Sono a colloquio con Idra Panetto, responsabile marketing e comunicazione degli Istituti Vicenza, una scuola privata professionale che prepara persone adulte a diventare professionisti nel mondo del design orafo, di moda, nella grafica. L’ho conosciuta per ragioni professionali, ma questa intervista nasce perché ho individuato in lei un raro entusiasmo nel rendere la propria professionalità gioia di vivere sogni e di imparare a realizzarli. Imparare a volerli realizzare. Per questo vi propongo di leggere uno spaccato, silenzioso e modesto, di quel mondo dell’istruzione (pur se privata) che tanto si pontifica debba premiare il merito e la capacità.
Ciao Idra e grazie per aver voluto rilasciare questa intervista. Come giudichi l’approccio dell’Italia alla moda, oggi che molto è stato delocalizzato all’estero?
Sulla delocalizzazione penso sia doverosa una precisazione: è stata portata all’estero l’esecuzione “materiale” del lavoro, in paesi dove il lavoro costa meno. Ma la creatività, la progettazione dei capi, quindi lo stilismo e il modellismo e alcuni lavori di alto artigianato, sono sempre rimasti qui da noi. In questo l’Italia, anzi, gli Italiani, sono stati come al solito all’altezza della situazione.
Grazie al mio lavoro conosco moltissime persone che, benché avessero perso il lavoro, hanno scelto di non “buttare via” la loro esperienza come cucitrici e confezionatrici, e si sono riqualificate diventando modelliste e stiliste. Hanno scelto di rimboccarsi le maniche e investire in loro stesse. Sono tornate sui banchi di scuola per imparare quel “pezzetto” di professione che mancava loro a trovare di nuovo lavoro e in 1-2 anni di formazione sono passate ai piani alti, dirigendo da qui, dall’Italia, intere linee di produzione all’estero. Hanno tutta la mia ammirazione: molte di loro hanno figli, famiglia, impegni e un’età non proprio scolastica, eppure non hanno mollato. Mi piace pensare che l’Italia sia fatta di persone così!
Reputi che il nostro Paese sia ancora maestro di moda nel mondo, o vedi altri Paesi in questa dirittura?
Che bella domanda! Tendo a vedere il mondo in modo orizzontale, non verticale, quindi penso che ci sia spazio per tutti. I mass media hanno reso il mondo più piccolo e accessibile. La bellezza e la creatività degli altri paesi sono a portata di mano. E poi un conto è la percezione e un conto è la realtà: il mercato della moda è tutto mescolato. Molte case di moda italiane hanno stilisti stranieri, e molti stilisti italiani lavorano per brand esteri. Cosa è italiano e cosa non lo è?
L’Italia gode di una grossa reputazione nella moda (come in molti altri settori), perciò all’estero qualsiasi cosa suoni vagamente italiana vende di più. Fuori dall’Italia e dall’Europa spesso certe sensibilità estetiche non sono molto sviluppate e la gente compra davvero di tutto. Mentre in Italia è più difficile fregarci: se un capo è brutto, è brutto e non lo compriamo. In questo senso sì, grazie al nostro senso estetico noi italiani siamo ancora maestri di moda.
Istituti Vicenza propongono corsi di Fashion Design, Sartoria nelle varie suddivisioni, Modellista. Chi frequenta i vostri corsi? Sono prevalentemente adulti, ragazzi, uomini, donne, italiani o stranieri?
Tutti i nostri corsi sia nel settore moda, che negli altri, sono strutturati come laboratori pratici. Sono pensati per persone adulte, impegnate, che non hanno tempo da perdere. La provenienza è eterogenea: ci sono allievi che lavorano già nel settore moda ma vogliono poter chiedere uno stipendio migliore e avere più responsabilità. Ci sono giovani che hanno appena terminato il diploma o la laurea e hanno le idee ben chiare di cosa vogliono diventare e dove vogliono arrivare. Ci sono allievi che provengono da settori completamente diversi e si sono stancati di fare tutto il giorno un lavoro che non amano e vengono a imparare il mestiere dei loro sogni. Sono quelli che preferisco, perché hanno una scintilla particolare negli occhi.
