Il piano di Giuseppe Albanese in fantasie e danze al chiaro di luna

Giuseppe Albanese

Recital di Giuseppe Albanese, sabato 26 ottobre alle 17.30 per la IUC nell’Aula Magna della Sapienza (Piazzale Aldo Moro 5).

Giuseppe Albanese, uno dei migliori e più affermati pianisti italiani di questi anni, eseguirà capolavori dell’Ottocento (Beethoven e Schumann) e del Novecento (Stravinskij, Debussy, Ravel), alcuni dei quali sono stai da lui incisi nel concept album intitolato “Fantasia”, pubblicato dall’etichetta discografica più prestigiosa in ambito classico, Deutsche Grammophon.

Di Ludwig van Beethoven eseguirà la famosissima Sonata “Quasi una fantasia” op. 27 n. 2, più nota col titolo apocrifo “Al chiaro di luna”. Di Robert Schumann la Fantasia op. 17, che, come l’opera di Beethoven che la precede, è in realtà un ibrido tra una Fantasia e una Sonata. La seconda parte del concerto flirta invece con la musica di balletto e la danza. Prima una suite dal balletto “L’uccello di fuoco” di Igor Stravinskij nella trascrizione per pianoforte di Guido Agosti. Poi la “Suite Bergamasque” di Claude Debussy e in chiusura “La Valse”, uno dei brani più famosi e travolgenti di Maurice Ravel. Il compositore stesso descrisse quel suo “poema coreografico” con queste parole: «Nubi tempestose lasciano intravedere, a sprazzi, delle coppie che danzano il valzer: quando lentamente si diradano, si distingue un’immensa sala popolata da una folla volteggiante. La scena s’illumina progressivamente, finché, raggiunto il fortissimo, si accendono i grandi lampadari. La scena si svolge alla corte imperiale, verso il 1855».

Dopo aver vinto giovanissimo il “Premio Venezia” 1997 e il Premio speciale per la miglior esecuzione dell’opera contemporanea al “Busoni” di Bolzano, Giuseppe Albanese si aggiudica nel 2003 il primo premio al “Vendome Prize”, un evento definito da Le Figaro “il concorso più prestigioso del mondo attuale”. Ora ha quarant’anni ed è tra i più richiesti pianisti della sua generazione, invitato per recital e concerti con orchestra da autorevolissime ribalte internazionali, quali – tra gli altri – il Metropolitan Museum e la Rockefeller University di New York, l’Auditorium Amijai di Buenos Aires, il Cenart di Mexico City, la Konzerthaus di Berlino, la Laeisz Halle di Amburgo, il Mozarteum di Salisburgo, St.Martin in-the-fields e la Steinway Hall di Londra, la Salle Cortot di Parigi, la Filarmonica di San Pietroburgo,la Filarmonica Nazionale di Varsavia, la Gulbenkian di Lisbona. In Italia ha suonato con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e in ben undici delle le principali fondazioni lirico-sinfoniche Albanese è un pianista-filosofo: si è laureato in Filosofia col massimo dei voti e la lode ed è stato docente di “Metodologia della comunicazione musicale” presso l’Università di Messina.

 

Mauro Mariani (anche per la fotografia)

 

 

La castagna di Vallerano, insignita del marchio DOP

Penultimo week-end della festa della castagna di Vallerano, da diciott’anni protagonista delle attività legate ai sapori della Tuscia viterbese.

Di forma ellissoidale, di colore bruno-rossiccio con episperma color camoscio, dal pericarpo sottile e facilmente distaccabile, dalla polpa bianca e croccante dal gradevole sapore dolce e resistente alla cottura, la castagna di Vallerano cresce in un territorio con circa 635 ettari di castagneti ed è stata insignita dalla Comunità Europea del marchio di Denominazione di Origine Protetta (DOP). Le prime testimonianze scritte della sua coltivazione risalgono al 1500, ma le grotte di tufo destinate alla sua conservazione risalgono ancora più indietro nel tempo.

Quale occasione migliore per approfondire la conoscenza di questo storico e tradizionale frutto se non condividere il percorso culturale in programma realizzato per questa edizione dall’Associazione Amici della Castagna di Vallerano insieme alla Pro loco? Questo, in sintesi, il calendario del fine settimana:

Sabato 26 ottobre

Ore 10:00 – Apertura stand, vendita prodotti tipici locali e mercatino dell’artigianato;

Ore 10:30 – (Dalle ore 10:30 a fine giornata). VISITE GUIDATE: la storia, il borgo, le chiese.

