Lo strumento del diavolo all’Auditorium Montale di Genova

La Stagione dell’Auditorium E. Montale, dopo il grande successo dello precedente, si apre con “Lo strumento del diavolo,  da mercoledì 25 novembre alle ore 10.00, proposto per i ragazzi anche lo scorso anno in concomitanza con il 54° Premio Paganini.

Uno spettacolo di teatro-danza che gioca sul leggendario connubio violino-demonio. In veste allegra e scanzonata, diabolica e foriera di sventure, romantica e misteriosa, il violino si impone quale protagonista.

Un Diavolo decisamente originale tenta di “comprare anime” grazie ai poteri occulti e incantatori del suo strumento. Balzando tra un’epoca e l’altra lo seguiamo nei suoi tentativi di portare scompiglio nel mondo. Musica, letteratura, cinema e scienza: non c’è campo umano che il Demonio non tenti di corrompere e conquistare. Costruirà un violino per ogni occasione e lo vedremo alle prese con l’anima del bambino prodigio Mozart, con la mente logica e razionale del famoso detective Sherlock Holmes, con l’ingenuo romanticismo di Charlot, con il pensiero infinito di Albert Einstein e…

Lo spettacolo vuole svelare con ironico divertimento i segreti di uno strumento tanto affascinante quanto misterioso. Nel corso dei secoli gli sono state infatti attribuite proprietà sovrannaturali e  spesso oscure. Nella letteratura trova ampio spazio il legame stretto tra uomo e maligno attraverso il violino: dai racconti popolari dei Grimm, passando per Histoire du soldat di Stravinskij fino ai fumetti di Dylan Dog. Le sue particolari sonorità hanno sedotto anche personalità di ogni epoca come Casanova, Mussolini, Chagall, Chaplin, Nixon e De André solo per citarne alcuni.

Con questa nuova produzione prosegue la collaborazione fra la Fondazione Teatro Carlo Felice e l’Istituto Giannina Gaslini. “Lo Strumento del Diavolo”, come già avvenuto con “Wagner Wagen” nel 2013 e “Sogno? Veglio? Deliro?” nel 2014, vede in scena giovani danza-attori dai 7 ai 16 anni accanto agli artisti del Teatro. Molti dei bambini provengono dal progetto TEATRO-DANZA BOX, Laboratori di Espressività Corporea Musicale che si svolgono dal 2010  presso il rinomato Istituto affiancando e integrandosi con l’attività terapeutica. I bambini vivono così l’esperienza unica di esibirsi da veri Artisti e la partecipazione al lavoro in Teatro diventa a tutti gli effetti parte integrante del percorso terapeutico.

Lo spettacolo replicherà Giovedì 26 alle ore 9.30 e alle ore 11.00; Venerdì 27 alle ore 10.00; Sabato 28 marzo alle ore 16.00.

 

 

 

Marina Chiappa

GardaMusei, i musei del Garda riuniti

Le tre sponde del lago di Garda accolgono ogni anno 22 milioni di visitatori, terzo polo turistico italiano in un territorio ricco di realtà spesso nascoste, poco visitabili, poco pubblicizzate. Così si è costituita una nuova ONLUS, per interessamento in primis di Giordano Bruno Guerri, che ha come soci fondatori realtà private come il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, l’Associazione Museo Mille Miglia di Brescia, la Fondazione Valle delle Cartiere di Toscolano, la Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano e MuSa, il museo di Salò, oltre ai comuni di Gardone Riviera, Salò, Toscolano Maderno. Alcuni nomi soltanto di una realtà ambiziosa che vuole portare ad incrementare il numero dei visitatori dei singoli musei, utilizzando finalmente la cultura come volano economico.

Guerri sottolinea come non esistano al mondo siti come quelli che hanno costituito il primo polo di Garda Musei: niente assomiglia al Vittoriale o al Museo della Mille Miglia, quindi come non sentirsi sconfitti se al Vittoriale (con largo incremento rispetto alle cifre degli anni passati) entrano soltanto duecentomila persone l’anno? Il potenziale su oltre venti milioni di turisti nella zone è altissimo. Quindi non soltanto le varie realtà devono consorziarsi per creare squadra e forza aggregante, spingendo su ipotesi all’avanguardia e occasione di nuovi posti di lavoro, ma anche guardare alle proprie realtà per migliorarne il servizio e l’offerta. È il caso del recente accordo stretto tra il Vittoriale e Regione Lombardia, con altri partner, per l’illuminazione notturna del Vittoriale, progetto che verrà realizzato a trance nei prossimi tre anni, per poter permettere a sempre più persone di visitare uno dei parchi più belli d’Italia anche nelle serate estive (e non solo), lasciando alla forte presenza turistica estiva il sole delle spiagge di giorno.

