L’edizione di SacroInCanto 2024

La terza edizione di SacroInCanto torna ad accompagnare con la musica sacra il Tempo di Pasqua in tre luoghi di assoluto pregio storico, artistico e spirituale del territorio ternano. Sono tre concerti che indagano il concetto di sacro in epoche e repertori diversissimi: i primi due si svolgeranno domenica 17 marzo alle 17.30 e venerdì 22 marzo alle 21.00 a Terni, rispettivamente nelle chiese di San Lorenzo e di San Francesco, mentre il concerto finale avrà luogo domenica 24 marzo alle 17.30 nell’Abbazia di San Nicolò a San Gemini. L’ingresso ai concerti è gratuito fino ad esaurimento dei posti.

Il concerto del pomeriggio di domenica 17 è dedicato a Johann Sebastian Bach e indirettamente anche a due altri compositori: il primo è Georg Melchior Hoffmann, oggi semidimenticato ma al suo tempo più famoso di Bach stesso, l’altro è Pergolesi, che è stato ed è ancora uno dei più noti e apprezzati compositori italiani del Settecento. Si comincia con la breve cantata Schlage doch, gewünschte Stunde, a lungo ritenuta di Bach ma ora attribuita senza alcun dubbio a Hoffmann. Poi si potrà ascoltare Tilge Höchster, meine Sünden,una parafrasi che Bach fece nel 1746 dello Stabat Mater, considerato il capolavoro di Pergolesi. Gli interpreti sono il soprano Patrizia Polia, il contralto Elisabetta Pallucchi e il Complesso barocco Incanto diretto da Fabio Maestri.

Nel concerto della sera di venerdì 22 si alterneranno due autori diversissimi, Anton Bruckner, di cui ricorre il bicentenario della nascita, e Giacomo Puccini, di cui ricorre il centenario della morte. Del compositore austriaco si ascolterà dapprima la Windhaager Messe, composta nel 1842 per l’insolito organico formato da contralto, due corni e organo. Seguiranno tre composizioni di Puccini, ingiustamente poco note, perché non rientrano nel campo dell’opera lirica per cui il compositore lucchese è famoso tutto il mondo. La prima è Crisantemi, una breve elegia per strumenti ad arco composta nel 1890, il periodo della sua prima maturità artistica: alcuni anni dopo Puccini ne ha riutilizzato la bellissima melodia nella Manon Lescaut. Segue il Salve Regina, composto a venticinque anni nel 1883: l’originale è per soprano e pianoforte, questa volta lo si ascolterà nella trascrizione di Fabio Maestri per soprano e orchestra d’archi. Il terzo e ultimo brano di Puccini è stato composto nel 1905, quindi nella piena maturità: è il Requiem per coro, viola e organo, dedicato alla memoria di Giuseppe Verdi. Chiude il concerto una nuova versione della Windhaager Messe diBruckner, ora eseguita nella trascrizione di K. Schmidinger e J. Messner, per coro, due corni, orchestra e organo, che la trasforma in una musica sacra di maggior respiro e rivela come questa messa anticipi la grandiosità della musica della maturità di Bruckner. Gli esecutori sono il mezzosoprano Federica Giansanti, il contralto Giada Frasconi, il violista 
Raffaele Mallozzi, l’organista Gabriele Catalucci, la Corale Amerina e l’Orchestra In Canto, sotto la direzione di Marco Attura.

Il concerto di chiusura, domenica 24 alle 17.00, è affidato ai Fratelli Mancuso, poeti, compositori e polistrumentisti, che hanno elaborato una forma particolare di folk attingendo sia alle loro radici siciliane sia alle loro personali esperienze vissute da emigranti. È un itinerario attraverso i canti della tradizione orale della Passione del Venerdì Santo in Sicilia e della passione degli uomini in senso più ampio: canti che sono al tempo stesso urlo e sommessa preghiera di chi inciampa nelle storture del mondo. SacroInCanto è realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni e della Regione Umbria e il patrocinio della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, del Comune di San Gemini e del Comune di Terni.

Per informazioni: tel. 335 665 4974; www.operaincanto.com

Mauro Mariani (anche per le fotografie)

In “Salotto musicale dell’800” canta il soprano Chiara Taigi

È intitolato “Una donna nel salotto musicale dell’800” il concerto di mercoledì 20 marzo alle 18.00 della stagione di Roma Sinfonietta all’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1). Il soprano Chiara Taigi e il pianista Antonello Maio ci trasporteranno nel mondo ormai perduto dei salotti dell’Ottocento, dove gli appassionati di musica si riunivano per ascoltare musica eseguita da bravi dilettanti ma anche da celebrità, che non disdegnavano affatto di partecipar. In Italia la passione nazionale per il canto e l’opera faceva sì che si trattasse soprattutto di musica vocale. Tutti i grandi operisti italiani di quell’epoca, che va da Rossini a Verdi e oltre, scrissero raccolte di romanze, melodie e canzoni destinate al salotto.

