi climatica vanno di pari passo. Non possiamo trovare soluzioni per i primi senza risolvere la seconda. Il cambiamento climatico significa impossibilità di nutrirsi coi prodotti della terra, abitazioni a rischio e salute in pericolo. I governi hanno il dovere di proteggersi. Perché allora non stanno facendo nulla per impedire al cambiamento climatico di devastare le nostre vite?”, ha chiesto Greta Thunberg.
Amnesty International chiede agli stati di fare di più sul clima e di farlo nel rispetto dei diritti umani. Una delle azioni più decisive potrebbe essere quella di coinvolgere le persone più a rischio – come i bambini e i giovani – nei tentativi di affrontare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, fornendo loro tutte le informazioni necessarie, educandoli a partecipare alle discussioni in modo costruttivo e facendoli partecipare ai processi decisionali che li riguardano.
“A volte mi sento davvero triste perché alcune delle persone cui cerco di parlare non mi stanno a sentire. Alcune ci insultano, altre pensano che facciamo politica, altri ci ignorano del tutto o ci dicono che non riusciremo a portare a termine ciò che abbiamo iniziato. Ma posso assicurare che siano realmente determinati a farlo, perché in gioco c’è il nostro futuro”, ha detto Kananura Irene, un’attivista ugandese dei “Venerdì per il futuro”.
I giovani attivisti dei “Venerdì per il futuro” ora chiedono agli adulti di seguirli. Venerdì 20 settembre, alla vigilia del Vertice delle Nazioni Unite per agire sul clima, gli attivisti lanceranno una settimana di azione con uno sciopero globale per il clima. Amnesty International sostiene la loro richiesta affinché anche gli adulti aderiscano allo sciopero e mostrino solidarietà.
“I giovani si sentono dire spesso che sono i leader di domani. Sono felice che Greta Thunberg e gli attivisti dei Venerdì per il futuro abbiano ignorato quel messaggio. Se aspettano fino a domani, non c’è alcun futuro per nessuno di noi. Hanno già dimostrato di essere i leader di oggi e ora è il momento che gli adulti li seguano”, ha concluso Naidoo.

Amnesty International Italia

Concerto per organo di Finotti, Chiesa Evangelica Luterana, Roma

La serie di concerti di organo della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti nelle chiese di Roma prosegue martedì 11 giugno 2019 alle 21.00 presso la Chiesa Evangelica Luterana di via Sicilia 70. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

L’organista Francesco Finotti suonerà l’organo realizzato nel 1930 dalla casa tedesca Steinmeyer, collocato nella cantoria sulla controfacciata della chiesa. È uno strumento moderno a trasmissione elettrica, con due tastiere e pedaliera, ottimo anche per la musica del passato. Il concerto si apre e si chiude nel nome di Johann Sebastian Bach, il più grande autore di musica per organo di tutti i tempi, di cui Finotti eseguirà la Toccata, adagio e fuga in do maggiore BWV 564 e il Concerto n. 2 in la minore BWV 593, che è la rielaborazione fatta da Bach di un Concerto di Vivaldi. Inoltre l’Andante in fa maggiore K 616 di Wolfgang Amadeus Mozart, uno dei suoi pochi brani per organo: è un breve pezzo d’occasione destinato ad un organo meccanico ma Mozart lo scrisse al culmine della sua maturità ed è un piccolo capolavoro. Seguono due delle cinquecentocinquantacinque Sonate di Domenico Scarlatti, quella in re minore K 516 e quella in sol maggiore K 125, scritte originariamente per clavicembalo, ma adatte a tutti gli strumenti a tastiera: due piccoli, scintillanti gioielli. A questi tre autori del Settecento Finotti accosta il Preludio, fuga e variazione in si minore op. 18 di César Franck, un caposaldo della letteratura organistica dell’Ottocento.

