Il corsaro di Giuseppe Verdi al Carlo Felice di Genova

Il penultimo titolo della Stagione Lirica 2023-2024 – Il corsaro, melodramma tragico in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave dall’omonimo poemetto di George Byron – sarà in scena all’Opera Carlo Felice Genova da venerdì 17 maggio alle ore 20.00.

La direzione è affidata a Renato Palumbo, regia di Lamberto Puggelli, scene di Marco Capuana, costumi di Vera Marzot, maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, luci di Maurizio Montobbio. L’Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova è realizzato in coproduzione con il Teatro Regio di Parma. Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del coro Claudio Marino Moretti.

Il corsaro sarà in replica domenica 19 maggio alle ore 15.00, venerdì 24 maggio alle ore 20.00 e domenica 26 maggio alle ore 15.00.

Il cast si compone di Francesco Meli (Corrado), Irina Lungu (Medora), Mario Cassi (Seid), Olga Maslova (Gulnara), Saverio Fiore (Selimo), Adriano Gramigni (Giovanni), Emilio Cesar Leonelli (Un eunuco), Matteo Michi (Uno schiavo).

Il corsaro è un melodramma tragico in tre atti che Verdi compose a Parigi tra il 1847 e il 1848, la prima rappresentazione si tenne al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre 1848. Il soggetto, l’omonimo poemetto di George Byron, aveva attirato l’attenzione del compositore diversi anni prima, tant’è vero che ne aveva già affidata la riduzione in libretto d’opera a Francesco Maria Piave. La storia ripercorre le avventure di un corsaro, Corrado, che stanco della prigionia su un’isola dell’Egeo decide di fuggire per attaccare il pascià turco Seid, abbandonando l’amata Medora. L’attacco è sventato dai turchi, e Corrado e i suoi corsari vengono condannati a morte. Durante la notte, Gulnara, prediletta del pascià e innamorata di Corrado, uccide Seid e libera il suo amato. Di ritorno sull’isola, Corrado incontra Medora ormai morente: sconvolta per la condanna a morte di lui aveva infatti deciso di togliersi la vita. Di fronte a questa tragedia, Corrado si getta in mare. La drammaturgia dell’opera si snoda tra avventure, battaglie e amori sconvolgenti. La musica di Verdi esalta tanto la dimensione dello scontro quanto quella amorosa, con arie di grande lirismo e intensità drammatica («Tutto parea sorridere», «Il fiero corsaro è mio prigione!», «Oh mio Corrado appressati»). Non mancano i riferimenti alla tradizione italiana della prima metà dell’Ottocento, ma con Il corsaro Verdi introduce nuovi spunti, quelle personalissime intuizioni che di lì a poco avrebbero definito il suo stile e cambiato la storia del melodramma.

Commenta Renato Palumbo: «In una storia ricca di arie, cabalette, duetti, concertati, e declamati stentorei, il mio compito sarà quello di sottolineare lo stato d’animo dei personaggi, di evidenziarne il carattere e le motivazioni, ricreando nella concertazione in orchestra le atmosfere dolenti di Medora e Corrado, gli accenti virili e aggressivi di Seid, il canto incalzante e seduttivo di Gulnara, che Verdi coniuga con il suo solito ed ineffabile talento. Il privilegio di eseguire gran parte del repertorio verdiano mi ha fatto capire quanta complessità e profondità di pensiero si nasconda dietro la semplicità del suo linguaggio. Un linguaggio inclusivo che doveva arrivare a tutti ben aldilà delle differenze sociali e culturali. Verdi diventa quel maestro di vita che attraverso la sua musica ci parla, ci educa e ci eleva umanamente. Alla sua conoscenza ci si deve accostare con rispetto e soprattutto con umiltà. Così facendo si comprende che la musica è solo il punto di partenza per arrivare al messaggio che la sua idea drammaturgica rappresenta in tutti i suoi capolavori modernamente immortali.»

La regia di Lamberto Puggelli, realizzata nel 2004 – con le scene di Marco Capuana, i costumi di Vera Marzot e le luci di Maurizio Montobbio – coglie gli aspetti più romantici e travolgenti dell’opera, con una messa in scena di forte impatto visivo, nella quale troneggiano le vele delle navi dei corsari e dei turchi, che si tramutano tanto nella gabbia che rinchiude Corrado, fatto prigioniero, quanto nell’affascinante e misterioso harem del pascià Seid. Avvincenti sono le scene di battaglia, coordinate dal maestro d’armi Renzo Musumeci Greco.

Jessica Nicolini, coordinatrice delle politiche culturali di Regione Liguria, commenta: «Amore, tradimento, vendetta: una trama avvincente che racconta dei tormenti e delle passioni ambientati tra i pirati. Tratto dal poema di Lord Byron, la nuova opera Il corsaro che andrà in scena al Teatro Carlo Felice, la penultima della stagione lirica, sarà sicuramente apprezzata dal pubblico, sia perché è una delle meno rappresentate da Verdi e questa è dunque un’occasione per conoscerla, sia per le arie e i cori di grande intensità emotiva. Ancora una volta dunque il Teatro Carlo Felice ci vuole stupire con un’opera che sebbene non sia tra le più popolari di Verdi è molto affascinante e siamo certi che il pubblico, anche quello più giovane, saprà apprezzare questo capolavoro musicale che ci farà immergere nei drammi dei pirati di Byron. Un’opera molto significativa che si arricchisce inoltre di un allestimento particolarissimo realizzato dal Carlo Felice in collaborazione con il Teatro Regio di Parma. Proprio la collaborazione tra Teatri rappresenta un’opportunità straordinaria per arricchire il panorama artistico di un Paese, ampliando l’accesso alla cultura ad un pubblico sempre più vasto, oltre a favorire lo scambio di competenze tra artisti, tecnici, organizzatori promuovendo lo sviluppo professionale nel settore teatrale.»

Renato Palumbo affianca sin da giovane gli studi di canto, direzione d’orchestra e coro, pianoforte e composizione principale all’esplorazione del teatro d’opera. Debutta sul podio, appena diciannovenne, con Il trovatore. Intraprende così un’intensa carriera che lo vede interprete di un vasto repertorio nei principali teatri italiani e internazionali, quali la Scala di Milano, l’Opéra di Parigi, il Covent Garden di Londra, i festival di Pesaro e di Martina Franca. Da Washington, Chicago, Berlino, Tokio, Bilbao e Barcellona a Genova, Torino, Parma, Venezia, Verona, Firenze, Napoli, Bari. Il rispetto assoluto della partitura, vissuto con spirito rigoroso ma non dogmatico è alla base di un percorso di ricerca concentrato sulla dimensione drammaturgica dell’opera e sulla sua evoluzione di respiro europeo, da Rossini a Marschner, da Donizetti e Bellini a Verdi, Meyerbeer, Puccini e Giordano. Con il medesimo spirito si dedica intensamente alla musica sinfonica, dal classicismo viennese a Mahler e Hindemith, passando per il grande repertorio romantico e tardoromantico tedesco. È Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti artistici. La sua discografia comprendente Robert le Diable e Les Huguenots di Meyerbeer, Hans Heiling di Marschner, Germania di Franchetti, La Cenerentola e Bianca e Falliero di Rossini, Simon Boccanegra di Verdi e Lucrezia Borgia di Donizzetti realizzata al Teatro La Scala.

