Brahms e Haydn chiudono il 2023 a Genova

Hartmut Haenchen sarà alla direzione dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice domenica 31 dicembre, alle ore 17.00, per l’ultimo appuntamento del 2023: il concerto sinfonico Brahms e Haydn. In programma la Serenata n. 2 in la maggiore e le Variazioni in si bemolle maggiore op. 56a di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 95 in do minore di Franz Joseph Haydn.

La Serenata n. 2 di Brahms venne composta a Detmold tra il 1858 e il 1859; il compositore aveva allora dato prova del suo talento soprattutto in ambito pianistico e cameristico, ma non ancora nella scrittura per orchestra (avrebbe composto la sua prima sinfonia solo diversi anni più tardi, nel 1876). La serenata era il genere più adatto per i primi approcci alla scrittura sinfonica, per la quale il modello principale di Brahms fu Mozart. Nella Serenata n. 2 – strutturata in cinque movimenti anziché sei (Allegro moderato – Adagio non troppo – Scherzo – Minuetto – Trio) – si colgono riferimenti vari, tra cui anche Schubert. La prima esecuzione si tenne nel 1860 ad Amburgo.

Con le Variazioni su un tema di Haydn, del 1873, Brahms compie un ulteriore passo verso un sinfonismo composito, si tratta infatti della prima composizione di ampio respiro per orchestra. Il tema di riferimento era un corale di marcia che lo stesso Haydn utilizzò in un Divertimento per fiati, particolarmente adatto allo sviluppo e alla variazione per l’andamento chiaro e lineare del basso. Brahms compose otto variazioni sul tema alternando abbellimenti e ornamenti melodici, passaggi dal maggiore al minore, varianti ritmiche, fino all’enfasi del Finale, con un intenso episodio fugato. Sin dalla prima esecuzione, diretta da Brahms il 2 novembre 1873, le Variazioni vennero accolte con grande entusiasmo.

La Sinfonia n. 95 di Haydn risale al periodo londinese, sul finire del ‘700, quando il compositore pubblicò le sue ultime dodici sinfonie, anello di congiunzione tra il sinfonismo classico di Mozart e quello di Beethoven. Queste ultime sinfonie si distinguono per una maggiore caratterizzazione dei quattro movimenti, riconoscibili come parte dell’unità-sinfonia ma più definiti nella propria specificità. La Sinfonia n. 95, in quattro tempi (Allegro – Andante – Scherzo e Trio – Finale), ha inoltre la peculiarità di non iniziare con un’introduzione lenta, bensì con un attacco in medias res.

«Per il concerto di fine anno – dichiara il Sovrintendente – l’Opera Carlo Felice ha invitato un grande direttore internazionale come Hartmut Haenchen alla guida dell’orchestra, impegnata in un programma di rara bellezza. Si chiude nel migliore dei modi un anno costellato di enormi soddisfazioni e successi per il Teatro, grazie al contributo di tutti i lavoratori e di un meraviglioso pubblico che ha seguito la nostra attività al Carlo Felice, al Festival di Nervi, in moltissimi Comuni della Regione Liguria ed anche all’estero. Contiamo di proseguire su questa strada con il pieno e costante sostegno del Comune di Genova, della Regione Liguria, del Socio Privato Iren, del Ministero della Cultura e di diversi partner privati e sostenitori».

Hartmut Haenchen occupa un primissimo posto nella vita musicale internazionale. Nato nel 1943 a Dresda, ex Germania dell’Est, ha consolidato le sue esperienze musicali non soltanto con le orchestre della DDR ma, malgrado le severe restrizioni del regime, anche con celebri orchestre occidentali, compresa l’orchestra dei Berliner Philharmoniker e del Concertgebouw. Nel 1986 ottiene l’incarico di direttore musicale della Netherlands Philharmonic Orchestra e della Netherlands Opera. Particolarmente noto ed apprezzato per le sue interpretazioni di Richard Strauss, Wagner e Mahler, collabora con le migliori orchestre di tutto il mondo. Ha realizzato oltre 130 registrazioni con diverse orchestre; al DVD pubblicato dalla ICA Classic con la VI Sinfonia di Mahler è stato attribuito il Diapason d’oro. Oltre all’attività direttoriale è autore di vari testi musicali, tra cui fondamentali contributi saggistici su Wagner e Mahler. Nel 2008 gli è stata conferita la Croce Federale al Merito della Repubblica tedesca, nel 2017 è nominato Direttore dell’anno dal prestigioso periodico Opernwelt e nel 2018 ha ricevuto a Leipzig il Premio Richard Wagner.

La storia dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice inizia nei primi anni del ‘900; l’attività sinfonica e operistica è da allora continuativa. Con un repertorio che spazia dal Seicento alla musica contemporanea, la compagine si distingue per produttività e versatilità. Sul podio si avvicendano direttori di rilevanza internazionale, per citarne solo alcuni: Victor De Sabata, Igor Stravinskij, Franco Capuana, Sergiu Celibidache, Hermann Scherchen, Claudio Abbado, Alceo Galliera, Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti, Georges Prêtre, Mstislav Rostropovič, Gianandrea Gavazzeni, Daniel Oren, Antonio Pappano, Christian Thielemann, Daniele Gatti, Gennadij Roždestvenskij, Bruno Campanella, Zubin Mehta, Nello Santi, Sir Neville Marriner, Kyrill Petrenko, Hartmut Haenchen, Vladimir Fedoseev, Andrea Battistoni, Fabio Luisi (Direttore onorario), Donato Renzetti (Direttore emerito). Dal 2022 Riccardo Minasi è il Direttore musicale. Numerose sono le incisioni registrate al Teatro Carlo Felice, in particolare di produzioni liriche, per etichette quali Deutsche Grammophon, Decca, Sony, TDK, Rai-Trade, Nuova Era Records, Arthaus Musik, Dynamic, Bongiovanni, Denon/Nippon Columbia e BMG-Ricordi. L’alto livello artistico consolidato negli anni le consente di prendere parte a manifestazioni di grande prestigio quali il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Ravello Festival, il Festival di musica sacra Anima Mundi di Pisa, e d’esibirsi in importanti sedi nazionali e internazionali quali il Parco della Musica di Roma, il Teatro degli Arcimboldi di Milano, l’Auditorium della Conciliazione di Roma, il Teatro dal Verme di Milano, la Royal Opera House di Muscat, la Astana Opera, il Marinsky Concert Hall, la Basilica di S. Francesco ad Assisi.

