Festeggiamenti per La conserva della neve

La Conserva della neve festeggia i suoi 20 anni al Museo Orto Botanico di Roma il 27, 28 e 29 settembre. Questa speciale edizione sarà dedicata all’albero, essere vivente fondamentale per la vita dell’uomo e più precisamente: L’albero come Habitat in quanto generatore di ecosistemi e capace di diventare esso stesso una sorta di ecosistema.

Parteciperanno scrittori e poeti come Tiziano Fratus con il suo libro “Alberodonti d’Italia”; naturalisti, ricercatori, ecologi come Franco Tassi con la conferenza “Il grande albero,scrigno di biodiversità”; Giuseppe Barbera con i libri ““Il giardino del Mediterraneo. Storie e paesaggi da Omero all’Antropocene” e “Agrumi. Una storia del mondo”; fondatori di associazioni per la conservazione della biodiversità come Paolo Belloni con la conferenza “Pomona è futuro”; collezionisti e curatori di giardini come Luca Recchiuti e Alessandro Marini con la conferenza “Le palme come habitat”; Simonetta Chiarugi e Christian Shejbal con l’anteprima del libro: “Bulbomania. Scienza e pratica del bulbo”.

Due artiste note per l’impegno verso la biodiversità vegetale trasposto nelle loro opere aggiungeranno bellezza e approfondimento al tema della mostra. La serra Monumentale ospiterà l’artista Debora Hirsch che presenterà un video con le animazioni del ciclo “Plant” tratte dal suo più ampio progetto Plantalia. Arte Natura e Intelligenza Artificiale”. PLANTALIA affronta tematiche legate a specie vegetali in pericolo di estinzione a causa dell’antropizzazione sfrenata del pianeta (monocultura, land grabbing, allevamento intensivo) e della crisi climatica in corso. Si tratta dunque, di una riflessione sulla crisi climatica, ma non solo. Perché a partire dalla sua pittura sviluppata su tela, l’artista dialoga con programmi di Intelligenza Artificiale da cui ottiene immagini e video con cui crea poi animazioni inedite, immaginifiche e ipnotiche.

Nella serra Tunnel 2, l’artista Ria Lussi esporrà grandi tele di The Moving Forest, gli alias della stessa serie e i nuovi 24 ovali di Greenscovery Masters. Poiché non ama stare con le mani in mano, durante i tre giorni della manifestazione, Ria Lussi lavorerà “en plein air” a due nuove tele dedicate sempre agli alberi. Entrambe le mostre sono curate da Micol Veller.

Anche tra i vivaisti non mancherà chi esprime la propria passione per il mondo verde attraverso il mezzo artistico. È il caso di Filippo Maroccoli del vivaio Giardino della Moscatella. Mediante la tecnica dell’acquerello, Filippo creerà un percorso all’interno dell’Orto Botanico in una esposizione chiamata “Carnet di Viaggio” per condividere una selezione degli acquerelli da lui realizzati durante le tante edizioni della mostra La Conserva della neve, con chi negli anni lo ha visto dipingere seduto fra piante e luoghi in cui la mostra è stata ospitata.

Non mancheranno, come da tradizione, i laboratori per bambini: da segnalare, in particolare, il laboratorio Vola Vola in cui i piccini oltre che testare le altalene prodotte dallo stand L’altralena, potranno imparare a costruire dei semplici giochi con materiali naturali per sviluppare la propria attività pratico-artigianale.

Per adulti e bambini, l’Associazione Linaria assieme a Sara De Zucco promuoveranno invece un laboratorio didattico per conoscere la biodiversità (vegetale e di insetti impollinatori) attraverso un ERBARIO ARTISTICO: i partecipanti saranno accompagnati in una breve escursione negli angoli più “selvatici” dell’Orto Botanico, dove ciascuno raccoglierà dei campioni di specie vegetali spontanee. Tornati allo stand, i partecipanti comporranno un piccolo erbario personale su carta e cartone, ciascuno con le proprie piante raccolte. Il materiale vegetale raccolto e affisso su carta sarà completato con disegno delle parti mancanti, spiegando la funzione di ciascuna parte per l’ecosistema (es. radice a fittone o fascicolata – azione sul suolo, fiore con corolla di una forma caratteristica della famiglia botanica – attrattiva verso determinate famiglie di insetti pronubi). L’erbario di ciascuno sarà eventualmente corredato di note descrittive. Ne uscirà qualcosa di assolutamente personale, volto ad insegnare le caratteristiche della specie/famiglia vegetale raccolta.

Di grande coinvolgimento emotivo sarà l’esercizio meditativo “Nella foresta dei padri” che Tiziano Fratus proporrà al pubblico attraverso la scrittura: serviranno un quaderno, una penna, abiti comodi e i ricordi più cari.

La struttura scenografica dell’intera Conserva è composta naturalmente da numerosi espositori in grado di soddisfare, con proposte articolate, le esigenze di un pubblico desideroso di abbellire e incentivare la biodiversità del proprio terrazzo o giardino.