Il concerto inizia con Francesco Paolo Tosti, che tra fine dell’Ottocento e primo Novecento fu una celebrità internazionale: insegnò canto alla regina Margherita di Savoia e fu molto apprezzato dalla regina Vittoria, che lo volle a Londra come insegnante di tutta la famiglia reale, e da Edoardo VII, che nel 1908 lo nominò baronetto. Non compose mai opere, ma le sue romanze da camera erano amate in tutto il mondo: ne ha scritte oltre cinquecento, tra cui Chiara Taigi ne ha scelte le tre forse più famose, Ideale, L’ultima canzone e Non t’amo più.

Poi Antonello Maio ci invita a una breve escursione in Germania con An einseimer Quelle (Alla sorgente solitaria) per pianoforte di Richard Strauss. Si ritorna in Italia con O del mio amato ben del palermitano Stefano Donaudy, oggi ricordato soprattutto per una romanza famosissima, che era un cavallo di battaglia di grandi soprani come Claudia Muzio e Rosa Ponselle e di grandi tenori come Beniamino Gigli, Tito Schipa e Luciano Pavarotti. Segue un’altra bellissima romanza ma questa volta di un autore celeberrimo, la Serenata di Pietro Mascagni, anch’essa amata e cantata dalle più grandi voci, tra cui la Tebaldi e Pavarotti.

Un altro intermezzo pianistico con Notturno di Ottorino Respighi, una splendida melodia a tratti arricchita da un’elegante filigrana ornamentale. Per concludere Chiara Taigi e Antonello Maio tornano indietro nel tempo di qualche decennio con due romanze dei due maggiori compositori italiani dell’Ottocento, Giuseppe Verdi e Gioachino Rossini: del primo si ascolterà la giovanile Non ti accostare all’urna, che prelude al suo esordio operistico alla Scala; del secondo La Danza, una briosa tarantella nota anche come La luna in mezzo al mare.

Chiara Taigi, romana, nel corso della sua carriera ha cantato oltre settanta opere in più di cinquecento rappresentazioni, esibendosi nei maggiori teatri, tra cui la Scala di Milano e i teatri d’opera di Roma, Napoli, Firenze, New York, Berlino, Amburgo, Zurigo, San Pietroburgo e tanti altri ancora, anche in Francia, Spagna e Belgio, sotto la direzione di grandi maestri quali Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta e Riccardo Chailly.

Nel corso della sua carriera venticinquennale Antonello Maio ha realizzato centinaia di concerti, affrontando un multiforme repertorio pianistico. Ha avuto una lunga collaborazione con Ennio Morricone, con cui ha eseguito concerti da solista a Santiago del Cile, Mosca, Dublino e altre importanti città europee. Ha collaborato con celebri cantanti, come Renata Scotto e Mariella Devia.

Il concerto sarà preceduto da una breve presentazione di Anna Rollando.

Biglietti: € 12,00 intero; € 8,00 ridotti personale universitario e over 65; € 5,00 studenti. I biglietti si possono acquistare presso Roma Sinfonietta(telefono06 3236104– email:romasinfonietta@libero.it) o presso l’Auditorium E. Morricone dell’Università di Roma “Tor Vergata” a partire da un’ora e mezzo prima di ogni concerto.

Mauro Mariani

Immaginare il museo

Per un mese le sale leonardiane del Castello di Vigevano ospiteranno una selezione degli elaborati prodotti dal Laboratorio di Conservazione dell’Architettura Storica – Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Coordinati dalla Direzione regionale Musei Lombardia, l’istituto del Ministero della Cultura che gestisce i musei statali nel territorio lombardo, oltre quaranta studentesse e studenti universitari si sono esercitati per un semestre sugli spazi espositivi del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina riflettendo come essi intersechino compiti fondamentali per un museo, quali la  conservazione, l’accessibilità e fruizione, non solo  delle collezioni museali e ma anche dell’importante complesso architettonico in cui sono ospitate. In particolare, quale compito di realtà, hanno affrontato due temi aperti sui quali il Museo sta lavorando in questi mesi: la progettazione di un nuovo ingresso e l’allestimento delle sale collocate al primo piano. Le proposte progettuali, illustrate tramite una selezione degli elaborati grafici, modelli e book di sintesi delle analisi svolte, mostrano come si tratti di interventi solo in apparenza secondari, poiché comportano importanti ricadute per la valorizzazione dell’intero complesso monumentale. Proprio per questo si è scelto di esporre gli elaborati al di fuori degli spazi del Museo, evidenziandone la portata per l’intera città di Vigevano. 

MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DELLA LOMELLINA. Il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina ha sede nei suggestivi spazi della cosiddetta terza scuderia del Castello Sforzesco di Vigevano, voluta da Galeazzo Maria Sforza su progetto di Maffeo da Como negli anni Settanta del Quattrocento.

Istituito con il compito di conservare ed esporre in un’unica sede un considerevole patrimonio archeologico proveniente dal territorio della Lomellina, il Museo è attualmente interessato da importanti cambiamenti finalizzati al miglioramento dell’accessibilità e della fruizione, con la conseguente revisione degli apparati didascalici.

Gli interventi prevedono la realizzazione di un nuovo ingresso privo di barriere architettoniche, l’ampliamento tanto degli spazi espositivi del primo piano del Museo quanto delle collezioni, arricchite, sia pure temporaneamente, dall’arrivo del nucleo di opere dell’artista Regina Cassolo Bracchi: si tratta di 108 opere, costituite da 41 sculture, 63 disegni e 5 collage. La figura di Regina è stata di recente rivalutata e questa esposizione antologica permetterà di approfondire lo studio della sua opera e di individuare – nel medio periodo –  future soluzioni per una esposizione definitiva. Questo avverrà in collaborazione con il Comune di Mede, la Soprintendenza ABAP territorialmente competente e l’Archivio Regina Cassolo Bracchi, di recente istituzione.

LA SPERIMENTAZIONE DIDATTICA: STUDIO E PROGETTO

Al terzo anno del corso di laurea in Progettazione dell’Architettura il Laboratorio di conservazione dell’edilizia storica articolato in due insegnamenti (Fondamenti di progettazione per l’edilizia storica e Architettura degli Interni) ha come obiettivo la formazione alla lettura e all’analisi del patrimonio costruito.

Gli aspetti di analisi e gli ambiti di trasformazione del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina si sono offerti come caso studio privilegiato e ideale per le attività del laboratorio svolto tra settembre 2023 e gennaio 2024. Il rilievo geometrico e dei materiali, il riconoscimento delle forme di alterazione e degrado e l’individuazione delle tecniche per la conservazione sono strumenti intesi all’acquisizione della consapevolezza del valore testimoniale e di cultura materiale del patrimonio costruito. Queste azioni conoscitive unite alla pratica di un’osservazione attenta degli elementi dello spazio, nella sua dimensione interna e di relazione con il contesto, accompagnano studentesse e studenti ad una valorizzazione e trasformazione consapevole del patrimonio esistente, individuando risposte non univoche alle esigenze della contemporaneità.

Il materiale esposto, selezionato in termini di rappresentatività delle analisi e proposte progettuali realizzate, sarà illustrato ai visitatori dagli studenti di tre classi dell’ITS “Luigi Casale” tramite un progetto PCTO rivolto a formare studentesse e studenti sui temi cruciali dell’educazione al patrimonio, quali la mediazione e comunicazione dei musei.

La mostra, ad ingresso gratuito, è visitabile il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00. Si richiede di dare cortese conferma della partecipazione all’inaugurazione scrivendo alla mail drm-lom.archeovigevano@cultura.gov.it

Orari mostra: Sabato e domenica 10.00 – 13.00 e 14.00-17.00. Ingresso gratuito

Orari Museo: Martedì – venerdì 9.00-14.00; Sabato e domenica 9.00-17.00. Ingresso gratuito

S.E.

“Arlecchino 2024″: la psicologia del “mimo, acrobata, lazzo e maschera” spiegata da Stefano Caracciolo

Sarà dedicata alla psicologia del personaggio di Arlecchino “mimo, acrobata, lazzo e maschera” la nuova conferenza del ciclo di incontri ‘Anatomie della mente’ in programma oggi giovedì 14 marzo 2024 alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea (via Scienze 17 Ferrara). Il ciclo di incontri, a cura di Stefano Caracciolo, già docente di Psicologia Clinica all’Università di Ferrara, è giunto al suo diciassettesimo anno, è aperto a tutti gli interessati ed è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze e Prevenzione dell’Università di Ferrara.

