Archivi, politica, memoria connettiva: la “rigenerazione” dell’immaginario

I Seminario di studio

Giovedì 19 ottobre 2023

ore 10.00 – 18.00

ARCHIVIO AUDIOVISIVO DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEMOCRATICO

Via Ostiense 106 – Roma

Ore 10.00 – 13:00

Introduzione a cura di Vincenzo Maria Vita e Teresa Numerico

Intervengono

Onofrio Gigliotta (docente Università Federico II)

Giovanni Michetti (docente Università La Sapienza Roma)

Marcello Mustilli (avvocato)

Teresa Numerico (docente Università Roma Tre)

Ore 15.00-18.00

Intervengono

Federico Cabitza (docente Università Milano-Bicocca)

Nicola D’Angelo (magistrato)

Fiona Macmillan (docente Università Roma Tre)

Michele Mezza (giornalista e docente Università Federico II)

Renato Parascandolo (giornalista)

Quali i confini tra la memoria umana e la catalogazione digitale nel processo di archiviazione dei dati? Quali limiti ed effetti collaterali nelle modalità di comunicazione e trasmissione della storia attraverso il paziente lavoro umano a confronto con l’asettico e anaffettivo sistema di un’intelligenza artificiale che sa conservare senza riuscire a interpretare? Quali i meccanismi di controllo e trasparenza per tutelare la privacy dei dati e delle immagini nel sistema digitale? L’acceso dibattito tra diverse specificità e linguaggi – il fattore umano e quello dei computer in mano alla robotica – hanno portato all’esigenza di una dissertazione approfondita sulla materia attraverso un’iniziativa che, promossa dall’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) coinvolgerà studiosi dei due linguaggi in un seminario dal titolo Archivi, politica, memoria connettiva: la “rigenerazione” dell’immaginario, in programma giovedì 19 ottobre (orario 10:00 – 19:00) presso la sede dell’AAMOD, in via Ostiense 106, Roma.

Un dialogo sulla necessità di far pesare la voce degli archivi nei complessi meandri della documentazione della memoria storica (che resta) a confronto con l’istantaneità della tecnologia moderna (in continuo cambiamento e cancellazione del momento precedente), che vedrà relazionarsi sull’argomento esponenti del mondo universitaro, scientifico e giornalistico. Parteciperanno all’incontro – incipit di un convegno sul tema che si svolgerà nel 2024 – Vincenzo Maria Vita (presidente AAMOD), Onofrio Gigliotta (docente Università Federico II), Giovanni Michetti (docente Sapienza Università di Roma), Marcello Mustilli (avvocato), Teresa Numerico (docente Università Roma Tre), Federico Cabitza (docente Università Milano-Bicocca), Nicola D’Angelo (magistrato), Fiona Macmillan (docente Università Roma Tre), Michele Mezza (giornalista e docente Università Federico II) e Renato Parascandolo (giornalista).

L’ingresso è libero a tutti fino ad esaurimento posti.

Elisabetta Castiglioni

Le Piccole Suore della Sacra Famiglia nella tragedia di Longarone

La tragedia accaduta il 9 ottobre 1963 a Longarone, nel bellunese, costata la vita a circa duemila anime, ha tante storie di persone da ricordare e raccontare, perché di loro rimanga il senso di una vita, il ricordo costruito sulle loro vite spezzate in un attimo, nella sciagura annunciata ma mai abbastanza perché il monte Toc si facesse sentire prima, nell’animo, se non negli incartamenti e negli studi.

Tra le tante vite scomparse in quel “paesaggio lunare” come titolava il “Corriere del mattino” l’11 ottobre 1963, “portate non si sa dove, nascoste non si sa come, sepolte forse sotto una coltre di fango: o conficcate dalla violenza dell’acqua nei fianchi della montagna; o ancora affondate nel letto del Piave sotto quei sassi che l’acqua ora ricopre, appena increspata dalla leggera brezza d’autunno”, per le quali il cordoglio arrivava da tutto il mondo, da papa Paolo VI accanto al presidente della Repubblica Segni,ne sottolineiamo alcune in modo particolare.

Si tratta delle suore della scuola materna, inviate a Longarone dal padre fondatore delle Piccole Suore della Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone, il beato Giuseppe Nascimbeni, dal 9 marzo 1903. La richiesta era giunta da tale Protti che intendeva affidare alle suore le ragazze che lavoravano nella cartiera. In breve tempo aprì anche l’asilo, dapprima ospitato in alcune aule della scuola elementare, poi in una bella costruzione ampia, con mansioni dedite ai bimbi più piccoli che si aggiungevano a quelle di curare le tele di arredo della chiesa, di seguire le ragazze e i ragazzi dell’Azione Cattolica, le lezioni di canto, di catechismo, di taglio e cucito per le giovani. Le Piccole Suore erano amate e rispettate dalla popolazione, talvolta non facile, rude come a volte erano i monti e il vento che li sferzava, nel lavoro difficile che occupava le vite anche quando la Storia si abbatteva su di loro. Così era stato durante la prima guerra mondiale, quando la gente e le suore dovettero sfollare fino al 1919 e così si era ripetuto durante l’altra guerra mondiale, quando la mancanza di cibo e di libertà, fino alla crudele occupazione, aveva reso l’idea dell’inferno molto chiara già in vita.

Le consorelle che si prendevano cura delle anime e del reale del popolo di Longarone lo seguirono anche in quel frangente, quella sera del 9 ottobre. Tutte le suore sono state uccise dallo tsunami di quella tarda serata.

Erano la superiora e maestra d’asilo suor Gianluigia (al secolo Maria) Caldonazzi, nativa di Romagnano, in provincia di Trento, quarantasettenne e suora da 26 anni, riconosciuta con doti materne sia per i grandi che per i piccoli; suor Liantonia (al secolo Palmira) Valle di Fontaniva, in provincia di Padova, di 34 anni, di cui 18 nell’Istituto, assistente d’asilo vivace ed esuberante, entusiasta e sorridente, a Longarone soltanto dal maggio di quell’anno. Suor Lucina (al secolo Carla) Vincenzi, di San Zenone di Minerbe, in provincia di Verona, ventinovenne e suora da dieci anni, cuoca e addetta all’apostolato parrocchiale; infine suor Arcangela Soster di Creazzo, in provincia di Vicenza, di ventotto anni, di cui otto suora, anch’ella maestra d’asilo. Ciascuna di loro un mondo di speranze, di progetti, di familiari. Suor Arcangela Soster (al secolo Maria Luisa) aveva confermato i voti con la professione perpetua soltanto due mesi prima, il 6 agosto 1963 a Castelletto di Brenzone, dove aveva visto la mamma (poi presente ai funerali celebrati per tre delle quattro suore sempre a Castelletto il 14 ottobre seguente, con tumulazione presso il cimitero dell’Istituto), alla quale aveva confidato che sarebbe morta giovane, forse non pensando che la sua premonizione si sarebbe avverata soltanto due mesi più tardi. Di Longarone, dov’era stata assegnata, scriveva che era un posto molto bello, circondato da alte montagne che, se fossero cadute, lo avrebbero schiacciato. Uno scritto che riletto dopo la sua scomparsa sembrava molto più di una semplice descrizione.

