Visse d’arte. Giacomo Puccini e Corrado Veneziano

In occasione del Centenario della scomparsa di Giacomo Puccini, il Teatro del Giglio Giacomo Puccini di Lucca (Piazza del Giglio, 13/15) – la città natale del celebre compositore – ospiterà, nel foyer e nel ridotto, la mostra pittorica “Visse d’Arte” dell’artista Corrado Veneziano. La mostra inaugurata lo scorso 22 dicembre, giorno della nascita di Puccini, sarà visitabile fino al 18 gennaio 2025.

L’esposizione, curata da Francesca Barbi Marinetti, Cinzia Guido e Sonia Martone, è l’unica mostra pittorica di un autore contemporaneo inclusa nel programma ufficiale delle celebrazioni Puccini 100. Dopo aver esordito a Roma presso il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali e aver viaggiato tra Bruxelles, L’Aquila, Montecarlo, Rabat e Bogotà, l’appuntamento lucchese rappresenta l’ultima tappa del 2024, offrendo un importante ponte verso il 2026, anno del centenario della prima rappresentazione di Turandot.

Le opere esposte – circa 20 tele a olio di grande impatto – evocano l’intero repertorio lirico pucciniano, con un’originale tensione figurativa che si intreccia alla raffinatezza della musica. Dodici di queste opere richiamano visivamente i capolavori di Puccini: dalle note sul pentagramma che diventano onde, corde, rami o scale, ai personaggi femminili iconici – Tosca, Turandot, Manon, Butterfly, Suor Angelica, la Fanciulla del West – che si stagliano in una dimensione pittorica evocativa e potente.

L’arte di Veneziano dialoga con il mondo pucciniano attraverso un percorso visivo ricco di simboli e suggestioni: un omaggio ai luoghi amati da Puccini (Roma, Firenze, Parigi, le Fiandre, la Foresta Nera, Nagasaki, Pechino) e alle sue figure liriche, trasformando la forza melodica delle opere in capolavori pittorici eterei e contemporanei.

Il Teatro del Giglio Giacomo Puccini, cuore pulsante della tradizione pucciniana, si conferma la cornice ideale per questa esposizione, dove il visitatore potrà immergersi in un viaggio visivo che esplora la complessità e la magia del linguaggio del compositore lucchese. In anteprima assoluta, saranno presentate anche nuove tele dedicate a Turandot, principessa “della Cina al tempo delle favole”, simbolo del capolavoro incompiuto di Puccini.

La mostra, organizzata in collaborazione con la Città di Lucca e il Teatro del Giglio Giacomo Puccini, Iacovelli and Partners, e l’associazione D.dArte, gode del riconoscimento del Comitato nazionale per le celebrazioni “Puccini100”, nonché degli auspici della Presidenza Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Visse d’Arte sarà visitabile fino al 18 gennaio, dalle ore 16.00 alle 21.00, ad esclusione dei giorni 13, 16 e 17 gennaio.

Corrado Veneziano (Dottorato in Arte e Musica, Laurea in Lettere), dopo un primo impegno teatrale (regista con la Biennale di Venezia nelle direzioni artistiche di Maurizio Scaparro) e docente (a Santa Cecilia e all’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico), negli ultimi anni ha concentrato la sua attività creativa nell’ambito squisitamente pittorico.

Su entusiastico incoraggiamento di Achille Bonito Oliva, Marc Augé e Derrick de Kerckhove (autori dei primi cataloghi), ha presentato i suoi lavori per la prima volta a Roma nel 2013, e subito dopo a Bruxelles (Istituto Italiano di Cultura) nel 2014.

Nel 2015 ha ideato e realizzato il Logo per la RAI – Prix Italia, e ha poi esposto (tra l’altro) a San Pietroburgo (nella Galleria Comunale Nevskij 8), nel Museo Nazionale d’Arte Moderna di Lanzhou in Cina, nella Chiesa di Saint Florentin di Amboise su invito del Presidente della Repubblica Francese e con il patrocinio del Museo del Louvre.

