Il museo della bicicletta di Sergio Sanvido

Il museo della bicicletta di Sergio Sanvido è il protagonista del terzo appuntamento del Mese del libro al Giro d’Italia in Alpago. Domani, Venerdì 15 aprile, al Teatro Minimo a Chies d’Alpago, alle ore 20.30, William Nisi, curatore del museo e Giovanni Viel, giornalista sportivo e autore del libro “Quella maglia rosa Dolomite”, parleranno dei programmi di valorizzazione della struttura museale di Cesiomaggiore e di 80 anni di Giro d’Italia e di imprese dolomitiche sulla due ruote. All’incontro parteciperà anche la FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta).

Il Museo Storico della Bicicletta a Cesiomaggiore, dedicato a Toni Bevilacqua (veneziano campione del mondo dell’inseguimento nel 1950 e 1951), è stato fondato da Sergio Sanvido, nella sua prima versione, nel 1997. Successivamente Sanvido (scomparso lo scorso anno) ha voluto regalare la sua collezione al Comune di Cesiomaggiore che ha provveduto, con l’aiuto della Fondazione Cariverona e della Regione Veneto, alla collocazione di questa preziosa raccolta di biciclette, accessori e memorie del ciclismo nazionale e internazionale. Il Museo della Bicicletta fa parte del Club Italia Musei Ciclismo ed è uno dei più completi d’Europa. Il museo è gestito dalla Fenice Società Cooperativa Sociale di Feltre. Tutte le biciclette (la più antica è un modello del 1791) hanno la propria carta d’identità e sono suddivise sia per periodo storico che per tematica: bicicletta da bambino, da lavoro, da guerra, da turismo, da competizione.

Si ricorda che quest’anno gli appuntamenti della rassegna “Il Mese del libro” rientrano tra gli eventi del programma che fa da contorno di lusso alla 14a tappa del Giro d’Italia, il tappone dolomitico Alpago (Farra) – Corvara, in programma sabato 21 maggio.

Con William Nisi, a raccontare del Museo e delle sue attività, ci sarà anche Giovanni Viel, autore del libro “Quella maglia Rosa Dolomite”, un bell’esempio di editoria sportiva dove il giornalista nato in Val d’Aosta, ma ormai bellunese d’adozione, racconta 80 anni di ciclismo epico nelle Dolomiti dal 1933 al 2013. E della bicicletta come salutare mezzo di trasporto e di programmi e attività sulla due ruote parleranno anche gli Amici della bicicletta (Fiab).
U.S.