Lamberto Puggelli, dopo aver debuttato giovanissimo come regista al Festival di Spoleto, si afferma nel panorama del teatro italiano e internazionale. Il suo stile, coniugando rigore filologico e audacia sperimentale, raggiunge con chiarezza narrativa esiti di grande intensità drammatica e poetica. Nel teatro di prosa inizia a lavorare al Piccolo Teatro di Milano come attore negli anni Sessanta e come collaboratore di Giorgio Strehler negli anni Settanta. Come regista ha realizzato al Piccolo Teatro molti spettacoli. Sin dagli esordi della sua carriera si dedica al teatro lirico, debuttando nel 1965 alla Fenice di Venezia con Oedipus Rex di Stravinskij e Il campanello di Donizetti. Allestisce opere del grande repertorio italiano, francese, tedesco, del Sei-Settecento e dell’Ottocento, nonché delle creazioni del Novecento nei maggiori teatri italiani (Torino, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Trieste) e internazionali (Londra, Amburgo, Chicago, Mosca, Barcellona, Zurigo, Rio de Janeiro, Tokyo). Al Teatro alla Scala ha messo in scena Attila, La condanna di Lucullo, Il vino stregato, Andrea Chénier, La forza del destino, Il matrimonio segreto, Adriana Lecouvreur, Fedora. Nei primi anni 2002, Puggelli ha approfondito la sua ricerca sul primo Verdi. Unico regista ad aver vinto il premio dell’Associazione degli Scrittori Italiani di Teatro, Lamberto Puggelli si è spento nel 2013.

Per informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Biglietterie: Teatro Carlo Felice, Galleria Cardinale Siri, 6 16121 GENOVA
Dal lunedì al sabato, dalle ore 9.30 alle ore 19.00.
Spettacoli serali: apertura un’ora prima dell’inizio, chiusura 15 minuti dopo l’inizio.
Spettacoli pomeridiani o serali di domenica: apertura due ore prima dell’inizio, chiusura 15 minuti dopo l’inizio.

Teatro della Gioventù, Via Cesarea, 16 16121 GENOVA. Apertura al pubblico ogni martedì e giovedì dalle ore 11.00 alle ore 15.00. È possibile effettuare gli acquisti di tutti gli spettacoli attualmente in vendita.

Delfina Figus (anche per le fotografie dei bozzetti di scena)

DIVA. Una sinfonia per Weimar

A margine del Laboratorio teatrale Una risata allunga la vita?, il Goethe Institut di Roma ospiterà in anteprima, giovedì 29 febbraio alle ore 21:00, lo spettacolo DIVA Una Sinfonia per Weimar uno spettacolo di Bruno Maccallini su drammaturgia di Antonella Ottai, secondo appuntamento del ciclo Kabarett Weimar che verrà poi riproposto in forma integrale il 23, 24 e 25 aprile al Teatro Vascello. La trilogia infatti comprende anche gli spettacoli Stasera ho deciso di venirmi a trovare per fare due chiacchiere con me stesso e Grotesk! Ridere rende liberi.

DIVA Una Sinfonia per Weimar rende un contenuto omaggio alla complessità della Repubblica di Weimar, ricordandone alcuni dei punti salienti e dei personaggi più significativi. Nata esattamente cento anni fa e spentasi quindici anni dopo, questa realtà fu dotata di una costituzione avanzatissima in tema di democrazia e diritti sociali e conobbe una esistenza politica molto accidentata, spesa fra la tempesta delle origini e l’abisso in cui si trovò a sprofondare. La sua breve storia è una parabola da più parti ancora evocata per ammonire su come, nelle luci di una comunità socialmente avanzata, siano sempre in agguato le ombre della barbarie. Ma se questo è oggetto di una discussione ancora attuale, rimane fuor di ogni dubbio che, dal punto di vista culturale, l’epoca di Weimar sia stata fra le più brillanti mai conosciute e che il suo campo sperimentale abbia investito ogni settore dello scibile umano, dalle arti tutte alle scienze al costume politico e sociale.

Lo spettacolo si affida ad un personaggio immaginario, nel quale prende consistenza una figura determinante, DIVA, la Nuova Donna. In lei confluiscono le diverse performance di cantanti, attrici, poetesse e personalità varie che in tutti i campi stavano rivoluzionando l’immagine del femminile: si tratti di figure liriche come Else Laske-Schüler, interpreti come Claire Waldoff, attrici come Marlene Dietrich, danzatrici come Anita Berber e Valeska Gert, DIVA le riassume tutte.

La cornice scenica elettiva di queste disparate protagoniste – ma anche di altri celebri esponenti dello spirito di Weimar, drammaturghi, giornalisti, cabarettisti non meno che maghi – è uno dei caffè più celebri e celebrati della Berlino degli anni Venti, il Romanisches Café, che storicamente rappresentò un luogo di ritrovo intellettuale di carattere internazionale. Il suo capocameriere, Karl – confidente e amico personale di molti dei protagonisti del nostro racconto – accompagna e sostiene con i suoi racconti DIVA e, allo stesso tempo, offre al pubblico un “dietro le quinte” di quanto ogni giorno animava il palcoscenico della capitale.

Se DIVA è interpretata da Chiara Bonome, corpo performativo dello spettacolo, il personaggio Karl è incarnato da Bruno Maccallini, un maestro di cerimonie Mutatis mutandis, che ricorda una sorta di Ridolfo della goldoniana Bottega del caffè. Due personaggi che si assimilano ai molteplici reduci dal disastro comune della grande guerra, ai profughi dalle rivoluzioni che avevano dato lo scossone finale agli imperi, ai rifugiati politici, viaggiatori curiosi del nuovo o inviati speciali, e che vivono appieno Berlino quale luogo di passaggi e incontri fra i più significativi del Novecento. A interpretare musicalmente questo particolarissimo mood è Pino Cangialosi, autore di composizioni originali ed elaborazioni di brani d’epoca che spaziano dal popolare all’avanguardia, creando relazioni stimolanti con le parole della poesia come del divertissement.

Attraverso una selezione di autori – da Brecht a Klabund, da Laske-Schueler a Tucholsky, da Hollaender a Weill, da Eisner a Gruenbaum – e di opere – poesie, song, brani orchestrali e brani satirici di cabaret – lo spettacolo attraversa alcune delle tematiche centrali in quegli anni, il rifiuto del militarismo e delle guerra, l’immagine del femminile e la rivoluzione dei comportamenti sessuali, le sperimentazione artistiche d’avanguardia, la minaccia della disoccupazione, il razzismo crescente e la ricerca di un capro espiatorio che pagasse le colpe di una situazione economica che, dopo il ’29, era diventata insostenibile.

I biglietti sono prenotabili alla mail info@kabarettweimar.com  o telefonando al numero +39 348 1867075. Potranno poi essere acquistati e ritirati direttamente la sera dello spettacolo, a partire da un’ora prima.

Elisabetta Castiglioni

Madama Butterfly

Venerdì 19 gennaio, alle ore 20.00, si terrà la prima rappresentazione di Madama Butterfly, il quarto titolo della Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice Genova. La direzione è affidata a Fabio Luisi, direttore onorario del Teatro, per la regia e le scene di Alvis Hermanis e con i costumi di Kristìne Jurjàne, le coreografie di Alla Sigalova, le luci di Gleb Filshtinsky e i video di Ineta Sipunova. Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice. Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice, Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS.

