Novembre a Bologna

Palazzo Fava apre le sue porte per far rivivere al grande pubblico l’emozione dell’arte dei Carracci. Al Piano Nobile di via Manzoni, Ludovico, Annibale e Agostino realizzarono nel 1584, per volontà del proprietario Filippo Fava, il primo ciclo pittorico della loro carriera decorato con le storie di Giasone e Medea nel salone, e con episodi tratti dall’Eneide nelle altre sale.

Il fregio raggiunse risultati di grande naturalismo anti-accademico rinnovando da quel momento il concetto di ciclo di affreschi.
Dal 22 novembre a Palazzo Fava (Palazzo delle Esposizioni, Via Manzoni 2) si potrà vedere da vicino il capolavoro bolognese dei Carracci.

Primo incontro sabato 30 novembre con una visita nelle sale del Piano Nobile, in cui ogni scena del ciclo sarà raccontata e analizzata per comprendere la grande innovazione attuata dai pittori bolognesi. Lo storico dell’arte Roberto Longhi definì il ciclo come “inferiore solo alla Cappella Sistina”.

Dopo la visita seguirà un piacevole aperitivo. Prenotazione obbligatoria chiamando lo 051 19936329, oppure scrivendo una e-mail a didattica@genusbononiae.it

Santa Maria della Vita (via Clavature 8/10) è una delle sedi della IV Biennale di Foto/Industria, promossa dalla Fondazione MAST. Qui è esposto il progetto fotografico Porto di Genova di Lisetta Carmi, considerata tra i fotografi più importanti del Novecento italiano. I lavori che compongono la mostra sono stati realizzati nel 1964, e denunciano le condizioni lavorative dei portuali genovesi. Fino al 24 novembre, ingresso gratuito.

Bologna s’industria. La rinascita economica dal secondo dopoguerra agli anni ’80 nelle immagini dell’archivio Fototecnica

Gli autori delle immagini della mostra Bologna s’industria furono quattro operatori, formati presso lo Studio Villani – Albuccio Arcani, Tiziano Calza, Sigfrido Pasquini e Pietro Roda – che fondarono la ditta Fototecnica Artigiana e che successivamente si trasformò in Fototecnica Bolognese. Il fondo, oggi conservato presso la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale (via Nazario Sauro 20/2), rappresenta una fonte iconografica di grande rilevanza per la documentazione della vita economica di Bologna e delle aree limitrofe, dal secondo Dopoguerra agli anni Ottanta. L’esposizione intende offrire al pubblico una sintesi della varietà della produzione industriale di quegli anni.

Martedì 26 novembre 2019 alle ore 17.30, conferenza con Riccardo Vlahov, La fabbrica delle immagini.

Il 16 novembre alle ore 17.00, Bologna: Street of Food in collaborazione con Eataly Bologna, Bologna nei suoi vicoli e nelle sue strade, conserva ancora il ricordo di una cultura legata fortemente al cibo. Dopo un tour tra osterie e luoghi storici della città, si arriverà da Eataly dove verrà proposto un mini laboratorio su un’eccellenza della gastronomia emiliana e una degustazione.

Prenotazione obbligatoria chiamando lo 051 19936329 oppure scrivendo una mail a didattica@genusbononiae.it

In occasione della Giornata dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza Palazzo Pepoli (Museo della Storia di Bologna), domenica 24 novembre alle ore 10.30 vi aspetta a ingresso gratuito con Green World, una visita animata e un laboratorio per famiglie con bambini dai 6 ai 10 anni, per scoprire giocando insieme, tutti i segreti del nostro pianeta e capire come attraverso tanti nuovi suggerimenti possiamo aiutare il nostro ecosistema.
Per i bambini, un grande evento diffuso in molti musei per avvicinare tante famiglie al mondo della cultura e all’importanza della lettura insieme ai bambini. Genus Bononaie ha organizzato due imperdibili appuntamenti per domenica 17 novembre dedicati ai bambini:

alle ore 10.30 per bambini dai 3 ai 6 anni, Ogni storia ha il suo tempo: il tempo della narrazione e il tempo dell’ascolto . Un visita animata tra le sale di Palazzo Pepoli dove leggeremo e ascolteremo storie che narrano di civiltà del passato e del nostro presente. Sarà un’avventura interattiva e piena di stimoli, in cui l’ascolto, la narrazione e la partecipazione saranno i veri protagonisti;

alle ore 16.30 bambini dai 7 ai 12 anni, Ogni storia ha il suo tempo: il tempo della narrazione e il tempo scientifico. Il ticchettio delle lancette dell’orologio narra due storie: il nostro tempo e quello degli altri. Una visita tra storie e letture, alla scoperta dei diversi sistemi che l’uomo ha ideato per misurare lo scorrere del tempo. Un percorso avventuroso come un viaggio con la macchina del tempo, tra passato e futuro. 5€ attività + ingresso ridotto per il bambino e 1 accompagnatore.