La sua mostra Dante l’Europeo è stata presentata nel 2023 negli spazi espositivi dell’Unione Europea-Comitato delle Regioni, con il sostegno di Unioncamere Europa e il patrocinio dell’Ambasciata italiana, dell’ICAS Intergruppo Arte e Cultura della Camera dei Deputati, dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, della Regione Lazio, del CNR-Consiglio nazionale delle ricerche, e della Camera di Commercio Belga Italiana.  

Un’opera di questo ciclo pittorico è diventata il Francobollo dello Stato italiano dedicato all’Inferno di Dante.

In Italia ha esposto in una larga serie di spazi istituzionali, tra cui nel Complesso Monumentale di Palazzo Valdina del Parlamento Italiano, nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel Museo Nazionale Ridola di Matera, nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.

Tra i Musei statali e le istituzioni internazionali che hanno acquisito le sue opere (catalogate ed esposte al pubblico), ricordiamo il Museo Ossolinski di Breslavia, la Chiesa di San Nicola di Bruxelles, il Teatro dell’Opera di Bucarest, l’Università di Granada, il Palazzo Municipale di Los Angeles, il Ministero degli Affari Esteri ad Algeri, l’Istituto italiano di Cultura di Tunisi.

Un ciclo delle sue opere (13 stele dedicate alle Georgiche virgiliane) è esposta in modo permanente sulla banchina nord dell’Isola Tiberina a Roma.

La sua ultima mostra personale italiana – Dipingendo Cavalcaselle. Di tersa mano, a cura di Francesca Barbi Marinetti e Lucia Calzona è stata esposta a Venezia nella Biblioteca Nazionale Marciana nel complesso monumentale del Museo Correr e, successivamente, Palazzo Altemps di Roma nell’estate del 2024.

Elisabetta Castiglioni (anche per l’immagine)

Giacomo Puccini nel centenario della morte

Figlio d’arte, possiamo dire di Giacomo Puccini, essendo rampollo di una famiglia da quattro generazioni maestri di cappella del Duomo di Lucca, dove Giacomo è nato il 22 dicembre 1858. Suo padre era un professore di composizione, ma la sua morte prematura pose la famiglia in ristrettezze economiche quando Giacomo, sesto di nove figli, aveva solo cinque anni. Per quel motivo il bambino venne mandato dallo zio materno che lo doveva fare studiare, ritenendolo però poco portato, fannullone e indisciplinato. Comunque lo zio riuscì a fargli apprendere la musica, studio che proseguì frequentando il seminario della Cattedrale di Milano, dove imparò a suonare l’organo, strumento che per molti musicisti fu determinante. Sempre ritenuto inadatto alla scuola, frequentò l’Istituto Musicale di Lucca, allievo di Carlo Angeloni con ottimi risultati, e cominciò, pur giovanissimo, a portare qualche soldo in casa suonando proprio l’organo, oltre che il pianoforte presso il Caffè Caselli della città. Quando poté assistere alla messa in scena di Aida di Verdi, capì che l’opera lirica sarebbe stata la sua strada. Quindi si dedicò alla stesura di alcuni componimenti, tra cui una cantata e un mottetto, mentre un valzer risulta perduto. La chiusura dei suoi studi con la composizione di una Messa di gloria a quattro voci con orchestra, eseguita al Teatro Goldoni di Lucca, suscitò l’entusiasmo della critica. La mamma, dopo avere bussato invano molte porte, riuscì ad ottenergli una borsa di studio dalla regina Margherita, grazie all’intercessione della sua dama di compagnia, la marchesa Pallavicini, arrotondata dall’amico di famiglia Cerù. E così Giacomo fu allievo del Conservatorio di Milano, avendo come maestro Antonio Bazzini per due anni, e poi Amilcare Ponchielli, grazie al quale Giacomo conobbe Pietro Mascagni. I lavori musicali di Puccini cominciarono ad accumularsi, mentre Ponchielli lo ricorderà come uno dei suoi allievi migliori, malgrado la scarsa costanza: si diplomerà infatti con medaglia di bronzo, quindi al terzo posto tra i candidati. Il primo successo di Puccini, suonato davanti ad Arrigo Boito tra gli altri, gli permise di firmare un contratto con la Casa Ricordi che commissionò Edgar, andato in scena al Teatro alla Scala di Milano nell’aprile 1889 con poco apprezzamento del pubblico. Un vero successo fu Manon Lescaut, con i proventi della quale poté tornare a vivere in Toscana; dal 1891 si trasferì a Torre del Lago, frazione di Viareggio, che divenne la sua vera dimora. I suoi lavori continuarono ad essere successi anche grazie alla collaborazione con i librettisti Illica e Giacosa.