Una giuria premierà anche quest’anno gli espositori che sapranno distinguersi nelle tre categorie stabilite: Premio alla migliore Collezione botanica; Premio alla rarità botanica più interessante; Premio alla creatività, innovazione e originalità (per i non vivaisti). La giuria è composta da cinque illustri esponenti del mondo del verde: Fabio Attorre (Direttore del Museo Orto Botanico di Roma), Alberta Campitelli (Storica dell’arte e dei giardini), Elisabetta Margheriti (vivaista), Lucilla Zanazzi (scrittrice ed esperta in botanica) e Paolo Scotto (appassionato biofilo).

La premiazione si svolgerà domenica 29 settembre alle ore 15,30 presso l’Arancera dell’Orto Botanico.

Durante i tre giorni di esposizione, la mostra offrirà macchinette elettriche per gli spostamenti all’interno dell’area espositiva.

Infine, per soste gastronomiche, all’insegna di un’alimentazione sana e naturale, è concepito uno spazio ad hoc gestito, come da consuetudine, dal PdP catering, artefice di differenti proposte culinarie a tema.

L’ingresso alla manifestazione, consentito dalle ore 9:00 alle 19:00, è di € 10,00 (biglietto ridotto per gli studenti della “Sapienza Università di Roma”) e gratuito per bambini sotto i 12 anni.

Elisabetta Castiglioni

Fotografia Europea 2024 “La natura ama nascondersi” a Reggio Emilia

Fotografia Europea sta per tornare. Il festival internazionale di Reggio Emilia, che in 18 edizioni ha esposto alcuni tra i più grandi maestri della fotografia e scoperto nuovi talenti richiamando migliaia di appassionati e professionisti da tutto il mondo, ritorna in città dal 26 aprile al 9 giugno 2024 con mostre, eventi e spettacoli dedicati ad un tema che non può non riguardarci tutti: la Natura.

La natura ama nascondersi è il titolo scelto dalla direzione artistica del Festival composta da Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (storica della fotografia, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente) per la XIX edizione di Fotografia Europea.

La natura cela la sua essenza ai nostri sensi, ma rivela la sua potenza in modi talvolta delicati, talvolta distruttivi, in un processo continuo che può essere inteso come un’oscillazione tra l’essere e il divenire. L’essere umano, che è parte della natura, ricerca l’essenza delle cose che lo circondano, siano esse piante, animali, rocce, fiumi e sistemi meteorologici, nel tentativo di scoprirne la natura e contemporaneamente di capire se stesso.

Tutti gli esseri viventi sono collegati fra loro in un “corpo globale”, i cui confini si dissolvono o si compenetrano. Tuttavia, ciascuna creatura percepisce la realtà come molteplice e mutevole, frammentata e limitata, perché i sensi sono diversi e dipendono dall’istinto di sopravvivenza di ognuno. La mente umana ha persino la capacità di nascondere la verità a se stessa, alla propria vera natura, tranne, forse, nel momento in cui sogna.

Eraclito ha indicato questo comportamento paradossale nel celebre frammento: “La natura ama nascondersi”.

Fotografia Europea 2024 si propone di esplorare, dunque, le interconnessioni fra occultamento e scoperta: le tante, prestigiose mostre personali e collettive di questa edizione tematizzeranno il senso del doppio o della interdipendenza come parte essenziale della vita sulla terra, evocando anche le azioni positive o di trasformazione che gli esseri umani possono intraprendere, al di fuori dall’atteggiamento di controllo dominante che la nostra specie esercita. In questo processo si rivela l’individuo e, insieme, si celebra una coscienza ecocentrica, immaginando nuove narrazioni, forme e interpretazioni, presentando i vari modi in cui i concetti di natura si manifestano attraverso la fotografia e il cinema contemporanei.

S. P.

Dialoghi di Pistoia.Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente

La XV edizione dei Dialoghi di Pistoia, festival di antropologia del contemporaneo promosso dalla Fondazione Caript e dal Comune di Pistoia, ideato e diretto da Giulia Cogoli, si svolgerà da venerdì 24 a domenica 26 maggio 2024.

Quest’anno, il tema scelto è: Siamo ciò che mangiamo? Nutrire il corpo e la mente (www.dialoghidipistoia.it).

«Siamo ciò che mangiamo» ha scritto Ludwig Feuerbach, un’affermazione in apparenza cinica, ma che in realtà non è così distante dal vero. Non basta, infatti, che una pianta o un animale siano commestibili per annoverarli nella lista dei cibi che ogni società ritiene buoni da mangiare: scegliamo per tabù religiosi, per motivazioni ecologiche, per norme sociali o mode e, nel tempo, ogni comunità umana costruisce una propria idea di gusto condiviso.

Siamo anche, quando è possibile, consumatori “culturali” di cibo, che, come diceva Claude Lévi-Strauss, deve essere “buono da pensare” oltre che capace di sfamare il corpo: infatti non nutriamo il corpo solo con cibo, acqua, vino… ma anche con la cultura, le passioni e il gioco.