È solo uno degli esempi delle potenzialità di un territorio splendido che non ha nulla da invidiare a zone culturali più facilmente individuate nell’immaginario collettivo e che può diventare bacino d’utenza turistica più e meglio organizzata in futuro, grazie proprio ad iniziative come quella appena illustrata. Aspettiamo che il tutto non rimanga solo sulla carta o come momento di presentazione pubblica nella bella sala degli Affreschi del Palazzo della Provincia di Brescia.

 

Renato Hagman

 

La Resurrezione di Gustav Mahler al San Carlo di Napoli

Dopo il consenso riscosso il 30 ottobre scorso, con l’esecuzione della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, Fabio Luisi, direttore principale dal 2011 alla Metropolitan Opera House di New York, ritorna al Teatro di San Carlo, per dirigere i complessi artistici del Massimo napoletano, con la Sinfonia n.2 in do minore di Gustav Mahler (1860 – 1911), oggi sabato 21 novembre, alle ore 20.30 e domani, domenica 22 novembre 2015, alle ore 18.00, terzo appuntamento della stagione sinfonica 20XV/ XVI.

L’ultimo ricordo di Fabio Luisi, sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro di San Carlo, risale alla stagione 1987/1988, in occasione de I Puritani di Vincenzo Bellini con Lucia Aliberti, Rockwell Blake, Ambrogio Riva, Mario Luperi, Vinson Cole, Mario Ferrara.

La Resurrezione, capolavoro unanimemente riconosciuto, richiese sei lunghi anni di gestazione, dal 1888 al 1894, e trovò titolo e forma definitivi dopo i funerali del direttore d’orchestra Hans von Bülow, avvenuti ad Amburgo il 29 marzo 1894, durante i quali Gustav Mahler rimase folgorato dal corale Risorgere di Friedrich Gottlieb Klopstock (1724 – 1803). Di lì a pochi anni (1897) iniziò il processo di conversione del compositore, dall’ebraismo al cattolicesimo.

I dilemmi, i drammi interiori di un uomo ‘tre volte senza patria, boemo tra gli austriaci, austriaco tra i tedeschi, ebreo in tutto il mondo, ovunque un intruso, uno straniero’ emergono anche in questa sinfonia, la prima in cui si innesta il canto, e la prima per la quale il compositore attinge al testo Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo); i contrasti, le dimaniche accese, i forti chiaro-scuri, le complesse architetture sonore prendono vita fin dal primo movimento Totenfeier (celebrazione della morte) -inizialmente il titolo immaginato dall’autore per l’intera sinfonia- e si dischiudono in una soluzione continua, che trascina l’ascoltatore fino alla rivelazione finale, ad una corale piena di empatia e all’ultimo movimento Im Tempo des Scherzo (Wild herausfahrend – Langsam), quasi a ricordare le suggestioni impresse dal Die Auferstehung di Klopstock.

Dopo diverse traversie, giudizi contrastanti, molti ripensamenti, (anche dopo una parziale esecuzione, dei primi tre movimenti, avvenuta nel 1895, per volontà di Richard Strauss), solo nel 1901, a Dresda il capolavoro venne compreso in tutta la struttura e per la forte unitarietà.

Riportiamo un estratto di una lettera, indirizzata ad Alma Mahler il 15 dicembre 1905, in cui l’autore rende partecipe l’amata dell’imminente esecuzione:

Dilettissima! Ecco! L’ultima stazione (questa volta sono state stazioni della Via Crucis). Ti sono di nuovo materialmente più vicino. Sono attirato irresistibilmente verso di te! So che quando sabato ti terrò tra le mie braccia sarà il momento più felice della mia vita! Oggi dunque c’è l’esecuzione della Seconda, Almschi mia! […]; e più che mai di quest’opera che è così unitaria, così chiusa in se stessa a formare un sol tutto, e che non si può spiegare, come non si spiega il mondo. Infatti sono persuaso che se si invitasse Dio a esporre il suo programma del ‘mondo’ che ha creato, neanche Lui potrebbe farlo.”

