Concerto con vista sul Colosseo per i World Skate Games Italy 2024

La terrazza di Colle Oppio con vista sul Colosseo sarà la splendida cornice del concerto di Roma Sinfonietta Orchestra, il 20 settembre alle 21 con ingresso libero e gratuito senza prenotazione.

Il concerto è in occasione dei  World Skate Games Italy 2024, uno straordinario evento sportivo che quest’anno si svolge a Roma e altre località italiane e che assegnerà 156 titoli di Campione del Mondo in 12 discipline, con una partecipazione stimata di oltre 12.000 persone tra atleti, allenatori e delegazioni di 100 paesi e una presenza prevista di decine di migliaia di appassionati provenienti da tutto il mondo.

I protagonisti del concerto sono due giovani e brillanti talenti musicali, il ventisettenne direttore d’orchestra italo-russo Sieva Borzak e la diciottenne violinista italo-giapponese Yuki Serino, entrambi nati e cresciuti a Roma. Borzak si è perfezionato nella direzione d’orchestra con Francesco Lanzillotta e Riccardo Muti e sta percorrendo una brillante carriera in Italia e all’estero, dirigendo grandi e impegnativi capolavori come la Messa da Requiem di Verdi al festival di Ravenna e la Nona Sinfonia di Beethoven al Teatro Petruzzelli di Bari. La Serino è nata da padre e madre entrambi violinisti e con loro ha iniziato ad appena tre anni lo studio dello strumento, che attualmente prosegue con un illustre maestro qual è Pierre Amoyal. Ha già suonato in sedi importanti come Bolzano Festival, Gustav Mahler Music Weeks, Mozarteum di Salisburgo, Staller Center Recital Hall di New York. Quest’anno ha vinto il prestigioso premio per violinisti Città di Cremona.

Erano giovanissimi anche Wolfgang Amadeus Mozart e Felix Mendelssohn, quando scrissero i due brani con cui si apre il concerto. Mozart aveva sedici anni nel 1772, quando compose il Divertimento K 136, in pratica una piccola e deliziosa sinfonia per orchestra d’archi, mentre Mendelssohn ne aveva tredici nel 1822, quando compose il suo primo Concerto per violino e orchestra: entrambi rivelano una maturità e una maestria incredibili a quell’età, unite a doni naturali miracolosi. Inoltre si ascolterà una delle opere più famose di Luigi Boccherini, la Sinfonia op. 12 n. 4, nota come “La casa del diavolo” per le sue atmosfere demoniache e per la citazione della “danza delle furie” di Gluck. Infine Introduzione e Tarantella dello spagnolo Pablo De Sarasate, uno dei più grandi violinisti negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento: compose questo brano per se stesso e questo lascia immaginare quale altissimo grado di virtuosismo richieda, che unito al ritmo veloce e scatenato della tarantella ha un effetto contagioso sull’ascoltatore.

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Questa la locandina completa:

TERRAZZA COLLE OPPIO 20 SETTEMBRE 2024 ORE 21

IL TALENTO E LA BELLEZZA

Direttore SIEVA BORZAK

Violino YUKI SERINO

ORCHESTRA ROMA SINFONIETTA

WOLFGANG AMADEUS MOZART(1756-1791)

Divertimento in re maggiore per archi K.136

FELIX MENDELSSOHN BARTHOLDY(1809-1847)

Concerto in re minore per violino e orchestra d’archi

LUIGI BOCCHERINI (1743-1805)

Sinfonia n. 4 in re minore, op. 12 n. 4 “La casa del diavolo”

PABLO DE SARASATE (1844-1908)

Introduzione e Tarantella

Mauro Mariani (anche per le fotografie di Yuki Serino)

