Lezione online di Marco Aime sul tema “Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire”

Riprendono le lezioni preparatorie in attesa della XII edizione di Pistoia – Dialoghi sull’uomo, in programma dal 18 al 20 giugno: l’antropologo Marco Aime introduce il tema del festival di antropologia del contemporaneo, Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire. Una lezione online, disponibile per tutti gratuitamente sul sito e sul canale YouTube del festival (dialoghisulluomo.it), pensata appositamente per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Il 24 marzo è in programma un altro appuntamento online, sempre con Marco Aime che in collegamento streaming risponderà alle domande degli studenti sul tema della lezione.

I momenti di approfondimento sul tema del festival – ideati dalla direttrice della manifestazione, Giulia Cogoli, e promossi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia – sono da sempre molto attesi: negli 11 anni passati hanno coinvolto circa 27.000 studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e della provincia e, grazie allo streaming, anche di altre regioni italiane. A loro si è unito nel tempo un pubblico adulto di appassionati.

Nella prima lezione, Marco Aime spiega come l’andare oltre, il superare l’orizzonte, sia l’anelito di ricerca che ha caratterizzato l’intera evoluzione del genere umano. Dalle esplorazioni della terra e dello spazio, che hanno consentito di creare nuovi habitat e di sviluppare nuove conoscenze, all’esigenza di andare al di là del qui e ora, della quotidianità, alla ricerca di forme di spiritualità tanto religiosa quanto laica.

Ciò che caratterizza la nostra specie, racconta Aime, è la capacità dell’uomo di superare i confini, di camminare verso nuovi orizzonti: il cammino dei migranti che fuggono dalla povertà e dalla morte, quello dei pellegrini di tutte le religioni, il cammino avventuroso degli esploratori, quello di ricerca di scienziati, di artisti e filosofi.

È lo stesso cammino che i nostri lontani antenati hanno intrapreso uscendo dall’Africa, che non è stato fatto solo con i piedi, ma anche con l’immaginazione, la speranza, la fede, la fiducia negli altri, l’aspettativa di nuove scoperte e dimensioni dell’umano, che ha permesso non solo di scoprire il nostro pianeta, ma anche di trascenderlo.

Il tema dei Dialoghi 2021 è stato scelto anche per mettere in luce il come e il perché l’intera storia dell’umanità, anche se con intensità diverse, sia costantemente segnata dalla ricerca del nuovo, dello sconosciuto, dell’ignoto. È stata proprio questa voglia di scoperta che ha fatto sì che da insignificante animale della savana, divenissimo Homo Sapiens.

Marco Aime insegna Antropologia culturale all’Università di Genova. Ha condotto ricerche sulle Alpi e in Africa Occidentale (Benin, Burkina Faso, Mali). Ha pubblicato favole per ragazzi, testi di narrativa e saggi, tra cui: Le radici nella sabbia (EDT, 1999); Il primo libro di antropologia (2008), L’altro e l’altrove (con D. Papotti, 2012), La fatica di diventare grandi (con G. P. Charmet, 2014) per Einaudi; Verdi tribù del Nord (Laterza, 2012), African graffiti (Stampa Alternativa, 2012), Gli specchi di Gulliver (2006), Timbuctu (2008), Il diverso come icona del male (con E. Severino, 2009), Gli uccelli della solitudine (2010), Cultura (2013), L’isola del non arrivo (2018) per Bollati Boringhieri; La macchia della razza (2013), Etnografia del quotidiano (2014) per elèuthera; Tra i castagni dell’Appennino. Conversazione con Francesco Guccini (2014), Senza sponda (2015) per UTET; Comunità (il Mulino, 2019); Classificare, separare, escludere. Razzismi e identità (Einaudi, 2020). Per Add ha curato Atlante delle frontiere (2018) e scritto Pensare altrimenti. Antropologia in 10 parole (2020). Ha da poco pubblicato nella collana Dialoghi sull’uomo di UTET Il mondo che avrete. Virus, antropocene, rivoluzione (con Francesco Remotti e Adriano Favole).

Delos

L’Arsenale di Verona si avvia a diventare spazio pubblico fruibile

Tre colpi di ruspa e un grande boato. È così che, in pochi minuti, è stata demolita la prima costruzione non soggetta a vincolo architettonico all’ex arsenale, sgretolandosi in cocci di muro e polvere.

Ora i lavori non si fermeranno più. La tabella di marcia è ben definita, si procede su più livelli per completare la riqualificazione del compendio il prima possibile. Da una parte le demolizioni delle palazzine non vincolate, che lasceranno il posto al grande polmone verde che sorgerà sull’area; dall’altra il restauro e la messa in sicurezza delle coperture, che partiranno a breve dopo l’affidamento dei lavori alla ditta appaltatrice. Nel frattempo va avanti speditamente la parte progettuale, in particolare quella relativa alla Corte Ovest che sarà la prima ad essere restaurata. Qui, infatti, si trasferirà l’Accademia di Belle Arti, e proprio dalla scuola sono in arrivo i dettagli definitivi che andranno ad integrare e completare la proposta elaborata dallo studio di progettazione Politecnica, che ha vinto la gara per il primo lotto di recupero conservativo dell’arsenale.

