Portuali

Martedì 18 marzo alle ore 21.00, presso il cinema Greenwich di Roma (Via Giovanni Battista Bodoni, 59 – Roma -Testaccio-), sarà presentato Portuali, documentario di Perla Sardella che porta lo spettatore al fianco del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (C.A.L.P.), raccontandone le lotte politiche e sindacali tra il 2019 e il 2023. Realizzato con materiali di repertorio provenienti dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS (AAMOD), il documentario intreccia memoria storica e presente per restituire il senso profondo di un’esperienza collettiva di resistenza e trasformazione.

Il film sarà introdotto da Vincenzo Vita, presidente dell’AAMOD, insieme a Mazzino Montinari (Giornate degli Autori). Seguirà un incontro-dibattito insieme alla regista Perla Sardella.

Un gruppo di lavoratori del porto di Genova, riuniti sotto la sigla autonoma C.A.L.P., si incontra in assemblea per discutere delle difficoltà nel rapportarsi con il sindacato, per denunciare il passaggio delle navi che trasportano armamenti ed esplosivi destinati ai teatri di guerra, per riflettere sulla necessità di creare reti di solidarietà e adottare un approccio intersezionale nelle proprie battaglie. Portuali segue da vicino questa realtà, portando sullo schermo il loro impegno antimilitarista, le rivendicazioni per maggiori diritti e sicurezza sul lavoro, il dialogo con altri collettivi portuali del Mediterraneo.

Attraverso un montaggio che alterna immagini d’assemblea, ritualità quotidiane e materiali d’archivio, il film restituisce un ritratto intimo e corale di un mondo in lotta, in cui il lavoro e il conflitto sociale si impongono come motori di cambiamento storico.

Portuali è un film nato dalla volontà di esporsi all’irriducibile flagranza della lotta – racconta la regista – innescando un corpo a corpo con la realtà dove il cinema rinunciasse a strategie affrettate. Trovandomi a confronto con un gruppo interamente maschile, ne ho offerto un ritratto da una prospettiva inattesa, quella della parola, che qui è materia, ritmo, motore di un’azione volta al cambiamento”.

Dopo l’anteprima mondiale al 65° Festival dei Popoli, il film è distribuito in Italia da OpenDDB ed è prodotto da Berenice Film, con il sostegno di Rosa-Luxemburg-Stiftung Brussels Office e Stiftung Menschenwürde und Arbeitswelt, in collaborazione con AAMOD.

Perla Sardella (Jesi, 1991) vive e lavora a Genova, dove è anche insegnante di scuola superiore. Filmmaker e artista visiva, lavora con immagini fisse e in movimento, esplorando il confine tra sperimentazione e osservazione. I suoi progetti spaziano tra documentario, fotografia, audio e video-installazioni. Tra i suoi lavori: Please Rewind (2017), Prendere la parola (2019), Le grand viveur (2020), Le Ersilie (2022) e Prima Persona Plurale (2023).

La serata si inserisce nell’ambito di Solo di Martedì, rassegna che ogni settimana propone film capaci di interrogare il presente attraverso linguaggi e prospettive differenti. Il progetto, ideato da Paola Cassano, Mazzino Montinari, Antonio Pezzuto e Cristina Piccino in collaborazione con Associazione Filmmaker, nasce dal desiderio di trasformare la sala cinematografica in un luogo di incontro e dialogo tra autori e pubblico. Un’occasione per confrontarsi con opere che illuminano le contraddizioni del contemporaneo, alternando anteprime, titoli emersi nei festival e film che, nel tempo, hanno assunto lo status di classici.

Elisabetta Castiglioni

Inaugura una nuova biblioteca

Sabato 14 settembre, in occasione dell’ultima serata dell’Aperossa, presso la sede dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS (Via Ostiense 196, Roma) sarà inaugurata la Biblioteca dell’AAMOD, iniziativa nata da un’idea di Paola Scarnati, fondatrice dell’Archivio, che ha pensato di intestare questo significativo luogo della mente alla regista e montatrice sovietica Ėsfir’ Šub. Dopo la presentazione dello spazio, in programma alle ore 20:30, verrà proiettato sul piazzale antistante la Centrale Montemartini (dinanzi all’AAMOD) il film La caduta della dinastia dei Romanov. Ad introdurre l’evento saranno Letizia Cortini Paola Scarnati. Interverrà la scrittrice Igiaba Scego. A presentare il film sarà invece il professor Dario Cecchi, docente alla “Sapienza Università di Roma”.

