Grande progetto del National Biodiversity Future Center per digitalizzare 4.200.000 campioni vegetali

Con oltre 2 milioni di campioni botanici stimati, l’Erbario Centrale Italiano del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, è il più grande erbario italiano e tra i più importanti al mondo. Ed è qui che la storia della botanica italiana e il futuro della ricerca sulla biodiversità oggi si incontrano. Grazie all’impegno del National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro italiano di ricerca sulla biodiversità (sostenuto con 320 milioni di euro dal PNRR Next Generation – EU) ha preso avvio, con un finanziamento di quasi 7 milioni di Euro, il piano di digitalizzazione massiva dell’Erbario Centrale Italiano, e di altre collezioni naturalistiche italiane (per un totale di 4 milioni e 200mila campioni), la cui conclusione è prevista per la fine di agosto 2025.

Le collezioni naturalistiche, con la loro ricchezza di dati e informazioni, frutto di secoli di ricerche ed esplorazioni scientifiche, sono fonti indispensabili per lo studio della biodiversità del nostro pianeta. Gli erbari italiani rappresentano una fetta importante del nostro patrimonio naturalistico, un vero e proprio “archivio della biodiversità”, una memoria storica che merita di essere tutelata e valorizzata.

«Il piano di digitalizzazione massiva si inserisce tra le azioni concrete che NBFC è chiamato a operare per la ricerca e la valorizzazione della biodiversità in Italia – afferma Luigi Fiorentino, Presidente del National Biodiversity Future Center. Con la sua rete nazionale estesa di università, centri di ricerca, associazioni e altri soggetti privati e sociali, il Centro si propone di promuovere la conoscenza della biodiversità italiana grazie a piattaforme digitali che insieme a tecnologie avanzate e intelligenza artificiale consentirà ai ricercatori di tutto il mondo di accedere al nostro immenso patrimonio naturale. Al tempo stesso il centro promuove le peculiarità dei nostri musei anche valorizzando il ruolo attivo nella conoscenza, conservazione e valorizzazione della biodiversità».

Tra le azioni dello Spoke 7 (uno degli 8 Spoke che compongono la struttura del Centro, il raggio incaricato della comunicazione, educazione e impatto sociale della biodiversità) si inserisce quella che vede insieme l’Università degli Studi di Firenze e l’Università degli Studi di Padova: la digitalizzazione di tutti i campioni dell’Erbario Centrale Italiano (Herbarium Centrale Italicum) – conservato presso le collezioni botaniche “Filippo Parlatore” del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze e di molte altre collezioni affini – è una delle operazioni più importanti in ambito scientifico-naturalistico degli ultimi decenni. Insieme agli spoke scientifici (1-6) e a CINECA che supporta l’operazione con le tecnologie informatiche e di AI, il progetto sta procedendo spedito nei numeri ma soprattutto sta portando competenze e tecnologie nuove nella valorizzazione del patrimonio culturale.

«Formidabile archivio di biodiversità vegetale, l’Erbario Centrale di Firenze contiene almeno 2 milioni stimati di campioni, tra piante a seme (Erbario fanerogamico) e organismi privi di fiori e semi come muschi, felci, alghe, funghi e licheni (Erbario crittogamico), oltre a un vasto deposito che raccoglie centinaia di migliaia di campioni ancora poco o mai studiati – spiega Stefano Cannicci, Responsabile Scientifico del NBFC per l’ateneo fiorentino. Inoltre qui sono conservate alcune tra le collezioni botaniche storiche più importanti in Italia, vere e proprie testimonianze della sistematica e della tassonomia vegetali, tra cui la collezione privata del botanico e naturalista Philip Barker Webb (1793-1854) raccolta principalmente tra la fine del Settecento e la metà dell’Ottocento che, con i suoi 250 mila campioni provenienti da ogni area del mondo, è ancora oggi uno degli erbari più consultati dai botanici».

«Questo ingente progetto di digitalizzazione consente per la prima volta di valorizzare in maniera ampia e coordinata le collezioni naturalistiche italiane, con un focus su quelle botaniche. L’Italia possiede infatti una ricca rete di musei di storia naturale ed erbari, disseminati in tutta la penisola, con esemplari storici raccolti in tutto il mondo nei secoli passati – commenta Elena Canadelli dell’Università di Padova, Responsabile Scientifica del progetto di digitalizzazione. Il progetto promosso da NBFC dà avvio a un ambizioso programma di mappatura e acquisizione della biodiversità storica italiana depositata in queste collezioni uniche, a partire da quelle di Firenze, tra le più rilevanti in Europa. L’Università di Padova è orgogliosa di coordinare questo progetto dal respiro internazionale, che speriamo sia l’inizio di una nuova fase nello studio e valorizzazione di questo patrimonio unico».

Se nel Medioevo e nel Rinascimento si studiava la natura attraverso riproduzioni disegnate, nel 1543, grazie all’intuizione del medico imolese Luca Ghini, nacquero, a Pisa, il primo Orto botanico universitario al mondo, e il primo erbario moderno, entrambe istituzioni che avrebbero contribuito a trasformare per sempre il volto della botanica, da semplice disciplina ausiliaria della medicina a scienza delle piante.

Nel 1842 nacque l’Erbario Centrale Italiano (Herbarium Centrale Italicum, HCI), un’idea del botanico palermitano Filippo Parlatore, che per primo si rese conto della necessità di un rinnovamento generale della sistematica botanica e degli studi fitogeografici. Sotto la sua direzione l’Erbario divenne non solo punto di raccolta ma vero e proprio centro nevralgico di ricerche e di scambi di campioni vegetali con botanici di tutto il mondo. Da allora molto è cambiato, ma l’erbario resta ancora uno dei principali strumenti per lo studio, la conservazione e la catalogazione delle piante, nonché un archivio di informazioni storiche stratificatesi nel tempo e spesso ancora inesplorate.

Ogni campione botanico, infatti, racconta una storia legata alla persona che lo ha raccolto e al suo percorso, come quello compiuto dal giovane naturalista Charles Darwin durante il suo viaggio intorno al mondo sul Beagle (1831-1836), oppure come i campioni raccolti da Odoardo Beccari nel Borneo a metà dell’Ottocento. Anche le piante che oggi conosciamo e che vediamo in parchi e giardini hanno una lunga storia da raccontare. Ad esempio il “fossile vivente” Ginkgo biloba, che con le sue foglie a ventaglio ispirò lo scrittore tedesco Goethe per alcune poesie. Unico sopravvissuto di una famiglia che prosperava nell’era mesozoica e ritrovato in formazioni boschive nella provincia dello Zhejiang nella Cina orientale, se ne può ammirare ancora all’Orto botanico dell’Università di Padova un esemplare maschio su cui, a scopo didattico, nell’Ottocento fu innestato un ramo femminile che ancora ogni autunno produce abbondanti semi. O come l’Indigofera tinctoria, dalla quale si estrae il famoso “Indaco dei tintori”, un colorante vegetale utilizzato già 4.000 anni fa in India per tingere tessuti naturali e usato anche in medicina e cosmesi oltre che come colore per la pittura; nell’Ottocento fu utilizzato per tingere una stoffa grezza resistente per pantaloni da lavoro di operai e minatori, chiamati “jeans”.

