I Giardini dell’Isola Bella a Stresa

I giardini dell’Isola Bella, nati per volontà dei proprietari Borromeo dell’Isola, come già abbiamo scritto, sono celebri nel mondo come giardini barocchi all’italiana, con decori, statue, varietà botaniche, fontane, obelischi che ne fanno una mostra a cielo aperto. Si visitano dopo essere entrati a Palazzo Borromeo e solo in questo modo si comprende come fossero un giardino di una casa, ma anche la volontà di estasiare e sorprendere gli ospiti ai quali, dopo le varie spettacolarità domestiche, erano riservati scorci panoramici unici, aree fresche dove camminare e riposare d’estate e dove ammirare la potenza dei padroni di casa, oltre alla loro cultura e alla loro volontà di interessarsi di ogni aspetto della vita.

Il Teatro Massimo, come veniva chiamato un tempo, è il monumento più importante del giardino, con statue di Carlo Simonetta che vanno dal 1667 al 1677. Al punto più alto la personificazione di Arte e Natura con l’Unicorno, simbolo araldico della famiglia Borromeo. L’Unicorno è cavalcato da Amore, o da Onore secondo altre versioni. Non mancano le statue che raffigurano il lago, Verbano, e i fiumi Ticino e Po. Ai lati del monumento le statue che rappresentano aria, acqua, fuoco e terra.

Di fronte al Teatro c’è il Giardino d’Amore, con siepi di bosso all’italiana e vasi di agrumi. La Serra Elisa, degli inizi dell’Ottocento, ospita piante esotiche e varietà botaniche rare. Non mancano le voliere con i pappagallini.

Dal 2002 i giardini sono inseriti nel circuito della Royal Horticultural Society.

 

Alessia Biasiolo

“Barocco 2020. Vitaliano VI. L’invenzione dell’Isola Bella”

L’Isola Bella

In questo particolare anno, palindromo, bisestile e carico di incognite, si sommano gli anniversari importanti, molti dei quali centenari. Nella cornice affascinante, emozionante e un po’ magica delle Isole Borromee, sul lago Maggiore, si celebra il Barocco piemontese e, con una bella mostra, l’artefice della maestosità dell’Isola celebrata, invidiata e frequentata da molti letterati e personaggi di calibro, l’Isola Bella. Quattrocento anni di interessanti opere e affascinanti realizzazioni, oggi a disposizione del pubblico sia per la visita, sull’Isola Bella, di Palazzo Borromeo, sia per la visita dei superbi giardini all’italiana.

Palazzo Borromeo: l’ala del Salone che ospita la mostra

Si accede al Palazzo Borromeo in modo ordinato e nel rispetto delle norme vigenti, quindi si arriva a visitare l’interessante mostra “Vitaliano VI. L’invenzione dell’Isola Bella”, allestita nell’ampio e ben illuminato salone ultimato dal discendente di Vitaliano VI, Vitaliano IX, nel 1956, e del quale è esposto il modello ligneo, accanto ai progetti non solo del palazzo, ma anche dei giardini dell’Isola Bella.

Modello ligneo del Palazzo

Il conte Borromeo Vitaliano VI, nella seconda metà del Seicento, in pieno stile barocco dell’Italia nord-occidentale, era stato protagonista della fortuna rinnovata della famiglia Borromeo, e lo si può ammirare attraverso dipinti, busti di terracotta e di marmo, documenti esposti per la prima volta al pubblico, dopo avere attraversato circa metà sale del Palazzo, con importanti arredi e fregi e decorazioni originali ancora. La bellezza superba dell’Isola, non era soltanto un vezzo estetico: il progetto politico che sottende era chiaro all’artefice del progetto. Vitaliano VI ben sapeva che creare un sorprendente scenario per i propri importanti ospiti avrebbe sostenuto le strategie della famiglia Borromeo, assicurando prestigio e importanti incarichi agli eredi di San Carlo e di Federico Borromeo. Vitaliano VI e Giberto III, che era cardinale alla corte papale, riescono a tessere una rete di alleanze tra le più importanti corti europee come Madrid, Vienna e la stessa Roma, in modo da allargare gli scenari di una famiglia imparentata con tutte le corone più in vista. Il piccolo “stato” dei Borromeo, antica famiglia di origine feudale, sul lago Maggiore, sarebbe stato famoso ben oltre i confini, ma si sarebbe avvalso di potentissimi legami: imparentarsi con gli Odescalchi, ad esempio, grazie al matrimonio di Carlo IV Borromeo con la nipote del papa Innocenzo XI Odescalchi: la festa nuziale verrà organizzata proprio sul lago Maggiore, nel 1677.