Prenotazione obbligatoria chiamando lo 051 19936329 oppure scrivendo una mail a didattica@genusbononiae.it

 

Genus Bononiae

La danza sportiva mondiale incorona i veronesi Marco e Kristina

Sono già tornati sulla pista da ballo, in vista della competizione nazionale che li aspetta ad inizio 2020. I campioni mondiali di danza sportiva Marco Bodini e Kristina Charitonovaite, non conoscono sosta. E dopo aver portato a Verona il titolo under 21, salendo a Bilbao sul grandino più alto del podio, in municipio hanno ottenuto un riconoscimento, circondati da tutti i loro sostenitori e dagli insegnanti Antonella Benedetti e Luigi Bodini, che sono anche i genitori di Marco. Buon sangue non mente, mamma e papà, infatti, sono stati pluricampioni italiani ed europei.

A consegnare ai due giovani ballerini la targa di riconoscimento voluta dall’amministrazione comunale, l’assessore allo Sport Filippo Rando.
“Avete dato lustro alla nostra città – ha detto l’assessore – e siete un orgoglio per tutti i veronesi. Come fanno i veri campioni, dopo il secondo posto dello scorso anno vi siete rimboccati le maniche e avete lavorato per raggiungere il vostro obiettivo. Un successo che meritate e che speriamo sia seguito da tante altre coppe”.

Marco e Kristina avevano vinto nel 2017 il titolo di campioni mondiali di danze standard nella categoria youth 16-17 e nel 2018 erano arrivati secondi in quella under 21.

Insieme a loro, un’altra coppia, sempre della L&A Accademia Danza di San Martino Buon Albergo, quest’anno si è aggiudicata un titolo mondiale. Moreno Carnelli e Michela Saggiorato hanno vinto il campionato mondiale nella categoria senior 3, per il secondo anno consecutivo.

 

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

 

 

All routes lead to Rome. Tutte le strade portano a Roma. IV Edizione

Torna a Roma, dopo il successo delle tre edizioni precedenti: “All Routes Lead to Rome – Tutte le strade portano a Roma”. Focus e obiettivi della nuova edizione: la costituzione della prima Piattaforma Nazionale Condivisa per la Mobilità Dolce per un turismo sostenibile – piattaforma intesa come movimento di innovazione sociale e culturale prima ancora che infrastruttura – e la partecipazione attiva delle Regioni italiane, dalla Puglia all’Emilia Romagna, che consentiranno di fare il punto sulle politiche del turismo sostenibile, insieme a 64 organismi di gestione di itinerari di viaggio lento da ogni parte di Italia da percorrere a piedi, i bicicletta, a cavallo e con le altre modalità naturali in contrasto con i fenomeni di turismo over e inconsapevole.

Tre settimane di eventi, visite guidate, escursioni, conferenze e incontri per stimolare una riflessione sull’importanza della mobilità dolce e del turismo sostenibile. Per incentivare attraverso le buone pratiche la qualità della vita, dei luoghi e delle persone.

Sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e inserito nel partenariato globale delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, l’iniziativa si svolgerà a Roma in modalità diffusa. Numerose le sedi coinvolte nel progetto, con un programma che – oltre ai seminari, ai convegni e ai momenti di confronto – presenta una serie di occasioni di partecipazione: aperture straordinarie, visite guidate, passeggiate letterarie, cammini, ciclo escursioni, spettacoli di musica antica e sacra.

Diciassette giorni di appuntamenti pubblici, dal primo al 17 novembre, 100 partner coinvolti, 40 partner attivi, 30 eventi e 20 location diverse. Tutto nel segno dell’accessibilità gratuita e universale. Una manifestazione che si esprimerà con due anime per stimolare la partecipazione attiva e il protagonismo dei cittadini:

R2R Talks – convegni, seminari, tavole rotonde e momenti informali di convivio;

R2R Walks – aperture straordinarie, visite guidate, animazione dei luoghi con attività all’aria aperta  e di promozione dello sport non agonistico (passeggiate letterarie, ciclo escursioni, trekking urbano, discese del Tevere in canoa).

Dopo i primi incontri avvenuti nei giorni scorsi, due i focus Regioni in programma nell’edizione 2019 di ALL ROUTES LEAD TO ROME: il 15 novembre, presso la sede della stampa estera di Roma, è in programma PUGLIA, A WAY OF LIFE, un workshop che parla di identità regionale in chiave di turismo sostenibile: all’evento parteciperanno i rappresentati delle istituzioni regionali ed autorevoli esperti che valuteranno il modello virtuoso della Puglia e la sua rilevanza nel contesto nazionale ed europeo. L’altro workshop presenterà invece la l’EMILIA ROMAGNA. TERRA CON L’ANIMA.

Il 16 novembre a conclusione della manifestazione, avrà luogo il consolidato MEETING ANNUALE DELLA BOARD NAZIONALE DEGLI ITINERARI, DELLE ROTTE, DEI CAMMINI E DELLE CICLOVIE: una board che conta oltre 60 realtà territoriali e a disposizione di tutti coloro che vogliono contribuire allo sviluppo del nostro Paese in chiave sostenibile.

«La mobilità dolce rappresenta una grande opportunità per diversificare l’offerta, ben oltre il turismo balneare e delle Città d’arte – spiega il coordinatore del Meeting, Federico Massimo Ceschin – contribuendo a confliggere i fenomeni di overtourism ed a realizzare una stabile crescita economica e sociale attraverso l’integrazione dei molteplici e stupendi fattori naturali, paesaggistici e artistici del Paese con le risorse tecniche, finanziarie, culturali, sociali e imprenditoriali presenti presso ciascuna comunità locale, custodite all’ombra dei campanili».

