“Poetry Slam” per i ragazzi dai 14 ai 25 anni a Ferrara

Partirà martedì 5 settembre 2023, negli spazi del Consorzio Factory Grisù di Ferrara (via Poledrelli 21), la seconda edizione di “Poetry Slam – Dalla parola scritta all’atto poetico”, 4 giorni (da martedì 5 a venerdì 8 settembre, dalle 15 alle 18) di laboratorio con evento finale per giovani dai 14 ai 25 anni. L’iniziativa è organizzata dall’associazione Officina Teatrale A_ctuar e finanziata da U.O. Nuove Generazioni / Ufficio Area Giovani del Comune di Ferrara e vedrà la partecipazione del collettivo di poeti e slammer Rimescolate.

Dopo il successo della prima edizione, che ha visto un’eccezionale partecipazione di giovani ferraresi, ci si prepara per il bis: il progetto si propone di portare in città questa particolare pratica artistica proveniente da oltre oceano, nella speranza possa originarsi in futuro un movimento tra i più giovani.

Ma cos’è il Poetry Slam? Nello slang americano slam significa schiaffo: il Poetry Slam è un duello poetico, nato come pratica artistica urbana nei quartieri multietnici degli USA alla fine degli anni Settanta, durante quel grande fermento espressivo, politico e sociale da cui è nata anche la cultura hip hop. Il Poetry Slam consiste in una vera e propria gara di poesia che vuole sostituire lo scontro fisico e verbale con la parola, la discussione e il confronto. 

I partecipanti, guidati dagli attori di A_ctuar sperimenteranno la scrittura individuale e collettiva, utilizzando particolari giochi che portano all’apertura del nucleo creativo, all’esplorazione di sé, all’ascolto attivo, scoprendo un gusto tutto nuovo nell’elaborazione di linguaggi, parole ed espressioni. Si passerà poi dalla parola scritta all’atto poetico grazie al teatro e alle sue tecniche espressive. Il progetto si chiuderà con una particolare performance, venerdì 8 settembre alle 18, che vedrà i partecipanti salire sul palco e “affrontarsi” in un vero e proprio duello di Poetry slam aperto al pubblico. Anche quest’ultimo sarà coinvolto attivamente, dando vita a una grande performance collettiva, guidata dagli M.C. (maestri di cerimonia) del collettivo Rimescolate. L’evento finale  è pensato come restituzione del percorso e ha carattere ludico e non competitivo, in sintonia con la poetica del Poetry Slam.

Il progetto nasce come percorso d’inclusione, conoscenza, socializzazione e aggregazione, per favorire la partecipazione dei giovani alla vita locale, allargare il dialogo tra le generazioni e i momenti di confronto diretto. L’obiettivo è di spingere i ragazzi all’incontro, alla messa in discussione e all’elaborazione collettiva di un linguaggio creativo utilizzando gli aspetti più sani del conflitto: l’apertura di nuove occasioni, l’opportunità di crescita, la valorizzazione del cambiamento. Nell’arena del Poetry Slam parole, emozioni, opinioni e messaggi circolano in forma libera e sperimentale: il Poetry ama la comunicazione non violenta e offre la possibilità di esplorare il proprio mondo interiore in uno spazio inclusivo, accogliente e protetto, dove ognuno si senta parte di un percorso comune.

La partecipazione al laboratorio è completamente gratuita ma i posti sono limitati: dal 25 agosto e è possibile iscriversi e richiedere informazione contattando i numeri 3404905137 e 3384773055, scrivendo a baronerampanteactuar@gmail.com o visitando il sito  www.officinateatraleactuar.it e i canali social della compagnia. L’evento finale è aperto al pubblico, gratuito e ad accesso libero senza prenotazione.

Gli organizzatori: Officina Teatrale A_ctuar APS opera dal 2013 in campo teatrale, in particolare nel teatro ragazzi, con produzione di spettacoli e attività di formazione teatrale rivolte a bambini, giovani e adulti. Nel 2014 l’associazione ha fondato la Scuola di teatro per ragazzi, ideata come percorso di crescita culturale e di socializzazione positiva delle nuove generazioni, affrontando temi complessi come l’inclusione, il bullismo e la diversità.

Luoghi e orari: Consorzio Factory Grisù – Via M. Poledrelli 21 (Ferrara) presso Sala Macchine (piano terra). Da martedì 5 a venerdì 8 settembre 2023, dalle 15 alle 18
Slam poetry finale: venerdì 8 settembre alle 18 (aperto al pubblico, gratuito e ad accesso libero senza prenotazione)

