Un anno di mostre alle Gallerie degli Uffizi

Le Gallerie degli Uffizi, il nuovo complesso museale nato a seguito della recente riforma Franceschini dall’unione della Galleria degli Uffizi e dei musei di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli, diretto da Eike Schmidt, annunciano il programma espositivo per il 2016.

Ecco il calendario di nove mostre, in ordine cronologico di apertura.

A detto programma si aggiungerà un’ulteriore mostra di prossima presentazione, frutto della collaborazione delle Gallerie degli Uffizi con la Fondazione Pitti Immagine Discovery.

“Fece di scoltura di legname e colorì”. La scultura del Quattrocento in legno dipinto a Firenze

a cura di Alfredo Bellandi

Uffizi, 21 marzo  – 28 agosto 2016

Per tutta la prima metà del Quattrocento la scultura dipinta – lignea, in marmo o in terracotta – fu l’espressione del primato artistico della scultura. Questa mostra si propone per la prima volta d’indagare, attraverso un nucleo di circa cinquanta opere, la vicenda della scultura lignea policroma del XV secolo a Firenze, città in cui la vicinanza tra le botteghe, luoghi di conciliaboli tra scultori, pittori e architetti, fu spesso determinante per l’attività dei maestri del tempo.

Ospiti a Palazzo Pitti: il Polittico della Santa Croce di Adam Elsheimer

a cura di Matteo Ceriana e Anna Bisceglia

Palazzo Pitti, Galleria Palatina, aprile – luglio 2016

La Galleria Palatina in occasione del prestito di due opere di Pontormo allo Städel Museum di Francoforte riceverà in scambio il polittico della Santa Croce di Adam Elsheimer. L’altarolo, che fu in antico nelle collezioni di Cosimo II dei Medici, sarà esposto con un corredo didattico che ne illustrerà la storia, la sua dispersione e la sua ricomposizione messa a punto sulla base di documenti di archivio.

Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici

a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Simona Mammana

Palazzo Pitti, Galleria Palatina, 9 maggio – 4 settembre 2016

Circa trenta opere del Seicento e Settecento, prevalentemente provenienti dai depositi della Galleria Palatina, illustreranno soggetti figurativi bizzarri ricorrenti nelle collezioni medicee. Si tratta di scene cosiddette ‘di genere’, che entro l’universo codificato di questo tipo di pittura, permettevano di illustrare, spesso anche con intenti morali o didascalici, aspetti comici della vita sociale e di corte, cioè quei temi ritenuti altrimenti bassi e privi di decoro. Entro questa cornice vengono alla ribalta personaggi marginali e devianti come buffoni, contadini ignoranti o grotteschi, nani e giocatori di giochi tanto leciti che illeciti. La pittura ‘di genere’ diviene insomma lo strumento che permette all’arte di attingere alla realtà del mondo.

Sguardi sul Novecento. Disegni di artisti italiani tra le due guerre

a cura di Marzia Faietti e Giorgio Marini

Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 17 maggio – 4 settembre 2016

Trentasette opere, fra disegni e stampe, per lo più mai viste dal pubblico, riferibili ai primi trent’anni circa del Novecento. Rappresentazioni di figure, volti, autoritratti carichi di profonde espressività che innestano giochi psicologici di sguardi tra l’artista e il personaggio ritratto e tra costui e lo spettatore. Opere che rivelano la complessità dei primi trenta anni del secolo e preannunciano i drammi futuri. Tra gli autori selezionati Jacques Villon, Alberto Giacometti, Anders Zorn, e ancora Ram e Thayat, Giovanni Costetti, Giuseppe Lunardi, Pietro Bugiani, Kurt Craemer, Primo Conti, Giuseppe Lanza del Vasto, Marino Marini.

