Passeggiata alla scoperta della Ferrara ebraica

Visto il successo delle precedenti edizioni, anche quest’anno sarà Francesco Scafuri, responsabile Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara, ad accompagnare il pubblico durante il percorso guidato nel cuore della città (a piedi o con bicicletta a mano) previsto nell’ambito della Festa del Libro Ebraico. L’appuntamento è per domani, lunedì 27 aprile alle 18 con partenza da piazzetta Schiatti. Lo stimato esperto di storia del patrimonio monumentale ferrarese, illustrerà le interazioni tra l’ebraismo ferrarese e la storia della “capitale estense”, ma non mancherà qualche sorpresa durante l’itinerario, che si concluderà in piazza Municipale. Tra le soste previste, anche quella in piazzetta Carbone, dove sorge l’ex chiesa di San Giacomo, uno degli edifici più misteriosi della città, le cui vicende si collegano, sia pure per un breve periodo, con quelle del vicino Ghetto Ebraico. Scafuri, inoltre, parlerà degli episodi più significativi che hanno caratterizzato i diversi siti compresi nella passeggiata, dai suggestivi vicoli del “quartiere ebraico” alle bellezze della zona medievale. La storia della piazza principale della città (a lato del Duomo) costituirà il filo conduttore dell’iniziativa, anche alla luce delle recenti scoperte, ma la narrazione comprenderà pure i complessi architettonici di maggiore pregio che vi si affacciano.

Sarà un itinerario nel centro cittadino, nei luoghi che richiamano alla memoria famosi architetti del passato quali Leon Battista Alberti e personalità del mondo ebraico come Giorgio Bassani, ma anche figure mitiche come i Cavalieri Templari, i cui legami con Ferrara rendono la città ancora più affascinante e stupefacente.

Comune di Ferrara

“Un anno sull’altipiano”. Recital di teatro e musica al Teatro Parenti di Milano

In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, nell’ambito del programma curato dalla struttura di missione governativa per gli anniversari di interesse nazionale, il Teatro Franco Parenti di Milano ospiterà per tre giorni, il 15, 16 e 17 maggio, lo spettacolo UN ANNO SULL’ALTIPIANO, recital di teatro e musica tratto dall’omonimo romanzo di Emilio Lussu.
Adattato per il palcoscenico da Daniele Monachella, voce recitante accompagnato in scena dall’etnomusicologo Andrea Congia a chitarra classica ed effetti e da Andrea Pisu (vincitore del Premio Maria Carta) alle launeddas e percussioni, il testo è una preziosa testimonianza del popolo sardo che con migliaia di vite umane, pagò l’immane prezzo della Grande guerra.
È noto che i dominatori aragonesi vissuti in Sardegna, definivano i sardi “Pocos locos e mal unidos”, mentre l’opera di Lussu, scritta durante la sua lunga permanenza nei sette Comuni dell’Altipiano di Asiago, sottolinea come per la prima volta i sardi rimasero coesi, seppur nella sventura delle trincee, uniti dal motto “Forza paris” – “Forza insieme”, pensiero collettivo dei Diavoli rossi.
Il recital tratto dal suo memoriale prende spunto dall’esergo presente nel libro Ho più ricordi che se avessi mille anni, di evidente rimando a I fiori del male di Baudelaire, perseguendo l’alto valore letterario, identitario, civile, storico e sociale dell’opera, traduce in esigenza artistica la volontà di tramandare attraverso il linguaggio performativo prosa-musicale, il messaggio morale contenuto in essa, nonché onorare la memoria del popolo sardo e dei suoi sfortunati combattenti nel ricordo di quei tre lunghi anni di guerra.
I Dimonios della Brigata Sassari e gli eventi della trincea; la poesia del ferro e del cognac, del fuoco e del sangue; i flash, le fughe e le ferite della Grande Cagnara; le cadute delle vittime sul fango dell’Altipiano in contemporanea alle disfatte dei Giganti Europei; questi sono alcuni degli ingredienti di cui è intriso questo intenso docu-spettacolo reso maggiormente emozionale dalle parole di un autore che si rivolta moralmente alla guerra e alla classe che la provoca, permeate dal commento sonoro della tradizione musicale sarda e di suoni universali, espressa contrappuntisticamente in relazione alla voce dell’unico attore in scena.
Un viaggio mnemonico emozionale intriso dal ricordo di una guerra il cui racconto, per la prima volta nella letteratura italiana, denuncia l’irrazionalità e il suo non-senso, oltreché la gerarchia e l’esasperata disciplina militare in uso al tempo.