Francesco Finotti ha vinto nel 1978 il Concorso Internazionale d’Organo “Franz Liszt” di Budapest e svolge una brillante carriera di concertista che lo porta a suonare nei più importanti festival d’organo internazionali. La sua discografia comprende musiche di Schumann, Liszt, Franck, J. S. Bach, Mozart, Messiaen, Dupré, Langlais e Satie.

Martedì 11 giugno 2019, ore 21.00

Chiesa Evangelica Luterana (Via Sicilia 70)

Francesco Finotti organo

Programma:

Bach Toccata, adagio e fuga in do maggiore BWV 564

Mozart Andante in fa maggiore K 616

Scarlatti Sonata in re minore K 516

Scarlatti Sonata in sol maggiore K 125

Franck Preludio, fuga e variazione in si minore op. 18

Bach Concerto n. 2 in la minore BWV 593 da Vivaldi

 

Mauro Mariani (anche per la fotografia)

I fiori di Verona, per tutta estate, a Milano Marittima

 

Verona, Budapest e Firenze in un’unica rotonda. A Cervia, per la mostra d’arte floreale all’aperto più grande d’Europa, un centinaio di città e realtà imprenditoriali si raccontano, abbellendo con i fiori gli angoli della località marittima. Tra gli ospiti anche Verona, che quest’anno è presente con l’unica cantina sociale del territorio comunale: la Cantina della Valpantena. Per tutta estate, la rotonda di via Don Minzoni nella frazione di Milano Marittima, parlerà ai passanti del territorio scaligero.

Nell’area verde, infatti, miriadi di fiori tagete riproducono un grande grappolo d’uva. Attorno sono stati posizionati diversi olivi, che incorniciano la scritta “Cantina della Valpantena” e la riproduzione, in acciaio corten, di alcuni casali del territorio. Un pannello spiega invece la storia dei vitigni autoctoni del veronese.

Per il secondo anno consecutivo il Comune di Verona, insieme ad Amia, ha partecipato alla 47ª edizione della manifestazione “Cervia città giardino – maggio in fiore”. L’iniziativa porta nella località marittima una vera e propria mostra floreale, alla quale partecipano realtà sia nazionali che internazionali.

“Da diversi anni il Comune di Cervia sostiene e finanzia questa iniziativa – afferma l’assessore ai Giardini –, con lo scopo di abbellire per tutta estate la località marittima e le sue frazioni, grazie al contributo di numerose realtà europee. Dopo aver portato le scenografie della Fondazione Arena lo scorso anno, quest’anno siamo orgogliosi di essere rappresentati dall’unica cantina sociale presente sul nostro territorio comunale”.

 

Roberto Bolis

Dal dagherrotipo al digitale. La fotografia e le sue tecniche

Stampa all’albumina-Ritratto femminile

La storia della fotografia, l’invenzione che quest’anno festeggia il suo 180° compleanno, è sempre stata frutto di emozioni, ricerche, innovazioni infinite che non si fermano né conoscono frontiere, passando da arte riservata a pochi a mezzo di comunicazione universale.

La fotografia si basa su due grandi principi, quello estetico-creativo e quello tecnologico ma se la sua storia si è giustamente identificata con quella dei grandi autori che l’hanno realizzata, meno attenzione è stata riservata alla straordinaria evoluzione delle sue tecniche.

È dunque nell’ottica di raccontare proprio le tecniche che ne hanno segnato la crescita della fotografia che il Museo della Tecnica Elettrica (MTE) di Pavia, nato nel 2007 con l’obiettivo di preservare e promuovere il patrimonio culturale della tecnica elettrica, e oggi importante punto di riferimento culturale sul territorio diretto dalla prof.ssa Michela Magliacani, presenta fino al 30 giugno la mostra “AA.VV. Dal dagherrotipo al digitale. La fotografia e le sue tecniche” a cura di Roberto Mutti.