Biglietti

I settore 35,00 euro

II settore 30,00 euro

Under 30* 15,00 euro

Under 18* 10,00 euro

*tutti i settori

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Delfina Figus (anche per le fotografie)

Shine Pink Floyd Moon a Villa Grimaldi Fassio di Nervi

Shine Pink Floyd Moon, opera rock di Micha van Hoecke, sarà in scene al Nervi Music Ballet Festival sabato 15 luglio 2023, alle ore 21.15. Ispirata dai brani di una delle band più influenti di sempre, Shine Pink Floyd Moon unisce musica e danza nel racconto della parabola artistica dei Pink Floyd e di Syd Barrett, interpretato dall’étoile Raffaele Paganini sul palco insieme al corpo di ballo della Compagnia Daniele Cipriani. Interpreti musicali dal vivo saranno i Pink Floyd Legend, con la direzione musicale di Fabio Castaldi.

Shine Pink Floyd Moon è una produzione Daniele Cipriani Entertainment s.c e Menti Associate di Gilda Petronelli, in coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

L’opera rock nasce in occasione del 50° anniversario dell’allunaggio, l’origine della creazione è il celebre brano Shine on You Crazy Diamond, con il quale i Pink Floyd rendevano omaggio al loro compagno Syd Barrett, che si era perso nelle regioni sconosciute della ‘luna’ intesa come malattia mentale. Si tratta di «una musica che ha un’anima e che, nell’immaginario collettivo, è legata alla giovinezza interiore di tutti noi», sottolineava Micha van Hoecke. Shine Pink Floyd Moon viene ripresa da Miki Matsuse e Stefania Di Cosmo in omaggio al regista e coreografo, scomparso nel 2021.

«Il mio non è un ritorno in palcoscenico, ma un ritorno a sorridere», afferma Raffaele Paganini, étoile del Teatro dell’Opera di Roma, nonché popolarissimo ballerino in programmi tv di grande successo degli anni ’80. «Quando Daniele Cipriani mi telefonò per propormi di subentrare a Denys Ganio nella ripresa di SHINE Pink Floyd Moon, la mia risposta non poteva che essere “Sìì!!!”, con un grido che partiva dal profondo dell’anima come quello della vocalist in The Great Gig in the Sky! Perché, pur essendo un ballerino classico abbeverato alla fonte di Čajkovskije degli altri grandi compositori, faccio parte di quella generazione che respirava ancora nell’aria le canzoni dei Pink Floyd. Per non parlare della mia grandissima amicizia sia con Micha van Hoecke, sia con Denys Ganio, entrambi artisti al cui fianco ho lavorato per anni. Insomma, il ruolo di Syd, che interpreto da un anno, mi calza in maniera stu-pe-fa-cen-te: era scritto nelle stelle che dovessi un giorno interpretare SHINE Pink Floyd Moon».

Micha Van Hoecke è stato danzatore, coreografo, attore e regista. Nato a Bruxelles, studia a Parigi con Olga Preobrajenskaya e nel 1960 entra a far parte della Compagnia di Roland Petit.  In questo stesso periodo svolge un’intensa attività come attore di cinema. Entra quindi a far parte del Ballet du XXe siècle di Maurice Bejart di cui diventerà braccio destro. Nel 1979 lo stesso Bejart lo nomina direttore artistico della Scuola Mudra, il prestigioso centro di formazione per artisti a Bruxelles. Nel 1981 cura le coreografie del film Bolero di Claude Lelouch. Quello stesso anno, con i migliori elementi del Mudra, fonda l’Ensemble di Micha van Hoecke, uno dei più acclamati gruppi mondiali di danza contemporanea. Nel suo carnet non mancano le collaborazioni con interpreti, registi e direttori d’orchestra di fama mondiale. È soprattutto con Riccardo Muti che crea uno splendido sodalizio che ha dato vita a tanti capolavori. Ha creato coreografie per numerosi teatri e festival. Dal 1990 è particolarmente intensa la sua collaborazione con Ravenna Festival, dove debutta anche come regista d’opera con La Muette de Portici di Auber (1991). Molte sono anche le opere che crea per questo festival: Adieu à l’Italie (1992; premio della critica italiana per migliore coreografia moderna); la Memoire (con Luciana Savignano); Pelèrinage (con Chiara Muti e Alessio Boni); Pierrot Lunaire (con Alessandra Ferri e Massimiliano Guerra); Il paradosso svelato (con l’Accademia bizantina e l’ensemble di Naseer Shamma); Maria Callas, la voix des choses, spettacolo di rara intensità che Micha van Hoecke ed il suo Ensemble hanno portato in tournée in Italia, Stati Uniti, Russia e Cina, riscuotendo ovunque grande successi. Nel 1999 è nominato direttore del ballo e coreografo principale del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2002, per I sette peccati capitali di Bertolt Brecht su musiche di Kurt Weill, riceve il premio Danza & Danza per la migliore coreografia. Nel 2002 chiamato a realizzare le coreografie di Ifigenia in Aulide, regia di Yanis Kokkos e direzione di Riccardo Muti, che inaugura la stagione d’opera del Teatro alla Scala di Milano. Anche nel 2003 inaugura la stagione scaligera con le coreografie per Moise et Pharaon, direttore Riccardo Muti e regia di Luca Ronconi. Crea le coreografie, realizzate dal suo Ensemble, per il Concerto di Capodanno 2005, trasmesso su Rai Uno in diretta televisiva dal Teatro la Fenice di Venezia. Nell’estate dello stesso anno crea, sempre per L’ensemble Au Cafè. Nel 2007 compone Le Voyage, creazione su musiche tzigane russe per Ravenna Festival che dedica al suo Ensemble. Dalla Stagione 2010 al 2014 è stato Direttore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2016 riceve il premio fedeltà per 27 anni di collaborazione con Ravenna Festival.