ALL ROUTES LEAD TO ROME vuole essere un’occasione costruttiva di confronto e di riflessione, oltre che un ricco calendario di proposte per vivere la bellezza in modalità slow promuovendo una nuova filosofia di vita: la mobilità dolce come risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile del Paese. Un evento diffuso, capace di coinvolgere territori da ogni regione d’Italia, d’Europa e del Mediterraneo, che si incontrano annualmente per confrontare buone prassi, successi e criticità, modelli e strategie per la fruizione degli itinerari e del patrimonio culturale, materiale e immateriale. Appuntamenti che intendono dimostrare come, un approccio sistemico possa consentire di realizzare filiere di prodotto tra soggetti pubblici, privati ed ecclesiastici per promuovere strategie organiche ed efficaci nella sfida di innovare la qualità della vita nelle città. E contestualmente, rispondere ai crescenti flussi di domanda turistica interessati all’ambiente, al paesaggio, allo sport, alle forme di spiritualità emergenti, alla cura del corpo e della persona.

Il 25 settembre 2015, pochi mesi dopo la presentazione dell’Enciclica Laudato si’, le Nazioni Unite approvavano l’Agenda 2030 e i relativi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) da raggiungere entro il 2030: i due documenti esprimono un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, lanciando la sfida di assumere la centralità della questione ecologica nelle diverse dimensioni del progresso ma nel rispetto della “casa comune”.

Da quelle premesse nasceva nel 2016 “All Routes lead to Rome – Tutte le strade portano a Roma”, il Meeting internazionale degli Itinerari, delle Rotte, dei Cammini e delle Ciclovie, che giunge quest’anno alla IV edizione come importante occasione di confronto e di riflessione, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e inserito nel partenariato globale delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.

Elisabetta Castiglioni

Parole affamate di parole

Parole affamate di parole è la nuova raccolta di poesie di Stefania Rabuffetti, in uscita a novembre per Manni Editori con una prefazione di Renato Minore (pp. 572 – euro 28,00).

Il volume sarà presentato sabato 16 novembre a Milano (ore 15.30 al Circolo Filologico Milanese, via Clerici, 10) nell’ambito di Bookcity, in un incontro dal titolo Il desiderio indefinibile della poesia.

Parteciperanno lo scrittore Renato Minore, l’attrice e conduttrice televisiva Barbara De Rossi, che leggerà alcuni estratti dalla raccolta, e l’artista José Molina. Coordina Massimo Arcangeli.

Un’antologia drammaticamente intima che si sviluppa attraverso 10 sezioni tematiche – anima/corpo, io/tu, amore/odio, luce/buio, ragione/follia, verità/bugia, realtà/sogno, voce/silenzi, male/bene, vita/morte – ciascuna delle quali è introdotta da tavole illustrate dell’artista madrileno José Molina.

Rabuffetti attinge da un inesauribile vaso di Pandora. Il suo vissuto è fatto di contrazioni e distensioni, di redenzione e baratro, amore e repulsione, come traspare dai suoi versi:

Mi piego ma non mi spezzo

mi fletto ma non mi incrino

mi inchino ma non mi umilio

inciampo ma non mi scheggio.

A questo continuo scandaglio emotivo corrisponde una produzione prolifica, senza posa, “bulimica”, come la definisce Renato Minore nell’introduzione: «Parole affamate di parole, come un bulimico processo che trascina ogni verso e ogni poesia (preceduta dal suo titolo che è spesso anche spiazzante, come un contrappunto ironico a ciò che dice) e rinvia alla successiva, in un continuum decostruito-ricostruito».

La scrittura è, dunque, lo specchio dell’anima dell’autrice; l’irrequietudine è trasmessa da continui salti cronologici, dall’andare e venire nel tempo come testimoniano le date in calce alle poesie. Ma la parola esprime anche una costante ricerca di senso, la volontà di giungere a un livello superiore di consapevolezza di sé, del mondo e delle relazioni che vi si instaurano.

Stefania Rabuffetti è nata a Roma, dove tuttora vive. Per dieci anni ha lavorato in RAI come redattrice di vari programmi televisivi, dal varietà alle rubriche culturali. Nel 2007, si avvicina alla poesia che diventa ben presto un modo per affrancarsi dalle difficoltà personali: una terapia contro la depressione, l’apatia e il senso di alienazione. Con Manni ha pubblicato Il perimetro dell’anima (2009), vincitore del “Premio Minturnae2010” (sezione giovani), Libertà vigilata (2011), Vietati gli specchi (2016) e Cartoline dall’universo (2017).

José Molina è un artista, illustratore e grafico di origine madrilena. Attualmente vive e lavora in Italia. Le sue opere sono state esposte in prestigiosi contesti come il Museo della Scienza e della Tecnologia, la Fondazione Mudima e la Triennale a Milano; la Real Academia de España a Roma e la Reggia di Caserta per citarne solo alcuni.

 

Delos

Il duo italo-russo Nordio-Lidskin in tre Sonate stasera alla IUC di Roma

Domenico Nordio, violinista italiano acclamato in tutto il mondo, e il pianista russo Mikhail Lidsky sono i protagonisti del concerto di stasera, sabato 9 novembre, alle 17.30 nell’Aula Magna della Sapienza per la stagione della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti. In programma musiche di Mendelssohn, Beethoven e Prokof’ev.