Diapositiva su vetro – Edizioni Vasari Roma – Carro a vino

Michela Magliacani, direttrice del Museo della Tecnica Elettrica di Pavia: “Per noi è stato un onore, ancor prima che un dovere, poter ospitare nei nostri spazi una mostra che raccontasse la storia di uno dei mezzi della comunicazione più democratici che si conosca, la fotografia. L’MTE fa parte del Sistema Museale dell’Università di Pavia ed è nostro compito ricercare, conservare e divulgare la storia e la cultura della tecnica elettrica. Ovvero spiegare alle persone che vengono a trovarci la nascita di un qualcosa che fa parte della quotidianità di tutti noi. Con questo spirito crediamo nell’arte e in tutte le sue espressioni per avvicinare grandi e piccoli alla conoscenza del nostro patrimonio

La mostra, inserita nella programmazione della prima edizione di Pavia Foto Festival, espone in apposite teche pezzi originali antichi raramente visti da vicino (dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipie, carte de visite, calotipi, carte salate, autochrome, stampe “al chiaro di luna”), pellicole, diapositive e immagini analogiche di un recente passato, fotografie digitali contemporanee: un allestimento minuzioso e dal grande valore didattico, tanto che i contenuti della mostra faranno parte integrante dell’offerta formativa del Museo della Tecnica Elettrica di Pavia per il l’anno accademico 2019/2020.

Tutte le storie hanno un inizio, e quella della fotografia moderna la si può far risalire al 9 luglio del 1839 con il pittore e scenografo teatrale francese Louis Jacque Mandè Daguerre che dava vita al procedimento fotografico conosciuto come “dagherrotipo”: una lastra ricoperta d’argento che, esposta ai vapori dello iodio, messa in camera oscura e posizionata davanti al soggetto da riprendere, dopo una posa lunga e un lavaggio in sale marino e mercurio, svelava un’immagine speculare del soggetto fotografato.

Stampa al chiaro di luna

Roberto Mutti, curatore della mostra e direttore artistico di Pavia Foto Festival: “Esposte ci sono delle vere e proprie rarità, e il tutto è accompagnato da pannelli che spiegano i differenti procedimenti, dal dagherrotipo, che realizzava fotografie che non potevano essere duplicate (si dovrà aspettare il 1841 con l’invenzione dei negativi da parte dell’inglese William Henry Fox Talbot), alle stampe al chiaro di luna. È un percorso completo e affascinante. Bisogna comprendere che quello che per noi è naturale e che facciamo tutti i giorni con i nostri smartphon, una volta richiedeva di attrezzature ingombranti e tempi di posa e sviluppo lunghissimi. Oggi si ottengono risultati eccezionali, ma senza i passaggi che vengono raccontati in mostra non esisterebbe la moderna fotografia, senza dimenticarci di veri e propri miti come la Polaroid, che grazie alla possibilità di realizzare fotografie istantanee ha in qualche modo anticipato l’era digitale

In mostra al Museo della Tecnica Elettrica di Pavia, oltre a una sezione dedicata appositamente  alla fotografia di giornale e realizzata in collaborazione con La Provincia Pavese, compaiono anche opere di autori contemporanei (Beniamino Terraneo con i suoi dagherrotipi; Stefania Ricci con le cianotipie; Paolo Marcolongo con clichè verre e kyrlian; Federico Patrocinio con la fotografia stenopeica; Beppe Bolchi con il distacco polaroid in bottiglia; Roberto Montanari con la gomma bicromatata; Dino Silingardi con le stampe al platino e al carbone; Erminio Annunzi con la stampa ad annerimento; Edoardo Romagnoli con la stampa su seta e Mara Pepe con quella su stoffa, Fabrizio Garghetti con la stampa su ceramica; Giancarlo Maiocchi/Occhiomagico con una lightbox e infine Gianni Maffi con stampe su lamine in acciaio inserite in un’istallazione photoSHOWall realizzata appositamente per la mostra) che si dedicano a queste antiche e talvolta più recenti tecniche con risultati sorprendenti.