Nell’insieme sono prevalentemente italiani, anche se gli stranieri negli ultimi 5-6 anni sono aumentati sempre di più. L’età media è di 29 – 30 anni, con punte minime di 20 – 21 anni e massime attorno ai 45 – 50. Ma le nostre allieve più anziane, del corso di sartoria, hanno rispettivamente 65 e 68 anni. Sono due sorelle e nella vita hanno fatto tutt’altro. Quando sono venute ad iscriversi mi hanno detto: “Nostro papà ci ha fatto studiare quello che voleva lui anche se noi amavamo i vestiti. Erano altri tempi, non potevamo opporci. Adesso però che i nostri figli sono grandi e non dobbiamo più niente a nessuno, abbiamo tirato fuori il sogno dal cassetto!”
Non è mai troppo tardi per inseguire le proprie passioni.
Come ci si deve approcciare ad un corso di “inventore” di moda nell’era della globalizzazione?
Con umiltà (non modestia ma umiltà). Con determinazione. Con la mente più aperta possibile, per catturare tutti gli spunti che la globalizzazione offre. E con sicurezza nelle proprie capacità e nel proprio background culturale. Proprio grazie alla globalizzazione e a internet, che hanno reso il mondo più accessibile, è possibile che una giovane allieva stilista apra un blog bilingue sulla moda, sulle tendenze, dando consigli di stile per tutte le taglie e le età, e in questo modo possa non solo diventare “influencer”,ovvero muovere l’opinione di una grossa fetta di utenti del web, ma far conoscere il proprio lavoro nel mondo e vendere le proprie creazioni in Italia e all’estero. Trent’anni fa sarebbe stato impensabile.
Il Veneto nel quale operate ha risentito molto della crisi: pensi che sia in grado di ripartire dai settori di vostra competenza?
Tocchi un tasto dolente: soffro molto quando penso agli imprenditori e ai professionisti che vedono svanire il lavoro di una vita. Ma abbiamo una bella tempra. Penso di sì, che possiamo riprenderci. E non solo perché sono un’inguaribile ottimista. Perché sono un’ottimista attenta: mi guardo attorno e vedo che le aziende che non si sono mai fermate sono quelle che lavorano con l’estero. E che lavorano bene, con qualità e cuore. Dei nostri quattro principali settori di competenza: grafica, arredamento, oreficeria e moda, i corsi che negli ultimi anni hanno avuto un maggiore incremento di iscrizioni sono sartoria nel settore moda e i corsi orafi, quali incisione, modellazione di prototipi in cera, lavorazione del metallo, incastonatura ecc. Questi corsi-laboratorio sono tenuti da artigiani e “sfornano” artigiani. Sono pratici, basati sull’imparare a fare. Sostituiscono il periodo di gavetta a bottega. Verrebbe da chiedersi: ma come? In un mondo supertecnologico c’è chi investe per diventare artigiano? Sembrerebbe un controsenso, ma non lo è.
Negli anni ’60 e ’70 l’artigianato è stato schiacciato dall’industria, perché il mercato era locale. Oggi, invece, il mercato è globale. Molti nostri allievi lavorano nel laboratorio sotto casa, ma realizzano gioielli o capi così particolari e unici che li possono vendere in tutto il mondo, grazie ad internet. E’ la teoria della “coda lunga”, già espressa nel 2004 da Chris Anderson.
Cosa dire del comparto orafo? Cosa proponete per il settore?
Grazie per queste domande che mi permette di fare un po’ di promozione. Porta pazienza ma qui uscirà fuori la mia “anima marketing”. Comincio col dire che chi fosse interessato può fare una prova gratuita e senza impegno di tutti i corsi. Come già in parte ti ho accennato, proponiamo corsi che formano da zero un artigiano orafo in ogni aspetto della produzione di oreficeria e gioielleria. Ovviamente le competenze si possono spendere anche nell’ambito dell’industria e della grande produzione, ma la via più veloce per far fruttare l’investimento nel corso è quella dell’artigianato. Partendo dallo studio dell’idea abbracciano le varie fasi della produzione fino ad arrivare alla finitura.
Per imparare a progettare il pezzo o la collezione, per le persone molto creative ci sono i corsi di Design Orafo e Cad Rhinoceros (disegno tridimensionale al computer) dove si affrontano gli aspetti estetici e tecnici del progetto quali: cosa va di moda? Come trovare nuove idee per forme nuove? Queste forme sono realizzabili? Con quali materiali? Con quali metalli? Quanto peserà il pezzo finito? Quanto costerà? Sarà “portabile”? A che tipo di clientela si rivolge?