Tra gli esemplari di piante custodite nel Museo ci sono anche quelli raccolti da donne scienziate come le italiane Elisabetta Fiorini Mazzanti (1799-1879) e Silvia Zenari (1895-1956); e forse come la francese Jeanne Baret, esploratrice e prima donna a fare il giro del mondo, imbarcata nel 1766 travestita da uomo insieme al botanico e medico Philibert Commerson, a bordo dell’Etoile, la nave che accompagnava il barone Louis Antoine de Bougainville. Sebbene i fogli d’erbario non riportino esplicitamente il nome della Baret, imbarcatasi in segretezza, in Museo ci sono numerosi campioni di quel viaggio molto probabilmente da lei raccolti.

Altri reperti provengono dalla Lapponia, dalla “Mesopotamia”, dalla Grecia e dalla Turchia, inviati da botanici come lo svedese Carl P. Thunberg (1743-1828), tra i maggiori allievi di Linneo, o l’archeologo italiano Domenico Sestini (1750-1832). Dall’Oriente provengono molti preziosi reperti raccolti dallo scienziato fiorentino Fosco Maraini, padre della famosa scrittrice, antropologo, fotografo, alpinista, scrittore e poeta oltre che appassionato raccoglitore di piante durante i suoi numerosi viaggi, sia in Italia che all’estero, in particolare in Tibet, dove insieme al grande orientalista Giuseppe Tucci raccolse 515 campioni tra i 4.000 e i 5.000 m. di altitudine.

Nel piano di digitalizzazione avviato in questi mesi negli spazi dove ha sede l’Erbario di Firenze, la catalogazione è partita dalle collezioni di tracheofite o piante vascolari (quelle cioè caratterizzate dalla presenza di veri tessuti e organi) dell’Erbario Centrale Italiano e si estenderà via via ad altre raccolte. Prevede di acquisire e rendere accessibili in rete sia immagini ad alta definizione di ogni singolo foglio d’erbario, sia informazioni trascritte dalle etichette, in modo che chiunque, possa accedere a questo tesoro. Inoltre queste preziose informazioni potranno “dialogare” con quelle di altre centinaia di raccolte sparse per il mondo, con l’obiettivo di ottenere un grande database ricco di dati della biodiversità vegetale del passato che possa essere comparata a quella del presente. La messa in rete dei campioni avviene attraverso un network di siti collegati con varie università europee e messa a disposizione di tutta la comunità scientifica nazionale e internazionale, contribuendo in modo significativo allo studio dei cambiamenti climatici.

Si tratta di un’attività complessa e molto delicata, che richiede una perfetta integrazione tra aspetti logistici, gestionali, informatici e di post-produzione di dati e immagini, con l’utilizzo di tecniche altamente avanzate per acquisire l’immagine dei campioni presenti sui fogli conservati nell’erbario, senza comprometterne lo stato di conservazione e procedere poi al loro ricollocamento negli appositi spazi.

Per un’operazione su larga scala, come quelle già sperimentate in passato con successo negli erbari di Leida, Washington, Parigi o Helsinki, e come quella ora in programma a Firenze, è pertanto fondamentale la collaborazione tra i curatori del museo coinvolto e la ditta specializzata nella digitalizzazione. L’incarico è stato assegnato, grazie a un bando internazionale dell’Università di Padova, a Picturae, un’azienda che opera a livello mondiale. Utilizzando la tecnologia a nastro trasportatore ogni giorno vengono digitalizzati circa 10.000/12.000 campioni.

Delos (anche per le fotografie)

Villa Medici e la Galleria Borghese rendono omaggio quest’estate a Louise Bourgeois

A complemento della mostra Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria, che si terrà alla Galleria Borghese, Villa Medici presenta due opere di Louise Bourgeois: l’installazione No Exit e l’arazzo Sainte Sébastienne nel Salone di lettura, eccezionalmente aperto al pubblico.

Figura artistica fondamentale del XX secolo che sfugge a qualsiasi classificazione ed etichetta, Louise Bourgeois (1911, Parigi – 2010, New York) ha influenzato innumerevoli artisti con la sua opera segnata principalmente dai temi della memoria, dell’infanzia e della metamorfosi. Dal 21 giugno al 15 settembre a Roma, la Galleria Borghese le consacra una mostra dal titolo Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria, che a Villa Medici avrà il suo prolungamento con l’installazione No Exit, presentata per l’occasione nei saloni storici fino al 5 settembre.

No Exit evoca la casa d’infanzia nella quale Louise Bourgeois, da bambina, era solita rifugiarsi nel sottoscala per spiare il padre. La scala immaginata dall’artista non conduce da nessuna parte, perde il suo aspetto funzionale per assumere una dimensione quasi spirituale che invita alla riflessione e all’introspezione. Due sfere di legno sono disposte ai lati dei gradini, a suggerire una forma fallica, mentre due cuori di gomma celati sotto la scala rivendicano il posto dell’amore nelle relazioni umane.

L’installazione No Exit (1989) entra in risonanza con un’altra opera dell’artista franco-americana esposta nelle sale storiche di Villa Medici, pervasa dalle riflessioni sul corpo e la memoria: l’arazzo raffigurante Sainte Sébastienne (1997), di proprietà delle collezioni del Mobilier national e custodita a Villa Medici dal 2022. Questo arazzo tessuto dalla Manufacture des Gobelins si basa su una calcografia realizzata da Louise Bourgeois nel 1992. L’artista mette in scena una versione femminile di San Sebastiano martire, tratteggiata con una generale sintesi espressiva: un corpo femminile dalle curve generose è trafitto da frecce nere scagliate da ogni parte. Louise Bourgeois si appropria dell’iconografia tradizionale del martire cristiano per evocare la sua personale sofferenza. « Sainte Sébastienneè un autoritratto » affermava.

Le due opere di Louise Bourgeois sono presentate nel Salone di lettura. Questo salone, riallestito nel 2022 da Kim Jones e Silvia Venturini Fendi, sarà eccezionalmente accessibile al pubblico.

A proposito della mostra Louise Bourgeois.L’inconscio della memoria alla Galleria Borghese:

Realizzata dalla Galleria Borghese in collaborazione con The Easton Foundation, la mostra è la prima retrospettiva dell’artista a Roma. A cura di Cloé Perrone, Geraldine Leardi e Philip Larratt-Smith, presenta una ventina di opere e invita ad esplorare il contributo fondamentale dato da Louise Bourgeois alla scultura del XX secolo, in rapporto con le collezioni storiche e il patrimonio architettonico della Galleria Borghese.

La mostra è accompagnata da un catalogo e da una guida edita da Marsilio Arte.

Louise Bourgeois. L’inconscio della memoriaalla Galleria Borghese: dal 21 giugno al 15 settembre 2024

No Exit e Sainte Sébastienne a Villa Medici: dal 21 giugno al 5 settembre 2024.

Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

Aperta dal lunedì alla domenica, chiusa il martedì

Dalle 10.00 alle 18.30

Biglietti della mostra: 10 euro intero, 8 euro ridotto

Elisabetta Castiglioni (anche per la fotografia di Agostino Osio)

OxidAction / Relocating film decay

Nell’ambito dell’iniziativa Archivissima – La notte degli archivi, la Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS propone un percorso visuale e sensoriale dal titolo OxidAction / Relocating film decay in cui il linguaggio fotografico e filmico si mescolano per creare nuovi immaginari.

L’ispezione di rare pellicole cinematografiche sulla Prima Guerra Mondiale ha fatto emergere un tipo di degrado chiamato ‘redox blemishes’, ovvero un’ossidazione di colore tra il rosso e il dorato. In questo percorso visivo il degrado diventa strumento di riflessione che rivela, anche ai non addetti ai lavori, la bellezza a volte celata nel materiale considerato di scarto ma vuole essere allo stesso tempo una metafora del degrado umano provocato dalla guerra.

L’installazione, a cura di Marianna Lembo e Simona Debernardis, presso la sede dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS, in Via Ostiense 106 a Roma, con ingresso libero dalle ore 18.00 in poi è visitabile fino al 31 luglio prossimo, in orario di apertura dell’archivio (lun – giov, 10.00 – 18.00).

Elisabetta Castiglioni (anche per la fotografia)

Cinevillage Monteverde

Terza edizione per l’arena cinematografica “Cinevillage” ideata e organizzata all’Agis Lazio Srl nel parco di Largo Ravizza nel quartiere romano di Monteverde.

Fino all’8 settembre ogni sera sono in programma i migliori film della ultima stagione cinematografica, insieme ad una rosa di eventi collaterali con ospiti di eccezione.

“Il Cinevillage è diventato, nel corso degli ultimi anni, un appuntamento atteso da tutte le cittadine e i cittadini del Municipio – afferma il presidente del XII Municipio Elio Tomasetti – Un evento importante non solo come volano culturale e creativo, ma anche come luogo di costruzione del senso di comunità, di lotta alle solitudini, di aggregazione e di incontro.” Alle sue parole fanno seguito quelle di Gioia Farnocchia, assessore alla cultura del medesimo municipio: “Il palco che abbiamo voluto offrire come opportunità gratuita per le nostre realtà culturali, creative, sportive e di cittadinanza attiva, sarà attivo anche quest’anno da giugno a settembre con musica, presentazioni, mostre, libri e dibattiti, e costituisce un punto di incontro prezioso per tutta la nostra comunità. Dulcis in fundo ospitiamo una grande novità, il cinema in cuffia, che consentirà agli spettatori di tuffarsi nella magia del cinema senza creare inquinamento acustico.”

“Siamo orgogliosi di far vivere questo quartiere ricco di storia e di cultura con speciali appuntamenti indirizzati ad un pubblico trasversale, dalle famiglie agli esperti cinefili – dichiara Leandro Pesci, presidente Agis Lazio Srl – L’entusiasmo dimostrato dai cittadini romani lo scorso anno, che ha portato ha continui sold out e ad un’abitudine viva alla cultura cinematografica ci fa ben sperare anche per questa nuova stagione estiva che avrà la particolarità, in esclusiva per questa arena, di far ascoltare i film in cuffia con i migliori sistemi di tecnologia digitale.”

In relazione ai prezzi dei biglietti, seguendo una logica di accessibilità globale, torna anche in arena la formula “Cinema revolution” promossa dal Ministero della Cultura, che offrirà la possibilità di rivivere le emozioni del grande schermo con un biglietto a prezzo popolare: € 3,50 per tutti i film italiani ed europei, con un tetto massimo di € 5,00 per quelli non europei. Nuovo invece lo speciale abbonamento “Vivispettacolo”.

Si rinnova anche la collaborazione con Acea e fra ANEC Lazio e Camera di Commercio di Roma: in particolare, con quest’ultima, ANEC Lazio porta avanti il progetto istituzionale “Le attività culturali come strumento di rilancio competitivo per le imprese del territorio”, tramite il Bando per il sostegno alla competitività delle imprese e per lo sviluppo economico del territorio 2024 – I edizione, finalizzato a promuovere e sostenere le attività imprenditoriali presenti nei due quartieri coinvolti attraverso l’organizzazione di attività e iniziative promozionali. Con l’obiettivo di aumentare la visibilità e la produttività dei presidi commerciali del territorio e a contribuire offrendo un nuovo e necessario slancio all’economia locale, anche attraverso un concreto miglioramento delle condizioni di sicurezza e pulizia sia interne che esterne alle Piazze.

Curatore degli appuntamenti con gli ospiti, che interverranno prima e dopo la proiezione del film per un approfondimento sull’opera e per rispondere alle domande del pubblico, è Franco Montini, con la collaborazione di Francesco Crispino. Tra i nomi in programma nel primo mese di programmazione a Piazza Vittorio si segnalano Riccardo Milani, Neri Marcorè e Giovanni Veronesi.

Davanti ai 400 posti a sedere dell’arena si svolgeranno inoltre, nel pomeriggio, con cadenza bisettimanale, anche i tradizionali appuntamenti con “Libri & Spritz”, un format culturale, a cura della Community C.A.S.A. (Community Autogestita Scrittori e Artisti), un’associazione che nel corso degli anni ha saputo dare spazio e voce alla Cultura e all’Arte, dalla narrativa alla poesia, passando per il teatro, la musica e la sperimentazione artistica, portando tra la gente un’esperienza a tutto tondo, un vero e proprio circuito di condivisione e comunicazione che dal quartiere si allarga alla città, inclusivo e gratuito per ogni fascia d’età.

Onnipresente nel parco anche lo storico chiosco Totem Garden Bar pronto a soddisfare i palati di tutti e animatore di un vasto calendario di eventi culturali, musicali, gourmet. Gestito da Antonio Mannicci, negli anni questo luogo è diventato un importante centro di aggregazione culturale con conseguente riqualificazione del territorio Monteverdino. Nel calendario degli eventi programmati si spazierà in diversi ambiti culturali: stand up comedy, presentazioni di libri, concerti di musica d’autore e dj set, workshop formativi e mercatini artigianali.

Il programma in dettaglio, in continuo aggiornamento, è consultabile al sito ufficiale https://www.cinevillageroma.it/

Elisabetta Castiglioni

Ballo&Ballo. Fotografia e design a Milano

Fino al 3 novembre 2024 il Castello Sforzesco presenta la mostra “Ballo&Ballo. Fotografia e design a Milano, 1956-2005”, prodotta da Comune di Milano – Cultura, Castello Sforzesco e Silvana Editoriale; l’esposizione è sostenuta da Strategia Fotografia 2023, avviso pubblico promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

L’idea di una mostra nasce nel 2022, quando Marirosa Toscani Ballo dona al Civico Archivio Fotografico del Comune di Milano l’archivio dello Studio Ballo+Ballo, esito del lavoro di tutta una vita con il marito Aldo Ballo.

