I Mosaici Contemporanei del MAR

Il 12 maggio scorso ha riaperto al pubblico la Collezione di Mosaici Contemporanei del MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, uno dei più importanti patrimoni artistici della città dopo i lavori propedeutici al riallestimento. Ravenna si presenta sempre di più al pubblico come Città del mosaico confermando la propria vocazione artistica incentrata sulla produzione contemporanea ma sempre idealmente collegata all’antica tradizione di epoca bizantina, in un costante dialogo.

Unica al mondo, la collezione allestita in tutti gli spazi espositivi del piano terra del museo, compreso il quadriportico, ripercorre lo sviluppo che la tecnica del mosaico ha avuto a partire dalle esperienze maturate a Ravenna, a livello nazionale e internazionale, dal secondo decennio del Novecento ad oggi e comprende più di 90 opere. I lavori di riallestimento sono stati realizzati grazie al prezioso sostegno della Regione Emilia-Romagna, del Programma POR FESR Emilia-Romagna 2014/2020 – Asse 6 – Azioni 2.3.1. “Città Attrattive e Partecipate” e al Rotary Club di Ravenna.

Il percorso espositivo è articolato in tre sezioni: Mosaici Moderni Mostra 1959, Mosaico & Design e Declinazioni Contemporanee.

Il progetto di riallestimento è stato realizzato dallo Studio MACRO Macchine Narrative di Lucca insieme alla direzione del MAR e al comitato scientifico composto da: Cristina Ambrosini, Daniele Astrologo, Maria Rita Bentini, Roberto Cantagalli, Maria Cristina Carile, Fabio De Chirico, Emanuela Fiori, Giovanni Scapini, Luisa Tori, ed è pensato con la volontà di offrire al visitatore un’esperienza unica accompagnato da video multimediali a supporto della visita.

Il percorso si apre con le opere realizzate in occasione della Mostra dei Mosaici Moderni inaugurata nel 1959, momento cardine del rinnovamento dell’arte musiva. Questa sezione rappresenta il nucleo centrale della collezione e su cui si è andata sviluppando l’intera raccolta. Il progetto nasce in seno al Gruppo Mosaicisti dell’Accademia di Ravenna e di seguito viene organizzato e promosso da Giuseppe Bovini che intense porre la tecnica musiva al servizio dell’arte contemporanea, e finanziato dal Rotary Club, dalla Camera di Commercio di Ravenna, dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo e dall’Ente Provinciale del Turismo.

Ad alcuni dei principali protagonisti della scena artistica fu chiesto di eseguire i bozzetti preparatori di opere destinate ad essere realizzate in mosaico.

Per la quasi totalità delle opere di questo piano di rilancio del mosaico sono presenti in collezione il cartone preparatorio e l’opera musiva, permettendo un affascinante confronto tra due forme di una stessa idea artistica. Il progetto prevedeva la collaborazione fra i mosaicisti ravennati e venti rinomati artisti, individuati dal comitato artistico, ai quali fu richiesto l’invio di un disegno preparatorio, il cosiddetto “cartone”, finalizzato alla realizzazione di un’opera in mosaico.

Gli artisti furono scelti dal comitato artistico che vedeva coinvolti gli storici dell’arte Giulio Carlo Argan e Palma Bucarelli: Afro, Birolli, Cagli, Campigli, Capogrossi, Cassinari, Chagall, Corpora, Deluigi, Gentilini, Guttuso, Mathieu, Mirko, Moreni, Paulucci, Reggiani, Saetti, Sandqvist, Santomaso e Vedova che, a partire dal 1951, vennero contattati da Bovini stesso. Anche Henri Matisse aderì con entusiasmo all’iniziativa ma non riuscì a perfezionare il progetto perché scomparve nel 1954.

L’intento del progetto del 1959 non era creare una mostra di quadri a mosaico ma dimostrare l’attualità del mosaico sollecitando una stretta collaborazione fra artisti in grado di riproporre l’antica distinzione fra i pictores imaginarii, coloro che progettavano il disegno, e i pictores musivarii che avevano invece il compito di eseguirne la realizzazione a mosaico.

La mostra del 1959, oltre all’applicazione del mosaico in favore dell’espressività artistica moderna, fu di importanza capitale per l’evoluzione dell’idea stessa di mosaico perché innescò fenomeni e approcci volti all’emancipazione dalla “traduzione” in opera musiva di disegni preparatori considerando il mosaico come opera autonoma, sottoposta soltanto al proprio potenziale espressivo intrinseco. I mosaici di questa sezione sono di proprietà della Provincia di Ravenna, della Camera di commercio di Ferrara e Ravenna e del Rotary Club Ravenna, che nel 2007 le hanno concesse in comodato al MAR.