Alessandro Zangara

Gli spettacoli in programma alla XX edizione del Festival della Mente di Sarzana

Spettacoli, reading e concerti: tanti gli appuntamenti tra letteratura, musica, teatro e poesia in programma alla XX edizione del Festival della Mente, che si terrà dall’1 al 3 settembre a Sarzana. Tema di quest’anno, la Meraviglia. Venerdì 1 settembre alle 21.15 la cantautrice e polistrumentista Chiara Civello si esibirà al Teatro degli Impavidi con il live Sono come sono. Radici italiane ed esperienze internazionali, un’ibridazione di linguaggi musicali e sperimentazioni artistiche solo apparentemente lontane: sono queste le cifre stilistiche di Chiara Civello, che porterà sul palco, oltre ai suoi grandi successi, le note di Michel Legrand, Ennio Morricone, Sergio Endrigo. Chiara Civello è cantante, compositrice e polistrumentista. ll suo percorso musicale inizia a Boston e a New York, dove entra in contatto con Burt Bacharach e Tony Bennett, che la definisce “la miglior cantante jazz della sua generazione”. È stata la prima italiana a incidere per la leggendaria etichetta Verve. In Brasile trova un’altra casa discografica collaborando con Chico Buarque, Ana Carolina, Maria Gadù, Gilberto Gil, Daniel Jobim e tantissimi altri. Sabato 2 settembre, alle 16.30, Massimo Zamboni calcherà il palco del Teatro degli Impavidi con Bestiario selvatico. Reading illustrato. Zamboni accompagnerà il pubblico in un viaggio sulle tracce delle creature che stanno modificando il volto naturale del nostro Paese. Il reading è accompagnato da un’esplorazione filmata nelle opere di Stefano Schiaparelli e dalle sonorizzazioni di sottofondo composte dallo stesso Zamboni e da Matteo Maragno. Massimo Zamboni nel 1982 fonda insieme a Giovanni Lindo Ferretti il gruppo CCCP-Fedeli alla Linea. Nel 1992 nascono i CSI, Consorzio Suonatori Indipendenti (che arriveranno ai vertici della classifica discografica) e il Consorzio Produttori indipendenti, con decine di album prodotti. Ha realizzato numerose colonne sonore per il cinema e il teatro, e pubblicato diversi libri per vari editori. Tra questi, L’eco di uno sparo (Einaudi, 2015), Anime galleggianti (La Nave di Teseo, 2016), Nessuna voce dentro (Einaudi, 2017), La trionferà (Einaudi, 2021), Bestiario selvatico (La Nave di Teseo, 2023). Si prosegue sabato 2 settembre alle 21.45, con il reading concerto Leggere Lolita a Teheran. L’attrice, drammaturga e attivista Cinzia Spanò e la pianista Roberta di Mario, saranno le protagoniste di un omaggio alla celebre scrittrice iraniana Azar Nafisi – che dopo la rivoluzione di Khomeini trasformò la sua casa in un vero e proprio luogo di resistenza letteraria. Cinzia Spanò è regista teatrale, socia fondatrice e presidente di Amleta, associazione per il contrasto alle disparità e alla violenza nel mondo dello spettacolo, Premio Amnesty International Arte e Diritti Umani 2021. Roberta Di Mario è una compositrice di fama internazionale, direttrice artistica e curatrice di festival musicali. Ha all’attivo quattro album; i più recenti sono i progetti discografici Illegacy e Disarm, pubblicati con Warner Music. Il Festival si chiude domenica 3 settembre, alle 21.30, con Anche noi scettici un reading-spettacolo che vede protagonista, con la lettura di alcuni suoi componimenti poetici, la poetessa e saggista Antonella Anedda. Alla serata parteciperanno, con una reinterpretazione sonora della sua raccolta poetica Historiae, i BLASTULA.scarnoduo, formazione musicale composta da Monica Demuru, vocalist, attrice e drammaturga, e Cristiano Calcagnile percussionista e compositore. Antonella Anedda Angioy è poeta e saggista. Ha ricevuto vari riconoscimenti nazionali e internazionali. Il suo ultimo libro di poesia è Historiae (Einaudi, 2018), recentemente uscito negli Stati Uniti. Di prossima pubblicazione, per Garzanti, il volume Tutte le poesie. BLASTULA.scarnoduo è stato fondato nel 2006 da Cristiano Calcagnile e Monica Demuru. Il duo propone un percorso sonoro multilinguistico con una particolare attenzione alle relazioni tra scrittura e improvvisazione, drammaturgia e suono puro.

Delos

MotoTematica. Motorcycle Film Festival

Si sono chiuse le selezioni delle opere candidate alla prossima edizione di Mototematica, il festival cinematografico dedicato al mondo della motocicletta in programma il 7 e 8 ottobre p.v. alla Casa del Cinema di Roma.

Quindici i lavori prescelti, tra cortometraggi e lungometraggi – sia documentari che opere di finzione – che provengono da diverse parti del mondo. In concorso verranno proiettati  The ICECAKE di Manoj Mauryaa (India), The Antique Motorcycle di Stephen Marino (Stati Uniti), Day 9th of 13 days ride in Rajasthan and Gujarat, India in 2023 di Aigars Liepins (Lettonia), The Ultimate Mongolian Expedition di Antoine Janssens (Svizzera), Bad Dog di Erin Malfi (Stati Uniti), Scintille di Alessio Zoni, Elena Monti, Giulia Trabucchi (Italia), Boogeyman and Bucephalus in Iraqi Kurdistan di Francesco Loreti (Italia), Aymen – Don’t think, just do it! di Aarif Laljee, Michael Morris (Gran Bretagna), Lone Wolf di Giovanni Montagnana (Italia), Only Fire di Neel Kumar (Emirati Arabi), Motorcycle Stories “Sardegna storie di un’isola” di Fabrizio Nacciareti, Alessandro Toscano (Italia), !PRONTO! (ITA) di Veen Viscal, Onward di Gabriel Davini (Brasile), On Any Other Sunday di Shaun Fenton (Gran Bretagna), Cafe Racer di Harrison Houde (Canada).