Abbiamo quindi La Bohème, Tosca, Madama Butterfly, che alla prima alla Scala di Milano fu un vero fiasco. Quindi il lavoro venne rimaneggiato e portato in scena al Teatro Grande di Brescia, dove ottenne il successo che continua ancora oggi.

Nel 1906 la morte di Giacosa pose fine ad un lavoro a tre mani che aveva avuto tanto apprezzamento: collaborare soltanto con Illica era poco proficuo, mentre alcuni problemi familiari che si portarono dietro anche uno scandalo, provarono molto il musicista, tanto da rendergli quasi impossibile lavorare. Anche il progetto di collaborazione con D’Annunzio non portò a nulla. Successivamente Puccini scrisse La fanciulla del West che, debuttando a New York nel 1910 con Emmy Destinn ed Enrico Caruso nel cast, fu un vero trionfo di pubblico, meno di critica. A seguito di un viaggio tra Germania ed Austria, il compositore conobbe impresari che gli proposero di musicare un testo di Willne che, in un secondo momento, gli propose di cambiarlo con La rondine, ma lo scoppio della prima guerra mondiale e il successivo cambio di alleanza dell’Italia, fece rallentare i progetti con gli austriaci. Comunque, l’opera venne messa in scena a Monte Carlo nel 1917 con buon successo. A questo punto della carriera, Puccini lavorò ad un Trittico che si troverà composto da Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi. Il lavoro debuttò a New York e poi a Roma, nel 1919, anno in cui ricevette la nomina a Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia. Sempre nel 1919 il sindaco di Roma lo incaricò di scrivere un inno della città che venne accolto entusiasticamente dal pubblico. Cominciò quindi a lavorare alla Turandot, di ambientazione fantastica ed esotica, ma dalla gestazione difficile, tanto che venne quasi ultimata soltanto nel 1923. Scoperto di essere malato di cancro alla gola, dopo essersi sottoposto ad un intervento chirurgico che sembrava riuscito, il compositore, da poco nominato senatore a vita dal Re, morì il 29 novembre 1924 a Bruxelles, dove era andato a curarsi. Quindi venne portato a Milano, dove la cerimonia funebre ufficiale si tenne in Duomo con Arturo Toscanini che diresse l’orchestra del Teatro alla Scala nel requiem tratto da Edgar. La salma verrà poi traslata a Torre del Lago, oggi Torre del Lago Puccini. Toscanini supervisionò anche la conclusione di Turandot. Le opere pucciniane, messe continuamente in scena ancora oggi, riscuotono sempre un successo mondiale.

Alessia Biasiolo

Visse d’arte

In occasione del centenario dalla scomparsa di Giacomo Puccini, Corrado Veneziano presenta il suo ultimo lavoro dedicato espressamente al musicista lucchese. Il ciclo di opere ad olio, dal titolo Visse d’arte farà parte di un percorso espositivo in programma al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma dal 19 aprile al 23 giugno, sotto la curatela di Francesca Barbi Marinetti, Cinzia Guido e Sonia Martone.