Bennato vince il premio Amnesty International Italia 2016

“Pronti a salpare” di Edoardo Bennato è il brano vincitore della XIV edizione del Premio Amnesty International Italia, indetto nel 2003 dall’organizzazione per i diritti umani e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.  La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 17 luglio, nel corso della serata finale della XIX edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, festival che inizierà il 14 luglio e proporrà anche il concorso dedicato agli emergenti, il cui bando rimane aperto fino al 30 aprile. Informato del premio, Edoardo Bennato ha dichiarato: “Avevo in mente questa frase, ‘Pronti a salpare’, molto prima di sapere che ne avrei scritto una canzone che avrebbe dato addirittura titolo a tutto un nuovo album. Pensavo: ‘Pronti a salpare’ non è dedicato a chi scappa dall’inferno della miseria, delle guerre, delle carestie. Loro sono ovviamente sempre ‘pronti a salpare’. Ma è dedicato al cosiddetto ‘mondo occidentale’, il mondo del benessere, della pace, dell’abbondanza, che deve e sottolineo deve, essere pronto a salpare, a cambiare modo di pensare. Non è buonismo spicciolo. Non abbiamo altra scelta e non serve chiudere le frontiere o alzare muri. L’umanità da sempre è in cammino: un concetto che non si può fermare. Dunque siamo noi, volenti o nolenti, a dover essere ‘pronti a salpare’!” Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, ha commentato: “Non è sorprendente che la canzone vincitrice del premio sia, quest’anno, una canzone che parla di chi – anche in questo momento – sta attraversando il mare in cerca di rifugio e sicurezza; di chi sta fuggendo dagli orrori di una guerra che ha distrutto la vita di migliaia di persone: non solo di coloro che l’hanno persa definitivamente, ma anche di coloro che sono costretti a ricominciare tutto, in una terra straniera che spesso non li vuole e fa di tutto per ricacciarli indietro. Edoardo Bennato, con le sue parole e la sua musica, ci aiuta a fare conoscere questa tragedia e i suoi protagonisti: uomini, donne e bambini che meritano la nostra solidarietà di essere umani. Ma formula anche un auspicio: che ‘Pronti a salpare’, pronti a cambiare il proprio modo di vedere le persone che arrivano sulle nostre coste, siano i nostri concittadini, gli abitanti della ricca (e non più tanto generosa) Europa. Noi, quell’auspicio, non possiamo che condividerlo” Nelle scorse edizioni il premio è stato assegnato a “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi, “Non è un film” di Fiorella Mannoia, Frankie HI-NRG, “Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini, “Atto di forza” di Francesco e Max Gazzé e “Scendi giù” di Mannarino. Amnesty International Italia e Voci per la Libertà ringraziano gli altri nove candidati che nel 2015 hanno scelto, attraverso la loro musica, di dare voce e sostegno ai diritti umani: 99 Posse con “87 ore”, Alex Britti con “Perché?”, Luca Bussoletti con “Povero drago”, Carmen Consoli con “La notte più lunga”, Emma Marrone con “Per questo paese”, Il Muro del canto con “Figli come noi”, Nomadi con “Io come te”, Piotta (feat. Modena City Ramblers) con “Barbara” e The Sun con “Le case di Mosul”.

Amnesty International Italia

 

Due francobolli a tiratura limitata per il 50esimo di Vinitaly

Poste Italiane dedica due francobolli al Vinitaly, entrambi in tiratura limitata di 500.000 unità per ciascun esemplare. L’iniziativa è stata illustrata nel corso del 50° Vinitaly che si è appena concluso, dalla presidente di Poste Italiane Luisa Todini, dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e dal direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani, alla presenza di alcuni rappresentanti dell’Associazione filatelica numismatica scaligera, una delle più antiche d’Italia.

«L’attenzione di Poste Italiane verso una manifestazione internazionale come Vinitaly, che quest’anno celebra le prime 50 edizioni è motivo per noi di grande soddisfazione – ha commentato Mantovani – perché significa aver trasferito al vino, simbolo del Made in Italy, di cultura, di passione, anche il valore simbolico del collezionismo filatelico».

Un francobollo, ha spiegato il direttore generale Mantovani, «riporta l’immagine del 50° Vinitaly, con il riferimento un grande cuore che rimanda alla forza di un prodotto che è cultura, ma allo stesso tempo emozione e, sempre di più, un ponte verso il mondo che parte proprio da Verona».

L’altro francobollo celebrativo, invece, riproduce il logo di Vinitaly adottato nel 1992, quando la manifestazione stava pianificando un percorso di internazionalizzazione al servizio degli espositori e, tramite la propria immagine, racchiudeva una rappresentazione immediata dell’Italia. Su entrambi i francobolli è riportata la scritta «Veronafiere». Completano i francobolli la legenda «Salone internazionale dei vini e dei distillati», le date «1967-2016», la scritta «Italia» e il valore «€ 0,95». Sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

L’internazionalizzazione, secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, è una delle chiavi per costruire il futuro del vino italiano, strettamente connesso alla tradizione e alla sua storia. «Anche il francobollo dedicato all’evento è un modo per celebrare uno dei simboli dell’agroalimentare italiano – ha detto il ministro Martina – e qui da Verona stiamo immaginando cosa può essere l’Italia nei prossimi anni, se ci si rende conto di cosa si può fare attraverso l’esperienza vitivinicola».