 

Il programma

Teatro di San Carlo

Sabato 21 novembre 2015, ore 20.30

Domenica 22 novembre 2015, ore 18.00

Gustav Mahler

Sinfonia n. 2 in do minore

per soprano e contralto soli, coro misto e orchestra Resurrezione

Anni di composizione: 1888-1894

Allegro maestoso (Mit durchaus ernstem und feierlichem Ausdruck)

Andante moderato (Sehr gemächlich)

In ruhig fliessender Bewegung (Scherzo)

Urlicht (Sehr feierlich, aber schlicht)

(testo tratto da: “Des Knaben Wunderhorn”)

Im Tempo des Scherzo (Wild herausfahrend – Langsam)

(testo tratto da: Die Auferstehung, di Friedrich Gottlieb Klopstock, con aggiunte di Gustav Mahler)

Durata: 80 minuti circa

 

 

Il Quartetto di Cremona porta Beethoven alla Sapienza

Quart. Cremona credit Damiano RosaIl ciclo completo dei Quartetti di Ludwig van Beethoven – diciassette geniali e straordinari capolavori, che costituiscono uno di più grandi monumenti della musica di tutti tempi – è da anni l’obiettivo cui lavora il Quartetto di Cremona, che li sta eseguendo per la IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti nell’Aula Magna della Sapienza (Piazzale Aldo Moro 5): un progetto iniziato due anni fa e che con il concerto di oggi, sabato 21 novembre alle 17.30, giunge al quinto appuntamento. Il sesto avrà luogo il 13 febbraio, il settimo e ultimo nella stagione 2016-2017. Chi ha sentito i precedenti concerti di questo ciclo o i cd con i Quartetti di Beethoven da loro incisi, sa che non deve assolutamente perdere quest’appuntamento.

Con quest’impresa, che si svolge sul doppio binario della sala da concerto e della sala d’incisione, il Quartetto di Cremona si sta imponendo come uno dei migliori quartetti a livello internazionale. Prima di loro l’unico altro gruppo italiano ad incidere l’integrale quartettistica beethoveniana, negli anni intorno al 1970, era stato il grande Quartetto Italiano, per molti il migliore in assoluto nel secolo scorso. Essere stati paragonati dalla critica internazionale proprio a quei loro ormai mitici predecessori è un motivo di grande orgoglio per il Quartetto di Cremona.

Indubbiamente il confronto con i capolavori di Beethoven è stato un passaggio molto importante per la maturazione di questi quattro giovani, che hanno formato il loro quartetto nel 2000, quand’erano ancora studenti dell’Accademia Stauffer di Cremona. Gli ascoltatori restano particolarmente colpiti dall’equilibrio da loro raggiunto tra intenso coinvolgimento personale e massimo rispetto delle intenzioni dell’autore. E la critica non lesina le lodi: “un’esperienza rara ed appagante”, “la trasparenza delle trame contrappuntistiche, (…) la pregnanza e la forza espressiva (…) ricercate e felicemente conseguite”. Sono stati perfino paragonati ad Armani: “Elegante e patinato quanto un vestito di Armani, ha cucito la musica a perfezione” (The Strad Magazine).

Questa volta – secondo l’impostazione di questi loro concerti alla IUC, non a caso intitolati “Esplorando Beethoven” – mettono a confronto due opere molto diverse per epoca e stile, il giovanile Quartetto op 18 n. 1 e il Quartetto op. 130, che appartiene agli anni estremi di Beethoven. Il primo è del 1799: per un verso è ancora settecentesco e non ripudia i grandi modelli di Haydn e Mozart, ma l’atmosfera comincia ad essere più drammatica, soprattutto nell’ Adagio affettuoso ed appassionato, ispirato a Beethoven – così si dice – dalla scena presso la tomba del Romeo e Giulietta di Shakespeare. L’op. 130 è invece del 1825 e alla prima esecuzione il suo stile innovativo e geniale fu giudicato bizzarro e capriccioso, probabilmente perché la costruzione è molto complessa (sei movimenti, la cui forma è difficilmente riconducibile ai soliti schemi): Eppure il carattere di questa musica è prevalentemente sereno lieto. Il movimento più famoso è la Cavatina, che Beethoven stesso giudicava la pagina più bella dei suoi Quartetti. Un suo amico riferì: “L’aveva composta piangendo, nell’estate del 1825 e mi confessò che mai, prima di allora, la sua musica lo aveva così profondamente commosso, e che al solo ricordare quel pezzo gli venivano le lacrime”.

Il concerto fa parte della rassegna “Sapienza in musica” con il sostegno della Regione Lazio.