La seconda sezione dell’allestimento propone il tema del Mosaico & Design: le opere esposte al MAR sono state progettate dallo Studio Alchimia di Milano (1976-1992), fondato dai fratelli Adriana e Alessandro Guerriero, attorno al quale gravita un gruppo di progettisti, architetti e artisti che hanno fatto la storia del design italiano. 

L’attuale allestimento ripropone l’esperienza artistica dello Studio Alchimia che poneva l’accento sul ritorno a un artigianato colto e nobile come si può ammirare nelle opere il Ritratto di Mendini, la Testa di Guerriero e il Mobile aulico. La realizzazione del progetto fu affidata all’Associazione Mosaicisti di Ravenna, ma all’impresa collaborarono anche la Cooperativa Mosaicisti di Ravenna e lo Studio Signorini.

Il percorso espositivo prosegue con l’ultima sezione Declinazioni Contemporanee che documenta come dagli anni Settanta si sviluppa una nuova fase di ricerca in cui alcuni mosaicisti si emancipano definitivamente dal ruolo di esecutori. Il cuore pulsante di questa ricerca è proprio Ravenna.

Sulle radici culturali dei fasti e degli splendori della Capitale dell’Impero bizantino si definisce sempre più l’esigenza di voler tracciare una nuova strada per sperimentare nuove connessioni. Gli artisti iniziano a creare opere musive senza schemi prefissati, superando il confronto con il passato e con la consapevolezza di agire nel solco di una straordinaria eredità culturale.

Il mosaico non è più realizzato solo con tessere ma si compone anche attraverso tecniche pittoriche e scultoree, con il frequente utilizzo di materiali originali ed eterogenei. In quest’ottica si inseriscono le collaborazioni con artisti internazionali come Valerio Adami, Michelangelo Antonioni, Balthus, Giosetta Fioroni, Piero Gilardi, Luigi Ontani, Mimmo Paladino e le sperimentazioni dei mosaicisti ravennati. Le interpretazioni musive esposte al MAR sono frutto di sedimentazioni culturali diverse, il mosaico si affranca dalla sua caratterizzazione più tradizionale per interpretare pienamente la contemporaneità e racconta un’evoluzione non solo stilistica ma anche concettuale che non può prescindere dalla trasformazione del ruolo del mosaicista-artista.

La collezione documenta come gli ultimi decenni hanno portato i mosaicisti a progettare e a realizzare sempre più frequentemente opere di propria concezione per confrontarsi direttamente con le tematiche, gli strumenti, i materiali e le sfide dei nostri tempi, liberi di seguire gli stili e proporre le soluzioni più personali e diverse, dal figurativo all’Astrattismo, dalla Pop art all’Arte Povera fino al citazionismo insito nel Postmoderno.

Ravenna accoglie tutto questo, vive di queste esperienze volte a valorizzare e promuovere la città dal punto di vista culturale e turistico, tramite manifestazioni come la Biennale di mosaico contemporaneo e il concorso GAeM Giovani Artisti e Mosaico da cui, negli anni, sono emersi artisti aperti alle più diverse soluzioni linguistiche, a contaminazioni e intrecci inattesi e che custodiscono, in ogni caso, la memoria dell’antico.

Grazie a questi eventi e alle donazioni la collezione si arricchisce ogni anno di numerose opere che rendono questa raccolta aperta alle più recenti novità, senza confini e dal carattere internazionale completando l’esperienza conoscitiva del mosaico ravennate, con una straordinaria panoramica sulle espressioni del contemporaneo dagli anni ‘50 fino ai nostri giorni.

L’allestimento è correlato anche da apparati video che documentano come la città, nel tempo, viene impreziosita da moltissime opere pubbliche che ne decorano il tessuto urbano: dai giardini alle rotonde, alle fontane, ai parchi. L’esempio più importante di arte pubblica a Ravenna è senza dubbio il Parco della Pace, inaugurato nel 1988, dove la tecnica musiva è impiegata in tutte le sue forme e declinazioni. L’idea di creare un luogo di celebrazione della pace fra i popoli venne proposta nel 1982 dall’Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei (AIMC) dal mosaicista belga Claude Rahir.

