Estate Teatrale Veronese. Le prevendite del jazz

Torna la grande musica al Teatro Romano con tre date imperdibili, dal 22 al 27 giugno. Aprono lunedì 11 aprile le prevendite della sezione ‘Verona Jazz’, dell’Estate Teatrale Veronese. La rassegna di prosa, musica e danza, organizzata dal Comune di Verona, ospiterà alcuni dei migliori artisti a livello nazionale e internazionale. Concerti organizzati in collaborazione con IMARTS.

Il 22 giugno, alle ore 21, Paolo Fresu, assieme a Dino Rubino, Marco Bardoscia e Daniele Di Bonaventura proporrà la colonna sonora del docufilm “The last beat” del regista Ferdinando Vicentini Orgnani. Prosegue così la collaborazione, iniziata diversi anni fa, con la soundtrack del film dedicato a Ilaria Alpi. 

Avishai Cohen Trio

Il 26 giugno sarà il turno di Avishai Cohen che, con il suo Trio, presenterà l’ultimo album ‘Shifting Sands’. Avishai torna di nuovo sul palco dopo un lungo periodo senza tournée internazionali. Cohen, che si è sempre distinto in passato come grande promotore e scopritore di nuovi, giovani musicisti di talento, porta il pianista Elchin Shirinov e la giovane e talentuosa batterista Roni Kaspi.

Infine, il 27 giugno, in concerto Al Di Meola, uno dei migliori chitarristi del nostro tempo, pioniere della fusione tra world music, rock e jazz. Sul palcoscenico del Teatro Romano porterà anche il maestro di tabla Amit Kavthekar e il batterista e percussionista Richie Morales. 

I biglietti sono disponibili su Ticketone, Tickemaster.

Per informazioni: www.eventiverona.it – info@eventiverona.it – 045.8039156.

Roberto Bolis (anche per la fotografia)

“Alma” di Paolo Fresu e Omar Sosa: un ponte tra Cuba e il Mediterraneo

“Energia” ma anche “poesia” e “spiritualità”, sono questi i termini più adatti per identificare l’incontro musicale di Paolo Fresu e Omar Sosa, che martedì 3 novembre alle 20.30 saranno all’Aula Magna della Sapienza per la stagione di concerti della IUC. Proporranno “Alma“, un loro progetto concretizzatosi anche in un cd, con cui gettano un ponte tra il Mediterraneo e Cuba.

E se Fresu è ormai quell’importante icona della musica contemporanea che tutti conoscono e riconoscono, sarà per molti ascoltatori italiani un incontro sorprendente quello con Sosa, musicista sempre più stimolante, che allarga sempre più i propri orizzonti. In un tempo in cui il mondo predilige identificare la musica con un’etichetta, ciò che effettivamente viene da loro posto all’attenzione è l’ideale, sebbene apparentemente improbabile, filo rosso che unisce i Caraibi e il Mediterraneo, Cuba e Italia. Il risultato è “Alma”, in cui i due musicisti propongono molteplici stilemi e creano una musica ricca di chiaroscuri, che tiene in intelligente equilibrio la tecnica e i valori spirituali.

Paolo Fresu ha iniziato lo studio dello strumento all’età di 11 anni nella banda musicale di Berchidda, suo paese natale, per poi arrivare a suonare in ogni continente con i nomi più importanti della musica afroamericana degli ultimi ternt’anni. Ha registrato più di trecentocinquanta dischi, di cui oltre ottanta a proprio nome o in leadership e gli altri con collaborazioni internazionali per etichette francesi, tedesche, giapponesi, spagnole, olandesi, svizzere, canadesi e greche. Lavora spesso in progetti ‘misti’ di jazz-musica etnica, world music, musica contemporanea, musica leggera, musica antica, collaborando tra gli altri con M. Nyman, E. Parker, O. Vanoni, Alice, T. Gurtu, G. Schüller, Negramaro, Stadio. Oggi vive tra Parigi, Bologna e la Sardegna ed è attivo con una miriade di progetti che lo vedono impegnato per oltre duecento concerti all’anno, pressoché in ogni parte del globo, e in diverse importanti realtà didattiche nazionali e internazionali.

Omar Sosa, nato a Cuba, ha cominciato a studiare musica a otto anni al conservatorio della sua città, dove ha ricevuto una formazione accademica in composizione, armonia e strumentazione. Molto presto ha iniziato a suonare nei contesti più vari, scoprendo il jazz, il pop, il funk, oltre alla musica cubana tradizionale. Ma il genere che lo affascina maggiormente è il jazz: sente che è più di una musica, una vera filosofia di vita, una scuola di libertà. Nel 1993 emigra in Ecuador e nel 1995 si trasferisce in California, ma trascorre molto tempo in Europa. Si afferma come leader del jazz ibrido, aperto ai ritmi latini e afro-americani di tutto il Nuovo Mondo, ma anche a quelli dell’Africa del Nord, ai canti berberi e al rap. È considerato un simbolo dello scambio artistico universale, un poliglotta musicale che unisce i continenti, tra utopia e realtà.

 

Mauro Mariani