Dipartita finale. Al Sociale di Brescia fino al 19 aprile

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Chiudere in bellezza. Cosa c’è di più auspicabile, quando un percorso è stato costruito ed affrontato bene. Quindi, chiude la stagione di prosa del Teatro Sociale di Brescia, la produzione del locale CTB e Teatro de Gli incamminati, un lavoro di Franco Branciaroli in replica fino al prossimo 19 aprile. Il titolo è significativo anche del testo in sé: “Dipartita finale”, prospettando già qualcuno che muore. Titolo anche ironico, se si pensa a “Finale di partita” di Beckett, che lo stesso Branciaroli ha portato sulle scene lo scorso 2006. Interpreti straordinari di un lavoro molto bene impostato e sommamente recitato, sono un Gianrico Tedeschi che, malgrado l’argomento del testo, non sembra affatto in procinto di andarsene, dati i suoi 95 anni che muove in scena meglio di un ragazzino, con piegamenti, inginocchiamenti e praticamente corse da un punto all’altro del palcoscenico, per assistere adeguatamente un compagno di sventura, Ugo Pagliai, quasi (forse) immobilizzato a letto. E riferirgli di tanto in tanto i pensieri del Supino, che per lungo tempo dorme o tace, Massimo Popolizio. Un’interpretazione davvero straordinaria di tedeschi, che sembra muovere le fila dei compagni, di compagnia e di sventura drammaturgica, più giovani di lui ma comunque non proprio ragazzini. Un trio al quale si aggiunge Franco Branciaroli, malmesso anch’egli perché impersona la Morte che deve morire, ha finito il suo ruolo perché la gente non muore più. Mentre alcune persone del pubblico non hanno capito l’antifona che sottende a tutto il lavoro teatrale, pensando a osservare solo il visibile, sono assolutamente chiari i riferimenti a Dante, a Nietzsche del “Dio è morto” per intendere ben altro, come qui, con colte citazioni da “I Promessi Sposi”, da Cecco Angiolieri, ma anche dalla Storia, dato che i protagonisti Tedeschi e Pagliai in scena si chiamano Pol e Pot. La Morte, poi, si chiama Toto, non a caso (a ricordare Totò menagramo). Cosa si vede in scena? Uno scalcinato antro in procinto di essere abbattuto per fare posto ad una pista ciclabile, dove vivono tre sciagurati, clochard, barboni, ma anche convinti assertori di essere ormai gli unici sopravvissuti di un mondo morto. Supino, ad esempio, non è voluto partire per un’altra galassia come alcuni suoi amici che ora, con la strana voce assomigliante a quella di Silvio Berlusconi, lo chiamano da una sorta di Aldilà dove tutto è bello e nuovo, anche se vagamente troppo assomigliante al pianeta Terra. Sulle belle scene della sempre brava Margherita Palli, si snodano vicende comiche e usuali: l’impossibilità di fare i propri bisogni normalmente, l’incapacità di comunicare, tanto che serve il “vecchio” Tedeschi come portavoce tra le persone che pur condividono uno spazio ristretto. Ad un certo punto comparirà in scena qualcuno che porrà il dubbio che tutto quello che è stato detto sia fantomatico, non futurista, ma solo futuribile, che si sia trattato solo del vaneggiamento di persone con un piede e mezzo nella fossa, ma pur se giovane e aitante, il ragazzo (Sebastiano Bottari) scivola clamorosamente su una buccia di banana. E non poteva che essere così. Perché nella perfezione delle macchine, l’imprevisto non è prevedibile. E non ha soluzione. Se si continua a vivere poi non c’è più da mangiare e non c’è più un posto dove doversi scaricare; ma se c’è da mangiare, non è pensabile che qualcuno ancora butti per terra una buccia di banana. Nel luogo del non essere proprio di qualsiasi periferia profonda delle grandi città, tutto si compie e si domanda, con una lucidità che sconcerta dinanzi all’evidenza che i quattro presenti nella stanza siano un po’ dementi. La Morte, con tanto di abito nero e falce in mano, si sente depressa e inutile e Toto non può che mettersi a letto pure lui che, pur giovane o almeno più giovane, non può che farsi servire dall’anziano che sgambetta per rendersi utile. E non sono i giovani, ai nostri giorni, ad avere sempre più bisogno degli anziani per sperare di sopravvivere? Adesso che, nel tempo scenico, si comunica con l’Aldilà fatto di esseri forse extraterrestri, ecco che forse ci si chiede se era opportuno credere in Dio e semmai in quale, mentre tutto scivola nell’assurdo e nel chiaramente certo delle singole parole che sembrano, magicamente, trovare un senso proprio perché pronunciate da persone che nessuno starebbe mai a sentire.

L’assenza è quella dei valori che, però, diventano drammaticamente presenti perché, quando non ci sono, una parte dell’essere umano li cerca, pur se non consapevole di dove cercarli e di dove poterli trovare.

Un lavoro divertente, che porta a ridere davvero di gusto in certi momenti, in certi altri non ci si deve lasciare ingannare dal parlare basso e dai riferimenti sconci, perché in fondo l’argomento è serio e riguarda la vita contemporanea. Come la considerazione sul perché si sia arrivati a non morire più, a non voler morire più. Eterni, in un mondo sempre più vecchio perché non nascono più bambini, non esiste più la tradizionale famiglia e chi parla è un travestito, dato che Pol e Pot sono compagni. Il rifugio dei quattro è sulle rive di un fiume, forse il Tevere, e i riferimenti agli sgombri romani è fin troppo facile, se non fosse che le considerazioni non si riferiscono ad una o all’altra città, ma a tutti gli esseri umani, di tutto il pianeta. Ed è interessante che si parli anche di cibo, argomento che sta per diventare fortemente milanese, ma che deve diventare consapevolezza di tutti per una maggiore responsabilità nelle azioni di tutti i giorni. Un lavoro molto bello e da non perdere.

 

Alessia Biasiolo

 

 

One thought on “Dipartita finale. Al Sociale di Brescia fino al 19 aprile

  1. WILLEM ha detto:

    Sono d’accordo con la Dottoressa Alessia Biasiolo, per il suo commento di questo spettacolo. Commento, dicevo, veramente preciso e veritiero. In quanto la bravura di tutti i protagonisti ; ognuno nel suo ruolo, ha portato in evidenza un passato. inteso come situazione di ripiego, un presente come situazione finale, ed un futuro che forse non c’è più. Od almeno sulla continuità nel voler vivere o procrearsi .
    Ci vorrebbe un altro mondo, così dicono,!!!
    Ed i ricchi e gli immortali e i falsi puritani, hanno già espatriato.RINUNCIATARI o SELEZIONATORI ? .
    Crediamoci a questo vecchio mondo, e lottiamo per migliorarlo!!!..

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