Splendida Minima

Piccole sculture preziose nelle collezioni medicee: dalla Tribuna di Francesco I de’ Medici al tesoro granducale

a cura di Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli e Fabrizio Paolucci

Palazzo Pitti, Museo degli Argenti, 21 giugno – 2 novembre 2016

Nelle Gallerie degli Uffizi si conserva la più importante raccolta esistente di un settore rarissimo dell’arte della glittica, le piccole sculture in pietra dura prodotte principalmente in età ellenistica e romana, la cui tecnica andò perduta nei secoli del Medioevo, per poi essere riscoperta e riproposta in epoca rinascimentale. La mostra, la prima dedicata a questa particolare produzione artistica, riunirà tutte le microsculture della collezione medicea, affiancandole ad altri esempi di plastica in materiali preziosi, in modo da ottenere significativi raffronti che esaltino le peculiari caratteristiche tecniche e stilistiche di questi oggetti.

Tempo reale e tempo della realtà. Gli orologi di Palazzo Pitti dal XVIII al XX secolo

a cura di Simonella Condemi e Enrico Colle

Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, 13 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

Una significativa selezione di ottanta orologi degli oltre duecento, patrimonio di Palazzo Pitti. Singolari oggetti d’arte testimoni del trascorrere dei giorni di coloro che vissero nella reggia fiorentina tra XVIII e XIX secolo. La scelta degli esemplari permetterà di apprezzare, sotto le diverse forme di realizzazione, una straordinaria qualità, sia dal punto di vista tecnico scientifico che da quello prettamente artistico. Singolari strumenti composti di due anime: il meccanismo, spesso sofisticato e complesso, e la cassa che, nata per proteggere il delicato contenuto, si è andato trasformando in vero oggetto d’arte, dotato di un valore proprio.

Scoperte e Massacri. Ardengo Soffici e l’Impressionismo a Firenze

a cura di Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni

Uffizi, 26 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

L’esposizione, la prima monografica dedicata a Soffici (1879 – 1964), sarà occasione per ripercorrerne l’esperienza artistica di pittore, scrittore, critico d’arte e polemista che visse attivamente il suo tempo, venendo in contatto e talvolta in profondo, coraggioso contrasto con i coevi movimenti del panorama artistico italiano ed europeo. Il titolo della mostra, Scoperte e massacri allude a quello della raccolta dei testi di Soffici, pubblicati tra il primo e il secondo decennio del Novecento, riconosciuti oggi, assieme alle iniziative culturali da lui sostenute e organizzate (come la Prima mostra italiana dell’Impressionismo allestita a Firenze nel 1910), passi decisivi per il rinnovamento in chiave novecentesca dell’arte in Italia. Le opere in mostra (da Segantini a Cezanne, da Renoir a Picasso, da Degas a Medardo Rosso, da De Chirico a Carrà ecc., oltre lo stesso Soffici), scelte sulla base delle predilezioni e delle avversioni esplicitate, saranno commentate da brani critici tratti dagli stessi scritti d’arte, per accompagnare idealmente il visitatore a riscoprire una delle più feconde e produttive interpretazioni delle origini dell’arte contemporanea, con le sue decisive “scoperte” e i suoi drastici “massacri”.

I Quattro Continenti. Arazzi fiorentini su cartone di Giovanni Camillo Sagrestani

a cura di Caterina Chiarelli e Daniele Rapino

Palazzo Pitti, Galleria Palatina, 27 settembre 2016 – 8 gennaio 2017

Saranno esposti quattro bellissimi arazzi riferibili al terzo decennio del Settecento, realizzati su disegno del pittore Giovanni Camillo Sagrestani. Si tratta di una delle più belle serie di panni prodotte dall’arazzeria medicea, firmata dai più abili tessitori che vi erano impiegati all’epoca tra i quali Vittorio Demignot, formatosi nelle Fiandre. Raffigurano i quattro continenti resi con bizzarri attributi e fantasiose invenzioni, espressione della interpretazione del tempo delle identità culturali e storiche delle terre del mondo. La composizione sontuosa ed elegantissima, degna dei più begli esempi francesi coevi, fu molto apprezzata all’epoca: in particolare il 20 Gennaio 1739, quando fu impiegata come addobbo cittadino, in occasione dell’ingresso trionfale a Firenze del nuovo granduca Francesco II di Lorena e di sua moglie Maria Teresa, futura imperatrice.