Elisabetta Castiglioni

I numeri del 22° Concorso Enologico Internazionale di Vinitaly

Campioni da 32 Paesi. Quasi 3.000 vini iscritti. Assegnate 75 medaglie.

È l’italiana Azienda Agricola G. Milazzo – Terre della Baronia di Campobello di Licata (AG – Italia) la vincitrice del Premio speciale “Gran Vinitaly 2015”, assegnato alla cantina che ha ottenuto il maggior punteggio in base a due medaglie conseguite in gruppi diversi del 22° Concorso Enologico Internazionale di Vinitaly, svoltosi a Verona dal 13 al 16 aprile 2015.

I vini iscritti quest’anno alla competizione enologica più rigorosa e selettiva al mondo sono stati quasi 3.000, con record di 32 Paesi partecipanti, tra i quali per la prima volta Svezia, Giappone e Taiwan.

Tre le aziende vincitrici del Premio speciale “Vinitaly Nazione 2015”, attribuito al produttore di ogni Paese che ha ottenuto il maggior punteggio calcolato dalla somma delle valutazioni riferite ai migliori tre vini insigniti del diploma di “Gran Menzione”. Si tratta della Winzer Sommerach – Der Winzerkeller – Sommerach (Germania); del Casale del Giglio Az. Agr. S.r.l. – Le Ferriere (LT – Italia) e della Vincon Vrancea S.A. – Focsani (Romania).

Il Premio speciale “Denominazione di Origine 2015”, assegnato al vino di ogni denominazione di origine italiana che in assoluto ha conseguito il miglior punteggio (a condizione che per ogni denominazione di origine abbiano partecipato almeno 40 campioni), è stato attribuito all’Amarone della Valpolicella Docg 2010 Lavarini Soc. Agr. di Lavarini Massimo & C. S.S. – Negrar (VR); al Valdobbiadene Prosecco Docg Superiore Spumante Extra Dry “2” 2014 Progettidivini S.r.l. – Soligo di Farra di Soligo (TV); al Gutturnio Doc Frizzante “Tradizione Piacentina” 2014 Az. Agr. Il Poggiarello – Scrivello di Travo (PC); al Montepulciano d’Abruzzo Doc “Val di Fara – Selezione di Famiglia” 2013 Spinelli S.r.l. – Atessa (CH); al Prosecco Doc Treviso Spumante Brut 2014 Sanfeletto S.r.l. – San Pietro di Feletto (TV) e al Trentino Doc Moscato Giallo Vino Biologico 2014 Cantina Toblino S.c.a. – Sarche (TN).

In palio, per i vini italiani, anche il premio “Banco Popolare”, assegnato al Vin Santo del Chianti Doc “Il Conio” 2005 della Eredi Benito Mantellini Az. Agr. S.S.Terranova Bracciolini (AR), per aver conseguito il miglior punteggio in assoluto fra tutti i vini italiani di tutte le categorie previste dal regolamento del 22° Concorso Enologico Internazionale.

Dei 3.000 campioni iscritti, 2.585 sono stati ammessi a giudizio; di questi, i 720 che hanno ottenuto un punteggio di almeno 82/100, per un massimo del 30% dei campioni di ciascuno gruppo di ogni categoria, sono stati premiati con diploma di “Gran Menzione”. I primi venti vini di ogni categoria e gruppo previsti dal regolamento che hanno ottenuto il miglior punteggio sono stati rivalutati da tre commissioni diverse e quelli che hanno ottenuto le migliori performance sono stati rispettivamente insigniti con Gran Medaglia d’Oro, Medaglia d’Oro, Medaglia d’Argento e Medaglia di Bronzo. In totale sono state attribuite 75 medaglie: 17 Gran Medaglie d’Oro, 18 Medaglie d’Oro, 23 Medaglie d’Argento e 17 Medaglie di Bronzo.

La premiazione dei vini vincitori di medaglia sarà uno degli eventi organizzati nel Padiglione “Vino – A taste of Italy”, durante l’Expo di Milano.

Durante le selezioni dei vini partecipanti al 22° Concorso Enologico Internazionale sono stati utilizzati complessivamente 20.000 bicchieri e sono state compilate 17.275 schede di valutazione pari a 246.395 giudizi parziali.

Organizzato da Veronafiere – Vinitaly in collaborazione con Assoenologi, il Concorso Enologico Internazionale si fregia del patrocinio della Commissione dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV), dell’Union Internationale des Oenologues (UIOe) e dei ministeri delle Politiche agricole alimentari e forestali e dello Sviluppo economico. Il servizio di sommelier è stato gestito grazie alla Fondazione Italiana Sommelier.