“Come sempre – afferma la direttrice artistica Benedetta Zaccherini – tantissimo materiale è arrivato da ogni parte del mondo e come sempre la selezione è stata difficile, soprattutto per l’alta qualità dei progetti presentati. Siamo orgogliosi di poter essere arrivati alla 5° edizione del nostro festival registrando anche un crescente numero di nazioni coinvolte, segno che la tematica delle due ruote e il cinema sono un connubio molto apprezzato. Per questo vogliamo farci conoscere a un pubblico sempre più ampio offrendo opere in anteprima gratuitamente a tutti e utilizzando la magia del grande schermo che solo una sala cinematografica può regalare”.

Elisabetta Castiglioni

Camosci Sound al Lago dei Camosci

Camosci Sound, la rassegna estiva di musica dal vivo al Lago dei Camosci, spazio culturale e naturale ai piedi della Sacra di San Michele, a Sant’Ambrogio di Torino, per la prima volta diventa appunto un festival: tre giorni di concerti, interviste, workshop, con spettacoli d’autore in cui la musica si connette alla natura insolita di un luogo che sa essere accogliente, poetico e misterioso. Un cartellone coraggioso e di qualità – per la direzione artistica d’eccezione di Carlotta Sillano – che include anche progetti peculiari e sperimentali come quelli di Valeria Sturba, Bagini Carlone, Carlot-ta, Debauchee of Dew, Tubipora, Paolo Rigotto, lo spettacolo audiovisivo Torso Virile Colossale, il laboratorio di improvvisazione corale Circle Singing a cura di Albert Hera.

Tutti i concerti si svolgeranno nello spazio naturale del Lago dei Camosci, con la scenografia vertiginosa offerta dal Monte Pirichiano, dal quale i camosci sono soliti discendere all’ora del tramonto. Lo spazio permette di pernottare in tenda durante il festival e ospita un’area ristoro.

I biglietti sono disponibili sul sito www.camoscisound.it:

IL PROGRAMMA

Ad aprire il festival venerdì 4 Agosto alle 20:00 saranno le sonorità contemporanee e insieme arcaiche del duo torinese Tubipora, con Vanja Contu (arpa, elettronica) e Maria Valentina Chirico (voce, harmonium). Segue lo show audiovisivo di Torso Virile Colossale, originale e divertente progetto di “musica forzuta in bilico tra la colonna sonora e la sonorizzazione” dedicato al cinema peplum italiano anni ’50/60 e ideato dal cantautore milanese Alessandro Grazian (chitarra elettrica), qui insieme a Nicola Manzan (violino), Davide Andreoni (tastiere), Alessandro Vagnoni (batteria).

Il café chantant di Paolo Rigotto (pianoforte, voce) apre la giornata di Sabato 5 agosto; segue Patrizio Fariselli, pianista e fondatore degli Area che alle 18:00 racconta la sua esperienza di ricerca nell’ambito dell’improvvisazione e della composizione in un concerto-intervista in solo (pianoforte, tastiere) condotto da Enrico Deregibus. Alle 19.30 il palco del Camosci Sound incontra Debauchee of Dew, nuovo progetto della cantautrice Cecilia (arpa, voce) dedicato all’opera poetica di Emily Dickinson. Ad accompagnare Cecilia il giovane produttore Corgiat, nome d’arte di Giovanni Corgiat Mecio (pianoforte, elettronica), promessa della musica elettronica e sperimentale, vincitore del Jägermusic Lab nel 2019.

Headliner della giornata è Cristina Donà (chitarra, voce), alle 21.30 live in duo con Saverio Lanza (tastiere) preceduto da un’intervista condotta da Enrico Deregibus.

Domenica 6 agosto spazio in mattinata al workshop di improvvisazione corale CircleLand, affascinante percorso formativo personale basato sulla pratica del circlesinging (“cantare in cerchio”), a cura di Albert Hera. Il laboratorio è aperto a professionisti e appassionati. Dopo una nuova incursione del café Chantant pianoforte e voce di Paolo Rigotto, il pomeriggio vede, a partire dalle ore 16.00 alle 20.00: il live eclettico della compositrice/polistrumentista Valeria Sturba (violino, theremin, synth, voce, toys); la Soil Music del celebre duo Biagio Bagini (chitarra, voce) e Gian Luigi Carlone (voce, fiati, elettronica): canzoni soil (e soul) e musiche elettro-funky con strumenti fatti di terra e di pietra (dalle ocarine di terracotta alle schede elettroniche che permettono di suonare ortaggi e altro) per un concerto – racconto ironico e brillante, dedicato ai suoni del suolo. Infine, Carlotta Sillano, aka Carlot-ta (pianoforte, chitarra, tastiere, voce), che con il suo “chamber pop drammatico, oscuro e divertito” racconta di paesaggi, montagne, alberi, animali, amore e morte attraverso immagini intrise di simboli e riferimenti letterari.

E.C.

“Riflessi di Stelle” a Cantina di Venosa

Degustazioni di Aglianico del Vulture, e non solo, osservando il cielo nella notte di San Lorenzo. Torna dopo tre estati il popolare evento enoturistico e musicale, organizzato dall’azienda cooperativa di Venosa (Pz), in Basilicata, con due serate di degustazioni, master class, punti d’osservazione astronomica al telescopio e ben tre concerti: Ciccio Merolla e le band Renanera e La Rua.