Madama Butterfly sarà in replica sabato 20 gennaio alle ore 15.00, domenica 21 gennaio alle ore 15.00, venerdì 26 gennaio alle ore 20.00, sabato 27 gennaio alle ore 20.00 e domenica 28 gennaio alle ore 15.00.

A dare vita ai protagonisti dell’opera: Lianna Haroutounian / Jennifer Rowley (Cio-Cio-San), Manuela Custer / Caterina Piva (Suzuki), Alena Sautier (Kate Pinkerton), Fabio Sartori / Matteo Lippi (F. B. Pinkerton), Vladimir Stoyanov / Alessandro Luongo (Sharpless), Manuel Pierattelli (Goro), Paolo Orecchia (Il Principe Yamadori), Luciano Leoni (Lo Zio Bonzo), Claudio Ottino (Il Commissario imperiale), Franco Rios Castro (L’ufficiale del registro), Luca Romano (Yakusidé), Maria Letizia Poltini / Daniela Aloisi (La madre di Cio-Cio-San), Mariasole Mainini / Lucia Scilipoti (La zia), Eleonora Ronconi / Adelaide Minnone (La cugina).

Madama Butterfly è la sesta opera di Giacomo Puccini. Il compositore si ispirò all’omonima tragedia del drammaturgo David Belasco, alla quale aveva assistito a Londra nel giugno del 1900. Il soggetto era particolarmente interessante, ma il processo compositivo durò diversi anni, ciò si deve anche alla approfondita ricerca attorno alla cultura giapponese che il compositore svolse per dipingere con accuratezza personaggi, luoghi e tradizioni insieme ai librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. La prima rappresentazione si tenne al Teatro alla Scala nel febbraio del 1904, e fu un insuccesso. Oggi è difficile capire quali siano state le ragioni, soprattutto considerando che sin dalla prima ripresa avvenuta qualche mese dopo a Brescia, Madama Butterfly venne immediatamente consacrata come uno dei più grandi capolavori pucciniani.

Dell’opera viene in questa occasione rappresentata la cosiddetta “quinta versione”, ovvero l’ultima, che raccoglie tutte le modifiche introdotte dal compositore dopo le prime rappresentazioni (tra le quali la suddivisione in tre atti, l’introduzione dell’aria «Addio fiorito asil» e significative varianti nella caratterizzazione di alcuni personaggi). Fabio Luisi, che torna all’Opera Carlo Felice dopo i successi della Stagione 2022-2023 con Die Fledermaus di Johann Strauss II e con i concerti sinfonici Ciclo Bruckner, Mitteleuropa e Novecenti, commenta così gli elementi di maggior rilievo nell’interpretazione dell’opera: «Mentre nella versione primitiva, soprattutto nel primo atto, c’è un’attenzione al milieu sociale, ipocrita e crudele, attorno a Butterfly, nella versione “tradizionale” questo angolo viene smussato, senza però abbandonarlo. Pinkerton rimane un personaggio spregevole, e l’unica umanità che Butterfly incontra nella sua storia è quella vera di Suzuki e quella, anch’essa tutto sommato un po’ ipocrita, di Sharpless. Diciamo che la tragicità di Butterfly la avvertiamo nella sua solitudine e nel suo inappagato e sincero amore per un uomo che non la merita. Puccini non rende sempre la vita facile ai suoi esecutori: il segreto sta nel non trasformare dolcezze in sdolcinamenti e sentimento in sentimentalismi. Il suo linguaggio musicale è sempre sincero, e va ripulito da retaggi kitsch. Una particolare attenzione va data alla scelta dei tempi ed al fraseggio, che devono rimanere al servizio di ritmi teatrali.»

La regia di Alvis Hermanis si ispira al Kabuki, genere teatrale tradizionale giapponese, incentrato sulla retorica del gesto come espressione del testo. Gestualità e movimento sul palcoscenico diventano così elementi centrali, e rivelano nel profondo la complessa psicologia di ciascun personaggio. Proprio per questo motivo, ampio spazio è dato alla danza come amplificatore della dimensione gestuale. La ricerca attorno al Kabuki è inoltre sostenuta da una particolare attenzione all’uso di riferimenti storici rigorosi, che emergono chiaramente anche grazie all’uso delle luci e dei video proiettati. Nel saggio Alvis Hermanis e Madama Butterfly: il gesto della fragilità, pubblicato dal Teatro alla Scala, Olivier Lexa evidenzia alcuni degli elementi scenici creati dal regista: «Come una farfalla, Cio-Cio-San è fragile, vulnerabile. L’universo che la circonda lo è altrettanto. La carta di riso dei pannelli scorrevoli rappresentativi della casa tradizionale giapponese rinforza questa impressione di fragilità e di delicatezza, così come le sete dei kimoni e i loro effetti di movimenti così speciali, che prolungano il ritmo e la coreografia ispirati dal Kabuki. Il minimalismo giapponese è presente dappertutto, testimoniato dal lavoro svolto sulla luce e sull’uso di colori particolarmente teneri e sottili. Questi evocano l’acquerello e sono presenti nelle riproduzioni di grande formato dei ritratti ispirati alle stampe giapponesi tradizionali, così come nei più piccoli dettagli dei costumi».

Fabio Luisi è direttore musicale della Dallas Symphony Orchestra, direttore principale della Danish National Symphony, direttore emerito dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, direttore principale della NHK Symphony Orchestra di Tokyo e direttore onorario dell’Opera Carlo Felice Genova. Dirige le orchestre più prestigiose del mondo. Nella stagione 22/23 il Maestro Luisi dirigerà una nuova produzione di Vespri Siciliani al Teatro alla Scala, continuerà la registrazione dell’integrale di Carl Nielsen con la Danish National Symphony Orchestra per la Deutsche Grammophon e presenterà nel 2024 il ciclo completo Der Ring des Nibelungen di Wagner in forma di concerto, con la Dallas Symphony Orchestra. È stato premiato con la Medaglia d’Oro e l’Anello d’Oro dedicati a Bruckner. Luisi ha ricevuto un Grammy Award per la sua direzione delle ultime due opere dell’Anello del Nibelungo e il DVD dello stesso ciclo, registrato dal vivo al Metropolitan e pubblicato dalla Deutsche Grammophon, è stato nominato come migliore registrazione operistica nel 2012. La sua vasta discografia comprende un vastissimo repertorio. Fabio Luisi è stato insignito il Grifo d’oro per il suo contributo alla notorietà della città di Genova.

Alvis Hermanis ha studiato recitazione al Conservatorio Nazionale della Lettonia. Dal 1997 è direttore artistico del New Riga Theatre, la cui programmazione è dedicata al repertorio classico, in particolare ad opere di scrittori tedeschi e russi, e al repertorio contemporaneo. Le sue produzioni sono state viste in oltre 40 paesi, e hanno partecipato a numerosi importanti festival, con molti riconoscimenti. Nel 2012 la rivista culturale svizzera Du, che riunisce esperti del mondo del teatro provenienti da venti paesi, lo ha nominato una delle dieci personalità più influenti del teatro europeo contemporaneo. Dal 2012, si dedica anche al teatro musicale.

Biglietti

I settore: 100,00 euro

II settore: 80,00 euro

III settore: 60,00 euro

IV settore: 50,00 euro

V settore: 35,00 euro

Under 30*: 25,00 euro

Under 18*: 15,00 euro *tutti i settori

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

R. (anche per le fotografie)

Brahms e Haydn chiudono il 2023 a Genova

Hartmut Haenchen sarà alla direzione dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice domenica 31 dicembre, alle ore 17.00, per l’ultimo appuntamento del 2023: il concerto sinfonico Brahms e Haydn. In programma la Serenata n. 2 in la maggiore e le Variazioni in si bemolle maggiore op. 56a di Johannes Brahms e la Sinfonia n. 95 in do minore di Franz Joseph Haydn.