Per le persone creative ma più manuali, e per quelle che vogliono subito vedere la propria idea trasformata in realtà, c’è il corso di modellazione di prototipi in cera, ovvero la scultura a mano dell’oggetto su un pezzo di cera che verrà fuso per ottenere lo stesso oggetto in metallo. Questo corso permette a molti allievi, con un investimento sui materiali davvero irrisorio (nell’ordine di poche decine di euro) di eseguire lavori anche importanti su ordinazione senza impegnare grammi di prezioso oro. Si scolpisce un prototipo del gioiello in cera da mostrare al cliente e solo se piace viene fuso e trasformato in metallo. Con un semplice calcolo è possibile sapere con precisione quanti grammi peserà e quindi quanto costa realizzarlo.
Per chi invece desidera da subito cimentarsi con la lavorazione del metallo tipo taglio di lamine, saldatura, tiratura, piegatura e assemblaggio, c’è il corso di Oreficeria. E infine ci sono i corsi di incastonatura e incisione, che riguardano la finitura del gioiello. Le pietre e le decorazioni a bulino, infatti, vengono eseguite alla fine del procedimento di creazione del gioiello.
Tutti i corsi vengono tenuti da artigiani orafi che di lavoro fanno quel che insegnano e si frequentano un weekend al mese, così da permettere agli allievi di non lasciare il loro lavoro e i loro impegni troppo di frequente e troppo a lungo
Chi si approccia ai corsi orafi o per la gioielleria pensa alla professionalità o al classico “fare soldi”?
Bisognerebbe chiederlo a loro! Scherzo… In realtà sono importanti tutti e due. Nessuno fa niente per niente. Penso che chi non conosce il settore orafo abbia l’illusione che maneggiando un materiale così prezioso si possano “fare soldi”. Poi fissiamo il colloquio di orientamento e a me tocca l’ingrato onere di smontare le loro aspettative. Perché alla fine il guadagno, per chi lavora l’oro, è lo stesso di molti altri settori: viene pagata la professionalità. Con la differenza che l’oro costa “come l’oro” e quindi o possiedi molti soldi da tenere lì bloccati in lamine, pezzetti di scarto e limatura (che poi ovviamente vengono fusi, ma anche far rifondere costa) o aggiri il problema e lavori la cera, in modo da fondere solo quando sei sicuro di venire pagato. Noi come scuola siamo molto attenti al guadagno che i nostri allievi devono avere in cambio del loro lavoro. Siamo consapevoli che l’investimento che fanno per venire a scuola da noi deve essere ripagato con risultati economici.

A chi consiglieresti un corso professionalizzante in questi ambiti nel periodo di crisi attuale?
Agli appassionati. I corsi di moda agli appassionati di moda. Quelli di grafica agli amanti della grafica e così via. Il nostro motto è “Trasformiamo la Passione in Professione”. Il vero motore del successo, crisi o no, è la passione. Se una cosa ti piace la fai, e la vuoi fare bene, perché ci tieni e ti piace. Non senti il peso della fatica, anzi, mentre la stai facendo entri in una sorta di trance e le ore volano. Non ne hai mai abbastanza. E sei felice.
Se invece una cosa non ti piace, non importa quanto ti pagano per farla. Non importa se è un lavoro richiestissimo e pagatissimo. Non importa se la crisi è finalmente finita. Non ti piace, punto e basta. E se fai una cosa che non ami hai due possibili scelte: o cambi e ti metti a fare una cosa che ti piace, oppure sei destinato all’infelicità a vita. Quanto costa essere infelici? Secondo me molto più che cambiare strada. Ma sai, ognuno ha la propria scala di valori.
Non ci sono scorciatoie. Mi dispiace. I nostri allievi trovano lavoro? Sì. Più facilmente degli altri? No e sì. No perché devono darsi da fare tanto quanti gli altri. Sì perché se ti dai da fare per una cosa che desideri davvero, ti pesa molto meno.
Certo, se la crisi non ci fosse, se l’economia tirasse di più… se ci fosse meno burocrazia… se il governo facesse leggi migliori… se le banche finanziassero… se… se… se…
Secondo te, la crisi è materiale o c’è altro?
Francamente non lo so. In questi ultimi anni si sono persi molti posti di lavoro, i soldi hanno girato meno e le difficoltà pesano sulle spalle delle famiglie: è sotto gli occhi di tutti. Ma penso anche che a volte i mass media ci hanno marciato. In fondo tutta la vita è fatta di rompicapo da risolvere. Perciò imparare a filtrare i continui bombardamenti mediatici è indispensabile per sopravvivere. Buon senso insomma.