Raffaele Paganini inizia i suoi studi di danza alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, dove solo quattro anni dopo entra a far parte del Corpo di Ballo in qualità di solista prima, e dove è attualmente étoile. Diventa molto popolare in Italia anche grazie alle sue numerose apparizioni televisive in programmi di grande ascolto. Come étoile ospite balla con svariate compagnie, al fianco di grandi ballerine italiane e straniere. Durante la sua carriera è stato inoltra protagonista di svariati musical. Il 2004 lo vede protagonista della nuova produzione del Balletto di Roma Giulietta e Romeo, con musiche originali di Prokof’ev e coreografie di Monteverde. Il tour teatrale fa registrare l’invidiabile record del tutto esaurito nelle 190 repliche in 104 dei maggiori teatri italiani. Nel 2006 Raffaele Paganini fonda la Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini e presenta per la prima volta una sua produzione: Da Tango a Sirtaki – omaggio a Zorba – con musiche di Astor Piazzola e coreografie di Luigi Martelletta. Tra i numerosi riconoscimenti e premi ricordiamo: Premio Bordighera, Premio Postano, Gonfalone d’Oro, Ulivo d’Argento, Premio Giovannini, Premio Cecchetti, Premio Platea d’Estate, Premio Gino Tani.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore:Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore:Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Delfina Figus (anche per le fotografie)

Da Bach a Villa-Lobos

Mercoledì 31 maggio 2023 alle ore 20.00, nel Primo Foyer dell’Opera Carlo Felice, Andrea Bacchetti sarà protagonista del recital pianistico Da Bach a Villa-Lobos.

Il programma nasce inizialmente per la televisione, grazie alla collaborazione tra Andrea Bacchetti e Piero Chiambretti, con l’obiettivo di portare sul grande schermo una selezione di brani a comporre un vero e proprio percorso attraverso quattro secoli di musica per tastiera. In concerto al Carlo Felice, Bacchetti presenterà Da Bach a Villa-Lobos unendo all’esecuzione musicale un racconto dei brani volto a coinvolgere il pubblico anche attraverso la possibilità di dialogare con il maestro.

Il programma si apre con quattro preludi e fughe dal Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach, del quale Bacchetti ha recentemente pubblicato un’integrale del secondo volume per l’etichetta discografica Arthaus Musik, riscuotendo grande successo dalla critica internazionale; si procede con la Sonata in do minore di Domenico Cimarosa e tre sonate inedite di Domenico Scarlatti, alle quali seguono alcuni tra i più celebri e amati brani del repertorio classico e romantico: la Fantasia in re minore K. 397 di Wolfgang Amadeus Mozart, l’Improvviso n. 2 op. 142 di Franz Schubert e la Consolazione n. 3 di Franz Liszt. In chiusura Notturno di Lili Boulanger, brano di rara esecuzione, The Little Shepherd e Jimbo’s Lullaby di Claude Debussy e O polichinelo di Heitor Villa-Lobos.

Nato a Genova nel 1977, ancora giovanissimo Andrea Bacchetti ha raccolto i consigli di Karajan, Magaloff, Berio, Horszowski, Siciliani. Debutta a undici anni a Milano nella Sala Verdi con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Da allora suona più volte in rinomati Festival internazionali e presso prestigiosi centri musicali. In Italia è ospite delle maggiori orchestre ed enti lirici, e di tutte le più importanti associazioni concertistiche. All’estero ha lavorato con numerose orchestre, come Lucerne Festival Strings, Camerata Salzburg e Salzburg Chamber Soloists, RTVE Madrid, Sinfónica de Asturia, Oviedo, OSCYL, Valladolid; ORF Vienna, MDR Lipsia, Kyoto Symphony Orchestra, Sinfonica di Tenerife, SWKO Pforzheim, Filarmonica della Scala, OSI Lugano, Sinfonica del Estado de Mexico, RTL Lubiana, Cappella Istropolitana, Bratislava, Russian Chamber Philharmonic St. Petersburg, Dubrovnik Symphony Orchestra, Philharmonique de Nice et de Cannes, Prague Chamber Orchestra, Philharmonie der Nationen, Enescu Philharmonic di Bucarest, e con direttori come Bellugi, Guidarini, Venzago, Luisi, Zedda, Manacorda, Panni, Petitgirard, Buribayev, Pehlivanian, Grazioli, Sanguineti, Toyama, Urbansky, Gullberg Jensen, Nanut, Lü-Ja, Justus Frantz, Baumgartner, Valdes, Renes, Goldstein, Bender, Bisanti, Ceccato.

Incide per Sony Classical e fra la sua ampia discografia sono da ricordare il SACD con le sonate di Cherubini (Penguin Guide UK Rosette 2010) e The Scarlatti Restored Manuscript (RCA Red Seal) vincitore dell’ICMA 2014 nella categoria “Baroque Instrumental”. Di Bach pubblica Invenzioni e Sinfonie (CD del mese nel settembre 2009 per BBC Music Magazine), The Italian Bach (CD del mese nel maggio 2014 per Record Geijutsu) e Keyboard Concertos BWV 1052 – 1058 con l’Orchestra Nazionale della RAI (CD del mese nel maggio 2016 per Musica).