La serata del 10 sarà inaugurata da un convegno sul nuovo “Progetto di Valorizzazione di Filiera”, ore 21, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Galella. Ancora pochi giorni per il gran ritorno di Riflessi di Stelle, la popolare manifestazione enoturistica, musicale e astronomica di Cantina di Venosa, l’azienda cooperativa del Vulture, fra le più importanti e le più premiate del sud Italia, con sede a Venosa (Potenza). L’ultima edizione si era svolta nel 2019; oltre 3mila partecipanti in un’unica giornata. Ad aprire l’evento giovedì 10 agosto, alle ore 21, è il convegno dedicato al nuovo “Progetto di Valorizzazione di Filiera”. Partecipano l’assessore regionale all’Agricoltura della Basilicata, Alessandro Galella; il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo; il tecnico progettista Giuseppe Filippi; e in rappresentanza dell’autorità di gestione del PSR Basilicata 2014/2020, Vittorio Rocco Restaino. Modera l’incontro il giornalista Luciano Pignataro.

Il programma di Riflessi di Stelle prevede una master class giornaliera alle ore 20,30 (biglietto 20€, in assaggio 4 vini); il giovedì guidata dall’Ais- Associazione Italiana Sommelier, il venerdì dalla Fis – Fondazione Italiana Sommelier.

L’ingresso alla manifestazione è gratuito, invece, per degustare liberamente i tanti vini del banco d’assaggio è previsto un biglietto di 10€ a fronte di pettorina, calice e tre etichette in assaggio. Alle degustazioni sarà possibile abbinare street food in salsa lucana e pugliese, nei vari stand: la “strazzata”, un pane con mortadella di suino nero Cancellara e pistacchio lucano; baccalà e peperone crusco di Senise; panzerotti gourmet di territorio; dolci tipici, etc; a prezzi da 2 a 5€.

Tre i concerti in programma. La sera del 10 a partire dalle 22 Malatia Tour in Concerto con Ciccio Merolla, musicista napoletano e percussionista di buona parte della scena artistica partenopea (Bennato, Senese, Gragnaniello, etc). A seguire Renanera, band nata nel 2012 in Basilicata con l’idea di mescolare musica popolare e contemporanea e raccontare storie attuali anche in dialetto.

L’11 è la volta, invece, dei La Rua, gruppo folk pop italiano fondato ad Ascoli Piceno nel 2009, votati secondi dietro Mahmood a Sanremo Giovani 2018 e per tre volte presenti al concertone del Primo Maggio, a Roma.

Siamo felici di tornare a celebrare questo evento giunto alla decima edizione, purtroppo interrotto nel 2020 a causa del Covid – commenta il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo -. Per noi è un appuntamento importante per rinsaldare il legame con il territorio e i consumatori, in particolare i giovani, ma anche per far diventare la nostra azienda un punto d’incontro e un laboratorio di idee, dove far convergere conoscenze, aspettative, problematiche e soluzioni sul sistema vitivinicolo che ci contraddistingue”.

Con 350 soci viticoltori, 800 ettari di vigne, una resa di 50mila quintali d’uva (per il 90% Aglianico) e 35mila ettolitri di vino, Cantina di Venosa è una delle aziende cooperative più importanti del mezzogiorno e fra le più premiate nei vari concorsi enologici nazionali e internazionali. La produzione ammonta complessivamente a 2 milioni di bottiglie – su un potenziale di 5 milioni – più un 60% di sfuso. Ben 21 le etichette, in maggioranza di Aglianico del Vulture, sia Doc che Docg.

Pierluigi Papi (anche per la fotografia)

Premio Chatwin 2023, omaggio allo scrittore e fotografo

Torna a La Spezia, città in cui è nato, il Premio Chatwin – camminando per il mondo. Ideato nel 2001 da Luciana Damiano, il Premio è dedicato allo scrittore e fotografo inglese Bruce Chatwin e si rivolge ai viaggiatori e agli appassionati di letteratura di viaggio. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Culturale Chatwin, con il contributo di Comune di La Spezia, Regione Liguria e il sostegno di Fondazione Carispezia.

L’edizione 2023 apre, come da tradizione, con il lancio del bando di concorso internazionale di narrativa e fotografia indirizzato a tutti coloro che, professionisti e non, abbiano scritto brevi racconti e/o realizzato un reportage fotografico (5 scatti).  Il testo integrale del bando è consultabile e scaricabile sul sito ufficiale www.premiochatwin.it.

I lavori dovranno essere consegnati entro il 21 ottobre secondo le modalità indicate nel bando. La preselezione sarà affidata ad una commissione di 10 esperti nell’ambito dei due settori di interesse.

A stilare la classifica dei finalisti di ciascuna sezione del concorso sarà invece una giuria composta da scrittori, giornalisti, fotografi, autori televisivi, registi, antropologi e presieduta dallo scrittore Andrea De Carlo e dal maestro della fotografia Francesco Cito

Presidenti delle precedenti edizioni sono stati: Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo, Ferzan Ozpetek, Domenico Procacci, Paolo Virzì, Ermanno Rea, Mario Dondero; nell’edizione 2021-22, Dacia Maraini e Gianni Berengo Gardin.

Nel corso di oltre un ventennio di attività il concorso di narrativa e fotografia Premio Chatwin ha registrato ampio consenso di pubblico e stampa e ha visto partecipare candidati da diversi paesi extraeuropei tra i quali Siria, Iran, Pakistan, Corea del Nord, Stati Uniti e Nuova Zelanda. Al termine del concorso, la manifestazione proseguirà il 17 e 18 novembre con incontri, mostre fotografiche, laboratori nelle scuole. Tra le novità di quest’anno, un approfondimento dedicato alla Patagonia, regione a cui Bruce Chatwin dedicò l’opera prima della sua straordinaria produzione letteraria. A parlarne, tra gli altri, sarà l’alpinista Ermanno Salvaterra, autore del libro “Patagonia, il grande sogno…”.