La Serenata n. 2 di Brahms venne composta a Detmold tra il 1858 e il 1859; il compositore aveva allora dato prova del suo talento soprattutto in ambito pianistico e cameristico, ma non ancora nella scrittura per orchestra (avrebbe composto la sua prima sinfonia solo diversi anni più tardi, nel 1876). La serenata era il genere più adatto per i primi approcci alla scrittura sinfonica, per la quale il modello principale di Brahms fu Mozart. Nella Serenata n. 2 – strutturata in cinque movimenti anziché sei (Allegro moderato – Adagio non troppo – Scherzo – Minuetto – Trio) – si colgono riferimenti vari, tra cui anche Schubert. La prima esecuzione si tenne nel 1860 ad Amburgo.

Con le Variazioni su un tema di Haydn, del 1873, Brahms compie un ulteriore passo verso un sinfonismo composito, si tratta infatti della prima composizione di ampio respiro per orchestra. Il tema di riferimento era un corale di marcia che lo stesso Haydn utilizzò in un Divertimento per fiati, particolarmente adatto allo sviluppo e alla variazione per l’andamento chiaro e lineare del basso. Brahms compose otto variazioni sul tema alternando abbellimenti e ornamenti melodici, passaggi dal maggiore al minore, varianti ritmiche, fino all’enfasi del Finale, con un intenso episodio fugato. Sin dalla prima esecuzione, diretta da Brahms il 2 novembre 1873, le Variazioni vennero accolte con grande entusiasmo.

La Sinfonia n. 95 di Haydn risale al periodo londinese, sul finire del ‘700, quando il compositore pubblicò le sue ultime dodici sinfonie, anello di congiunzione tra il sinfonismo classico di Mozart e quello di Beethoven. Queste ultime sinfonie si distinguono per una maggiore caratterizzazione dei quattro movimenti, riconoscibili come parte dell’unità-sinfonia ma più definiti nella propria specificità. La Sinfonia n. 95, in quattro tempi (Allegro – Andante – Scherzo e Trio – Finale), ha inoltre la peculiarità di non iniziare con un’introduzione lenta, bensì con un attacco in medias res.

«Per il concerto di fine anno – dichiara il Sovrintendente – l’Opera Carlo Felice ha invitato un grande direttore internazionale come Hartmut Haenchen alla guida dell’orchestra, impegnata in un programma di rara bellezza. Si chiude nel migliore dei modi un anno costellato di enormi soddisfazioni e successi per il Teatro, grazie al contributo di tutti i lavoratori e di un meraviglioso pubblico che ha seguito la nostra attività al Carlo Felice, al Festival di Nervi, in moltissimi Comuni della Regione Liguria ed anche all’estero. Contiamo di proseguire su questa strada con il pieno e costante sostegno del Comune di Genova, della Regione Liguria, del Socio Privato Iren, del Ministero della Cultura e di diversi partner privati e sostenitori».

Hartmut Haenchen occupa un primissimo posto nella vita musicale internazionale. Nato nel 1943 a Dresda, ex Germania dell’Est, ha consolidato le sue esperienze musicali non soltanto con le orchestre della DDR ma, malgrado le severe restrizioni del regime, anche con celebri orchestre occidentali, compresa l’orchestra dei Berliner Philharmoniker e del Concertgebouw. Nel 1986 ottiene l’incarico di direttore musicale della Netherlands Philharmonic Orchestra e della Netherlands Opera. Particolarmente noto ed apprezzato per le sue interpretazioni di Richard Strauss, Wagner e Mahler, collabora con le migliori orchestre di tutto il mondo. Ha realizzato oltre 130 registrazioni con diverse orchestre; al DVD pubblicato dalla ICA Classic con la VI Sinfonia di Mahler è stato attribuito il Diapason d’oro. Oltre all’attività direttoriale è autore di vari testi musicali, tra cui fondamentali contributi saggistici su Wagner e Mahler. Nel 2008 gli è stata conferita la Croce Federale al Merito della Repubblica tedesca, nel 2017 è nominato Direttore dell’anno dal prestigioso periodico Opernwelt e nel 2018 ha ricevuto a Leipzig il Premio Richard Wagner.

La storia dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice inizia nei primi anni del ‘900; l’attività sinfonica e operistica è da allora continuativa. Con un repertorio che spazia dal Seicento alla musica contemporanea, la compagine si distingue per produttività e versatilità. Sul podio si avvicendano direttori di rilevanza internazionale, per citarne solo alcuni: Victor De Sabata, Igor Stravinskij, Franco Capuana, Sergiu Celibidache, Hermann Scherchen, Claudio Abbado, Alceo Galliera, Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti, Georges Prêtre, Mstislav Rostropovič, Gianandrea Gavazzeni, Daniel Oren, Antonio Pappano, Christian Thielemann, Daniele Gatti, Gennadij Roždestvenskij, Bruno Campanella, Zubin Mehta, Nello Santi, Sir Neville Marriner, Kyrill Petrenko, Hartmut Haenchen, Vladimir Fedoseev, Andrea Battistoni, Fabio Luisi (Direttore onorario), Donato Renzetti (Direttore emerito). Dal 2022 Riccardo Minasi è il Direttore musicale. Numerose sono le incisioni registrate al Teatro Carlo Felice, in particolare di produzioni liriche, per etichette quali Deutsche Grammophon, Decca, Sony, TDK, Rai-Trade, Nuova Era Records, Arthaus Musik, Dynamic, Bongiovanni, Denon/Nippon Columbia e BMG-Ricordi. L’alto livello artistico consolidato negli anni le consente di prendere parte a manifestazioni di grande prestigio quali il Festival dei Due Mondi di Spoleto, il Ravello Festival, il Festival di musica sacra Anima Mundi di Pisa, e d’esibirsi in importanti sedi nazionali e internazionali quali il Parco della Musica di Roma, il Teatro degli Arcimboldi di Milano, l’Auditorium della Conciliazione di Roma, il Teatro dal Verme di Milano, la Royal Opera House di Muscat, la Astana Opera, il Marinsky Concert Hall, la Basilica di S. Francesco ad Assisi.

Biglietti

I settore 35,00 euro

II settore 30,00 euro

Under 30* 15,00 euro

Under 18* 10,00 euro

*tutti i settori

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

Delfina Figus (anche per le fotografie)

Werther di Jules Massenet al Carlo Felice di Genova

Venerdì 17 novembre 2023 alle ore 20.00, la Stagione Lirica 2023-2024 dell’Opera Carlo felice Genova prosegue con il secondo titolo in cartellone: il dramma lirico in quattro atti Werther di Jules Massenet, su libretto di Edouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann dal romanzo I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe. Il nuovo allestimento è realizzato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice Genova in coproduzione con HNK – Croatian National Theatre di Zagabria. Donato Renzetti, direttore emerito del Teatro, tornerà alla guida dell’Orchestra e del Coro di voci bianche dell’Opera Carlo Felice (preparato da Gino Tanasini), con la regia, le scene e i costumi di Dante Ferretti, e le luci di Daniele Nannuzzi.