La rivincita del colore sulla linea. Disegni veneti dall’Ashmolean Museum e dagli Uffizi

a cura di Marzia Faietti, Giorgio Marini e Catherine Whistler

Uffizi, Gabinetto Disegni e Stampe, 18 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017

La mostra metterà in luce le modalità di sviluppo della pratica del disegno a Venezia e nel Veneto tra l’epoca di Tiziano, Veronese e Tintoretto e quella di Canaletto, periodo in cui la produzione figurativa fu particolarmente legata alle dinamiche delle botteghe artistiche. Sarà un’interessante occasione per cogliere il particolare lessico espressivo del disegno veneto attraverso l’accostamento e il confronto di opere facenti parte delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e dell’ Ashmolean Museum dell’Università di Oxford.

 

Barbara Izzo, Arianna Diana

 

Buon anno per il parapendio e il deltaplano

Ottimo anno il 2015 per i piloti di parapendio e deltaplano, a partire dal recente record del mondo femminile di distanza che Nicole Fedele ha fissato in 401 chilometri. Quello pregresso, 381 km, le apparteneva dal 2013. Teatro dell’impresa il nord est del Brasile dove il parapendio della trentenne pilota di Gemona del Friuli (Udine) si è librato in cielo per nove ore e 21 minuti. A gennaio in Colombia aveva vinto la sua seconda medaglia di bronzo durante i campionati del mondo.

La nazionale di deltaplano, a marzo, ritorna dal Messico con l’ottavo oro mondiale, quarto consecutivo. Christian Ciech, trentino trapiantato nel varesotto, è campione del mondo per la terza volta. La formazione comprendeva oltre Ciech, Valentino Baù, Tullio Gervasoni, Davide Guiducci, Filippo Oppici, Suan Selenati, il CT Flavio Tebaldi e gli assistenti Andrea Bozzato ed Elia Piccinini.

Ancora i piloti di deltaplano protagonisti ai pre-europei a Krushevo in Macedonia nel mese di agosto: Elio Cataldi di Vittorio Veneto (Treviso) vince la medaglia d’oro e Suan Selenati di Arta Terme (Udine) quella d’argento. Unica l’impresa di Pierandrea Patrucco di Loranzè d’Ivrea (Torino) che sorvola in parapendio l’intera penisola. Decollato il 27 maggio da Bielmonte, frazione di Veglio, comune a nord di Biella, atterra a Torre Faro nei pressi di Messina dopo aver percorso una rotta di 1650 km in 47 giorni. Il volo libero, cioè senza motore, è fatto anche di questo. Marco Littamé di Gassino Torinese ha vinto la prima tappa della Coppa del Mondo di parapendio a Baixo Guandu in Brasile. Lo vedremo impegnato a gennaio 2016 nell’atto finale della coppa a Valle de Bravo in Messico. Aaron Durogati di Merano ha rappresentato l’Italia alla X-Alps, la maratona hike and fly da Salisbugo a Montecarlo, 1038 km da percorrere in volo o a piedi. Ce l’ha fatta in meno di 10 giorni, un po’ troppi rispetto agli otto e quattro ore dello svizzero Christian Maurer che l’ha vinta per la quarta volta.

Per il 2016 il calendario degli appuntamenti vede in testa i campionati europei che si terranno a Krushevo in Macedonia. Dal 16 al 30 luglio si sfideranno i piloti di deltaplano, seguiti dai cugini in parapendio dal 6 al 20 agosto.