Servizio Stampa Veronafiere

Viktoria Mullova alla Sapienza

Viktoria_Mullova HD 3 ridottaUn appuntamento da non perdere all’Aula Magna della Sapienza per i concerti della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti: martedì 28 aprile alle 20.30 Viktoria Mullova, una grande violinista dalla grande personalità, e l’Accademia Bizantina, uno dei più raffinati gruppi di musica barocca, con Ottavio Dantone come clavicembalista e direttore, sono i protagonisti di un concerto interamente dedicato a Bach. Del grande Johann Sebastian sono in programma tre Concerti per violino e archi e un Concerto per violino, clavicembalo e archi: due sono le prime esecuzioni a Roma di concerti perduti e ricostruiti, la riscoperta di un Bach che si credeva perduto per sempre.

Viktoria Mullova ha studiato a Mosca e il suo straordinario talento si è imposto all’attenzione internazionale quand’era giovanissima. Nel 1983 con una fuga drammatica si rifugiò all’Ovest. Da allora suona in tutto il mondo con le più grandi orchestre e i più celebri direttori ed è ospite di importanti festival internazionali. Con acuta curiosità esplora tutto la musica per violino, dal barocco alla contemporanea, dalla world fusion alla musica sperimentale, dal jazz al pop. Attualmente è impegnata nella realizzazione del progetto “The Peasant Girl”, in cui suona musiche con radici nel classico, nel gypsy e nel jazz. Il suo recente progetto “Stradivarius in Rio” è ispirato dalla sua passione per le canzoni brasiliane di Antonio Carlos Jobin, Caetano Veloso e Claudio Nucci. Tra le sue più recenti incisioni spiccano le Sonate di Bach con Ottavio Dantone e i Concerti per violino di Bach con Ottavio Dantone e l’Accademia Bizantina; a proposito di queste incisioni il Guardian ha scritto che “sentire suonare Bach dalla Mullova è semplicemente una delle maggiori esperienze che si possano fare”.

L’Accademia Bizantina ha la caratteristica di essere gestita collettivamente dai propri componenti, che ne stabiliscono obiettivi e linee guida. Molte sono state le personalità del mondo musicale che ne hanno sostenuto e aiutato la crescita artistica, da Riccardo Muti a Luciano Berio. Suona nelle più prestigiose sale di Europa, Israele, Giappone, Messico, Stati Uniti e America del Sud. Numerose le sue incisioni per Decca, Deutsche Grammophon e altre case discografiche, che hanno ottenuto i premi Diapason D’Or e Midem e una nomination ai Grammy.

Ottavio Dantone è stato premiato ai concorsi di clavicembalo di Parigi e di Bruges, due dei più importanti al mondo. Alla sua abituale attività di clavicembalista affianca quella altrettanto intensa di direttore d’orchestra: in questa veste può vantare collaborazioni con Teatro alla Scala di Milano, Glyndebourne Festival, Theater an der Wien di Vienna, Opéra Royale di Versailles, Opera di Zurigo e London Proms. Dal 1996 è direttore musicale dell’Accademia Bizantina.

Viktoria Mullova sarà la solista nei Concerti per violino e archi in la minore BWV 1041 e in mi maggiore BWV 1042: sono due capolavori insuperabili per la pura bellezza melodica (in cui si può riconoscere l’influsso italiano) e la raffinatezza del contrappunto e fanno rimpiangere la perdita degli altri Concerti per violino di Bach, che dovevano essere senza dubbio più numerosi. Ottavio Dantone ha però potuto ricostruire due di tali Concerti, che saranno eseguiti in questa occasione. Bach infatti li aveva trascritti per altri strumenti e, partendo da tali adattamenti, è stato possibile ripristinare le versioni originali senza troppe difficoltà. Si tratta dal Concerto per violino e archi BWV 1053 e del Concerto per violino, clavicembalo e archi BWV 1060. In quest’ultimo Ottavio Dantone affiancherà la Mullova non solo come direttore ma anche come solista di clavicembalo.

Al termine del concerto i musicisti incontreranno il pubblico per una sessione di autografi.