Ma anche all’evoluzione contemporanea è dedicato molto spazio, perché il passaggio dalla “camera oscura” (in mostra esempi di comparazione fra stampe su carta baritata e politenata) alla “camera chiara” ha portato a una varietà di soluzioni che vanno dalla stampa lambda a quella ai pigmenti di carbone, dalla fine art alla stampa su materiali diversi come il propilene, il metallo, il plexiglass.

Organizzata da photoShowall, la prima edizione di Pavia Foto Festival, vuole favorire la “contaminazione” tra progetti artistici, spazi espositivi e visitatori, propone sino 30 giugno 2019 un calendario di 15 differenti mostre in 14 spazi pubblici e privati, tra Pavia, Milano e Voghera.

Università di Pavia

Museo della Tecnica Elettrica (MTE)

via Adolfo Ferrata 6, Pavia

fino al 30 giugno 2019

Orari di apertura al pubblico

lunedì, mercoledì e venerdì: 9.00-13.00; 14.00-16.30

martedì e giovedì: 9.00-13.00

 

De Angelis

 

“Versi Distillati” alla tredicesima edizione

A.D.I.D.

Associazione Degustatori Italiani grappe e Distillati

Delegazione di Brescia

e

Associazione Culturale “Sidus” 

indicono la

tredicesima Edizione del Premio Nazionale di Poesia

VERSI DISTILLATI

 

La partecipazione al Premio si articola con queste modalità:

Sezione “La Grappa”: si partecipa inviando una poesia inedita e mai inviata, né premiata, né segnalata ad altri concorsi, di non oltre 40 versi, in lingua italiana, oppure in lingua dialettale con traduzione in italiano obbligatoria, con tema la grappa nelle sue accezioni più ampie.

Sezione poesia a tema libero: si partecipa inviando una poesia inedita e mai inviata, né premiata, né segnalata ad altri concorsi, di non oltre 40 versi, in lingua italiana.

Al Premio possono partecipare Poeti di ogni nazionalità e di ogni età; la partecipazione è libera.

È obbligatorio, nel caso di poesie dialettali, pena esclusione della lirica inviata, specificare di quale dialetto si tratta.

È ammessa la partecipazione con più lavori alle due Sezioni, con invii rigorosamente separati. Gli elaborati inviati non saranno restituiti. Non saranno presi in considerazione gli invii non in regola con il presente bando.

Le poesie devono essere inviate per posta elettronica all’indirizzo adidbrescia@virgilio.it come allegati. Nel messaggio dovranno essere indicati i dati del Poeta partecipante completi; il Poeta in questo modo autorizza al trattamento dei dati personali, in ottemperanza alle normative vigenti.

La scadenza del bando è fissata inderogabilmente al 31 agosto 2019.

Le opere inviate per posta elettronica si intendono dell’Autore; ogni violazione alla regola che l’opera deve essere inedita e scritta personalmente dall’inviante deve imputarsi all’Autore stesso.

Gli Autori, per il fatto stesso di partecipare al concorso, cedono il diritto di pubblicazione della poesia nel caso venisse realizzata l’opera antologica delle poesie partecipanti e/o premiate, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore. Lo stesso dicasi per la pubblicazione delle liriche sul sito adidbrescia.com. I diritti rimangono comunque di proprietà dei singoli Autori, per ogni altra ulteriore pubblicazione.

Per ogni Sezione del Premio verranno assegnati un primo, un secondo e un terzo premio, se i lavori inviati lo consentiranno.

La Giuria, il cui operato è incontestabile, inappellabile e insindacabile, si riserverà il diritto di non assegnare i premi se le liriche giunte alla Segreteria del Premio non lo consentiranno, come pure di assegnare premi aggiuntivi (altri premi, segnalazioni e/o premi speciali).

Verranno assegnati premi istituzionali.