L’incontro potrà essere seguito anche in diretta video sul canale youtube Archibiblio web.
Se ci rifacciamo alla radice del nome, l’origine è millenaria e la provenienza del Nord Europa: Hölle König (re dell’inferno), divenuto poi Helleking, e infine HellequinHarlequin, nome ripreso poi da Dante Alighieri per un demonio, Alichino, che inserì tra i Malebranche, la diabolica truppa protagonista di alcuni curiosi episodi della Divina Commedia nell’Inferno (Canti XXI-XXIII). Si ritiene che Dante si sia ispirato appunto al demone Hellequin, presente in molte leggende e rappresentazioni popolari come figura malefica, già diffuso con nomi simili (AnnequinHennequin, Hannequin) in Francia e Germania e probabilmente nell’Italia del centro-nord, per cui Dante avrebbe utilizzato questo nome, italianizzato, per uno dei suoi infernali sgherri, sotto il comando di Malacoda, nella bolgia dei barattieri. La figura di Hellequin diventerà poi nella cinquecentesca Commedia dell’Arte, e specialmente a Venezia, e poi in Francia, il celeberrimo Arlecchino. La sua origine bergamasca, variamente sovrapposta ad altri personaggi ‘buffoneschi’ e ‘giullareschi’, simili ai moderni ‘clowns’ come ha ben spiegato Dario Fo, trae spunto da lontani origini di rappresentazioni comiche e satiriche spesso ‘scurrili’ (dal latino ‘scurra’ che significa appunto ‘buffone’) greche, etrusche e romane e viene ‘nobilitato poi dalle Compagnie italiane in Francia a Parigi nel Seicento, dove il bolognese Domenico Biancolelli, il primo vero e grande Arlecchino del teatro, divenne così celebre da essere chiamato alla Corte dei Reali di Francia, per trasformarsi poi nel personaggio ‘classico’ delle Commedie di Goldoni ed alle messe in scena di Giorgio Strehler. Allora: chi si nasconde, in realtà, dietro Arlecchino, l’unica figura della Commedia dell’Arte che appaia frequentemente, con appellativi simili, in tanti ambiti diversi, nelle tradizioni culturali più svariate fin dai tempi più remoti? Come spiegare il misterioso vincolo che connette l’Herlequin-Hellequin, guida infernale di spiriti volanti, all’Erlik Khan dello sciamanesimo nella mitologia popolare della Turchia?
Quale è il nesso con l’Erlekoening, Re degli elfi e delle fate della tradizione nordica? Quale percorso si può ricostruire per arrivare dal comico “ghiottone” di Plauto e Aristofane, che viaggia negli inferi esattamente come gli Zanni della Commedia dell’Arte e del teatro inglese del Settecento? Nella presenza dei ‘lazzi’, delle pantomime, delle acrobazie e dei salti verbali si intravvedono le tracce residue di riti antichi e moderni fra la vita e la morte, immortalati da Pablo Picasso nella serie infinita dei suoi Arlecchini e sfociati persino modernamente, nel mondo dei supereroi del mondo dei fumetti e del cinema, con un nuovo e inaspettato cambio di genere portati di recente sul grande schermo del cinema dalla attrice Margot Robbie nei panni di ‘Harley Quinn’.

A.Z.

Stolen Moments

Esce il 15 marzo in tutte le principali piattaforme musicali (e a fine marzo nei negozi di dischi e librerie) l’album tratto dalla colonna sonora originale del film “mockumentary”di Stefano Landini “Stolen moments”, una  storia di musica e sfide sociali ambientata negli anni Settanta che vede il protagonista alle prese con l’apertura di un jazz club all’interno di capannoni industriali dove vivono intere famiglie immigrate a Torino in cerca di lavoro.

Il percorso che accompagna le musiche del film – composizioni originali di Massimo Fedeli – comprende una parte che si immagina eseguita dal vivo e lo “score” del film, registrato in sala con i musicisti. A suonare in questo ricercato e appassionato progetto discografico sono Emanuele Coluccia al sax tenore, Alberto Di Leone a tromba e flicorno, Lorenzo Lorenzoni a trombone tenore e susafono, Francesco Angiuli al contrabbasso, Enzo Lanzo alla batteria, Vito Quaranta a chitarra e banjo, Massimo Fedeli a pianoforte e Rhodes. L’album comprende anche un brano cantato, “Beginning of a dream” (di cui è già in rete il videoclip), che vede la speciale partecipazione del vocalist Mario Rosini.

Il film, che sarà presentato in anteprima al BiF&st 2024 il 16 marzo, narra la vicenda di Sabino, giovane pugliese amante del jazz, che con il cugino Michele e con Pasquale, giocatore d’azzardo – entrambi di Bari vecchia – apre a Torino un club in quello che scopre essere uno dei famigerati capannoni destinati alle famiglie degli emigrati del Sud. Un’iniezione di cultura che trasforma un luogo di degrado in un punto di riferimento non solo per i jazzofili ma per lavoratori ed emigrati che respirano una boccata di ossigeno in una terra ostile. Una scommessa che, in un contesto socio-politico complicato e dopo tante problematiche e sforzi per costruirla, viene inizialmente vinta: ma non tutto, purtroppo, andrà secondo i piani…

Il tutto viene raccontato attraverso la parte documentaristica del film – con materiali di repertorio autentici provenienti dagli archivi dell’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS) e dall’Archivio del Cinema di Impresa di Ivrea, che fa capo al Centro Sperimentale di Cinematografia – e falsi – le interviste ai protagonisti del film, invecchiati – con il grande narratore Pupi Avati, intervistato da un immaginario programma televisivo di oggi, in cerca della storia della settimana.