A breve si saprà il nome della ditta che si aggiudicherà i lavori per il rifacimento dei tetti e il consolidamento statico della Corte Centrale e degli edifici laterali, quelli cioè per i quali l’intervento sulle coperture è indispensabile per mettere in sicurezza gli immobili e permettere l’esecuzione del lavori successivi. Sono i tetti più ammalorati, in certi punti addirittura mancanti o danneggiati da grosse infiltrazioni. Si vedranno quindi anche le impalcature, si parte da questi edifici ma l’obiettivo dell’amministrazione è sfruttare un importante ribasso sui costi di progettazione per inserire nel primo lotto di interventi il rifacimento di tutte le coperture dell’Arsenale e non solo di quelle più ammalorate delle Corti centrali, est ed ovest, programmate dall’inizio.

Corte Ovest. Come detto, sarà la prima ad essere riqualificata e ad entrare in funzione, con il trasferimento delle attività dell’Accademia di Belle Arti. Ciò per effetto dell’iter avviato dal Comune con il bando per la vendita di Palazzo Verità Montanari, attuale sede dell’Accademia, che fornirà le risorse necessarie a restaurare gli spazi della Corte Ovest e ad adeguarli alle esigenze di studenti e corpo docenti. Il valore di vendita di Palazzo Montanari è stimato in circa 10 milioni di euro.

Corte Est. Il progetto definitivo assegna a questa quota di compendio una destinazione a mercato alimentare coperto. Già studiati e definiti i dettagli tecnici relativi agli accessi, al carico/scarico delle merci, alla logistica per l’approvvigionamento. I progettisti si stanno confrontando con i proprietari del mercato coperto di Modena, le cui caratteristiche e finalità corrispondono a quelle pensate per la struttura veronese. La palazzina antistante diventerà uno spazio per eventi.

Palazzina di Comando. Per il cuore del compendio è stata privilegiata la destinazione culturale e museale, collegata direttamente con il Museo di Castelvecchio. Buona parte degli spazi saranno infatti a disposizione dei Musei civici e delle loro esigenze, di archivio ma anche di attività e laboratori.

Corte Centrale. Vi si concentreranno i servizi e le funzioni destinate ai giovani, spazi per gli anziani e le famiglie, luoghi per l’innovazione e la tecnologia, l’arte e la creatività, la sostenibilità e l’ambiente.

L’iter dal 2017 ad oggi. La data di inizio del processo di riqualificazione dell’ex arsenale è il 30 settembre 2017, con la revoca in Consiglio comunale del project financing approvato dall’Amministrazione precedente. Da allora, la macchina comunale incaricata di portare aventi l’iter non si è mai fermata, nemmeno durante il lockdown e il difficile periodo legato alla pandemia.

Nel 2018 è stata avviata la concertazione con la città e i principali stake holders per raccogliere le indicazioni sulle funzioni dell’area che fosse il più condiviso possibile e, soprattutto, che rimanesse di proprietà pubblica. Priorità, questa, non solo del sindaco e della giunta, ma anche della popolazione, come emerso dal confronto portato avanti in più e diverse modalità e che si è concretizzato con l’istituzione dell’apposita commissione Arsenale.

Sempre nel 2018 gli uffici comunali hanno predisposto il progetto preliminare relativo al recupero complessivo del compendio; è stata adottata la variante urbanistica e sono stati effettuati i lavori per mettere in sicurezza i tetti delle palazzine più ammalorate, propedeutici ai lavori conservativi.

Nel 2019 è stato completato il progetto esecutivo per il rifacimento delle coperture di tutto il compendio, è stata avviata la campagna di bonifica di tutta l’area ed è stata indetta la gara europea per la progettazione definitiva dell’ex Arsenale nel suo complesso. Nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria, l’iter è andato avanti spedito, raggiungendo gli obiettivi prefissati dal cronoprogramma. La progettazione definitiva è stata assegnata allo studio Politecnica di Modena, che ha vinto la gara europea. Al progetto sta lavorando un pool di 60 professionisti. È stato presentato il progetto esecutivo del primo lotto, quello per le nuove coperture e delle demolizioni autorizzate dalla Regione. Durante l’estate è stata inaugurata la prima porzione di area verde che andrà a formare il parco pubblico. Si tratta del parco archeologico ricavato sopra il park Arsenale, la cui lavorazione ha portato alla luce una serie di reperti archeologici tra cui i resto di un mulino romano, elementi già visibili al pubblico e che aggiungono ulteriore valore all’area e al suo recupero. In autunno è stata fatta la gara per per appaltare i lavori del primo lotto. Realizzate le opere impiantistiche propedeutiche alle demolizioni, che sono iniziate oggi.

Roberto Bolis