Ritorna poi il premio speciale “Viaggi in punta di matita”, assegnato in passato a Tullio Altan e che quest’anno sarà ritirato dal fumettista, editore e regista Igor Tuveri, in arte Igort. Immancabile un focus sul futuro della letteratura di viaggio nell’era digitale con un incontro dedicato che avrà tra gli ospiti il blogger e viaggiatore Claudio Pelizzeni.

Inoltre, con l’obiettivo di avvicinare i più giovani alla letteratura e al viaggio, il Premio ha deciso di promuovere due iniziative: la prima, “Viaggi a Km 0”, un laboratorio di scrittura condotto da Andrea Bocconi – scrittore di viaggi e titolare del laboratorio di scrittura della Scuola del viaggio –  che si svilupperà sulla scoperta del territorio, coinvolgendo alcune classi liceali della città; la seconda, “Sì, viaggiare”,  impegnerà un gruppo di studenti nella realizzazione di prodotti giornalistici multimediali inerenti alle attività correlate.

Concluderà la manifestazione un evento-spettacolo finale al Teatro Civico di La Spezia. In quell’occasione si alterneranno proiezioni, letture, incontri con ospiti nazionali ed internazionali; la premiazione dei vincitori del concorso; la consegna dei premi speciali, riconoscimenti a personalità tra le più rappresentative del panorama culturale del cinema, della fotografia, della musica, dell’ambiente e del fumetto.

Ad anticipare la tappa finale del Premio sarà una mostra fotografica, a cura di Maurizio Garofalo, realizzata con la selezione dei migliori scatti dei partecipanti alle precedenti edizioni del Premio Chatwin, in programma dal 23 ottobre al 19 novembre nelle sale della Mediateca Regionale Ligure Sergio Fregoso.

La direzione artistica del Premio Chatwin è di Luciana Damiano. L’edizione 2023 del Premio si avvale della consueta e consolidata consulenza di Elizabeth Chatwin, moglie dello scrittore e presidente onorario del Premio, dello scrittore inglese Colin Thubron, dello scrittore e traduttore Davide Sapienza e dell’antropologo David Bellatalla, che da oltre venticinque anni svolge studi e ricerche su nomadismo e sciamanesimo e dal 2022 ricopre l’incarico di Ambasciatore della Mongolia per la cultura.

Tutti dettagli e il testo integrale del bando di concorso sul sito www.premiochatwin.it

Elisabetta Castiglioni

Rapimento Moro. Il libro

Nell’ambito della rassegna “La porta magica”, manifestazione dedicata ad approfondimenti di cultura letteraria organizzata da Esquilino Poesia con la direzione artistica di Angelo De Florio, sarà presentato il libro di Ivo Mej RAPIMENTO MORO. Il giorno in cui finì l’informazione in Italia (Edizioni Historica e Giubilei-Regnani). L’appuntamento, in programma martedì 1° agosto nell’arena Cinevillage di Piazza Vittorio, vedrà l’autore dibatterne con De Florio, il giornalista Antonio Iovane e il Professore Eugenio Capozzi, Ordinario di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa. Sono usciti molti libri sul caso Moro, ma questo è il primo che ricostruisce la vicenda del giorno del rapimento con una completa documentazione stampa.Per la prima volta nella storia della televisione italiana, la “finestra viene aperta” sul mondo di notizie che si affastellano una sull’altra nell’incertezza della verità.

Questo saggio, raccogliendo l’immediata reazione delle principali testate italiane, ha la forza travolgente dello sguardo all’indietro di chi ha ora l’esperienza, la rassegnazione e la consapevolezza che la democrazia è un organismo debole, delicato, del quale i mezzi di comunicazione di massa rappresentano i vasi sanguigni, da quel giorno sempre più a rischio di trombosi. L’incontro avrà inizio alle ore 18:30. L’ingresso è libero a tutti.

«L’interessante ed originale ricostruzione di Ivo Mej si snoda attraverso un’analisi del funzionamento dei media, dell’inaudita ampiezza delle platee d’ascolto dei vari media e della copertura giornalistica de gli eventi, con particolare attenzione agli inevitabili effetti di saturazione e di annullamento di tutti gli altri temi.» Mario Morcellini

«Nessuno del Governo o dei miei collaboratori fece mai alcuna pressione sui mezzi di comunicazione di massa e tantomeno sulla Rai perché spossassero la via della fermezza. Tutta la DC era d’accordo su questa linea. La stampa era solamente in contatto costante con l’ufficio stampa del partito.» Giulio Andreotti

«Pensai che il terrorismo aveva alzato il tiro in modo non più tollerabile perciò mi precipitai con i miei compagni ad organizzare la risposta nelle manifestazioni che ci furono durante la giornata. Proprio durante queste mi sono reso conto che le idee terroristiche si erano fortemente infiltrate nel nostro popolo.» Giuliano Ferrara

«Ridava quasi la percezione che la politica si potesse coniugare come si pensava a vent’anni (anche se da versanti opposti) ad un’idea di grande cambiamento e di rivoluzione.» Marcello Veneziani

«Debbo dire che i mezzi d’informazione si comportarono con grande responsabilità sostenendo con grande forza l’azione del Governo e delle forze di polizia. Solo una volta chiedemmo che venisse “staccata la spina”, e cioè di fronte al diluvio dei messaggi delle BR. Da parte del Viminale piena e responsabile fu l’informazione, anche se talvolta con il vincolo della riservatezza.» Francesco Cossiga

Elisabetta Castiglioni

Notre Dame de Paris

Stasera, lunedì 31 luglio 2023, alle ore 21.15, i danzatori della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Kharkiv porteranno al Nervi Music Ballet Festival il balletto Notre Dame de Paris, musicato da Cesare Pugni, in una coreografia di Yevheniya Khasyanova, Artista del Popolo dell’Ucraina.