Si dedica con passione alla musica da camera; proficue le collaborazioni con partner come R. Filippini, Prazak Quartet, Maxence Larrieu, Quartetto d’Archi e Strumentisti della Scala, Quartetto di Cremona, Quatour Ysaye, Sestetto Stradivari dell’Accademia di Santa Cecilia, Antonella Ruggero. Diversi compositori, come Vacchi, Boccadoro e Del Corno, gli hanno dedicato brani. Nelle ultime stagioni ha tenuto concerti in Giappone, Spagna, Messico, Cuba, Corea, Svizzera, Polonia, Lussemburgo, Belgio, Russia, nella stagione in corso ha compiuto tournée in Sud Africa, Sud America, Germania, e sono previsti concerti in Spagna, Romania, Russia oltreché in Italia con i Virtuosi Italiani e la Sinfonica Abruzzese.

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Biglietti. Intero: 12,00 euro. Under 18: 7,00 euro

S.C.F. (anche per le fotografie)

In stile italiano. Stasera all’Opera Carlo Felice di Genova

Riccardo Minasi torna alla direzione dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova con In stile italiano, un concerto dedicato a musiche di Schubert, Haydn, Beethoven e Mendelssohn. L’appuntamento si replica come ultima data stasera, domenica 21 maggio, alle ore 20.00 all’Opera Carlo Felice Genova.

Il programma si apre con l’Ouverture In stile italiano di Schubert. Quando fu composta, nel 1817, spopolavano a Vienna le opere di Rossini, che accendevano nella capitale austriaca un nuovo interesse per lo stile italiano. Proprio in questo contesto Schubert compose due ouverture, tra cui la D. 590 in re maggiore. L’Ouverture si apre con un Adagio molto lirico che dopo una breve transizione porta al fresco e brillante Allegro. In questa seconda sezione un tema è tratto da Tancredi di Rossini, con una citazione quasi letterale dell’aria “Di tanti palpiti”. Anche la chiusura, con diverse cadenze e arpeggi, rimanda alla stretta finale tipica dei lavori rossiniani.

Segue la Scena di Berenice “Berenice, che fai?” di Haydn, è stata composta a Londra nel 1795 con dedica a Brigitta Giorgi Banti, prima soprano dell’Opera Concert. Il testo, di carattere tragico, è tratto dall’Antigono di Metastasio. In questa cantata all’italiana emerge lo stile sinfonico di Haydn, e l’orchestra dialoga e partecipa attivamente al livello drammaturgico espresso dalla linea vocale.

Si prosegue con “Ah, perfido!”, scena e aria per soprano, che Beethoven compose in prima battuta per la contessa Josephine Clary, aristocratica e cantante dilettante. La destinazione era quindi quella di un contesto ristretto, salottiero. Nel 1796 tuttavia il compositore riprese e ampliò la stessa Scena e aria per Josepha Dusek, cantante rinomata soprattutto in ambito cameristico. Ora una vera e propria aria da concerto all’italiana, “Ah, perfido!” ha una scrittura quasi neoclassica, in cui si individuano diversi tratti di quel drammatismo musicale che sarà poi ampiamente sviluppato in Fidelio.

In chiusura la Sinfonia n. 4 Italiana di Mendelssohn, composta proprio durante un soggiorno italiano attorno al 1830/31. Il carattere è vivace, solare e cantabile, come appare subito evidente nell’Allegro iniziale. Lo stesso Andante, il movimento “meno italiano”, non cede alla malinconia, sfociando piuttosto in un atteggiamento lirico-sognante. Nel terzo movimento, simile al minuetto classico, con il protagonismo di corni e fagotti si rimanda ad un’atmosfera pastorale. Il vivace Saltarello finale è il riferimento più diretto alla cultura musicale italiana, in particolare alla musica popolare romana.

S.C.F.G.

Tosca al Carlo Felice di Genova

Il quinto titolo della Stagione Lirica 2022-2023 dell’Opera Carlo Felice Genova sarà Tosca, che andrà in scena con sei recite programmate tra il 24 febbraio e il 5 marzo 2023. Il celebre melodramma composto da Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, tratto dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, sarà diretto da Pier Giorgio Morandi che salirà sul podio dell’Orchestra, del Coro (Claudio Marino Moretti è il maestro del coro) e del Coro di voci bianche (Gino Tanasini è il maestro del coro di voci bianche) dell’Opera Carlo Felice Genova. L’allestimento di proprietà della Fondazione Teatro Carlo Felice porta la firma del regista Davide Livermore, che ha curato anche le scene e le luci, mentre i costumi sono di Gianluca Falaschi; la regia sarà ripresa nell’occasione da Alessandra Premoli. Nel cast ricordiamo la presenza di Maria José Siri/Monica Zanettin (Tosca), Riccardo Massi/Sergio Escobar (Mario Cavaradossi), Amartuvshin Enkhbat/Stefano Meo (Scarpia), Donghoo Kim (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Manuel Pierattelli (Spoletta), Claudio Ottino (Sciarrone), Franco Rios Castro/Roberto Conti (Un carceriere). 