Di particolare importanza la trentatreesima edizione del Trofeo Guarnieri, dal 16 al 23 luglio a Pedavena (Belluno), organizzato dal Para & Delta Club Feltre, teatro il Monte Avena. Si tratta di una gara internazionale che ha il valore di pre-mondiale in quanto la FAI (Federazione Aeronautica Internazionale) ha assegnato al feltrino i campionati del mondo di parapendio nel 2017.

Gustavo Vitali

“Gengis Khan” al Teatro Carlo Felice di Genova

Da venerdì 15 a domenica 17 gennaio 2016, l’appuntamento con la danza al Teatro Carlo Felice porterà in scena con la Compagnia di danza di Mongolia “Gengis Khan”, rassegna di danze nazionali e suite coreografiche della Mongolia, con la coreografia di Sevjidin SÜKHBAATAR, offrirà al pubblico una panoramica storica, dall’epoca degli Sciamani ai giorni nostri, attraverso l’epopea di Gengis Khan e la Rivoluzione del 1921.

La Compagnia fondata nel 1945, è nata con l’intento di far conoscere al mondo la cultura mongola, come è stato per il Circo della Mongolia . Attualmente dispone di un organico di circa 200 dipendenti, formato da danzatori, musicisti e vocalisti. Si è esibita in oltre 50 paesi del mondo, è stata ospite al Palazzo di Vetro dell’ONU e al Teatro Bolshoi di Mosca, mentre da noi, in Italia, è venuta soltanto due volte  la prima nel 1986 e l’ultima nel 2006.

Il repertorio della Compagnia comprende danze molto particolari, suddivisibili in alcune grandi categorie: religioso-rituali, sia sciamaniche che buddiste, storico-militari e nazionali propriamente dette, che incarnano le peculiarità delle diverse etnie mongole. La danza accompagnata da strumenti tradizionali e dal canto, forma insieme ad essi un’unica espressione artistica.

Dal 2013 la compagnia è diretta da Khatankhuyag Khaskhüü, giovane coreografo, diplomatosi alla prestigiosa Accademia di Arte Teatrale di Mosca.

Una particolare attenzione è stata dedicata alla ricostruzione dei preziosissimi costumi d’epoca (in metallo, cuoio e seta) della Guardia di Ferro di Gengis Khan; non meno accurati sono i tradizionali costumi nazionali, realizzati in seta, pelle e pelliccia, molto variopinti e raffinati. Particolarmente degne di nota sono le acconciature femminili, i capelli vengono raccolti in due grosse code piatte ai lati della testa, tenuti insieme da un’intelaiatura in legno e da borchie metalliche, a fare quasi da ulteriore ornamento al ricco copricapo.

La danza è accompagnata da strumenti tradizionali e dal canto, formando insieme ad essi un’unica espressione artistica, in particolare il canto “Khöömei”, tipico della regione dell’Altai, è una vera e propria acrobazia vocale, riservata esclusivamente a cantanti maschili che, usando faringe, naso e lingua, riescono a produrre fino a tre suoni contemporaneamente, modellando quelli più acuti e melodici sulle armoniche dei suoni più profondi.

Il Khöömei trae origine dall’imitazione delle voci della natura.

Lo spettacolo inizia dal popolo Xiongnu, o Unni asiatici, per passare, con un salto di quasi un millenio, alla grande epopea di Gengis Khan. Una previsione sciamanica annuncia l’avvento di un nuovo, grande condottiero che unificherà le tribù mongole e le riporterà allo splendore del passato: Temujin, che passerà alla storia con il titolo di Chinggis Khaan, o khan oceanico. Rientrato vittorioso da una campagna di guerra per la festività del Naadam, con i suoi nove generali e le nove regine, assiste all’omaggio che il suo popolo gli tributa con danze, musica e canti. Al termine del Naadam, il grande Khan riparte per una nuova spedizione di guerra.

Martedì 12 gennaio alle ore 17,30 presso l’Auditorium Eugenio Montale, la consueta conferenza illustrativa in collaborazione con l’Associazione Teatro Carlo Felice a cura di Francesca Camponero con ingresso libero.