 

Mauro Mariani

 

Amnesty International sulla Francia

Amnesty International ha chiesto al governo francese di non considerare le misure di emergenza sottoposte al Parlamento dopo gli orribili attentati di Parigi come un elemento permanente della sua strategia contro il terrore. “Adesso la protezione della popolazione da possibili ulteriori attacchi è giustamente la priorità numero uno. Ma le misure di emergenza presentate al Parlamento contemplano una radicale estensione dei poteri dell’esecutivo a scapito delle garanzie fondamentali per i diritti umani. Queste misure dovranno essere usate solo quando strettamente necessario, evitando che diventino un elemento permanente della strategia francese contro il terrore” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. Lo stato d’emergenza proclamato per 12 giorni dopo gli attentati del 13 novembre scorso ha conferito alla polizia una serie di poteri aggiuntivi. La proposta presentata al parlamento estende lo stato d’emergenza per tre mesi e prevede un’ulteriore serie di misure. Tra queste, il potere di condurre perquisizioni nelle abitazioni private e di imporre arresti domiciliari senza la necessità di un’autorizzazione giudiziaria. Vengono inoltre prolungati i poteri di vietare le associazioni con effetto permanente e di proibire le manifestazioni pubbliche. Queste misure straordinarie possono essere consentite solo a seguito di una dichiarazione formale di stato d’emergenza, in quanto derogano dalla legge ordinaria e riducono le libertà civili e i diritti umani. Tali misure devono essere necessarie e proporzionali rispetto allo scopo e alla durata. Soprattutto, devono essere temporanee, monitorate e attuate con giudizio, ossia quando assolutamente necessarie. “Col passare dei giorni, mentre le forze di sicurezza francesi operano con diligenza per portare di fronte alla giustizia i responsabili degli attacchi e impedire ulteriori minacce, la necessità di poteri di emergenza dev’essere attentamente valutata. È paradossale sospendere i diritti umani al fine di difenderli” – ha commentato Dalhuisen. Le modifiche legislative di lungo termine proposte dal presidente Hollande comprendono la revisione delle norme sull’uso della forza letale e l’estensione dei già assai ampi poteri di sorveglianza. Il presidente Hollande ha inoltre chiesto di privare della nazionalità francese le persone con doppio passaporto, proibire a determinate persone l’ingresso nel paese ed espellere in modo rapido i cittadini stranieri sospettati di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale. La stessa opposizione ha invocato l’applicazione della detenzione preventiva nei confronti di chi è sospettato di minacciare la sicurezza nazionale. “Molte volte abbiamo visto misure di emergenza estese e codificate fino a quando non sono diventate parte della legge ordinaria, facendo vacillare l’impianto dei diritti umani. Nel lungo periodo, quella perniciosa ideologia che ha dato luogo agli attacchi di Parigi potrà essere sconfitta solo mantenendo i valori fondamentali della Repubblica francese” – ha proseguito Dalhuisen. “Lunedì scorso, nel suo discorso al Parlamento, il presidente Hollande ha affermato con forza l’impegno della Francia ad accogliere i rifugiati in fuga dai conflitti, dalla persecuzione e dallo stesso genere di orrore che ha colpito le strade di Parigi. Questi principi devono essere estesi ed applicati alla lotta a lungo termine contro il terrorismo” – ha concluso Dalhuisen.

Amnesty International Italia

Festival “Non c’è differenza” alla seconda edizione a Verona

Si terrà dal 27 novembre al 2 dicembre la seconda edizione del Festival “Non c’è differenza”, realizzato dal Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio, con il patrocinio di Comune e Provincia, in collaborazione con Agsm, Banca Popolare e 1^ Circoscrizione. L’iniziativa è stata presentata dal consigliere comunale incaricato alla Cultura Antonia Pavesi. Presenti Luciano Zampieri della 1^ Circoscrizione, Giovanna e Isabella Caserta del Teatro Scientifico, Stefano Semolini della Banca Popolare e Nicoletta Ferrari di Dismappa. “Un’iniziativa importante – ha detto Pavesi – per parlare soprattutto ai giovani di uguaglianza. Per questo ringrazio il Teatro Scientifico che per il secondo anno ha realizzato un festival che sarà anche occasione di riflessione e interscambio di informazioni ed esperienze”.

Il programma prevede per il 27 novembre, a Santa Maria in Chiavica, alle ore 11 il laboratorio tattilo-braille gratuito per bambini, realizzato in collaborazione con l’Unione italiana ciechi e ipovedenti; alle ore 17 il reading “Monna Lisa e il velo”, racconto di Michela Pezzani tradotto in contemporanea da un interprete della lingua dei segni; alle ore 17.15 l’inaugurazione della mostra dello scultore Felice Tagliaferri e a seguire un momento conviviale.