BIGLIETTI – Interi: da 20 euro a 30 euro (ridotti da 16 euro a 24 euro). Giovani under 30: 8 euro; under 14: 5 euro. INFORMAZIONI: tel. 06 3610051-2

Mauro Mariani

“Scendi giù” di Mannarino vince il Premio A.I. Italia 2015

“Scendi giù” del cantautore Mannarino è il brano vincitore della tredicesima edizione del Premio Amnesty International Italia, indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente. 
La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 19 luglio, nel corso della serata finale della XVIII edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, festival che inizierà il 16 luglio e proporrà anche il concorso dedicato agli emergenti, il cui bando rimane aperto fino al 15 maggio insieme a quello per il migliore cortometraggio sui diritti umani.
Informato del premio, Alessandro Mannarino ha dichiarato:
“Sono davvero onorato che “Scendi giù ” abbia ricevuto questo riconoscimento. Tra le mie canzoni è una di quelle a cui tengo di più. Negli ultimi anni abbiamo assistito a molti episodi orribili di uccisioni, torture e violenze commesse da fantasmi in divisa, abbiamo ascoltato sentenze di assoluzione più violente delle botte stesse. A volte mi sono ritrovato a pensare allo Stato come a un padrone che ha paura del suo cane da guardia. Le sentenze sui fatti di Genova del 2001 e le morti di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi mi hanno spinto a cercare una giustizia non terrena, inutile, eterea, ma implacabile: la giustizia del pensiero, della fantasia, dell’arte.
Nella canzone il detenuto ucciso a botte dai secondini diventa un fantasma che porta avanti la sua vendetta, una vendetta naïf, una vendetta impossibile, solamente sognata. Ma per me, poterla sognare, è stato come poggiare bende intrise di unguento su ferite profonde, come dire “possiamo sognarlo, possiamo cantarlo, possiamo uccidervi senza torcervi un capello, con il nostro sorriso e la nostra fantasia”.
Puoi fermare un corpo, puoi smembrare un movimento, ma i pensieri volano liberi, attraversano i muri e le sbarre. Quelli, i pensieri, non li puoi carcerare, non li puoi picchiare, non li puoi uccidere”.
Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, ha commentato:
“Il testo di ‘Scendi giù’ non può lasciare indifferenti: è un testo duro, che mostra come a volte lo stato rinunci a proteggere le persone di cui è responsabile, che sono affidate alla sua cura, e scelga invece di proteggere chi quelle persone ha offeso nel corpo e nell’anima, nel più totale disprezzo dei valori dello stato di diritto. La speranza è che tutto questo cambi e che, in particolare – possibilmente già prima del giorno della premiazione della canzone di Alessandro Mannarino – l’Italia si sia dotata di un reato specifico di tortura, strumento essenziale a porre fine all’impunità di chi viola i diritti umani”.
Nelle scorse edizioni il premio è stato assegnato a “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi, “Non è un film” di Fiorella Mannoia, Frankie HI-NRG, “Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini e “Atto di forza” di Francesco e Max Gazzé.

Amnesty International Italia

 

Inaugurata a Verona la mostra “Arte e Vino”

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In programma fino al 16 agosto in Gran Guardia a Verona, la mostra “Arte e Vino” è un evento prodotto e organizzato da Villaggio Globale International e Skira editore e promosso da Comune di Verona, Provincia autonoma di Trento, Veronafiere, Museo statale Ermitage e Mart.

Presenti all’inaugurazione il sindaco Flavio Tosi, l’assessore alla Cultura della Provincia autonoma di Trento Tiziano Mellarini, il vicepresidente di Veronafiere Damiano Berzacola, il Sovrintendente alle Belle Arti e al Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza Fabrizio Magani, la responsabile della pittura veneta del Museo statale Ermitage e direttore di Ermitage Italia Irina Artemieva, l’AD di Villaggio Globale International Maurizio Cecconi e i curatori della mostra Nicola Spinosa e Annalisa Scarpa. Il Sindaco ha espresso soddisfazione per la realizzazione della mostra che “ben si coniuga con il tema del prossimo Expo, da un lato, e con il territorio dall’altro, visto che Verona è terra di arte e di vino. La mostra, che è anche uno dei primi e più importanti esempi di collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, contribuirà ad arricchire l’offerta culturale di Verona per i turisti che vi giungeranno nei prossimi mesi. Un ringraziamento anche all’imprenditoria locale per il contributo che ha fornito per la realizzazione dell’iniziativa”. La mostra porta in esposizione quasi 170 opere, provenienti da circa 90 prestatori italiani e stranieri, che consentono di effettuare un percorso tra le rappresentazioni – pittura, scultura, arti decorative – del vino nell’arte, dal Cinquecento al Novecento. Alcuni degli artisti in mostra sono: Lorenzo Lotto, Tiziano, Guido Reni, Luca Giordano, Annibale Carracci, Giuseppe Maria Crespi ma anche Peter Paul Rubens, Jusepe Ribera, Nicolas Poussin, Jacob Jordaens, Giulio Carpioni, Peter Paul Rubens, i Bassano, Sebastiano e Marco Ricci, Giovanni Battista Tiepolo, Gaspar van Wittel, Gerrit van Honthorst, Philippe Mercier, Nicholas Tournier, Morbelli, Nomellini, Inganni, Boccioni, Depero, Balla, Guttuso, Picasso. Il vicesindaco e il consigliere incaricato alla Cultura, hanno sottolineato l’importanza di questa esposizione in quanto parte della proposta culturale della città in occasione di Expo 2015. “Speriamo che la mostra possa attirare in città numerosi visitatori anche stranieri – hanno detto – desiderosi di apprezzare l’unione tra arte e cultura enogastronomica che da sempre caratterizza il nostro Paese e che Verona rappresenta perfettamente”. La mostra sarà aperta dal lunedì al giovedì e il sabato e domenica dalle 9.30 alle 20.30; venerdì dalle 9.30 alle 22.30 (chiusura biglietteria un’ora prima). Aperta anche 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno e 15 agosto. Il biglietto avrà un costo intero di 12 euro (con audioguida compresa) e ridotto di 9 euro (con audioguida compresa). Informazioni e prenotazioni sono disponibili sul sito www.mostraarteevino.it.