La fiction attinente alla storia narrata è invece stata girata interamente in Puglia, interpretata da grandi attori di quella regione e non solo: su tutti spicca Nicola Nocella, giovane promessa del nuovo cinema italiano (ha interpretato ‘Il Figlio più Piccolo’ proprio di Pupi Avati ed è stato candidato al David di Donatello per il film “Easy”), e Paolo Sassanelli, noto per “l’Ispettore Coliandro” e ‘il Metodo Fenoglio’ sui canali RAI, oltre che per molti film da lui interpretati. Oltre a loro recitano Michele Sinisi, apparso in ‘Palazzina LAF’ di Michele Riondino; Antonella Carone, celebre per la saga “Me contro Te”; Barbara Monetti nel ruolo di Immacolata; Luigi Moretti in quello del sassofonista torinese Pino Pozzo… e tanti altri.

“Stolen Moments” appartiene quindi ad un genere cinematografico difficile da codificare: ne sono pochi gli esempi (il più celebre è ‘Zelig’ di Woody Allen): il suo linguaggio è infatti la ricostruzione dei fatti narrati come ci ha abituato la Televisione con le inchieste giornalistiche, soltanto che qui sarà difficile distinguere il vero dal falso, la fiction dal documentario: una riflessione sulla necessità e sulla concretezza dl vero, in tempi in cui le immagini della realtà possono essere manipolate e create artificialmente in ogni modo. L’obiettivo del film è infatti quello di giocare con i generi e con lo spettatore più smaliziato, per far sì che si esca dalla sala o dalla visione chiedendosi ‘ma quello che ho visto è accaduto veramente?’: domanda ormai perfettamente legittima in tempi in cui tutte le immagini possono essere ricreate con l’Intelligenza Artificiale.

Il film, co-prodotto da LCN srl, Rio Film e Bronx Film srl, gode del Patrocinio del Comune di Mola di Bari ed è stato realizzato grazie al contributo di Apulia Film Commission.

Elisabetta Castiglioni

“Passeggiando tra le pagine dei libri…”: con “Accabadora”

È in programma per venerdì 15 marzo 2024 alle 17 il nuovo incontro del gruppo di lettura  “Gli acchiappalibri” alla biblioteca comunale Luppi, di via Arginone 320 (Porotto, Ferrara). Tema dell’appuntamento sarà il libro di Michela Murgia “Accabadora”.
Il gruppo organizza appuntamenti mensili, a cura di Cinzia Brancaleoni, per amanti della lettura, che si incontrano in biblioteca per parlare di libri, scambiare impressioni, ricordi ed emozioni. I titoli vengono scelti grazie ai suggerimenti delle bibliotecarie e dei partecipanti al gruppo.

Chi fosse interessato a partecipare può aderire contattando la biblioteca Luppi al numero 0532/731957 oppure scrivendo una mail a bibl.porotto@comune.fe.it

Alessandro Zangara

New Books in libreria con Raffaella Carrà

Torna in libreria, per New Books, il volume che ripercorre la carriera artistica e la vita privata di una delle nostre più amate stelle della musica e televisione italiana: Raffaella Carrà. A scriverla è Roberta Maresci, già autrice dei due volumi rispettivamente dedicati a Maria Callas e Mina. La nuova edizione economica – come anche gli altri due saggi sempre disponibili in libreria – è proposta al prezzo di € 8,90.

La storia di Raffaella Carrà è quella di un ombelico alla bolognese che ha rivoluzionato il costume, di un caschetto d’oro, di un nome d’arte e di un pianerottolo romano su cui si affacciavano anche le case dei suoi ex, Sergio Japino e Gianni Boncompagni, soci e amici inossidabili di un’intera vita. Alla nostra soubrette più internazionale sono bastati tre minuti per diventare famosa nel programma “Io, Agata e tu”: «Ho ballato come nessuna aveva mai osato, ho rotto gli schemi, ho inventato lo show. In Rai erano sconvolti e, il giorno dopo, anche mia madre mi ha chiamato per chiedermi se ero veramente io», ricorda la Raffa nazionale. Che poi, insieme all’indimenticato Boncompagni, ha avviato la stagione dei miniquiz televisivi all’ora di pranzo, diventando la signora dei fagioli e coniando il termine “aiutino”. Il suo sogno? «Diventare coreografa come Maurice Béjart, e avere dei figli, ma quando il desiderio di un bimbo è arrivato, il mio corpo non ce l’ha fatta». 