Il 28 novembre, al Teatro Laboratorio, si terrà alle ore 17 la tavola rotonda “La disabilità vista e vissuta dalle donne” con Nicoletta Ferrari (Dismappa), Alessandra Marigonda (LIS), Lucia Dal Negro (ideatrice del progetto Voilà – De-LAB), Roberta Mancini (Presidente Unione Ciechi Verona), Serena Marchi (autrice di “Madri, comunque”), Francesca Marchi (mamma su carrozzina) e il moderatore Franco Guidoni. A seguire momento conviviale e “Disbattiti” con Luca Pighi, batterista e percussionista, che animerà i ritratti fotografici femminili realizzati negli ultimi anni da Nicoletta Ferrari per il progetto Dismappa.

Il 29 novembre, sempre al Teatro Laboratorio, dalle 15.30 alle 18 si terrà il laboratorio per bambini “Frankenstein. La Fabbrica dei mostri” per accompagnare i più piccoli alla scoperta e all’accettazione della diversità. Seguiranno alle ore 18.30 la proiezione di cortometraggi sul tema della differenza, un momento conviviale e alle 20 la visione di “Due volte genitori”.

Il Festival si concluderà il 2 dicembre, alle ore 21 sempre al Teatro Laboratorio, con lo spettacolo “L’essenza di Caino. Canto d’amore alla follia” di Alessandro Garzella, portato in scena dalla compagnia Animali Celesti/Teatro d’Arte Civile. L’ingresso ai vari eventi è di 1 euro, tranne per lo spettacolo di chiusura del festival.

 

Roberto Bolis

 

Mercatini di Natale a Verona

Da ieri, venerdì 20 novembre, a domenica 27 dicembre Piazza dei Signori e Cortile Mercato Vecchio ospitano, per l’ottavo anno consecutivo, i Mercatini di Natale a Verona, contrassegnati ancora una volta dalle caratteristiche casette in legno del “Christkindlmarkt” (mercatini di Natale di Norimberga). L’iniziativa, che è promossa dal Comitato per Verona (che vede Confcommercio As.co. Verona e Confesercenti Verona in prima linea) in collaborazione con il Comune, è stata presentata a palazzo Barbieri dall’assessore alle Attività economiche e Turismo Marco Ambrosini insieme al presidente del Comitato per Verona Luciano Corsi. Presenti il direttore di Confesercenti Fabrizio Tonini, il vicepresidente di Confcommercio Verona Paolo Artelio, i rappresentanti delle associazioni di volontariato, che esporranno i propri stand all’interno dei Mercatini.

“L’inaugurazione ufficiale si terrà sabato 21 alle 10 in piazza dei Signori -spiega Ambrosini- con l’accensione dell’Albero di Natale presente nella piazza, ma già da venerdì pomeriggio i Mercatini di Natale inizieranno l’attività con l’arrivo dei primi espositori. Inoltre da venerdì 4 dicembre prenderà il via anche il progetto “Verona si veste di luce”, con l’accensione delle luminarie nelle vie e nelle piazze del centro, per offrire alle migliaia di visitatori, che contiamo di confermare anche quest’anno, la magica atmosfera delle feste natalizie nella nostra città. Ringrazio il Comitato per Verona, e i suoi collaboratori, per l’impegno profuso nel migliorare anno dopo anno questa iniziativa”.

“Oltre 60 espositori, alcuni di spessore internazionale, proporranno prodotti tipici tradizionali artigianali -spiega Corsi- come addobbi in vetro, legno e ceramica, oltre alle consuete specialità gastronomiche e ai dolci natalizi. Per garantire la massima qualità all’evento e tutelare gli imprenditori che hanno aderito, gli stand proporranno prodotti rigorosamente diversificati, mentre la loro suddivisione tra le due piazze è stata pensata per distinguere le produzioni internazionali da quelle locali, valorizzate al meglio”. Nell’edizione 2014 sono stati circa un milione i visitatori che hanno visitato i Mercatini, rendendo di fatto Verona una delle capitali del Natale in Italia e generando un importante indotto per l’economia scaligera. Gli organizzatori, in questi mesi, hanno già ricevuto numerose richieste per visite guidate, a testimonianza dell’appeal dell’evento su scala internazionale. La manifestazione di Piazza dei Signori e Cortile Mercato Vecchio beneficia inoltre della collaborazione di Agsm, di Amia e dell’amichevole rapporto con Norimberga. L’evento rientra nel progetto “Natale a Verona e provincia”, la kermesse di appuntamenti e manifestazioni che registra quest’anno la partecipazione di un nutrito elenco di istituzioni, organizzazioni di categoria e importanti imprese, con oltre 1.200 aziende del territorio complessivamente coinvolte.