Il suo corpo venne rinvenuto nel fiume Piave solo due giorni dopo il disastro, l’11 ottobre, con quello di suor Lucina Vincenzi: entrambe le salme vennero trasportate nel cimitero di Cadola di Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno, per il riconoscimento. La salma di suor Gianluigia venne rinvenuta, sembra, a Longarone lo stesso 11 ottobre e portata al cimitero di Pieve di Cadore. Le superiore erano accorse subito per cercare le martoriate consorelle e portarle in Casa Madre, sul lago di Garda, per dare loro degno luogo di riposo. Ne trovarono appunto tre, mentre soltanto il 19 ottobre, a San Zeno, riuscirono a trovare la salma di suor Liantonia rinvenuta anch’ella nel fiume Piave a Lentiai di Feltre soltanto il giorno prima; il funerale venne celebrato a Fontaniva, suo paese natale, per poi essere trasportata a Castelletto con le sorelle.

Altre Piccole Suore perdettero qualcosa e soprattutto qualcuno in quel triste momento.

Suor Giovanna Teresa de Bona era di Rivalta di Longarone e ha perduto i due fratelli, maestri elementari, e una sorella con le rispettive famiglie per un totale di sedici persone; suor Pieralma Sommariva era di Villanova di Longarone e con la mamma e i sei fratelli ha perso anche la sorella con le rispettive famiglie per un totale di ventisette persone. Suor Piergiuseppina Vazza era di Longarone e nella tragedia ha perduto il papà, la mamma, quattro fratelli, i nonni, gli zii per un totale di tredici persone; suor Nomedia Moro, che era originaria di Fortogna di Longarone, ha perduto uno zio e otto cugini.

La fotografia che testimonia la potenza della distruzione subita dalle cose e dalle persone è spettrale: ammassi di rocce e sassi, che forse erano case, sbriciolate, come le menti, le persone, gli affetti. Su quelle macerie venne eretta una chiesa per celebrare il santo Natale e la protesta dei superstiti ha riportato Longarone, definito “fu” come tante frazioni, a rinascere per essere ancora lì, con i propri ricordi e i propri insegnamenti da apprendere e da offrire. Non ci si accontentò della ricostruzione dapprima in casette prefabbricate, oppure delle ricerche dei motivi e delle responsabilità: si volle ancora esistere, perché solo così si poteva dare giustizia ai propri morti. Morti che sono stati cercati e composti dai soccorritori arrivati già all’alba del 10 ottobre: erano soldati, con il generale Ciglieri, che a fatica avevano raggiunto la località e con orrore e lacrime si erano accinti a cercare di dare risposte a chi cercava le persone di un paese scomparso. Il giorno 11 ottobre, accanto ai soccorritori, cominciarono ad arrivare da ogni parte del mondo gli emigrati che, altrettanto increduli, cercavano le loro case, i loro cari, e non c’era più niente in un’assurda quanto tangibile realtà che dava testimonianza di come la vita umana sia fugace e riducibile in briciole, tenute insieme dall’amore, dal ricordo, dal rispetto. Si cerca una normalità e un’organizzazione che non esiste più: il sindaco è tra i morti e soltanto dieci consiglieri comunali si riuniscono per cercare di parlare del presente e del futuro. Difficile proferire parola: spesso soltanto il silenzio era possibile nel frastuono dei pensieri, dei sentimenti roboanti più della montagna a rotoli e, appunto, silenti, come solo può essere il dolore. Intanto i corpi rinvenuti cominciano ad essere portati a Fortogna soprattutto, dove si comincia a preparare un cimitero, ma anche a Pieve di Cadore, Limana, Belluno, Cadola. Il pellegrinaggio dei parenti e dei pochi superstiti è incessante come il lavoro delle ruspe e delle mani dei volontari, in cerca di persone divenute cadaveri da riconoscere, da identificare, da piangere nella certezza di averle perdute, quando la speranza che si fossero salvate in qualche modo era svanita. Il 16 ottobre, in due aule approntate in municipio, i bambini riprendono la scuola. Ne erano restati una trentina, con 150 bambini morti. Il Vescovo si era recato più volte a Longarone, nominando poi un suo delegato. E si arrivò poi al giorno dei Morti e alla festa delle Forze Armate: due giorni mesti, con i soldati ancora impegnati nei lavori di sistemazione.

Il vescovo di Feltre e Belluno monsignor Gioacchino Muccin, dirà a ricordo delle quattro suore che: “… hanno lasciato nei superstiti di Longarone il più soave ricordo e la memoria edificante di una vita religiosa esemplare. Hanno fatto tanto e tanto bene in questa vita e la mercede loro in cielo è sicuramente grande…”.

Nel ricordare loro e tutti i morti, i superstiti, i soccorritori, rinnoviamo l’impegno per il presente e per il futuro. Per vivere noi e fare ancora vivere loro.

Alessia Biasiolo

Museo Franca Ghitti

Nel “Conventone”, edificio settecentesco di Darfo Boario Terme, dal 23 settembre apre al pubblico l’atteso, nuovo Museo interamente dedicato a Franca Ghitti (Erbanno 1932 – Brescia 2012), l’artista che ha trasmesso al mondo, interpretandolo in modo del tutto originale, il linguaggio ereditato dai segni, graffiti, tradizioni della sua Val Camonica, Patrimonio Unesco.

Il nuovo Museo Franca Ghitti, il cui nucleo iniziale avrà sede in un’area dell’ex convento da poco ristrutturata grazie ad un cospicuo contributo regionale a valere su fondi dei Piani Integrati della Cultura (Pic), nasce dalla volontà del Comune di Darfo Boario Terme, della Fondazione “Archivio Franca Ghitti” presieduta dalla professoressa Maria Luisa Ardizzone, New York University, dalla Comunità Montana e dal Consorzio Comuni BIM di Valle Camonica.

Il Museo Franca Ghitti, al di là dell’esposizione di un nucleo fondamentale di lavori dell’artista, si propone di approfondirne e valorizzarne l’opera e sarà dunque anche un centro studi dove verrà conservato l’Archivio di Franca Ghitti, contenente scritti vari e gli inediti “Taccuini” dell’Artista e la sua biblioteca privata.

Con questo obiettivo, in concomitanza con l’apertura dei nuovi spazi museali, il 23 e 24 settembre viene organizzata una doppia  giornata di studi a cura di Elena Pontiggia e Fausto Lorenzi, cui parteciperanno importanti critici e studiosi tra cui Ara Merjian, storico dell’arte, New York University; William Klien, storico dell’arte, New York University; Micol Forti, direttrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani; il filosofo e scrittore Alessandro Carrera,  University of Houston; Marco Meneguzzo, storico dell’arte, Accademia di Brera; Elena Pontiggia, storica dell’arte, Politecnico di Milano, autrice della più completa monografia su Franca Ghitti; Cecilia De Carli, storica dell’arte, Università Cattolica, Milano, e Arianna Baldoni, curatrice del catalogo generale dell’artista.

“Ad essere inaugurata il 23 settembre è una importante “anteprima” di quello che andrà configurandosi come il completo Museo Franca Ghitti, anticipa Maria Luisa Ardizzone. Un’ampia anteprima che, via via, sarà implementata ma che già saprà fornire al visitatore un’idea precisa di tutta la variegata produzione dell’artista. Si inizia con un’antologia delle Vicinie, che entusiasmarono Giulio Carlo Argan, autore nel 1980 di un fondamentale saggio su Franca Ghitti. Il ciclo delle Vicinie (“scatole magiche”, composte da una struttura geometrica di legno in cui abitano figure evocative e simboliche) si ispira alle comunità contadine della Val Camonica e di altre parti d’Italia, di cui parla anche Dante, che dall’epoca delle invasioni barbariche all’epoca napoleonica erano legate da vincoli di solidarietà.