«Questo non è il primo francobollo dedicato al vino – ha spiegato Luisa Todini, presidente di Poste Italiane – perché da cinque anni celebriamo il mondo delle Docg e anche oggi presentiamo la nuova serie. Inoltre abbiamo voluto dedicare la giusta attenzione a Vinitaly perché rappresenta una grande eccellenza internazionale e uno strumento per l’export. E se Vinitaly compie 50 anni, la storia di Poste Italiane risale a 154 anni fa e può contare oggi su 153.000 dipendenti, dei quali il 53% rappresentato da donne».

 

Veronafiere

 

“BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”

5“Ventisette anni dedicati a rendere l’Antica Birreria Wührer un gioiello per la città di Brescia, sia dal punto di vista dell’offerta di birre di altissimo livello, sia dal punto di vista della cura del locale. Quando con i miei soci ho acquisito la Birreria, ho sentito subito di avere coronato un sogno: avere un patrimonio storico-culturale unico in Italia e forse al mondo. Ho sentito anche la responsabilità di quanto andavo a gestire, non soltanto dal punto di vista commerciale. Il mio impegno personale, e quello della Società 5 Stelle che rappresento, a mantenere la Birreria in arredi, oggettistica, cura degli aspetti legali all’eleganza del servizio fedele a quanto avevamo ereditato, era una commozione e una sfida. Negli anni, mi permetto di dire che l’Antica Birreria è diventata ancora più bella. L’impatto storico, in arredi e dipinti murali, non mette soggezione al cliente e diventa un valore aggiunto, creando quell’aspetto curato di una casa in cui si torna sempre volentieri, con amici, da soli, con la famiglia. Questo impegno indefesso e non sempre semplice, mi ha permesso di approfondire la storia di Brescia dal punto di vista della gente che trascorre serenamente qualche ora in Birreria. Sorseggiare una buona birra è un momento di relax e dedicato a se stessi che diventa patrimonio di tutti proprio perché permette un punto fermo dal quale ripartire, ciascuno per la propria strada. Abbiamo vissuto anni spensierati ed anni più difficili, abbiamo urlato di gioia o di rabbia davanti agli schermi che proiettano le partite di calcio, abbiamo trascorso insieme compleanni, anniversari (anche della gestione della Società 5 Stelle che abbiamo festeggiato con tutti i nostri clienti), sfilate, gare canore. E siamo spesso stati immortalati in fotografie che ci ricorderanno ai posteri e che ricorderanno il nostro impegno a “fare bene” il nostro lavoro. Ecco allora che la stessa vita siamo andati a scoprirla negli anni addietro, prendendo a pretesto EXPO, e ci ritroviamo sempre uguali e molto diversi. Proprio come l’Antica Birreria che gestisco. Sempre uguale, come un punto di riferimento che non cambia la sua connotazione storica. Sempre diversa nel sapersi rapportare con le nuove generazioni mantenendo i valori che ci contraddistinguono; insegnando ai giovani a bere consapevolmente, conoscendo le caratteristiche dei prodotti di alto livello che serviamo; insegnando ad amare la storia che abbiamo ereditato. Lo scorso mese di febbraio tutto questo, e lo dico con grande emozione, ha ricevuto il riconoscimento prestigiosissimo di Regione Lombardia. Abbiamo le carte in regola, quindi, per affermare di essere gioiello storico, ma ringraziamo anche chi, nelle Amministrazioni, non si dimostra indifferente davanti a tanto impegno e amore per il bello della nostra regione e della nostra Italia. Il mio ringraziamento va a tutti coloro, a vario livello, che hanno reso possibile raggiungere questo obiettivo: ai miei soci e alla mia famiglia che mi hanno sostenuto; al personale che ha contribuito al progetto societario; ai vari artigiani e tecnici che hanno saputo adeguatamente realizzare progetti societari di ammodernamento; ai clienti che non hanno smesso di dimostrarci la propria preferenza; ad Alessia Biasiolo, già autrice del volume societario “Ieri e Oggi. Brescia e la sua Birra”, per la cura della pratica regionale e della mostra, che mi auguro sia apprezzata come già altre iniziative di rilievo culturale messe in atto dalla Società 5 Stelle”. Il Presidente della Società 5 Stelle, Leo Ruocco

“BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”. Antica Birreria Wuhrer, Viale della Bornata 46, Brescia, Sala Michelangelo. Ingresso libero

Piccolo dal grande gusto: è il Carciofo Moretto di Brisighella

L’8 e il 15 maggio si svolge una sagra per celebrare questo prodotto autoctono, che raggiunge le massime espressioni organolettiche nei tipici calanchi gessosi

Il comune di Brisighella (sulle prime colline in provincia di Ravenna) può vantare numerosi prodotti tipici, vere e proprie eccellenze a livello nazionale. Sicuramente il più famoso e rinomato di tali prodotti è l’Olio extra vergine d’oliva, ma merita una menzione di tutto rispetto anche il piccolo Carciofo Moretto. Il Moretto potrebbe essere definito “autoctono dell’autoctono”, infatti quello vero si trova solamente nel comune di Brisighella e, ancor più con precisione, soprattutto nei tipici calanchi gessosi con una buona esposizione al sole (Brisighella si trova al centro del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola www.parcovenadelgesso.it). In tali luoghi riesce a raggiungere le massime espressioni organolettiche, che ne fanno un prodotto inimitabile e dal sapore autentico e inconfondibile.

Per celebrare questo prodotto nel mese di maggio prende vita la “Sagra del Carciofo Moretto”, in programma nelle domeniche 8 e 15.

Il Moretto si mangia crudo e leggermente lessato, condito con sale e olio, preferibilmente con il rinomato “Brisighello”, col quale si sposa molto bene in quanto i due prodotti hanno una base aromatica comune. Sono molte e gustose le ricette che si possono realizzare utilizzando il Carciofo Moretto: capesante arrostite su crudità di Moretto e Olio di Brisighella, tagliolini calamari e Moretto, mezzelune con Moretto a formaggio di fossa, insalatina di Moretto con caprino in parmigiano croccante, tagliatelle al ragù di agnello sul Moretto all’aceto balsamico, strudel al moretto, crespelle ripiene di cuori di Moretto, cappelli di prete con ripieno di Moretto e ricotta.

Il carciofo non è altro che il bocciolo dell’infiorescenza che si raccoglie immaturo, cioè prima che sbocci, fine aprile e maggio. Il Moretto è una varietà rustica, sulla quale non sono stati fatti interventi genetici e ciò ha consentito di mantenere inalterate nel tempo le caratteristiche e gli aromi originari, diversamente da altre varietà largamente coltivate nel bacino del Mediterraneo. La pianta del Moretto si presenta come un cespuglio che può raggiungere un’altezza di 150 centimetri, il fusto è eretto con getti basali chiamati “carducci” che vengono usati per la riproduzione. Dal punto di vista agronomico predilige i terreni siliceo-argillosi, tipici dei calanchi romagnoli, ben esposti al sole. Le foglie, verdi-grigiastre, sono grandi e spinose, pendenti all’infuori. Il Moretto si presenta violaceo con riflessi dorati, spine giallo nere ben formate e rigide. Il suo sapore è leggermente amaro, fresco, appetitoso.

Questa varietà è attualmente coltivata da una trentina di produttori, per un totale di circa 5 ettari, di cui 10 sono stati insigniti del titolo di “Custode del Carciofo Moretto”: un progetto che vuole preservare il passato pensando al futuro. Assieme all’Azienda Agraria Sperimentale “M. Marani” di Ravenna si è infatti avviato un progetto comprensoriale per il recupero storico di questo prodotto (coltivato a Brisighella già negli anni ‘40 e ‘50 del Novecento) e per la sua valorizzazione.

 

Pierluigi Papi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

No War! Mostra fotografica di Letterio Pomara a Palermo

053rd. Convento de San Rafael delle Monache Dominicane

È un reportage strettamente analogico di cinquantuno immagini in bianco-nero e in grande formato.