Elisabetta Castiglioni

Presentazione del restauro realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze a Piacenza

L’intenso volto di Velia realizzato da Attilio Selva nel 1914 e la Testa di Cristo di Ermenegildo Luppi del 1921: queste le due sculture in cera appartenenti alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi oggetto di un sapiente e impegnativo restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, diretto da Emanuela Daffra. Fondato da Ferdinando I de’Medici come manifattura di arredi in pietre dure, a fine Ottocento l’Opificio converte la sua attività al restauro, fondendosi poi con il Laboratorio restauri della Soprintendenza fiorentina dopo l’alluvione del 1966. Oggi questa prestigiosa realtà, nota con la sigla OPD e apprezzata a livello internazionale, è un istituto ad autonomia speciale del Ministero della Cultura, che opera come centro di competenza nazionale nel settore della conservazione di opere d’arte, svolgendo attività di restauro, ricerca ed alta formazione. 

Laura Speranza, storica dell’arte che dirige il Settore di restauro Materiali ceramici, plastici e vitrei dell’OPD e la restauratrice Chiara Fornari interverranno per illustrare l’intervento eseguito sulle due sculture, che ha consentito di sanare fessurazioni e distacchi e ha restituito piena leggibilità alle opere già mortificate da pesanti depositi di polvere. Un lavoro, il loro, particolarmente attento e sensibile anche in ragione del fatto che è la cera il delicatissimo materiale di cui sono costituite le due opere. Soprattutto la condizione della Testa di Cristo di Luppi si presentava particolarmente critica prima del restauro poiché un vistoso cedimento della superficie in cera all’altezza dello zigomo sinistro di Cristo lasciava addirittura scoperta la struttura in gesso sottostante. Oggi, oltre a essere stata risanata dal punto di vista strutturale, l’opera ha recuperato la sottile cromia della cera che qui presenta venature quasi marmoree.

La cera di Velia fu esposta a Roma nel 1914, figurando alla Prima esposizione della Probitas per poi entrare dal 1920 nella collezione di Giuseppe Ricci Oddi. L’opera appartiene alla fase giovanile dell’artista (Trieste, 1888 – Roma, 1970) che a questa data soggiorna presso Villa Strohl-Fern, approdando a sculture dove coesistono saldezza volumetrica e vitalità espressiva.  Data al 1921 l’acquisto della Testa di Cristo di Ermenegildo Luppi, che il collezionista piacentino compera direttamente dall’artista. La cera, la cui versione in bronzo è custodita presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, fu presentata alla Biennale di Venezia del 1920 ed è esemplare della produzione dell’autore, che nei temi dolorosi di carattere religioso trova la propria fonte di ispirazione più sentita.

I restauri sono stati resi possibili dal sostegno di Nordmeccanica Piacenza, che si è fatto carico anche di un altro intervento recentemente ultimato, quello condotto da Giuseppe De Paolis sullo studio de Il guado, dipinto di Antonio Fontanesi databile intorno al 1861. “È con grande orgoglio e soddisfazione che abbiamo sostenuto il prezioso lavoro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze nel restauro di queste due sculture in cera – commenta Alfredo Cerciello, CFO e Vicepresidente di Nordmeccanica – La conservazione del patrimonio artistico e culturale è un impegno che ci riguarda tutti e siamo onorati di poter contribuire al mantenimento della bellezza e della storia che queste opere rappresentano. Il nostro sostegno riflette il nostro profondo rispetto per l’arte e la nostra dedizione a preservare il nostro passato per le generazioni future. Grazie all’impeccabile lavoro dell’Opificio, queste sculture continueranno a ispirare e incantare gli spettatori per molti anni a venire.”

Dopo la presentazione, seguirà una breve visita alle opere restaurate.

Mercoledì 20 marzo, ore 18.30, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, via San Siro 13 – 29121 Piacenza. Ingresso libero

S.E.

“Cine, Tango, Caffè” col sax di Marco Albonetti

Il sassofono soprano di Marco Albonetti in “Cine, Tango, Caffè” mercoledì 13 marzo 2024 alle 18.00 per la stagione concertistica di Roma Sinfonietta all’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1). Saranno con lui sul palco una ventina di musicisti dell’Ensemble Roma Sinfonietta e il pianista Michelangelo Carbonara.

Questo concerto tocca i luoghi dell’anima del saxofonista Marco Albonetti: “In questa serata – afferma – i luoghi sono quelli dove il tango diventa modo di essere ed identità stessa di un popolo e dove le esperienze diverse si trasformano nel tango nuevo di Astor Piazzolla e nelle sue declinazioni, come quelle espresse da Richard Galliano e Pablo Ziegler. I profumi ed i sapori sono quelli delle note di Nino Rota in cui scorrono le immagini di felliniana memoria di una Romagna sognante, scanzonata e accogliente. Infine basta solo un colore, per riportarci alle sonorità iconiche di Ennio Morricone”.