Redatto dai fidati collaboratori Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, il libretto di Tosca fu tratto dall’omonima pièce del celebre drammaturgo francese Victorien Sardou (Parigi 1887), che Giacomo Puccini ebbe l’occasione di veder interpretata da Sarah Bernardt a Milano e Torino nel febbraio e marzo del 1889. Il compositore toscano poté lavorare a Tosca tra l’estate 1895 e l’ottobre 1899; l’opera debuttò il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Da allora, la struggente vicenda d’amore e morte di Floria Tosca e Mario Cavaradossi, mirabilmente intrecciata nel contesto politico tardo settecentesco della restaurazione papale, rappresenta uno dei più grandi successi operistici di sempre. Tosca, certamente uno dei titoli del repertorio lirico più amati dal grande pubblico, non fu però accolta altrettanto benevolmente da una parte della critica che ne considerò invece con sospetto il carattere di dramma ‘a forti tinte’, intessuto d’azioni e passioni estreme: amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo, tenerezza idilliaca e truce violenza. In verità l’accusa che tuttora più spesso si sente muovere a Tosca – l’essere costantemente esposta al rischio di scadere nel kitsch – è parziale: essa verte solo intorno a taluni aspetti della vicenda e non tiene conto del fatto che, oggi come ieri, questa presenta contenuti non propriamente banali o scontati, come l’equivalenza tra fede bigotta e ipocrisia, potere politico e corruzione.

Muovendo inoltre dall’ovvio assunto che un’opera è non solo un libretto, ma anche e soprattutto una partitura, bisognerebbe saper riconoscere la dirompente e formidabile energia drammatica posseduta dalla musica di Tosca. In essa l’obiettivo di una capillare aderenza all’azione appare assolutamente centrato e la creatività di Puccini – alla ricerca, dopo l’intimismo della Bohème, di nuovi soggetti e nuove situazioni drammatiche – poté conseguire ulteriori traguardi nel coniugare suggestioni desunte dall’opera verista ad un’interpretazione del soggetto storico in chiave realistica. Sul piano musicale ciò dischiuse possibilità d’invenzione inedite che spaziano dal recupero della modalità alla sperimentazione di regimi stilistici radicalmente alternativi a quelli tradizionali, di norma associati dalla musicologia a nomi quali Schoenberg, Stravinskij e Debussy. Proprio l’intensa ammirazione provata per Tosca da compositori quali Arnold Schoenberg e Alban Berg dovrebbe indurre alla riflessione e spingere a considerare l’opera in una prospettiva radicalmente diversa, quella prospettiva che additava Fedele D’Amico: «SalomeElektraWozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe al primo posto».

U.S. (anche per le fotografie)

Die Fledermaus

La divertente operetta di Johann Strauss II nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna, ha felicemente debuttato il 31 dicembre scorso, con replica altrettanto applaudita il primo gennaio. Le prossime repliche saranno sabato 7 e domenica 8 gennaio alle ore 15, e martedì e mercoledì 10 e 11 gennaio alle ore 20.

In tre atti, l’operetta Die Fledermaus (Il pipistrello) venne rappresentata la prima volta al Theatre an der Wien di Vienna il 5 aprile 1874 e vede come protagonisti il banchiere Gabriel von Eisentstein, sua moglie Rosalinde e la sua cameriera Adele, Ida sorella di Adele, il principe Orlovskij, il direttore della prigione Frank e la guardia carceraria Frosch, Alfred, il dottor Falke, oltre che varie maschere, servi, ballerini, signori e signore. L’orchestra del Teatro Carlo Felice, diretta da Fabio Luisi, è stata strepitosa nell’interpretare le belle musiche di Strauss, tra le quali alcune molto note anche al pubblico meno frequentante il teatro. L’azione si svolge in una località balneare nei pressi di una grande città nell’ultimo terzo del XIX secolo, e il regista Cesare Lievi ha optato per una scenografia semplice ed efficace, non priva di interessanti spunti capaci di sorprendere gli spettatori. Le linee pulite della scena che contraddistinguono spesso i lavori firmati da Lievi (scene e costumi di Luigi Perego), sono avvalorate da uno struzzo che percorre il palcoscenico venendo ad un certo punto “spennato” e tramutato, almeno parzialmente, in eleganti ventagli da parte di tutti gli interessati alla scena, vestiti elegantemente ma con estro moderno, mentre alcune comparse si muovono come tecnici luci e come spalla di una commedia che diventa esilarante. Lo stesso dicasi per le grandi gabbie della prigione, oppure per i sobri mobili che lasciano lo spazio a imponenti idee di saloni per le danze e per la festa voluta dall’annoiato principe Orlovskij. Molto bella e azzeccata la parte comica della guardia interpretata dall’attore Ugo Samel, mentre Rosalinde (Valentina Farcas) è davvero molto brava a mantenere un’azione interessante, mettendo in luce le sue ottime qualità canore. Si tratta della solita commedia degli equivoci, resa affascinante dalla musica operettistica e dalle belle voci, trascinati dalle arie di Strauss e da un vortice di eventi che vanno seguiti da presso per non perdere il filo, grazie anche alla recitazione in tedesco, pur se coadiuvata dalle simultanee e scritte traduzioni principali in italiano.