«Mangiare, cucinare e produrre cibo sono esperienze sociali, espressioni culturali di collettività e frutti di scambi, che alimentano la nostra mente e il nostro vivere comune. Sono attività inserite nel dinamismo del pianeta, tra l’alternarsi delle stagioni e l’unicità di specie e territori, profondamente legate all’ecologia della Terra – riflette Giulia Cogoli. Il cibo è anche un grande viaggiatore, e tutte le cucine “tradizionali” sono in realtà meticce: ogni tradizione culinaria è multiculturale e, in questo, il cibo è un’ottima metafora della cultura».

La scelta del cibo è anche indicativa di gusti, ideologie, mode e persino di prospettive sul futuro. Oltre a dividerci in “tribù” alimentari – vegetariani, vegani, fruttariani, strenui difensori dell’onnivoro – il ricorso a cibi tradizionali o innovativi è oggi più che mai causa di fratture politiche.

Ecologia, cibo e politica si intrecciano più di quanto non si immagini, visto che la produzione di cibo è la maggiore responsabile di emissioni di Co2 nell’atmosfera. Nonostante ciò, milioni di persone soffrono ancora di denutrizione o di malnutrizione, mentre in alcune parti del mondo si spreca e si getta via il cibo in abbondanza, e le malattie legate all’alimentazione sono sempre più frequenti.

Fin dalla loro prima edizione, i Dialoghi hanno sempre riservato grande attenzione ai giovani.

Per stimolarli all’approfondimento del tema del festival, è stato ideato un ciclo di incontri per le scuole, che ha coinvolto finora circa 34.000 studenti di Pistoia e della provincia e che, grazie allo streaming, negli ultimi anni è stato seguito anche da studenti e insegnanti di tutta Italia.

Anche quest’anno sono due le lezioni in programma per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, in presenza, al teatro Bolognini di Pistoia, e in diretta streaming: giovedì 18 gennaio alle ore 11 l’antropologo Marco Aime introdurrà e analizzerà il tema del 2024.

Seguirà, martedì 5 marzo, sempre alle 11, una lezione dell’antropologa Elisabetta Moro, dal titolo Mangiare come Dio comanda.

Le prime 14 edizioni i Dialoghi hanno ospitato 400 relatori e visto la partecipazione di 250.000 persone. Sono stati circa 4.700 i volontari coinvolti; 700 le registrazioni video e audio disponibili gratuitamente sul sito e sulle principali piattaforme audio e video; 3,5 milioni sul canale YouTube dedicato; 23 i libri della serie Dialoghi di Pistoia – UTET, di cui l’ultimo in uscita a febbraio.

Delos (anche per la fotografia della direttrice Giulia Cogoli, foto di Mattia Modica)


Sebastião Salgado. Exodus – Umanità in cammino

Nel 1993 Sebastião Salgado inizia il suo viaggio fotografico, fisico ed esistenziale nella galassia delle migrazioni. In sei anni il reporter brasiliano ha percorso quattro continenti con opere che catturano partenze e approdi, campi profughi dove milioni di persone vivono un destino incerto. Da allora la mappa del mondo appare cambiata, ma l’esodo di intere popolazioni è quanto mai attuale e le condizioni di profughi o migranti rappresentano uno scenario che assume dimensioni sempre più globali.

In occasione del Festival delle culture, le fotografie di Salgado giungono dal 22 marzo al 2 giugno 2024 al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna in una grande mostra organizzata dal Comune di Ravenna -Assessorato alla Cultura e Mosaico e Assessorato all’ Immigrazione, Politiche e Cultura di Genere –  in collaborazione con Contrasto e grazie al contributo della Regione Emilia – RomagnaFondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cittalia Anci.

Attraverso 180 fotografie la mostra Exodus – Umanità in cammino, a cura da Lélia Wanick Salgado, si compone di varie sezioni a carattere geo-politico.
La prima sezione, intitolata Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza, tratta in particolar modo le motivazioni che tristemente accomunano i profughi: la povertà e la violenza, il sogno di una vita migliore, la speranza.

La seconda sezione, La tragedia africana: un continente alla deriva, si concentra sul trauma della sofferenza e disperazione di popoli profondamente segnati dalla povertà, dalla fame, dalla corruzione, dal dispotismo e dalla guerra nonostante l’Africa sia un continente con una storia importante per l’umanità, in grande fermento, ricco di energie e vitalità, oltre che di materie prime e ricchezze naturali.

La terza sezione, L’America latina: esodo rurale, disordine urbano, racconta una parte del mondo segnata dalla migrazione di decine di milioni di contadini, spinti dalla povertà, verso le aree urbane come Città del Messico e San Paolo, circondate da baraccopoli, dove persino la vita privilegiata è assediata dalla violenza.

La sezione Asia: il nuovo volto urbano del mondo si concentra sull’esodo di massa dalla povertà rurale alla creazione di megalopoli in cui i migranti vivono in condizioni precarie, pur credendo di aver fatto un passo verso una vita migliore.