Personalmente mi sforzo di imparare dall’esempio dei nostri nonni, che sono vissuti in tempi più duri dei nostri. Con meno soldi. Con problemi più reali. Eppure senza perdere il sorriso. Mia nonna è rimasta vedova a 44 anni e ha allevato 7 figli piccoli da sola. A polenta e cipolle. Ed era una persona normalissima in mezzo a tante altre normalissime, che hanno fatto cose eccezionali.
Basterebbe anche solo farsi un giro fuori dall’Europa, verso est, o verso sud per riconsiderare la nostra posizione. Cerco di non dimenticarmi che sono una delle 10 persone, ogni 100 nel pianeta, che in casa ha un rubinetto da cui esce acqua potabile e, a seconda di come lo muovo, l’acqua esce calda o fredda. O tiepida.
La parola “Crisi” deriva da una parola greca che anticamente indicava la fase finale della trebbiatura, quando si faceva saltare, su grandi teli, il raccolto al vento. In questo modo i chicchi pesanti ricadevano giù e la pula, lo scarto, volava via.
Perciò non so “quanta” crisi ci sia ancora da vivere. Non so se sia materiale o di valori o morale. Quello che so è che ottiene qualcosa chi si dà da fare. Chi è disposto a pagare il prezzo per intero. In anticipo e senza sconti. Quella gente lì è il grano. Gli altri purtroppo sono pula.
Raccontaci qualcosa di te: chi è Idra in un Istituto per creazione delle grandi passioni soprattutto femminili e perché ha scelto questa carriera?
Io sono una persona innamorata delle persone: mi piacciono le loro storie, la loro energia. Ogni giorno scopro persone eccezionali intorno a me, fenomeni che affrontano a testa alta e con dignità situazioni complicate. Basta saperle vedere. E sono affascinata dalla comunicazione. Qui a scuola mi occupo principalmente di marketing e comunicazione. Faccio del mio meglio perché lo spirito e i valori della scuola vengano capiti dai nostri utenti. Poi mi occupo di orientamento e da un po’ di tempo anche di personal branding, ovvero aiuto gli allievi ad applicare concetti di marketing aziendale su loro stessi per avviare più facilmente la loro carriera. Devo ringraziare con tutto il cuore il dottor Paolo Bortolotti, proprietario e Direttore della scuola, che ogni giorno mi onora della sua fiducia. La scuola è il riflesso dei suoi valori personali di condivisione della conoscenza, di rispetto per i sacrifici, di responsabilità e valorizzazione del potenziale umano. Valori che condivido pienamente. Lavoro in collaborazione con grandi professionisti, i docenti, che hanno una caratteristica che li contraddistingue tutti e li accomuna: sono generosi. Sanno fare bene qualcosa e non hanno paura di insegnare ad altri come si fa. Sono felici di condividere il loro sapere con gli allievi, convinti che le idee non si trasferiscono ma si moltiplicano.
Poi ci sono gli allievi. Siamo una scuola privata e per adulti. Chi ci sceglie lo fa perché lo vuole davvero. Sono circondata da campioni. Da gente che suda per avere risultati. Vengono a scuola la sera, al sabato, nei weekend. Rinunciano ai divertimenti, al tempo libero e al relax in cambio della formazione sulla loro passione. Con la promessa di farne un mestiere. Riesci a immaginare quanta energia respiro ogni giorno? Quanta motivazione?
Nel mio lavoro ho il privilegio di incontrare le persone in momenti molto “potenti” della loro vita: quando intuiscono che vogliono di più. Spesso vengono da me sottovoce, vergognandosi di ammettere che vorrebbero essere stilisti, o arredatori, o designer. Si sentono in colpa ad avere un sogno. L’ambizione nella nostra società viene spesso derisa. Io ho in privilegio di essere lì, in quel magico momento, e dire loro che sì, possono: se vogliono, possono. Che certo, c’è un prezzo da pagare e non solo economico, ma anche in termini di costanza, energia, sacrifici e tempo lontano dallo svago, dalla famiglia, dagli hobby. Ma che se sono disposti a pagarlo, hanno davvero concrete possibilità. Alcuni di loro non vedono l’ora di iniziare. Altri hanno bisogno di rifletterci. Altri ancora scoprono che non era la loro strada. Va bene comunque. Mi piace pensare che ormai la scintilla sia accesa. Si può immaginare un lavoro migliore di questo? Non per me.
Intervista di Alessia Biasiolo