Von Eisentstein (Simon Schorr) tre anni prima degli eventi narrati, aveva partecipato ad un ballo in maschera vestito da farfalla, assieme all’amico Falke (Liviu Holender) vestito da pipistrello. Complice l’ubriacatura e la voglia di burlarsi dell’amico, il banchiere lo abbandona addormentato in un bosco, costringendolo ad attraversare la città vestito da pipistrello l’indomani mattina, al suo risveglio. Quindi è arrivato il momento di vendetta di Falke che riesce a fare mascherare un po’ tutti allo scopo di burlarsi a sua volta di Gabriel. La cameriera di Rosalinde Adele (Julia Knecht) parteciperà al ballo dal principe Orlofsky (Caterina Piva) invitata dalla sorella Ida (Alena Sautier) camuffata da attrice dopo essersi appropriata di un abito della sua padrona e averla supplicata di darle la serata libera per poter assistere una zia morente. La menzogna viene smascherata dal suo padrone che però non può tradirla, dato che anche lui è andato al ballo di nascosto dalla moglie, in cerca di qualche compagnia femminile, utilizzando la solita finta promessa di regalare un orologio da tasca. Gabriel, a sua volta, avrebbe dovuto andare in carcere al quale era stato condannato a otto giorni, ma si lascia convincere dall’amico Falke di rimandare la sua carcerazione all’indomani. Al suo posto, il direttore del carcere Frank (Levent Bakirci) arresta Alfred (Enrico Casari) che si è introdotto in casa di Rosalinde assumendo le vesti del marito, dato che vuole corteggiare la bella donna che a fatica riesce a resistergli. Quando Frank lo arresta, non può dire la verità per non compromettere una donna sposata che, a quel punto, può andare alla festa del principe mascherata per osservare le gesta libertine del marito. Lei tuttavia è più scaltra e si impossessa dell’orologio dopo essere stata corteggiata dal marito stesso, ignaro della sua identità, conoscendola solo per la mascherata contessa ungherese. Tutto si mescola tra danze e ampie bevute di champagne, fino a quando non arriva la chiusa con chiarimenti e smascheramenti che mettono in luce di ciascuno le vere identità, sia in senso stretto che in senso figurato. Se von Eisentstein chiede vendetta perché pensa di essere stato tradito, ha ben da farsi perdonare per essere stato scoperto dalla moglie, mentre Adele capisce che il suo destino è diventare attrice, data la sua disinvoltura a fingersi chi non era. Falke ha la sua vendetta e si capacita di farsi scoprire dall’amico, affinché non si ripeta un tradimento come quello che l’aveva visto svolazzare come pipistrello per la città.

Insomma un aroma da “molto rumore per nulla”, mentre il pubblico è divertito e convinto da un lavoro ben fatto, molto ben cantato e recitato, e con una regia capace di farlo apprezzare anche un secolo e mezzo dopo. Eccellente l’orchestra dalla direzione impeccabile.

Uno spettacolo da non perdere!

Alessia Biasiolo

Die Fledermaus

Il terzo titolo della Stagione Lirica 2022-2023 dell’Opera Carlo Felice Genova sarà Die Fledermaus (Il pipistrello), che andrà in scena con sei recite programmate tra il 31 dicembre 2022 e l’11 gennaio 2023. La fortunata operetta, composta da Johann Strauss II su libretto di Carl Haffner e Richard Genée tratto da Le révellion di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, sarà diretta da Fabio Luisi, direttore onorario del teatro, che ritorna a dirigere al Carlo Felice il repertorio operistico dopo gli appuntamenti concertistici delle scorse stagioni. Il nuovo allestimento, realizzato in coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna, porta la firma del regista Cesare Lievi, che si è avvalso della collaborazione di Luigi Perego per quanto concerne le scene e i costumi e di Luigi Saccomandi per le luci. Nel cast ricordiamo la presenza di Bo Skovhus/Thomas Johannes Mayer (Gabriel von Eisentstein), Valentina Nafornita/Valentina Farcas (Rosalinde), Levent Bakirci (Frank), Deniz Uzun/Caterina Piva (Prinz Orlofsky), Bernhard Berchtold/Enrico Casari (Alfred), Liviu Holender (Dr. Falke), Benedikt Kobel (Dr. Blind), Danae Kontora/Julia Knecht (Adele), Alena Sautier (Ida), Udo Samel (Frosch). 

In molte occasioni è stato notato come la definizione di “operetta” sia effettivamente riduttiva per Die Fledermaus. Questa celebre composizione di Johann Strauss II va infatti ben oltre la tipologia di riferimento del genere: la partitura è estremamente ricca di stimoli e suggestioni e presenta parti di notevole difficoltà per gli artisti protagonisti. Johann Strauss II, il più noto e prolifico dei figli del “Padre del valzer”, crea un vero gioiello, un capolavoro del teatro musicale di tutti i tempi, nel quale si fondono mirabilmente brio, malizia, leggerezza, affascinanti melodie, la parodia dell’opera “seria”, la danza, l’eleganza e l’umorismo, ma nel quale non mancano anche spunti per una riflessione lucida sull’umanità, su ciò che siamo, su quello che ci fa paura e su quello che non vorremmo affrontare. Strauss traduce la leggerezza e il disincanto della vicenda in un fantasmagorico montaggio di elementi eterogenei. Il cuore pulsante del Pipistrello batte a ritmo ternario di valzer ma il potpourri musicale creato dal compositore prevede anche polke, arie che fanno il verso all’opera italiana, citazioni dei brani più conosciuti del momento (le operette di Offenbach) e brani folcloristici, come la scoppiettante csárdás intonata da Rosalinde alla festa. 

Il pipistello durerà circa tre ore.

La Redazione

Mozart l’italiano al Carlo Felice di Genova

Al Teatro Carlo Felice di Genova, stasera alle ore 20, il concerto sinfonico “Mozart l’italiano” con il seguente programma:

WOLFGANG AMADEUS MOZART
La Clemenza di Tito K. 621: Ouverture

WOLFGANG AMADEUS MOZART 
La Clemenza di Tito K. 621: “Parto, ma tu ben mio”

WOLFGANG AMADEUS MOZART  
Sinfonia n. 23 in re maggiore K. 181

WOLFGANG AMADEUS MOZART 
Recitativo e aria in mi bemolle maggiore K. 505:
“Ch’io mi scordi di te?… Non temere amato bene”

GIOACHINO ROSSINI
Il barbiere di Siviglia: Sinfonia

GIOACHINO ROSSINI
Il barbiere di Siviglia: Temporale

GIOACHINO ROSSINI
Il barbiere di Siviglia: “Ma forse, ohimè… Ah, se è ver che in tal momento

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Sinfonia n. 31 in re maggiore Paris K. 297

Direttore Diego Fasolis Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova. Mezzosoprano Lucia Cirillo

Verso Berio 100

Due autori distanti nel tempo e nello spazio quanto Robert Schumann e Luciano Berio, un’unica fonte di ispirazione: gli autografi delle ultime sinfonie, la “Grande” e l’incompleta Decima di Franz Schubert. In Schumann, lunedì 25 aprile alle ore 20.00, al Teatro Carlo Felice di Genova, Fabio Luisi, direttore onorario del Teatro sul podio dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice conduce alla scoperta dei sottili, reconditi legami tra un gigante della tradizione sinfonica europea del Romanticismo, come Robert Schumann, e uno dei massimi rappresentanti italiani della scena musicale post avanguardistica mondiale, fautore di una rivoluzione linguistica, poetica, sonora che giunge sino ai nostri giorni, qual è Luciano Berio, tra le massime espressioni di una civiltà musicale che affonda le sue radici in Liguria e che la Fondazione Teatro Carlo Felice desidera riscostruire e celebrare con nuove produzioni concertistiche e operistiche.