Domenico Nordio è stato un bambino prodigio, ha dato il suo primo concerto a dieci anni, a sedici ha vinto il prestigioso Concorso Internazionale “Viotti” e a diciassette il Gran Premio dell’Eurovisione, che lo ha lanciato a livello internazionale. Ora è un artista maturo che si esibisce nelle più importanti sale del mondo, come Carnegie Hall di New York, Salle Pleyel di Parigi, Teatro alla Scala di Milano, Barbican Center di Londra, Suntory Hall di Tokyo, Concertgebouw di Amsterdam, Teatro Colon di Buenos Aires e ancora a Mosca, San Pietroburgo, Istanbul, Mumbai, São Paulo, Melbourne e Shanghai. Incide per Sony Classical.

Anche Mikhail Lidsky è stato molto precoce, esibendosi per la prima volta come solista con un’orchestra tredici anni. A ventuno anni ha vinto il primo premio all’ All-Russia Piano Competition, iniziando da allora una carriera internazionale che lo ha portato­ – oltre che in Russia – in Belgio, Germania, Italia, Francia, Finlandia, Turchia, Taiwan, Giappone e altri paesi ancora, spesso in duo con celebri strumentisti.

Sarà forse perché sono stati entrambi così precoci che iniziano il loro recital con la Sonata in fa maggiore composta nel 1820 dall’undicenne Felix Mendelssohn, che fu un fanciullo prodigio non meno straordinario di Mozart. È veramente difficile immaginare che questa Sonata in tre movimenti, dalla solida forma classica e dalla felice invenzione melodica, sia stata composta a soli undici anni!

Nordio e Lidsky passano poi a un brano composto nel 1812 daLudwig van Beethoven nel pieno della sua maturità artistica, la Sonata in sol maggiore op. 96, decima e ultima delle sue Sonate per questo duo strumentale. Messa in ombra dalla famosissima Sonata “a Kreutzer”, la cui celebrità è dovuta anche a fattori extramusicali, come il romanzo di Tolstoj dallo stesso titolo, questa Sonata è in realtà il capolavoro di Beethoven in questo genere musicale: qui i due strumenti sono messi sullo stesso piano e valorizzati al massimo delle loro possibilità, dando vita a un dialogo serrato e apparentemente libero, ma governato dalle regole di chiarezza ed equilibrio proprie dello stile classico.

La seconda parte è interamente dedicata a Sergej Prokof’ev, russo come Lidsky. Si ascolteranno due dei brani più rappresentativi della sua musica per violino e pianoforte. Le Cinque Melodie op. 35 bis sono il suo primo importante lavoro per violino e pianoforte, composto nel 1925: in realtà non si tratta di pezzi originali, ma di trascrizioni delle sue Cinque Melodie senza parole eseguite per la prima volte nel 1921 New York dalla cantante Nina Kochitz e da Prokof’ev stesso al pianoforte. Sono cinque brevi brani in forma libera e di umore sempre mutevole, ora meditativo, ora malinconico, ora misterioso, ora appassionato, ora scherzoso. Segue la Sonata n. 2 in re maggiore op. 94 bis: è anch’essa una trascrizione di un precedente lavoro, la Sonata per flauto e pianoforte del 1943, ma è profondamente diversa dalle Cinque melodie per la sua ampia architettura in quattro movimenti, che si rifà allo stile classico. Questa trascrizione fu fatta da Prokof’ev su richiesta del grande violinista David Oistrach, in piena seconda guerra mondiale, quando il compositore ebbe a dichiarare: “Quello che ora occorre fare è della grande musica, cioè della musica che tanto nella forma quanto nel contenuto risponda alla grandezza dell’epoca: non è facile trovare il linguaggio giusto, ma è certo che esso dovrà essere espresso con una melodia chiara e semplice”.

 

Mauro Mariani (anche per la fotografia)

 

Modigliani e l’avventura di Montparnasse

Amedeo Modigliani, Fillette en bleu, 1918, olio su tela, 116 x 73 cm, collezione Jonas Netter

Il 22 gennaio 1920 Amedeo Modigliani è ricoverato, incosciente, all’ospedale della Carità di Parigi dove muore, due giorni dopo, all’età di 36 anni, colpito da meningite tubercolare, malattia incurabile al tempo, che era riuscito, miracolosamente, a sconfiggere vent’anni prima.  Il giorno della sua morte Parigi e il mondo intero perdono uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Con il suo stile inconfondibile era riuscito a rendere immortali i suoi amici, le sue compagne e amanti, i collezionisti e i volti ‘eroici’ dei figli della notte parigina.

Nei quartieri di Montparnasse e di Montmartre, Modigliani aveva stretto amicizia con Guillaume Apollinaire, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, Blaise Cendrars, Andrè Derain e Maurice Utrillo ed era da tutti ammirato per sua cultura il suo fascino e il suo carisma. Egli incantava per il suo talento geniale e l’approccio intransigente all’arte, per la sua bellezza e per la sua passionalità mediterranea. La sua vita era però anche prigioniera dell’alcol e delle droghe, Modigliani non si risparmiava e sfidava ogni giorno la morte cercando nell’arte una via di fuga al suo tragico destino.