Vivian Maier. Il ritratto e il suo doppio

La storia di Vivian Maier è davvero interessante. Tanti anni fa, un’amica mi disse: “Se scrivi prima o poi diventerai famosa. Tanti autori sono diventati famosi anche dopo morti”. Magra consolazione, si può dire. Se si pensa al successo di sé come a qualcosa che attribuisca onori e soldi, allora essere morti non comporta un bene da quello che si è fatto, se non forse ad altri. Ma se si pensa di realizzare qualcosa per il solo realizzare, convinti che ciò che si realizza abbia un senso per se stessi, e forse per gli altri, allora questo vivacizza un’esistenza e le dà senso. La vita ha pienezza perché si realizza ciò che piace e che ci fa sentire bene, pertanto è buono quello che si fa e se resta può portare frutti anche a decenni o secoli di distanza. Quindi la storia di una donna che ha trascorso la vita a scattare foto e girare filmini, per poi lasciarli in scatole andate all’asta ed acquistate da un ignaro ragazzo, sembra la concretizzazione di una favola o di parole astratte che di solito sembrano solo filosofia. Vivian, newyorkese, sostanzialmente ha fatto la babysitter, guardando il mondo da un lato defilato, dove non era di certo protagonista. E nelle sue fotografie è sempre presente, come per rafforzare la sua identità, ribadire che lei c’era e c’è, è rimasta per sempre con noi, da protagonista e testimone di un tempo che sarebbe perduto altrimenti. Prendono vigore, con le sue fotografie, i silenzi delle strade lunghe e solitarie, anche se si guida in compagnia. Le linee apparentemente insignificanti che tracciano le strade, i marciapiedi, i pensieri persi in quel non so che sfuggente. Poi diventano protagoniste le macchine fotografiche, le esposizioni lunghe e quelle immediate, le scelte fotografiche e le fotografie che paiono scelte da se stesse, autonomamente. La gente, gli ombrelloni, il mare, le barche. I molti silenzi ancora. Gli specchi e l’immagine di Vivian che si riflette mentre scatta il ritratto eterno di quel momento che rimarrà per sempre. Di quell’uomo o quella donna che rimarranno per sempre. Come le case, le automobili, gli occhi grandi di Vivian che osservavano il mondo in maniera così geniale eppure così normale e comune da farla diventare e considerare una fotografa di tutto rispetto. E si aggiungono i riflessi, quando i suoi lineamenti sono sfuocati a suggerire verità molto al di là di quello che appare chiaro ai nostri sensi.

La bella mostra “Vivian Maier. Il ritratto e il suo doppio” è aperta a Riccione, presso Villa Mussolini, fino al prossimo 3 novembre (martedì-venerdì 10-13 e 15-19; sabato, domenica e festivi 10-20; lunedì chiuso). L’esposizione fotografica, composta da 92 scatti e alcuni video girati in Super8, è accessibile con biglietto d’ingresso.

Alessia Biasiolo

La Romagna dei ristoranti: storie di menù

“La Romagna dei ristoranti: storie di menù” è il titolo della nuova pubblicazione a firma di Maurizio Campiverdi e Franco Chiarini, per Edizioni Moderna – Ravenna.

Un’opera di 150 pagine che racconta la storia della gastronomia romagnola attraverso oltre 200 menù della ristorazione, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Questo progetto unico nel suo genere è stato possibile grazie alla collaborazione tra “Menù Associati”, Associazione Internazionale Menù Storici, e “CheftoChef emiliaromagnacuochi”, Associazione nata per favorire l’evoluzione della gastronomia regionale e la sua affermazione a livello nazionale ed internazionale, le cui collezioni di menù storici rappresentano una risorsa inestimabile.

Il volume è il risultato del lavoro di due esperti: Maurizio Campiverdi, grande gourmet, massimo collezionista di menù e Presidente di “Menù Associati” fin dalla fondazione, e Franco Chiarini, fondatore di CheftoChef di cui è stato segretario generale negli anni della nascita dell’Associazione, così come per “Menù Associati”.

Una carrellata delle diverse tipologie di ristorazione, dalle prime pensioncine della Riviera ai Grand Hotel, dalle trattorie di campagna alla grande ristorazione delle colline romagnole, fino alla cucina delle città nelle sue diverse espressioni sia di tradizione sia di evoluzione rispetto alle correnti culturali internazionali.

L’opera rende anche omaggio a quel cenacolo AIS di sommelier che nel secondo dopoguerra hanno fondato la grande ristorazione romagnola. Alcuni di loro sono stati intervistati qualche anno fa da Igles Corelli, per sottolineare i loro rapporti con “il maestro” Gualtiero Marchesi e “il filosofo del vino” Luigi Veronelli, che avevano intensi rapporti in particolare con Silverio Cineri, Gianfranco Bolognesi e Paolo Teverini. Queste interviste sono presentate da Alberto Capatti, Presidente della “Fondazione Marchesi”, con un contributo sulla sua visione della Romagna gastronomica.

Il volume è aperto da una prefazione provocatoria del Professor Massimo Montanari, che fornirà lo spunto per un dibattito più consapevole sulla gastronomia regionale del futuro, da ripensare in termini di progetto, se ci saranno progettisti disponibili, a partire dalla Regione Emilia-Romagna.

Il volume è strutturato in capitoli suddivisi per aree geografiche della Romagna, alcuni dei quali dedicati alla struttura del menù e al suo rapporto con le ricette dei singoli piatti. Attenzione anche ai vini, la cui storia più riconoscibile nasce con le prime etichette del secondo dopoguerra.

Prezzo di copertina 32 Euro.

Questo primo volume inaugura una collana che proseguirà con un nuovo inedito dedicato all’Emilia.