Le Vicinie nascono dai ricordi d’infanzia dell’artista, cioè la grande segheria paterna, la memoria delle madie e delle santelle – le edicole sacre – che vedeva nelle case, nei paesi e nei sentieri della Val Camonica, e interpretano quelle memorie riallacciandosi all’idea, preannunciata già dalle prime avanguardie, di una scultura che ospita lo spazio e che inserisce figure e forme in una sorta di scatola, in modo che il vuoto diventi parte integrante dell’opera.

Ci saranno poi esempi di tutto il percorso dell’artista: i Tondi, strutture circolari ispirate agli esiti della scultura-pittura geometrica contemporanea, ma anche alla forma dei fondi di botti e barili che l’artista vedeva in Franciacorta; i Boschi in ferro e in legno, le Mappe e le Meridiane, i Libri chiusiMemoria del ferro, tutti cicli di opere in cui Ghitti evoca uno spazio-tempo archetipo in forme libere, come deposito di segni, sospeso tra installazione concettuale e reminiscenze del passato tra cui il romanico lombardo. Nelle Meridiane, in particolare, l’artista dispone per terra in ampi cerchi concentrici una serie di sfridi, cioè di scarti del metallo, che ama recuperare nelle sue opere. Sono orologi solari che non stanno sulla parete ma sul terreno. Non mancheranno Alberi-Libro, cioè sculture verticali in legno lavorate con liste, tacche e intagli ritmici (il liber ricavato sotto la corteccia si fa custodia del sapere della comunità) che confluiranno nel Bosco, parete di elementi modulari che scandisce il tempo della storia e delle provviste, ma anche il recinto attorno a cui camminare e in cui aggirarsi per interrogare come in un archivio domestico le forme dell’esistenza e della comunità degli uomini. Ai piedi del Bosco il Tondo delle offerte con una imbandigione di coppelle o tazze di siviera che nelle antiche fucine servivano per versare il metallo fuso nelle forme e qui si caricano di un senso di sacralità. E ci sarà un richiamo ai Cancelli d’Europa, stratificazione di linee di tensione, assemblaggi di lame e sfridi in ferro che evocano porte e pareti-soglia, sbarramenti inquieti che fronteggiano e turbano lo spazio. I temi sono quelli dei confini, dei transiti e degli incroci, ma anche delle barriere, sui confini di un’Europa di migrazioni, esili, integrazioni, chiusure.

“Continuo a intervenire selezionando e riorganizzando [gli scarti] in grandi cerchi di terra nera, ricostruendo il loro luogo naturale e cioè la fucina” dichiara Ghitti. E aggiunge: “Il mio lavoro in scultura tenta di trasformare uno spazio geometrico in uno spazio storico, reinventando il ‘luogo della scultura’ come deposito e archivio del territorio.”

Ci saranno infine le Pagine chiodate, che l’artista ha presentato per la prima volta alla OK Harris Gallery di New York, diretta da Ivan Karp, già direttore della galleria di Leo Castelli, il leggendario mercante dei maestri della Pop Art. Sono libri composti da fogli trafitti da una lunga sequenza di chiodi, che mescolano gli elementi delle antiche Crocifissioni con la creazione di moderni libri di artista. “Un libro di chiodi/una porta chiodata/ e al di là/ ciò che vorremmo essere,/ciò che non siamo in grado di essere” scrive il poeta Sandro Boccardi in una poesia dedicata a Franca.  Altri Alfabeti è il titolo che Ghitti inventa negli ultimi anni della sua vita per definire l’universo cui ha dato forma attingendo a una sua tensione visionaria e fondendo istinto e calcolo, rigore geometrico-matematico e ispirazione, senso della materia e dei luoghi, della storia.

“Nel nuovo Museo – anticipa Elena Pontiggia – le opere dell’artista saranno accorpate, all’interno del percorso cronologico, secondo nuclei tematici, per dar conto il più possibile della vicenda espressiva di un’artista che non si è mai ripetuta ma ha sempre inventato soggetti nuovi, con inesauribile forza creativa”.

“L’obiettivo che il Comune di Darfo Boario Terme e la Fondazione “Archivio Franca Ghitti” si propongono – afferma il Sindaco di Darfo Boario Terme, Dario Colossi – è di giungere al completamento del percorso museale entro il 2025. Sarà un museo vivo, che offrirà momenti di incontro, di riflessione, con l’intervento di artisti, scrittori, intellettuali, chiamati a parlare anche di arte contemporanea e delle questioni più rilevanti del momento.”

Per la direzione del museo, da parte del Comune di Darfo Boario Terme, è prevista l’individuazione di una figura qualificata che dia rilievo internazionale allo stesso, come internazionale è stata l’arte di Franca Ghitti, che si è sempre ispirata alla sua Val Camonica, ma al tempo stesso all’Africa (dove ha vissuto e lavorato due anni), a New York (dove ha esposto più volte), all’Europa di Kokoschka (con cui ha studiato a Salisburgo) e di Brancusi.

Info: www.fondazionearchiviofrancaghitti.com

S.E.

Il Cenacolo si rinnova

Grazie a una donazione di 800 mila euro da parte di Investindustrial Foundation sarà possibile avviare una radicale trasformazione del percorso di accesso al Cenacolo Vinciano rendendo l’esperienza di visita molto più agevole e completa.

Lo comunica la direttrice regionale musei della Lombardia, istituto del Ministero della Cultura, Emanuela Daffra.

Il contributo liberale di Investindustrial Foundation andrà ad aggiungersi al finanziamento di circa un milione di euro garantito con il PNRR dal Ministero della Cultura all’interno della “Misura 1 Patrimonio culturale per la prossima generazione”, “Investimento 1.2 Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi”.

Il progetto, dal titolo “Il Cenacolo Vinciano. Nuovo percorso per un museo sostenibile”, messo a punto insieme al Politecnico di Milano, richiede per la sua realizzazione un investimento complessivo di circa 1,8 milioni di euro.

L’obiettivo è quello di razionalizzare i flussi di visita al capolavoro di Leonardo, valorizzando il giardino e consentendo al visitatore di completare l’intero percorso senza mai uscire dagli spazi del museo. Per questo, senza alcuna interferenza con la struttura storica, si ipotizza di addossare al Refettorio un nuovo ambiente coperto e climatizzato, che garantirà anche spazi maggiori per attività oggi molto sacrificate, come l’accoglienza gruppi, la preparazione alla visita, i laboratori didattici.

“Il percorso di visita che grazie all’apporto finanziario congiunto di PNRR e di Investindustrial Foundation sarà possibile concretizzare, consentirà una migliore organizzazione dei flussi, una visita più completa e piacevole al Cenacolo perché più fluida, innalzando ulteriormente i livelli di sicurezza ambientale necessari per tutelare i dipinti del Refettorio”, anticipa la Direttrice.

L’intervento di Investindustrial Foundation, reso possibile dalla famiglia Bonomi, rappresenta un atto d’amore per il Cenacolo e per Milano, sia per l’entità dell’erogazione, sia per il configurarsi come atto di mecenatismo puro. Si tratta di una testimonianza della ben conosciuta sensibilità sociale della famiglia Bonomi che risale alla figura di Anna Bonomi Bolchini, prima donna protagonista della finanza, ma anche donna che, nella Milano del dopoguerra, creò l’istituto de “Le Carline” che accoglieva oltre 60 bambine, provvedendo alla loro completa assistenza sino alla maggiore età.