Busto di Vitaliano VI Borromeo, Carlo Simonetta

Vitaliano VI è ricordato con busti celebrativi (quello di Carlo Simonetta è l’unico prodotto mentre il conte era ancora vivo) e ritratti, accanto a quadri che riproducono altri appartenenti all’illustre famiglia. Quindi, ecco i progetti della trasformazione di uno scoglio lacustre in un eccelso esempio di raffinatezza, già agognato dal padre di Vitaliano VI, Carlo III. I documenti risalgono al 1660-1665, artefice principale l’architetto Andrea Biffi: accanto alle modificazioni della dimora, con la creazione delle grotte, ad esempio, ecco il terrazzamento e la realizzazione dei giardini, di cui sono esposte in mostra 24 carte originali del 1686. L’Isola Bella diventa tappa obbligata del Gran Tour e la sua trasformazione continuerà anche dopo la morte di Vitaliano VI, avvenuta nel 1690.

La mostra è visitabile fino al primo novembre prossimo nell’ambito del percorso di vista di Palazzo Borromeo all’Isola Bella, Stresa, sul lago Maggiore. Apertura dalle 10 alle 17.30, con biglietto che permette di visitare anche i giardini.

 

Alessia Biasiolo

 

 

 

Riapre la Rocca d’Angera, sul lago Maggiore

L’obiettivo dei Principi Borromeo è di trasformare la severa Rocca di famiglia che domina il Lago Maggiore, in un luogo da favola, affascinante da vistare e ideale cornice per matrimoni e feste di livello.
Le prove generali per questa nuova funzione l’antico maniero le ha brillantemente superate con la festa nuziale in Rocca di Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi, preceduta da quella di Riccardo Montolivo, calciatore della Nazionale e del Milan, che qui ha voluto festeggiare il suo matrimonio con l’attrice fiorentina Cristina De Pin.
Due feste memorabili, che hanno dimostrato come la scenografia dell’antico castello di Angera, con i suoi giardini affacciati sul Lago, sia assolutamente perfetta.
Quando, il prossimo 18 marzo, la Rocca Borromeo ad Angera si riaprirà alle visite, offrirà non poche sorprese.
Pensando a questa nuova funzione ma anche e soprattutto al continuo flusso di turisti che scelgono la Rocca per una visita che permarrà nei loro ricordi, i Principi Borromeo stanno, da alcuni anni, compiendo importanti investimenti per il restauro e la messa a norma dell’antico castello di famiglia.
Tra i più recenti, la ripresa dell’originale Giardino Medievale ai piedi della Rocca, a circondare l’antica chiesa del complesso.
All’interno della Rocca è stato condotto a termine il restauro, molto impegnativo, dell’importante ciclo affrescato della Sala della Giustizia, uno dei più importanti esempi del gotico internazionale in terra lombarda.
L’equipe di Carlotta Beccaria, che ha brillantemente condotto quel restauro è da mesi impegnata in una altra impresa destinata a mutare il volto degli ampi saloni della parte viscontea della Rocca. Quelli che sino a ieri si presentavano come severi ambienti resi asettici da molte mani di calce sovrappostesi nei secoli, torneranno ad essere l’allegro caleidoscopio di colori su cui si rinfrangevano, creando singolari effetti, le lame di luce riflesse dalle acque del Lago.
I grandi ambienti trecenteschi della Rocca stanno riprendendo, dopo mezzo millennio, il loro aspetto originario. Stanno infatti riemergendo le preziose, coloratissime tappezzerie affrescate medievali che per motivi igienici, probabilmente come mezzo di difesa dalla Grande Peste seicentesca, erano state ricoperte da una serie di strati di calce.
Vataliano Borromeo ha dato inoltre il via al recupero dell’ala Scaligera, la più antica della Rocca. Qui saranno ripristinati ampi ambienti destinati ad ospitare esposizioni ed eventi temporanei.
Sino ad oggi la Rocca appariva come la gemma minore del circuito dei cosiddetti Paradisi Borromei sul Lago Maggiore, circuito composto, oltre che dalla Rocca Borromeo di Angera, dall’Isola Bella e dall’Isola Madre e, più a nord, dai Castelli di Cannero. Gradualmente questo immenso patrimonio d’arte e di storia viene, per volontà della Famiglia, restaurato e valorizzato. Per preservare una grande storia, ma anche per continuare ad essere all’altezza di una grande tradizione di accoglienza.

S. E.