Sono in programma famosissimi e amatissimi tanghi di Carlos Gardel (Volver) e Astor Piazzolla (Otoño Porteño, Invierno Porteño e Oblivion. Poi le indimenticabili musiche di Ennio Morricone per Mission, C’era una volta in America, Nuovo Cinema Paradiso e La leggenda del pianista sull’oceano, e di Nino Rota per La dolce vita e Amarcord (arrangiamenti di Paolo Silvestri). E la musica di Gato Barbieri per un altro film che ha fatto epoca, Ultimo Tango a Parigi. E ancora un altro tango, questa volta Tango pour Claude del grande fisarmonicista francese Richard Galliano, che l’ha trascritto personalmente per sax e orchestra proprio per Albonetti.

Marco Albonetti svolge un’intensa attività concertista e didattica in tutto il mondo. La sua peculiarità è quella di rappresentare un blend di tecniche e stili diversi, spaziando dal contemporaneo, al barocco, fino ai linguaggi della musica popolare, senza rinnegare la sua formazione classica, come dimostrano anche i suoi anni di collaborazione sia con Luciano Berio che con Milva. La sua capacità di entusiasmare il pubblico passa proprio attraverso la scelta di un repertorio senza confini di genere.

È stato salutato con una standing ovation al suo debutto come solista presso la Carnegie Hall di New York e suona regolarmente in molte sale in Italia e all’estero, tra cui Konzerthaus Berlin, Palau de la Música Catalana de Barcelona, Sala Verdi di Milano e ancora a Vienna, Madrid, Johannesburg, Taipei e altre importanti capitali.

In collaborazione con l’etichetta Londinese Chandos Records ha dato vita a tre differenti progetti discografici, accolti entusiasticamente dalla critica. Ecco alcune recensioni del CD Postcards from Italy, inciso insieme a Roma Sinfonietta: “La dolcezza e la tenera bellezza del sax soprano di Albonetti mi hanno preso di sorpresa” (BBC Music Magazine), “Le esecuzioni sono costantemente vive, vibranti e ritmicamente emozionanti, e il virtuosismo di Marco Albonetti rende la musica ancora più appassionata e intensa… Il suono e la presentazione sono all’avanguardia” (Classical Music Daily), “È pieno di magnifiche melodie, messe in evidenza dal talentuoso sassofonista Marco Albonetti… Un grande ascolto dalla prima all’ultima battuta” (The Mail).

Biglietti: intero € 12,00; ridotto personale universitario e over 65 € 8,00; studenti € 5,00

I biglietti si possono acquistare presso Roma Sinfonietta(telefono06 3236104– email:romasinfonietta@libero.it) o presso l’Auditorium E. Morricone dell’Università di Roma “Tor Vergata” a partire da un’ora e mezzo prima di ogni concerto.

Mauro Mariani (anche per la fotografia)

A Roma la più importante mostra mai dedicata ai menu nel mondo

A vent’anni dalla mostra di menù al Castello Sforzesco di Milano, in questo 2024 a Roma prenderà vita la più importante esposizione mai dedicata ai menù storici di tutto il mondo. Dal 5 al 7 aprile appuntamento al Garum – Biblioteca e Museo della Cucina, con la mostra “UN MONDO DI MENU: la grande storia a tavola”, con oltre 400 menù storici e contemporanei, alcuni dei quali vere perle rare mai resi visibili al pubblico, provenienti dalle maggiori collezioni private d’Italia e non solo. L’inaugurazione è fissata per le ore 17 di giovedì 4 aprile.

La mostra suggella la collaborazione fra “menù Associati – associazione internazionale di menù storici” (www.menùassociati.eu) e Garum – Biblioteca e Museo della Cucina della Fondazione Rossano Boscolo Sesillo, collaborazione che la Presidenza della Repubblica ha voluto onorare partecipando all’esposizione con un pannello che ricorda, attraverso i menù, tutti i Presidenti della Repubblica Italiana e i rapporti con le altre Nazioni.

La mostra si articola attraverso 18 pannelli monotematici e si conclude con un pannello aggiuntivo che vuole anticipare l’impegno di menù Associati e dell’associazione culturale CheftoChef emiliaromagnacuochi a sostegno della candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio dell’Unesco.

