Le grotte di Palazzo Borromeo

Particolare di una grotta

Palazzo Borromeo sull’Isola Bella di Stresa, chiamata un tempo Isola inferiore, sorge sui terreni che furono comperati da Giulio Cesare Borromeo già nel Cinquecento, essendo già proprietario della vicina Isola Madre, dove sorge un omonimo palazzo. Abitata da pescatori, l’isola prese il nome di Isabella d’Adda, moglie di Carlo III Borromeo, diventata poi Bella per semplicità. Con ulteriori acquisizioni, il conte divenne proprietario dell’intero isolotto, sul quale fece iniziare la costruzione del palazzo nel 1632, mentre iniziava la predisposizione per i giardini, creando dei terrazzamenti. Per questo fu necessario organizzare un trasporto di terra, dalla terraferma, con le barche, in modo da dare l’impressione che l’isola diventasse una nave nel lago Maggiore. I lavori dovettero essere sospesi a causa della peste che colpì il territorio, la famosa peste citata da Alessandro Manzoni, ma ripresero con Vitaliano VI e il fratello, il cardinale Giberto Borromeo.

 

La Venere di Vincenzo Monti

Interessanti una serie di stanze verso il giardino, decorate a grotta: sono sei ambienti illuminati dalla luce naturale che furono completamente ricoperti di ciottoli, madreperle, concrezioni, marmi e vari stucchi, per sorprendere gli ospiti alla moda del tempo. Nelle stanze era comodo trascorrere le calde giornate estive, data la frescura generata dai rivestimenti e dalla posizione che godeva della fresca brezza lacustre. La realizzazione completa degli ambienti impiegò più di un secolo e tutti i Borromeo che ereditarono il maniero proseguirono nella scelta di creare queste stanze curiose e stupefacenti. Vennero arredate con statue, una delle quali indiana dei primi secoli riproducente una divinità, oppure la Venere nuda di Vincenzo Monti, imitazione della Ninfa dormiente di Antonio Canova, che creò imbarazzo ai proprietari del Palazzo per le rimostranze di un ospite.

Particolare della Sesta grotta con la cavalcata e la Rocca di Arona

Una stanza racchiude un reperto antico, una piroga dell’Età del ferro ritrovata sulle sponde del lago Maggiore, accanto a teche contenenti urne cinerarie, vasellame e altri oggetti di antiche sepolture locali, oppure il modello dello storico Bucintoro veneziano. Non mancano statue di samurai, con la moda orientaleggiante di alcuni periodi, accanto alle bardature dei cavalli di famiglia. Li ammiriamo nella Sesta grotta, che conserva la cosiddetta “cavalcata” con stemmi Borromeo, Barberini e Odescalchi. Si tratta dei finimenti dei cavalli utilizzati dalla famiglia in occasione delle cerimonie ufficiali. Li utilizzò Giberto IV quando venne nominato vescovo di Novara nel 1713, poi Renato III Borromeo, in occasione del suo matrimonio, nel 1743, con Marianna Odescalchi. La Sala ospita anche il modellino della Rocca di Arona, distrutta da Napoleone Bonaparte nel 1800. Era la Rocca nella quale nacque Carlo Borromeo nel 1538, il futuro santo.

Alessia Biasiolo

“Barocco 2020. Vitaliano VI. L’invenzione dell’Isola Bella”

L’Isola Bella

In questo particolare anno, palindromo, bisestile e carico di incognite, si sommano gli anniversari importanti, molti dei quali centenari. Nella cornice affascinante, emozionante e un po’ magica delle Isole Borromee, sul lago Maggiore, si celebra il Barocco piemontese e, con una bella mostra, l’artefice della maestosità dell’Isola celebrata, invidiata e frequentata da molti letterati e personaggi di calibro, l’Isola Bella. Quattrocento anni di interessanti opere e affascinanti realizzazioni, oggi a disposizione del pubblico sia per la visita, sull’Isola Bella, di Palazzo Borromeo, sia per la visita dei superbi giardini all’italiana.

Palazzo Borromeo: l’ala del Salone che ospita la mostra

Si accede al Palazzo Borromeo in modo ordinato e nel rispetto delle norme vigenti, quindi si arriva a visitare l’interessante mostra “Vitaliano VI. L’invenzione dell’Isola Bella”, allestita nell’ampio e ben illuminato salone ultimato dal discendente di Vitaliano VI, Vitaliano IX, nel 1956, e del quale è esposto il modello ligneo, accanto ai progetti non solo del palazzo, ma anche dei giardini dell’Isola Bella.

Modello ligneo del Palazzo

Il conte Borromeo Vitaliano VI, nella seconda metà del Seicento, in pieno stile barocco dell’Italia nord-occidentale, era stato protagonista della fortuna rinnovata della famiglia Borromeo, e lo si può ammirare attraverso dipinti, busti di terracotta e di marmo, documenti esposti per la prima volta al pubblico, dopo avere attraversato circa metà sale del Palazzo, con importanti arredi e fregi e decorazioni originali ancora. La bellezza superba dell’Isola, non era soltanto un vezzo estetico: il progetto politico che sottende era chiaro all’artefice del progetto. Vitaliano VI ben sapeva che creare un sorprendente scenario per i propri importanti ospiti avrebbe sostenuto le strategie della famiglia Borromeo, assicurando prestigio e importanti incarichi agli eredi di San Carlo e di Federico Borromeo. Vitaliano VI e Giberto III, che era cardinale alla corte papale, riescono a tessere una rete di alleanze tra le più importanti corti europee come Madrid, Vienna e la stessa Roma, in modo da allargare gli scenari di una famiglia imparentata con tutte le corone più in vista. Il piccolo “stato” dei Borromeo, antica famiglia di origine feudale, sul lago Maggiore, sarebbe stato famoso ben oltre i confini, ma si sarebbe avvalso di potentissimi legami: imparentarsi con gli Odescalchi, ad esempio, grazie al matrimonio di Carlo IV Borromeo con la nipote del papa Innocenzo XI Odescalchi: la festa nuziale verrà organizzata proprio sul lago Maggiore, nel 1677.

Busto di Vitaliano VI Borromeo, Carlo Simonetta

Vitaliano VI è ricordato con busti celebrativi (quello di Carlo Simonetta è l’unico prodotto mentre il conte era ancora vivo) e ritratti, accanto a quadri che riproducono altri appartenenti all’illustre famiglia. Quindi, ecco i progetti della trasformazione di uno scoglio lacustre in un eccelso esempio di raffinatezza, già agognato dal padre di Vitaliano VI, Carlo III. I documenti risalgono al 1660-1665, artefice principale l’architetto Andrea Biffi: accanto alle modificazioni della dimora, con la creazione delle grotte, ad esempio, ecco il terrazzamento e la realizzazione dei giardini, di cui sono esposte in mostra 24 carte originali del 1686. L’Isola Bella diventa tappa obbligata del Gran Tour e la sua trasformazione continuerà anche dopo la morte di Vitaliano VI, avvenuta nel 1690.

La mostra è visitabile fino al primo novembre prossimo nell’ambito del percorso di vista di Palazzo Borromeo all’Isola Bella, Stresa, sul lago Maggiore. Apertura dalle 10 alle 17.30, con biglietto che permette di visitare anche i giardini.

 

Alessia Biasiolo