 “L’attenzione della famiglia Bonomi per Milano e per il sociale non è venuta meno, come conferma anche questa generosa donazione” – osserva Emanuela Daffra – “aggiungo che oggi raccontiamo l’esempio non comune -che sarebbe bello moltiplicare- di una realtà privata che aggiunge il proprio apporto ai fondi del PNRR per consentire il completo raggiungimento di un obiettivo ritenuto importante”.

 “Per una famiglia con origine a Milano nell’Ottocento, partecipare al continuo rinnovamento della città è un onore e un privilegio, ma è soprattutto un dovere – ha dichiarato Andrea Bonomi, il fondatore di Investindustrial – speriamo di poter contribuire ad altri progetti simili in futuro”.

I tempi di realizzazione saranno quelli fissati dal PNRR. Il cronoprogramma prevede l’avvio dei lavori entro il 30 giugno del 2025, dopo la realizzazione della nuova centrale termica e la conclusione non oltre la fine dell’anno successivo.

S.E.

Fiumicino Jazz Festival

Ai posti di partenza la terza edizione del Fiumicino Jazz Festival, la rassegna ideata e organizzata dal Museo del Saxofono che rivolge il suo sguardo al territorio di Fiumicino e ad un pubblico di ogni interesse ed età, nel nome dell’impatto emotivo e coinvolgente che da sempre suscita il jazz.

Il direttore del Museo, Attilio Berni, ha concepito per il 2023 un programma che prevede un ciclo di 5 concerti e 2 eventi collaterali che si svolgeranno in due fine settimana nelle prime due settimane di settembre nella suggestiva cornice “open air” del Museo del Saxofono, realtà culturale che ospita la più grande collezione di strumenti al mondo. In caso di pioggia i concerti si svolgeranno negli spazi interni della struttura.

Ad aprire la manifestazione la prima settimana, con un doppio appuntamento, sarà il BBrass Dayvenerdì 1° settembre, dalle 10.00 alle 13.00 sarà infatti possibile provare l’ampia gamma di strumenti a fiato prodotta dall’azienda con la consulenza di musicisti professionisti e assemblati da tecnici in Italia oltre alle imboccature KYNDAMO – THEO WANNE e le legature EDDIE DANIELS. I convenuti potranno conoscere, testare e acquistare (a prezzi accessibilissimi) i modelli presenti, tutti saxofoni costruiti per rendere la massima qualità del suono e agevolare al meglio l’esecuzione. Il pubblico potrà accedere all’evento gratuitamente, incontrare ed essere guidato nella scelta direttamente da Gianni Vancini e Denis Biasin, rispettivamente endorser e direttore del marchio.

Alle ore 21.00 dello stesso giorno sarà invece di scena il concerto “Made in Italy tratto dall’omonimo e recente album di Gianni Vancini che raccoglie un tributo ai grandi capolavori della musica italiana scritti nell’arco temporale di 30 anni, dagli anni ’70 ai ’90. Si tratta di un progetto ricco di sonorità di ogni tipo, dalle Jazz ballads a brani in stile “Tower of Power” passando per ambienti New Soul. A interpretarlo, insieme a Vancini e ai suoi saxofoni, ci saranno Silvia “Mavia” Losappio alla voce, Andy Bartolucci alla batteria, Danilo Riccardi alle tastiere e Marco Siniscalco al basso elettrico.

La sera di Sabato 2 settembre il festival ospiterà il Pentacordo Jazz Workshop, formazione nata nel 2022 per iniziativa di Marco Tocilj concepita come bottega artigianale del jazz che vede i componenti incontrarsi per suonare insieme, provare nuovi arrangiamenti, decidere cosa e come suonare e che vede protagonista il grande saxofonista americano Eric Daniel. Il repertorio, volutamente eterogeneo, attinge alle composizioni di alcuni maestri del jazz moderno, in particolare John Coltrane, Thelonious Monk e Charles Mingus, senza disdegnare però quelle di musicisti il cui nome di solito viene associato ad altre forme musicali, come Frank Zappa. Non mancano brani originali ed elaborazioni di musiche popolari, in uno spirito collaborativo in cui ogni individualità e ogni strumento possa trovare il suo ruolo e il suo spazio.

Il Pentacordo Jazz Workshop non è quindi un’orchestra in cui si parte da un repertorio e si cercano i musicisti per eseguirlo, ma – appunto – un ‘workshop alla Charlie Mingus’, un laboratorio in cui si elabora tutti insieme il repertorio, fino a produrre uno spettacolo in cui alle parti scritte si alternano momenti di improvvisazione individuale e/o collettiva. A farne parte sono Eric Daniel (sax alto), Marco Tocilj (sax baritono), Franco Brandi (sax tenore), Valerio Prigiotti (tromba), Giuseppe Salerno (flicorno, chitarra), Saverio Lizzani (trombone), Alessandro Crispolti (pianoforte), Fabrizio Montemarano (contrabbasso) e Alfredo Romeo (batteria).

I concerti del Fiumicino Jazz festival sono, come consuetudine, anticipati da un apericena opzionale. I biglietti dei live sono in vendita sul circuito Liveticket.it

Info e dettagli al sito ufficiale https://www.museodelsaxofono.com/fjf3/Il Fiumicino Jazz Festival 2023 è un’iniziativa realizzata in collaborazione con Azienda Podere 676 Birrificio Agricolo, Farmacia Salvo D’Acquisto, BBRASS Costruttore strumenti musicali, casa editrice ARTDIGILAND. Il festival gode del patrocinio del Comune di Fiumicino.

Elisabetta Castiglioni

Pem! Festival. Parole e musica in Monferrato

Il “PeM! Festival – Parole e Musica in Monferrato” diventa maggiorenne. Quella che ha preso il via il 29 agosto è infatti la 18a edizione della rassegna piemontese di incontri, racconti e canzoni. E diciotto saranno anche gli eventi che fino all’8 ottobre si snoderanno su dieci comuni, a partire dal capofila San Salvatore Monferrato, con la direzione artistica di Enrico Deregibus.

Un cartellone variegato, tutto a ingresso gratuito, che tocca la musica ma anche la letteratura, lo spettacolo, la società. Uno sguardo all’arte e alla cultura in generale. Ci saranno personaggi di rilievo come Gene Gnocchi, Paola Turci, Manuel Agnelli, Mauro Pagani, Matteo Bordone, Guido Catalano, Flaco Biondini; un evento dedicato al Lucio Battisti meno noto, quello dei dischi con Pasquale Panella; un nome di culto come i Madreblu; una decisa presenza di artisti delle nuove generazioni, con Eugenio Cesaro (Eugenio in Via Di Gioia), Ditonellapiaga, Emma Nolde e i due concorsi per giovani cantanti e scrittori della provincia di Alessandria.

Nel “PeM Music Contest” sono stati selezionati quattro finalisti, Camilla Baraggia, Carolina Piola, Linn e Filippo Repetto, che si confronteranno il 20 settembre al Country Sport Village di Mirabello Monferrato. Mentre per il “PeM Writing Contest”, curato da Riccardo Massola, è ancora aperto il bando di concorso, disponibile on line su www.pemfestival.it. La scadenza è fissata al 10 settembre e la premiazione l’8 ottobre durante l’evento di chiusura della rassegna, la tradizionale passeggiata letteraria di PeM, che quest’anno sarà un omaggio alla scrittrice monferrina Rosetta Loy, scomparsa nei mesi scorsi, che verrà ricordata anche in una serata a lei totalmente dedicata.