Ore 13:00 – Pranzo nelle caratteristiche cantine con degustazione di piatti tipici locali;

Ore 16:00 – In Piazza della Repubblica spettacolo con Tato Cabaret; Caldarroste e vino rosso in Piazza;

Ore 20:00 – Cena nelle caratteristiche cantine con degustazione di piatti tipici locali.

Domenica  27 ottobre

Ore 9.30 – Apertura stand, vendita prodotti tipici locali e mercatino dell’artigianato;

–  Immergersi nella maestosità della natura: PASSEGGIATA CAMPESTRE tra i castagneti secolari di Vallerano. Info 3279313131, partenza da Piazza della Repubblica

Ore 10:30 – (Dalle ore 10:30 a fine giornata). VISITE GUIDATE: la storia, il borgo, le chiese. -Esposizione rapaci (mattina e pomeriggio) in piazza della Repubblica

Ore 13:00 – Pranzo nelle caratteristiche cantine con degustazione di piatti tipici locali;

Ore 15:30 – Sfilata storico-rievocativa per le vie del paese e esibizione in Piazza della Repubblica del gruppo Sbandieratori e mini sbandieratori “G.M. Nanino di Vignanello;

Ore 16:00 – Caldarroste e vino rosso in Piazza;

Ore 17:30 – ADC ART

 

Elisabetta Castiglioni (anche per la fotografia)

Halloween al museo per una serata ‘da brividi’

Sarà una serata ‘da urlo’ quella del prossimo giovedì 31 ottobre al Museo civico di Storia Naturale di Ferrara (Largo Florestano Vancini, 2 – già via De Pisis, 24). Bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni potranno festeggiare Halloween divertendosi tra giochi, misteri da risolvere e spaventosi reperti. “A porte chiuse, con un imprevedibile gioco a squadre – preannunciano gli organizzatori – ci divertiremo a risolvere misteriosi indizi e prove raccapriccianti. Poi, muniti di torce, visiteremo le sale museali alla ricerca degli esemplari più orribili e terrificanti”. Non mancherà infine una pizza da gustare in compagnia.

L’appuntamento rientra nel calendario di attività didattiche ‘Apprendisti scienziati autunno 2019’, organizzate dal Museo civico di Storia Naturale in collaborazione con l’Associazione Didò, che conduce le attività. Per partecipare è necessaria la prenotazione, da effettuare contattando la segreteria didattica del Museo al numero 0532 203381 o all’indirizzo dido.storianaturale@gmail.com.
Il costo per partecipante è di 15 euro. Ritrovo alle 19,30, ritiro previsto per le 22,30.

 

Alessandro Zangara (anche per l’immagine)

“Falstaff e il suo Servo” al Teatro Sociale di Brescia

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Branciaroli nel ruolo di Falstaff

Al debutto ieri sera, 22 ottobre, al Teatro Sociale di Brescia “Falstaff e il suo Servo”, produzione CTB con il Teatro de Gli Incamminati e Teatro Stabile d’Abruzzo. Protagonisti in scena Franco Branciaroli, nel ruolo di Falstaff, e massimo De Francovich nel ruolo del Servo, diretti da Antonio Calenda che ha curato il testo, da William Shakespeare, con Nicola Fano. Un testo interessante, parodia del contemporaneo, pur se richiamando in scena il genio di Shakespeare, rotolato fuori da un baule come Branciaroli all’apertura della scena, con un buon effetto scenico. Falstaff/Branciaroli non può non avere una gran stazza, con la pancia tanto grossa che gli impedisce di muoversi, se non aiutato da Alessio Esposito (Sir Page, e Bardolph) e da Matteo Baronchelli (Sir Ford e Francis), che lo sostengono e lo tirano, per impedirgli di rovinare fragorosamente su se stesso.