Nel 2023 il Civico Archivio Fotografico partecipa al Bando Strategia Fotografia promosso dal MIC con un progetto di valorizzazione dell’Archivio, che risulta vincitore, e dà così il via allo studio del progetto di mostra e del catalogo.

Il percorso accoglie oltre un centinaio di fotografie dello studio Ballo+Ballo, alcuni oggetti di design, in prestito dall’ADI Design Museum e dalle Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, e alcuni oggetti originali appartenuti ai due fotografi, oltre a riviste d’epoca con cui i Ballo hanno collaborato e volumi contenenti loro fotografie. Grazie alle videoinstallazioni di Studio Azzurro, che dialogano con le foto e gli oggetti in mostra nella Sala Viscontea, tutto ciò che è memoria e non poteva essere archiviato – i processi fotografici, il rapporto con gli oggetti di design esposti in mostra, la costruzione degli allestimenti in studio – diventa presente e tangibile, rendendo accessibili anche momenti, processi, esperienze di un “laboratorio” unico, lo Studio Ballo, ma anche di un’era conclusa, quella della fotografia analogica.

Aldo Ballo (Sciacca, 1928 – Milano, 1994) e Marirosa Toscani (Milano, 1931-2023) hanno iniziato la loro attività di fotografi sin dai primi anni Cinquanta. Marirosa frequenta il Liceo Artistico di Brera ma sin dal 1949 è una fotoreporter e lavora per il padre, Fedele Toscani (1909-1983), collaboratore di Vincenzo Carrese e della Publifoto, poi titolare dell’agenzia Rotofoto. Aldo frequenta lo stesso liceo, poi il Politecnico di Milano e lo Studio di Monte Olimpino, a Como, fondato da Marcello Piccardo e Bruno Munari e dedicato alla sperimentazione cinematografica. Lavora anche per la Rotofoto, ma nel 1956, con Marirosa, abbandona il reportage e aprono quello che diventerà il più importante studio fotografico per la fotografia di design, dove organizzazione, professionalità e competenza porteranno i Ballo a raggiungere livelli di assoluta eccellenza. Lo studio sarà anche luogo di formazione e crescita culturale per molti, “bottega” e “scuola” dove imparare un mestiere ma anche una modalità e uno stile di vita e di pensiero.

Lo Studio Ballo diviene quindi luogo di confronto tra artisti, architetti, designer come, tra i molti, Bruno Munari, Gae Aulenti, Cini Boeri, Ettore Sottsass, Pier Giacomo e Achille Castiglioni, Enzo Mari, Alessandro Mendini e molti altri ancora. I Ballo collaboreranno con loro e con le più importanti ditte di design come Olivetti, Cassina, Danese, Zanotta, Brionvega, Alessi, Arflex, Bassetti, Barilla, Kartell, Artemide, Tecno, Driade, Borsalino, B&B Italia, Venini, e con La Rinascente. Le immagini di Aldo e Marirosa sono inoltre sulle principali riviste di design e arredamento, come “Domus”, “Ottagono”, “Abitare”, e in particolare “Casa Vogue”, diretta da Isa Tutino Vercelloni, che si avvale della collaborazione dei Ballo dal 1968 al 1992.

Lo Studio Ballo si pone così al centro dei fermenti e delle dinamiche culturali che caratterizzano l’evoluzione del design italiano, contribuendo in maniera determinante, con le loro immagini, alla sua affermazione a livello internazionale, consacrata dalla grande mostra tenutasi al MoMA di New York nel 1972, Italy: The New Domestic Landscape (a cura di Emilio Ambasz), le cui immagini in catalogo vengono affidate ad Aldo Ballo.

Studio professionale, scuola e bottega per molti giovani assistenti, poi divenuti a loro volta fotografi. Un clima, un ambiente, una modalità di intendere rapporti, collaborazioni, scambi culturali.

Ma come era possibile restituirne il clima, ciò che non è materiale e quindi resta solo nella memoria? L’intervento di Studio Azzurro – le cui origini sono strettamente legate allo Studio Ballo – si pone su questo piano, nel tentativo di restituire un vissuto condiviso di ciò che è destinato a non restare se non appunto nella memoria.

Le installazioni di Studio Azzurro dialogano in mostra, nella Sala Viscontea, con materiali originali esposti in bacheca (fotografie, riviste, libri) per meglio comprendere il rapporto dei Ballo con l’editoria nel campo dell’architettura e del design e per comprendere le varie articolazioni del “processo” fotografico: dal provino alla stampa positiva, alla pagina di rivista. Dialogano inoltre, a parete, con le fotografie che mettono in luce l’evoluzione dello stile della fotografia dei Ballo, dedicato al design italiano dagli anni Cinquanta fino agli anni Novanta.

Nella Sala dei Pilastri sono invece esposti grandi ritratti di importanti designer, in dialogo con le fotografie degli oggetti da loro progettati, e inoltre un significativo omaggio ad alcuni ritratti realizzati da Marirosa.

Il grande “racconto” sullo Studio Ballo è quindi completato dai ritratti video realizzati negli anni da Studio Azzurro, dove molti dei protagonisti del design e dell’arte italiana si passano il testimone in un montaggio a sei schermi sincronizzati, dando vita a un racconto corale che restituisce appieno ciò che i Ballo hanno rappresentato, e lasciato, al mondo non solo del design, ma della cultura tutta.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue, italiano-inglese, con apparati scientifici, saggi e immagini, edito da Silvana Editoriale.

S. E. (anche per la fotografia)

Summer Mela

Dodicesima edizione per il festival di cultura indiana Summer Mela, manifestazione promossa da FAD – Fondazione Alain Daniélou e prodotta da Kama Productions volta a divulgare le più raffinate tradizioni indiane declinandole anche in chiavi di ricerca contemporanea. Quest’anno l’appuntamento, che si articolerà tra Roma e Zagarolo in una  serie di concerti, workshop, spettacoli di danza e proiezioni cinematografiche, avrà luogo fino al 30 giugno. 

MELA in sanscrito indica l’incontro, la celebrazione collettiva di una particolare festività; il Kumbh Mela è forse la più nota di queste manifestazioni, e raccoglie milioni di pellegrini nei luoghi sacri alla tradizione indù. Il SummerMela nasce quindi come momento di festa, un invito a partecipare e conoscere la cultura dell’India, nelle sue migliori espressioni artistiche, sia della tradizione che della contemporaneità.

A chiudere il programma, il 30 giugno, alle ore 19:00, sarà lo Spettacolo di Danza Odissi e Bharatanatyam che vede protagonista Sooraj Subramaniam nella splendida cornice della Sala degli Affreschi di Palazzo Rospigliosi, a Zagarolo. In tale ambito saranno presenti il sindaco di Zagarolo, Emanuela Panzironi, il Presidente dell’Istituzione Palazzo Rospigliosi Cekeste Peronti, Riccardo Biadene e Marianna Biadene dell’Associazione Gamaka.
A corollario degli eventi dal vivo, nella stessa cornice di Zagarolo, La Fondazione FAD in collaborazione con l’Associazione Gamaka organizza un Workshop di Danza Indiana in stile Odissi con il maestro Sooraj Subramaniam, danzatore/coreografo di fama internazionale, in programma il 29 e 30 giugno (solo su prenotazione).