Ma sono in programma anche il duo folk Filippo Gambetta e Fabio Vernizzi, lo spettacolo tra natura e tecnologia “Conciorto” con Biagio Bagini e Gian Luigi Carlone e un incontro con la critica musicale Marinella Venegoni.

Un festival diffuso che farà tappa a San Salvatore Monferrato, Lu Cuccaro Monferrato, Balzola, Valenza, Mirabello Monferrato con il Country Sport Village, Alessandria, Pontestura, Rive e, novità di quest’anno, Camagna Monferrato e l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni con il comune di Cella Monte. Un percorso tra le colline, le risaie e il Po, nel Monferrato, sito Unesco, e attorno al Monferrato, a un’ora da Torino, Milano e Genova.

Una manifestazione unica, che punta sulla qualità e l’originalistà della proposta. Il fulcro è costituito da incontri/intervista con artisti e intellettuali che, nel caso di musicisti, si raccontano inframezzando alle parole una parte musicale. Una sorta di live journalism con spettacolo.

Nella serata del 6 settembre al Country Sport Village con Emma Nolde ci sarà un importante valore aggiunto. Grazie alla collaborazione del Comitato Filo Rosso, l’energia elettrica sarà alimentata da biciclette ibride utilizzate dagli spettatori che vorranno dare il proprio contributo alla realizzazione e al risparmio energetico.

Il programma continua con:

31 agosto, ore 21.30, Incontro con Eugenio Cesaro (Eugenio in Via Di Gioia) – Piazza Giovanni XXIII (Piazza Duomo), Alessandria

2 settembre, ore 18, Incontro con Manuel Agnelli – Località Cuccaro, via Colonnello Mazza 1, Lu Cuccaro Monferrato (Al)

3 settembre, ore 18, Concerto con Filippo Gambetta e Fabio Vernizzi – Giardini pubblici, via Roma, Balzola (Al)

5 settembre, ore 21, Omaggio a Rosetta Loy con Margherita Loy e altri – Giardino di casa Provera-Loy (Via XX settembre 27), Mirabello Monferrato (Al)

6 settembre, ore 21, Incontro/concerto con Emma Nolde – Country Sport Village (Strada Comunia 30), Mirabello Monferrato (Al)

8 settembre, ore 21, Il Conciorto, con Biagio Bagini e Gian Luigi Carlone – Piazza Vittorio Veneto, Rive (Vc)

10 settembre, ore 21, Incontro con Matteo Bordone – Parco torre storica (via Sottotorre), San Salvatore Monferrato (Al)

14 settembre, ore 21, Incontro/spettacolo con Gene Gnocchi – Piazza Papa Giovanni XXIII, Balzola (Al)

17 settembre, ore 18, Incontro/concerto con Flaco Biondini ((in collaborazione con “Sut la Cupola”) – Piazza Piazza Sant’Eusebio, Camagna Monferrato (Al)

20 settembre, ore 21,Pem Music Contest con Camilla Baraggia, Carolina Piola, Linn, Filippo Repetto – Country Sport Village (Strada Comunia 30), Mirabello Monferrato (Al)

22 settembre, ore 21, Incontro con Mauro Pagani – Parco torre storica (via Sottotorre), San Salvatore Monferrato (Al)

24 settembre, ore 18, Incontro/concerto con i Madreblu (Raffaella Destefano) – Ecomuseo della Pietra da Cantoni, piazza Vallino, Cella Monte (Al)

26 settembre, ore 21, Incontro con Ditonellapiaga – Parco torre storica (via Sottotorre), San Salvatore Monferrato (Al)

28 settembre, ore 21, “Battisti, l’altro”, omaggio a Lucio Battisti e Pasquale Panella – Centro comunale di cultura, piazza XXXI Martiri 1, Valenza (Al)

30 settembre, ore 21, Incontro/reading con Guido Catalano – Teatro Verdi, Piazza Castello 19, Pontestura (Al)

3 ottobre, ore 21, Incontro con Marinella Venegoni – Sala polifunzionale, piazza Caduti, San Salvatore Monferrato (Al)

8 ottobre, ore 16, Passeggiata sulle Strade di polvere di Rosetta Loy e premiazione Pem Writing Contest – Village, Fosseto, San Salvatore Monferrato (Al)

Corrado Tagliabue, sindaco di San Salvatore Monferrato, comune capofila della rassegna, dichiara: “Oggi lo chiamiamo PeM! ma il suo nome per esteso contiene la parola “Monferrato”. Per chi come me crede nel territorio e nelle sinergie che possono nascere dall’obiettivo condiviso di valorizzare questo meraviglioso angolo di mondo, significa moltissimo. Quando nel 2006 con Riccardo Massola abbiamo dato vita a PeM siamo partiti da San Salvatore e già dal nome il festival dimostrava di voler guardare lontano. Così abbiamo coinvolto tanti Comuni e insieme abbiamo creato occasioni originali per far scoprire angoli poco conosciuti e bellissimi.

Quest’anno il festival lancia un inedito “contest” letterario per giovani esordienti, oltre a quello musicale nato un anno fa e accoglie due nuovi comuni aderenti. PeM promette nel nome quello che propone nella realtà: la bellezza delle parole, l’incanto della musica e la magia di nuovi luoghi da scoprire”.

Il direttore artistico Enrico Deregibus dichiara: “I 18 anni del festival corrispondono all’edizione con più comuni aderenti, dieci, che testimoniano l’interesse del territorio per quello che stiamo facendo. Ringraziarli per me non è solo un dovere ma anche e soprattutto un piacere, perché sono quasi esclusivamente loro a sostenere questo festival, insieme al Country Sport Village e, da quest’anno, all’Ecomuseo della Pietra da Cantoni. 

Per quanto riguarda il cartellone, come ormai da anni a nomi molto affermati, in particolare della musica, si affiancano proposte di altro tipo, a cui tengo in modo particolare perché credo che lo scopo di un festival come questo debba essere quello di portare alla scoperta di cose nuove. E i tanti riscontri che ricevo da chi viene a queste serate mi fanno capire che la strada è quella giusta.

Ma anche con i nomi più noti la missione è la stessa: scoprire aspetti inediti, andare oltre i luoghi comuni, offrire spunti di riflessione. Il tutto grazie a una formula che potrebbe essere sintetizzata nell’espressione “live journalism”, giornalismo dal vivo, visto che i momenti di spettacolo sono sempre affiancati da interviste, approfondimenti, contestualizzazioni. E credo che i 18 eventi in programma da questo punto di vista siano davvero pregni.

L’auspicio poi è che continuino anche a far conoscere sempre più questo nostro splendido territorio”.

Il festival è diventato ormai un punto di riferimento nel panorama musicale e culturale italiano, come dimostra l’attenzione della stampa nazionale e gli artisti e intellettuali che vi hanno partecipato, nomi come Diodato, Arturo Brachetti, Malika Ayane, Morgan, Pilar Fogliati, Nada, Samuel, Enrico Ruggeri, Violante Placido, Ron, Zen Circus, Tosca, Luca Sofri, Franco Arminio, Motta, Ghemon, Frankie hi-nrg mc, Luca Barbarossa, Irene Grandi, Guido Davico Bonino, Anita Caprioli, Fabio Troiano, Giovanni Truppi, Marina Rei, Vittorio De Scalzi, Carlo Massarini, Vasco Brondi, Francesco Bianconi dei Baustelle, Ensi, Ernesto Ferrero, Paolo Benvegnù, Chiamamifaro, Rosetta Loy, Gianluigi Beccaria, Natalino Balasso, Paolo Bonfanti, Roberta Giallo, Marina Massironi, Davide Longo e molti altri.