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Falstaff (Branciaroli) e il Servo (De Francovich)

Buono lo spunto per riflettere sul presente, incentrato sull’apparenza e il superficiale, senza tenere conto della sostanza, anche quando sembra che di sostanza ce ne sia tanta, come per l’epa del nostro. Il Servo si propone come soluzione e solutore, alleato e acerrimo intimo nemico, saggio e beffardo, capace della più profonda fedeltà, ma anche pronto al più subitaneo tradimento. Non è così forse la società di oggi, fondata troppo spesso e sempre più spesso su amicizie virtuali, legami solidissimamente via etere e che si infrangono ben presto per una chat troppo precipitosa, la risposta senza filtri? Il destino è la fine, come del resto recita la caducità umana, ma l’ottimismo di Falstaff è comunque esilarante, la sua voglia di fare e, soprattutto, di vivere salda, soprattutto se dietro a qualche bella donzella che immancabilmente vuole sposare anche s’ella è già maritata (Valentina Violo nei panni di Madame Page e della Prostituta; Valentina D’Andrea sia Madame Ford che l’Ostessa). Falstaff invoca i suoi amici, coloro che lo capiscono e lo proteggono, come Enrico, figlio di Enrico IV e a sua volta re alla morte di questi con il nome di Enrico V. All’osteria, dove bighellonavano insieme qualche volta, Falstaff chiama Enrico in sua difesa, ma è pronto a dichiarare di volerlo bastonare se nega che il suo anello di rame non è, invece, d’oro zecchino, come vuole fare credere a tutti. Con Enrico esagera, sia in tema di soldi che di briganti che l’hanno derubato, e ci fa il verso, per le tante volte che vorremmo essere differenti da noi, senza riuscirci almeno per noi stessi davvero fino in fondo. Sono tante le battute sagge, anche se si sarebbero potute evitare alcune parolacce che certo portano l’ambientazione facilmente all’orecchio, ma rischiando di fare restare poi solo quella alle orecchie meno abituate all’ascolto. Qualche baluardo ci deve pur essere, se l’Italia scivola miserevolmente sempre più in basso nella classifica dell’istruzione…

Falstaff e il suo Servo, foto di scena di Tommaso Le Pera. Falstaff/Branciaroli con Violo, D’Andrea, Esposito e Baronchelli

Ottimo Branciaroli nel suo ruolo, ma altrettanto De Francovich che riescono a duettare molto bene, con un tempo scenico ben calibrato. Ho apprezzato molto i costumi della Sartoria Farani e la mancanza di scenografie, sostituite da una luce vivida, ad indicare il tempo fisso e chiaramente visibile, senza vie di fuga nell’ombra. A parte un baule, che diventa tavolo, e un cavallo di legno dalla foggia antica, soltanto gli attori ci danno il ritmo della vita, dimostrando come sia ininfluente il contorno e quanto valga (e debba valere) la persona al di sopra di tutto. Alla fine, gli autori non hanno messo in scena il testo di Falstaff di Shakespeare, ma hanno scritto un copione pescando tra le opere del Bardo, soprattutto cercando cosa c’è di shakespeariano nella vita contemporanea. Ecco allora “Le allegre comari di Windsor”, “Enrico IV”, un pizzico di “Amleto”, “Enrico V”, “Falstaff” stesso. Un testo che diventa personaggio e che perisce quando perde il senso del vero, dell’umano, del colto. Così come è destinato a perire colui che non guarda al futuro, alla costruzione profonda di sé e di qualcosa che resti, che non sia “like” soltanto: Falstaff rappresenta la volontà di presenzialismo di vita più che di essenza esistenziale, ciò su cui oggigiorno serve una riflessione collettiva.

Lo spettacolo replicherà fino al 3 novembre prossimo e inaugura la 46esima Stagione di Prosa del CTB che ne ha curato 14 produzioni in cartellone, oltre alle 27 ospitalità.

 

Alessia Biasiolo

 

 

“Nell’interno” di Pio Tarantini alla Red Lab Gallery di Milano

PIO TARANTINI Casa rossa, Salento 2008

La casa come specchio della cultura di chi la abita, della sua interiorità, del suo sentire, ma al contempo luogo di intense pulsioni, di incontri amicali e di affetti, del prendersi cura di sé e di chi si ama.

Red Lab Gallery/Miele di via Solari 46 a Milano inaugura la nuova stagione espositiva in uno spazio completamente rinnovato con la mostra dell’autore salentinoPio Tarantini, Nellinterno.

L’esposizione, a cura di Gigliola Foschi, apre il ciclo espositivo “Habitami” e pone l’accento sul concetto dell’abitare, dove l’uomo da sempre si definisce e si racconta.