 

Roberto Bolis

 

Dipartita finale. Al Sociale di Brescia fino al 19 aprile

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Chiudere in bellezza. Cosa c’è di più auspicabile, quando un percorso è stato costruito ed affrontato bene. Quindi, chiude la stagione di prosa del Teatro Sociale di Brescia, la produzione del locale CTB e Teatro de Gli incamminati, un lavoro di Franco Branciaroli in replica fino al prossimo 19 aprile. Il titolo è significativo anche del testo in sé: “Dipartita finale”, prospettando già qualcuno che muore. Titolo anche ironico, se si pensa a “Finale di partita” di Beckett, che lo stesso Branciaroli ha portato sulle scene lo scorso 2006. Interpreti straordinari di un lavoro molto bene impostato e sommamente recitato, sono un Gianrico Tedeschi che, malgrado l’argomento del testo, non sembra affatto in procinto di andarsene, dati i suoi 95 anni che muove in scena meglio di un ragazzino, con piegamenti, inginocchiamenti e praticamente corse da un punto all’altro del palcoscenico, per assistere adeguatamente un compagno di sventura, Ugo Pagliai, quasi (forse) immobilizzato a letto. E riferirgli di tanto in tanto i pensieri del Supino, che per lungo tempo dorme o tace, Massimo Popolizio. Un’interpretazione davvero straordinaria di tedeschi, che sembra muovere le fila dei compagni, di compagnia e di sventura drammaturgica, più giovani di lui ma comunque non proprio ragazzini. Un trio al quale si aggiunge Franco Branciaroli, malmesso anch’egli perché impersona la Morte che deve morire, ha finito il suo ruolo perché la gente non muore più. Mentre alcune persone del pubblico non hanno capito l’antifona che sottende a tutto il lavoro teatrale, pensando a osservare solo il visibile, sono assolutamente chiari i riferimenti a Dante, a Nietzsche del “Dio è morto” per intendere ben altro, come qui, con colte citazioni da “I Promessi Sposi”, da Cecco Angiolieri, ma anche dalla Storia, dato che i protagonisti Tedeschi e Pagliai in scena si chiamano Pol e Pot. La Morte, poi, si chiama Toto, non a caso (a ricordare Totò menagramo). Cosa si vede in scena? Uno scalcinato antro in procinto di essere abbattuto per fare posto ad una pista ciclabile, dove vivono tre sciagurati, clochard, barboni, ma anche convinti assertori di essere ormai gli unici sopravvissuti di un mondo morto. Supino, ad esempio, non è voluto partire per un’altra galassia come alcuni suoi amici che ora, con la strana voce assomigliante a quella di Silvio Berlusconi, lo chiamano da una sorta di Aldilà dove tutto è bello e nuovo, anche se vagamente troppo assomigliante al pianeta Terra. Sulle belle scene della sempre brava Margherita Palli, si snodano vicende comiche e usuali: l’impossibilità di fare i propri bisogni normalmente, l’incapacità di comunicare, tanto che serve il “vecchio” Tedeschi come portavoce tra le persone che pur condividono uno spazio ristretto. Ad un certo punto comparirà in scena qualcuno che porrà il dubbio che tutto quello che è stato detto sia fantomatico, non futurista, ma solo futuribile, che si sia trattato solo del vaneggiamento di persone con un piede e mezzo nella fossa, ma pur se giovane e aitante, il ragazzo (Sebastiano Bottari) scivola clamorosamente su una buccia di banana. E non poteva che essere così. Perché nella perfezione delle macchine, l’imprevisto non è prevedibile. E non ha soluzione. Se si continua a vivere poi non c’è più da mangiare e non c’è più un posto dove doversi scaricare; ma se c’è da mangiare, non è pensabile che qualcuno ancora butti per terra una buccia di banana. Nel luogo del non essere proprio di qualsiasi periferia profonda delle grandi città, tutto si compie e si domanda, con una lucidità che sconcerta dinanzi all’evidenza che i quattro presenti nella stanza siano un po’ dementi. La Morte, con tanto di abito nero e falce in mano, si sente depressa e inutile e Toto non può che mettersi a letto pure lui che, pur giovane o almeno più giovane, non può che farsi servire dall’anziano che sgambetta per rendersi utile. E non sono i giovani, ai nostri giorni, ad avere sempre più bisogno degli anziani per sperare di sopravvivere? Adesso che, nel tempo scenico, si comunica con l’Aldilà fatto di esseri forse extraterrestri, ecco che forse ci si chiede se era opportuno credere in Dio e semmai in quale, mentre tutto scivola nell’assurdo e nel chiaramente certo delle singole parole che sembrano, magicamente, trovare un senso proprio perché pronunciate da persone che nessuno starebbe mai a sentire.