Chiude la mostra una sala dedicata ai ritratti di bambini, rappresentativi di altre decine di milioni che si possono incontrare nelle baraccopoli, nei campi profughi e negli insediamenti rurali di America Latina, Africa, Asia ed Europa. La particolarità di questi ritratti risiede nel fatto che hanno scelto di essere fotografati, scegliendo loro la posa da assumere davanti alla macchina fotografica del grande fotoreporter, compiendo così un fiero atto di autodeterminazione di quelle che sono le vittime principali dei fenomeni migratori, senza alcun controllo sul proprio destino.

La mostra, realizzata in collaborazione con Contrasto, che da anni si occupa di promuovere il lavoro di Sebastião Salgado in Italia, fa parte degli eventi del Festival delle Culture in programma a Ravenna dal 12 marzo al 20 luglio 2024 e simbolicamente inaugura il 21 marzo, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale; sarà accompagnata da workshop, conferenze e da un consistente percorso laboratoriale rivolto alle scuole e alle famiglie.

“Le fotografie che troveremo in mostra sono state scattate molti anni fa – dichiarano il sindaco Michele de Pascale e l’assessore alla Cultura Fabio Sbaraglia – ma sembrano quasi appartenere ad un tempo sospeso. Molte delle domande che ci suscitano infatti restano tuttora attuali e purtroppo senza risposta. Sono interrogativi che ancora una volta evidenziano come l’arte non sia mai un’espressione fine a sé stessa, ma che sempre riflette e racconta, per assonanza o per contrasto, e attraverso il filtro della sensibilità dell’artista, la complessità del contesto umano e sociale del proprio tempo. Ecco quindi che mondi e fenomeni apparentemente così lontani sono in realtà molto vicini, soprattutto per una città come Ravenna, che della contaminazione e dell’accoglienza ha fatto un tratto identitario. Siamo certi che questa mostra, per tutti coloro che avranno la fortuna e il piacere di visitarla, rappresenterà uno sguardo attento e profondo su mondi e umanità che non possono più essere ignorati”.

MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna
Enti promotori: Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura e Mosaico, Assessorato
all’Immigrazione, Politiche e Cultura di Genere
Ente organizzatore: MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, in collaborazione con Contrasto
Dal 22 marzo al 02 giugno 2024
Inaugurazione: 21 marzo 2024, ore 18.00

Veronica Grego

Il Cenacolo si rinnova

Grazie a una donazione di 800 mila euro da parte di Investindustrial Foundation sarà possibile avviare una radicale trasformazione del percorso di accesso al Cenacolo Vinciano rendendo l’esperienza di visita molto più agevole e completa.

Lo comunica la direttrice regionale musei della Lombardia, istituto del Ministero della Cultura, Emanuela Daffra.

Il contributo liberale di Investindustrial Foundation andrà ad aggiungersi al finanziamento di circa un milione di euro garantito con il PNRR dal Ministero della Cultura all’interno della “Misura 1 Patrimonio culturale per la prossima generazione”, “Investimento 1.2 Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi”.

Il progetto, dal titolo “Il Cenacolo Vinciano. Nuovo percorso per un museo sostenibile”, messo a punto insieme al Politecnico di Milano, richiede per la sua realizzazione un investimento complessivo di circa 1,8 milioni di euro.

L’obiettivo è quello di razionalizzare i flussi di visita al capolavoro di Leonardo, valorizzando il giardino e consentendo al visitatore di completare l’intero percorso senza mai uscire dagli spazi del museo. Per questo, senza alcuna interferenza con la struttura storica, si ipotizza di addossare al Refettorio un nuovo ambiente coperto e climatizzato, che garantirà anche spazi maggiori per attività oggi molto sacrificate, come l’accoglienza gruppi, la preparazione alla visita, i laboratori didattici.

“Il percorso di visita che grazie all’apporto finanziario congiunto di PNRR e di Investindustrial Foundation sarà possibile concretizzare, consentirà una migliore organizzazione dei flussi, una visita più completa e piacevole al Cenacolo perché più fluida, innalzando ulteriormente i livelli di sicurezza ambientale necessari per tutelare i dipinti del Refettorio”, anticipa la Direttrice.

L’intervento di Investindustrial Foundation, reso possibile dalla famiglia Bonomi, rappresenta un atto d’amore per il Cenacolo e per Milano, sia per l’entità dell’erogazione, sia per il configurarsi come atto di mecenatismo puro. Si tratta di una testimonianza della ben conosciuta sensibilità sociale della famiglia Bonomi che risale alla figura di Anna Bonomi Bolchini, prima donna protagonista della finanza, ma anche donna che, nella Milano del dopoguerra, creò l’istituto de “Le Carline” che accoglieva oltre 60 bambine, provvedendo alla loro completa assistenza sino alla maggiore età.