Una biblioteca, quella dell’Archivio, che nasce in una condizione speciale. Si forma per volere dei registi ed operatori di cinema che volevano e dovevano documentarsi prima di realizzare i loro film. Si arricchisce di donazioni dal mondo del cinema, sul cinema e la fotografia, ma anche sulla storia sociale, contemporanea, sulla storia delle piccole e grandi comunità del mondo, sulle storie di persone “invisibili”, per questo ancor più speciali, come tesori nascosti. Libri che forse solo qui si possono trovare. Almeno una buona parte, quella dei volumi degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Come i film documentari prodotti allora, promossi dal Pci e dalla Unitelefilm, si tratta di libri che erano serviti per la produzione cinematografica, che proprio oggi raccontano storie perdute, ritrovate, immaginate, inimmaginabili, di lotte, di pace, di riscatto, di amore. Gli autori sono storici, ma anche gente “comune”, che vive o viveva nelle periferie del mondo, che documentava, prima ancora che con la cinepresa o con la macchina fotografica, con la penna, con la ricerca, con la memoria, anche orale, poi trascritta. Oppure i libri di tanti registi e registe, sì anche loro, poche ma eccezionali per la portata dei loro messaggi, della loro profondità e curiosità onnivora.

Tra queste Ėsfir’ Šub, tra le più importanti registe di cinema documentario della storia, che ha frequentato biblioteche e archivi, che ha fatto la rivoluzione, non solo quella politica, ma anche quella del linguaggio filmico. Che ha raccontato, oltre la propaganda, gli invisibili, gli speciali, le persone.

L’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS è onorato e commosso nel dedicare la sua biblioteca a questa pioniera geniale del cinema.

L’Aperossa è promossa dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS con il sostegno del Ministero della Cultura (Direzione Cinema e Audiovisivo), ed in collaborazione con Euroma 2 Cultural Experience.

Il progetto è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” di Roma Capitale.