E.C.

La Giostra del monaco

La Ferrara medievale torna anche quest’anno a prender vita nella cornice verde del baluardo della fortezza di viale IV Novembre con la XIX edizione della ‘Giostra del Monaco’. Fino al 3 settembre 2023 la tradizionale festa di rievocazione storica organizzata dalla Contrada San Giacomo tornerà ad animare i luoghi dove sorgeva l’antico Castel Tedaldo, con un ricco programma di spettacoli, esibizioni e appuntamenti per grandi e piccoli.  

Promossa in collaborazione con il Consorzio Terre e Castelli Estensi e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e dell’Amministrazione comunale di Ferrara, l’iniziativa è stata presentata dall’assessore comunale al Turismo Matteo Fornasini e dal presidente della Contrada di San Giacomo Giannantonio Braghiroli, insieme al capo contrada di San Giacomo Paolo Catani, al presidente dell’Avis comunale di Ferrara Sergio Mazzini, e a Stefano Peverin e Maurizio Gavioli dell’Associazione Volontari di Protezione Civile.

“Ringrazio la Contrada e gli organizzatori per quello che stanno facendo con passione – ha affermato nel corso dell’incontro l’assessore comunale al Bilancio, Commercio e Turismo Matteo Fornasini -. E’ un mondo fatto di tanti volontari che danno vita a uno spettacolo unico e affascinante. L’appoggio dell’Amministrazione comunale è pieno e ci impegniamo a tutelare il patrimonio culturale che questi volontari, contradaioli e famiglie portano avanti. E’ un format consolidato e sempre ricco di stimoli che stupiscono i partecipanti e i livelli di spettacoli e della cucina sono sempre altissimi”.

“Un plauso sincero al presidente Braghiroli e a tutta la contrada San Giacomo per l’organizzazione della XIX edizione della Giostra del Monaco. Un bellissimo traguardo per un evento di successo e molto radicato nel nostro territorio” questo il messaggio pervenuto nell’occasione dal presidente dell’Ente Palio Nicola Borsetti.

Durante tutti gli undici giorni della manifestazione saranno proposte visite guidate gratuite, con animazioni, all’accampamento medievale, aperto tutti i giorni dalle 19 alle 23. Per i più piccoli ci saranno i racconti della “Maga Pasticciona” e la Corte dei Giuochi tutti i giorni dalle 18.30 ed al sabato e domenica dalle 17, con giochi di abilità medievali e prove di tiro con l’arco. Previste anche passeggiate con i pony tutti i giorni dalle 18 alle 22 ed il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 12.30.

Sulla Strada dei mercanti e degli artigiani, tutti i giorni dalle 19 – il sabato e la domenica dalle 17,  si potranno trovare manufatti di ogni genere ed abili artigiani intenti a produrre le loro mercanzie.

Piatti per tutti i gusti non mancheranno alla Taverna dell’Aquila bianca, aperta tutti i giorni dalle 19.30 – la domenica anche alle 12.30, all’Hosteria del borgo e alla Locanda del Monaco, aperte tutti i giorni dalle 18.30 – sabato e domenica dalle 17.

Tutte le sere, sull’Arena del baluardo, dalle 21 spettacoli gratuiti con giullari, mangiafuoco e teatranti, ma anche esibizioni cortesi, prove di abilità equestre di monta storica Fitetrec tra cavalieri, esibizioni di arceria e di balestra, danze, musica, giochi bandiera e focoleria, fino alla Rievocazione (il 2 settembre alle 22,30) della battaglia di Cassano d’ Adda, dove nel 1259 Azzo VII d’Este sconfisse Romano d’Ezzelino, figlio del Monaco, e divenne Signore di Ferrara e delle terre estensi.

Il programma dei prossimi eventi:

– MERCOLEDI 30 AGOSTO

Ore 21,30 “Il Monastero di santità” Messa in scena della Compagnia “i Prosivendoli e il Gruppo Danza della Contrada di San Giacomo

– GIOVEDI’ 31 AGOSTO

Ore 20,30 Viaggio nel tempo al campo armati Visita guidata con animazioni all’ accampamento medievale a cura della Guarnigione Armata di Castel Tedaldo.

Ore 21,30 Nobili e Giullari, Teatro d’ Improvvisazione a cura della Compagnia Link Impro Theatre.

– VENERDI’ 1 SETTEMBRE

Ore 21,30 Cisalpipers Concerto di musica folk e celtica

– SABATO 2 SETTEMBRE

Ore 17,00 edizione ” VII Torneo de lo Re di Scudo e Randello” – Memorial Marcello Liscaio Con la partecipazione delle Compagnie d’Armi delle Contrade del Palio di Ferrara

Ore 21,30 Entrata al campo del marchese Azzo V110 d’Este Omaggio al marchese d’Este degli Alfieri bandieranti “L’arte di giocar col foco” spettacolo di focoleria del gruppo Este Medievale

Ore 22,30 Battaglia di Cassano d’Adda 1259 Rievocazione della battaglia campale tra gli eserciti di Azzo VII d’Este e di Ezzelino III da Romano; voce narrante dell’attore bolognese Saverio Mazzoni

– DOMENICA 3 SETTEMBRE

Ore 10,30 “Tiro al bersaglio all’antica tradizione” torneo amichevole di balestra manesca cura della Compagnia Arcieri e Balestrieri dell’Aquila Bianca della Contrada di san Giacomo in collaborazione con la Compagnia Arcieri e Balestrieri Filippo degli Ariosti.

Ore 16,30 Disfida del Piccione contesa in armi “goliardica ma non troppo” a cura della Guarnigione Armata di Castel Tedaldo e della Compagnia di Ventura Falchi del Secchia, con il contributo del Dr.Carlo Cavazzuti.

Ore 18.30 “Giostra Estense” sfida equestre tra le città dell’Aquila Bianca, a cura dell’Associazione “ASD Il Tridente”

Ore 21,00 “Torneo Aquila Bianca” tenzone di arco storico tra le città del Consorzio Terre e Castelli Estensi

Ore 21.30 Concerto itinerante Daridel Paganfolk

Ore 23,00 e danza di fine festa.

Alessandro Zangara

Festival della Fotografia etica di Lodi

Fin dalla sua prima edizione nel 2010, il Festival della Fotografia Etica di Lodi dedica particolare attenzione all’utilizzo della fotografia da parte di organizzazioni no-profit che si occupano di tematiche sensibili dal punto di vista etico.  Storie che si intrecciano con naturalezza al percorso narrativo del festival il cui scopo è anche quello di diffondere la conoscenza sulle tematiche della cooperazione internazionale, della sostenibilità e dello sviluppo globale nella società civile.

Anche quest’anno sono state molte le candidature arrivate da tutto il mondo, tra le quali la Direzione Artistica del Festival composta da Alberto Prina, Aldo Mendichi e Laura Covelli, ha selezionato i 10 progetti finalisti.

Il prossimo 4 settembre verranno proclamati i vincitori che saranno esposti a Lodi dal 30 settembre al 29 ottobre.