L’assenza è quella dei valori che, però, diventano drammaticamente presenti perché, quando non ci sono, una parte dell’essere umano li cerca, pur se non consapevole di dove cercarli e di dove poterli trovare.

Un lavoro divertente, che porta a ridere davvero di gusto in certi momenti, in certi altri non ci si deve lasciare ingannare dal parlare basso e dai riferimenti sconci, perché in fondo l’argomento è serio e riguarda la vita contemporanea. Come la considerazione sul perché si sia arrivati a non morire più, a non voler morire più. Eterni, in un mondo sempre più vecchio perché non nascono più bambini, non esiste più la tradizionale famiglia e chi parla è un travestito, dato che Pol e Pot sono compagni. Il rifugio dei quattro è sulle rive di un fiume, forse il Tevere, e i riferimenti agli sgombri romani è fin troppo facile, se non fosse che le considerazioni non si riferiscono ad una o all’altra città, ma a tutti gli esseri umani, di tutto il pianeta. Ed è interessante che si parli anche di cibo, argomento che sta per diventare fortemente milanese, ma che deve diventare consapevolezza di tutti per una maggiore responsabilità nelle azioni di tutti i giorni. Un lavoro molto bello e da non perdere.

 

Alessia Biasiolo

 

 

Nicolas Hodges per la prima volta a Roma

Nicolas Hodges 2 (c) by Marco Borggreve

Il pianista inglese Nicolas Hodges, celebre interprete della musica moderna e contemporanea, suonerà per la prima volta a Roma martedì 14 aprile alle 20.30 presso l’Aula Magna della Sapienza, per la stagione della IUC-Istituzione Universitaria dei Concerti. In programma musiche di Claude Debussy, Ferruccio Busoni e Harrison Birtwistle.

Nicolas Hodges suona con le più importanti orchestre, tra cui New York Philharmonic, Chicago Symphony, Los Angeles Philharmonic, Berliner Philharmoniker, BBC Symphony, London Philharmonic, Sydney Symphony e Tokyo Philharmonic, e in festival prestigiosi, quali BBC Proms, Berlino, Salisburgo, Madrid, Melbourne, New York, Parigi, Vienna e Tokyo. Il suo repertorio include i grandi autori del passato come Beethoven, Schubert e Brahms, ma è famoso in tutto il mondo soprattutto per le sue interpretazioni di autori moderni e contemporanei. Georges Aperghis, Harrison Birtwistle, Wolfgang Rihm, Salvatore Sciarrino e molti altri hanno scritto loro composizioni espressamente per lui.

Il suo concerto romano si apre e si chiude con Claude Debussy, di cui eseguirà l’edizione completa dei due libri di Ètudes. Questi dodici grandi brani, composti negli ultimi anni di vita, sono l’esito supremo dell’arte del compositore francese, di cui svelano gli aspetti più preziosi, decantati e quintessenziali.

Di Ferruccio Busoni, in cui si fondono cultura italiana e tedesca con risultati altissimi e originali, Hodges eseguirà Giga, Bolero e Variazione da An die Jugend, una raccolta di pezzi del 1909 che è tra le sue opere più note. Questa breve composizione ha il sottotitolo Studio da Mozart, perché è interamente basata su temi mozartiani: la Giga sulla Piccola giga K. 574, il Bolero sul fandango del terzo atto delle Nozze di Figaro e la Variazione è a sua volta un’elaborazione della Giga.