Pio Tarantini, fotografo pensatore raffinato e sapiente, presenta una decina di opere fra cui alcuni polittici, svelando sin dal titolo il suo personale racconto romanticosul senso del nostro esistere tra le cose, tra l’interno dello spazio abitativo e l’interiorità di chi lo vive e lo anima con la sua presenza.

Intento che si palesa mettendo “in collisione” costante lo spazio e le figure/immagini che vi si muovono fra reale e immaginario: quasi un’espediente,o un incantesimo, da parte dell’autore per ricordare che l’abitare porta con sé costantemente frammenti di memoria, fili invisibili che anche nel fluire del tempo mantengono vive esistenze, ricordi, verità.

Gigliola Foschi: “Lontano da una logica puramente descrittiva l’autore trasforma le sue opere in un racconto poetico attraversato da una“rêverie” malinconica e vibrante. La realtà su cui egli posa lo sguardo si anima creando una tensione tra la precisione cristallina degli interni da lui raffigurati e l’emergere e lo svanire di figure femminili rese fluide, inquiete e sfuggenti grazie a un “mosso” che pare dotarle di un’intensità interna e misteriosa”.

Dissolvenze che permettono alle immagini di espandersi tra spazio e tempo, per racconti che sembrano rimanere costantemente in sospensione: una donna quasi evanescente appare fugace davanti a una vecchia casa con il tradizionale intonaco rosso del Salento, mentre altre, conturbanti e sensuali, ma sempre visivamente sfuggenti, ci contemplano davanti ad antiche specchiere che ricordano quelle dei boudoir, sostano davanti a un comò aperto, a un letto di ferro battuto come quelli che si usavano un tempo nelle case per bene del Salento.

“Nel contrasto tra il mutamento e ciò che sembra eterno” – racconta Tarantini –“si trova la sostanza di queste apparizioni. Sembrano durare un secondo e invece rimangono lì, intrappolate per sempre”.

Allusive, frammentarie, dilatate, simili a cenni aperti verso altri possibili racconti interiori, nell’operato di Tarantini le immagini vengono trattate con estrema cura e sensibilità, s’inoltrano in un tempo dilatato, capace di estendersi inquieto dal passato al futuro. Esse ci rivelano come la realtà non sia solo uno scenario nel quale ben apparire, ma sia anche composto di oscurità, di storie profonde e inconoscibili, latenze e fugacità.

I racconti fotografici di Pio Tarantini verranno affiancatidalle suggestive installazioni luminose di Nino Alfieri come la scultura “Light Sphere”dove “Nell’interno” la luce satura dei led si trasforma visivamente in un cosmo.

Durante il vernissage l’artista, che da anni ormai si dedica alla realizzazione di opere fondate sullo studio della riflessione della luce e della fluorescenza,coinvolgerà lo spettatore in una esperienza sensoriale totale denominata “Matrix Forms”,avvalendosi dell’esperienza artistica del fotografo Antonio Delluzio.

Red Lab Gallery/Miele è un laboratorio di sperimentazione, pensato per promuovere innanzitutto la cultura delle immagini ma aperto a contaminazioni e narrazioni di diverso tipo. Un luogo dove vengono individuati nuovi modi di esporre, raccontare, far vivere l’arte visiva, intesa come partecipazione interattiva e bidirezionale.

Tante le mostre, i workshop, i talk che confluiscono in Red Lab Gallery/Miele coinvolgono protagonisti del panorama contemporaneo e diverse realtà culturali.

Pio Tarantini, nato nel 1950 nel Salento, vive e lavora a Milano.Esponente della fotografia contemporanea italiana, inizia ad esporre nei primi anni Ottanta e ad oggi i suoi lavori sono stati presentati in gallerie private e sedi pubbliche in Italia e all’estero. Nel 1985 apre a Milano la galleria La Camera Chiara e comincia a scrivere di fotografia per diverse testate. Dal 1995 al 2017 tieneil corso di Fenomenologia degli Stili presso l’Istituto Europeo di Design di Milano edalla sua esperienza didattica nasce il volume Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile, pubblicato nel 2010da Edizioni Favia (Bari).

Ha partecipato al progetto sui beni architettonici e ambientali Archivio delloSpazio della Provincia di Milano e al progetto di Sociologia Visuale Photometropolis presso la Facoltà di Sociologia dell’Università Milano Bicocca.

È stato un esponente di punta della Galleria Fotografia Italiana Arte Contemporanea di Milano in quanto autore e caporedattore della pubblicazionetrimestralePagine di Fotografia Italiana.

