L’anima buona del Sezuan. Il Bene esiste?

In scena al Teatro Sociale di Brescia, la nuova coproduzione del CTB che rinnova la collaborazione con Elena Bucci e Marco Sgrosso. Stavolta è in scena un non facile lavoro di Bertold Brecht che indaga ancora una volta l’animo umano e, prodotto nel 1938, si chiede se e dove il Bene esiste nell’umanità. Se almeno una persona buona esista ancora, in una provincia cinese, così come in un luogo qualsiasi nel quale la si può cercare. E se esiste, è in grado di rimanere buona malgrado tutto? Nel caso in cui dovesse essere messa alla prova dalla vita, ad esempio nel caso in cui dovesse prendere piede una dittatura, come quella nazista che l’Autore ha vissuto in prima persona? E se l’anima buona c’è, saremmo noi tutti in grado di riconoscerla? E difenderla? Si finisce di assistere alla rappresentazione teatrale con tutte queste domande addosso, portate come gli attori portano una maschera, lezione antica del teatro classico e poi della Commedia dell’Arte. Su tutto aleggiano tre dei che, venuti sulla terra per le continue lamentele per una situazione impossibile, vagano alla ricerca di un’anima che possa garantire il bene, insegnarlo, mantenerlo, malgrado tutto. Malgrado la vita e le cattiverie degli altri. Gli dei sono osservatori, non si intromettono nelle vite umane, ma ad un certo punto, adducendo una banale scusa come pagare il pernottamento in casa della protagonista, elargiscono dei soldi, indispensabili per aiutare la povera Shen-Tè, l’anima buona della provincia che si sforza di fare del bene e di essere, inconsapevolmente, il Bene, pur dovendo prostituirsi per racimolare soldi in un momento di profonda crisi economica e sociale. Quegli dei che ricordano tanto il Dio più volte interrogato dall’uomo sulla sua presenza, e apparente indifferenza, di fronte alle persecuzioni naziste, al Male che si era impossessato dell’umanità europea. La ragazza, impegnata a distribuire una ciotola di riso ai poveri quotidianamente, con i soldi ricevuti compera una tabaccheria e, quando pensa di poter stare tranquilla nella sua bontà, si rende conto di come il suo cambiamento generi una serie di cambiamenti anche nel prossimo. Gli amici che si erano dimenticati di lei, appaiono per chiederle aiuto, rimproverandole l’indifferenza ai loro mali e lei, pur comprendendo che sono solo dei parassiti, alcuni ladri, che vogliono solo vivere di rendita, li aiuta proprio perché buona. Ma bontà e affari non possono andare di pari passo. È necessario che Shen-Tè si difenda dagli altri e da se stessa, ma per farlo deve necessariamente assumere una maschera che non è lei, deve imporsi, tirare fuori il carattere capace e imprenditoriale. Diventa suo “cugino”, Shui-Ta, vestito di nero, inflessibile e giusto, che caccia gli approfittatori e mette giustizia. Le cose ancora non girano bene, Shen-Tè si innamora e, naturalmente come spesso accade per le anime buone, di una persona più attirata dalle sue conoscenze e possibilità economiche che per amore di lei come donna. Fortunatamente le nozze non vengono celebrate, ma Shen-Tè, che sta perdendo tutto, sentendosi derisa e calunniata addirittura per la sua bontà, riceve un altro aiuto inaspettato. E stavolta, chiamando ancora in causa il suo alter ego Shui-Ta, riesce ad aprire una fabbrica di produzione di sigari. Si impone a se stessa e agli altri, dirige con fermezza, offrendo a tutti i parassiti che aveva intorno un lavoro onesto e rispettabile, grazie al quale cambiare in meglio la propria situazione. E tutto si aggiusta. Shen-Tè offre ancora il riso, ma tristemente, perché si rende conto che bisogna nascondersi per essere, dimostrarsi a volte quello che non si è, vestire, insomma, una vera e propria maschera. Indubbia la riflessione di Brecht sul suo tempo: coloro che erano buoni, che avevano taciuto l’avvento della dittatura nazista, limitandosi ad essere caritatevoli, dovevano dimostrarsi capaci di vestire i panni di Shui-Ta per mettere a posto le cose. Nella vita non si può essere spettatori, anche se al Teatro Sociale di Brescia si è stati spettatori di un ottimo lavoro, ben recitato e interpretato anche a livello di copione riadattato, con eccellenti scene, luci e abiti di scena, recitazione e ideazione eccelse. Un lavoro davvero da non perdere. In cartellone anche nei prossimi giorni.

 

Alessia Biasiolo