Roberto Bolis

 

Vinitaly Russia e i produttori di vino italiani

Più di ottocento etichette tutte italiane in rappresentanza di singoli produttori di vino, delle collettive delle Camere di Commercio di Udine e Gorizia-Friuli Venezia Giulia, di IW&SP – Italian Wine & Style Promotion e della Regione Veneto e una attenta selezione tra i più autorevoli importatori del settore vitivinicolo – in tutto circa duemila visitatori -, sono presenti ieri (16 novembre) alla 12ª edizione di Vinitaly Russia, in corso presso l’esclusivo Swissôtel Krasnye Holmy di Mosca. Per l’occasione, Vinitaly International ha rinnovato il suo impegno in materia di educazione e formazione all’estero, attraverso l’organizzazione di una vasta gamma di iniziative volte a promuovere il vino italiano in un mercato così difficile, ma al contempo promettente, come quello russo.

La situazione in Russia è infatti complessa e mutevole: pesano la svalutazione del rublo con la perdita del potere d’acquisto della classe media, la crisi in Ucraina e il relativo embargo russo contro le sanzioni USA e UE, motivi per i quali non è facile per le aziende, che intendono investire sul territorio, fare previsioni a breve raggio. «Nei primi sette mesi del 2015 (gennaio-luglio) il valore dei vini italiani importati dalla Russia (pari a 57 milioni di euro) è calato del 26,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Nonostante il contesto negativo generalizzato, l’Italia si conferma anche per quest’anno il primo esportatore di prodotti vitivinicoli in Russia. Una dato che ci conforta, ma che deve soprattutto stimolare a fare meglio, sfruttando le defezioni dei concorrenti stranieri, occupando le loro quote e impegnandoci, come intende fare ICE in collaborazione con Vinitaly, in un’attenta e specializzata educazione del consumatore verso il prodotto vitivinicolo italiano» commenta così Paolo Celeste, presente all’evento in qualità di direttore ICE di Mosca.

«È una nota positiva che l’Italia abbia confermato la sua posizione di primo esportatore di vino nella Federazione Russa. Il vino è un’eccellenza della cultura italiana ed è quindi molto importante che il pubblico russo lo conosca e lo apprezzi sempre di più. Restare in vetta non è facile: dobbiamo fare ogni sforzo non solo per mantenere la posizione, ma anche per espanderla, ad esempio portando i nostri prodotti nelle Regioni russe» sottolinea Cesare Maria Ragaglini Ambasciatore d’Italia a Mosca.

«Il mercato attraversa una fase di transizione: un potenziale investimento sulla Russia deve essere valutato in un’ottica di medio-lungo termine, avviando cioè un percorso che potrà rivelarsi particolarmente premiante quando la fase di congiuntura negativa sarà superata. Con iniziative btob di formazione e tasting come quella organizzata oggi da Vinitaly International a Mosca, Veronafiere intende confermarsi un valido alleato per le imprese del comparto vitivinicolo, sia dal punto di vista commerciale che promozionale» afferma il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani.

 

L’appuntamento russo si concentra in un’unica giornata, durante la quale Vinitaly International ha organizzato un programma suddiviso in sette Masterclass, qualificando l’evento tra i più importanti sul territorio interamente dedicato al mondo vino. Solo lo scorso anno ha infatti ospitato, sempre in un solo giorno, più di 1600 professionisti e il numero record di 1700 vini provenienti da tutte le regioni d’Italia. Situato ancora una volta nel Centro Congressi del Swissotel Krasnye Kholmy, Vinitaly Russia presenta inoltre il suo tradizionale Walk Around Tasting, confermando la collaborazione con alcuni dei più grandi nomi dello scenario dell’importazione russa, come Simple, Fort, Ast-international Environment, DP-TRADE, MBG and Millenium, collaborazioni consolidate negli anni presentate insieme a due new entry, Winedom e Noble House, per offrire una più ampia scelta di cantine di piccole e medie dimensioni che intendono entrare nel in questo particolare mercato. Il programma educativo è arricchito infine da due Executive Wine Seminars di VIA (Vinitaly International Academy) dove il direttore scientifico, Ian D’Agata, viene affiancato per la prima volta da Veronica Denisova e Nikolay Chashchinov, i primi due VIA Italian Wine Ambassadors di nazionalità russa.