Nel 2014 pubblica Fotografia araba fenice(Edizioni Quinlan, Bologna), una selezione dei suoi articoli e saggi più recenti. Attualmente scrive articoli, tiene conferenze, workshop e seminari su vari aspetti del Linguaggio Fotografico. Dirige la rivista FC-.

Red Lab Gallery/Miele, Via Solari 46, Milano

Dal 29 ottobre al 26 novembre 2019; da lunedì a venerdì 15.00-19.00; sabato 10.00-12.30; 15.00-19.00. Ingresso libero

 

De Angelis (anche per la fotografia)

 

Le scenografie dell’Arena in città fino a Natale. Faraone e sfingi a portata di selfie

Sono state immortalate per tutta estate dai selfie di turisti e veronesi. E lo saranno anche nei prossimi mesi. Le scenografie delle più famose opere areniane, da giugno posizionate in diversi punti della città, accoglieranno cittadini e visitatori fino a Natale. Eccezione per quelle di corso Porta Nuova che verranno tolte prima, per lasciare spazio agli alberi natalizi.

L’iniziativa, voluta dall’Amministrazione comunale per valorizzare e abbellire la città durante la stagione lirica, ha riscosso un grande successo e pertanto è stata prorogata.

Rimarranno dunque al loro posto tutte le scenografie che, in questi mesi, hanno acceso la curiosità di tantissime persone. In piazzale XXV Aprile, il faraone dell’Aida di Zeffirelli continuerà a vegliare sulla stazione. Coi suoi 12 metri di altezza, 3 di lunghezza e un peso che supera i 1200 chilogrammi, la statua in legno e resina la dice lunga sul legame tra la lirica e Verona.

In corso Porta Nuova resteranno le sfingi, a Porta Palio e Porta Vescovo le statue in legno usate nel 2011 nell’opera “Romeo et Juliette” e due manufatti del Nabucco dello stesso anno. Nell’aiuola della rotonda della Croce Bianca, le rose rosse giganti realizzate nel 2007, per il Barbiere di Siviglia, continueranno ad accogliere quanti transitano verso il centro città.

“Le scenografie installate ad inizio estate utilizzando i fondi della tassa di soggiorno – ha detto l’assessore al Bilancio Francesca Toffali –, hanno suscitato l’interesse e la curiosità di tutti. E nel corso dei mesi sono diventate una vera attrazione e uno sfondo perfetto per centinaia di foto. Ecco perché abbiamo deciso di prorogare l’iniziativa fino a dicembre. E all’arrivo dei mercatini di Natale. Nel frattempo stiamo già pensando ad un riallestimento tutto diverso per il 2020”.

 

Roberto Bolis

 

 

Quando la cultura paga: i conti di Extralirica

Concerti internazionali, serate in mondovisione e in diretta televisiva, ma anche musical e spettacoli con ballerini di fama mondiale, per un totale di 32 serate, due in più dello scorso anno. La stagione dell’extralirica in Arena si è chiusa registrando 342 mila presenze, con una media di 10.686 spettatori a sera, e incassi per due milioni e mezzo di euro. Proventi che Arena di Verona Srl ha versato direttamente nelle casse di Fondazione Arena. Più di 210 mila euro gli introiti provenienti dagli ex biglietti omaggio, destinati al fondo comunale per le Nuove Povertà. E già si pensa al 2020 con i concerti in esclusiva di Zucchero, l’unica data italiana di Lana Del Rey e una serata speciale dedicata ad Emma Marrone.

Elthon John, David Garrett, Evanescence, Sergei Polunin, questi alcuni dei nomi che hanno calcato il palcoscenico dell’anfiteatro nel corso dell’estate 2019. Oltre ai grandi artisti italiani come Ennio Morricone, Marco Mengoni, Eros Ramazzotti, Il Volo, Francesco Renga e Cristiano De Andrè. E poi il ritorno di Notre Dame De Paris, le dirette televisive con le 4 serate di Music Awards e Power Hits Estate. E due grandi eventi che Arena di Verona Srl ha portato in mondovisione Rai: La Traviata in ricordo di Zeffirelli e la tappa finale del Giro d’Italia, con milioni di spettatori collegati da tutto il mondo.

A fare il bilancio della stagione 2019, il sindaco Federico Sboarina e l’amministratore di Arena di Verona Srl Gianmarco Mazzi.