Tra Debussy e Busoni, il pianista inglese presenterà in prima esecuzione italiana Variations from the Golden Mountain (2014) e Gigue Machine (2012) di Harrison Birtwistle: la IUC vuole così festeggiare gli ottanta anni di questo famoso compositore inglese, un protagonista della musica di questi ultimi decenni. Ha vinto numerosi premi, tra cui il prestigoso Siemens Preis nel 1995, e le sue composizioni sono dirette da Boulez, Rattle, Barenboim e Pappano e incise dalle più importanti case discografiche, quali Decca, Deutsche Grammophon e Teldec.

 

BIGLIETTI – Interi: da 15 euro a 25 euro (ridotti da 12 euro a 20 euro). Giovani under 30: 8 euro; under 14: 5 euro.

 

Mauro Mariani

 

Fino al 16 aprile a Verona in gara i vini di mezzo mondo

Chiusi nei loro sacchetti blu per non essere riconosciuti, sono ormai pronti per essere giudicati i quasi 3.000 campioni di vino inviati dai produttori di 32 Nazioni per partecipare alla 22^ edizione del Concorso Enologico Internazionale di Veronafiere. Un numero record di Paesi di provenienza, con Giappone, Svezia e Taiwan che per la prima volta partecipano alla più prestigiosa e selettiva competizione enologica internazionale.

untitledI campioni di vino coprono la produzione di tutti e cinque i continenti: in rappresentanza dell’Europa ci sono Austria, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Macedonia, Malta, Moldavia, Repubblica Ceca, Repubblica di San Marino, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria; dal Nuovo Mondo sono stati iscritti vini da Argentina, Brasile, Canada, Cile, Messico e Venezuela; l’Oceania è presente con Australia e Nuova Zelanda; dal continente africano i vini del Sud Africa; dall’Asia, a rappresentare il Medio Oriente i vini prodotti in Azerbaijan, Israele e Turchia, mentre dall’Estremo Oriente le new entry Giappone e Taiwan.

In palio 64 medaglie (Gran Medaglia d’Oro, Medaglia d’Oro, Medaglia d’Argento e Medaglia di Bronzo) suddivise tra i 16 gruppi delle tre grandi categorie dei vini tranquilli, dei vini frizzanti e dei vini spumanti, con una percentuale di premiati che non supera mai il 3% del totale dei campioni sottoposti a giudizio. Assegnati ogni anno dal Concorso Enologico Internazionale anche tre premi speciali: “Vinitaly Nazione”, “Denominazione d’Origine” e “Gran Vinitaly”.

Un riconoscimento in più per i vini italiani è il “Premio Speciale Banco Popolare”, che da quest’anno verrà attribuito a livello nazionale al vino italiano che avrà ottenuto il miglior punteggio di tutte le categorie.

Per il giudizio, il Concorso si avvale del lavoro di 21 commissioni, composte ciascuna da 3 enologi, di cui uno estero, e 2 giornalisti o esperti di fama internazionale provenienti da 40 Paesi, per un totale di 105 giudici. Una quarantina le ore previste per le operazioni di degustazione e circa 18.000 bicchieri.

Il punteggio di ogni campione viene determinato sulla base della media aritmetica delle 5 schede, previa eliminazione del punteggio più alto e di quello più basso. Il metodo di valutazione utilizzato è quello dell’Union Internationale des Œnologues, che prevede l’espressione dei giudizi in centesimi. Grazie all’utilizzo di tablet, l’inserimento dei dati viene fatto in tempo reale.

La scheda di valutazione digitale è stata introdotta lo scorso anno con grande successo, grazie ad un importante investimento tecnologico di Veronafiere, che non trova riscontro in altre grandi analoghe competizioni internazionali e che contribuisce a rendere ancora più efficiente e trasparente la procedura del Concorso.

Organizzato da Veronafiere, il Concorso Enologico Internazionale si fregia del patrocinio della Commissione dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV), dell’Union Internationale des Oenologues (UIOe) e dei ministeri delle Politiche agricole alimentari e forestali e dello Sviluppo economico.

Veronafiere

 

 

Billy Budd al Teatro Carlo Felice

Da venerdì 17 aprile 2015 alle ore 20.30 al Teatro Carlo Felice di Genova va in scena Billy Budd, opera in un prologo, due atti e un epilogo su libretto di Edward Morgan Forster ed Eric Crozier dall’omonimo racconto di Herman Melville, composta nel 1951, per sole voci maschili, da Benjamin Britten.