I Poeti le cui liriche verranno premiate dalla Giuria saranno avvisati tramite e-mail. La cerimonia di premiazione verrà organizzata entro il mese di novembre 2019, in luogo e data che verranno comunicati entro la scadenza del bando.

I premi verranno consegnati soltanto al Poeta partecipante alla cerimonia di premiazione, o ad un suo delegato; non verranno consegnati in altro modo.

La partecipazione al Premio implica la piena accettazione del presente bando in ogni suo comma.

Per ulteriori informazioni, scrivere all’indirizzo e-mail: adidbrescia@virgilio.it

 

 

 

 

 

 

 

 

“Le civiltà e il Mediterraneo” a Cagliari

È visitabile fino al 16 giugno, presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e il Palazzo di Città, la mostra “Le civiltà e il Mediterraneo” promossa da Regione Autonoma della Sardegna, MiBAC, Polo Museale della Sardegna, Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, Musei Civici Cagliari, Fondazione di Sardegna e The State Hermitage Museum.

Si tratta di una spettacolare mostra per guardare dalla Sardegna alle Civiltà del Mediterraneo all’alba della storia attraverso intrecci, confronti e dialoghi dal bacino del Mare Nostrum alle montagne del Caucaso.

Un complesso di oltre 550 reperti è il fulcro del progetto espositivo “Le Civiltà e il Mediterraneo”, curato da Yuri Piotrovsky del Museo Statale Ermitage, Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè, docente all’Università di Cagliari e il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Il nucleo centrale dell’esposizione è dedicato all’archeologia preistorica sarda – circa 120 opere rappresentative dell’evoluzione delle culture dal Neolitico alla metà del primo millennio a.C. – mentre gli altri reperti, sono chiamati a rappresentare diverse culture e aree del Mediterraneo e del Caucaso, nel medesimo arco temporale e provengono da grandi musei archeologici afferenti per geografia o collezioni: il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo del Bardo di Tunisi, il Museo Archeologico di Salonicco, il Museo di Berlino e ovviamente il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, a documentare come il bacino del Mediterraneo non sia stato un luogo chiuso ma contaminante e in continua evoluzione.

Un corpus espositivo di grande significato e fascino; un evento culturale internazionale unico e fondamentale per la valorizzazione della storia, della cultura e dell’arte della Sardegna, organizzato da Villaggio Globale International con un allestimento contemporaneo, scenografico e visionario firmato da Angelo Figus.

Un viaggio nel tempo, nello spazio, nella storia delle civiltà che si sono intessute in quel Mare Nostrum che appare matrice primigenia, luogo permeabile di culture, arti e saperi.

Chiuso il lunedì. Orari dal martedì alla domenica dalle 9 alle 20 Museo Archeologico Nazionale di Cagliari; dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 Palazzo di Città.

 

Red Bull X Alps

Il prossimo 16 giugno da Salisburgo in Austria prenderà il via la nona edizione della biennale Red Bull X Alps, la regina dell’hike & fly, volo ed escursionismo lungo le Alpi fino al Principato di Monaco. Prologo il 13 per assegnare il secondo night pass, vale a dire il permesso di camminare durante la notte quando è di norma la sosta. Di uno ne hanno diritto tutti i 32 piloti tra cui 2 donne provenienti da 20 paesi.

Il percorso di ben 1.138 km attraversa Austria, Germania, Italia, Svizzera, Francia e Monaco. 14 i punti di aggiramento obbligatori, detti “turn point” o “boe”, alcuni da passare a piedi, altri in volo entro un raggio stabilito.

Il tricolore sarà portato in volo da Aaron Durogati e Tobias Grossrubatscher, piloti trentini, ma l’uomo da battere sarà l’eterno Christian Maurer, pilota elvetico che di X-Alps ne ha già vinte cinque. L’ultima volta arrivò a tuffarsi nel Mediterraneo in 10 giorni e 23 ore.

 

Gustavo Vitali