Grande rivale di Modì, così era conosciuto Amedeo a Parigi, era Pablo Picasso che il pittore di Livorno ammirava e odiava. Picasso era però affascinato dal giovane artista italiano, e dalle sue opere in cui si rispecchiava tutta la bellezza dell’arte rinascimentale espressa con un linguaggio assolutamente moderno.

Moïse Kisling, Portrait d’homme (Jonas Netter), 1920, olio su tela, 116 x 81 cm, collezione Jonas Netter

Nonostante la vita “sopra le righe”, le tanti amanti, tra le quali le poetesse Anna Akhmatova e Beatrice Hastings, la sua energia e giovinezza, Modigliani non può sfuggire alla morte. Una tragedia che provocò forte turbamento nell’intera avanguardia parigina. E se tutto ciò non bastasse, anche la sua giovane compagna, Jeanne Hébuterne, artista di talento che tutti adoravano, decide di accompagnarlo nella morte, nonostante aspettasse il secondo figlio da Amedeo. Con una conseguenza immediata: la nascita di una leggenda che trasformerà Modigliani in un personaggio leggendario, in una emanazione evanescente e scandalosa di un mondo bohémien, che nei suoi ritratti e nei suoi nudi riconoscerà il senso della propria estrema vitalità mista a tedio e profonda fatale malinconia.

L’esposizione “Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre” organizzata da oggi, 7 novembre, al 16 febbraio 2020 al Museo della Città di Livorno, è organizzata dal Comune di Livorno insieme all’Istituto Restellini di Parigi con la partecipazione della Fondazione Livorno, curata da Marc Restellini con il coordinamento di Sergio Risaliti; offre al pubblico l’occasione di ammirare ben 14 dipinti e 12 disegni di Modigliani raramente esposti al pubblico.

Per celebrare il centenario della morte del pittore, saranno eccezionalmente riuniti nelle sale del Museo della Città, i dipinti e disegni appartenuti ai due collezionisti più importanti che lo hanno accompagnato e sostenuto nella sua vita. Paul Alexandre, primo fra tutti, che era al centro di un legame tra Livorno e Parigi, che lo ha sostenuto al suo arrivo a Parigi e che lo ha aiutato nel progetto scultoreo delle Cariatidi oltre che durante i suoi ritorni a Livorno nel 1909 e 1913. Ma anche e soprattutto Jonas Netter che ha riunito, come un esperto e geniale collezionista, i più bei capolavori del giovane livornese. Tra le opere in mostra sarà visibile il ritratto Fillette en Bleu del 1918, opera di grandi dimensioni che raffigura una bambina di circa 8-10 anni il cui vestitino e il muro retrostante sono dipinti di un delicato colore azzurro, in un ambiente ricolmo di dolcezza e innocenza; il ritratto di Chaïm Soutine del 1916, suo caro amico durante gli anni parigini più difficili, seduto con le mani appoggiate sulle ginocchia, dove si percepisce la grande sintonia tra i due e la stima che Soutine provava per  Modigliani; il ritratto Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) dipinto tra il ’18 e il ’19 raffigurante la giovane Elvira, ritratta da Modigliani ben quattro volte, due da vestita e due nuda, conosciuta ed ammirata a Parigi per la sua folgorante bellezza e per il suo caldo temperamento italiano; il ritratto Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) del 1919, che ritrae la bella Jeanne Hébuterne di tre quarti mentre si rivolge allo spettatore in un atteggiamento pieno di naturalezza ed eleganza e capace di catture l’attenzione con suoi profondi occhi azzurri. Dei disegni si possono ammirare alcune Cariaditi tra i quali la Cariatide (bleue) del 1913. Il disegno appartiene al secondo ciclo che, a differenza del primo – costituito da studi per sculture ispirate all’arte primitiva – non è uno schizzo preparatorio, ma un’opera a sé stante dove la figura femminile è più rotonda e voluttuosa con contorni più sfumati e colorati.

Maurice Utrillo, Rue Marcadet à Paris, 1911, olio su tela,54 x 81 cm, collezione Jonas Netter

Insieme alle opere di Modigliani saranno esposti, inoltre, un centinaio di altri capolavori, anch’essi collezionati da Jonas Netter a partire dal 1915, opere rappresentative della grande École de Paris. Tra queste si potranno ammirare i dipinti di Chaïm Soutine come L’Escalier rouge à Cagnes, La Folle, L’Homme au chapeau e Autoportrait au rideau, eseguite dal 1917 al 1920, che ben rappresentano la poetica dell’artista e la sua maniera di rappresentare la realtà in modo atemporale e come espressione di tragedia interiore. Nell’Autoritratto, in particolare, Soutine si mette alla prova nel ritrarsi come i grandi artisti del passato, che tanto ammirava, in una posa quasi anonima e con lo sguardo senza rughe ma preoccupato, con le mani fuori dal campo, la cui faccia, con i piani irregolari, emerge da una sciarpa verde; opere di Maurice Utrillo come Place de l’église à Montmagny, Rue Marcadet à Paris, Paysage de Corse, dipinti dove gli spazi sono sereni e dove tutto è calmo e silenzioso, dove nulla traspare dei suoi soggiorni negli ospedali psichiatrici per tentati suicidi legati alla dipendenza dall’alcol; opere di Suzanne Valadon come le Trois nus à la campagne, con donne nude in aperta campagna, tema molto caro a Renoir e a Cézanne oltre che ad Andrè Derain che con Le Grand Bagneuses ha realizzato un’opera considerata uno dei capisaldi dell’arte moderna e dipinti come St.tropez e Portrait d’homme (Jonas Netter) di Moïse Kisling, artista polacco che ci ha lasciato uno dei ritratti più emblematici del collezionista Jonas Netter.