Un omaggio personale molto sentito dal poliedrico artista – già autore di opere pittoriche iconiche nonché di pregevoli saggi su teatro e linguistica – che della drammaturgia pucciniana, attraverso la pittura, mira ad esaltare del compositore la forte tensione figurativa, in un dialogo con le note del pentagramma, evocando luoghi e personaggi dei suoi capolavori assoluti, tra cui Tosca, Turandot, Manon, Suor Angelica, La Fanciulla del West, Madama Butterfly.

“Dotato di una straordinaria cultura tecnica – afferma Veneziano – Puccini ha anche trasformato, talvolta cancellato e riscritto, passaggi delle opere dei librettisti con cui ha collaborato. E in tutto ciò è riuscito a restituire – nella complessa dialettica che da sempre lega la musica alle parole – un significato omogeneo e una comunicazione visiva di rara potenza.  Le sue opere si affermano come capolavori melodici squisitamente musicali, ma diventano anche simboli evocativi su cui si fonda una parte preziosa dell’immaginario contemporaneo.”

Dei venticinque dipinti in mostra realizzati da Veneziano, dodici di essi richiamano l’intero repertorio operistico pucciniano: con le linee orizzontali parallele tra loro che ricordano spartiti e righe musicali. Tali partiture aeree e pittoriche appaiono separate tra loro da diversi intervalli visivi: corde, fili, rami, scale, onde del mare (e altro ancora) che diventano elementi leggeri ed eterei, quasi desemantizzati e allo stesso tempo orgogliosamente portatori della suggestione primaria di Puccini. Alle opere ispirate ai classici della lirica, se ne aggiungono altre tre: L’Antilisca, un animale immaginario, un pericoloso ma seducente “uccello femminile” che spesso Puccini evocava al fine di spaventare scherzosamente i suoi amici, nella tenuta di Torre del Lago; l’Incipit del Vecchio Testamento, un libro che Puccini “non si stancava mai di leggere e di consigliare” ai suoi conoscenti; una citazione visiva di Paolo e Francesca, ispirata alla Divina Commedia del suo amatissimo Dante Alighieri: un episodio le cui parole Puccini cercò di inserire nel libretto della Fanciulla del West, affinché fosse cantato dalla protagonista.

Nel corso delle prossime settimane, sempre all’interno della prestigiosa cornice museale, saranno inoltre ospitati una serie di concerti ed eventi a tema, aperti al pubblico, ulteriore occasione per ricordare questo significativo anniversario pucciniano e farlo in questo luogo congeniale, che celebra la musica e la evoca attraverso i mezzi che ne permettono l’espressione. Il Museo, infatti, è nato grazie al lascito della importante collezione di strumenti musicali del tenore Gennaro Evangelista Gorga (1865-1957), che dedicò la quasi totalità del suo patrimonio e della vita al collezionismo, rinunciando ad una carriera lirica fulgida e promettente, legata in modo indissolubile a Puccini: Gorga fu non a caso il Rodolfo della prima de La Bohème, opera con cui concluse la sua carriera. Si è scelto, in tal ambito, di porre le opere di Veneziano in diretto dialogo con gli strumenti musicali esposti nel Museo, quasi a indicare un doppio filo narrativo lungo il quale si inserisce lo stesso Evan Gorga.

La mostra Visse d’arte gode del riconoscimento del Comitato azionale per le celebrazioni pucciniane, “Puccini100”.

Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, Piazzale Santa Croce in Gerusalemme 9/a – Roma. Infoline: +39 06 7014796

Orari: dal martedì alla domenica ore 9:30-19:30 (ultimo ingresso ore 18:30). Giorno di chiusura: lunedì

Ingresso:

€ 6 (intero)

€ 2 (dai 18 ai 25 anni) solo per studenti UE

Gratuito fino a 18 anni e ogni prima domenica del mese

Biglietti in prevendita sul sito www.gebart.it o chiamando il centralino 06 32810

Sito ufficiale: https://museostrumentimusicali.beniculturali.it/

Elisabetta Castiglioni

Giacomo Puccini. Il poeta del lago

Nato con la camicia di Euterpe, dotato di un istinto teatrale spiccatissimo, una vera e propria star internazionale fin dal suo tempo, Giacomo Puccini è il protagonista del quarto volume della collana I miti dell’Opera dedicata dal Teatro Regio di Parma all’infanzia, per condividere e tramandare di generazione in generazione il patrimonio della grande tradizione lirica. Scritto da Cristina Bersanelli e illustrato da Patrizia Barbieri, il volume Giacomo Puccini. Il poeta del lago è in vendita da oggi al Bookshop del Teatro Regio e nello e-store del teatro sul sito teatroregioparma.it. Il libro (formato 24 x 24 cm con copertina cartonata) è, come gli altri volumi, corredato da illustrazioni da colorare e, in questo caso, da una triade di indovinelli ispirati ai leggendari enigmi di Turandot.

I miti dell’Opera sono libri concepiti e scritti per l’infanzia con protagonisti “straordinari”, capaci di divertire e affascinare i più piccoli, grazie alla capacità affabulatoria delle loro autrici e della potenza narrativa di storie bellissime, realmente vissute da personaggi indimenticabili. Dopo Giuseppe Verdi. Il Cigno di Busseto, Maria Callas. La Divina e Gaetano Donizetti. Un musicista coi baffi la collana si arricchisce di un quarto titolo.

Dario De Micheli, responsabile editoriale della collana: “Capaci di conquistare anche nonni e genitori, che possono assaporare le nostre storie assieme ai bambini, aggiungendo magari ricordi personali e anche accompagnando la lettura con ascolti musicali, I miti dell’Opera sono stati pensati con Cristina Bersaneli anche per dare luogo a progetti di approfondimento culturale destinati all’utenza scolastica; com’è il caso del volume Giuseppe Verdi. Il Cigno di Busseto che è stato posto al centro di un percorso di conoscenza del compositore e della sua musica destinato alle scuole elementari, dove viene letto, accompagnato da un video illustrativo recitato dall’attrice Sabina Borelli e da un video didattico progettato con l’autrice”.

A questo volume seguiranno il quelli dedicati a Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Wolfgang Amadeus Mozart e, di nuovo, ai grandi interpreti come Arturo Toscanini, Carlo Bergonzi, Luciano Pavarotti, Renata Tebaldi, a compimento di un progetto editoriale volto alla conoscenza dei grandi miti dell’opera e alla trasmissione della conoscenza della storia del teatro d’opera alle giovani generazioni.

Tenuto musicalmente a battesimo dal padre nella natia Lucca, dopo i primi passi nel mondo della musica e gli anni di studio al Conservatorio di Milano sotto la guida di Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli, Giacomo Puccini raggiunge i primi successi con l’opera Le Villi, la cui prima rappresentazione nel 1884 gli presenta l’occasione d’incontrare l’editore Giulio Ricordi, con cui stabilisce un rapporto fruttuoso, lungo una vita. La legittimazione della storia d’amore, discussa e tumultuosa, con Elvira Bonturi si intreccia agli anni del consolidamento della sua fama, grazie al successo di Manon Lescaut e poi de La Bohème, i cui lauti guadagni gli permettono tra l’altro di acquistare la sua villa di Torre del Lago, località ribattezzata dopo di lui “Torre del Lago Puccini” e oggi sede della sua casa museo. Ed è questa l’epoca della nascita di un altro sodalizio d’importanza capitale ai fini dello sviluppo della sua carriera: quello con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa. Saranno loro a firmare i libretti di Tosca e Madama Butterfly con cui la parabola pucciniana raggiunge l’apice: Puccini diventa il compositore più celebre e ricco del suo tempo e le sue opere reclamate e rappresentate a New York a Buenos Aires, a Budapest e a Londra, a Milano e a Parigi. L’epopea pucciniana tuttavia è ricca di contrasti e d’ombre che, nella narrazione della Bersanelli, a misura di bambino, conferiscono al personaggio storico la giusta profondità e veridicità, perché – come ama commentare l’autrice – “i bambini hanno bisogno di sapere che anche nelle vite più straordinarie ci sono dei fallimenti o comunque delle difficoltà e che ogni medaglia ha suo il rovescio”.  E così sono narrate anche le sue passioni per le auto, le case, nonché per i sigari toscani; passione quest’ultima che gli costò la salute e infine anche la vita, a un soffio dal portare a compimento il suo capolavoro forse più grande: Turandot.