 “L’attenzione della famiglia Bonomi per Milano e per il sociale non è venuta meno, come conferma anche questa generosa donazione” – osserva Emanuela Daffra – “aggiungo che oggi raccontiamo l’esempio non comune -che sarebbe bello moltiplicare- di una realtà privata che aggiunge il proprio apporto ai fondi del PNRR per consentire il completo raggiungimento di un obiettivo ritenuto importante”.

 “Per una famiglia con origine a Milano nell’Ottocento, partecipare al continuo rinnovamento della città è un onore e un privilegio, ma è soprattutto un dovere – ha dichiarato Andrea Bonomi, il fondatore di Investindustrial – speriamo di poter contribuire ad altri progetti simili in futuro”.

I tempi di realizzazione saranno quelli fissati dal PNRR. Il cronoprogramma prevede l’avvio dei lavori entro il 30 giugno del 2025, dopo la realizzazione della nuova centrale termica e la conclusione non oltre la fine dell’anno successivo.

S.E.

Aeropittura futurista. L’avanguardia italiana tra Biennali e Quadriennali

Dopo le importanti mostre monografiche dedicate a singole personalità del Futurismo italiano, tra cui Giacomo Balla. Ricostruzione futurista dell’universo (2018) e Il giovane Boccioni (2021), la galleria Bottegantica di Milano (Via Manzoni 45; orari: dal martedì al sabato, 10-13; 15-19. Ingresso libero) torna a proporre dal prossimo 13 ottobre al 2 dicembre un’indagine sul Futurismo, in particolare sull’Aeropittura, un’avanguardia italiana che si sviluppa tra le due guerre, dagli anni Venti ai primi anni Quaranta del Novecento.

Curata da Fabio Benzi, tra i massimi esperti del Futurismo, la rassegna si concentra sulla partecipazione dei futuristi alle esposizioni ufficiali del periodo: le Biennali Internazionali d’Arte della città di Venezia (1926-1942) e le Quadriennali d’Arte Nazionale di Roma (1931-1943). Si tratta di due appuntamenti di rilievo nel panorama espositivo nazionale, due occasioni di grande visibilità per gli artisti stessi. Tramite queste mostre, Filippo Tommaso Marinetti, alla guida del movimento, cercò di assicurare un riconoscimento ufficiale al Futurismo italiano e una sua definitiva consacrazione. Attraverso un’accurata selezione di una trentina di opere, pittoriche e scultoree – nella quasi totalità esposte nelle rassegne veneziane e romane – la mostra intende restituire la storicità del fenomeno futurista e la ricca varietà ed originalità delle ricerche artistiche al suo interno.

Nel 1926, Marinetti riesce ad ottenere l’ingresso dei futuristi alla Biennale di Venezia di quell’anno. Predomina in questa edizione l’arte meccanica futurista che s’ispira al linguaggio della meccanica per creare un’arte basata sulla solidità costruttiva dei volumi e delle linee. Questa tendenza è ben rappresentata in mostra dal bassorilievo Derivazione plastica da Bottiglie, Bicchiere, Ambiente (1926) di Ivo Pannaggi, firmatario con Enrico Prampolini e Vinicio Paladini de L’arte meccanica. Manifesto Futurista (1922). Dalle successive Biennali si coglie, invece, il progressivo emergere di una linea di ricerca attorno all’Aeropittura, i cui principi vengono espressi nella prima bozza del Manifesto dell’Aeropittura Futurista pubblicato nel 1929. Già alla Biennale del 1926 alcune opere anticipavano il crescente interesse per il volo, tra cui il dipinto Prospettive di volo di Fedele Azari, pittore e aviatore, di cui Fortunato Depero nel 1922 realizza un iconico ritratto, presente in mostra.

Il succedersi delle partecipazioni futuriste alle Biennali e alle Quadriennali permette di cogliere l’evoluzione delle ricerche aeropittoriche. Attorno alla figura chiave di Prampolini, si sviluppa una corrente pittorica più lirica, che crea originali proiezioni cosmiche alla ricerca di una “nuova spiritualità extra-terrestre”, rappresentata in mostra da opere dello stesso Prampolini, di Fillia, Benedetta e Augusto Favalli con Passaggio sulla base del 1935. Accanto alla componente cosmica, vi è l’altra declinazione dell’aeropittura, più attenta alla resa verosimile della realtà e alla celebrazione delle conquiste tecniche nel campo aviatorio. Ne è un esempio la scultura di Thayaht, S.55 Architettonico (1935-1936), che celebra le forme geometriche e puntuali dell’idrovolante sul quale Italo Balbo compì la sua trasvolata atlantica tra il dicembre 1930 e il gennaio 1931. In maniera simile, le dinamiche vedute dall’alto di Alfredo Gauro Ambrosi, come Virata sull’Arena di Verona (1932), o di Tato, come Paesaggio aereo (1932), o ancora le acrobazie aeree di Tullio Crali in Aerocaccia I (Duello di caccia) (1936) permettono di apprezzare inedite prospettive basate sulla pioneristica esperienza del volo degli stessi artisti.