Livorno attendeva da un secolo questa mostra.

Qui, Amedeo, si era formato artisticamente studiando i macchiaioli, qui si era ammalato per la prima volta gravemente ed era riuscito miracolosamente a guarire fino alla partenza per Parigi, centro nevralgico della scena e del mercato artistico, dove ebbe modo di esprimere il suo straordinario talento.  Nella Ville Lumière, immergendosi nell’avanguardia artistica di allora, Amedeo aveva trovato l’energia necessaria per essere invincibile, come artista, come demiurgo e come detentore di verità e di conoscenza, alla pari dei più grandi del suo tempo. Era quasi riuscito a nascondere a sé stesso la malattia, la dipendenza, l’inesorabile destino. La sua cultura, la sua erudizione, il suo talento, il suo fascino e il suo carisma fecero il resto. Ma a Livorno Modigliani restò sempre legato, tanto da tornarci più volte nel corso della sua breve vita.

Per il curatore, Marc Restellini: “La mostra è un ritorno a casa, sono felice di questa occasione e ringrazio e mi complimento con tutta l’Amministrazione per il coraggio e la rapidità delle scelte. Non poteva esserci decisione migliore di portare la mostra di Modigliani nella sua città nell’anniversario del centenario della morte. Qui a Livorno Amedeo Modigliani ha sviluppato la sua capacità creativa e lo spiritualismo ebraico e qui a Livorno mi auguro che la storia, e non solo il mercato, possano approfittare di questa meravigliosa opportunità per dargli la giusta posizione nella storia dell’arte occidentale”.

Anche per il Sindaco Luca Salvetti la mostra è un’occasione unica e irripetibile: “Un evento che per Livorno ha una valenza eccezionale. Amedeo Modigliani torna nella sua Livorno, dove è nato e si è formato artisticamente. Avrebbe voluto farlo in quel lontano 1920, in cui la vita lo ha lasciato, avrebbe voluto tornare a vivere a Livorno con la sua Jeanne. Lo aveva detto agli amici pittori, a Parigi in molti sapevano. Ma la sorte ha avuto altre mire per lui. A 100 anni dalla morte siamo riusciti, con grande coraggio, a far tornare l’anima di Dedo nella sua città. Anima rappresentata dalle sue opere, le più belle, che per quattro mesi troveranno dimora nelle sale del Museo della Città”.

Come afferma, inoltre, Simone Lenzi, Assessore alla cultura del Comune di Livorno: “Questa mostra ha per la città di Livorno un valore storico. L’aggettivo non sembri eccessivo, perché la storia funziona così: stabilisce degli appuntamenti a cui dobbiamo avere il coraggio di presentarci. Il Centenario della morte di Modigliani è uno di questi. O meglio, è l’appuntamento a cui, finalmente, non possiamo più mancare. Il valore di questa mostra è allora quello di una celebrazione importante, ma non solo. Serve a dare il bentornato a Amedeo Modigliani, o meglio, a “Dedo”, nella città in cui è nato e cresciuto. Ma serve anche a mettere fine a quel lungo fraintendimento, generato dai cascami di un romanticismo d’accatto e da leggende posticce, che ha distorto, fino a renderlo irriconoscibile, il profondo rapporto di filiazione fra Livorno e questo suo figlio che era destinato a diventare il pittore più straordinario del Novecento. Crediamo infatti che la città che era rimasta negli occhi e nel cuore di Modigliani fosse fatta di una luce precisa. Di alcuni scorci di strada, di amici di gioventù, di compagni di scuola. Di una specifica spiritualità ebraico-sefardita, di vividi ricordi familiari. Di tante cose che, a partire da questa mostra, andranno finalmente raccontate come parte di un’unica storia, per quanto ancora si riverbera nel presente. Intanto mi piace ricordare che, proprio negli anni in cui Modigliani lasciava un segno indelebile nella storia della pittura, il poeta Reiner Maria Rilke, con una impressionante precisione, descriveva l’infanzia come il tempo in cui “eravamo fino all’orlo colmi di figure”. A spiegarci, insomma, che quelle figure sono precisamente ciò in cui duriamo per tutta la vita. Sia dunque che si resti a vivere in una città di provincia, che ha però, sin nelle origini, una storia di straordinaria modernità cosmopolita, sia che si parta per stupire il mondo in uno studiolo d’artista a Montparnasse, quella pienezza di immagini in cui siamo nati e cresciuti è destinata a determinare per sempre il nostro sguardo.  E quello sguardo, che qui originava, qui oggi ritorna”.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo, curato da Marc Restellini, pubblicato da Sillabe.