Elisabetta Castiglioni

Punto di rottura

Continua fino al prossimo 17 luglio, presso gli spazi Metronom (Via Carteria 10, Modena), la nuova mostra bi-personale degli artisti Eeva Hannula e Daniele MarzoratiPunto di rottura che raccoglie una selezione delle più recenti opere realizzate dai due artisti.

Hannula e Marzorati interpretano una tendenza contemporanea nella pratica di produzione di immagini, quella del recupero e rielaborazione. A partire da segni, simboli, e uno spostamento, fisico e concettuale, costruiscono un’esplorazione iconografica che utilizza strumenti normalmente impiegati dall’analisi storica alla produzione del visivo.
Non è infatti indagine o documentazione, quanto piuttosto una migrazione, un movimento del pensiero che sposta, e in questo spostamento, tra rottura e trasformazione, trova il suo coerente e contemporaneo compimento.

Orari di apertura Martedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Ingresso libero

info@metronom.it | 059 239501 | www.metronom.it

Visioninmusica 2024

Sarà Serena Brancale ad aprire la stagione estiva di Visioninmusica 2024! Martedì 30 luglio alle ore 21:30, la versatile polistrumentista, performer e compositrice, si esibirà all’Anfiteatro romano di Terni con il suo “Baccalà on tour”.

Serena, autentica forza creativa della scena musicale italiana, è un’artista dal sound caleidoscopico che incorpora diversi generi musicali: dal soul al jazz, dal pop al R&B senza tralasciare i suoni dell’elettronica con cui sperimenta grazie a pad, tastiere e loop station.

Dopo il successo del tour 2023 e del nuovo singolo “Baccalà”, che è tra i brani più virali in Europa, Serena Brancale torna in tour in quintetto con il finger drummer Dropkick, in un live nuovissimo che profuma di ritmi sudafricani e che propone i suoi brani più rappresentativi: con lei il palco diventerà un jazz club di New York, una festa patronale in Puglia ma anche un volo verso Miami dove la salsa si fonde con la house music.

Alle 19, è inoltre previsto nello spazio adiacente all’entrata dell’anfiteatro, un concerto di pre-apertura, che vedrà protagonista la cantante Cristina Russo e il suo quartetto.

I biglietti per il live di Serena Brancale sono già in vendita sul circuito Vivaticket

Elisabetta Castiglioni (anche per la fotografia)

Agli, Cipolle e Scalogno dell’Emilia Romagna raccontati in 60 schede

Liliaceae – Agli, Cipolle e Scalogno dell’Emilia Romagna è il titolo della nuova pubblicazione di CheftoChef emiliaromagnacuochi, curata dal gastronomo Franco Chiarini ed edita da Maggioli Editore in occasione dell’istituzione del Presidio SlowFood della cipolla dell’acqua di Santarcangelo di Romagna. È la terza uscita della collana “Le carte del cibo dei produttori virtuosi”.

Si tratta di un cofanetto contenente 60 schede informative che abbinano la parte estetica a quella scientifico-gustativa-gastronomica delle liliaceae dell’Emilia-Romagna, per comprendere e sempre più apprezzare questa importante nicchia di prodotti agricoli, aiutati dalle immagini d’autore del decano della fotografia ravennate Enzo Pezzi. Oltre a Chiarini, hanno contribuito alla redazione dei testi Giorgio Melandri, le associazioni Menù Associati e Il Lavoro dei Contadini, mentre Marisa Fontana si è occupata della parte botanica.

Lo staff di CheftoChef emiliaromagnacuochi ha da tempo coordinato questi sette gioielli con l’obiettivo di accentuare il passaggio da complementi a protagonisti nel piatto: Cipolla dell’acqua di Santarcangelo, Scalogno di Romagna, Cipolla di Medicina, Aglio di Voghiera, Cipolla Borettana, Aglio Piacentino e NeroFermento. Nel cofanetto, infatti, sono presenti anche le “ricette d’autore” di nove cuochi soci di CheftoChef, con piatti che esaltano la dolcezza e l’intensità dei sapori delle Lilieaceae con abbinamenti inediti. Gli chef sono: Massimiliano Mussoni de La Sangiovesa a Santarcangelo di Romagna (RN), anche coordinatore degli chef sul progetto di valorizzazione delle liliaceae, Davide Grumbianin, di Benso a Forlì (FC), Adalberto – Athos Migliari de La Chiocciola a Portomaggiore, Massimiliano Poggi dell’omonimo ristorante a Trebbo di Reno (BO), Dario Picchiotti dell’Antica Trattoria di Sacerno a Calderara di Reno (BO), Andrea Medici dell’Osteria di Scandiano (RE), Isa Mazzocchi de La Palta a Borgonovo Val Tidone (PC), Omar Casali del Marè a Cesenatico (FC).

Completano la pubblicazione i testi del Dottor Marco Brancaleoni sulla dimensione salutistica in chiave moderna di questi prodotti e quelli del Professor Davide Cassi con importanti orientamenti scientifici per meglio comprendere percorsi gastronomicamente innovativi.

Giuseppe Pasquali, Presidente del Consorzio della Cipolla di Medicina e coordinatore dei produttori di liliaceae, per questo progetto condiviso dalla Regione Emilia-Romagna sostiene: «questa azione permanente di gruppo favorisce la valorizzazione di prodotti spesso non sufficientemente considerati per la loro qualità. Il rapporto con i grandi chef è una strada obbligata, tenendo conto della tradizione della celebre ristorazione francese e, da noi, grazie anche al consolidato utilizzo delle nostre liliaceae da parte di Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena».

Massimiliano Poggi, Presidente di CheftoChef: «La promozione e l’utilizzo dei grandi, anche se umili, prodotti dell’Emilia-Romagna è la giusta strada per riaffermare un’identità gastronomica regionale e, perché no, anche pienamente compatibile con le diverse sostenibilità richieste dalla modernità».

La pubblicazione è in vendita al prezzo di 18 Euro. Info: francochiarini@cheftochef.eu.

Pierluigi Papi (anche per le fotografie che ritraggono la cartina delle Liliaceae dell’Emilia Romagna; Isa Mazzocchi de’ La Palta con l’aglio bianco piacentino; una ricetta di Isa Mazzocchi)

Teatri di Siena

È stata presentata ufficialmente la stagione 2024/2025 dei Teatri di Siena, ovvero il Teatro dei Rinnovati, riconosciuto recentemente monumento nazionale, e il Teatro dei Rozzi, entrambi gestiti dal Comune di Siena.