Werther sarà in replica domenica 19 novembre alle ore 15.00, venerdì 24 novembre alle ore 20.00 e domenica 26 novembre alle ore 15.00.

Gli interpreti protagonisti di Werther saranno Jean-François Borras (Werther), Jérôme Boutillier (Albert), Armando Gabba (Le Bailli), Roberto Covatta (Schmidt), Marco Camastra (Johann), Caterina Piva (Charlotte), Hélène Carpentier (Sophie), Emilio Cesar Leonelli (Brühlmann) e Daniela Aloisi (Kätchen).

Il cast si completa con i solisti del Coro di voci bianche Maria Guano, Leonardo Loi, Nicoletta Storace, Erica Giordano, Denise Colla, Sofia Macciò, Lucilla Romano, Alice Manara, Giulia Nastase e Vittoria Trapasso.

Venerdì 10 novembre 2023 nel Primo Foyer del Teatro è stata inaugurata la mostra C’era una volta, dove fino a domenica 26 sarà possibile ammirare alcune opere pittoriche di Dante Ferretti (la mostra composta da 11 opere sarà visitabile esclusivamente in occasione degli spettacoli di Werther). Scenografo di fama mondiale, Ferretti ha collaborato con registi del calibro di Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Terry Gilliam, Franco Zeffirelli, Anthony Minghella, Martin Scorsese, Tim Burton e Brian De Palma, vincendo, tra i molti riconoscimenti, tre Academy Awards per la scenografia con The Aviator nel 2005, Sweeney Todd nel 2008 e Hugo Cabret nel 2012. Le sue opere e i suoi bozzetti sono stati esposti agli Academy Awards, alla Smithsonian Institution e al MoMa di New York.

Tratto dal romanzo I dolori del giovane Werther di Goethe, Werther di Jules Massenet è un drame lyrique in quattro atti, messo in scena per la prima volta a Vienna nel 1892. La fonte letteraria e la trasposizione musicale si pongono significativamente alle origini e al tramonto di ciò che più rappresenta l’800 artistico: il Romanticismo. Se il romanzo di Goethe dà il via al movimento dello Sturm und Drang, l’opera di Massenet raccoglie le migliori influenze melodrammatiche ottocentesche in una perfetta sintesi musicale e drammaturgica del secolo XIX.

«Dopo i successi di Manon e Hérodiade, Massenet accolse con entusiasmo l’idea di musicare I dolori del giovane Werther di Goethe, tanto era affascinato dal sottile lirismo della melodia amorosa e volendo trovare una strada nuova da percorrere – commenta Donato Renzetti. La partitura di Werther, a differenza dei lavori succitati, non è divisa in brani chiusi ma ogni atto scorre con continuità e l’orchestrazione è di una raffinatezza unica, libera da schemi rigidi. In tutte le melodie si possono riconoscere accenni che richiamano Čajkovskij, Schubert e Schumann, persino il Mozart della Jupiter. Ma è a Wagner che Massenet riconosce l’omaggio più incisivo creando il leitmotiv che accompagna sempre Werther nella sua tragica e avventurosa ossessione d’amore».

Dante Ferretti commenta così il processo creativo: «Mettere in scena il Werther di Massenet significa saper rendere la passione e la follia sotterranea che pervadono il protagonista e che, con il passare del tempo, tracimano divorando il piccolo mondo perfetto della provincia più gretta. Non esiste possibilità di riconciliazione: i contrasti tra le regole dettate dalle convenzioni sociali e l’amore nella sua accezione più romantica producono solamente dolore e morte. Questi sono i concetti fondamentali che ho voluto rendere in questa mia visione del Werther per l’Opera Carlo Felice Genova. La prima scena è maestosa, simile ad un’estate dove tutto sembra perfetto. La piazza con la chiesa del matrimonio nel secondo atto e l’interno della casa di Albert e Charlotte del terzo ci mostrano proprio quell’impianto borghese che, invano, Werther cercherà di penetrare. Ma è l’ultimo atto che rivela con violenza il tragico finale. Il giovane si toglierà la vita in un garage, solo e senza il conforto delle pareti domestiche o della sua amata natura. La giovinezza e l’amore del protagonista terminano come un brutto sogno dove solo Charlotte rimarrà a contemplare la sua sconfitta. L’ambientazione anni ’30 che ho scelto per questa rappresentazione cattura, a mio avviso, perfettamente questa dicotomia».

«Il nuovo allestimento di Werther di Massenet dell’Opera Carlo Felice di Genova in coproduzione con HNK, Croatian National Theatre di Zagabria, – dichiara il Sovrintendente Claudio Orazi – segue la recente coproduzione di A Midsummer Night’s Dream di Britten con la Royal Opera House di Muscat confermando il ruolo internazionale del nostro Teatro. La produzione si avvale di protagonisti di eccezione ad iniziare dal direttore emerito del Carlo Felice, Donato Renzetti, che avrà al suo fianco per la regia, le scene e i costumi, Dante Ferretti, più volte Premio Oscar e punto di riferimento internazionale per la creatività e lo stile italiano nel campo della scenografia. Di altrettanto rilievo ed importanza il cast degli interpreti».

Mercoledì 15 novembre 2023, alle ore 16.30, nel foyer del Teatro Dante Ferretti presenterà il suo libro “Immaginare Prima”. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar.

L’iniziativa, ad ingresso gratuito, è aperta alla cittadinanza.

Sabato 18 novembre 2023, alle 14.30, la Fondazione Corriere della Sera, presso la Sala Buzzati – Via Balzan 3 – Milano, presenterà il progetto internazionale dell’Opera Carlo Felice di Genova dal titolo “Un Ponte di Musica” Itinerari dell’Opera italiana in America. Per tale iniziativa, ad ingresso gratuito, sarà possibile prenotarsi al seguente link:

Donato Renzetti è uno dei più stimati direttori d’orchestra della scuola italiana. Ha diretto molte delle più prestigiose orchestre, tra cui la London Sinfonietta, la London Philharmonic, la Philharmonia Orchestra, la English Chamber Orchestra, la DSO Berlin, la Tokyo Philharmonic, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, tutta la RAI Orchestre, la Dallas Symphony, la Belgian Radio and Television Orchestra a Bruxelles, l’Orchestre National du Capitol de Toulouse e l’Orchestre National de Lyon. Direttore principale dell’Orchestra Regionale Toscana dal 1987 al 1992, dal 2004 al 2007 è stato anche direttore principale ospite del Teatro Real de Sao Carlos e direttore artistico e musicale dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana dal 2007 al 2013. Nel 2015 è stato nominato direttore della Filarmonica Gioachino Rossini. Per 30 anni ha insegnato direzione d’orchestra all’Accademia Musicale Pescarese. Nel 2019 trasferisce la sua attività didattica all’Alta Scuola di Perfezionamento di Saluzzo, in collaborazione con la Filarmonica Teatro Regio Torino.

Dante Ferretti è uno scenografo, regista e costumista. Durante la sua carriera, ha lavorato con molti tra i più grandi registi americani e italiani, tra cui Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini, Terry Gilliam, Franco Zeffirelli, Anthony Minghella, Martin Scorsese, Tim Burton e Brian De Palma. È stato uno degli allievi prediletti di Federico Fellini ed ha collaborato con lui per ben cinque film così come cinque sono i film che ha realizzato con Pier Paolo Pasolini. La sua relazione professionale più stretta e proficua è quella sviluppata con Martin Scorsese per cui ha firmato le scenografie di nove tra i suoi ultimi film. Ha avuto nove nomination per la scenografia agli Academy Awards e ne ha vinti tre con The Aviator, Sweeney Todd e Hugo Cabret. Ha avuto anche una nomination per i costumi realizzati per Kundunn e ha vinto quattro Bafta Awards, tre premi della critica di Los Angeles, un premio della Art Directors Guild, un National Board of Review, cinque David di Donatello, quattordici Nastri d’argento e cinque “Premio Cinearti – La chioma di Berenice”.