 

Salvatore La Spina (anche per le immagini)

 

“Interminati spazi”: mostra fotografica sui paesaggi della Bassa

Una mostra fotografica dedicata ai paesaggi “defilati” della Bassa ferrarese quella intitolata “Interminati spazi di là da quella. Oltre le mura della città”. Trenta fotografie in bianco e nero realizzate da Enrico Baglioni che saranno esposte a Casa Ariosto (via Ariosto 67, Ferrara). La mostra, a cura di Paola Roncarati per il Garden Club Ferrara, rientra nel filone di recupero dei luoghi cari a Bacchelli e legati al suo romanzo “Il Mulino del Po”. Inaugurazione venerdì 8 novembre alle 16.30. L’esposizione rimarrà visitabile fino al 20 dicembre 2019 negli orari di apertura del museo, dal martedì alla domenica ore 10-12.30 e 16-18. Ingresso libero.
Per info: Casa Ariosto, tel. 0532 244949.

Oggi s’impone un altro modo di fare ‘paesaggio’ in pianura: la mostra è mossa da questa suggestione. L’estetica dello sguardo su un territorio fluviale e agricolo, fotografato in banco e nero dall’artista, è adattata a un nuovo rapporto tra mappa dei luoghi – cura e racconto – eutopia; che sembra essenziale in epoca di sconvolgimenti climatici e sociali. La mostra è in linea con il tema portante che nel 2019 ha perseguito il Garden Club: il recupero di luoghi cari a Bacchelli, riscoprendo le parole del romanzo Il mulino del Po e, con esse, l’antica civiltà fluviale, le radici che il mondo globalizzato rende ormai non riconoscibili, facendo rischiare la conseguente perdita di ‘nomi e cognomi’ (Giorgio Bassani). L’assegnazione del Premio Nazionale del Paesaggio 2019 (istituito dal MIBAC) al Consorzio Uomini di Massenzatica, ovvero ad un territorio agricolo ben condotto e tutelato, muove in direzione del recupero e della rigenerazione di ‘luoghi’; ‘luoghi’ non necessariamente d’eccellenza estetica.

L’esibizione nella mostra – curata da Paola Roncarati – di 30 fotografie in bianco e nero vuol essere un appello a superare la logica della com/prensione, intesa come ‘includere conquistando’ (presupposto di ogni malinteso ‘esteticamente fruibile’ del turismo di massa), per favorire un nuovo modo di ‘connivenza’ con la natura da rispettare e proteggere insieme al senso dell’abitare; nella previsione di un incerto futuro per generazioni senza memorie.
Una sezione fotografica richiama scritti ambientali di Giorgio Bassani, tratti da “Italia da salvare”, raccolta recentemente riedita: le fotografie di Enrico Baglioni erano amate dallo scrittore che ne utilizzò immagini di ‘luoghi ferraresi’ per sue pubblicazioni.

 

Alessandro Zangara (anche per la fotografia)

Da novembre ad aprile “Un’ora di musica”con il quartetto Maffei

Al via la nuova stagione concertistica “Un’ora di musica”, dal 9 novembre al 4 aprile all’Hotel Due Torri e a Palazzo Camozzini. Sono dieci gli appuntamenti con il Quartetto Maffei di Verona, la formazione cameristica che, da qui a primavera, proporrà un ampio repertorio di musica classica nei suoi diversi stili.

Vent’anni di attività e oltre cinquecento concerti. Per festeggiare l’importante  traguardo, quest’anno il quartetto veronese ha deciso di realizzare in prima persona tutti gli spettacoli in cartellone.

Per l’appuntamento inaugurale il gruppo propone le melodie di Mozart, Shostakovic e Villa Lobos. Seguono i concerti del 23 novembre con la musica di Brahms e di Shostakovic, del 14 dicembre con Haydn e Tchaicovski e dell’11 gennaio con Schubert e ancora Mozart.

La rassegna continua il 25 gennaio con le note di Mozart e Beethoven, il 15 febbraio con Dvorak e Ravel e il 29 febbraio con Haydn e Debussy.

La stagione si concluderà in primavera con tre appuntamenti: il 14 dedicato a Schumann e Brahms, il 28 marzo sulle musiche di Mozart e Schumann e infine il 4 aprile con Haydn e Beethoven.

L’iniziativa è organizzata da Doc Live, con la direzione artistica del Quartetto Maffei, con il patrocinio del Comune di Verona e il sostegno di Agsm.

Il costo dell’ingresso è di 10 euro, il ridotto 8 euro e per i ragazzi fino ai 12 anni è gratuito. È possibile acquistare i biglietti il giorno del concerto a partire dalle 16.45.

Per ulteriori informazioni contattare il numero 045 8230796 o mandare un’e-mail a info@docservizi.it.

 

Roberto Bolis

XX festa dell’olio e del vino novello a Vignanello

Far conoscere storie, tradizioni e luoghi storici della comunità: questi gli obiettivi della celebre Festa dell’Olio e Vino Novello che quest’anno compie 20 anni di vita: una ricorrenza che si dipanerà in due lunghi fine settimana – 8/9/10 e 15/16/17 novembre – tra visite guidate, degustazioni e itinerari folkloristici alla ricerca della storia e della condivisione dei piaceri del gusto.