Chiudono cronologicamente il percorso alcuni dipinti a soggetto bellico relativi alle conquiste coloniali in Africa, ad opera di Cesare Andreoni e Renato di Bosso, esposti alle cosiddette “Biennali di guerra” (1940-1942) durante gli anni in cui i legami sempre più stringenti con il Regime fascista producono opere di carattere più propagandistico e di esaltazione bellicistica. Ragioni e necessità politiche giocano, infine, un ruolo importante anche nella partecipazione alle ultime edizioni delle Quadriennali di quegli anni di alcuni artisti astratti di area lombarda in qualità di “astrattisti futuristi”, tra i quali spicca Mario Radice.

A suggellare il meticoloso lavoro di ricerca accompagna la mostra un catalogo, edito da Bottegantica e Grafiche Antiga edizioni, a cura di Fabio Benzi con contributi scientifici del curatore, di Alberto Cibin e Mariateresa Chirico.

S.E.

“Pura Pagani. Piccola, grande Suora”. Il libro

Domenica 30 aprile alle ore 16, presso il Teatro parrocchiale di Mozzecane, in provincia di Verona, verrà presentato il volume “Pura Pagani. Piccola, grande Suora”, Velar Edizioni. Presenzieranno alla presentazione pubblica, ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti, la superiora generale delle Piccole Suore della Sacra Famiglia suor Simona Pigozzi, il presidente dell’Associazione “Amici di Suor Pura Pagani” Maurizio Tosoni e l’autrice, Alessia Biasiolo.

Pura Pagani, appartenente all’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia con Casa generalizia a Castelletto di Brenzone, sulla sponda veronese del lago di Garda, è stata una suora esemplare, molto amata dalle persone che la stampa ben presto ha definito “il suo popolo” e che oggi, a distanza di poco più di vent’anni dalla sua salita al cielo, la vede Serva di Dio. La conclusione del processo diocesano per la canonizzazione/beatificazione avverrà a Castelletto il prossimo 27 aprile, alla presenza del Vescovo di Verona, con una cerimonia ufficiale; gli incartamenti al vaglio delle autorità ecclesiastiche prenderanno quindi la strada di Roma, mentre tra le mani delle persone giungerà il volume che esplora con estrema precisione storica gli eventi umani che hanno portato Carmela Cesira Pagani ad essere degna di avviarsi verso gli altari.

Prezioso sarà l’intervento durante la presentazione nel territorio che ha visto lunghi anni di dedizione e di ascolto di Suor Pura, di don Claudio Zanardini, rettore dello splendido santuario di Santa Maria delle Grazie di Brescia, città dove vive ed opera l’Autrice del volume, che espliciterà proprio il senso della preghiera d’invocazione a Dio e l’importanza di coloro che si pongono come tramite tra Dio e i fedeli che si rivolgono a lui.

Al termine della presentazione del libro, lo stesso sarà disponibile in acquisto presso l’Associazione “Amici di Suor Pura Pagani”.

La Redazione

Lady Gaga. Applause

Esce finalmente anche in Italia, per Gremese Editore, il ritratto della regina del pop del XXI secolo, LADY GAGA – Applause, scritto dalla pluripremiata autrice e giornalista statunitense Annie Zaleski. Un volume, disponibile in tutte le librerie italiane e sulle piattaforme digitali dal 27 gennaio 2023, che intende celebrare lo stile e la creatività di una delle più controverse artiste del nostro tempo, una vera e propria icona che in ogni ambito ha fatto sempre parlare di sé proprio per la sua originale evoluzione umana e professionale.

Neworchese di origini italiane, Stefani Joanne Angelina Germanotta, percorre un itinerario artistico tanto travagliato a livello personale quanto rivelatore e lungimirante dal punto di vista performativo. Un cammino – dal suo album d’esordio del 2008, The Fame, fino al recente Love for sale, in duetto col leggendario Tony Bennett – segnato dal dettagliato studio della propria immagine, eccentrica e in continua trasformazione.

Talento poliedrico e appassionato, negli anni si è saputa costantemente reinventare dimostrando di essere molto più che una semplice pop star e toccando livelli di eccellenza anche in ambito jazz, rock e disco. La sua versatilità, impegno e volontà di cambiare l’hanno consacrata anche come attrice cinematografica, scelta come protagonista per film di successo quali A star is born (2018) e House of Gucci (2021).

Con più di 124 milioni di dischi venduti e numerosi riconoscimenti di rilievo, tra cui 12 Grammy Awards, 3 Brit Awards e 18 MTV Music Video Awards, il mito “Lady Gaga” continua a stupire: insieme agli Haus of Gaga, il suo team di artisti e creativi, ogni sua nuova ‘creatura’ può essere considerata come un’opera d’arte innovativa e unica che anticipa nuove mode o sviscera problematiche attuali con messaggi semplici e diretti. Attivista per la difesa dei diritti LGBT e della lotta alla violenza sulle donne, è fondatrice della Born this way Foundation, associazione no profit che incoraggia e sostiene i giovani.