Crediamo che la conoscenza e il coinvolgimento siano i primi passi per cambiare in meglio il mondo. La forza della fotografia è di unirli entrambi in una frazione di tempo, innescando partecipazione, approfondimento che generano un cambiamento positivo nella nostra società. A Lodi queste energie si incontreranno ancora una volta nelle tante mostre e incontri proposti”.

Ecco i finalisti:

African Women Rising con il progetto Breaking the Cycle of Extreme Poverty: Resilience and Strength in Adversity , a cura del fotografo Brian Hodges.

La mission di African Women Rising è quella di offrire alle donne e alle ragazze colpite dalla guerra gli strumenti per poter uscire da una condizione di povertà estrema. L’organizzazione lavora in 79 villaggi nei distretti settentrionali dell’Uganda di Gulu, Lamwo e Omoro, così come nell’insediamento dei rifugiati di Palabek a Lamwo, che ospita principalmente rifugiati dal Sud Sudan.

Camera Del Lavoro con il progetto Ho visto e non ho più dimenticato, a cura del fotografo Davide Torbidi.

La CGIL basa i propri programmi e le proprie azioni sui dettami della Costituzione della Repubblica Italiana, affermando il valore della solidarietà in una società senza privilegi e discriminazioni, in cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, alla salute, alla tutela sociale, dove il benessere sia equamente distribuito e la cultura arricchisca la vita di tutte le persone.

Federazione delle chiese evangeliche in Italia con il progetto Limbo, a cura del fotografo Giulio Tonincelli.

“Mediterranean Hope” è il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), finanziato in larga parte dall’Otto per mille della Chiesa evangelica valdese. Nato all’indomani del naufragio del 3 ottobre 2013 che è costato la vita a  368 persone, ha l’obiettivo di assicurarsi che i diritti dei migranti vengano rispettati, attraverso una serie di azioni.

HUMUNDI con il progetto Agroecology for a Sustainable Livelihood in  Ethiopia, a cura del fotografo Olivier Papegnies.

Presente in Belgio e in 9 paesi dell’Africa e America Latina, Humundi lavora con una solida rete di 70 partner internazionali, tra cui organizzazioni di agricoltori, istituti bancari che si occupano di favorire lo sviluppo rurale, enti di ricerca e ONG locali. Insieme combattono la fame, la povertà e le disuguaglianze, accelerando la transizione agroecologica, grazie al coinvolgimento di tutti gli attori della catena alimentare, dal produttore al consumatore per costruire un futuro dove tutti possano accedere in modo equo a cibo di qualità, preservando al contempo il nostro Pianeta per le future generazioni.

Médicos del Mundo con il progetto Where Oblivion May Not Dwell, a cura della fotografa María Clauss.

Médicos del Mundo è una ONG internazionale che difende il diritto alla salute e ad una vita dignitosa per ogni persona. È indipendente da qualsiasi affiliazione politica o religiosa ed è composta sia da volontari che da professionisti, che uniscono i loro sforzi affinché l’assistenza sanitaria sia accessibile a tutti, ovunque nel mondo.

Nuova Assistenza Soc. Coop. Soc. ONLUS con il progetto Vivere la Bellezza, a cura del collettivo Collective of photographers.

Nuova Assistenza è una Società Cooperativa Sociale ONLUS con sede a Novara, che opera dal 1995 nel settore socio-assistenziale, sanitario ed educativo sui territori di Piemonte, Lombardia, Liguria e Sardegna. Il suo obiettivo centrale è il benessere delle persone, in una quotidianità fatta di ascolto e di condivisione fra coloro che si affidano alle cure e coloro che curano. La Cooperativa si compone di oltre 3500 operatori tra cui medici, infermieri, fisioterapisti, educatori, psicologi, animatori, arte terapeuti, operatori assistenziali, addetti ai servizi alberghieri e amministrativi.

SOS Humanity con il progetto For More Humanity at Sea – Civil Search and Rescue in the Mediterranean, a cura del fotografo Max Cavallari.

SOS Humanity è un’organizzazione no-profit, non governativa di salvataggio e ricerca. Fondata nel 2015 a Berlino, sta lavorando nel Mar Mediterraneo centrale dal 2016. Da allora è parte della rete European SOS Mediterranée e ha salvato 34,631 bambini, donne e uomini dall’annegamento, assicurando loro un posto sicuro in cui poter stare.

We Animals Media con il progetto The Helpers, a cura del collettivo Collective of photographers.

La missione di We Animals Media è quella di rendere visibili gli animali che passano inosservati attraverso il fotogiornalismo di impatto. Principale agenzia di fotogiornalismo nel mondo con un focus sugli animali, l’organizzazione ha come obiettivo quello di documentare le storie che coinvolgono animali usati per il cibo, la moda, l’intrattenimento e la sperimentazione, creando un legame con singoli, organizzazioni e media che possono amplificarne la portata.

People for Successful Corean Reunification (PSCORE) con il progetto Awakenings, a cura del fotografo  Filippo Venturi.

PSCORE mira a promuovere i diritti umani, la democrazia e la riunificazione nella penisola coreana. Fondata nel 2006 da giovani disertori nordcoreani, studenti universitari sudcoreani e stranieri interessati a migliorare i diritti umani in Corea del Nord, ha come obiettivo di favorire la comprensione tra le due Coree attraverso programmi educativi, campagne di sensibilizzazione e gruppi di discussione. Si occupa, inoltre, di facilitare l’inserimento dei nordcoreani nella società sudcoreana.

Società Cooperativa Sociale Comunità Progetto a r.l. con il progetto Derive e Approdi, a cura del fotografo Luca Meola.

La cooperativa nasce nel 1991 con lo scopo di portare aiuto laddove necessario. I destinatari sono minori, adulti, disabili, persone con fragilità e i loro famigliari. Il modello di intervento è flessibile e pone l’inclusione come obiettivo prioritario, valorizzando i principi della cultura cooperativa ed impiegando personale qualificato.

Info: www.festivaldellafotografiaetica.it

S.E.

Aeropittura futurista. L’avanguardia italiana tra Biennali e Quadriennali

Dopo le importanti mostre monografiche dedicate a singole personalità del Futurismo italiano, tra cui Giacomo Balla. Ricostruzione futurista dell’universo (2018) e Il giovane Boccioni (2021), la galleria Bottegantica di Milano (Via Manzoni 45; orari: dal martedì al sabato, 10-13; 15-19. Ingresso libero) torna a proporre dal prossimo 13 ottobre al 2 dicembre un’indagine sul Futurismo, in particolare sull’Aeropittura, un’avanguardia italiana che si sviluppa tra le due guerre, dagli anni Venti ai primi anni Quaranta del Novecento.

Curata da Fabio Benzi, tra i massimi esperti del Futurismo, la rassegna si concentra sulla partecipazione dei futuristi alle esposizioni ufficiali del periodo: le Biennali Internazionali d’Arte della città di Venezia (1926-1942) e le Quadriennali d’Arte Nazionale di Roma (1931-1943). Si tratta di due appuntamenti di rilievo nel panorama espositivo nazionale, due occasioni di grande visibilità per gli artisti stessi. Tramite queste mostre, Filippo Tommaso Marinetti, alla guida del movimento, cercò di assicurare un riconoscimento ufficiale al Futurismo italiano e una sua definitiva consacrazione. Attraverso un’accurata selezione di una trentina di opere, pittoriche e scultoree – nella quasi totalità esposte nelle rassegne veneziane e romane – la mostra intende restituire la storicità del fenomeno futurista e la ricca varietà ed originalità delle ricerche artistiche al suo interno.