Dati economici import russo di vino italiano (fonte ICE)

Nel 2014 l’Italia si è qualificata come il primo fornitore di vini (compresi spumanti) della Russia, davanti a Francia e Spagna, con un totale di 254,3 milioni di euro di controvalore. Nonostante la crisi in atto, il vino italiano è riuscito a contenere le perdite (-2,34% rispetto al valore 2013), in confronto alla flessione di Francia (-11,3%) e Spagna (-28,3%). Anzi, in questo quadro il prodotto italiano

è riuscito a erodere quote di mercato dai concorrenti passando da un da un 28,5% ad un 29,4% del totale dei vini consumati in Russia. Da segnalare la crescita dei vini bianchi e rossi (+1,6%), cui fa da contraltare il -7,7% degli spumanti.

Situazione diversa nel 2015: nei primi sette mesi (gennaio-luglio) il controvalore dei vini italiani importati dalla Russia (pari a 57 milioni di euro) è calato del 26,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Il calo riguarda anche il comparto spumanti (22,1 milioni di euro), il cui consumo è sceso del 35,1%. Tuttavia l’Italia si conferma ancora il primo esportatore di prodotti vitivinicoli in Russia.

 

Veronafiere

 

 

Arte e diritti umani a Veronica Pivetti

Va a Veronica Pivetti, testimonial della campagna “Mai più spose bambine”, presidente della giuria del premio “Cinema e i diritti umani” alla 72ma Mostra internazionale del Cinema di Venezia e regista e co-autrice del film “Né Giulietta né Romeo”, il premio “Arte e diritti umani 2015” di Amnesty International Italia.
ll premio, istituito nel 2008, viene assegnato ogni anno da Amnesty International Italia a un testimonial dell’associazione che, attraverso la sua arte, ha contribuito a sensibilizzare e a mobilitare l’opinione pubblica sulle campagne in favore dei diritti umani. Negli anni scorsi, il premio è stato conferito ad Alessandro Gassmann, Modena City Ramblers, Giobbe Covatta, Paolo Fresu, Ivano Fossati, Antonio Pappano e Canzoniere Grecanico Salentino.
Veronica Pivetti ha ricevuto il premio “Arte e diritti umani 2015” questa mattina al cinema Barberini di Roma, in occasione dell’anteprima stampa del film “Né Giulietta né Romeo”.
“Siamo convinti che ‘Né Giulietta né Romeo’, con la sua delicatezza e ironia, potrà ridare spazio e dignità a temi che si cerca di nascondere sotto il tappeto, come il bullismo omofobo e più in generale i diritti delle persone omosessuali. Ci auguriamo che non solo il pubblico delle sale cinematografiche ma anche il mondo della scuola accolgano questo film con favore e interesse, avviando una profonda riflessione sul tema dei diritti nel nostro paese” – ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Per contrastare bullismo, omofobia e transfobia nelle scuole, Amnesty International Italia ha, già dallo scorso anno, lanciato due progetti paralleli.
Il primo s’intitola “Scuole attive contro l’omofobia e la transfobia” e si rivolge alle scuole secondarie di secondo grado. Vuole essere un luogo in cui studenti e professori di istituti diversi si incontrano per scambiarsi idee, proposte e azioni per migliorare il proprio ambiente scolastico e renderlo rispettoso dei diritti umani e libero da ogni forma di discriminazione e violenza. 
Il progetto europeo “Stop Bullying!” unisce quattro sezioni nazionali di Amnesty International (Italia, Irlanda, Polonia e Portogallo) per combattere il bullismo e la discriminazione in 17 scuole europee, attraverso un’azione che favorisca la piena integrazione dei diritti umani in tutti i settori della vita scolastica. A Palermo, nell’ambito di tale progetto, si è recentemente svolto un campo giovani che ha visto la partecipazione di rappresentanti di tutte le scuole coinvolte per trovare assieme soluzioni possibili per contrastare il fenomeno e studiare modalità di attivazione replicabili nei diversi contesti di provenienza.