Lo spettacolo replicherà sabato 16 gennaio alle 15.30 e alle 20.30 e domenica 17 gennaio alle ore 15.30.

 

Marina Chiappa

Il Museo del Presepio a Concesio, il paese del beato Paolo VI

MINIATURA DEL PRESEPE E DEL MUSEO PAOLO VI DI SAN VIGILIO

Una collezione di 130 presepi da tutto il mondo e un Museo dove è possibile rivisitare, in un semplice, simpatico, appassionante ed emozionante percorso, la storia della Creazione, delle Tavole date da Dio a Mosè, dell’attraversamento del Mar Rosso, fino all’Annunciazione e alla nascita di Gesù in una mangiatoia, dopo che delle figure meccaniche, che entrano ed escono dalle rispettive locande, hanno detto che non c’era più posto per ospitare Maria e Giuseppe. Un grande presepio meccanizzato incanta i visitatori di questo gioiello che impreziosisce il piccolo paese/frazione di San Vigilio di Concesio, in provincia di Brescia. Un posto da non perdere, da visitare assolutamente, aperto tutto l’anno grazie a volontari (info telefonando allo 0302751388), facilmente raggiungibile.

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Propone appunto una meccanizzazione della Creazione, con i sette giorni scanditi da luci e apparizione sullo scenario mondiale di piante, animali, fino all’uomo. Per poi passare dal Mar Rosso, quando Mosè porta in salvo il popolo eletto e i soldati egiziani annegano; ecco poi il Vello d’Oro, poi Maria che riceve l’annuncio dall’Arcangelo, poi la scena classica del presepe che alterna giorno e notte, pescatori intenti nella loro attività, muli che fanno girare la macina, donne che danno da mangiare alle oche, Erode che esce dal suo maniero, i pastori che vanno a vedere il Bambinello appena nato. Una scena interessante, molto ben costruita, perennemente visitabile per chi ama la costruzione meccanica e le scene dolci di una nascita che, in tante teche intorno alle scene meccaniche, provengono da tutto il mondo.

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Sia dai freddi paesi russi o scandinavi, che dalla calda Africa di tanti luoghi, con bellissime statuette in saponaria o in preziosi legni intagliati magistralmente. Non mancano i presepi napoletani e le costruzioni meccaniche da parte di gruppi alpini; i presepi olandesi, peruviani, asiatici. Insomma, una gioia per gli occhi e per chi vuole anche per il cuore.

 

 

 

Museo del Presepio di San Vigilio di Concesio, Brescia, visitabile tutto l’anno.

I PASTORI E LA CAPANNA

A.B.

 

La ricerca musicale. Renato Donà

Il M° Renato Donà, incontrato recentemente, mi ha raccontato la sua storia artistica dagli inizi fino ad oggi; da quando, bambino indeciso, non sapeva quale strumento avrebbe scelto, fino alla folgorazione dell’incontro con un grande pianista: il M° Aldo Ciccolini, assieme al quale ha costituito un duo stabile con un vasto repertorio da proporre.

Come ha iniziato a suonare e per quale motivo?

A circa sette anni ho iniziato a prendere lezioni di pianoforte a casa perché mio fratello più grande già lo suonava; così, per scherzo, ho iniziato anch’io. Ma come mi sia venuta in seguito la passione per il violino è ancora un mistero. Ho sostenuto l’esame attitudinale presso il Conservatorio di Padova ed ho iniziato i miei studi con il M° Marco Fornaciari diplomandomi a diciotto anni. Nei primi anni volevo proseguire entrambi gli strumenti, ma, dopo la licenza di Pianoforte Complementare, ho proseguito ancora per un anno lo studio di questo strumento, ed alla fine ho scelto il violino.

Preferisce suonare in orchestra, in duo o da solista?