Ad accompagnare l’esposizione, un imponente catalogo (di 464 pagine) strumento di conoscenza imperdibile per professionisti del settore, per gourmet e appassionati curiosi, che sfogliandolo ritroveranno tanti episodi (e piatti!) forse dimenticati o comunque da ricordare. La prefazione del catalogo è a firma del Prof. Alberto Capatti, mentre i testi sono di Maurizio Campiverdi, Franco Chiarini, Giulio Fano, Matteo Ghirighini e Roberto Liberi, tutti soci di menù Associati.

Molti dei menù saranno esposti per la prima volta al mondo, a partire dal più antico menù a stampa conosciuto (1803) fino a menù a noi contemporanei quali quello del Pranzo offerto da Casa Artusi al Presidente Napolitano il 7 gennaio 2011 o quello relativo al viaggio di Papa Francesco a Cuba, per incontrare il patriarca Kirill.

Alla mostra collaborano, quali prestatori o fornendo testi e saggi specifici, tra gli altri: Maurizio Campiverdi, proprietario della più vasta collezione di menù conosciuta e Presidente di menù Associati, Academia Barilla, Istituto Luigi Sturzo, MAV Fondazione Modena Arti Visive, Casa Artusi, Zeppelin Museum di Friedrichschafen e, eccezionalmente, l’Archivio Storico della Presidenza della Repubblica.

Nella visione proposta dalla mostra, il menù, oltre che un manufatto spesso di fattura pregevole e artistica e testimone oculare della storia della gastronomia, rappresenta un credibile cronista dell’economia, delle scienze sociali e politiche e della quotidianità a sé contemporanee. Difatti i menù esposti, e ampiamente descritti nel catalogo analitico, sono legati a eventi storici e situazioni particolari quali, ad esempio: le celebrazioni per lo Statuto Albertino (1848)., delle discussa visita di Garibaldi a Londra (1864), la Breccia di Porta Pia e le due Guerre Mondiali, fino ad arrivare alle relazioni diplomatiche del secondo dopoguerra come nel caso del menù della Colazione offerta dal Presidente Cossiga a Michail Gorbaciov all’indomani della caduta del Muro di Berlino. Ad essi si affiancano menù che ci raccontano le ultime ore del Titanic, le grandi imprese di Amelia Earhart e Charles Lindbergh, Umberto Nobile e Francesco De Pinedo. Dal primo pranzo di Hitler e Mussolini (1934) e quelli di Castro e Kennedy correlati al periodo delle nazionalizzazioni cubane, a quelli legati alle celebrazioni per il matrimonio di Carlo e Diana, William e Kate, passando per le incoronazioni di Elisabetta II e di Nicola II, l’ultimo Zar.

Ma anche menù collegati alle celebrazioni e alle inaugurazioni del Canale di Panama e della Tour Eiffel; menù stampati su supporti speciali come seta e porcellana spesso preparati da grandi artisti quali Alphonse Mucha; i menù delle grandi Expo, straordinarie occasioni d’incontro e di scambio per i popoli della Terra: dall’expo del Crystal Palace del 1851 a Milano 2015, passando per la grande Expo parigina del 1900. E ancora: menù celebrativi dei grandi eventi sportivi, dai primi Tour de France al Touring Club Italiano, dalle Olimpiadi del 1936 al Primo Giro Aereo d’Italia.

Il Segretario di menù Associati, Giulio Fano, che insieme al coordinatore Roberto Liberi hanno partecipato alla progettazione di questa mostra, sono convinti che «questo evento farà da volano a molte altre iniziative che contribuiranno a raggiungere l’obiettivo di far riconoscere la Cucina Italiana da parte dell’UNESCO come patrimonio gastronomico, come già proposto dall’attuale governo insieme a diverse altre realtà culturali». E sottolineano «la particolarità di questa mostra è l’uso dei singoli menù come tessere di un mosaico per raccontare la nostra storia, le conquiste della nostra civiltà e, naturalmente, la storia della cucina negli ultimi due secoli».

Maurizio Campiverdi fondatore e Presidente di menù Associati e maggior collezionista al mondo di menù e di carte di ristoranti ricorda che «Rossano Boscolo presidente di Garum e il suo Direttore Matteo Ghirighini sono stati determinanti per la realizzazione di questa Mostra nella convinzione che il loro Museo della Cucina diventerà un centro importante di studi e raccolta di menù storici al servizio anche di quelle realtà internazionali, francesi in primo luogo, che stanno rivalutando questo strumento gastronomico fondamentale per riscrivere le tante storie di tante diverse cucine».

La mostra sarà aperta da venerdì 5 a domenica 7 aprile dalle 10 alle 18 con orario continuato. Ingresso gratuito.

Per informazioni: Garum Biblioteca e Museo della Cucina – Via dei Cerchi 87 Roma

www.museodellacucina.comInfo@museodellacucina.com

Pierluigi Papi (anche per le fotografie)