 

Amnesty International Italia

 

Roma e le genti del Po. La mostra a Brescia

Visitare una mostra presso il Museo della Città, Santa Giulia a Brescia, è sempre un evento. Il sito museale è di una bellezza non appariscente, ma intensa, carica di emozioni e di angoli imperdibili. Il passato traspare da ogni pietra e dimostra l’austerità, l’immediatezza, la poeticità, il vissuto eterno. Meno osannabili sono gli allestimenti delle mostre che si susseguono nel prezioso sito. La pur bella “Brixia. Roma e le genti del Po”, la scia un senso di incompleto, di inespresso, ma anche di risolvibile. Soprattutto se, accanto ai tecnologici tablet che fungono da audioguide nel prezzo del biglietto intero, ci fosse anche la possibilità di non intuire i percorsi, di leggere didascalie illeggibili, sia per colore della grafia, sia per posizionamenti alquanto scomodi delle scritte. Pertanto, ben vengano i filmati in 4D che permettono al visitatore attento di capire come si è evoluta una città, l’ambiente di vita delle genti del Po all’arrivo dei Romani eccetera, ma un minimo di buon senso sarebbe di certo auspicabile per un sito patrimonio UNESCO e una mostra che è nata come corollario all’esposizione milanese. Dunque, andare a Brescia a vedere la mostra? Assolutamente sì, perché è imperdibile il fascino del museo di Santa Giulia e perché i reperti esposti sono davvero interessanti. Dai tesoretti comprensivi di monete, a ritrovamenti in tombe (monili, gioielli intrecciati e annodati in argento, cavigliere), alle famosissime falere di Manerbio, a ritrovamenti recenti, del 2014, a rendicontare anche al fruitore più distratto della mostra, che gli scavi continuano e che il nostro patrimonio si arricchisce sempre più, con anche una raccolta intelligente sotto l’egida di questa mostra che ha permesso di portare a Brescia davvero interessantissimi reperti.

La mostra, malgrado le puntualizzazioni, si presta a permettere di trascorrere oltre due ore in ammirazione dell’esposto senza che si sia guardato l’orologio. Poi prevede, nel biglietto, la visita all’altro bellissimo sito bresciano, a pochi metri a piedi lungo Via dei Musei, il Capitolium, dove un gentile addetto porta a visitare una cella di un santuario pagano di una bellezza impensabile, sempre al visitatore distratto, cioè ai tanti bresciani, di città o provincia, che spesso non si soffermano a vistare le bellezze che ha sotto gli occhi, come capita a tutti in ogni parte del mondo. È il caso, ad esempio, del Teatro Romano, adiacente al Capitolium, che si può finalmente vedere senza restare fuori dalla cinta di ferro battuto. Altrettanto bello, gemello di quello di Aix-en-Provence, adesso si può ammirare entrandovi, sempre con il prezzo del biglietto della mostra. Il sistema museale bresciano ha organizzato la possibilità di accedere, con sconti e biglietti ridotti, anche ad altri siti cittadini di grande rilevanza storico-architettonica e di una bellezza davvero unica, e tra pochi giorni sarà possibile visitare la mostra “Brixia. Roma e le genti del Po” al prezzo di soli sei euro se l’ingresso viene acquistato con il biglietto della mostra “Marc Chagall” di cui lemienotizie.com si è occupata e di cui racconteremo. Anche la mostra su Chagall sarà occasione, davvero da non perdere, di arrivare a Brescia a visitare una città che non è solita apparire come meta turistica, ma che non ha nulla da invidiare a molte città simili. Inoltre, ripeto, non è possibile lasciarsi sfuggire il Museo Santa Giulia e il suo patrimonio che, comunque, si intravvede tra una mostra e l’altra, anche se non lo si visita tutto. Tornando alla tecnologia, una parola sui tablet forniti ai visitatori. Davvero ben fatte le sezioni che spiegano dove i reperti sono stati rinvenuti e da dove, quindi, provengono. Oderzo, ad esempio, non è detto si ricordi d’acchito dove si trova, oppure dov’è rispetto a Aquileia o le vie romane. Le sezioni della mostra, dalle case ai mosaici, dalle sepolture alle strade, dai cippi alle statue, sono bene indicate e i video di spiegazione di ogni singola sezione sono davvero illuminanti, sia per i profani, sia per coloro che desiderano approfondire studi o la visita stessa. Infatti, spesso si sommano nei ricordi di scuola i periodi e gli anni, i dominatori e le aree dominate, confondendo Alessandro Magno e Scipione, oppure i confini di un dominio immenso. Quindi molto interessante il sistema e anche molto interessanti le ricostruzioni d’ambiente, piuttosto che le schede di spiegazione, ascoltabili o leggibili sul tablet.

Molto bella anche la sezione del bookshop, arricchita e con libri a prezzo scontato, ma solamente per invogliare il lettore ad approfondire anche a casa una parte di storia che diventa affascinante anche per chi non ama troppo il passato, attraverso i bellissimi oggetti esposti.

La mostra è visitabile fino al prossimo 17 gennaio.

 

A. B.