“La qualità degli spettacoli è stata davvero alta e i numeri di presenze e incassi lo attestano – ha detto il sindaco -. L’Arena, con l’indotto economico che porta, si conferma una forza trainante per l’intera città. E gli spettacoli in mondovisione e in diretta televisiva sono una promozione unica per Verona. Negli ultimi due anni parliamo all’incirca di 152 milioni di telespettatori che hanno visto l’Arena in tv e 680 mila persone che sono venute nel nostro anfiteatro per assistere a un concerto di extralirica. Numeri impressionanti che hanno un ritorno più che positivo, basti pensare che, a differenza di quanto succedeva prima, gli incassi dei canoni di concessione ora vanno tutti a Fondazione Arena, tanta benzina per il motore del nostro festival lirico. E poi l’interesse nazionale e internazionale ha riavvicinato il territorio, con imprenditori, industriali e associazioni di categoria che sono tornati ad investire. Ho già chiesto un incontro con il Ministro Franceschini, perché anche nella redistribuzione del Fus, Fondo unico per lo spettacolo, l’Arena non può essere paragonata agli altri teatri. Siamo orgogliosi infine di aver istituito il fondo Nuove Povertà con i biglietti che prima venivano dati gratuitamente al Comune e quindi regalati. In due anni e mezzo, vendendo questi omaggi, siamo riusciti a raccogliere circa 500 mila euro e aiutare centinaia di famiglie”.

“Siamo davvero contenti ed entusiasti del lavoro fatto quest’anno – ha spiegato Mazzi – e della collaborazione con ben 9 società diverse di produzione. L’Arena non è mai stata concessa gratuitamente, nemmeno in occasione del Giro d’Italia, e gli introiti derivanti dai canoni di concessione sono stati versati a Fondazione Arena. Stiamo già lavorando alla prossima stagione, per un cartellone con serate in esclusiva. Zucchero con le sue 10 date ha già venduto il 70 per cento dei biglietti. Questo significa che nei prossimi 11 mesi tutti parleranno di Verona perché nel 2020 l’artista si esibirà solo in Arena. E poi avremo concerti internazionali come quello di Lana Del Rey che sarà a Verona il 9 giugno. Aspettiamo a braccia aperte Emma Marrone, la cantante, infatti, in una delle ultime interviste, ha espresso il desiderio di festeggiare con un concerto in Arena il suo prossimo compleanno”.

 

Roberto Bolis

L’autunno nei piatti dei ristoranti tipici veronesi

Zucca nostrana e castagna di San Zeno di Montagna saranno i protagonisti della cucina veronese delle prossime settimane. Dal 26 ottobre al 10 novembre, i ristoranti tipici della città proporranno nei propri menù queste due eccellenze locali di stagione. Ai quali si aggiungono le rape rosse e le fragole tardive, un omaggio alla campagna di prevenzione ‘Ottobre in rosa’.

Un binomio, quello di zucca e castagne, che contraddistingue l’arrivo dell’autunno e che ora verrà valorizzato con nuove ricette ed elaborazioni culinarie, con cui verranno realizzati primi, secondi e dessert.

A fornire la materia prima, ci pensano i produttori locali. In particolare, l’azienda agricola Poli di Oppeano e altre aziende di Veronatura/Campagna Amica, mentre le castagne arrivano dal Consorzio di tutela del Marrone di San Zeno DOP.

L’iniziativa si inserisce nel progetto del Comune che mette insieme i ristoratori tipici di Verona e le aziende locali per promuovere le eccellenze enogastronomiche del territorio nella loro stagionalità.

A proporre il menù autunnale ci saranno altri sette ristoranti tipici, da poco entrati nella lista dei locali con il riconoscimento. Proprio questa mattina, in sala Arazzi, hanno ricevuto la vetrofonia dalle mani dell’assessore al Commercio Nicolò Zavarise.

Le new entry sono: Trattoria all’Isolo, Osteria al Borgo, Trattoria al Parigin, Torcolino da Barca, Osteria da Montresor, Osteria Nori e Trattoria Pane Vino Casa dell’Amarone. Anche qui, d’ora in poi, i prodotti locali saranno parte integrante del menù, per valorizzare le unicità e le eccellenze del territorio e farle conoscere ed apprezzare a cittadini  e turisti.