Gli impegni sono naturalmente diversi. Ho partecipato molto in orchestre da camera, mentre ho suonato saltuariamente in orchestre sinfoniche. Per quanto riguarda la musica da camera mi piace lavorare con gli archi e il duo con il pianoforte mi ha sempre affascinato molto; per qualche anno ho fatto parte di un trio d’archi.

C’è una musica che preferisce ascoltare?

Vado a periodi, ma i miei autori preferiti sono Bach, Mozart, Beethoven e Brahms. Mi piace molto anche la lirica, in particolare Puccini.

Cosa pensa attualmente delle scuole violinistiche italiane?

E’ un discorso interessante. Oggi i giovani hanno molte possibilità di viaggiare e quindi di perfezionarsi; pertanto, c’è una fusione delle scuole anche dal punto di vista tecnico. E moltissimi giovani suonano ad un livello meraviglioso dal punto di vista strumentale! Ma quando acquisto un compact sono attratto dai vecchi grandi nomi: Schering, il mio idolo… fra l’altro era un violinista che suonava in duo con Ciccolini! Poi Grumiaux, Stern, Oistrakh, Heifetz, e non dimenticherei Fritz Kreisler.

Cosa consiglierebbe ai giovani che vorrebbero diventare l’Oistrakh di oggi? E che qualità dovrebbero possedere?

Credo che questi grandi violinisti erano figli di una società diversa; la mia generazione è purtroppo schiava di altri parametri, altri sistemi. Oggi si cerca veramente di eseguire molti concerti con poco tempo per le prove; si deve presentare sul palcoscenico un prodotto ben confezionato, mentre, ascoltando le esecuzioni dei grandi citati in precedenza, ci si accorge che queste erano fatte con una maggior ricerca del dettaglio e dell’approfondimento musicale. Bisognerebbe curare maggiormente il proprio suono, il fraseggio, in modo da riuscire a raggiungere un approccio diverso alla musica.

Ultimamente mi sembra che la sua attività si stia sviluppando in senso positivo con un grande pianista. Può parlarcene?

La collaborazione con il M° Aldo Ciccolini è nata per caso, perché dopo i miei studi di Conservatorio a Ginevra con Corrado Romano, cui devo moltissimo per la mia impostazione violinistica, ho proseguito gli studi di virtuosité. Successivamente ho studiato a Cremona con il M° Accardo presso l’Accademia Stauffer, e per pura coincidenza con Andrea Dindo, conosciuto al Conservatorio di Vibo Valentia, avevo iniziato una collaborazione in duo. Avevamo studiato, fra l’altro, la prima sonata di Franck, che mi ha portato fortuna perché venne ascoltata per caso proprio dal Maestro.

Cosa vuol dire per Lei eseguire assieme ad Aldo Ciccolini i brani che fanno parte del cd uscito ultimamente? E qual è il più difficile dal punto di vista interpretativo?

Questo cd contiene le sonate di Franck, Debussy e Ravel, opere tra le più importanti del repertorio francese; quattro colossi. Siccome la sonata di Franck è stata l’impatto con questo grande pianista, forse ne ho un ricordo di maggior impegno, in quanto è l’opera che si deve musicalmente scavare di più per comprenderla meglio, che richiede, fra l’altro, molta attenzione nella lettura del testo e nel fraseggio, aspetti cui il M° Ciccolini tiene particolarmente.

Sempre da questo punto di vista, c’è un componimento che Le ha dato maggiori soddisfazioni?

Penso siano quattro atmosfere completamente differenti. Complessivamente, la sonata che apprezzo maggiormente è quella di Debussy, dove forse mi sono sentito più a mio agio; inoltre perché Debussy con la firma di Aldo Ciccolini credo sia una garanzia in ogni caso. E vorrei sottolineare come tutta la ricerca sia stata interessantissima; ho dovuto fare proprio un lavoro di cesellatura.

E quali saranno gli sviluppi di questa importante collaborazione?