Una storia dolce-amara sulla fedeltà, sulla colpa e sulla violenza della giustizia, andata in scena per la prima volta a Londra, al Covent Garden, sotto la direzione dello stesso Britten, che mette in scena la lotta tra bene e male, capace, grazie alla sua forza espressiva, di emozionare fin dal primo ascolto.

Il Carlo Felice, dopo la precedente ed unica rappresentazione a Genova del 10 giugno 2005, questa volta presenta Billy Budd nella versione rivista da Britten nel 1960. L’allestimento del Teatro Regio di Torino insieme al Teatro Carlo Felice, con la regia e i costumi di Davide Livermore, nostro Regista Residente, è incentrato sulla sfida tecnica di non ricostruire una nave in scena, ma di trasformare in un vascello i ponti mobili e le strutture dello stesso palcoscenico.

La direzione della splendida partitura, ricca di minime coinvolgenti raffinatezze, è affidata ad Andrea Battistoni, dal 2013 Primo Direttore Ospite del Teatro Carlo Felice. Le scene sono firmate da Tiziano Santi e il disegno luci di Andrea Anfossi è stato realizzato da Luciano Novelli.

L’opera si avvale di due cast prestigiosi che si alterneranno nelle recite: Phillip Addis, Valdis Jansons (Billy Budd), Alan Oke, Patrick Vogel (Capitano Vere), Graeme Broadbent, Hector Guedes (John Claggart), Christopher Robertson, Valdis Jansons (Redburn), Mansoo Kim (Flint), Simon Lim (Ratcliffe), Marcello Nardis (Red Whiskers), Daniele Piscopo (Donald), John Paul Huckle (Dansker), Alessandro Fantoni (Novizio), Matteo Macchioni (Squeak), Claudio Ottino (Nostromo), Roberto Maietta (Primo Ufficiale), Davide Mura (Secondo Ufficiale), Naoyuki Okada (Gabbiere di maestra), Ricardo Crampton (Amico del novizio), Alessio Bianchini (Arthur Jones), Matteo Armanino e Roberto Conti (marinai), Loris Purpura (Ufficiale dei cannonieri)

BILLY BUDD

Opera in un prologo, due atti e un epilogo. Libretto di Edward Morgan Forster ed Eric Crozier dall’omonimo racconto di Herman Melville. Musica di Benjamin Britten

Direttore d’orchestra

Andrea Battistoni

Regia e costumi

Davide Livermore

Scene

Tiziano Santi

Disegno Luci

Andrea Anfossi

Realizzato da

Luciano Novelli

Assistente alla regia

Alessandra Premoli

 

Personaggi e interpreti

Billy Budd

Phillip Addis (17, 19, 21 e 23 aprile)

Valdis Jansons (18 aprile)

Edward Fairfax Vere, capitano

Alan Oke (17, 19, 21 e 23 aprile)

Patrick Vogel (18 aprile)

John Claggart, maestro d’armi

Graeme Broadbent (17, 19 e 23 aprile)

Hector Guedes (18 e 21 aprile)

Redburn, primo tenente

Christopher Robertson (17, 18 e 19 aprile)

Valdis Jansons (21 e 23 aprile)

Flint, ufficiale di navigazione

Mansoo Kim

Ratcliffe, tenente

Simon Lim

Red Whiskers, marinaio arruolato a forza

Marcello Nardis

Donald, marinaio

Daniele Piscopo

Dansker, un vecchio marinaio

John Paul Huckle

Un novizio

Alessandro Fantoni

Squeak, caporale d’armi

Matteo Macchioni

Nostromo

Claudio Ottino

Primo ufficiale

Roberto Maietta

Secondo ufficiale

Davide Mura

Gabbiere di maestra

Naoyuki Okada

Amico del novizio

Ricardo Crampton

Arthur Jones, marinaio arruolato a forza

Alessio Bianchini

Un marinaio

Matteo Armanino (17, 18 aprile)

Roberto Conti (19, 21 e 23 aprile)

Ufficiale dei cannonieri

Loris Purpura

 

Allestimento del Teatro Regio di Torino/Teatro Carlo Felice

Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice

Maestro del coro Pablo Assante

Maestro del coro di voci bianche Gino Tanasini

Coro del Teatro São Carlos di Lisbona

Maestro del coro Giovanni Andreoli

Repliche

Sabato 18 aprile – (F) 15.30

Domenica 19 aprile – (C) 15.30

Martedì 21 aprile – (H) 15.30

Giovedì 23 aprile – (B) 20.30

Marina Chiappa