In programma, la Sinfonia n. 4 in re minore, op.120 di Robert Schumann e Rendering di Luciano Berio, la cui esecuzione segna l’avvio del percorso concertistico Verso Berio 100, dedicato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in collaborazione con il Centro Studi Luciano Berio all’esplorazione del corpus strumentale per orchestra e operistico del compositore originario di Oneglia, che culminerà nel 2025, anno del centesimo anniversario della sua nascita.

Il concerto, che si tiene nel giorno della 77° ricorrenza della Festa della Liberazione sarà preceduto alle ore 19.45 da una breve esibizione introduttiva del Coro accademico nazionale ucraino G. Veryovka, diretto da Igor Kuriliv, con sede a Kiev. La compagine sarà protagonista di un concerto dedicato, mercoledì 27 aprile alle ore 19.45 al Teatro Carlo Felice, il cui incasso sarà interamente devoluto a sostegno della popolazione ucraina. Il concerto, promosso dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, in collaborazione con il Teatro Carlo Felice, segnerà la prima data di una tournée nazionale.

Luciano Berio compone la “sinfonia” in tre movimenti (Allegro, Andante, Allegro), Rendering, in omaggio a Franz Schubert tra il 1989 e il 1990, per la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, sulla base degli appunti che il compositore viennese andava accumulando nelle ultime settimane della sua vita in vista di una Decima Sinfonia in re maggiore (D. 936 A). Usando l’organico orchestrale dell’Incompiuta e cercando di salvaguardare, in alcune sue parti, un colore schubertiano, Berio restaura la frammentaria partitura, non la ricostruisce, seguendo “nello spirito, quei moderni criteri di restauro che si pongono il problema di riaccendere i vecchi colori senza però celare i danni del tempo e gli inevitabili vuoti creatisi nella composizione (com’è il caso di Giotto ad Assisi)”, come spiega egli stesso sue note. E così, nei vuoti tra uno schizzo, di ispirazione mendelssohniana e altre parti che “sembrano abitate dallo spirito di Mahler”, inserisce un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, sempre pianissimo e «lontano», intessuto di reminiscenze dell’ultimo Schubert, e attraversato da riflessioni polifoniche condotte su frammenti di quegli stessi schizzi, che comprendono molte parti di grande estro contrappuntistico, segnalando i suoi interventi attraverso l’uso di suoni particolari, come quello della celesta.

La Sinfonia n. 4 in re minore op.120 fu scritta da Robert Schumann sull’onda della scoperta dell’autografo di una sinfonia in do maggiore di Franz Schubert, da lui ritrovato nel 1839 tra le partiture incluse nel lascito del compositore viennese, finito in possesso del fratello Ferdinand, anch’egli compositore. Entusiasta dell’ultima e più grande delle sinfonie di Schubert, Schumann ne sottolineò a suo tempo “la completa indipendenza da Beethoven”, così come fece nelle sue note su Rendering Luciano Berio, secoli dopo. L’opera fu composta durante l’estate del 1841, sull’onda dell’impulso grazie a cui vennero alla luce nel gennaio dello stesso anno la Prima Sinfonia e, appena dieci giorni prima, la Fantasia per pianoforte e orchestra (partitura che confluirà nel Concerto per pianoforte op.54) oltre agli abbozzi di una terza sinfonia, quella in do minore. Il modesto esito della sua prima, il 6 dicembre al Gewandhaus di Lipsia e l’insoddisfazione dell’autore fecero sì che la partitura, pronta alla stampa, fosse ritirata. L’opera venne drasticamente revisionata soltanto nel 1851 per essere data alla stampa nella forma definitiva nel 1853.  Per un compositore il cui mondo poetico era stato fino ad allora così fortemente legato alle forme miniaturistiche e ai contesti formali “liberi”, di ispirazione poetica, la sontuosa Quarta Sinfonia rappresenta una svolta senza precedenti, con l’adozione di un’unica tonalità cioè il re, maggiore o minore, che rimane sostanzialmente immutata fino alla fine, l’unità tematica, a partire da materiale derivante dai tre motivi presenti nell’introduzione, il suo sviluppo organico, in un unico flusso tematicamente interrelato in grado di sintonizzarsi con l’espressione dei più svariati e contrapposti stati emotivi, alla luce di un anelito mai sopito a rappresentare il mondo dei sentimenti in forma fantastica e musicale: dall’inquietudine, nel primo movimento (Moderatamente lento, vivace) alla struggente espressività, nella Romanza (Moderatamente lento), alla vigorosa passionalità, nello Scherzo (Vivace), alla contemplazione idilliaca, nel Trio fino alla trascinante esultanza, nel finale (Lento, vivace, più presto).