Elisabetta Castiglioni

Etiopia. Conquista e conoscenza

Roberto Matarazzo nasce a Roma nel 1909 e nel 1929 viene arruolato come soldato di leva nel Primo Reggimento Radiotelegrafisti, grazie al diploma di perito radioelettrico conseguito presso il “Galileo Galilei” della capitale. Congedato l’anno seguente, verrà assunto dall’EIAR di Firenze. Appassionato di fotografia, acquisterà una Kodak a soffietto con la quale scatterà fotografie un po’ a tutti e a tutto. Nel 1935 viene richiamato nell’esercito per la Campagna di Etiopia; imbarcatosi a Napoli nel gennaio 1936, aggregato al Quarto Battaglione Radiotelegrafisti, Seconda Compagnia Telegrafisti del Quarto Corpo d’Armata, visiterà e soggiornerà a Massaua, Asmara, Adua, Macallè, Addis Abeba, tra gli altri luoghi di conquista. Scatterà molte fotografie anche laggiù, il suo miglior passatempo, fino al suo rientro in Italia nel 1937, dove ritroverà il suo lavoro alla EIAR. Sarà proprio grazie a quello che potrà essere dichiarato indisponibile per l’arruolamento durante la seconda guerra mondiale. Sposatosi con Livia, con la quale aveva costantemente intrattenuto rapporti epistolari anche durante la sua permanenza in Africa, nel 1942, si trasferirà a Roma, presso il centro trasmittente dell’EIAR. Nel dopoguerra mantenne il suo lavoro in quella che diverrà RAI, per la quale lavorò fino al 1974, morendo poi nel 1982. Il ricco archivio fotografico “Roberto Matarazzo” è stato digitalizzato dal Centro Documentazione Memorie Coloniali, che da anni si occupa di archivi privati del periodo coloniale italiano, su proposta dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico AAMOD. Il Centro Documentazione Memorie Coloniali (CDMC) viene sostenuto ed è stato istituito, dall’Associazione “Modena per gli altri”, che si occupa di cooperazione internazionale in Etiopia, e quindi si è trovata a confrontarsi con il passato coloniale del Paese. Ha promosso pertanto la raccolta di materiale coloniale, soprattutto iconografico, che ha dato origine a due mostre e a pubblicazioni, portate poi anche in Etiopia, fino alla digitalizzazione della notevole mole di fonti storiche, catalogate da un apposito comitato scientifico. Lo stesso è avvenuto per il fondo Matarazzo di cui ha organizzato non soltanto gli apporti fotografici, ma anche i dati appuntati dal radiotelegrafista e le lettere che inviava a casa. Il fotografo è stato testimone della battaglia dello Scirè dal 23 febbraio al 12 marzo 1936, ad esempio, che lo aveva profondamente colpito e di cui annota l’elenco delle tappe, dattiloscrivendo l’occupazione di Amba Alagi, le battaglie di Tembien e dello Scirè appunto. Matarazzo apparteneva al Genio e ai reparti speciali radiotelegrafisti, quindi non torna a casa come sperava dopo la presa di Addis Abeba. Intanto continua a fotografare con la sua Kodak, ma anche con altre macchine fotografiche; sviluppa i negativi sul posto e stampa le foto, probabilmente usando la luce del sole o lampade elettriche della stazione radiotelegrafica, che forse vendeva anche agli altri militari, spesso oggetto dei suoi ritratti fotografici. Anche Matarazzo, come altri soldati, aveva iniziato a scrivere un diario per fissare i ricordi di guerra, ma dedicava più volentieri il tempo alla memoria per fotografie, tanto che il diario smise di scriverlo e andò perduto. La curiosità per il continente africano era tanta, infatti, che era necessario fissare i dati per mantenerli nella memoria e riportarli a casa, dove di certo sarebbero stati raccontati. L’Africa misteriosa dei romanzi era finalmente lì, davanti agli occhi, e diventava impresa coloniale, parte dell’Italia, dove molti avrebbero voluto realizzare i propri sogni di terra, casa, futuro. Pertanto le fotografie ritraggono soldati sulla nave che li portava in terra di conquista, lungo il Canale di Suez, fino alle distese etiopiche dove si stagliavano le linee telegrafiche; varie le immagini di Matarazzo al radiotelegrafo da campo, o con bambini locali, o con le sue fotografie sparse sulla branda. Curioso l’orto militare, ci sono ritratti gli ascari o vengono immortalati oggetti ricordo in bella posa per la fotografia. Si vedono i soldati italiani, oppure gli ascari, mentre lavano i propri panni al fiume, o impegnati nella costruzione di un ponte in muratura al posto di quello di legno, o addetti ai lavori stradali, o ancora su una teleferica. Non mancano momenti di “caccia grossa”, con l’uccisione di un ippopotamo, di un coccodrillo, di un enorme serpente, di un avvoltoio testabianca, di un leopardo. Tra le panoramiche, quelle dei monti Semien, mentre sono molte le fotografie ritratto di ragazze, donne, bambini e uomini indigeni, sia in posa che nelle faccende quotidiane. Tra le foto dei centri urbani, Adua, Gondar con il castello del negus Fasilide, Axum con le steli (di cui una venne trasportata a Roma), per esempio. Grande attenzione da parte dei soldati italiani la ottenne la Festa del Maskal del settembre 1936 ad Adua, una delle più importanti feste della religione ortodossa etiope. Il mese del Maskaram è l’inizio dell’anno etiope e commemora il ritrovamento della Croce di Cristo. Durante le celebrazioni si accende un grande falò che produce molto fumo, ricordando il fumo che guidò Sant’Elena alla ricerca della Croce. La religione cristiana sostituì i riti tribali di cui rimane memoria nella celebrazione, che funge da divinazione per la fine della stagione delle piogge e di buon auspicio per buoni raccolti. Matarazzo documenta la festa, e poi anche la celebrazione del Natale italiano del 1936, con la Messa al campo, un ottimo pranzo comprendente anche il panettone Motta, il ricordo della preghiera. Un racconto per immagini racchiuso in un prezioso libro, dall’ottima veste grafica, che permette di avere tra le mani un pezzo di storia poco raccontata nel nostro Paese. Da leggere.

Letizia Cortini, Elisabetta Frascaroli, Anna Storchi (a cura di): “Etiopia. Conquista e conoscenza. Rappresentazioni per immagini di Roberto Matarazzo (1936-1937)”, AAMOD, Roma, 2022, pagg. 192, euro 20,00.

Alessia Biasiolo