Paolo Maier (anche per la fotografia)

“Turandot” al Teatro Carlo Felice dal 16 al 21 giugno 2017

Venerdì 16 giugno alle ore 20.30, con repliche fino a mercoledì 21 giugno, andrà in scena  Turandot, l’estremo capolavoro di Puccini, nell’ormai classico, applauditissimo allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova. La regia è firmata da Giuliano Montaldo, maestro del cinema (Sacco e Vanzetti, L’Agnese va a morire) e della televisione (Marco Polo), genovese doc; le scene, memorabili, sono di Luciano Ricceri, i costumi di Elisabetta Montaldo Bocciardo, le coreografie di Giovanni Di Cicco, le luci di Luciano Novelli. La direzione di Coro e Orchestra del Teatro Carlo Felice è affidata a Giuseppe Acquaviva, che, oltre ad esserne il Direttore Artistico, questa volta ricopre per il Teatro Carlo Felice anche il ruolo di Direttore d’Orchestra (il Maestro Acquaviva si alternerà con Alvise Casellati nelle recite del 20 e 21/6). Il Coro di Voci bianche del Teatro Carlo Felice è guidato da Gino Tanasini.

Dopo la rappresentazione genovese del 2003, che prevedeva il nuovo finale composto da Luciano Berio due anni prima, l’incompiuta Turandot viene ora riproposta con il tradizionale completamento di Franco Alfano (come nell’ultima messa in scena del 2012). Il libretto racconta una fiaba “cinese” ambientata a Pechino, che i librettisti Giuseppe Adami e Renato Simoni trassero dall’omonima fiaba teatrale di Carlo Gozzi (1762). La protagonista, Turandot, è un’algida principessa che dispensa morte per due terzi dell’opera, sciolta solo, nel suo gelo sentimentale, dal Principe Ignoto Calaf, l’unico che, novello Edipo, è in grado di risolvere gli enigmi da lei proposti. Tra personaggi di grande rilievo drammaturgico come quelli dei due protagonisti e altri più leggeri come le macchiette quasi fumettistiche dei tre ministri dell’imperatore Ping, Pang e Pong, uno spazio a sé si conquista la figura di Liù, la dolce schiava che sacrifica la vita per il bene dell’amato principe Calaf. L’opera, che ha sempre esercitato su tutti, amanti e non di Puccini, un fascino quasi stregonesco, per via delle sue inesauribili invenzioni musicali e orchestrali, andò in scena per la prima volta alla Scala il 25 aprile 1926, diretta da Toscanini, che fermò l’esecuzione dopo la scena del sacrificio di Liù, laddove Puccini, cioè, aveva interrotto la composizione per l’aggravarsi della malattia che lo avrebbe portato alla morte di lì a poco. Il cast vocale impegnato nel capolavoro pucciniano è di assoluto prestigio: la protagonista è Norma Fantini, una delle più acclamate Turandot degli ultimi anni, affiancata dall’imponente voce tenorile di Rudy Park nei panni del Principe Calaf. Ma c’è grande attesa anche per il debutto di Serena Gamberoni nel ruolo di Liù. Completano la Compagnia Mihailo Šljivić (Timur), Vincenzo Taormina (Ping), Blagoj Nacoski (Pang), Marcello Nardis (Pong), Max René Cosotti (L’Imperatore Altoum) e Alessio Cacciamani (un Mandarino).