Il riallestimento è anche occasione per una lettura complessiva della storia del mosaico ravennate del Novecento, per questo è stato costruito un percorso che guarda alle radici classiche del mosaico contemporaneo e ad un dialogo tra l’antico e il moderno di grande interesse. I visitatori del MAR potranno accedere gratuitamente al museo TAMO MOSAICO, all’interno dell’antica chiesa di San Nicolò a Ravenna, dedicato all’arte del mosaico, che ospita, oltre a pregevoli testimonianze di mosaici antichi e tardoantichi la sezione Mosaici tra Inferno e Paradiso, 21 opere musive a tema dantesco realizzate da grandi artisti del ‘900 italiano, collezione quest’ultima che si pone certamente in continuità con il patrimonio esposto nella nuova sezione musiva del MAR.

Un’importante novità riguarda anche il pubblico under 26 che tutti i mercoledì potrà visitare il MAR gratuitamente, un’iniziativa importante volta ad avvicinare le giovani generazioni al museo.

Mosaici Contemporanei

Ingresso: intero € 6; ridotto € 5

Orari: da martedì a sabato 9.00-18.00; domenica e festivi 14.00 – 18.00

MAR (anche per le fotografie)

Filosofi lungo l’Oglio: Cosa significa Osare?

Continuano, con un ritmo serrato, gli appuntamenti con il Festival Filosofi lungo l’Oglio, in programma fino al 25 luglio, sotto la direzione scientifica della filosofa Francesca Nodari. La manifestazione sta registrando, ad ogni evento, il tutto esaurito confermando quella ‘fame’ di cultura che anima i suoi frequentatori e insieme l’intuizione vincente di un format che ne costituisce la peculiarità: la scommessa su un pensiero ‘nomade’ e insieme capace di far scoprire località connotate da un importante patrimonio artistico-culturale. La parola chiave affidata quest’anno a eminenti figure del pensiero contemporaneo è: osare. Questa settimana saranno tre gli appuntamenti nel Bresciano, in programma rispettivamente a Orzivecchi con Francesco Miano (lunedì 10 luglio), a Roncadelle con Alessandro Carrera (martedì 11 luglio) e a Villachiara con Umberto Galimberti (venerdì 14 luglio). Il primo incontro sarà una riflessione che Miano articolerà muovendo dall’attenzione al significato della vita quotidiana, (il coraggio della quotidianità), e al valore del tempo (il tema kierkegaardiano dell’istante autentico, il valore del tempo vissuto, la compresenza di tempi diversi nello stesso orizzonte temporale) per rivolgere lo sguardo al concetto di Osare l’eterno nel tempo, che vuol significare vivere l’ordinario in modo straordinario, il feriale in modo festivo,  ripensare il senso stesso della fedeltà e dell’amore. A seguire, nell’intervento Oltre le gerarchie, Carrera si chiederà se è possibile riflettere sull’arte, la cultura e le questioni sociali senza immediatamente stabilire gerarchie mentali che tendono a escludere chi o che cosa non soddisfa i criteri che dividono la cima dalla base. Come lui stesso afferma: «È possibile pensare in modo analogico invece che gerarchico? Bisogna imparare a capire, come dicevano gli antichi pensatori ermetici, che “ciò che è in alto è come in basso”. Non si tratta di azzerare le differenze, bensì di puntare l’attenzione sul “come“. Quando si capisce in che senso un oscuro folksinger può essere “come” un poeta laureato (non “meglio” o “peggio”, che non avrebbe senso, ma proprio “come”), ecco che un nuovo orizzonte ci si spalanca davanti. Per riprendere Wittgenstein, basta saper guardare, e quello che campi diversissimi hanno in comune apparirà». Infine Umberto Galimberti, storico frequentatore e ospite della manifestazione, incentrerà il suo attesissimo intervento sull’importanza del non osare oltrepassare il proprio limite. Gli incontri sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti e senza obbligo di prenotazione.

Elisabetta Castiglioni

“L’Oiseau de feu” diretto da Fabio Luisi al Nervi Music Ballet Festival

Stasera domenica 9 luglio 2023, alle ore 21.15, presso i Parchi di Nervi, Villa Grimaldi Fassio, il Nervi Music Ballet Festival ospita una tappa della tournée estiva dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Fabio Luisi, direttore onorario dell’Opera Carlo Felice Genova. La tournée, resa possibile grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, vede l’Orchestra dell’Accademia e il direttore Fabio Luisi impegnati in un programma particolarmente affine al cartellone sinfonico del Festival di Nervi. Con la Suite per orchestra dall’Uccello di fuoco n. 3 (1945) di Igor’ Stravinskij e la Sinfonia n. 5 in mi minore di Pëtr Il’ič Čajkovskij, il concerto sviluppa il tema dell’unione tra musica e danza.