Pierluigi Papi (anche per l’immagine della copertina)

Riflessioni e rimpianti del tempo che fu

Si intitola “Il dubbio. Riflessioni e rimpianti del tempo che fu”, il libro di Luciano Montanari che lunedì 9 settembre 2024, alle 17, sarà protagonista del primo appuntamento culturale in programma nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via Scienze 17, Ferrara) dopo la pausa estiva. Dialogheranno con l’autore: Paola Poletti e Mauro Dardi. Letture a cura di Patrizia Fiorini

La presentazione potrà essere seguita anche in diretta video sul canale YouTube Archibiblio web.

Il percorso dei ricordi dell’autore arretra agli anni Sessanta. È con naturalezza che egli ci racconta quel periodo di giovane uomo che si affaccia alla “nuova” e moderna società, dove la tecnologia si insinua nella vita quotidiana e si impone con rapido dominio. Su questo argomento, a dispetto del titolo, non c’è rimpianto per il passato e non c’è sentenza. La posizione resta sospesa, forse perché quello che più conta è l’esperienza umana. E così, dopo le due precedenti narrazioni pubblicate nel 2022 e 2023, scopriamo che Montanari, con la presente, ha completato una velata trilogia, focalizzata sulla figura femminile: prima Anna, poi Elvira ed ora Annalisa; è su questa donna che aleggia la grande parola di copertina: il dubbio. È interessante entrare in questo aspetto mentale che appartiene a ciascuno di noi. Per l’autore, con il dubbio, non si tratta di mettere in discussione verità o certezze. Egli si trova nel più vero significato etimologico del termine, collegato alla parola “due”: nei momenti che contano, le scelte, le decisioni si trovano sempre ad un bivio che ci fa andare a destra o a manca e che ci fa dire sì oppure no. Siamo convinti e orgogliosi delle nostre raffinate sfumature concettuali, delle nostre infinite tonalità di grigio, ma l’esistenza, nella sostanza, ci chiama a due sintetiche vie, dove la scelta ha certamente una motivazione… ma sulla sua “libertà” possiamo discuterne.

Alessandro Zangara (anche per l’immagine)

Inaugura una nuova biblioteca

Sabato 14 settembre, in occasione dell’ultima serata dell’Aperossa, presso la sede dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS (Via Ostiense 196, Roma) sarà inaugurata la Biblioteca dell’AAMOD, iniziativa nata da un’idea di Paola Scarnati, fondatrice dell’Archivio, che ha pensato di intestare questo significativo luogo della mente alla regista e montatrice sovietica Ėsfir’ Šub. Dopo la presentazione dello spazio, in programma alle ore 20:30, verrà proiettato sul piazzale antistante la Centrale Montemartini (dinanzi all’AAMOD) il film La caduta della dinastia dei Romanov. Ad introdurre l’evento saranno Letizia Cortini Paola Scarnati. Interverrà la scrittrice Igiaba Scego. A presentare il film sarà invece il professor Dario Cecchi, docente alla “Sapienza Università di Roma”.

Una biblioteca, quella dell’Archivio, che nasce in una condizione speciale. Si forma per volere dei registi ed operatori di cinema che volevano e dovevano documentarsi prima di realizzare i loro film. Si arricchisce di donazioni dal mondo del cinema, sul cinema e la fotografia, ma anche sulla storia sociale, contemporanea, sulla storia delle piccole e grandi comunità del mondo, sulle storie di persone “invisibili”, per questo ancor più speciali, come tesori nascosti. Libri che forse solo qui si possono trovare. Almeno una buona parte, quella dei volumi degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Come i film documentari prodotti allora, promossi dal Pci e dalla Unitelefilm, si tratta di libri che erano serviti per la produzione cinematografica, che proprio oggi raccontano storie perdute, ritrovate, immaginate, inimmaginabili, di lotte, di pace, di riscatto, di amore. Gli autori sono storici, ma anche gente “comune”, che vive o viveva nelle periferie del mondo, che documentava, prima ancora che con la cinepresa o con la macchina fotografica, con la penna, con la ricerca, con la memoria, anche orale, poi trascritta. Oppure i libri di tanti registi e registe, sì anche loro, poche ma eccezionali per la portata dei loro messaggi, della loro profondità e curiosità onnivora.

Tra queste Ėsfir’ Šub, tra le più importanti registe di cinema documentario della storia, che ha frequentato biblioteche e archivi, che ha fatto la rivoluzione, non solo quella politica, ma anche quella del linguaggio filmico. Che ha raccontato, oltre la propaganda, gli invisibili, gli speciali, le persone.

L’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS è onorato e commosso nel dedicare la sua biblioteca a questa pioniera geniale del cinema.

L’Aperossa è promossa dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS con il sostegno del Ministero della Cultura (Direzione Cinema e Audiovisivo), ed in collaborazione con Euroma 2 Cultural Experience.

Il progetto è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” di Roma Capitale.

Elisabetta Castiglioni