Gli Sponsor di Turandot

IREN S.p.A. – Main Sponsor. “Iren da sempre è attenta alle esigenze dei territori su cui opera con l’offerta dei propri servizi , anche attraverso il sostegno a soggetti che sui territori operano per offrire progetti di carattere culturale, ambientale, sociale; basti pensare che nel 2016 abbiamo sostenuto ben 220 progetti. Lo storico sostegno alla Fondazione Teatro Carlo Felice si sostanzia oggi sempre più in una partnership nella creazione di eventi per i nostri clienti, ma anche per diffondere cultura ambientale e di rispetto per il territorio attraverso il linguaggio dell’arte”

ICLAS – Gruppo GVM Care & Research. “Iclas – Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità ha avviato da qualche anno un percorso di collaborazione con il Teatro Carlo Felice, condividendo l’idea di sostenere il patrimonio culturale del nostro Paese, del nostro territorio e della nostra regione. Anche attraverso l’intervento di quest’anno a favore di Turandot, in questo allestimento del Carlo Felice, Iclas ed il Gruppo GVM Care & Research di cui fa parte confermano il loro impegno nel valorizzare le migliori opportunità per i cittadini liguri”.

Un ringraziamento a Latte Tigullio Centro del latte Rapallo S.p.A. che sulle bottiglie del latte ad alta qualità in distribuzione in tutti i negozi e supermercati  ha inserito l’immagine di Turandot.

Le attività collaterali organizzate intorno all’opera:

Sabato 10 giugno –  ore 16.00

Auditorium Eugenio Montale

Conferenza illustrativa: Turandot “Tu che di gel sei cinta”

Relatore: Massimo Arduino

In collaborazione con l’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Domenica 11 giugno – ore 11.00

Concerto Aperitivo

La prova d’assieme di Turandot sarà aperta al pubblico

Direttore  Giuseppe Acquaviva

Lunedì 12 giugno – ore 17.30

Libreria Feltrinelli

Incontro con il cast impegnato dell’opera

A cura del musicologo-compositore Massimo Pastorelli

Prosegue la diffusione di parti musicali, anche per l’ ultima opera in stagione, in Via Garibaldi in collaborazione con il C.I.V. La Meridiana.

Visite guidate, su prenotazione, dedicate alla struttura del Teatro e sull’allestimento dell’opera.

 

Turandot

Dramma lirico in tre atti e cinque quadri di G. Adami e R. Simoni Musica di Giacomo Puccini

Direttore d’Orchestra

Giuseppe Acquaviva (16, 17, 18 )

Alvise Casellati

Regia

Giuliano Montaldo

Scene

Luciano Ricceri

Costumi

Elisabetta Montaldo

Coreografia

Giovanni Di Cicco

Luci

Luciano Novelli

Personaggi e interpreti :

Turandot

Norma Fantini (16,18,21)

Giovanna Casolla

Calaf

Rudy Park (16,18, 21)

Mario Malagnini

Liù

Serena Gamberoni (16,18,21)

Maria Teresa Leva

Timur

Mihailo Šljivić

Mandarino

Alessio Cacciamani

Ping

Vincenzo Taormina

Pang

Blagoj Nacoski

Pong

Marcello Nardis

Altoum

Max René Cosotti

Il Principe di Persia

Alberto Angeleri (16,17)

Giampiero De Paoli (18,20)

Antonio Mannarino

Ancelle

Annarita Cecchini (16, 20, 21)

Alla Gorobchenko (17,18, 20, 21)

Simona Marcello (16, 17, 18)

Allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Franco Sebastiani

Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice

M° del Coro di Voci Bianche Gino Tanasini

Repliche

Giugno 2017: Sabato 17 (15.30 F), Domenica 18 (15.30 C), Martedì 20 (20.30 L), Mercoledì 21 (20.30 B).

 

Marina Chiappa