Il neo Direttore Artistico, Vincenzo Bocciarelli ha concepito anche la nuova immagine simbolo della stagione: un veliero che emerge dagli abissi oceanici e, colpito da raggi di sole oltre la superficie marina, si proietta oltre il sipario, per ritrovare la sua navigazione nell’approdo e quindi nel contatto con la platea teatrale.

“Con questa metafora della vita – spiega Bocciarelli – e ispirandomi ad un capolavoro shakespeariano assoluto qual è ‘La tempesta’, vorrei comparare le trasformazioni che si attuano nell’animo del teatro alla tempesta emotiva che agita le acque dell’essere umano e guidare lo spettatore in un percorso cognitivo attraversato da repertori multiformi, in un mare in cui lo spettatore abbandona il suo naufragio su un’isola deserta per nuotare verso nuovi orizzonti teatrali, motivato dallo stesso spirito libero di Ariel, personaggio a cui devo molto nella mia carriera di attore”.

Con uno sguardo rivolto alla prosa classica e contemporanea ma anche al musical, al balletto, alla lirica, alla commedia e agli spettacoli per l’infanzia, il programma messo a punto da Bocciarelli rappresenta un itinerario che dalla leggerezza sfocia verso i profondi meandri della psiche umana presentando un’eterogenea e articolata proposta che vuole restituire al suo fruitore un gioco intriso da varie sfumature, fino ad un epilogo a sorpresa, come confermano le parole del sindaco di Siena, Nicoletta Fabio: “Una stagione potente, intensa, affascinante, articolata, completa. Una stagione all’insegna della ricerca e della scoperta dello sconosciuto, del superamento di se stessi per raggiungere sempre nuovi orizzonti inesplorati. Dalla prosa classica al teatro contemporaneo, dalla letteratura alla danza, la stagione dei Teatri di Siena è piena di emozioni e ricca di una pluralità di linguaggi in grado di raggiungere una fascia di pubblico il più ampia e varia possibile: dai più acerbi ai più esperti e appassionati. La stagione 2024/2025 prevede un ampio programma che volge lo sguardo alla città con l’intento di riappropriarsi dei luoghi, della cultura e degli uomini. Un progetto che mira a coinvolgere tutta la cittadinanza con percorsi differenti che andranno a confluire in alcuni eventi comuni come gli incontri con gli artisti. L’energia del nostro direttore artistico è coinvolgente. Sono certa che anche il pubblico saprà apprezzare l’impegno e la professionalità messi a disposizione dei nostri teatri e della nostra città.”

Cartellone aperto a tutti con prezzi speciali e possibilità di accedere agli spettacoli di entrambi i teatri anche attraverso speciali e diversificate formule di abbonamento: “Sipario rosso” (Teatro dei Rinnovati, abbonamento di 20 titoli per 66 spettacoli), “Sipario Blu” (Teatro dei Rozzi, carnet di 8 titoli per 12 spettacoli oltre a 2 eventi speciali al Teatro dei Rinnovati); “Gold line” (“Gran gala della lirica” + spettacolo a sorpresa finale del Teatro dei Rinnovati). Con un grandissimo numero di spettacoli, a riprova del coraggioso sforzo del Comune per soddisfare i sogni di un pubblico multigenerazionale, e della generosità e fiducia accordata alle intuizioni del Direttore Artistico, le rappresentazioni in programma si struttureranno ai Rinnovati per tre giorni nei fine settimana e ai Rozzi per una o due repliche nei giorni infrasettimanali. Doppi spettacoli per bambini e famiglie, invece, il sabato pomeriggio ai Rozzi con il format di consolidato successo “Il cercasogni”, in collaborazione con Straligut.

La stagione del Teatro dei Rinnovati comincia il 25 ottobre con un’anteprima nazionale assoluta: Aladin – Il Musical di Stefano D’Orazio, una storia ispirata ad uno dei racconti più celebri de “Le mille e una notte”, Aladino e la lampada meravigliosa, che vedrà protagonista Max Laudadio. e scelto come spettacolo di buon auspicio per realizzare il sogno di una rigogliosa nuova stagione teatrale.

Il 29 ottobre, in “Sipario Blu”, Siena celebra, in un evento speciale, uno dei più grandi attori viventi, Glauco Mauri che porta in scena al Teatro dei Rinnovati il De Profundis di Oscar Wilde, nella versione teatrale da lui messa a punta con musiche di Vanja Sturno che ripercorre la vicenda di Wilde nel momento del suo incarceramento per accuse di omosessualità attraverso una lunga lettera dedicata al suo giovane amico Alfred Douglas con il quale ebbe per qualche anno un’intima relazione. Questo evento vuole essere soprattutto un sentito omaggio del Direttore Artistico ad uno dei grandi maestri del Teatro Italiano con cui intraprese i suoi primi passi professionali.

Il mese di novembre si apre con Cristiana Capotondi in un monologo scritto e diretto da Marco Bonini, La vittoria è la balia dei vinti, una vicenda intima segnata da un toccante racconto familiare da una madre a una figlia che colora, attraverso la storia ed il passato esistenziale, ogni gradazione della memoria emotiva umana, colpita dalla guerra ma sanata dalla gratitudine dei legami affettivi.

L’8 novembre Ettore Bassi è il protagonista di Trappola per topi di Agatha Christie un classico della letteratura teatrale tradotto e adattato da Edoardo Erba con la regia di Giorgio Gallione e un cast numeroso che incarna un ventaglio di personaggi bizzarri e ambigui ma mai stereotipati. Uno spettacolo condito di rigore ed eccentricità stimolato da una messa in scena non polverosa che anche attraverso la brillante interpretazione dei protagonisti, lascia spazio all’invenzione e alla sorpresa, all’imprevedibilità e al contempo all’esattezza, proprio come nella scrittura della grande drammaturga britannica.

A metà novembre è di scena il primo balletto, Giulietta e Romeo, un classico su musiche di Sergej Prokof’ev firmato dal coreografo e regista Fabrizio Monteverde che vede danzare Azzurra Schena nel ruolo di Giulietta e Paolo Barbonaglia nel ruolo di Romeo. Una produzione Balletto di Roma che, nell’interpretazione di Monteverde, denuda la trama shakespeariana esponendone il sentimento più cinico e rabbioso, nell’introspezione dei personaggi, in un itinerario scenico percorso dai fotogrammi inquieti del cinema neorealista.