Il programma si apre con la Suite per orchestra dall’Uccello di fuoco n. 3, del 1945. Il balletto L’Oiseau de feu venne commissionato a Stravinskij dall’impresario Sergej Djaghilev nel dicembre del 1909, e andò in scena all’Opéra di Parigi il 25 giugno 1910. Il soggetto era tratto da una fiaba russa in cui il protagonista Ivan Zarevich riesce a spezzare l’incantesimo del mago Kašej (che incarna il male) grazie all’Uccello di fuoco, una creatura mitologica che rappresenta la forza del bene. La musica di Stravinskij colpì sin da subito pubblico e critica, il balletto fu il suo primo grande successo a livello europeo. Nell’alternarsi delle danze, spicca centrale l’elemento ritmico, che caratterizza ciascun tema. Si tratta dunque di una musica profondamente connessa con la danza, e grazie alla quale il genio di Stravinskij ebbe una grandissima influenza sia sul panorama musicale sia su quello coreutico. La Suite orchestrale dall’Uccello di fuoco n. 3 è la terza di tre versioni sinfoniche del balletto che Stravinskij compose rispettivamente nel 1911, nel 1919 e nel 1945. Con alcune variazioni nel numero di danze e nell’organico orchestrale, le Suite esaltano l’autonomia del linguaggio musicale di Stravinskij, pur riuscendo a raccontare con la sola musica il movimento del corpo e l’arte della danza. La Suite del ’45 tornò poi in scena con grandissimo successo nella coreografia del New York City Ballet.

A seguire, la Sinfonia n. 5 in mi minore di Čajkovskij, composta tra la primavera e l’estate del 1888. Dopo un periodo difficile, il compositore tornò a confrontarsi con l’impegnativo genere della sinfonia a undici anni di distanza dall’ultima sinfonia composta. Nella Sinfonia n. 5 emergano qualità espressive notevoli e superiori alle sinfonie precedenti, è dunque chiaro che gli anni intercorsi tra le prime quattro sinfonie e la Quinta servirono all’ulteriore maturazione dello stile e della scrittura, che giunse a vette prima inesplorate. Nella struttura, Čajkovskij procede sul solco della tradizione classico-romantica articolando la Sinfonia in quattro movimenti, ciascuno dall’impressionante carica espressiva. Di ispirazione romantica, con particolare riferimento a Berlioz e a Liszt, la scelta di utilizzare un ‘Leitmotiv’ o ‘idea fissa’, un tema che torna variando di movimento in movimento. Questo tema protagonista trasmette il senso di un destino che incombe, e che sembra presagire nel pessimismo generale una speranza nella fede.

Fabio Luisi è direttore musicale della Dallas Symphony Orchestra, direttore principale della Danish National Symphony, direttore emerito dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, direttore principale della NHK Symphony Orchestra di Tokyo e direttore onorario dell’Opera Carlo Felice Genova. Dirige le orchestre più prestigiose del mondo. Nella stagione 22/23 il Maestro Luisi dirigerà una nuova produzione di Vespri Siciliani al Teatro alla Scala, continuerà la registrazione dell’integrale di Carl Nielsen con la Danish National Symphony Orchestra per la Deutsche Grammophon e presenterà nel 2024 il ciclo completo Der Ring des Nibelungen di Wagner in forma di concerto, con la Dallas Symphony Orchestra. È stato premiato con la Medaglia d’Oro e l’Anello d’Oro dedicati a Bruckner. Luisi ha ricevuto un Grammy Award per la sua direzione delle ultime due opere dell’Anello del Nibelungo e il DVD dello stesso ciclo, registrato dal vivo al Metropolitan e pubblicato dalla Deutsche Grammophon, è stato nominato come migliore registrazione operistica nel 2012. La sua vasta discografia comprende un vastissimo repertorio. Fabio Luisi è stato insignito il Grifo d’oro per il suo contributo alla notorietà della città di Genova.