Parliamo proprio di collaborazione, perché questo disco ha avuto un notevole successo da parte della critica: sono rimasto molto soddisfatto perché hanno trovato in me qualità interessanti nel vibrato, nel lirismo, che ricordano grandi violinisti del passato. Ho letto con grande piacere queste recensioni. Vorrei sottolineare come sia stato proprio il Maestro a chiedermi di incidere questo disco a dimostrazione della sua stima verso di me; ormai sono circa tre anni che suoniamo assieme. Il disco è nato molto lentamente dopo vari incontri di studio e proseguiremo anche in futuro questa collaborazione.

Come pensate di allargare il vostro repertorio?

Stiamo lavorando su un repertorio di aria tedesca; abbiamo preso in considerazione la “Sonata” di Grieg, la “Primavera” di Beethoven, e la “prima sonata” di Brahms, che sicuramente porteremo in concerto.

Bruno Bertucci

Tutti i corridori della squadra World Tour utilizzeranno le calzature Sidi Wire

I010455-photo_06A breve comincerà la nuova stagione del grande ciclismo e ai piedi del Team Katusha ci sarà Sidi. La squadra anche per il 2016 si presenta come una delle formazioni più forti e competitive presenti nel panorama ciclistico internazionale.

A partire dal 2016 Sidi Sport sarà il fornitore ufficiale del Team Katusha. In virtù di questo nuovo accordo tutti i corridori della formazione World Tour utilizzeranno calzature, copriscarpe e calze Sidi. Joaquim Rodriguez, Alexander Kristoff e compagni avranno a loro disposizone il modello Sidi Wire, che rappresenta il top di gamma della collezione strada firmata Sidi, realizzato con una grafica speciale dedicata ai colori del Team Katusha. “Con alcuni corridori del Team Katusha come per esempio Purito Rodriguez, che per le sue vittorie e per il suo carisma è uno degli uomini simbolo di Sidi, collaboriamo con ottimi risultati da molti anni mentre altri hanno già utilizzato le calzature Sidi in passato” spiega Dino Signori alla guida di Sidi Sport. “Questa squadra ha dimostrato di essere completa e competitiva su tutti i fronti, sia nella grandi classiche che nelle corse a tappe di tre settimane. Le grandi corse con le performance dei campioni, estremizzate ai massimi livelli, ci danno feedback importanti sui prodotti e ci stimolano per nuove idee e nuovi progetti”.

“Dino Signori con le sue intuizioni ha rivoluzionato il mondo delle calzature da ciclismo e ottenuto vittorie straordinarie con i più forti campioni di tutti i tempi” dice Viatcheslav Ekimov, General Manager del Team Katusha. “Sapere che i nostri corridori avranno a loro disposizione qualità, tecnologia e prestazioni garantiti Sidi è una certezza importante. Auspichiamo che questa nuova partnership, attraverso i successi dei nostri corridori, possa contribuire ad impreziosire ancora di più il prestigioso palmares di Sidi”.

Il Team Katusha 2016 è così composto:

Maxim Belkov (Rus), Sven Erik Bystrom (Nor), Sergey Chernetskiy (Rus), Jacopo Guarnieri (Ita), Marco Haller (Aut), Vladimir Isaychev (Rus), Pavel Kochetkov (Rus), Dmitry Kozontchuk (Rus), Alexander Kristoff (Nor), Viacheslav Kuznetsov (Rus), Sergey Lagutin (Rus), Alberto Losada (Spa), Tiago Machado (Por), Matvei Mamykin (Rus), Michael Morkov (Dan), Nils Politt (Ger), Alexander Porsev (Rus), Jonathan Restrepo (Col), Joaquim Rodriguez (Spa), Egor Silin (Rus), Rein Taaramae (Est), Alexey Tsatevich (Rus), Jurgen Van Den Broeck (Bel), Angel Vicioso (Spa), Eduard Vorganov (Rus), Anton Vorobyev (Rus), Ilnur Zakarin (Rus), Simon Spilak (Slo).

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