Il 24 novembre 2024, in Sipario blu, Siena accoglie gli studenti della Sapienza Università di Roma che interpreteranno Filottete, con la regia di Adriano Evangelisti. La tragedia di Seneca, che si muove nelle trame della solitudine e dell’abbandono, della derisione e dell’emarginazione, offre una riflessione sul significato profondo della desolazione che sperimenta una persona ammalata. In questa versione si getta un ponte tra il passato e il presente, dall’Antica Grecia all’esperienza recentemente superata della pandemia. L

A partire dal 29 novembre Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli saranno gli interpreti di Anatra all’arancia di William Douglas, Home E Mark e Gilbert Sauvajon diretta da Claudio “Greg” Gregori in una regia che modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi la trasformazione dei personaggi, sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene

Il 6 dicembre Giorgio Pasotti darà vita aiRacconti disumani di Franz Kafka per la regia di Alessandro Gassmann, con musiche di Pivio e Aldo De Scalzi. I racconti scelti da Gassman, anche autore delle scene, sono “Una relazione accademica” e “La tana”, narrazioni di quello che lui stesso definisce umanità “disumanizzate”. Se nella relazione presenta una scimmia divenuta uomo, che descrive questa sua “metamorfosi”, nella tana parla di un uomo che, terrorizzato da ciò che non conosce, vive come un animale sotterraneo, in attesa di un nemico del quale è terrorizzato appunto, ma del quale sa molto poco. Un omaggio ad un gigante del teatro e della letteratura russa attraverso i racconti di paure similari a quelle presenti nella realtà che viviamo.

Il Teatro dei Rinnovati respira le atmosfere scaligere nella sua Gold Line: il “Gran Gala della Lirica”, sarà presente con due appuntamenti improntati all’anniversario della scomparsa di Giacomo Puccini, rispettivamente l’11 dicembre con Suor Angelica, interpretata da Andrea Rost nell’esecuzione della Unconventional Orchestra diretta da Concetta Anastasi e la regia di Sergio Basile, e il 18 dicembre con Tosca, nell’interpretazione di Valentina Boi, con l’orchestra (in definizione) diretta da Marco Severi e la regia di Lorenzo Lenzi.

Lodo Guenzi e Sara Putignani saranno invece i protagonisti di Molto rumore per nulla, dal 13 dicembre, per la regia di Veronica Cruciani e Margherita Laera. I due attori sapranno sottolineare incisivamente la differenza fra le relazioni tra sessi opposti che al centro della commedia di Shakespeare che, per alcuni temi come il linguaggio violento e la trama ingannevole, sembra in certi momenti oscillare verso il tragico.

Il 20 dicembre i Familie Flozdebutteranno con Hokuspokus, con la regia di Hajo Shulera: una storia che racconta il viaggio di vita di due personaggi archetipici che si ritrovano e formano una famiglia, con le turbolenze, i colpi del destino e i bei momenti che questo percorso offre. Un’occasione per immergersi nel mondo divertente e squinternato di questi artisti che hanno fatto delle maschere sproporzionate indossate in scena il tratto distintivo di spettacoli ironici e allo stesso tempo pervasi di umanità e poesia.

Il nuovo anno si apre con Nancy Brilli che calcherà il palco dei Rinnovati dal 10 gennaio con lo spettacolo scritto da Gianni Clementi L’Ebreo, per laregia di Pierluigi Iorio, una pièce di intensa valenza storica che ripercorre gli anni delle leggi sulla discriminazione razziale emanate dal regime fascista, in cui molti ebrei, presagendo un destino incerto, avevano pensato di “salvare” i loro beni materiali da presumibili espropri, intestando le loro proprietà a prestanome fidati, di razza ariana.

Altra interprete femminile di eccezione sul palco sarà Lunetta Savino in un testo di Florian Zeller, La Madre, diretto da Marcello Cotugno, che indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre, discernendo i meandri del dolore nell’abbandono dei figli, tra sensi di colpa e mesta accettazione della vita che può rinascere proprio attraverso un distacco.

Il trio composto daGianfelice Imparato, Marina Massironi e Valerio Santorosarà protagonista il 24 gennaio deIl malloppo di Joe Orton con la regia diFrancesco Saponaro. Il testo, scritto negli anni ’60 dal grande drammaturgo britannico, è ancora considerato una delle migliori commedie nel panorama teatrale inglese, recitato in precedenza da alcune stelle hollywoodiane del calibro di Alec Baldwin e Kevin Bacon. Ora il trio, tra furti, omicidi, intrighi amorosi e indagini, interpreterà con la verve che lo caratterizza questa narrazione rocambolesca fatta di situazioni spassose e assurde tipiche del British Humour.

Coppia di eccezione sul palco il 31 gennaio è quella formata da Paola Quattrini e Giuseppe Pambieri che riprendono un testo cult dei noi,La signora Omicidi nell’adattamento dal racconto di William Rose e con la regia di Guglielmo Ferro. Una commedia ricca di humour e di divertenti intrighi, situazioni ambigue ed equivoci esilaranti, ambientata in una Londra anni ‘50, che fa da sfondo all’improbabile incontro tra un’arzilla e svampita affittacamere e un presunto musicista, in realtà capobanda di un pericoloso gruppo di malviventi.

Un altro duo imperdibile in scena, dal 14 febbraio, vede Flavio Insinna e Giulia Fiume barcamenarsi con un rinomato testo scritto da Nino Marino e Nino Manfredi e diretto dal figlio del grande attore romano. In Gente di facili costumi Luca Manfredi riporta brillantemente in luce la convivenza forzata dei due personaggi, iniziata con un confronto/scontro costellato di incidenti e incomprensioni, ma anche di un curioso sodalizio, dove ciascuno condivide con l’altro ciò che ha.

Cult movie, ora sulle scene teatrali, è invece il riadattamento per il palcoscenico di Perfetti sconosciuti, operato dal suo stesso regista, Paolo Genovese, che in tale contesto dirige un cast di attori composto daPaolo Calabresi, Anna Ferzetti, Valeria Solarino, Marco Bonini, Alice Bertini, Dino Abbrescia, Massimo De Lorenzo. Una brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, che porterà quattro coppie di amici a confrontarsi e a scoprire di non conoscersi a fondo dal momento che ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta. Grande attesa per il debutto, ai Rinnovati il 21 febbraio.

I due papi di Anthony McCarten, per la regia di Giancarlo Nicoletti sarà il testo, nella traduzione di Edoardo Erba, interpretato da Mariano Rigillo, Giorgio Colangeli e Anna Teresa Rossini, un incontro/scontro, inedito e spiazzante, tra Benedetto XVI e l’allora cardinale Jorge Bergoglio, nel periodo in cui Joseph Ratzinger stava maturando la sorprendente decisione di rinunciare alla carica di Vescovo di Roma, con l’intenzione di indicare proprio il più “ecumenico” Bergoglio come suo successore, con il nome di Francesco. Una scrittura che descrive mirabilmente le “vite parallele” di due uomini straordinari, che finiscono per condividere lo stesso destino.

Spazio alla verve istrionica di Arturo Cirillo che, dal 7 marzo, darà vita al Don Giovanni di Molière approfondendone i tratti immorali legati alla costante infedeltà con le donne, da lui considerate libertinamente delle vittime da salvare, perché ingiustamente defraudate della possibilità di essere sedotte. Una commedia sempreverde cin cui il gioco della seduzione prevale in un’ottima deformata ma pur sempre convincente.

Dalla Francia a Napoli con il testo di Peppino De Filippo Non è vero ma ci credo, interpretato da un altro partenopeo di eccezione, Enzo De Caro, in scena con la compagnia di Luigi De Filippo dal 14 marzo, per la regia di Leo Muscato. Una pièce che, nel rispetto dei canoni della tradizione del teatro napoletano, vuole trasmettere un sapore più contemporaneo. Una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni 30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Muscato continua a seguire questa intuizione avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.