Si parla di Spagna e più precisamente della battaglia di Belchite – cittadina ad una cinquantina di chilometri da Saragozza (capoluogo dell’Aragona) che nel 1937 fu teatro di una cruenta battaglia, ancor oggi ricordata per la sua ferocia, tra i nazionalisti di Franco e i repubblicani. La cittadina fu rasa al suolo, abbandonata dai pochi superstiti sopravvissuti alla carneficina e le sue rovine furono lasciate lì, dove giacciono ancor oggi, per volere di Franco. Un vero e proprio museo degli orrori, a cielo aperto.

È un reportage libero e obiettivo che Pomara ha voluto privo di committenza per non dar luogo a eventuali strumentalizzazioni. Un reportage di forte impatto emotivo, forse a tratti duro, ma di sicuro equilibrato e fuori da canoni e inquadrature obbligate. Senza nulla togliere e nulla aggiungere. Nato e realizzato così com’è e privo di mirata manipolazione. Un reportage di una fotografia classica e perché no, storica.

La mostra è promossa dal Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura, con il Patrocinio dell’Instituto Cervantes e in collaborazione con Emergency Gruppo di Palermo, Centro Culturale Biotos e Azienda Vitivinicola Dei Principi Di Spadafora.

Palermo, Palazzo Ziino, Via Dante 53, dal lunedì al sabato dalle 9,30 alle 18,30, fino al 26 giugno. Ingresso libero.

LETTERIO POMARA

Fotoreporter professionista freelance. Reportage fotogiornalistici a sfondo sociale, antropologico e ambientale, i temi della sua fotografia. Ha anche ritratto grandi personaggi della cultura, della scienza, della politica, dello sport, dello spettacolo e della moda, tracciandone fotograficamente i loro aspetti meno pubblici.

Da sempre alterna al lavoro professionale un percorso artistico personale e di ricerca. Anche se per motivi editoriali fotografa a colori, è votato alla convenzionale fotografia in bianco/nero e alla soddisfazione delle sue esigenze estetiche. Per questo quasi sempre, le sue mostre sono in bianco/nero.

Artista poliedrico, Pomara, ha al suo attivo innumerevoli mostre e pubblicazioni. Sue monografie aziendali sono state utilizzate per importanti campagne pubblicitarie nazionali ed estere, nonché per prestigiosi cataloghi. Ha scritto e pubblicato nel 2006, con le Edizioni San Paolo-Paoline, il libro di narrativa “Santiago. La fuerza del Camino”, ancor oggi distribuito nelle librerie nazionali.

Più volte hanno scritto di lui e/o recensito le sue mostre quotidiani nazionali sia italiani che esteri. Sue foto e servizi sono pubblicati da: Il Venerdì di RepubblicaSette/Corriere della Sera – L’Espresso – Le Monde Magazine -FrankfurterAllgemeine-ElPaís- El Levante – El Periodico -The SundayTimes-Art &Graphic Journal-ArtdasKunstmagazin -GeografickýMagazínKoktejl – Globus -Harper’sBazaar- DailyTelegraph- Vogue España -Time/Life -The NewYorkTime Magazine.

Per tutti i Paesi, Italia esclusa, le sue fotografie sono distribuite in esclusiva dall’Agenzia fotogiornalistica SIPAPRESS di Parigi.

 

 

Mostra fotografica storica all’Antica Birreria Wührer di Brescia

4- Un gruppo di Piccole Italiane davanti al padiglione del cioccolato Cima alla Fiera Campionaria di Milano.

Ad un anno di distanza dalla presentazione milanese del volume “Ieri ed Oggi. Brescia e la sua Birra”, presso la sede dell’Archivio Storico Fondazione Fiera Milano, alla presenza del Direttore e dell’Assessore regionale Mauro Parolini, l’Antica Birreria Wührer celebra il riconoscimento di locale storico di Regione Lombardia con una mostra fotografica storica dal titolo “BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”.