Nel 1926, Marinetti riesce ad ottenere l’ingresso dei futuristi alla Biennale di Venezia di quell’anno. Predomina in questa edizione l’arte meccanica futurista che s’ispira al linguaggio della meccanica per creare un’arte basata sulla solidità costruttiva dei volumi e delle linee. Questa tendenza è ben rappresentata in mostra dal bassorilievo Derivazione plastica da Bottiglie, Bicchiere, Ambiente (1926) di Ivo Pannaggi, firmatario con Enrico Prampolini e Vinicio Paladini de L’arte meccanica. Manifesto Futurista (1922). Dalle successive Biennali si coglie, invece, il progressivo emergere di una linea di ricerca attorno all’Aeropittura, i cui principi vengono espressi nella prima bozza del Manifesto dell’Aeropittura Futurista pubblicato nel 1929. Già alla Biennale del 1926 alcune opere anticipavano il crescente interesse per il volo, tra cui il dipinto Prospettive di volo di Fedele Azari, pittore e aviatore, di cui Fortunato Depero nel 1922 realizza un iconico ritratto, presente in mostra.

Il succedersi delle partecipazioni futuriste alle Biennali e alle Quadriennali permette di cogliere l’evoluzione delle ricerche aeropittoriche. Attorno alla figura chiave di Prampolini, si sviluppa una corrente pittorica più lirica, che crea originali proiezioni cosmiche alla ricerca di una “nuova spiritualità extra-terrestre”, rappresentata in mostra da opere dello stesso Prampolini, di Fillia, Benedetta e Augusto Favalli con Passaggio sulla base del 1935. Accanto alla componente cosmica, vi è l’altra declinazione dell’aeropittura, più attenta alla resa verosimile della realtà e alla celebrazione delle conquiste tecniche nel campo aviatorio. Ne è un esempio la scultura di Thayaht, S.55 Architettonico (1935-1936), che celebra le forme geometriche e puntuali dell’idrovolante sul quale Italo Balbo compì la sua trasvolata atlantica tra il dicembre 1930 e il gennaio 1931. In maniera simile, le dinamiche vedute dall’alto di Alfredo Gauro Ambrosi, come Virata sull’Arena di Verona (1932), o di Tato, come Paesaggio aereo (1932), o ancora le acrobazie aeree di Tullio Crali in Aerocaccia I (Duello di caccia) (1936) permettono di apprezzare inedite prospettive basate sulla pioneristica esperienza del volo degli stessi artisti.

Chiudono cronologicamente il percorso alcuni dipinti a soggetto bellico relativi alle conquiste coloniali in Africa, ad opera di Cesare Andreoni e Renato di Bosso, esposti alle cosiddette “Biennali di guerra” (1940-1942) durante gli anni in cui i legami sempre più stringenti con il Regime fascista producono opere di carattere più propagandistico e di esaltazione bellicistica. Ragioni e necessità politiche giocano, infine, un ruolo importante anche nella partecipazione alle ultime edizioni delle Quadriennali di quegli anni di alcuni artisti astratti di area lombarda in qualità di “astrattisti futuristi”, tra i quali spicca Mario Radice.

A suggellare il meticoloso lavoro di ricerca accompagna la mostra un catalogo, edito da Bottegantica e Grafiche Antiga edizioni, a cura di Fabio Benzi con contributi scientifici del curatore, di Alberto Cibin e Mariateresa Chirico.

S.E.

Voci umane alla Cappella Espiatoria di Monza

Venerdì 1 settembre, con inizio alle 20.30, alla Cappella Espiatoria di Monza, quinta serata della edizione 2023 del Festival “Voci Umane. Musei e teatro di narrazione” promosso e organizzato dalla Direzione Regionale Musei della Lombardia (Ministero della Cultura), con la direzione artistica di Maria Grazia Panigada. Il progetto, che coinvolge sette dei Musei statali della Lombardia, è stato ideato dalla direttrice Emanuela Daffra.

Alla Cappella Espiatoria di Monza, luogo che intende ricordare e riparare un atto di violenza, luogo di storia e di memoria, Ascanio Celestini rivive in Radio Clandestina l’eccidio delle Fosse Ardeatine. La storia dei 335 uomini uccisi dai nazisti e sepolti in una cava sull’Ardeatina viene ripercorsa attraverso la memoria orale di chi quei giorni li visse direttamente nella loro drammatica veridicità e riconsegnata a noi, attraverso il teatro, per non dimenticare.

Radio clandestina. Roma, le Fosse Ardeatine, la Memoria, prodotto da Fabbrica srl, è uno spettacolo di Ascanio Celestini tratto da “L’Ordine è già stato eseguito”, testo di Alessandro Portelli. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull’Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni ’50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano.

Il 23 marzo 1944 i Gruppi d’Azione Patriottica attaccano una colonna tedesca di polizia in Via Rasella, il 24 marzo per rappresaglia i nazisti uccideranno 335 persone in una cava sulla via Ardeatina. Il 25 marzo sui giornali di Roma compaiono le parole dei nazisti che annunciano tanto l’azione dei partigiani quanto l’eccidio che seguì. Questa sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, che si consuma in poche ore. Ma nel libro “l’ordine è già stato eseguito” di Alessandro Portelli, vincitore del Premio Viareggio, questa storia di poche ore viene inserita nella storia dei 9 mesi di occupazione nazista a Roma, e poi in quella dei 5 anni della guerra, dei 20 anni del fascismo: nella storia orale di Roma che diventa capitale e inizia velocemente a cambiare. “Il libro si fonda su circa 200 interviste a singole persone” a testimoniare che questa non è la storia di quei tre giorni, ma qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di una intera città. Un mito raccontato al rovescio…

Ascanio Celestini, popolare attore teatrale, è anche regista cinematografico, scrittore e drammaturgo. “Mi chiamo Ascanio Celestini, figlio di Gaetano Celestini e Comin Piera” – così egli si presenta – “Mio padre rimette a posto i mobili, mobili vecchi o antichi è nato al Quadraro e da ragazzino l’hanno portato a lavorare sotto padrone in bottega a San Lorenzo. Mia madre è di Tor Pignattara, da giovane faceva la parrucchiera da uno che aveva tagliato i capelli al re d’Italia e a quel tempo ballava il liscio. Quando s’è sposata con mio padre ha smesso di ballare. Quando sono nato io ha smesso di fare la parrucchiera. Mio nonno paterno faceva il carrettiere a Trastevere. Con l’incidente è rimasto grande invalido del lavoro, è andato a lavorare al cinema Iris a Porta Pia. La mattina faceva le pulizie, pomeriggio e sera faceva la maschera, la notte faceva il guardiano. Sua moglie si chiamava Agnese, è nata a Bedero. Io mi ricordo che si costruiva le scarpe coi guanti vecchi. Mio nonno materno si chiamava Giovanni e faceva il boscaiolo con Primo Carnera. Mia nonna materna è nata ad Anguillara Sabazia e si chiamava Marianna. La sorella, Fenisia, levava le fatture e lei raccontava storie di streghe”.

Il biglietto dei singoli spettacoli è incluso nel titolo di ingresso al museo, qualora previsto.

La prenotazione è obbligatoria sul portale Eventbrite al link:

https://tinyurl.com/2t6dwv5u

S.E.