La terra falisca dove svetta Vignanello è immersa in un’atmosfera fiabesca tra vicoli e cantine scavate nel tufo e il castello Ruspoli con il suo suggestivo giardino all’Italiana che aprirà in questa occasione le porte al pubblico per visite guidate alle sale, e pranzi e cene nelle sue segrete. Ma si potrà anche visitare i “Connutti” sotterranei del paese, ammirare gli affreschi all’interno del museo della Chiesa Collegiata e partecipare a percorsi guidati da esperti, su vino e olio, organizzati nell’Aula consiliare. Tra le prelibatezze culinarie del posto, immancabili, nei menu organizzati dai ristoranti aderenti, piatti tradizionali come gli gnocchi con la grattacacio, le bertolacce e i crucchi, accompagnati dal pamparito, entrato nell’albo nazionale dei pani storici italiani e nell’Arca del Gusto, e le nocciole, tra i prodotti che maggiormente si identificano con il prestigio gastronomico laziale.

Vino e Olio, protagonisti della festa, trovano proprio nel terreno tufaceo adiacente stimolo per sviluppare la propria qualità organolettica intrisa di sapori e profumi particolari.

Immancabili gli itinerari nel cuore delle botteghe artigianali e gli spettacoli, contenuti e cornici dell’esperienza di questa festa, che vedranno alternarsi giocolieri medievali con gruppi storici di spadaccini e sbandieratori accompagnati da musici. Due le rievocazioni in costume del passato: sabato 9 novembre “La nascita della contea di Julianello”, con la vicenda della “signora e padrona di Vignanello” Ortensia Farnese, sospettata della morte dei suoi tre mariti tanto che si meritò l’appellativo di Lucrezia Borgia di Parrano; sabato 16 novembre “La rivolta del 1553” che narra l’assassinio di Ranuccio Baglioni, ultimo marito di Ortensia, della congiura dei vassalli contro di lui e del processo che coinvolse centinaia di cittadini, fino al sacrificio dell’olmo. Da segnalare infine, domenica 17 novembre alle ore 16,00 la conferenza sulla Madonne Vestite della Tuscia e la Madonna del Rosario di Vignanello presso la chiesa Collegiata.

L’aperitivo in piazza con caldarroste e novello concluderà la sei giorni di iniziative che prevede anche un raduno nazionale dei camperisti da tutta Italia.

La “Festa dell’Olio e del Vino Novello” è organizzata dalla Pro Loco e dalla Compagnia del Novello in collaborazione col Comune di Vignanello.

 

Elisabetta Castiglioni

Al via ‘Movember’, campagna per la prevenzione maschile contro i tumori

Per tutto novembre via libera ai baffi.  È questo il must del mese dedicato alla prevenzione maschile contro i tumori, con una serie di iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi promosse da Fondazione ANT, la più importante realtà italiana no profit per l’assistenza ai malati di tumore.

Movember, così viene chiamato il mese della prevenzione, sollecitando il taglio della barba, e che propone numerose iniziative in città e in provincia, con location particolari come i Club House delle squadre di Rugby veronesi.

Un cambiamento non da poco, per i maschi che amano coprire il mento, ma che vale la pena attuare vista la posta in gioco, ovvero la propria salute e la consapevolezza di quanto sia importante la prevenzione, non solo per la donna.

Insieme a Fondazione ANT, partecipano alla campagna numerose realtà del territorio comunale, a cominciare dalla due società di rugby veronese, Rugby Club Valpolicella e West Verona Rugby. Ma anche il Lions Club Valpolicella, alcuni saloni di barbiere e due locali in cui si svolgeranno eventi aperti a tutti i cittadini.

Il programma delle iniziative è stato presentato in Comune a Verona dall’assessore allo Sport Filippo Rando.

“Se ottobre è il mese dedicato alla prevenzione in rosa, novembre diventa a tutti gli effetti quello rivolto ai maschi – ha detto Rando -. Il tumore non conosce differenze di sesso, ecco perché la prevenzione, insieme ad un corretto stile di vita, deve entrare nella routine di tutti. Un’iniziativa che vede in prima linea i giovani rugbisti veronesi, a conferma dello sport come strumento di sensibilizzazione in grado di raggiungere moltissime persone”.

Durante le iniziative, sarà possibile contribuire alla raccolta fondi ANT con una donazione volontaria oppure acquistando la t-shirt ‘MO 19’. I saloni aderenti (Comb Salon in via Mameli e Bull Cut Barber Shop in via Nizza) devolveranno parte del prezzo di listino per ogni taglio di barba effettuato.

Si parte giovedì 7 novembre con il Movember Opening Party al Bar Amaro in via Stradone San Fermo, dalle 19; aperitivo e taglio dei baffi in collaborazione con Comb Salon e Bull Cut.

Domenica 24, dalle 17, il classico terzo tempo del rugby si svolge alla Club House West Verona Rugby Union (in via San Quirico a Sona), con l’aperitivo post partita.

Lunedì 25, dalle 20, cena alla Club House del Valpolicella Rugby (in via Tofane a San Pietro in Cariano), per una serata dedicata al connubio tra sana alimentazione e prevenzione.

Venerdì 29 novembre, infine, alle 20.30, il Celtic Pub Verona in via Santa Chiara ospiterà il party conclusivo dell’iniziativa.

Fondazione ANT Italia Onlus, attiva dal 1978, è impegnata nell’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e la prevenzione gratuita. Tra le varie attività, anche le campagne di sensibilizzazione per la prevenzione.

Roberto Bolis