Orchestra dell’accademia Teatro alla Scala. Fra i fiori all’occhiello del Dipartimento Musica dell’Accademia Teatro alla Scala figura il percorso di perfezionamento per professori d’orchestra. Il progetto si distingue nel panorama formativo poiché assicura una preparazione completa sul repertorio sinfonico, operistico e di balletto. Il programma prevede esercitazioni orchestrali e di ensemble, oltre a lezioni individuali di strumento, musica da camera e prove a sezioni tenute dalle Prime Parti dell’Orchestra del Teatro alla Scala. A ciò si affianca un’intensa attività artistica, in Italia e all’estero, sotto la guida di alcuni fra i più autorevoli e rinomati direttori d’orchestra del mondo. L’orchestra ha l’opportunità di esibirsi in primis al Teatro alla Scala, che non solo la ospita annualmente per un’opera inserita nel cartellone, ma la chiama anche per alcune produzioni del Corpo di Ballo e per numerosi concerti, nonché per gli spettacoli pensati per i bambini in età scolare con l’obiettivo di avvicinarli al teatro musicale. Numerosi i teatri, le società concertistiche e i festival di rilievo internazionale ove si è esibita l’Orchestra dell’Accademia e diversi i paesi toccati, fra cui, oltre all’Italia, Stati Uniti, Russia, Austria, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Oman. Per comprendere lo spessore della proposta didattica si citano i direttori che si sono posti alla testa dell’Orchestra: Roberto Abbado, Marc Albrecht, Giovanni Antonini, John Axelrod, Roland Böer, Paolo Carignani, David Coleman, Ottavio Dantone, Óliver Diaz, Placido Domingo, Gustavo Dudamel, Christoph Eschenbach, Diego Fasolis, Vladimir Ivanovič Fedoseev, Iván Fischer, Ádám Fischer, Lawrence Foster, Marco Guidarini, Theodor Guschlbauer, Michael Halász, Manfred Honeck, Fabio Luisi, Susanna Mälkki, Michele Mariotti, Zubin Mehta, Pietro Mianiti, Gianandrea Noseda, Daniel Oren, Evelino Pidò, Sesto Quatrini, Stefano Ranzani, Donato Renzetti, Daniele Rustioni, Mikhail Tatarnikov, Yuri Temirkanov, Lorenzo Viotti, Massimo Zanetti, senza dimenticare solisti del calibro di David Fray, Herbie Hancock, Olga Kern, Lang Lang, Andrea Lucchesini, Francesco Manara, Fabrizio Meloni, Miriam Prandi, Alessandro Taverna, Simon Trpčeski, Alexei Volodin, Giovanni Andrea Zanon.

Previsto il pagamento di un biglietto.

Per informazioni: www.operacarlofelicegenova.it e www.nervimusicballetfestival.it

D. F. (anche per le fotografie)

Pinchas Zukerman a Taormina

Stasera, nell’ambito di Taormina Arte, si esibirà alle ore 21.30 alla Villa Comunale, Parco Trevelyan, di Taormina, il violinista e direttore d’orchestra di fama internazionale Pinchas Zukerman, accompagnato da Amanda Forsyth al violoncello e da Shai Wosner al pianoforte. Il programma prevede: Robert Schumann – Phantasiestucke for Piano Trio, op. 88; Camille Saint-Saëns – PIano Trio in F Major, Op. 18; Ludwig Van Beethoven – Piano Trio in D Major, op. 70 “Ghost”

Amanda Forsyth è considerata una delle violoncelliste più dinamiche del Nord America, e il pianista Shai Wosner è noto per le sue interpretazioni virtuose concernenti un’ampia gamma di repertori.

Lo Zukerman Trio è nato dagli Zukerman Chamber Players con un lancio ufficiale nel 2013. Da allora, l’ensemble si è esibito a livello mondiale in Giappone, Cina, Australia, Spagna, Italia, Francia, Ungheria, Canada, Sudafrica, Istanbul, Russia e Germania. Il Trio ha partecipato ai principali festival nordamericani, tra cui Ravinia, Tanglewood, Aspen, Bravo! Vail e Banff e nei festival europei di Edimburgo, Verbier e Schleswig Holstein. Nel 2020, il pianista Shai Wosner si è unito a Zukerman e alla violoncellista Amanda Forsyth, e i tre continuano a trovare gioia e ispirazione nell’esecuzione della letteratura classica in trio e in duo.

Un secondo concerto vede Zukerman nelle vesti di violinista e direttore d’orchestra della Taormina Arte Festival Orchestra, in scena al Teatro Antico mercoledì 12 luglio, sempre alle ore 21:30. Il repertorio comprende il Concerto per violino e orchestra n5 in La maggiore K 219 “Turkish” di Mozart, la Sinfonia n. 4, “Italiana” di Mendelssohn e l’ouverture dalla “Norma” di Bellini.

Elisabetta Castiglioni