Il 21 marzo debutta Mariangela D’abbraccio, interprete di un capolavoro assoluto della drammaturgia americana firmata Tennesse Williams, Lo zoo di vetro, con regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi. Un’opera attraversata da una nostalgia che risulta essere devastante con protagonista anime fragili che potrebbero facilmente ritrovarsi nella nostra società; una tragedia in cui si rincorrono sogni, paure, sentimenti, rimorsi, oppressione, illusioni e che sa trasmettere il vero significato di inseguire la propria vocazione.

Un angolo riservato alla comicità è quello che vede protagonista Maurizio Lastrico, che nel monologoLasciate ogni menata voi che entrate, in scena dal 28 marzo, sfrutta i suoi celebri endecasillabi “danteschi” per mescolare in toni alti e bassi racconti di incidenti quotidiani, sfortune in agguato, caos accidentali: storie condensate con una graffiante ironia, in cui la sintesi e l’omissione generano un gioco comico di grande impatto e in cui le interazioni del pubblico sono parte dell’azione.

Il 4, 5 e 6 aprile 2025 con il Don Quixote di Miguel De Cervantes, su musiche di Aloisius Ludwig Minkus, nel riallestimento coreografico di Marco Batti che vede primi ballerini Chiara Gagliardo, Giuseppe Giacalone, Matilde Campesi e Filippo Del Sal. Uno spettacolo ricco di luci, colori e atmosfere romantiche che si compenetra perfettamente ai movimenti e alle musica in forme originali e suggestive, cariche di bellezza ed energia.

Dulcis in fundo, l’attesissimo spettacolo a sorpresa, l’11,12 e 13 aprile 2025, il cui titolo sarà svelato dal Direttore Artistico con l’inizio del nuovo anno.

La Stagione, così detta “del Sipario blu”, è improntata invece da un ventaglio di titoli ancor più originali ed inediti che vede il 5 novembre 2024, al Teatro dei Rozzi l’apertura del cartellone con una novità assoluta italiana: lo spettacolo scritto da Pier Francesco Pingitore I 2 cialtroni, con Maurizio Martufello e Marco Simeoli, un esilarante testo che descrive uno stile di vita spasmodico in cui ogni spettatore potrà riconoscersi attraverso le caratteristiche dei vari personaggi. Pingitore regala al pubblico una messinscena che oltre all’ironia dai toni irriverenti a cui ha abituato le grandi platee, mette a nudo le vite di due divi non più giovani restituendo agli spettatori uno spaccato di vita moderna, dove la cialtroneria la fa da padrona e ciò che conta non è essere ma apparire a ogni costo.

Inimitabili, omaggio al vate Gabriele D’Annunzio, vede Edoardo Sylos Labini in scena il 12 novembre nel racconto ricco e suggestivo che rievoca la grande figura del poeta del ‘900. Uno spettacolo unico, su drammaturgia di Angelo Crespi, che farà viaggiare gli spettatori dentro la vita di questo poeta, uomo coraggioso e controcorrente che ha contributo a costruire l’immaginario culturale del nostro Paese.

Dal 10 dicembre Debora Caprioglio vestirà i panni di Artemisia Gentileschi in un emozionante e intenso assolo dal titolo Non fui gentile, fui Gentileschi. La vita di Artemisia Gentileschi narrata da sé medesima per la regia di Roberto D’Alessandro. Una pièce che racconta i trionfi, le sconfitte e la lotta dell’artista contro un sistema che la vorrebbe a casa ai fornelli, ad accudire la figlia, e che narra la sua ribellione al sistema attraverso la pittura, andando oltre ogni abisso di violenza subita per salire nel paradiso dell’Arte. Una risposta che risplende della vittoria femminile in un mondo governato da uomini.

Daniele Pecci ha scelto invece John Gay per il successivo spettacolo, in programma dal 7 gennaio: si tratta di Divagazioni e delizie, un testo composto da scritti di Oscar Wilde che ritraggono l’autore nella sua vita “a tirare avanti” durante e dopo la carcerazione. Una sorta di conferenza autobiografica, a tratti interrotta da piccoli colpi di scena assemblata in uno spettacolo poetico, ironico, pieno di bellezza e malinconia, una prova d’attore indimenticabile.

I Mezzalira portano in scena dal 28 gennaio i loro Panni sporchi fritti in casa, un titolo che nasce da un gioco linguistico che crea una fusione tra il celebre detto popolare “i panni sporchi si lavano in casa” e il concetto della “frittura” come simbolico spartiacque del binomio più antico della storia: quello tra servo e padrone, tra chi produce l’olio e chi lo possiede, tra chi può friggere tutti i giorni e chi non può friggere mai. Un racconto tragicomico che, ai toni brillanti della commedia all’italiana, mescola le tinte fosche del giallo e del thriller e che invita lo spettatore a guardare attraverso il buco della serratura di una casa “qualsiasi” per rintracciare il proprio personalissimo passato, e ricostruire così la propria storia, la storia della propria famiglia… non sempre perfetta.

Attilio Fontana e Clizia Fornasier sono i protagonisti, l’11 febbraio, di L’unica donna per me! di Norm Foster, per la regia di Luigi Russo. Coppia anche nella vita e interpreti ideali di questa deliziosa commedia, i protagonisti giocano sul conflitto tra i sessi un tema ricorrente del teatro sin dai suoi inizi, sia nella forma dramradizionale delle identità sessuali, si presume che uomini e donne esprimano la loro comune umanità in modi radicalmente diversi. Un conflitto che si genera inequivocabilmente, a volte tragico a volte spiritoso.

Il 18 marzo Gaia De Laurentiis e Stefano Artissunch daranno vita ad un must teatrale scritto dalla coppia Dario Fo – Franca Rame, Una giornata qualunque: una commedia divertente e vivace che traccia un caustico ritratto delle nevrosi femminili condensando il meglio della comicità dei due autori. Psicoanalisi, depressione, esaurimenti danno adito a conversazioni che diventano vere e proprie gag intrise di comicità surreale.

Karl Schiller secondo Marco Filiberti: il 24 e 25 marzo l’autore e regista chiude la stagione dei Rozzi con Intorno a Don Carlos: prove d’autenticità, un“Kammerspiel ad alta tensione”, in cui il dramma storico-politico declina in uno psicodramma contemporaneo incentrato sulle insidie che i sistemi operano sulle coscienze. Usando la Storia trasversalmente – nel ’500 spagnolo, nel ’700 tedesco, nel nostro tempo – la scrittura di Filiberti porta in primo piano un nodo intricato della coscienza contemporanea: l’annientamento dell’essere umano e il trionfo della dittatura della mediocrità.

Informazioni tecniche, sui biglietti e sui dettagli sulla programmazione sono consultabili al sito https://teatridisiena.it/

Elisabetta Castiglioni