Fotografie in bianco e nero provenienti dall’Archivio Fondazione Fiera Milano, che già aveva messo a disposizione alcune immagini per il volume, che raccontano la storia d’Italia con la Birra che occhieggia qua e là, ad indicare quanto la prima fabbrica di birra d’Italia, la Wührer di Brescia, abbia inciso sugli usi e costumi degli italiani.

Gli scatti coprono un arco temporale che va dal 1929 al 1946, con un omaggio del 1956 che i visitatori dovranno scoprire. In 18 pannelli, ciascuno proponente 6 fotografie, la Fiera Campionaria di Milano, una delle più grandi del mondo come ben raccontato nel volume “Ieri ed Oggi. Brescia e la sua Birra”, mette in mostra marchi scomparsi oppure ancora in auge oggi; permette di vedere mode e innovazioni ruotanti intorno al mondo della birra e dell’alimentazione in genere; giunge ai sorrisi del 1946, anno del referendum su monarchia o repubblica che vedrà un Presidente provvisorio in Enrico De Nicola e Alcide de Gasperi presidente del Consiglio esattamente 70 anni fa. Un’Italia tra mille difficoltà che pure raggiungeva Milano per conoscere il mondo e incontrare novità o conferme, così come è stato recentemente con EXPO. Milano al centro del mondo per i giorni della Fiera e Brescia che non mancava, con la sua Birra, il suo estratto per brodo, la “sua” Wührer.

Così la mostra della Società 5 Stelle, che gestisce l’Antica Birreria, sottolinea una volta di più, con semplicità ed eleganza, l’apporto storico-culturale che con l’Antica Birreria Wührer offre alla città di Brescia e suggerisce un dialogo tra sé e il pubblico (visitatore e/o cliente) che consenta di parlare di storia, di momenti trascorsi bevendo una birra e costruendo la propria storia personale e, forse, quella nazionale e non solo.

La mostra “BIRRA. Costume d’Italia negli scatti della Fiera Campionaria di Milano”, è a cura di Alessia Biasiolo.

 

La Redazione

 

 

L’insurrezione dell’umanità nascente

Molto interessante il nuovo libro di Marco Guzzi, poeta e filosofo autore di molti volumi profondi e articolati sul pensiero dell’Uomo. L’analisi dell’autore espressa in “L’insurrezione dell’umanità nascente”, verte sulla profonda crisi antropologica di questo periodo, dalle proporzioni planetarie, per tentare di capire quale figura complessiva di umanità si stia consumando e quale altra, eventualmente, stia tentando di emergere. Il mondo tecnico occidentale, comunque, pare incapace di esprimere un senso vitale e una direzione del proprio sviluppo adatta ai tempi attuali e immediatamente futuri. Il tentativo di Guzzi è quello di spingere a tirare fuori dal marasma che sembra dilagare, “un volto nuovo e inedito dell’uomo, e perciò a insorgere contro la figura morente che tuttora domina dentro le catastrofi che continua a produrre”. La crisi è esistenziale profonda e dura da molti anni, sia storicamente (vedasi le due guerre mondiali), sia dentro molti di noi. Afferma l’Autore che il “Novecento si è chiuso in un clima di grande smarrimento, che si è addirittura accentuato in questi ultimi quindici anni del nuovo millennio”. I linguaggi, che pur di diffondono così facilmente tramite la tecnologia, sono del tutto incapaci di dare un certo orientamento soprattutto al mondo occidentale, ormai però globalizzato. I linguaggi dominanti, che possiamo riassumere in economia, scienza e informazione, continuano a ribadire le proprie ragioni, ma non permettono di cogliere il senso comune, unitario di ciò che si è. Bisogna tornare alla Filosofia e alla Spiritualità, anche laica, che dia un certo percorso di vita da seguire per la propria crescita ed evitare di mantenersi su quella superficie che si sta sempre più sgretolando. Senza essere contrari alle innovazioni, esse non bastano più. Il ritorno all’approfondimento, che non sia soltanto di cronaca, è necessario e ormai doveroso. Il libro presenta una serie di testi sotto forma di seminari che mantengono un certo grado di “povertà”, di quella capacità di creare un vuoto che si possa riempire di nuovo. I saggi orientali lo dicono da millenni: senza il vuoto, lo svuotamento della mente, non si può pensare di fare stare dentro ancora qualcosa, o comunque qualcosa di nuovo, in noi. Perciò ecco che Guzzi suggerisce di ascoltare il Nascente, quel suono, anzi quel grido, “che risuona in noi e nella storia piagata di tutto il pianeta come un allarme e un richiamo”. Sono quelle grida che cercano di uscire da ciascuno di noi o di trovare udienza anche quando siamo distratti. E capita molto spesso. Si comincia a prepararsi all’ascolto e poi si prosegue con una serie di testi che suggeriscono cosa ascoltare e come, nel tentativo per ciascun lettore di tracciare un percorso personale alla ricerca di Altro da sentire oltre se stessi e la materia che si è appropriata di tutta la realtà, senza lasciare traccia di alcun altro aspetto esistenziale. Un percorso interessante, profondo, ma trattato con lievità, in modo da renderlo fruibile a tutti, senza limiti di appartenenza. Molto interessante. Da leggere.