Ha lavorato spesso per il Teatro disegnando scenografie per molte opere e, in alcuni casi, si è cimentato anche con costumi e regia. La sua carriera è stata celebrata all’estero con moltissimi eventi, tra cui è doveroso citare la mostra di 3 mesi agli Academy Awards interamente dedicata alle sue opere ed i suoi due bozzetti in esposizione permanente alla Smithsonian Institution. Il MoMa di New York ha esposto i suoi bozzetti per 6 mesi e, nell’autunno del 2013, lo ha celebrato con un festival. Nell’ottobre del 2022 ha pubblicato la sua prima biografia intitolata Immaginare prima, con la collaborazione di David Miliozzi.

Daniele Nannuzzi è nato a Roma nel 1949. Figlio del famosissimo autore della fotografia Armando Nannuzzi, ben presto viene affascinato dal cinema. Grazie al padre si forma accanto a registi quali Comencini, Bolognini, Visconti e tanti altri.

In pochi anni si afferma come autore della fotografia firmando film di Lizzani, Zeffirelli, Jodorowsky, Bondarciuk, Monteleone. Con El Alamein, la linea del fuoco, di Monteleone si aggiudica il David di Donatello, il Golden Globe e una nomination ai Nastri D’argento. Dopo cinquanta anni di cinema è riaffiorato un vecchio sogno: illuminare un palcoscenico. Comincia così la sua attività come Light Designer in diversi spettacoli teatrali: Madama Butterfly all’Opera di Roma, Macbeth al Teatro Verdi di Salerno, Così fan tutte, The Turn of Screw e The piano Upstairs al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto, La voce umana e Il bell’indifferente al Teatro Caio Melisso di Spoleto, Anna Karenina, Evgenij Onegin e Rodin al Teatro Mariinskij di San pietroburgo, Casanova in Warsw alla Varsavia Wielki National Opera.

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it

S. (anche per le fotografie)

Tenente Colombo. Analisi di un omicidio

Arriva, dopo cinque anni di sold-out in Inghilterra, America e Francia, per la prima
volta a teatro in Italia, lo spettacolo con protagonista il Tenente più amato di sempre.
Un giallo emozionante, scritto dagli autori originali della serie TV: Richard Levison &
William Link. Pochi infatti sanno che la commedia teatrale nasce prima della famosa
serie televisiva e precisamente nel 1966 con uno spettacolo che ha tenuto banco a
Broadway per diversi anni. Lo spettacolo vedeva protagonisti Joseph Cotten e Thomas
Mitchel nel ruolo del tenente Colombo. La particolarità della commedia era che per
la prima volta il pubblico assisteva al delitto guardando negli occhi l’assassino che
preparava l’omicidio perfetto, una vera e propria “rivoluzione” nell’ambito del giallo
dove solitamente l’identità dell’assassino si scopriva solo nell’ultima scena. Questo
nuovo modo di raccontare un “giallo” diede inizio alla serie che nel 1968 portò in
televisione con una puntata pilota la stessa commedia dal titolo Prescrizione:
assassinio, riadattata per il piccolo schermo con protagonista Peter Falk nel ruolo del
Tenente e Gene Barry in quelli dello psichiatra. Il successo fu immediato e diede inizio
alla popolare serie televisiva.

In Prescription: Murder, questo il titolo originale della piéce, si trovano già tutti i temi
e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato
ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo
trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a
sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un
fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei
momenti più impensati con infallibile tempismo.

Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche qui, lo spettatore è da subito testimone
dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce
più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo
perché ricca. Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il
piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo.
Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come
accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma
acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto”
dell’assassino. Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe,
caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad
arrivare ad un sorprendente epilogo.

William Link e Richard Levinson (1934-1987) si conobbero il primo giorno di scuola
superiore. Molto presto cominciano a scrivere assieme e vendono la loro prima storia breve, Whistle While You Work, a «Ellery Queen Mystery Magazine», che la pubblica nel novembre 1954. All’inizio degli anni Sessanta scrivono un episodio di The Alfred Hitchcock Hour dal titolo Day of Reckoning (1962), tratto da uno scritto di John Garden.

Insieme, fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli Ottanta creano e producono serie
televisive poliziesche come Mannix (1968-74), Il TenenteColombo (un film tv nel 1968, un
altro nel 1971 e sette stagioni – per un totale di circa quarantacinque episodi dal 1971 al
1978), Ellery Queen (1975-77) e La signora in giallo (1984-97). Collaborano anche per film tv come The Gun, My Sweet Charlie, That Certain Summer,
The Judge and Jake Wyler, The Execution of Private Slovik,Charlie Cobb: A NiceNight for
a Hanging, e Blacke’s Magic, che verrà poi sviluppato poi nella serie Blacke’s
Magic. Per il cinema scrivono The Hindenburg (1975) di Robert Wise, con George C. Scott
e Rollercoaster – Il grande brivido (1977) di James Goldstone, con George Segal, Richard
Widmark, Henry Fonda ed una giovanissima Helen Hunt (al suo esordio cinematografico).
Levinson e Link occasionalmente usarono lo pseudonimo “Ted Leighton”, visibile negli
accrediti di Ellery Queen: Don’t Look Behind You (1971), riscritto da altri, e Colombo con
storie scritte da altri collaboratori.

Dopo l’improvvisa scomparsa di Richard Levinson, avvenuta nel marzo 1987 a soli
cinquantadue anni, W. Link continua a scrivere. Nel ’91, come omaggio all’amico e collega, scrive la sceneggiatura del film The Boys, con James Woods e John Lithgow.
Ha collaborato con «Ellery Queen’s Mystery Magazine» e «Alfred Hitchcock’s Mystery
Magazine». Altre produzioni televisive sono la serie fantascientifica Probe (1988-89), creata con Isaac Asimov, e The Cosby Mysteries (1994-95), con Bill Cosby.
Nel ’79, Levinson e Link avevano ricevuto il premio speciale Edgar Award dalla Mystery
Writers of America per il loro lavoro su Ellery Queen e Colombo.
Negli anni Ottanta vincono tre volte il premio Edgar per Best TV Feature or MiniSeries
Teleplay, e nel 1989 viene conferito l’Ellery Queen Award, come miglior gruppo di scrittori
di mistero. Nel ’95 vengono inseriti nella Television Academy Hall of Fame.

A partire dagli anni Novanta William Link, considerato quasi all’unanimità come uno fra i
migliori autori di soggetti e sceneggiature poliziesche per la tv della sua generazione, ha
insegnato Sceneggiatura televisiva in numerose scuole degli Stati Uniti; nel 2002 viene
nominato presidente della Mystery Writers of America, uno fra i pochi conferiti ad uno
scrittore per la televisione; nel 2010, la casa editrice Crippen & Landru pubblica laserie
The Columbo Collection, racconti brevi scritti da W. Link sul personaggio del Tenente
Colombo.