Il balletto è tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. La celebre storia vede protagonisti la zingara Esmeralda, il campanaro di Notre-Dame Quasimodo, l’arcidiacono Claude Frollo e il capitano degli arcieri reali Phoebus de Chateaupers. Tutti i personaggi, per motivi che vanno dalla posizione del clero, all’infermità fisica, alla cattiva volontà degli altri, vedono negati i propri sentimenti. Sopra tutti loro, sopra il groviglio di tragiche passioni e la Parigi medievale, si erge l’inviolabile roccaforte della cattedrale gotica di Notre-Dame de Paris.

In questa versione del balletto si è cercato un ulteriore avvicinamento alla fonte letteraria attraverso il linguaggio della danza. Caratteristica distintiva dello spettacolo è la speciale unione tra ritmo musicale e danza, che rivela nel profondo la natura dei personaggi e delle trame anche grazie al talento del compositore Cesare Pugni (1802 -1870), particolarmente dedito al balletto, il cui catalogo conta più di 300 titoli musicali per danza. Nella versione coreografica di Yevgeniya Khasyanova, la perfetta bellezza dell’originale è integrata dal grottesco e integrata con elementi delle arti plastiche moderne.

La presenza al Nervi Music Ballet Festival 2023 della Compagnia di Balletto del Teatro dell’Opera di Kharkhiv è stata fortemente voluta dalla Fondazione Teatro Carlo Felice e dal Comune di Genova, che con questo spettacolo esprimono la propria solidarietà al popolo ucraino.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore: Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore: Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Per ulteriori informazioni: www.operacarlofelicegenova.it e www.nervimusicballetfestival.it

D.F. (anche per le fotografie)

Shine Pink Floyd Moon a Villa Grimaldi Fassio di Nervi

Shine Pink Floyd Moon, opera rock di Micha van Hoecke, sarà in scene al Nervi Music Ballet Festival sabato 15 luglio 2023, alle ore 21.15. Ispirata dai brani di una delle band più influenti di sempre, Shine Pink Floyd Moon unisce musica e danza nel racconto della parabola artistica dei Pink Floyd e di Syd Barrett, interpretato dall’étoile Raffaele Paganini sul palco insieme al corpo di ballo della Compagnia Daniele Cipriani. Interpreti musicali dal vivo saranno i Pink Floyd Legend, con la direzione musicale di Fabio Castaldi.

Shine Pink Floyd Moon è una produzione Daniele Cipriani Entertainment s.c e Menti Associate di Gilda Petronelli, in coproduzione con Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi.

L’opera rock nasce in occasione del 50° anniversario dell’allunaggio, l’origine della creazione è il celebre brano Shine on You Crazy Diamond, con il quale i Pink Floyd rendevano omaggio al loro compagno Syd Barrett, che si era perso nelle regioni sconosciute della ‘luna’ intesa come malattia mentale. Si tratta di «una musica che ha un’anima e che, nell’immaginario collettivo, è legata alla giovinezza interiore di tutti noi», sottolineava Micha van Hoecke. Shine Pink Floyd Moon viene ripresa da Miki Matsuse e Stefania Di Cosmo in omaggio al regista e coreografo, scomparso nel 2021.

«Il mio non è un ritorno in palcoscenico, ma un ritorno a sorridere», afferma Raffaele Paganini, étoile del Teatro dell’Opera di Roma, nonché popolarissimo ballerino in programmi tv di grande successo degli anni ’80. «Quando Daniele Cipriani mi telefonò per propormi di subentrare a Denys Ganio nella ripresa di SHINE Pink Floyd Moon, la mia risposta non poteva che essere “Sìì!!!”, con un grido che partiva dal profondo dell’anima come quello della vocalist in The Great Gig in the Sky! Perché, pur essendo un ballerino classico abbeverato alla fonte di Čajkovskije degli altri grandi compositori, faccio parte di quella generazione che respirava ancora nell’aria le canzoni dei Pink Floyd. Per non parlare della mia grandissima amicizia sia con Micha van Hoecke, sia con Denys Ganio, entrambi artisti al cui fianco ho lavorato per anni. Insomma, il ruolo di Syd, che interpreto da un anno, mi calza in maniera stu-pe-fa-cen-te: era scritto nelle stelle che dovessi un giorno interpretare SHINE Pink Floyd Moon».