 

Marco Guzzi: “L’insurrezione dell’umanità nascente”, Paoline, Milano, 2015; euro 17,00.

 

Alessia Biasiolo

 

Un ribelle a Scampia

Pensare a Scampia apre subito nella mente immagini di gruppi di bambini che non sono già bambini a pochi anni di vita. Il romanzo scritto per loro da Rosa Tiziana Bruno, apre un arcobaleno al termine del quale trovare spazi di legalità dove la legalità si vuole negare, ma, soprattutto, spazi di scelta per chi crede scelta non ce ne sia. Infatti, il crimine peggiore contro i piccoli è quello di negargli l’infanzia, catapultandoli in un mondo adulto per i comodi degli adulti che hanno perso l’onore di lasciare in pace i bambini. Comodi per spaccio e furti, dato che non sono perseguibili; comodi per altri crimini, non hanno futuro diverso da quello scampolo di cielo che hanno sopra la testa. Certo, non tutti sono uguali. Allora Bruno racconta la storia di un bambino che vuole cambiare e sconfina in una zona cittadina a lui negata. Nasce un’amicizia con un bambino “normale”, ma i genitori di questo intervengono subito per evitare che il loro figlio, appunto, conosca una realtà brutta, che deve restare lontana, emarginata, al fine di non fare marcire anche le mele sane. Il romanzo è bello, facilmente leggibile, adatto al pubblico più vasto, ma soprattutto ai bambini e ragazzi delle scuole, oppure alla lettura familiare, anche degli adulti, soprattutto genitori. Un libretto da regalare in questo periodo di Comunioni e Cresime, tanto per ricordare che il Giubileo della Misericordia si stempera nei giorni che si susseguono come rosari e durante i quali, molto spesso, ci si dimentica che le buone azioni sono quelle più piccole. O quelle che costano di più. Allora, per il piccolo protagonista sembra non esserci via di scampo: prova il senso di allontanamento e il senso di emarginazione quotidianamente sulla sua pelle, dopo avere capito che una zona franca, lontana dalla miseria e dai problemi di come sbarcare il lunario esiste. Il piccolo Nicola si dà da fare, lavoricchia, riesce a comperare alla sua sorellina una casa per le bambole. Partecipa ad una rapina, finisce in carcere, poi scopre i libri e lo studio. Un percorso affascinante e bellissimo, che tutti devono imparare, indipendentemente dalla propria condizione. In quanto ciascuno di noi può chiamarsi Nicola, arrivare dalle Vele, essere “uno di quelli”. E prima si impara che la vita la si deve capire vivendo, cercando di fare propri i nessi tra le persone e le cose, prima si può mettere in atto una modalità di compensazione delle problematiche che non sia chiudersi in se stessi, ma nemmeno relegare l’altro, gli altri, lontani da sé. Da leggere.

 Un ribelle a Scampia, Rosa Tiziana Bruno, Paoline, Milano, 2016; euro 12,00.

 

Alessia Biasiolo