Teatro Carlo Felice, venerdì 22 aprile 2022, ore 20.00

Programma

Schumann

LUCIANO BERIO (Imperia, 24 ottobre 1925 – Roma, 27 maggio 2003)

Rendering

Verso Berio 100

ROBERT SCHUMANN   (Zwickau, 8 giugno 1810 – Endenich, 29 luglio 1856)    

Sinfonia n. 4 in re minore op. 120
Fabio Luisi, direttore
Orchestra del Teatro Carlo Felice

Nicoletta Tassan Solet

Alle Psallite (cum luya!). Tra sacro e profano dal medioevo al jazz

Il concerto di Pasqua interpretato dal Coro di voci bianche del Teatro Carlo Felice di Genova, in programma sabato 9 aprile 2022 alle ore 20.00, al Teatro Carlo Felice è incentrato sul repertorio sacro, spaziando dal medioevo al jazz, a testimonianza di quanto la finalità religiosa abbia costituito una forte motivazione per molti compositori.

Il titolo è tratto da un mottetto di autore anonimo, risalente alla fine del XIII secolo, costruito sulla parola Alleluya. Questo termine è un’esortazione antica che in ebraico significa  “preghiamo/lodiamo” ed alla quale si abbina anche un senso di gioia, la gioia di stare insieme. In questo senso il mottetto presente nel Montpellier Codex diventa la testimonianza di un ulteriore modo di vivere la gioia grazie anche al gioco dell’invenzione che, per via di graduali manipolazioni letterali, permette amplificazioni musicali: è la tecnica del “tropare”, ovvero interpolare testi vecchi e nuovi con lo scopo di ampliare il gesto musicale che sottende la parte poetica.

Il programma della serata prevede anche l’esecuzione della sequenza di Pasqua Victimae paschali laudes. Si racconta che la celebre e intensa melodia gregoriana fosse particolarmente cara a Giuseppe Verdi, che aveva in più occasioni mani-festato, in virtù della forza drammatica contenuta nel canto, l’idea di poter cedere la paternità di tutta la sua produzione in cambio di questa sequenza risalente all’XI secolo. Questo genere di canto liturgico, benché scritto in stile monodico era spesso eseguito con armonizzazioni polifoniche. Ne danno testimonianza diverse fonti, tra le quali i codici conservati nell’abazia di San Marziale di Limoges, ai quali si fa riferimento quando si cita la cosiddetta polifonia Aquitana, pratica esecutiva cui l’armonizzazione proposta fa riferimento.


Il programma procede con l’esecuzione del Magnificat che Franz Liszt scrisse a compimento
della sua Dante-Symphonie (1857) qui proposto nella trascrizione dello stesso compositore per canto e pianoforte. Quando nel 1857 Liszt suonò la Dante  Symphonie a casa di Richard Wagner, al quale la partitura è dedicata, quest’ultimo si dimostrò scettico proprio riguardo il finale, in quanto fortissimo e potente, e dunque non adatto all’idea di Paradiso. Così Liszt, in un primo momento, eliminò il finale fermandosi al secondo movimento dedicato al Purgatorio. Poi, su spinta della principessa polacca Carolyne zu Sayn-Wittgenstein, rimise mano alla partitura decidendo di aggiungere come terzo movimento questo delicato e luminoso Magnificat intonato dal coro di voci bianche, che si spinge fino all’armonizzazione a quattro parti.

La musica permette all’uditorio di compiere salti  temporali  inusitati,  il  programma  passa  dal Medioevo  all’epoca  Romantica,  alle  atmosfere jazzate del ‘900 nel giro di qualche manciata di minuti. Infatti, il Coro delle voci bianche eseguirà la A  Little  Jazz  Mass di Bob Chilcott. Si tratta di una  missa  brevis  (le  tradizionali  cinque  parti dell’ordinario  Kyrie/Gloria/Sanctus/Benedictus/Agnus Dei, senza il Credo) in cui il compositore, attingendo agli stilemi propri del jazz, della black music, dello swing e del blues, riesce a interpretare in modo originale l’afflato religioso del testo liturgico.  Bob  Chilcott,  compositore,  direttore e cantore britannico, presentò questa partitura per la prima volta nel 2004 per il Crescent City Choral Festival di New Orleans, ottenendo un significativo successo.

Altri brani sacri molto noti seguiranno nel programma: la conosciutissima Ave Verum Corpus KV 618 in re maggiore e, ancora del Salisburghese, l’Alleluja a canone KV 553 in una versione appositamente preparata dal coro.

Il concerto prevede infine l’esecuzione di Preferisco il Paradiso che il compositore Marco Frisina nel 2010 introdusse all’interno della colonna sonora della fiction italiana omonima interpretata da Gigi Proietti: un gioioso crescendo in musica. E un tributo a Fabrizio De André e al suo brano Spiritual, dall’album d’esordio Vol. 1° del 1967. Il Coro delle voci bianche ne propone una versione adattata all’organico nella quale si ripercorre un tema caro al cantautore genovese, ovvero l’umanità smarrita che si rivolge direttamente a Dio dando voce alle proprie fragilità ed aspettative.

PROGRAMMA

Teatro Carlo Felice di Genova sabato 9 aprile 2022, ore 20.00

GREGORIANO Victimae paschali laudes, sequenza

FRANZ LISZT Dante Symphonie: Magnificat 

BOB CHILCOTT A Little Jazz Mass

ANONIMO Codice di Montpellier: Alle psallite cum luya

WOLFGANG AMADEUS MOZART Alleluja KV 533  

ANONIMO Deus te salvet Maria, adattamento di Gino Tanasini

WOLFGANG AMADEUS MOZART Ave Verum Corpus KV 618

MARCO FRISINA Preferisco il Paradiso

FABRIZIO DE ANDRÉ Spiritual

RICHARD RODGERS e OSCAR HAMMERSTEIN The sound of music: Do re mi

JOHN WILLIAMS Double Trouble

Gino Tanasini, direttore

Enrico Grillotti, pianoforte

Coro di voci bianche del Teatro Carlo Felice

Prezzo del biglietto: 5 euro, prezzo unico, con posto assegnato

Nicoletta Tassan Solet