Micha Van Hoecke è stato danzatore, coreografo, attore e regista. Nato a Bruxelles, studia a Parigi con Olga Preobrajenskaya e nel 1960 entra a far parte della Compagnia di Roland Petit.  In questo stesso periodo svolge un’intensa attività come attore di cinema. Entra quindi a far parte del Ballet du XXe siècle di Maurice Bejart di cui diventerà braccio destro. Nel 1979 lo stesso Bejart lo nomina direttore artistico della Scuola Mudra, il prestigioso centro di formazione per artisti a Bruxelles. Nel 1981 cura le coreografie del film Bolero di Claude Lelouch. Quello stesso anno, con i migliori elementi del Mudra, fonda l’Ensemble di Micha van Hoecke, uno dei più acclamati gruppi mondiali di danza contemporanea. Nel suo carnet non mancano le collaborazioni con interpreti, registi e direttori d’orchestra di fama mondiale. È soprattutto con Riccardo Muti che crea uno splendido sodalizio che ha dato vita a tanti capolavori. Ha creato coreografie per numerosi teatri e festival. Dal 1990 è particolarmente intensa la sua collaborazione con Ravenna Festival, dove debutta anche come regista d’opera con La Muette de Portici di Auber (1991). Molte sono anche le opere che crea per questo festival: Adieu à l’Italie (1992; premio della critica italiana per migliore coreografia moderna); la Memoire (con Luciana Savignano); Pelèrinage (con Chiara Muti e Alessio Boni); Pierrot Lunaire (con Alessandra Ferri e Massimiliano Guerra); Il paradosso svelato (con l’Accademia bizantina e l’ensemble di Naseer Shamma); Maria Callas, la voix des choses, spettacolo di rara intensità che Micha van Hoecke ed il suo Ensemble hanno portato in tournée in Italia, Stati Uniti, Russia e Cina, riscuotendo ovunque grande successi. Nel 1999 è nominato direttore del ballo e coreografo principale del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2002, per I sette peccati capitali di Bertolt Brecht su musiche di Kurt Weill, riceve il premio Danza & Danza per la migliore coreografia. Nel 2002 chiamato a realizzare le coreografie di Ifigenia in Aulide, regia di Yanis Kokkos e direzione di Riccardo Muti, che inaugura la stagione d’opera del Teatro alla Scala di Milano. Anche nel 2003 inaugura la stagione scaligera con le coreografie per Moise et Pharaon, direttore Riccardo Muti e regia di Luca Ronconi. Crea le coreografie, realizzate dal suo Ensemble, per il Concerto di Capodanno 2005, trasmesso su Rai Uno in diretta televisiva dal Teatro la Fenice di Venezia. Nell’estate dello stesso anno crea, sempre per L’ensemble Au Cafè. Nel 2007 compone Le Voyage, creazione su musiche tzigane russe per Ravenna Festival che dedica al suo Ensemble. Dalla Stagione 2010 al 2014 è stato Direttore del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2016 riceve il premio fedeltà per 27 anni di collaborazione con Ravenna Festival.

Raffaele Paganini inizia i suoi studi di danza alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, dove solo quattro anni dopo entra a far parte del Corpo di Ballo in qualità di solista prima, e dove è attualmente étoile. Diventa molto popolare in Italia anche grazie alle sue numerose apparizioni televisive in programmi di grande ascolto. Come étoile ospite balla con svariate compagnie, al fianco di grandi ballerine italiane e straniere. Durante la sua carriera è stato inoltra protagonista di svariati musical. Il 2004 lo vede protagonista della nuova produzione del Balletto di Roma Giulietta e Romeo, con musiche originali di Prokof’ev e coreografie di Monteverde. Il tour teatrale fa registrare l’invidiabile record del tutto esaurito nelle 190 repliche in 104 dei maggiori teatri italiani. Nel 2006 Raffaele Paganini fonda la Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini e presenta per la prima volta una sua produzione: Da Tango a Sirtaki – omaggio a Zorba – con musiche di Astor Piazzola e coreografie di Luigi Martelletta. Tra i numerosi riconoscimenti e premi ricordiamo: Premio Bordighera, Premio Postano, Gonfalone d’Oro, Ulivo d’Argento, Premio Giovannini, Premio Cecchetti, Premio Platea d’Estate, Premio Gino Tani.

Biglietti:

I settore: Intero 70,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

II settore:Intero 60,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

III settore:Intero 40,00 euro – Ridotto Under30 15,00 euro

Delfina Figus (anche per le fotografie)

Il seminatore uscì a seminare

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – MATTEO 13,1-23 1.

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Il capitolo tredici di Matteo è formato da parabole che hanno come tema il Regno dei cieli. Gli insegnamenti sono tutti imperniati intorno al seme, alla semina, alla mietitura. I destinatari sono soprattutto le folle. Il brano del Vangelo di Matteo di questa domenica presenta una tipica giornata di Gesù. Esce di casa (abitava nella casa di Pietro a Cafarnao – che rappresenta la prima Chiesa), dove era ospite. Si siede in riva al lago (mare), nello stile tipico dei rabbi. La parabola odierna è detta “del seminatore”, oppure “dei quattro terreni”. Il lavoro del contadino è vano, non ottiene alcun risultato, è fallimentare per tre tipi di terreno. Solo alla fine della parabola il seme porta frutto.

2. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Il fatto che Gesù sale sulla barca può essere interpretato come necessità (visto l’uditorio molto numeroso) sia come misura di sicurezza (data l’avversità dei farisei).

3. Egli parlò loro di molte cose con parabole. Il versetto può indicare la molteplicità degli argomenti trattati da Gesù, sotto forma di parabole. La parabola è un genere letterario che aiuta ad illustrare argomenti difficili in modo comprensibile a tutti, utilizzando un paragone. E disse: “Ecco, il seminatore uscì a seminare”. Gesù parla di un seminatore nel quale nasconde Egli stesso, che semina la Parola di Dio. Secondo alcuni interpreti, il seminatore è Dio Padre che manda Cristo (il seme) nel mondo, per salvarlo. In passato il contadino, con una sacca al collo, seminava percorrendo le zolle del campo, lanciava nei solchi i semi con gesto largo, solenne, fiducioso. Anche nel nostro cuore ogni giorno Dio lancia la sua Parola con la speranza che venga accolta ed attecchisca. Senza la speranza della fecondità del seme, nessun seminatore uscirebbe a seminare.

4. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo,

6. ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.

7. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono.

8. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Tante interpretazioni hanno cercato di spiegare i vari tipi di terreno, parlando dell’aridità del suolo palestinese, o della distrazione del seminatore che getta ovunque il seme prezioso, o del fatto che la semina precede l’aratura in Palestina. Anche le spighe così piene di chicchi (fino a cento) sono un’esagerazione. Quello che conta è il significato della sovrabbondanza del raccolto che supera moltissimo la possibilità di un piccolo seme. Da una piccola speranza scaturisce il prodigio di un grande risultato.

9. “Chi ha orecchi, ascolti”. Gesù invita all’ascolto: solo se ci apriamo senza pregiudizi possiamo comprendere l’annuncio di Cristo. Come non è sufficiente avere orecchie per udire, così non è sufficiente sentire proclamare la Parola: occorre accoglierla, farla penetrare e viverla.

10. Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. 11. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato”. Le folle a cui è rivolto l’annuncio sono molto diverse dai discepoli. Essi solo hanno accesso alla comprensione dei “misteri”, o del “mistero”, che non è altro che la persona di Gesù. Ognuno di noi può scegliere se mantenersi a distanza, come la folla anonima, distante, curiosa, o divenire un vero discepolo, capace di comprendere ed accogliere la Parola di Gesù e di metterla in pratica. Se ci lasciamo coinvolgere, tutto cambia nella nostra vita e Dio può operare meraviglie.

12. “Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha”. Questa espressione è tratta dalla vita economica: un ricco può investire denaro e guadagnarne di più, mentre il povero, che non ha la possibilità di investire, consumerà anche quel poco che ha. Significato: chi più è aperto alla comprensione del Vangelo, più ha la possibilità di conoscere e penetrare gli insegnamenti di Gesù. Più siamo disponibili all’ascolto, più il Signore ci riempie con la Sua Grazia. Più ci chiudiamo, più rimaniamo schiavi della nostra incredulità e della materialità.

13. “Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono”. Ci sono persone che non possono comprendere il linguaggio di Gesù, non tanto perché parla in parabole, ma perché sono prevenute nei suoi confronti.

14. “Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete.

15. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!””. Gesù spiega che il suo insuccesso è uguale a quello che ha già sperimentato anche Isaia.

16. “Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.

17. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!”. I discepoli hanno la possibilità di comprendere per dono di Dio quanto altri non hanno potuto né vedere né conoscere.

18. “Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore”. I discepoli sono pronti ad accogliere l’annuncio e la spiegazione dello stesso. Anche noi possiamo comprendere il Vangelo nella misura in cui ci rendiamo disponibili alla Parola e ci lasciamo cambiare da essa.

19. “Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada”. I differenti tipi di terreno potrebbero corrispondere a quattro tipi di persone che, ascoltando la Parola, reagiscono in modo diverso; ma la diversità di terreno potrebbe anche coesistere in una stessa persona perché nelle varie epoche della propria esistenza ognuno di noi sperimenta fasi alterne nel rapporto con Dio e con la Sua Parola. Il seme non ha neppure il tempo di germogliare su un terreno trafficato, utilizzato come via di comunicazione. Occorre meditare la Parola nel silenzio, nella solitudine, senza lasciarci sopraffare dalle preoccupazioni o dagli impegni.

20. “Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia,

21. ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno”. Il terreno sassoso corrisponde ad una persona debole ed incostante, che non riesce a superare il momento della persecuzione o della prova. L’entusiasmo subitaneo si spegne se non ci sono radici profonde.

22. “Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto”. La sete di denaro può essere causa di un blocco nel cammino di discepolato, anche in chi, all’inizio, ha risposto positivamente.

23. “Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno”. La parabola ci presenta una storia fallimentare. Forse Gesù stesso sta meditando sul fallimento della sua predicazione, ma la fiducia nella potenza di Dio è più grande di tutto, ed infatti il racconto termina in modo positivo: la storia del mondo e quella nostra personale hanno un lieto fine, perché Dio conduce il cammino dell’uomo fino alla pienezza della salvezza. Le persone che portano frutto sono quelle disposte a dare la vita fino al martirio (cento per uno), a dare le loro ricchezze (sessanta per uno), ad aderire a Dio pur senza dover rinunciare a tutto (trenta per uno). Ognuno di noi è zolla che accoglie il seme e, nello stesso tempo, seminatore che dona quanto ha ricevuto gratuitamente da Dio. Dilatiamo il nostro cuore per seminare amore, accoglienza, generosità, fiducia e vita per quanti ci accostano. La Parola di Dio allora si diffonderà per la forza del seme e per la fiducia del seminatore che la espande, senza sapere dove germoglierà, né quando porterà frutto, né in che modo diventerà feconda. Coltiviamo la fiducia incrollabile nell’intervento di Dio che volge sempre al bene anche la situazione più tragica. Qualunque cosa avvenga ci affidiamo all’intervento del Padre Buono che può trarre anche della nostra terra infeconda un raccolto abbondante, anzi, sovrabbondante ed eccellente per saziare la fame di speranza, di pace e di amore di tutti.

Suor Emanuela Biasiolo