Elisabetta Castiglioni (anche per le fotografie)

Voci umane alla Cappella Espiatoria di Monza

Venerdì 1 settembre, con inizio alle 20.30, alla Cappella Espiatoria di Monza, quinta serata della edizione 2023 del Festival “Voci Umane. Musei e teatro di narrazione” promosso e organizzato dalla Direzione Regionale Musei della Lombardia (Ministero della Cultura), con la direzione artistica di Maria Grazia Panigada. Il progetto, che coinvolge sette dei Musei statali della Lombardia, è stato ideato dalla direttrice Emanuela Daffra.

Alla Cappella Espiatoria di Monza, luogo che intende ricordare e riparare un atto di violenza, luogo di storia e di memoria, Ascanio Celestini rivive in Radio Clandestina l’eccidio delle Fosse Ardeatine. La storia dei 335 uomini uccisi dai nazisti e sepolti in una cava sull’Ardeatina viene ripercorsa attraverso la memoria orale di chi quei giorni li visse direttamente nella loro drammatica veridicità e riconsegnata a noi, attraverso il teatro, per non dimenticare.

Radio clandestina. Roma, le Fosse Ardeatine, la Memoria, prodotto da Fabbrica srl, è uno spettacolo di Ascanio Celestini tratto da “L’Ordine è già stato eseguito”, testo di Alessandro Portelli. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull’Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni ’50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano.

Il 23 marzo 1944 i Gruppi d’Azione Patriottica attaccano una colonna tedesca di polizia in Via Rasella, il 24 marzo per rappresaglia i nazisti uccideranno 335 persone in una cava sulla via Ardeatina. Il 25 marzo sui giornali di Roma compaiono le parole dei nazisti che annunciano tanto l’azione dei partigiani quanto l’eccidio che seguì. Questa sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, che si consuma in poche ore. Ma nel libro “l’ordine è già stato eseguito” di Alessandro Portelli, vincitore del Premio Viareggio, questa storia di poche ore viene inserita nella storia dei 9 mesi di occupazione nazista a Roma, e poi in quella dei 5 anni della guerra, dei 20 anni del fascismo: nella storia orale di Roma che diventa capitale e inizia velocemente a cambiare. “Il libro si fonda su circa 200 interviste a singole persone” a testimoniare che questa non è la storia di quei tre giorni, ma qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di una intera città. Un mito raccontato al rovescio…

Ascanio Celestini, popolare attore teatrale, è anche regista cinematografico, scrittore e drammaturgo. “Mi chiamo Ascanio Celestini, figlio di Gaetano Celestini e Comin Piera” – così egli si presenta – “Mio padre rimette a posto i mobili, mobili vecchi o antichi è nato al Quadraro e da ragazzino l’hanno portato a lavorare sotto padrone in bottega a San Lorenzo. Mia madre è di Tor Pignattara, da giovane faceva la parrucchiera da uno che aveva tagliato i capelli al re d’Italia e a quel tempo ballava il liscio. Quando s’è sposata con mio padre ha smesso di ballare. Quando sono nato io ha smesso di fare la parrucchiera. Mio nonno paterno faceva il carrettiere a Trastevere. Con l’incidente è rimasto grande invalido del lavoro, è andato a lavorare al cinema Iris a Porta Pia. La mattina faceva le pulizie, pomeriggio e sera faceva la maschera, la notte faceva il guardiano. Sua moglie si chiamava Agnese, è nata a Bedero. Io mi ricordo che si costruiva le scarpe coi guanti vecchi. Mio nonno materno si chiamava Giovanni e faceva il boscaiolo con Primo Carnera. Mia nonna materna è nata ad Anguillara Sabazia e si chiamava Marianna. La sorella, Fenisia, levava le fatture e lei raccontava storie di streghe”.

Il biglietto dei singoli spettacoli è incluso nel titolo di ingresso al museo, qualora previsto.

La prenotazione è obbligatoria sul portale Eventbrite al link:

https://tinyurl.com/2t6dwv5u

S.E.

Notre Dame de Paris

Stasera, lunedì 31 luglio 2023, alle ore 21.15, i danzatori della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Kharkiv porteranno al Nervi Music Ballet Festival il balletto Notre Dame de Paris, musicato da Cesare Pugni, in una coreografia di Yevheniya Khasyanova, Artista del Popolo dell’Ucraina.

Il balletto è tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. La celebre storia vede protagonisti la zingara Esmeralda, il campanaro di Notre-Dame Quasimodo, l’arcidiacono Claude Frollo e il capitano degli arcieri reali Phoebus de Chateaupers. Tutti i personaggi, per motivi che vanno dalla posizione del clero, all’infermità fisica, alla cattiva volontà degli altri, vedono negati i propri sentimenti. Sopra tutti loro, sopra il groviglio di tragiche passioni e la Parigi medievale, si erge l’inviolabile roccaforte della cattedrale gotica di Notre-Dame de Paris.

In questa versione del balletto si è cercato un ulteriore avvicinamento alla fonte letteraria attraverso il linguaggio della danza. Caratteristica distintiva dello spettacolo è la speciale unione tra ritmo musicale e danza, che rivela nel profondo la natura dei personaggi e delle trame anche grazie al talento del compositore Cesare Pugni (1802 -1870), particolarmente dedito al balletto, il cui catalogo conta più di 300 titoli musicali per danza. Nella versione coreografica di Yevgeniya Khasyanova, la perfetta bellezza dell’originale è integrata dal grottesco e integrata con elementi delle arti plastiche moderne.

La presenza al Nervi Music Ballet Festival 2023 della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Kharkhiv è stata fortemente voluta dalla Fondazione Teatro Carlo Felice e dal Comune di Genova, che con questo spettacolo esprimono la propria solidarietà al popolo ucraino.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore: Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore: Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it e www.nervimusicballetfestival.it

D.F. (anche per le fotografie)

Shine Pink Floyd Moon a Villa Grimaldi Fassio di Nervi

Shine Pink Floyd Moon, opera rock di Micha van Hoecke, sarà in scene al Nervi Music Ballet Festival sabato 15 luglio 2023, alle ore 21.15. Ispirata dai brani di una delle band più influenti di sempre, Shine Pink Floyd Moon unisce musica e danza nel racconto della parabola artistica dei Pink Floyd e di Syd Barrett, interpretato dall’étoile Raffaele Paganini sul palco insieme al corpo di ballo della Compagnia Daniele Cipriani. Interpreti musicali dal vivo saranno i Pink Floyd Legend, con la direzione musicale di Fabio Castaldi.

Shine Pink Floyd Moon è una produzione Daniele Cipriani Entertainment s.c e Menti Associate di Gilda Petronelli, in coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

L’opera rock nasce in occasione del 50° anniversario dell’allunaggio, l’origine della creazione è il celebre brano Shine on You Crazy Diamond, con il quale i Pink Floyd rendevano omaggio al loro compagno Syd Barrett, che si era perso nelle regioni sconosciute della ‘luna’ intesa come malattia mentale. Si tratta di «una musica che ha un’anima e che, nell’immaginario collettivo, è legata alla giovinezza interiore di tutti noi», sottolineava Micha van Hoecke. Shine Pink Floyd Moon viene ripresa da Miki Matsuse e Stefania Di Cosmo in omaggio al regista e coreografo, scomparso nel 2021.