Lady Gaga at The Roseland Ballroom New York City, on December 12, 2008 Credit: WENN Rights Ltd / Alamy Stock Photo

Una narrazione che si sviluppa attraverso la verità della sua vita, compresi i non pochi momenti difficili, offrendo molteplici aneddoti e retroscena sconosciuti al pubblico italiano; un volume articolato in 12 sezioni, con ben 170 straordinari scatti fotografici, 1 discografia completa e decine di fonti di riferimento.

Annie Zaleski, autrice, giornalista ed editrice pluripremiata, ha collaborato con le più grandi testate d’Oltreoceano di musica, e non solo, scrivendo profili artistici, interviste e recensioni. Sua la firma su molti articoli di Rolling Stone, NPR Music, The Guardian, Salon, Time, Billboard, The A.V. Club, Vulture, Classic Pop, Record Collector, The Los Angeles Times, Stereogum, Cleveland Plain Dealer e Las Vegas Weekly. Ha contribuito con le note di copertina alla ristampa del 2016 di Out of Time dei R.E.M. e alla raccolta del 2020 di Game Theory Across The Barrier Of Sound: PostScript e ha scritto il saggio dei Duran Duran per il loro ingresso nella Rock & Roll Hall of Fame del 2022.Nel corso della sua carriera ha svolto il ruolo di commentatrice radiofonica su vari argomenti di musica e cultura pop, apparendo su NPR (All Things Considered e stazioni regionali), CBC, Sirius XM Canada e MPR. È stata anche una speaker nel film del 2005 Punk’s Not Dead e in uno speciale omaggio televisivo del 2014 sulla band Blondie. In passato faceva parte della redazione musicale presso “The Riverfront Times” ed era caporedattore presso Alternative Press. Ha lavorato come direttrice editoriale per la serie “33 1/3 Genre” di Bloomsbury. Risiede a Cleveland, Ohio.

Elisabetta Castiglioni (anche per le fotografie della copertina del libro e di Lady Gaga )

Spoleto Jazz 2022

Visioninmusica e la città di Spoleto di nuovo insieme per suggellare la terza edizione di un tradizionale appuntamento artistico, il festival “Spoleto Jazz 2022”, che quest’anno prevede tre appuntamenti, tutti nella splendida cornice del Teatro Caio Melisso – Spazio Carla Fendi, in programma dal 21 ottobre al 18 novembre p.v.

Da sempre pronta ad accogliere eventi di alto spessore musicale e aperta a sperimentazioni e progetti innovativi, Spoleto punta questa volta sui giovani musicisti presentando tre artisti che sono già considerati in ambito internazionale, le stelle del nuovo firmamento jazz. 

Ad aprire la manifestazione, venerdì 21 ottobre (ore 21), sarà il fenomenale chitarrista palermitano Matteo Mancuso, con il suo Trio. Acclamato dalla critica e osannato da musicisti di fama mondiale quali Steve Vai, Al Di Meola, Joe Bonamassa e Stef Burns Mancuso si è rivelato un personaggio poliedrico che spazia dalla chitarra classica alla elettrica, sulla quale ha sviluppato una personale tecnica esecutiva interamente con le dita, che ne sottolinea l’originalità. Con Riccardo Oliva al basso e Gianluca Pellerito alla batteria, Mancuso metterà in mostra tutta la sua bravura, il suo talento e la sua abilità tecnica, muovendosi come sempre tra stili differenti: rock, fusion e blues elettrico. In repertorio presenterà cover a lui vicine ma anche brani originali e inediti del prossimo disco di debutto che uscirà entro la fine del 2022.

Giovedì 3 novembre (ore 21) salirà sul palco del Caio Melisso Anthony Strong, pianista e cantante londinese, un “English gentleman” di altri tempi, dal fascino sobrio e dalla vocalità e stile inconfondibile. La passione degli inizi per Oscar Peterson, Bill Evans e Wynton Kelly lo ha condotto sulle orme di Frank Sinatra, Mel Tormé e Nat King Cole. Artista dallo swinging style impeccabile, è considerato la nuova superstar del mainstream jazz britannico. Anthony svolge dal 2012 un’intensissima attività live che lo ha portato a calcare i palchi più prestigiosi d’Europa. Si è esibito in 26 paesi di 4 continenti, in prestigiosi contesti come il Centro Cultural de Belém di Lisbona, il festival francese Jazz in Marciac, il Marina Bay Sands di Singapore e il Litchfield Festival negli Stati Uniti e ha suonato con artisti come Michael Bolton, Marti Pellow, Beverley Knight e Kyle Eastwood e in ogni importante canale televisivo inglese.