“L’obiettivo di questa iniziativa è far conoscere la storia e le tradizioni delle tipicità culinarie veronesi – ha detto Zavarise -. Grazie alla promozione e alla valorizzazione dei sapori della tradizione scaligera, la ristorazione diventa un modo per tutelare e salvaguardare il nostro prezioso patrimonio”.

L’elenco dei ristoranti tipici aderenti all’iniziativa e ulteriori informazioni relative all’evento sono disponibili sul sito www.ristorantetipicoverona.com.

 

Roberto Bolis (anche per la foto)

Spoleto Jazz Season

Gran finale venerdì 15 novembre (ore 21) per “Spoleto Jazz Season” con una formazione capeggiata da due mostri sacri del panorama jazzistico contemporaneo, Fabrizio Bosso & Javier Girotto che al Teatro Nuovo si esibiranno in formazione “Latin mood”. Un sestetto che rappresenta una sintesi sonora completa capace di mescolare abilmente linguaggi sonori differenti. Il frutto di questa collaborazione è una musica coinvolgente da cui si viene presto contagiati e di cui è facile innamorarsi.

Brani originali firmati da Javier Girotto, Natalio Mangalavite e Fabrizio Bosso. Al basso elettrico ci sarà Luca Bulgarelli; completano l’organico la batteria di Lorenzo Tucci e le percussioni di Bruno Marcozzi.

 

Elisabetta Castiglioni

“La voix humaine” di Poulenc a “Roma Sinfonietta”

 Francesco Lanzillotta

La stagione concertistica dell’Associazione Roma Sinfonietta presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” prosegue mercoledì 23 ottobre 2019 alle 18.00 nell’Auditorium “E. Morricone” (Università di Roma “Tor Vergata”, Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1) con un concerto diretto da Francesco Lanzillotta, uno dei più affermati direttori italiani della giovane generazione, che si è conquistato un ruolo di primo piano nel panorama musicale internazionale. Partecipano al concerto il soprano Lavinia Bini e l’Orchestra Roma Sinfonietta.

Apre il concerto un capolavoro del teatro musicale del Novecento, La voix humaine di Francis Poulenc su testo di Jean Cocteau. Questo monodramma in un atto è la telefonata di una donna al suo amante: sentiamo soltanto la voce di lei, una donna innamorata, mentre le risposte fredde e distaccate con cui lui la respinge possiamo soltanto intuirle dal tono che prendono le parole di lei, che esprimono il suo disinganno, il suo dolore e la sua disperazione. È un un monologo nevrotico e frantumato, che palesa la fragilità emotiva della protagonista di questa storia d’amore basata su bugie patetiche e ricatti meschini, banale e anche squallida, ma non per questo meno tragica. Nonostante sia totalmente privo di azione, questa “tragedia lirica” di Poulenc e Cocteau coinvolge profondamente l’ascoltatore nel piccolo ma grande dramma di una donna sola e abbandonata, che la freddezza di un mezzo di comunicazione come il telefono rende ancor più crudele.

Ne è protagonista Lavinia Bini, una giovane cantante che sta percorrendo una brillante carriera artistica: ha cantato in importanti teatri italiani (tra cui Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Comunale di Bologna, Petruzzelli di Bari, Regio di Torino) e stranieri (Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, Colòn di Buenos Aires e vari altri teatri in Germania, Belgio e Austria) con grandi direttori come Riccardo Muti e grandi registi come Pier Luigi Pizzi.

Francesco Lanzillotta è anche compositore e nella seconda parte del concerto dirigerà le sue Invenzioni Rapsodiche, un brano del 2018, che “viaggia – come dice l’autore stesso – attraverso diversi generi musicali, dal contemporaneo all’improvvisazione jazzistica, in cui ritmo e melodia vengono declinata attraverso le varie estetiche”.

Nato a Roma, dopo gli studi al Conservatorio “Santa Cecilia” Francesco Lanzillotta si è perfezionato a New York e Madrid. Ha diretto in alcuni dei più importanti teatri italiani, fra i quali La Fenice di Venezia, San Carlo di Napoli, Maggio Musicale Fiorentino e Massimo di Palermo. Nel suo curriculum figurano inoltre Zurigo e Mosca, Dresda e Pechino, Seoul e Amburgo, Valencia e Brisbane.

Biglietti: intero € 12, ridotto € 8, studenti € 5 (acquistabili anche all’Auditorium “E. Morricone” a partire da un’ora prima del concerto)

 

Mauro Mariani (anche per la fotografia)