«Il mio non è un ritorno in palcoscenico, ma un ritorno a sorridere», afferma Raffaele Paganini, étoile del Teatro dell’Opera di Roma, nonché popolarissimo ballerino in programmi tv di grande successo degli anni ’80. «Quando Daniele Cipriani mi telefonò per propormi di subentrare a Denys Ganio nella ripresa di SHINE Pink Floyd Moon, la mia risposta non poteva che essere “Sìì!!!”, con un grido che partiva dal profondo dell’anima come quello della vocalist in The Great Gig in the Sky! Perché, pur essendo un ballerino classico abbeverato alla fonte di Čajkovskije degli altri grandi compositori, faccio parte di quella generazione che respirava ancora nell’aria le canzoni dei Pink Floyd. Per non parlare della mia grandissima amicizia sia con Micha van Hoecke, sia con Denys Ganio, entrambi artisti al cui fianco ho lavorato per anni. Insomma, il ruolo di Syd, che interpreto da un anno, mi calza in maniera stu-pe-fa-cen-te: era scritto nelle stelle che dovessi un giorno interpretare SHINE Pink Floyd Moon».

Micha Van Hoecke è stato danzatore, coreografo, attore e regista. Nato a Bruxelles, studia a Parigi con Olga Preobrajenskaya e nel 1960 entra a far parte della Compagnia di Roland Petit.  In questo stesso periodo svolge un’intensa attività come attore di cinema. Entra quindi a far parte del Ballet du XXe siècle di Maurice Bejart di cui diventerà braccio destro. Nel 1979 lo stesso Bejart lo nomina direttore artistico della Scuola Mudra, il prestigioso centro di formazione per artisti a Bruxelles. Nel 1981 cura le coreografie del film Bolero di Claude Lelouch. Quello stesso anno, con i migliori elementi del Mudra, fonda l’Ensemble di Micha van Hoecke, uno dei più acclamati gruppi mondiali di danza contemporanea. Nel suo carnet non mancano le collaborazioni con interpreti, registi e direttori d’orchestra di fama mondiale. È soprattutto con Riccardo Muti che crea uno splendido sodalizio che ha dato vita a tanti capolavori. Ha creato coreografie per numerosi teatri e festival. Dal 1990 è particolarmente intensa la sua collaborazione con Ravenna Festival, dove debutta anche come regista d’opera con La Muette de Portici di Auber (1991). Molte sono anche le opere che crea per questo festival: Adieu à l’Italie (1992; premio della critica italiana per migliore coreografia moderna); la Memoire (con Luciana Savignano); Pelèrinage (con Chiara Muti e Alessio Boni); Pierrot Lunaire (con Alessandra Ferri e Massimiliano Guerra); Il paradosso svelato (con l’Accademia bizantina e l’ensemble di Naseer Shamma); Maria Callas, la voix des choses, spettacolo di rara intensità che Micha van Hoecke ed il suo Ensemble hanno portato in tournée in Italia, Stati Uniti, Russia e Cina, riscuotendo ovunque grande successi. Nel 1999 è nominato direttore del ballo e coreografo principale del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2002, per I sette peccati capitali di Bertolt Brecht su musiche di Kurt Weill, riceve il premio Danza & Danza per la migliore coreografia. Nel 2002 chiamato a realizzare le coreografie di Ifigenia in Aulide, regia di Yanis Kokkos e direzione di Riccardo Muti, che inaugura la stagione d’opera del Teatro alla Scala di Milano. Anche nel 2003 inaugura la stagione scaligera con le coreografie per Moise et Pharaon, direttore Riccardo Muti e regia di Luca Ronconi. Crea le coreografie, realizzate dal suo Ensemble, per il Concerto di Capodanno 2005, trasmesso su Rai Uno in diretta televisiva dal Teatro la Fenice di Venezia. Nell’estate dello stesso anno crea, sempre per L’ensemble Au Cafè. Nel 2007 compone Le Voyage, creazione su musiche tzigane russe per Ravenna Festival che dedica al suo Ensemble. Dalla Stagione 2010 al 2014 è stato Direttore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2016 riceve il premio fedeltà per 27 anni di collaborazione con Ravenna Festival.

Raffaele Paganini inizia i suoi studi di danza alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, dove solo quattro anni dopo entra a far parte del Corpo di Ballo in qualità di solista prima, e dove è attualmente étoile. Diventa molto popolare in Italia anche grazie alle sue numerose apparizioni televisive in programmi di grande ascolto. Come étoile ospite balla con svariate compagnie, al fianco di grandi ballerine italiane e straniere. Durante la sua carriera è stato inoltra protagonista di svariati musical. Il 2004 lo vede protagonista della nuova produzione del Balletto di Roma Giulietta e Romeo, con musiche originali di Prokof’ev e coreografie di Monteverde. Il tour teatrale fa registrare l’invidiabile record del tutto esaurito nelle 190 repliche in 104 dei maggiori teatri italiani. Nel 2006 Raffaele Paganini fonda la Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini e presenta per la prima volta una sua produzione: Da Tango a Sirtaki – omaggio a Zorba – con musiche di Astor Piazzola e coreografie di Luigi Martelletta. Tra i numerosi riconoscimenti e premi ricordiamo: Premio Bordighera, Premio Postano, Gonfalone d’Oro, Ulivo d’Argento, Premio Giovannini, Premio Cecchetti, Premio Platea d’Estate, Premio Gino Tani.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore:Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore:Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Delfina Figus (anche per le fotografie)

La Valigia dell’Attore alla ventesima edizione

La Valigia dell’Attore, manifestazione annuale di approfondimento sull’arte della recitazione e intitolata alla memoria di Gian Maria Volonté, torna come ogni anno nell’Arcipelago di La Maddalena per festeggiare la sua ventesima edizione.

Quest’anno il festival si svolgerà dal 26 al 30 luglio nell’isola di La Maddalena. Gli incontri serali – che comprendono anche la cerimonia riservata al Premio Volonté all’eccellenza artistica di uno o più interpreti italiani o internazionali – avranno luogo, come da tradizione, presso la Fortezza de I Colmi, mentre gli incontri mattutini di approfondimento con gli ospiti invitati si terranno agli ex Magazzini Ilva di Cala Gavetta. Le serate e gli incontri sono curati da Fabio Ferzetti, Boris Sollazzo, Fabrizio Deriu. L’ingresso al pubblico è gratuito fino ad esaurimento posti.

La manifestazione proseguirà sull’isola di Caprera, dal 31 luglio al 6 agosto, dove si svolgerà la tredicesima edizione del ValigiaLab, laboratorio gratuito di alta formazione sulle tecniche di recitazione che quest’anno vedrà cimentarsi, con i giovani selezionati tramite bando dalle migliori scuole di recitazioni italiane ed europee, l’attrice Donatella Finocchiaro, con la collaborazione di Fabrizio Deriu e Greta Vincenza Caponnetto, sul tema “L’arte di vivere”.

Il Valigialab 2023 gode del patrocinio del Comune di La Maddalena e dell’Ente Parco Arcipelago di La Maddalena, ed è realizzata con il fondamentale sostegno del Nuovo IMAIE e della Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté” di Roma.

La direzione de La valigia dell’attore è a cura di Giovanna Gravina Volonté e Fabio Canu, con Boris Sollazzo, Fabio Ferzetti, Fabrizio Deriu.

L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale Quasar.

La sigla della manifestazione è a cura di Santo Acciaro.

Tutte le informazioni e il programma presto sul sito ufficiale www.lavaligiadellattore.com

Elisabetta Castiglioni