A conclusione del Festival, venerdì 18 novembre (ore 21), sarà un altro grande talento internazionale, Jesús Molina, colombiano ma residente a Los Angeles, che col suo quartetto interpreterà un repertorio misto di jazz tradizionale, con suoi arrangiamenti di brani di Chick Corea, John Coltrane e Dizzy Gillespie, ragtime e stride jazz piano, insieme a pezzi in cui si potrà apprezzare anche la sua voce da solista. Molina è un artista inarrestabile, con uno spettro creativo e musicale ad ampio raggio che lo annovera sì come un artista di jazz contemporaneo, ma con sonorità Jazz moderne e gospel, che mescola sapientemente. Nel 2016 Molina riceve il prestigioso Latin Grammy Cultural Foundation Awards ed è, a oggi, una delle stelle nascenti della scena jazz internazionale. Seppur giovanissimo ha condiviso il palco con alcuni dei più grandi musicisti del settore come Jordan Rudess, Noel Schajris, Marco Minnemann, Rudy Perez, Eric Marienthal, Gabriela Soto, Randy Brecker, Carlitos del puerto, Randy Waldman, Zedd, Jesus Adrian Romero, John Patitucci. A soli 26 anni l’artista ha firmato cinque album e ‘Agape’ è l’ultimo lavoro pubblicato. 

Elisabetta Castiglioni

Sulle sacre pietre: la “Norma” al Teatro Antico di Taormina

Inaugurerà il 23 settembre, in contemporanea alla prima serata musicale del Bellini Festival, la mostra intitolata Sulle sacre pietre: la “Norma” al Teatro Antico di Taormina, in programma a Palazzo Biscari di Catania fino al 3 novembre, giorno della conclusione della XIV edizione della prestigiosa manifestazione dedicata a Vincenzo Bellini a Catania, sua città natale.

La mostra, a cura di Domenick Giliberto, presenta le più belle immagini tratte dalla messa in scena dell’opera Norma di Vincenzo Bellini realizzata nel 2012 al Teatro Antico di Taormina con la regia di Enrico Castiglione nell’ambito della quarta edizione del “Bellini Festival”, trasmessa in diretta dalla RAI quale inaugurazione delle trasmissioni in digitale di RAI 5 in Sicilia, oltre che in diretta via satellite in mondovisione in oltre 700 sale cinematografiche in tutta Europa.

Una produzione di grande successo del capolavoro belliniano firmata da Enrico Castiglione come regista teatrale e regista della diretta televisiva e cinematografica, nonché scenografo dell’allestimento, che nel 2012 ha stabilito in diretta uno dei record di RAI 5 per la lirica, oltre ad esser vista in diretta da migliaia di persone nei cinema di tutta Europa. Enrico Castiglione, fondatore del Bellini Festival a Catania nel 2009, è tra i registi di fama internazionale che maggiormente si sono distinti nella valorizzazione delle opere di Vincenzo Bellini, non solo nella sua città di Catania, ma anche nel mondo: tra i numerosi allestimenti, sua è la regia della prima messa in scena in assoluto della Norma di Bellini in Cina, rappresentata a Shenzen per la prima volta nel 2013.

Il BELLINI FESTIVAL dal 2009 rende omaggio a Vincenzo Bellini a Catania, sua città natale, coinvolgendo i luoghi storici dove lo stesso grande compositore mosse i suoi primi passi, iniziando sepmre nel giorno in cui ricorre l’anniversario della sua morte, il 23 Settembre, per poi concludersi il 3 Novembre, nel giorno dell’anniversario della sua nascita, con il tradizionale Concerto al Duomo, dove a Catania riposano le sue spoglie mortali.

Fondato dal regista e scenografo Enrico Castiglione insieme all’allora Provincia di Catania (oggi Città Metropolitana di Catania), in collaborazione con il Comune di Catania, la Regione Siciliana, l’E.A.R. Teatro Massimo Bellini, l’Università degli Studi di Catania, la Camera di Commercio e l’Arcivescovado, il festival è stato riconosciuto di rilevanza turistica dalla Regione Siciliana Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo e da sempre inserita nel Calendario delle grandi manifestazioni turistiche della stessa Regione Siciliana. Ha inoltre ricevuto il riconoscimento ufficiale del Ministero della Cultura accedendo ufficialmente già dallo scorso anno ai fondi del F.U.S. (Fondo unico dello Spettacolo) e da quest’anno ai fondi triennali che vengono assegnati dall’apposita commissione governativa ai grandi festival italiani di riconosciuto prestigio.

La manifestazione ha conquistato la scena internazionale grazie anche alle continue dirette televisive e nei cinema dei propri allestimenti operistici, molti dei quali dal Teatro Antico di Taormina fino al 2017, alla partecipazione delle grandi star della musica e dell’opera e alle prestigiose coproduzioni operistiche internazionali.

La XIV edizione del Bellini Festival, promosso dalla Fondazione Festival Belliniano insieme al portale televisivo www.musicalia.tv, prenderà il via dal Teatro Metropolitan e si svolgerà in vari luoghi della Città di Catania, dalla Badia di Sant’Agata a Palazzo Biscari, dalle chiese  al Teatro Metropolitan, per poi concludersi il 3 Novembre 2022, come da tradizione, alla Cattedrale di Sant’Agata, il Duomo di Catania, dove riposano le spoglie.

Elisabetta Castiglioni (anche per le fotografie)